Sapete quanti italiani sono arrivati a Nizza? Uno solo: Felline…

16.03.2022
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Unico baluardo italiano sul traguardo di Nizza. Fabio Felline è stato il solo corridore del nostro Paese a concludere la tremenda corsa a tappe francese di inizio stagione, resa ancor più impervia dal meteo e dall’epidemia scatenatasi in gruppo. Sono appena 59 i temerari che l’hanno portata a termine. E così ieri abbiamo chiesto al trentunenne torinese dell’Astana Qazaqstan Team di raccontarci le insidie della Parigi-Nizza e le sue aspettative per le prossime uscite prima di rimettersi in sella questa mattina nella corsa che arriva proprio a casa sua, ovvero la Milano-Torino, che da quest’anno ritrova la sua collocazione tradizionale in primavera dopo che nelle ultime stagioni aveva preceduto il Lombardia a ottobre.

Fabio, come stai?

Per il momento bene e ho fatto un giretto tranquillo vicino all’hotel della squadra a Milano. Sono in camera da solo, visto quello che è successo alla Parigi-Nizza, dove sono stato l’unico della squadra a portarla a termine.

Dopo il Covid di febbraio, Felline è tornato in gruppo al Trofeo Laigueglia
Dopo il Covid di febbraio, Felline è tornato in gruppo al Trofeo Laigueglia
Che cosa è successo?

Questa volta, anche dopo aver visto l’esito dei tamponi, possiamo dire che il Covid non c’entra. E’ stato qualcosa di fulminante, qualche bronchite o tracheite che si è sparsa in gruppo. Non sono un medico, ma visto che dopo due anni in cui mettiamo le mascherine magari il nostro fisico è meno abituato ai virus che circolano già normalmente, può darsi che le difese immunitarie di noi corridori siano più basse. Una serie di coincidenze sfortunate. Anche il meteo ci ha messo del suo, perché anche quando c’era il sole, il vento era molto freddo. E forse per paura di ventagli, in genere ci si vestiva poco e si era pronti a partire a tutta già dal via.

Dunque, ha ragione Warren Barguil a dire che che la Tirreno-Adriatico è più dura altimetricamente, ma la Parigi-Nizza più stressante?

Beh, in realtà da giovedì a domenica abbiamo fatto quattro tappe con, in serie, 3.300 poi 3.000, poi ancora 3.300 e infine 2.300 metri di dislivello. Il percorso era bello duro, poi senza dubbio lo stress c’è. Si è visto con il fatto che tutte le squadre siano state decimate in corso d’opera, non solo l’Astana. Nessuno dei big della classifica ha avuto problemi di salute che io sappia, però credo che in molti, magari non avendo ambizioni, abbiano deciso di evitare un giorno extra di fatiche la domenica.

E del tuo inizio di stagione di rincorsa che ci dici?

Non è stato semplice perché ho fatto il Covid a febbraio, restando positivo per una quindicina di giorni e questo mi ha fatto saltare tutto il mese. A marzo, ho corso soltanto due giorni in Francia e poi ho fatto il Laigueglia prima della Parigi-Nizza.

Nella sesta tappa della Parigi-Nizza, Felline con Gilbert, all’ultimo anno da pro’
Nella sesta tappa della Parigi-Nizza, Felline con Gilbert, all’ultimo anno da pro’
Un bilancio della tua corsa?

Ho sofferto come un cane i primi tre giorni. Non ero in corsa e non riuscivo proprio ad esserlo, perché sentivo le gambe vuote. Poi gli ultimi tre giorni sono rinato: dalla tappa più lunga alle ultime 2 frazioni, in cui direi che sono riuscito a togliermi qualche soddisfazione. Credo che sia stato normale che non fossi al top dopo il Covid e non tutti siamo dei mostri come Pogacar. Ho sentito di altri colleghi che hanno avuto i miei stessi problemi a riprendersi dopo lo stop. Mi ero stupito delle buone sensazioni al Laigueglia, ma lì era una giornata secca, mentre in una gara a tappe la fatica si fa sentire.

Come ti presenti alla Milano-Torino?

La vivo come un passaggio nella settimana della Milano-Sanremo. Sono contento di farla, perché è la gara di casa e la prendo con lo stesso spirito di quando c’era Superga, anche se stavolta sarà per velocisti. Gli ultimi 50 chilometri li conosco a memoria.

Non ci fai nemmeno un pensierino?

C’è Gazzoli candidato per la volata. E’ giovane e forte, come ha già dimostrato in Algarve, dunque, se si arriverà allo sprint, lo farà lui. Se, invece, succederà qualcosa prima, io ci sono. 

E per la Classicissima?

Per la Sanremo l’obiettivo è innanzitutto star bene, visto il periodo, e poi onorarla al meglio. E’ la corsa dei sogni, non mi nascondo, in cui però bisogna arrivare benissimo. Io farò il possibile e sognare non guasta mai

Parigi-Nizza, partenza della 3ª tappa a Vierzon: Felline verso il via
Parigi-Nizza, partenza della 3ª tappa a Vierzon: Felline verso il via
Chi vedi favorito per sabato?

Il più forte di tutti è senza dubbio Wout Van Aert, perché può aspettare la volata o provare a staccare tutti in salita. Poi Pogacar ha dimostrato che può scombinare qualunque pronostico, è un dato di fatto. Ganna è un fenomeno, ma sia in salita sia in volata si deve difendere, per cui dovrà inventare qualcosa. 

Quali sono poi i tuoi piani?

E’ stato tutto stravolto dal Covid di febbraio. In teoria dopo la Sanremo dovevo riposare, mentre a questo punto dovrei andare in Belgio e poi forse in ritiro sul Teide. E’ tutto ancora da definire però, perché non posso stare 8 settimane via su 9 prima del Giro d’Italia, per cui decideremo strada facendo cosa fare. 

Come cambia l’alimentazione tra dilettanti e professionisti

26.02.2022
5 min
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Quando da under 23 si passa tra i professionisti le cose cambiano e non poco. Nella nostra intervista, Michele Gazzoli ci ha detto che oltre ad essere aumentata la distanza delle gare è cambiata anche la sua alimentazione per affrontarle. Queste le sue parole: «Per la seconda volta facevo una distanza del genere (200 chilometri, ndr). C’è una tipologia di alimentazione più sostanziosa, soprattutto per chilometraggi di questo genere».

