Un secondo che ha tolto il sonno a Scaroni

25.08.2023
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Un secondo. Un solo secondo ha separato Christian Scaroni dalla prestigiosa affermazione nell’Arctic Race, la gara a tappe in Norvegia dove il bresciano è stato fino all’ultimo metro tra i grandi protagonisti. Un secondo che ha un sapore amaro, quello della sconfitta perché Christian fa davvero fatica a pensare alla trasferta scandinava come a qualcosa di positivo, a dispetto della pioggia di piazzamenti conquistati.

«Lo ammetto – racconta – la notte successiva all’ultima tappa non ho chiuso occhio. Ero lì che mi rigiravo per capire dove avevo sbagliato, dov’era che avevo perso quel secondo. Probabilmente nell’ultima tappa non ci siamo intesi bene con Gazzoli. Lui doveva tirarmi, ma a un certo punto ci siamo persi. Lui stesso ha ammesso che qualcosa non ha funzionato. Ho rivisto quella volata più e più volte. E’ stata un’occasione persa».

Il podio dell’Arctic Race vinta dal britannico Williams. E’ evidente la delusione di Christian
Il podio dell’Arctic Race vinta dal britannico Williams. E’ evidente la delusione di Christian
Avevi tra l’altro dimostrato di essere a tuo agio in un clima completamente diverso da quello che si viveva in Italia…

Amo il freddo, è il clima nel quale riesco a rendere meglio. Anche se venendo dai 35 gradi dell’Italia all’inizio non è stato facile ambientarsi. E’ una gara che a me piace tanto, con percorsi sempre diversi: c’era la frazione con lo strappo duro che faceva da trampolino di lancio, come quella che invece aveva la salita lunga. Insomma l’ideale per me e poi l’organizzazione era di estrema professionalità.

Che livello era?

Molto buono, con sei squadre WorldTour e altre professional, certamente non come il Polonia dal quale venivo dove c’era veramente il meglio, ma era sicuramente di alta qualità e lo spettacolo regalato nella settimana lo dimostra.

Il Giro di Polonia è stato fondamentale per trovare la giusta condizione
Il Giro di Polonia è stato fondamentale per trovare la giusta condizione
Quanto ti è servito il Polonia per arrivare carico alla corsa scandinava?

Tantissimo. Avevo fatto la preparazione in altura al Pordoi proprio sapendo che in Polonia avrei fatto i lavori utili per rifinire la condizione, quei fuorigiri necessari per salire di livello e le cose ho hanno confermato. Sapevo che in Norvegia avrei raccolto i frutti, anche se speravo in una conclusione diversa per come si erano messe le cose.

Quel secondo posto finale lo vedi quindi più come una sconfitta…

Sì, perché non esprime il valore assoluto della mia prestazione, offusca l’immagine anche perché scaturito da un misero secondo di differenza, che in una corsa a tappe è nulla. Mi dispiace molto, anche ora a distanza di giorni sento un sapore amaro.

Per Scaroni ben 16 top 10 in 62 giorni di gara. Ma manca ancora la vittoria
Per Scaroni ben 16 top 10 in 62 giorni di gara. Ma manca ancora la vittoria
Eppure tu in questa stagione hai accumulato tanti piazzamenti, segno di una condizione che c’è quasi sempre stata e di una costanza di rendimento.

E’ vero, però ormai i piazzamenti sono troppi – ribatte Scaroni – devo capire se è un problema di finalizzazione o mi manca proprio l’ultimo step per raggiungere la vittoria. Lo scorso anno avevo sì fatto tanti piazzamenti, ma erano anche arrivate due vittorie. Ho come l’impressione che appena riesco a trovare la via del successo mi sblocco, anche mentalmente. La stagione è ancora lunga e le occasioni ci sono, spero non diventi una vera ossessione.

Nel ciclismo di oggi chi ottiene tanti piazzamenti porta tanti punti alla squadra, il che è spesso ciò che cercano. L’impressione è che tu abbia però una visione vecchio stampo del ciclismo.