Abbiamo così chiesto a Erica Lombardi, dietista che segue l’Astana Qazaqstan, proprio dove milita Gazzoli, come cambia l’alimentazione quando si entra nel mondo dei pro’.

Erica Lombardi è la dietista toscana dell’Astana, ma segue anche under 23 ed alcuni team juniores
Erica Lombardi è la dietista toscana dell’Astana, ma segue anche under 23 ed alcuni team juniores

Organizzazione differente

«La differenza di organizzazione logistica e nutrizionale tra i team under 23 ed i professionisti è abissale – inizia la Lombardi – le squadre WorldTour sono organizzate con un team di cuochi, nutrizionisti, camion cucina… Tuttavia bisogna ammettere che tra i dilettanti ci sono dei grandi miglioramenti e l’impegno, nei limiti del possibile, è davvero ampio».

«Dal mandare un menù via mail all’avere un cuoco c’è una bella differenza. Sono dettagli che aiutano ad avere il controllo, altra parola chiave nella nutrizione sportiva. E si deve sempre controllare tutto: qualità, quantità, condimenti… Attenzione però, la bilancia non deve diventare un’ossessione ma uno strumento che aiuta a migliorare».

I team WorldTour hanno a disposizione un cuoco il che rende più facile il controllo di qualità e quantità del cibo rispetto ai team U23
I team WorldTour hanno a disposizione un cuoco il che rende più facile il controllo di qualità e quantità del cibo rispetto ai team U23

Alimentazione ed esperienza

«Il mio lavoro in un team WorldTour è più organizzato e se vogliamo più “semplice” perché ho, appunto, più controllo. Anche se la parola d’ordine, in tutte le categorie, è educazione. Non devo imporre un metodo, ma devo educare i corridori a far capire loro come si lavora. Il ciclismo è uno sport situazionale, non è tutto programmabile. Può succedere che cambino le cose in corsa ed il corridore deve sapere cosa fare».

E in tal senso proprio Gazzoli ci aveva riportato l’esempio dei ventagli in corsa. Un imprevisto che ha scombussolato le carte in tavola sia sul piano tattico che su quello del dispendio energetico.

«Questo è un esempio – afferma la Lombardi – Prima della gara puoi programmare delle grammature di carboidrati o un regime di alimentazione pensato appositamente per quella tappa. Ma se poi ci sono delle situazioni (ambientali, di intensità…) che variano il corridore deve sapere come cambiare la sua alimentazione per ottenere il medesimo risultato». E farlo da under 23 in cui si è meno esperti e meno seguiti è più complicato.

I gel sono un’ottima alternativa alle barrette per quanto riguarda l’apporto rapido di energia (foto Drone Hopper)
I gel sono un’ottima alternativa alle barrette per quanto riguarda l’apporto rapido di energia (foto Drone Hopper)

Questione di grammi

L’alimentazione in corsa per un pro’ rispetto ad un under 23 è più sostanziosa quindi. Più chilometri e anche sforzi maggiori. Erica spiega le differenze

«La grande differenza è nelle tipologie di corse che si affrontano. Un under 23 difficilmente fa delle gare a tappe. Quindi la sua alimentazione è improntata sulla massima prestazione nelle ore di corsa. Un professionista, invece, fa molti più giorni di corsa consecutivi quindi ogni singolo alimento ingerito ha l’obiettivo di reintegrare gli sforzi anche in vista delle tappe successive».

«A livello pratico, pertanto, la grande differenza si fa nelle quantità di carboidrati assunti nelle ore di gara. Un under 23, in proporzione allo sforzo ed alla tipologia di gara, ha una grammatura di carboidrati che varia tra i 60 e di 90 grammi per ora. Per un professionista questo valore cambia moltissimo, si va ben oltre i 100 grammi. Molto oltre».

«Ed è un valore elevato da soddisfare. Le barrette pesano 40 grammi, al loro interno hanno 25 grammi di carboidrati. Un under 23 ricopre bene tutte le esigenze nutrizionali, più che altro perché le sue gare non sono così lunghe.

«Per un professionista, invece, è difficile raggiungere l’apporto richiesto, per questo oltre al cibo solido si usano anche i liquidi, una borraccia può apportare fino a 100 grammi di carboidrati, chiaramente ben miscelati. Tutto è più estremizzato». Senza contare che tutto è molto più personalizzato.

Tra i pro’ le rice cake sono molto più utilizzate (foto Facebook)
Tra i pro’ le rice cake sono molto più utilizzate. Qui il massaggiatore Umberto Inselvini mentre le prepara (foto Facebook)

Recupero, differenza maggiore

Subentra poi una questione che forse è ancora più centrale: quella del recupero. Probabilmente la differenza più grossa non è tanto nell’alimentazione durante lo sforzo, che comunque come abbiamo visto è maggiore e più curata, ma nelle esigenze del recupero.

Correndo di più, per chilometri e numero di giorni, il pro’ deve essere più attento a questo aspetto. Un dilettante può anche essere meno capillare, pesare meno il cibo o sceglierne uno magari “meno indicato”. Per esempio, un piatto di pasta al posto del riso.

Il fabbisogno energetico in gara cambia molto tra le due categorie, per questo tra i pro’ l’integrazione liquida è più curata
Il fabbisogno energetico in gara cambia molto tra le due categorie, per questo tra i pro’ l’integrazione liquida è più curata

La vicinanza col nutrizionista

Riprendendo infine il discorso sul controllo e l’educazione, che incide non poco in questa differenza tra U23 e pro’, c’è anche il rapporto con il nutrizionista, dietista nel caso di Erica Lombardi.

«Ogni quanto mi confronti con gli under 23 e quanto con i pro’? Nelle squadre WorldTour cerco di mantenere il contatto ogni giorno, anche con messaggi o brevi chiamate. Una dieta diventa efficace se diventa cronica e quindi ripetuta nel tempo. C’è anche da dire che ora la strumentazione è talmente avanzata che da PC o App si può monitorare tutto».

«Il dialogo con i dilettanti invece è più discontinuo, gli staff non sono numerosi e quindi una figura come la mia viene esternalizzata. Io faccio delle riunioni e fornisco dei metodi di lavoro cercando di educare i ragazzi, ma poi ognuno di loro si appoggia al suo nutrizionista. Questo rende più difficile trovare una linea guida comune di lavoro all’interno della squadra».

Manubri stretti e attacchi manubrio (che vanno in pensione)

22.02.2022
5 min
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Nelle scorse settimane abbiamo affrontato il discorso dei manubri più stretti. Abbiamo sentito corridori e costruttori, stavolta sentiamo anche cosa ci dicono i meccanici. Perché c’è un’altra cosa che in teoria merita una considerazione, vale a dire la lunghezza degli attacchi manubrio.

C’è una relazione effettiva tra il restringersi delle pieghe e la lunghezza dell’attacco? In teoria sì, perché per mantenere gli stessi angoli d’inclinazione del busto, la stessa distanza fra le leve e la punta della sella, questi attacchi dovrebbero allungarsi un po’. In teoria… Perché la realtà è ben diversa. E il discorso dell’attacco semmai riguarda più la tipologia del manubrio che non la sua larghezza.

Il manubrio integrato Vision Team SL è uno dei componenti più ricercati in casa Bahrain Victorious
Il manubrio integrato Vision Team SL è uno dei componenti più ricercati in casa Bahrain Victorious

Demarin della Bahrain

E questa nostra osservazione è condivisa da Massimo Demarin, meccanico della Bahrain Victorious. «Vero – afferma – in teoria con le pieghe più strette, per mantenere le stesse misure bisognerebbe allungare l’attacco, ma che io ricordi non ci sono stati atleti nel nostro team che hanno cambiato la loro misura dell’attacco per questa motivazione.

«Semmai, i più giovani vanno alla ricerca del manubrio largo solo 40 centimetri centro-centro e vogliono anche queste leve ruotate verso l’interno. Che dire… si adattano»

Così come, spiega Demarin si adattano al manubrio integrato, che in casa Bahrain utilizzano tutti, all’infuori di Dylan Teuns

In questo team, il brand di riferimento per attacchi e manubri è Vision, la cui piega ha un avanzamento. Non è posta a 90° rispetto all’attacco. Anche chi non lo usava negli anni precedenti, sembra non aver cambiato la misura del suo attacco.

«No, perché alla fine questo offset è di circa 4 millimetri e ridurre l’attacco di un centimetro sarebbe troppo. I ragazzi sono bravi a trovare un compromesso».

In casa Astana c’è il manubrio integrato Wilier Filante, come la bici
In casa Astana c’è il manubrio integrato Wilier Filante, come la bici

Tosello dell’Astana

Gabriele Tosello, dell’Astana Qazaqstan ci dice proprio che: «La misura dell’attacco manubrio, non è cambiata per la sua larghezza quanto per il fatto che è integrato.

«Questa tipologia di piega è quella che va per la maggiore. Oggi all’interno di questo “blocco” passa tutto il cablaggio, anche quando si utilizza ancora il vecchio due pezzi. Noi abbiamo tutto made in Wilier e nel caso non dovessimo arrivare del tutto a certe misure, Fsa-Vision ci può fornire dei prodotti compatibili la misura richiesta».

Tosello dice che con l’integrato, specie per chi arriva da altri marchi, può esserci qualche differenza sulla profondità. In tal caso si interviene anche sull’attacco.

«Sulla base di questo ragionamento, qualche attacco l’ho cambiato – dice Tosello – ma parliamo di 5 corridori su una rosa di 30. Lo stesso Nibali è passato da un 120 millimetri ad un 110.

«E’ invece vero che si ha la tendenza a cercare pieghe più strette, però le richieste da parte dei corridori ci sono arrivate un po’ tardi e cercheremo di accontentarli al più presto. Per ora circa il 30% ci ha fatto richiesta di un manubrio da 40 centimetri centro-centro».

Il manubrio integrato di Most della Ineos Grenadiers, ci sono due versioni: il Talon Aero 1k Di2 (in foto) e il Talon Ultra Light
Il manubrio integrato di Most della Ineos Grenadiers, ci sono due versioni: il Talon Aero 1k Di2 (in foto) e il Talon Ultra Light

Cornacchione della Ineos

Il discorso appassiona anche Matteo Cornacchione, meccanico della Ineos-Grenadiers.

«Noi lavoriamo con la linea Most di Pinarello – dice – e per fortuna adesso abbiamo le misure “tonde”, 120, 130, 140… Un anno abbiamo avuto anche quelle intermedie, tipo le 125, 135… ma c’erano troppe pieghe. Ognuna con sei misure: era un bel caos. Ad un certo punto il team ha deciso di fare solo le misure “tonde”. 

«In squadra solo Adam Yates, che è piccolo, usa l’attacco da 140, altrimenti sono tutti sul 120-130, segno che si trovano bene con le misure delle bici. Yates invece ha voluto il telaio super piccolo e ha questa misura. Il che è un po’ paradossale se pensiamo che un gigante come Ganna ha un attacco da 130.

«Ormai i nostri corridori hanno tutti l’integrato. E devo dire che esteticamente mi piace molto. Non ci sono fili esterni e vi passano tutti i cablaggi. Tutto è molto pulito. Anche la messa del nastro con quello “scalino” termina para alla piega. Su 30 atleti solo Luke Rowe ha preferito restare fedele al doppio pezzo».

«Sul fatto della misura più stretta – prosegue Cornacchione – devo dire che anche i nostri hanno iniziato a dare uno sguardo, però la guida non è la stessa. In una corsa come l’UAE Tour può anche andare bene, ma in una tappa dei Paesi Baschi? Per dirne una…

«I nostri corridori per ora non hanno cambiato le larghezze ideali per le loro spalle, tuttavia è stato fatto qualche test in pista per verificarne i vantaggi. Qualcuno ha provato, i più giovani soprattutto. Chi è pro’ da 3-4 anni è rimasto fedele alla sua misura».