E’ così, capisco che il team guarda ai punti, ma la vittoria dà sensazioni diverse. Io devo anche guardare a me stesso, al mio modo d’intendere il ciclismo. Dicono che tre podi sono meglio di una vittoria, ma io non la penso così, mentalmente non sono mai riuscito ad accettarlo. So che se vinco mi sblocco e potrò affrontare le altre gare più sereno.

All’Astana fanno molto affidamento sul bresciano, per i tanti punti che riesce a portare al team
All’Astana fanno molto affidamento sul bresciano, per i tanti punti che riesce a portare al team
Dove andrai a cercare questo successo?

Mi piacerebbe molto ottenerlo nella trasferta oltre Atlantico, tra Usa e Canada, ma so che lì il livello sarà altissimo, ci sono gare del WorldTour dove ci saranno molti dei big. Sarà un bel banco di prova per capire a che livello sono arrivato, anche paragonandomi a loro. Poi si tornerà in Italia per tutte le gare della seconda parte di stagione, sperando di non risentire del jet lag.

Se guardi al futuro sei ottimista?

Con la condizione che ho voglio esserlo, voglio mettermi alle spalle quella nottata piena di fantasmi e pensare a quel che verrà. So che posso contendere la vittoria a tanti corridori, sono all’altezza, devo solo trovare l’occasione giusta, un pizzico di fortuna e non sbagliare più.

Felline 2021

Felline: «I giovani devono imparare il rispetto»

17.09.2021
5 min
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È il detentore e quello che ha vinto più volte il Memorial Marco Pantani, ma sabato 18 settembre – giorno della gara intitolata all’indimenticato Pirata, giunta alla 18esima edizione – Fabio Felline non sarà al via.

Il 31enne torinese dell’Astana-Premier Tech è impegnato al Tour de Slovaquie (fino al 19) e in questo finale di stagione ha dovuto fare delle scelte di calendario per ritrovare il giusto colpo di pedale. A scapito anche delle gare italiane, compresa quella romagnola (199 km da Castrocaro Terme a Cesenatico) che ha vinto nel 2012 e l’anno scorso.

La gara organizzata dal Gs Emilia è stata l’occasione per sentire Felline dopo che a fine maggio era diventato padre del piccolo Edoardo e dopo un’estate piuttosto tranquilla dal punto di vista agonistico.

Fabio, iniziamo dal Memorial Pantani. Puoi descrivercelo?

Il percorso è quello classico col circuito comprendente la salita di Montevecchio (5 km, 369 metri di dislivello, pendenza media del 7 per cento e massima del 15, ndr) come punto decisivo per fare un po’ di selezione. Poi ci sono una serie di mangia e bevi e ancora lo strappo di Longiano (al 6 per cento, ndr) che tuttavia non credo possa fare ulteriori grosse differenze anche perché mancano circa 40 chilometri al traguardo. Il finale prevede un circuito cittadino di 5 chilometri da ripetere 4 volte.

Felline Pantani 2012
Il primo successo di Felline al memorial Pantani, all’estrema sinistra la sua volata vincente, era il 2012
Felline Pantani 2012
Il primo successo di Felline al memorial Pantani, all’estrema sinistra la sua volata vincente, era il 2012
Tracciato adatto a ruote veloci che tengono bene in salita proprio come te. Una tua previsione?

Innanzitutto bisogna dire che sarà importante non consumare troppe energie nella fase centrale. I passisti veloci dovranno fare attenzione ad eventuali forcing di chi è più scalatore di loro. Detto questo, solitamente è sempre arrivato un gruppo ristretto e uomini come Colbrelli e Trentin, per dirne due che hanno certe caratteristiche e che arrivano dagli Europei con una grande gamba, possono vincere.

Ti spiace non poter correre il Pantani?

Sì anche se forse non sarei stato competitivo come avrei voluto. Personalmente tornare alle gare che ho già vinto penso sia un’arma a doppio taglio perché ti aspetti sempre qualcosa in più. Con la squadra ho dovuto decidere e abbiamo preferito andare in Slovacchia per fare quel volume che una gara a tappe sa darti.

Felline Pantani 2020
Otto anni dopo Fabio Felline torna a primeggiare al memorial Pantani, unico a realizzare la doppietta
Felline Pantani 2020
Otto anni dopo Fabio Felline torna a primeggiare al memorial Pantani, unico a realizzare la doppietta
Dopo un buona prima parte di stagione (quarto posto nella tappa pazza di Castelfidardo alla Tirreno e stesso risultato nella prima al Tour of the Alps) come sei arrivato a dover rivedere il tuo calendario?

Fino al Giro d’Italia avevamo un programma ben definito e con l’arrivo del figlio avevo chiesto alla squadra una breve periodo meno intenso. Però, senza fare alcuna polemica, tra gare saltate ed una programmazione non ottimale, sono tornato in corsa solo ad agosto all’Arctic Race in Norvegia. Ero nella lista per fare la Vuelta ma il team ha fatto altre scelte. A quel punto sono andato a Plouay e mi sono ammalato e non sono nemmeno riuscito a fare il Benelux Tour. Infine ho fatto dieci giorni in altura per presentarmi al meglio per il finale.

Tu sei in scadenza con l’Astana, com’è tua situazione contrattuale? Resti o cambi aria?

Sono in attesa di sapere le ultime novità ma so che ero uno degli uomini che volevano riconfermare. Anzi in questo senso avevamo già fatto un pre-accordo però devo ancora mettere nero su bianco.

Felline Savio 2012
Felline con Gianni Savio: la sua esperienza all’Androni si è rivelata una scuola fondamentale
Felline Savio 2012
Felline con Gianni Savio: la sua esperienza all’Androni si è rivelata una scuola fondamentale
Allora queste ultime gare stagionali sono un ulteriore stimolo per mettersi in mostra e far sciogliere eventuali dubbi sulla riconferma.

Assolutamente sì. Nel calendario italiano ci sono ancora tante corse benché alcune realisticamente non siano troppo adatte alle mie caratteristiche. Però l’importante è andare forte e dimostrarlo.

La nascita del figlio ti ha cambiato la vita?

Se intendi in bici, ovvero prendere dei rischi, no. Non ho avuto dei blocchi. Già da qualche tempo ero più mentalizzato nel non dover per forza osare più del dovuto in volata o in discesa, ad esempio. Devo dire però che ha accresciuto il senso di responsabilità mio e della mia compagna.

Fabio sei diventato prof molto giovane, con una sola stagione negli under 23. Nel 2010 a vent’anni sei stato buttato nella mischia al Tour de France. Cosa pensi di questa tendenza che vuole molti giovani a passare presto?

Ripensandoci, il mio problema fu quello di passare giovane in un ambiente con la mentalità vecchia per certe cose. Correre quel Tour fu una grande esperienza perché imparai tante cose dai senatori del gruppo. Disputai solo otto tappe poi mi promisero di correre il Giro l’anno dopo che partiva proprio da Torino. Non lo corsi e ci rimasi male. Mi sentivo come in un frullatore. Solo dagli anni con Savio (corse con la Androni nel biennio 2012-13, ndr) in poi sono cresciuto veramente e in Trek (nelle successive sei stagioni, ndr) ho fatto un ulteriore salto di qualità. Questo per dire che ci vuole tempo per diventare un vero professionista.