Yates con la sua bici piccola, “cade” molto in avanti con le spalle con l’attacco da 140 millimetri
Yates con la sua bici piccola, “cade” molto in avanti con le spalle con l’attacco da 140 millimetri

Attacchi classici addio

Ciò che emerge alla fine sono due elementi in particolare. Il primo: più che un cambio delle misure degli attacchi manubri in base a quelle delle piega, si assiste ad un abbandono dell’attacco tradizionale a vantaggio dei manubri integrati. Il secondo: i corridori si adattano molto più di quel che sembra, specie se devono utilizzare prodotti che li possono favorire… Anche se questo vantaggio molto spesso è psicologico e per assurdo certe scelte potrebbero penalizzarli.

Un manubrio integrato concede meno regolazioni. Questo vuol dire che tocca al corridore adattarsi.

La domanda allora è quanto guadagnano in termini di psicologici e quanto poi “perdono” in termini di biomeccanica? Insomma un corridore con spalle larghe che monta una piega da 38 centimetri centro-centro (perché ci sono state anche queste richieste) sarà certamente più aerodinamico, ma sarà altrettanto efficiente nella respirazione? E quanto potrà guidare bene?

A crono, dove i numeri sono ben più tangibili questo aspetto è “più superato”, con la bici da strada siamo un passo indietro. Alessandro Mariano, biomeccanico di grido, ce lo aveva detto: «Non avete idea di quanto incida l’aspetto psicologico da parte degli atleti».

Martinelli: «Lopez? Si vedrà se è carne o pesce»

21.02.2022
6 min
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Non solo Vincenzo Nibali, l’Astana Qazaqstan quest’anno ha visto un altro grande ritorno, quello di Miguel Angel Lopez. E il colombiano, per tutti Superman, è un corridore mica da poco. Adesso è uno degli scalatori più forti in gruppo, in grado di sfiorare il podio al Tour e di salire su quello del Giro e della Vuelta.

Di questo ritorno avvenuto, forse un po’ in sordina, parliamo con Giuseppe Martinelli, il “diesse dei diesse” in casa Astana.

Giuseppe Martinelli è il direttore sportivo dell’Astana Qazaqstan dall’ormai lontano 2010
Giuseppe Martinelli è il direttore sportivo dell’Astana Qazaqstan dall’ormai lontano 2010
“Martino”, il figliol prodigo è tornato a casa…

La verità è che Miguel non sarebbe voluto andare via. Fu una scelta economica, perché noi per il 2021 avevamo un budget ridotto e togliendo lui ci siamo “aiutati”. Ma, ripeto, non c’era l’intenzione di mandarlo via. Non a caso Miguel all’inizio aveva firmato un contratto di un solo anno con la Movistar, poi durante il Tour de France lo estese ulteriormente di una stagione.

Fino a quella scenata della Vuelta, con la telefonata a bordo strada ripresa dalla tv…

Quello fu un caso loro in Movistar, ma quando Vinokourov ha capito che c’era la possibilità di riprenderlo è partito subito visto che lì gli equilibri si erano rotti. Non so se si sarebbe potuto rimediare, ma Vino ha preso la palla al balzo: una telefonata con Giovanni Lombardi (il procuratore di Lopez, ndr) e in quattro e quattr’otto è stata cosa fatta.

Dopo questo lasso di tempo lontano da voi, è cambiato?

Devo dire di sì. L’ho visto molto motivato. Prima che lasciasse l’Astana, da noi era un po’ cullato. Era arrivato nel nostro gruppo da piccolo colombiano, uno dei tanti scoperti quasi per caso. Lo andammo a vedere Vinokourov ed io al Tour dell’Avenir, che poi vinse. Io dissi a Vinokourov di “parcheggiarlo” in qualche continental, ma lui, per fortuna, lo volle subito coi professionisti. Essendo molto giovane, è stato coccolato, riverito… Quando voleva andare a casa in Colombia gli dicevamo: vai. Invece cambiando ambiente è cresciuto. Se sia stato bravo lui o la squadra questo non lo so, ma di certo è più grande di quando è andato via.

Lopez (al centro) nel giorno dell’abbandono della Vuelta 2021 e la conseguente rottura con la Movistar
Lopez (al centro) nel giorno dell’abbandono della Vuelta 2021 e la conseguente rottura con la Movistar
Insomma questa esperienza alla Movistar gli ha fatto bene…

Io lo dico sempre ai miei corridori: passare tanti anni in una squadra è bello, significa che stai bene, ma serve anche fare esperienze al di fuori del proprio orticello.

E fisicamente è migliorato ancora?

I numeri Miguel ce li ha sempre avuti. La sua è stata un’escalation nella quale è andato sempre a migliorare, poi ad un certo punto si è stabilizzato. Quest’anno mi aspetto il massimo da lui. A dicembre, quando gli ho dato i suoi programmi, gli ho detto subito che sarebbe stato il capitano al Giro d’Italia. Ma gli ho detto anche che vogliamo che vinca qualcosa prima. Che non pensasse solo al Giro. Deve arrivare alla corsa rosa con qualcosa in tasca. E devo dire che è partito bene. A Murcia ha attaccato, e in questi giorni alla Ruta del Sol sta facendo bene (ha concluso terzo nella generale, ndr). Ha finito delle tappe con i crampi, questo significa che ha spinto, che ha dato tutto.

Ha capito il messaggio…

Ha capito che vogliamo il risultato “senza se e senza ma”. Al Giro avrà una squadra a disposizione. Deve arrivare alle gare con la condizione giusta per lottare, per vincere. Non è più il tempo di crescere, di stare tranquillo, di andare al Giro per vincere una tappa. No, ha 28 anni ed è arrivato il momento per lui di dimostrare se è carne o pesce.

E secondo te Lopez come l’ha presa? Come ha reagito di fronte a questa responsabilità?

Per me ha reagito bene. Come ho detto prima, mi sembra più responsabile. Nel team abbiamo gente come Nibali, Moscon, De La Cruz, ma tocca anche a lui tirare fuori le castagne dal fuoco. A volte saranno “cavoli” suoi tirarsi fuori dai momenti difficili. Credo lo abbia capito… Sa che non ci accontentiamo, sa che deve vincere.