Felline gruppo 2021
Oggi Felline è considerato fra i più esperti del gruppo e ai giovani non le manda a dire…
Felline gruppo 2021
Oggi Felline è considerato fra i più esperti del gruppo e ai giovani non le manda a dire…
L’aspetto psicologico è fondamentale…

Sì, adesso c’è molto più stress sui giovani. Ho sempre detto che se un ragazzo ha i numeri tra i professionisti prima o poi si vedranno ma dipende a che prezzo. Se ti chiedono risultati subito e non li fai, rischi di essere considerato non all’altezza, viceversa se li fai rischi che te ne chiedano sempre di più e di arrivare a 26 anni già spremuto psicofisicamente. Io dico che ci vuole pazienza con i giovani ma vorrei consigliare una cosa.

Quale?

Mi piacerebbe che nelle categorie giovanili insegnassero il rispetto verso chi è più vecchio ed esperto. Quando sono passato io c’erano ancora grandi corridori come Cancellara o Armstrong e non mi sarei mai permesso di buttarmi in una curva in mezzo a loro con spavalderia. Oggi stare in gruppo è difficile. Ti ritrovi molti neopro o giovani che non guardano queste cose e risultano piuttosto irriverenti senza trarne vantaggio o senza avere certi numeri per esserlo. In gruppo ci sono ancora gregari che sono professionisti da tantissimi anni, che magari non hanno mai vinto o fatto piazzamenti e non posso vedere che certi giovani manchino di rispetto a loro. Forse in questo senso manca un vero leader come in passato.

Martinelli: «Adesso la corsa ha un faro. E Vlasov c’è…»

19.05.2021
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Aleksandr Vlasov sta facendo la formichina. Dalla crono di Torino la sua posizione in classifica generale è sempre andata a migliorare e questa sera si potrà gustare, o forse sarebbe meglio dire si potrebbe gustare, una bella bistecca alla fiorentina accompagnata con un calice di Brunello e festeggiare il suo secondo posto nella generale. Ma probabilmente la sua nutrizionista Erica Lombardi ha previsto dell’altro. Sicuramente sano, ma di certo meno gustoso. C’è da pensare alla tappa di domani. E che tappa! Da Siena a Bagno di Romagna ci sono molte salite.

Giuseppe Martinelli, diesse dell’Astana-Premier Tech a fine tappa
Giuseppe Martinelli, diesse dell’Astana-Premier Tech a fine tappa

Appello numeroso

Però è stata gustosa la corsa di Vlasov. Il russo, ha pagato un po’ il suo attacco nel finale, ma non ha avuto paura di provare. E ha risposto presente al ballo dei big.

«Eh, ma ci sono quasi tutti – dice il suo diesse Giuseppe Martinelli – perché sinceramente ne ho visti pochi mancare. Non ho visto grandi sconvolgimenti oggi. Forse quello che ha sorpreso un po’ di più è stato Remco Evenepoel. Non dico che non sia successo nulla, però poteva accadere anche di più. Ma va bene così».

Martino si tiene stretta, per ora, questa seconda piazza. Anche perché va detto che tra i leader solo lui e lo stesso Evenepoel, non avevano mai corso sullo sterrato. Vlasov non ha mai preso parte alla Strade Bianche, neanche quest’anno che sapeva di dover venire al Giro. Ed uscire così da una tappa del genere non è affatto male. Anche se dopo il primo sterrato qualche difficoltà l’ha avuta e la sua Astana-Premier Tech, guidata da Luis Leon Sanchez è stata prontissima a recuperare.

Vlasov si è fatto sorprendere nel primo sterrato poi è rientrato con l’aiuto della squadra
Vlasov si è fatto sorprendere nel primo sterrato poi è rientrato con l’aiuto della squadra

Valori delineati

Però non è vero che questa tappa ha detto poco, anzi. Ha consacrato un leader e ha definito i valori in campo. E in vista della tappa di domani, molto dura, qualcosa cambia. C’è un faro e si avrà un’altra linea di corsa.

«Da stasera tutto è più delineato – dice Martinelli – Bernal è il più forte con la squadra più forte. Noi cercheremo di corrergli a ruota. Oggi è emersa la forza del gruppo Ineos e del suo capitano. Perché nel finale quando è partito Vlasov poteva benissimo stare a ruota senza partirgli in contropiede così. Ciò vuol dire che sta veramente bene. Siamo a metà Giro, non abbiamo fatto le salite e ha già questo strapotere». Conclude con un velo di preoccupazione il diesse bresciano.