Lopez e Nibali hanno già corso insieme e si sono ben integrati
Lopez e Nibali hanno già corso insieme e si sono ben integrati
Dici questo perché lo hai visto da come si è comportato in ritiro?

Dico questo perché adesso ha l’età giusta e tutte le potenzialità per fare il massimo. Prima c’era sempre qualcosa che lo limitava. Lui i numeri li ha davvero.

Quando dici “qualcosa che lo limitava” intendi qualche caduta di troppo, un buco preso in gruppo, qualche distrazione?

Esatto, gli errori che non fa chi vince oggi. Le corse non si vincono a caso e nulla è lasciato al caso. Se andiamo a vedere, negli ultimi tre anni chiunque abbia messo il sedere sulla sella in gara lo ha fatto per competere, non più per prepararsi come si faceva una volta.

Martino, andrete a vedere qualche tappa del Giro. Magari gli hai raccontato di qualche aneddoto col Panta sul Fedaia?

E’ sempre più difficile fare delle ricognizioni, siamo sempre in giro, tra alture, ritiri, corse. Non c’è tempo. Del Fedaia non gli ho detto nulla, per ora abbiamo degli obiettivi e al Giro ci penseremo al momento giusto.

Giro 2018: Lopez è sul podio alle spalle di Froome e Dumoulin. Stavolta Martinelli sa che può ottenere di più
Giro 2018: Lopez è sul podio alle spalle di Froome e Dumoulin. Stavolta Martinelli sa che può ottenere di più
Che programma farà Lopez?

La sua prima parte di stagione arriva fino alla Tirreno-Adriatico. Poi andrà a casa in Colombia e tornerà per il Tour of the Alps.

Ma in generale senza tanta crono ti sembra un Giro adatto a lui?

Bisogna stare attenti, altroché. Già in Ungheria ci sono tappe che sulla carta sono facili ma, come sapete bene, l’insidia è sempre dietro l’angolo. C’è chi vuole attaccare, tutti sono freschi… Sono tanti anni che sono nel ciclismo e al di là della tecnologia, lo vedo da me che tutti vanno forte. Oggi un corridore che si stacca è perché ha finito di fare il suo lavoro, perché nei giorni successivi deve svolgere altri compiti e si risparmia. Non si stacca perché non ce la fa. Se tutti andassero al 100% si andrebbe ancora più forte. 

C’è un uomo di riferimento che affiancherà Lopez?

Harold Tejada. Lui è un po’ un incompiuto, ma ha i numeri per essere forte in salita. Quest’anno è importante anche per lui per capire davvero chi è. Per ora mi sembra stia andando meglio. E’ colombiano come Lopez, stargli vicino magari sarà uno stimolo anche per lui. 

E invece con Nibali e con gli altri big, come si troverà Lopez?

No, no… Vanno d’accordo. Non dimentichiamo che con Vincenzo si conoscevano già. Erano entrambi in Astana. Lopez è un bravissimo ragazzo. Magari da fuori può sembrare “spigoloso”, ma in realtà è molto tranquillo.

Gazzoli, come si sta tra i grandi?

18.02.2022
4 min
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Abbiamo intercettato Michele Gazzoli prima della seconda tappa della Volta ao Algarve, la sua seconda gara tra i pro’. Il giorno prima ha ottenuto un bel quinto posto (diventato quarto con il declassamento di Meeus per una manovra scorretta nei confronti di Coquard). Si è saputo difendere in una volata non semplice condotta magistralmente dalla Quick Step Alpha Vinyl e poi vinta dal solito Fabio Jakobsen

Abbiamo approfittato per chiedere al giovane corridore dell’Astana Qazaqstan Team come sono state queste prime gare. Il suo debutto ufficiale è avvenuto al Tour de la Provence, dove nelle quattro tappe corse dice di aver già imparato molto sul mondo dei grandi.

Michele Gazzoli quinto sul traguardo di Lagos (foto Facebook Volta ao Algarve)
Michele Gazzoli quinto sul traguardo di Lagos (foto Facebook Volta ao Algarve)
Intanto complimenti per il piazzamento.

Grazie mille! E’ stata una tappa difficile, con gli ultimi 50 chilometri fatti pancia a terra in mezzo ai ventagli. Mi stanno perseguitando, i ventagli intendo, anche in Provenza li abbiamo fatti, ma questa volta li ho saputi gestire.

Hai già iniziato con una delle lezioni più dure!

Assolutamente, ma fa tutto parte del gioco. In Provenza era la prima volta che vivevo dei momenti del genere, ho capito un po’ come funziona e questa volta mi sono buttato. Peccato…

Al Tour de la Provence il suo debutto con i pro’ (foto Instagram)
Al Tour de la Provence il suo debutto con i pro’ (foto Instagram)
Per il quarto posto? 

Sì, eravamo messi molto bene negli ultimi due chilometri, poi uno della Trek ha affrontato una rotonda come un kamikaze ed ha spezzato il gruppo. Avremmo potuto fare uno sprint migliore (dice con un velo di rammarico tipico di chi non si accontenta mai, ndr).

Torniamo per un attimo in Provenza, com’è andata la prima gara?

Molto bella, emozionante. Ci si allena tutto l’inverno con la maglia del team ma quando ci attacchi il numero è qualcosa di diverso. 

E la preparazione? Il pullman, la riunione pre gara…

Quello devo ammettere che non l’ho vissuta tanto diversamente. E’ ovvio che alla prima gara rimani un po’ affascinato da tutta la strumentazione che c’è. VeloViewer è quello che mi ha sorpreso di più, vedi il vento, la pendenza, la larghezza della carreggiata…

E poi ci sono le radioline…

Con quelle ho già avuto modo di correre ma usate in questo modo mai. Si nota come i diesse siano abituati a comunicare ed usarle per “teleguidare” i corridori. Prima della zona dei venti ci hanno detto di portarci avanti, ci ricordano di mangiare.

Ecco, il cibo, cambiando la tipologia di gare cambia anche l’alimentazione?

Devi sempre ricordarti di mangiare, ma non è facile. Ieri, per esempio, la prima ora l’abbiamo corsa “a tutta”, diventa difficile anche solo mettere in bocca il panino, ma bisogna farlo altrimenti nel finale salti. E’ una tipologia di alimentazione più sostanziosa, soprattutto per distanze così.

Durante l’inverno la preparazione e l’alimentazione sono state curate in maniera metodica (foto Instagram)
Durante l’inverno la preparazione e l’alimentazione sono state curate in maniera metodica (foto Instagram)
Lavori a stretto contatto con Erika Lombardi, come ti trovi con lei?

Bene, appena ci siamo visti ho subito riposto piena fiducia in lei. Abbiamo preso le misure nei mesi di preparazione trovando un equilibrio ottimo. Ieri era la seconda volta che affrontavo una distanza del genere (200 chilometri, ndr) e devo ringraziare anche lei per il quarto posto.

Con i compagni, invece, come ti trovi?

Molto bene, mi sono legato subito con Davide (Martinelli, ndr) e “Leo” Basso. Il primo abita molto vicino a me, a Brescia, e già ci allenavamo insieme, il secondo è molto simpatico e socievole ed è stato semplice entrare in sintonia.

Michele Gazzoli debutterà al Nord alla Omloop Het Nieuwsblad, tornerà per la prima volta in Belgio dopo il mondiale 2021
Michele Gazzoli debutterà al Nord alla Omloop Het Nieuwsblad, tornerà per la prima volta in Belgio dopo il mondiale 2021
Ed i prossimi impegni quali saranno?

Dopo l’Algarve farò il mio debutto al Nord, alla Omloop Het Nieuwsblad. Sono parecchio emozionato, è capitato di parlarne con Davide e Leo a cena la sera prima del debutto qui in Portogallo. Mi hanno detto cosa aspettarmi: l’inferno, nel vero senso del termine. Non puoi mai distrarti e devi correre sempre davanti, poi il pavè… Non vedo l’ora di andarci!

Tornare in Belgio dopo quello che abbiamo fatto a settembre sarà speciale…

I pneumatici Vittoria protagonisti in gruppo

17.02.2022
3 min
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Nelle scorse settimane Vittoria ha comunicato attraverso i propri canali social l’elenco completo delle squadre che nel 2022 utilizzeranno i suoi pneumatici. Si tratta di un numero impressionante. Saranno infatti oltre 40 i team, suddivisi tra strada e mountain bike, che potranno contare sull’affidabilità dei pneumatici Vittoria.

La collaborazione con le squadre ha permesso all’azienda di sviluppare nell’arco di diversi anni il know-how necessario per realizzare prodotti di altissima qualità in grado di garantire il massimo delle prestazioni anche in condizioni estreme. A beneficiarne sono naturalmente anche tutti gli appassionati che quotidianamente scelgono pneumatici Vittoria per le loro uscite in bicicletta.

Vittoria fornirà i copertoncini al team Jumbo-Visma
Vittoria fornirà i copertoncini al team Jumbo-Visma

Ancora con Jumbo-Visma

La lista dei team è guidata dalla Jumbo-Visma con la quale Vittoria ha ottenuto nel 2021 risultati di grande prestigio, grazie soprattutto a Primoz Roglic e Wout Van Aert. Altri team sono Lotto Soudal, EF Pro Cycling-Easy Post, Astana Qazaqstan, Team DSM e Alpecin-Fenix.

Tra i modelli a disposizione delle squadre troviamo il Corsa, i cui punti di forza sono la carcassa in cotone e la mescola con grafene. Per le gare caratterizzate dal pavé il modello di riferimento è invece il Corsa Control che utilizza un rivestimento in cotone e un battistrada più spesso, rinforzato sempre con il grafene per una maggiore protezione dalle forature. Ancora per le corse con il pavé una soluzione perfetta è rappresentata dall’inserto per pneumatici Air-Liner Road

Per le prove a cronometro, gli atleti avranno infine a disposizione il copertoncino TLR Corsa Speed. Questa versione del Corsa utilizza una carcassa in cotone e un battistrada più sottile. La mescola potenziata con grafene è realizzata per ridurre il più possibile la resistenza al rotolamento.

Copertoncini Corsa Speed rinforzato con grafene che lo rende più resistente
Copertoncini Corsa Speed rinforzato con grafene che lo rende più resistente

Non solo strada

Nel 2022 saranno molte anche le squadre MTB che potranno contare sul supporto tecnico dei prodotti Vittoria. Tra queste meritano spiccano: BMC MTB Racing, Santa Cruz FSA e Carabinieri Olympia Vittoria. Ai quali si va ad aggiungere il KTM Vittoria Team, new entry 2022.

Vittoria è anche la scelta di molte federazioni ciclistiche per la pista. Nazioni come Stati Uniti, Australia, Italia e Nuova Zelanda l’hanno scelta anche per il 2022 dopo i grandi risultati ottenuti a Tokyo 2020. I pistard delle singole nazionali potranno optare tra tubolari Pista Oro, Pista Speed e Pista Control.

Vittoria Air Liner, un salvagente contro le forature
Vittoria Air Liner, un salvagente contro le forature

Anche formazione

Il 2022 di Vittoria non sarà solamente caratterizzato dalla collaborazione tecnica con team e federazioni professionistiche. L’azienda ha infatti deciso di fare un passo importante verso il tema della formazione professionale presentando i “White Paper”.

Si tratta di una serie di documenti dedicati a tecnici, meccanici, squadre ciclistiche, esperti di ciclismo e persone curiose di saperne di più sugli pneumatici per bicicletta. I “White Paper” combinano l’esperienza cinquantennale di Vittoria nella produzione di pneumatici e la continua ricerca in nuove tecnologie. Il primo numero è stato presentato a fine gennaio con il seguente titolo: Tipologie e Sistemi di Pneumatici per Biciclette. E’ possibile scaricare i White Paper anche dal sito. 

Altri numeri seguiranno nel corso dell’anno.

Vittoria

Air Stratos: il casco per tutti i terreni di Limar

17.02.2022
3 min
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Limar presenta il casco Air Stratos con tecnologia Mips, adatto alle avventure su qualsiasi tipologia di terreno. L’azienda bergamasca costruisce e sviluppa caschi dal 1986 e, dal 2017, fornisce i caschi al team Astana Qazaqstan. Una collaborazione, quella con il team, che ha portato anche a grandi evoluzioni tecnologiche, anche nel mondo degli amatori. 