Nella crono di Torino solo Evenepoel aveva fatto meglio di Vlasov tra i big
Nella crono di Torino solo Evenepoel aveva fatto meglio di Vlasov tra i big

Ma Vlasov c’è…

L’Astana e Martinelli sono duri a morire. Dalla loro hanno una grande esperienza, quella che forse manca a Vlasov. Per il russo è il primo vero test. E’ la prima volta che prova a fare classifica. E infatti una piccola tirata d’orecchie “Martino” gliela dà al suo pupillo. Quando un avversario ti parte in contropiede e ti lascia lì, ci può essere un contraccolpo psicologico?

«Io gli avevo detto di stare a ruota di Bernal e di non muoversi – conclude Martinelli – però se Aleskandr ha fatto quello scatto è perché aveva le gambe per poterlo fare. Ha tenuto fino all’arrivo, perdendo poco nel finale. I suoi avversari diretti, se lasciamo stare Bernal, li ha battuti tutti».

Torna in gruppo il Battistella sparito: era sul Teide

19.04.2021
4 min
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Corridori che arrivano, corridori che vanno e corridori che spariscono. Sarà per le mascherine, il casco e gli occhiali, ma a un certo punto ci siamo accorti che Samuele Battistella era introvabile. E andando a scavare ci siamo resi conto che dal quarto giorno della Parigi-Nizza del veneto si erano perse le tracce. Era sul Teide, dice. Perciò potete immaginare che piacere rivederlo fra i partenti dell’Amstel Gold Race.

«Anche se non l’ho finita – ammette – era impossibile dopo venti giorni sul Teide e tutto il carico di lavoro fatto per il Giro d’Italia. Dal primo metro ho fatto una fatica incredibile. Sono venuto quassù per tirare e l’ho fatto al massimo fino al circuito del Cauberg, poi li ho visti andar via…».

E’ arrivato all’Amstel dopo tre settimane sul Teide (foto Instagram)
E’ arrivato all’Amstel dopo tre settimane sul Teide (foto Instagram)

Il vulcano dei ciclisti

Ecco dov’era finito! Il Teide da anni è un vulcano al contrario: anziché sputar fuori lapilli e lava, inghiotte corridori. E quando li restituisce, solitamente sono più forti, temprati e a prova di fatica. E così anche Samuele, iridato under 23 ad Harrogate 2019, era lassù lavorando per il Giro: prima grande corsa a tappe della sua giovane carriera. Dopo che proprio il Giro dello scorso anno ha cambiato significativamente la cilindrata e le prospettive del suo compagno Matteo Sobrero.

Però eri sparito da prima, alla Parigi-Nizza…

Nella seconda tappa, mi è venuta una gastrite fortissima, ho provato a tenere duro, ma alla fine sono stato costretto a tornare a casa. E a quel punto mi sono beccato delle belle placche in gola, per le quali ho dovuto fare una settimana di antibiotici, da cui è stato difficile recuperare. Ho anche verificato con un tampone che non fosse altro e per fortuna non lo era. E poi è venuto il momento di andare sul Teide, non c’era tempo per correre o fare altro.

Parigi-Nizza, terza tappa: il giorno dopo il ritiro
Parigi-Nizza, terza tappa: il giorno dopo il ritiro
Come è fatto un blocco di lavoro pesante per il Giro lassù?

Non c’è pianura, pochissima. Anche sotto. Si fanno dislivello ed ore, con il corpo che ne esce stremato perché di fatto simuli lo stress di una corsa. Nell’ultima settimana abbiamo fatto anche lavori dietro moto per cercare il ritmo. Tranne un paio di volte che siamo scesi e risaliti in ammiraglia per fare dei lavori con le bici da crono, ogni giorno si tornava su in bicicletta. Era parte dell’allenamento. Ed è tanto lunga…

Con chi eri?