Fra i testimonial di Limar, c’è anche Alessandro Vanotti, apprezzato ex professionista bergamasco
Fra i testimonial di Limar, c’è anche Alessandro Vanotti

Protezione e leggerezza

Il casco Air Stratos è leggero ed allo stesso tempo molto robusto grazie alla sua doppia calotta con sistema in-mould. Sono state inserite ben 15 prese d’aria per permettere di mantenere la temperatura regolare anche a basse velocità. Queste due caratteristiche lo rendono adatto alle lunghe pedalata, che sia per allenamento o per un viaggio bike-packing.

La regolazione avviene attraverso il sistema Air Fit che lo rende adattabile a vari tipologie di testa. Le imbottiture interne sono in tessuto anallergico, questo permette di mantenere la testa asciutta evitando la proliferazione dei batteri.

Il casco Air Stratos ha un’ampia gamma di regolazione donata dal sistema Air Fit
Il casco Air Stratos ha un’ampia gamma di regolazione donata dal sistema Air Fit

Sicurezza Mips

Come detto il casco Air Stratos è progettato con la tecnologia Mips che ne aumenta la sicurezza e l’efficienza in caso di caduta. Infatti, la calotta interna, in caso di impatto con il terreno, seguirà il movimento rotatorio, che è una delle principali cause di danni al cervello. Il sistema Mips è studiato per non rendere dannosi determinati impatti, come quello verticale o frontale.

Il casco Air Stratos è disponibile in due taglie: M e L. Il peso è di 240 grammi per la taglia più piccola e 250 grammi per quella più grande.

Il prezzo è di 139,95 euro.

Limar

Ciclo Promo Components

Fra passato e futuro, il Nibali 2022 secondo Vanotti

16.02.2022
5 min
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A chiudere gli occhi e ricordare il primo Nibali in Astana, viene in mente lui, scortato da Alessandro Vanotti e Michele Scarponi. Oggi che Vincenzo è tornato alla corte di Vinokourov quei due ci sono ancora: Michele, lo osserva da una dimensione superiore, Alessandro rimanendo in contatto costante e ricoprendo il ruolo che ha sempre svolto: tenere alto il morale del suo capitano.

Incontriamo Alessandro Vanotti in un bar del centro di Brembate Sopra – paese in provincia di Bergamo dove oggi abita – nel giorno di San Valentino e scopriamo un uomo fortemente innamorato del ciclismo, anzi della bicicletta.

Alessandro, cosa potrà fare Nibali quest’anno?

Vincenzo non deve snaturarsi. Credo che debba continuare a puntare a fare bene nei grandi Giri, nelle brevi corse a tappe e nelle classiche dove ha dimostrato di saper andare forte: Lombardia, Sanremo, Liegi. E poi deve avere un programma certo, condiviso con la squadra, che sia rispettato fino alla fine: ha bisogno di programmazione.

Pensi potrà puntare a fare classifica al Giro o al Tour?

Dipenderà dalla condizione con la quale arriverà a ridosso dei grandi eventi e a quel punto lui e la squadra dovranno essere bravi a ragionare. Si potrebbe pensare di partire senza grandi aspettative per poi ritrovarsi a metà corsa in lizza per la classifica. Oppure lasciar perdere, risparmiare energie per investirle al grande Giro successivo.

Nel magico 2014, accanto a Vanotti anche l’allegria, la testa e le gambe di Michele Scarponi
Nel magico 2014, accanto a Vanotti anche l’allegria, la testa e le gambe di Michele Scarponi
Si era parlato di togliersi qualche sfizio, tipo correre la Roubaix…

Non scherziamo: con quali aspettative? Io penso che Vincenzo una corsa come la Roubaix possa correrla l’anno in cui deciderà di smettere. Farlo adesso, come fece Wiggins a suo tempo, sarebbe solo un grande rischio.

Lo vedi ancora nelle vesti di capitano o ormai il suo ruolo è di insegnare ai giovani compagni?

Nibali è un capitano! Può ancora vincere tappe importanti e togliersi soddisfazioni. E’ chiaro però che avere lui in squadra è come avere Ibrahimovic nello spogliatoio, può insegnare tantissimo ai giovani, può trasmettere insegnamenti tecnici e mentali che derivano dalla sua esperienza, sia in gara che nei ritiri.

Si capisce che Astana è una famiglia per come si è trattati durante le visite in Kazakhstan
Si capisce che Astana è una famiglia per come si è trattati durante le visite in Kazakhstan
Il suo ritorno in Astana, cosa significa?

Che aveva bisogno di ritrovare un ambiente famigliare. Ha fatto bene a fare le esperienze che ha fatto, ma l’ambiente solido che si crea in quel team è unico. Mi ricordo quando andavamo in Kazakhstan per la presentazione. In quel momento capisci quanto ci tengano, ti sembra quasi di correre per la maglia della nazionale, sei portato naturalmente a dare tutto.

Chi sarà l’uomo chiave?

Michele Pallini, sicuramente. E’ quello che lo conosce da più tempo e il suo ruolo di massaggiatore è cruciale, non solo per l’aspetto fisico, ma anche mentale. Toccandogli la gamba capisce subito se c’è qualcosa che non va.

Vanotti non concluse il Giro 2013 per la frattura di un braccio, ma seguì la squadra sino in fondo
Vanotti non concluse il Giro 2013 per la frattura di un braccio, ma seguì la squadra sino in fondo
Dietro al suo ritorno c’è la volontà di Martinelli. Cosa ci puoi dire di lui che ancora non sappiamo?

E’ il Nibali dei direttori sportivi. Quello che ancora oggi, se gli telefoni perché hai bisogno, viene a casa tua, ti ascolta e ti parla. Martinelli è quel direttore sportivo che quando arriva in ritiro lo senti, ti dà sicurezza.

Vi sentite ancora molto con Vincenzo, come sta in questa primissima parte di stagione?

Sereno. E tranquillo. Maturo, equilibrato, sta sfruttando le conoscenze che ha acquisito in tutti questi anni da professionista.

Quando vi sentite, gli dai ancora qualche consiglio?

Quando ci sentiamo non parliamo mai di ciclismo. Ridiamo e scherziamo, facciamo battute, serve per stemperare la tensione. Prima del Covid ci vedevamo molto più spesso e allora, uscendo in bicicletta insieme, mi capitava ancora di sentirmi il suo gregario e gli davo qualche parere. Dopo tanti anni insieme, capisco dalla sua pedalata se sta bene o no. Ricordo quando vinse la Sanremo: dalla tv lo vidi sulla Cipressa e dissi che avrebbe vinto.

Quando scenderà dalla bicicletta, lo vedi direttore sportivo?

No, lo vedo meglio come manager di una grande squadra. Uno capace di trascinare i giovani e attirare sponsor. E’ ancora l’italiano più conosciuto, ha vinto tutto. E’ una figura che serve, come Tosatto, come Bennati. Non pensiamo che oggi i preparatori contino più dei corridori, che i numeri servano più dell’esperienza.

Lutsenko riprende da dove aveva lasciato: sterrato e vittoria

15.02.2022
4 min
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Come aveva chiuso, ha riaperto. Lo stesso terreno che aveva lasciato, Alexey Lutsenko l’ha ritrovato. Il kazako vince la prima edizione della Clásica Jaén Paraiso Interior, nuova corsa andalusa con gli sterrati. Oltre confine l’hanno già ribattezzata la Strade Bianche di Spagna.

Una grande cavalcata tra gli uliveti più grandi della penisola iberica. Da queste immense coltivazioni arriva quasi il 30 per cento dell’olio spagnolo. Tante colline, molti strappi, un bel po’ di vento…

Clásica Jaén Paraiso Interior: una nuova corsa nella regione andalusa della Spagna
Clásica Jaén Paraiso Interior: una nuova corsa nella regione andalusa della Spagna

Assolo da paura

Lutsenko era al debutto stagionale. Il kazako si era ben preparato durante l’inverno. Ma forse neanche lui si aspettava di andare così forte alla prima apparizione. Con il diesse Stefano Zanini riviviamo la sua corsa.

«E dire – racconta Zazà – che non era partita benissimo. Anzi, direi proprio un inizio bello sfigato. Presto abbiamo perso Davide Martinelli e altri ragazzi. Solo Miguel Angel Lopez e Lutsenko sono riusciti a ripartire subito. E poco dopo Grudzev, è stato l’unico a riagganciarsi a loro due. Poi la corsa si è un po’ stabilizzata.

«Ad un certo punto, su un tratto in sterrato sono rimasti in 14 al comando e il drappello si è spezzato. Lutsenko si è ritrovato davanti e se ne è andato. Presto. Troppo presto! Mancavano quasi 60 chilometri alla fine. Poi è stato ripreso. Ed è ripartito nuovamente… Aveva la gamba che gli scappava!».

L’uomo gravel

Due indizi non fanno ancora una prova… ma quasi. Lutsenko aveva vinto, anzi dominato, la Serenissima Gravel, la sua ultima gara del 2021. E ha ripreso vincendo la Clásica Jaén Paraiso Interior. Di certo meno tecnica, ma pur sempre con 30 chilometri di sterrato. E’ un format che piace particolarmente al kazako? E perché?

«Mah – spiega Zanini – Alexey approccia questo genere di gare come le altre, ma forse riesce a dare qualcosa in più. Gli piacciono. Ma di base le vince perché è forte e va forte. Alexey uomo gravel? Per adesso possiamo dire di sì! In ogni caso il programma resta lo stesso, non andremo alla ricerca di gare gravel o con sterrato. La sua prossima corsa sarà la Ruta del Sol, come da programma».

L’anno della svolta

Che ci punti o no, Lutsenko si candida ad essere uno dei favoriti della Strade Bianche. Tanto più che la corsa spagnola era a dir poco impegnativa: 187 chilometri e quasi 3.000 metri di dislivello, numeri più che confrontabili con la gara senese. Per vincere quindi devi stare bene. E tanto. Specialmente se sei protagonista di assoli così importanti.

Lutsenko è un campione vero. Non si vince per caso un mondiale U23. Da quando è passato pro’ è sempre andato in crescendo, ma non ha mai dominato. Questo potrebbe essere l’anno della svolta.

«Ormai Lutsenko è un professionista vero – dice Zanini – Ha l’età (29 anni, ndr) giusta per fare le cose fatte bene e deve sfruttare questi anni per vincere. Adesso sa arrivare pronto alle gare. Lo abbiamo visto anche oggi, al debutto stagionale. Significa che ha lavorato bene. E ha vinto perché era pronto. Ha vinto perché era davvero dura».

«E poi si sa gestire. Non ha paura. L’attacco di oggi forse è avvenuto presto, ma poi ha controllato alla grande. Anche dopo che è stato ripreso. Tanto più che noi, Giuseppe Martinelli ed io, in ammiraglia non siamo potuti andargli subito dietro. Siamo arrivati su di lui solo ai 15 chilometri dall’arrivo. Per radio gli davamo i distacchi e qualche indicazione sulle curve. Ma per alimentazione e tutto il resto ha fatto da sé».

Il podio finale con Lutsenko, Tim Wellens e Loic Vliegen. Tutti si sono dichiarati stremati al termine della gara
Il podio finale con Lutsenko, Tim Wellens e Loic Vliegen

Sterrato… Filante

L’Astana Qazaqstan Team corre con bici Wilier. Lo scorso autunno in Veneto avevano sfoggiato la nuovissima gravel Rave Slr, e Lutsenko aveva dominato la Serenissima con quella bici. Ieri invece aveva la Wilier Filante.

«Sì, bici normale – conclude Zanini – alla fine i chilometri di sterrato non erano tantissimi e il fondo era molto compatto. C’erano dei sassi e delle ondulazioni dove passavano i trattori, ma in generale erano sterrati veloci. In più il settore finale, quello che si faceva tre volte, lo avevamo visionato in ricognizione. Quindi eravamo abbastanza preparati. Le coperture? Tubolari da 26 millimetri, gonfiati a 6,8 bar all’anteriore e a 7 bar al posteriore».