Con Sobrero e Felline, Vlasov, Tejada e Pronskiy. Doveva venire anche Gorka Izagirre, ma la figlia a scuola ha avuto un contatto con un positivo e in Spagna, in questi casi, mettono in quarantena tutta la famiglia per una settimana. Anche con tampone negativo. Per cui alla fine Gorka è rimasto a casa.

Se hai lavorato per il Giro, perché venire nelle Ardenne e non scegliere il Tour of the Alps?

Perché in futuro questo è il mio tipo di corse. Quando si tratterà di venire per vincerle, avrò le idee più chiare. Ieri non avevo la gamba, però l’Amstel mi ha ricordato tanto il percorso di Harrogate. Questo tipo di strade mi si addice. Ora torno alla Freccia e alla Liegi che ho fatto l’anno scorso per approfondire la conoscenza. E comunque non siamo andati male. Fuglsang è arrivato nella scia dei primi ed è stato spesso davanti, ma diceva che forse ha sbagliato a prendere troppo indietro l’ultimo Cauberg.

Come arriverai al Giro?

Molto bene. Dopo la Liegi farò un’altra settimana di altura e in tutto saranno 25 giorni. Mai fatta tanta in vita mia. Andrò per una settimana sul Pordoi, mi sono organizzato da me. La squadra ci ha pagato il Teide, parlando con Mazzoleni e Cucinotta è venuto fuori che quella settimana potrebbe essere importante e allora andrò su.

L’obiettivo dell’Astana al Giro è fare bene con Vlasov?

L’obiettivo dell’Astana al Giro è vincere con Vlasov. Lo conoscevo da prima, quando era under 23 in Italia. E’ russo, ma per certi versi è italiano anche lui. Vado ad aiutarlo molto volentieri. Sono stato in stanza con lui nelle due settimane di ritiro a inizio anno, è un bravissimo ragazzo.

Mondiali Harrogate, Samuele Battistella (Italy) - Stefan Bissegger (Suisse) - Thomas Pidcock (Great Britain)
Sul podio dei mondiali U23 di Harrogate, accanto a Bisseger e Battistella c’è Pidcock, che ieri si è giocato l’Amstel
Mondiali Harrogate, Samuele Battistella (Italy) - Thomas Pidcock (Great Britain) 2019
Con Pidcock sul podio di Harrogate 2019: all’Amstel scenari differenti
Soddisfatto del passaggio in Astana?

Come crescita personale, mi sto trovando molto bene. C’è un grande livello di serietà e di organizzazione. La preparazione è buona, lavoro con Cucinotta, ma di fatto è sempre in collegamento con Mazzoleni.

E’ cambiato qualcosa nel tuo modo di lavorare?

Parecchio, in realtà. Non faccio più tanti lavori di soglia e fuori soglia, ma abbiamo alzato il volume del medio. Come sensazioni, sento che la gamba spinge bene. Per andare bene al Giro immagino sia quello che serve. E questo ora è il mio obiettivo.

Tosello e Ibai Jimenez

T.W.S. partner affidabile di Astana Premier Tech

11.04.2021
3 min
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L’azienda T.W.S. rappresenta fin dalla sua fondazione un’eccellenza italiana nel panorama industriale della lavorazione delle materie plastiche. Nel corso della propria crescita si è specializzata nella produzione di valigie e borse tecniche che hanno come caratteristica irrinunciabile il fatto di essere prodotti di alta qualità. Senza timore di essere smentiti si può affermare che la valigia portautensili, così come la si intende oggi, è stata praticamente inventata da T.W.S.

Il ciclismo nel dna

Oggi l’azienda è guidata da Giuseppe e Marco Longhin che da qualche anno hanno ereditato il timone dal padre Ubaldo, fondatore di T.W.S. nel lontano 1974. Ubaldo Longhin ha sempre avuto una grande passione per il ciclismo che ha saputo trasmettere in particolare al figlio Giuseppe con un passato agonistico che l’ha portato fino al dilettantismo. Terminata la carriera ciclistica è entrato in pianta stabile in azienda dove oggi ricopre il ruolo di Amministratore Unico. Giuseppe Longhin non ha mai dimenticato la propria passione per il ciclismo.

T.W.S. Olympus
La valigia Olympus, Jakob Fuglsang e il meccanico Gabriele Tosello
T.W.S. Olympus
La valigia Olympus alla Strade Bianche, con Fuglsang mentre parla con Gabriele Tosello

Con team prestigiosi

Nel 2009 è iniziata la collaborazione con il team Lampre durata oltre dieci stagioni. Sono poi seguiti due anni al fianco della Bahrain–Merida fino ad arrivare ai giorni nostri e alla collaborazione con l’Astana-Premier Tech. Dallo scorso anno i meccanici della formazione kazaka possono infatti contare sull’affidabilità dei prodotti T.W.S. Fra questi spicca la valigia Olympus, perfetta per contenere tutti gli utensili di cui ha bisogno un meccanico nel suo lavoro. Troviamo poi la borsa Tecbag, realizzata in nylon, in grado di contenere gli utensili necessari alla soluzione di ogni problema. La presenza di una comoda fibbia a tracolla permette ai meccanici di potersi spostare agevolmente portandola sempre con sé.

Borsa Tecbag
La borsa Tecbag contiene un gran numero di utensili
Borsa Tecbag
La borsa Tecbag realizzata in nylon può contenere un gran numero di utensili

La parola all’esperto

Per farci dare un giudizio sull’affidabilità dei prodotti T.W.S. abbiamo chiesto un parere a Gabriele Tosello, esperto meccanico del team Astana-Premier Tech.

«Devo dire che mi trovo davvero molto bene con i prodotti che T.W.S. ci ha messo a disposizione. Mi riferisco in particolare alla valigia Olympus costruita con materiali di altissima qualità che la rendono altamente affidabile e resistente. Vi basti pensare che una valigia di questo tipo, riempita di tutti gli utensili di cui abbiamo bisogno per il nostro lavoro, arriva a pesare tra i 18 e i 20 kg e ci deve accompagnare per tutta la stagione. Deve quindi essere un prodotto estremamente affidabile. L’azienda è inoltre sempre attenta ad assecondare ogni nostra esigenza. Pur fornendoci il modello standard, si sono sempre dimostrati disponibili nell‘effettuare ogni tipo di personalizzazione che gli abbiamo di volta in volta richiesto. Non smetterò mai di ringraziare Giuseppe Longhin e il suo staff per la loro disponibilità».

twssrl.net

Astana caschi Limar

Un casco Limar speciale per Luis Leon Sanchez

13.03.2021
2 min
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L’inizio della stagione ciclistica in Italia, coinciso con il Trofeo Laigueglia, ha segnato un nuovo importante step nel rapporto di collaborazione fra Limar e il Team Astana Premier Tech. Alla gara ligure c’è stato infatti il debutto dell’Air Master. Questo è il casco ufficiale della formazione kazaka, in una nuova colorazione turchese che accompagnerà Fuglsang e compagni per l’intera stagione.

Edizione speciale

In Limar hanno però voluto fare le cose in grande realizzando un’edizione speciale dell’Air Master per Luis Leon Sanchez, in questi giorni impegnato alla Parigi – Nizza. Nella versione ideata per il campione iberico il casco richiama infatti i colori della bandiera spagnola con il giallo della parte frontale che va a sfumare nel rosso. La scelta non è casuale. Per tutto il 2021 Luis Leon Sanchez potrà sfoggiare la maglia di campione nazionale spagnolo, titolo conquistato lo scorso anno in Andalusia, e il rosso e il giallo sono appunto i colori della bandiera nazionale spagnola.

Limar Air Master
A sinistra l’Air Master di Sanchez e a destra nel colore Astana
Limar Air Master
A sinistra l’Air Master nella colorazione speciale per Sanchez e a destra nei colori dell’Astana

Personalizzazione

La personalizzazione dei caschi è uno dei punti di forza di Limar. A fine 2020 è stata infatti presentata l’iniziativa My Limar che offre a tutti la possibilità di avere un casco personalizzato, unico, come quello dei grandi campioni. Per ottenere la personalizzazione del proprio casco basterà seguire le indicazioni presenti sulla pagina dedicata www.mylimar.com. Volendo c’è pure la possibilità di inserire il proprio nome magari aggiungendo i colori della propria bandiera nazionale.

Limar Gazprom
Tra le squadre che usano i caschi Limar c’è anche la Gazprom
Limar Gazprom
Tra le squadre che usano i caschi Limar c’è anche la Gazprom

C’è anche la Gazprom

Restando nel mondo dei professionisti per il 2021 Limar ha confermato la sua collaborazione con il Team Gazprom per il quale è stata realizzata una colorazione blu perfetta con la divisa bianca con richiami blu della formazione russa.
Per quel che riguarda il mondo professionistico femminile anche in questa stagione continuerà la collaborazione con Maurizio Fabretto, team manager del neonato A.R. Monex Women’s Pro Cycling Team che ha fatto il suo debutto internazionale nella Strade Bianche.

limar.com

Wilier a gonfie vele. E si studia un modello urban

19.02.2021
4 min
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Andrea Gastaldello racconta il momento della Wilier Triestina dalla sede di Rossano Veneto, aggiungendo così una voce all’inchiesta di bici.PRO tra i produttori delle biciclette che equipaggiano i team del WorldTour. Come stanno andando le cose dopo il lockdown? Anche per il prestigioso marchio veneto, che fornisce le sue bici all’Astana-Premier Tech, si è registrato un boom di vendite al pari di quello che ha coinvolto i suoi competitor? E in che modo hanno fatto fronte alla penuria di componenti?

«Prima del lockdown di marzo 2020 – spiega – avevamo un buon magazzino, per cui nei 2-3 mesi successivi alla riapertura abbiamo avuto un fatturato storico. Un vero record di richieste, un’esplosione, come tutti in questo periodo possono testimoniare».

Felline e la sua Wilier 0 SLR in azione all’ultimo Giro
La Wilier 0 SLR all’ultimo Giro: bici per scalatori
Il grosso punto di domanda era legato alla durata dell’onda straordinaria, che però al momento parrebbe intenzionata a restare in alto.

Si pensava che dopo l’estate la situazione si normalizzasse, invece le richieste continuano e le consegne cominciano ad avere tempi abbastanza lunghi. Ormai abbiamo bloccato gli ordini per il 2021, perché la coda delle prenotazioni già fatte copre i prossimi 5-6 mesi. Per questo, a breve apriremo la presentazione dei modelli 2022 per consentire ordini a scadenza più lunga.

Quindi riuscite a consegnare ugualmente?

Avevamo fatto gli ordini a Shimano e ai telaisti con un bell’anticipo, per cui la nostra merce esiste. Non ne riceviamo meno, anzi di sicuro viaggiamo su numeri superiori a prima. Il fatturato è in aumento. La produzione è superiore di un buon 20 per cento, ma lo stesso non riusciamo ad avere tempi di consegna veloci.

Questo rosso ramato è un passaporto universale
Questo rosso ramato è un passaporto universale
Da chi è composto questo pubblico così numeroso?

Ci sono più fattori, un mix di persone che negli anni passati magari usavano la bici, poi avevano smesso. Quando però si sono resi conto che il ciclismo era l’unico sport praticabile, sono tornati al primo amore. A questo si aggiunga un dettaglio che magari hanno scoperto subito dopo e cioè che sul fronte del benessere fisico, la bici non teme concorrenza con nessuna altra disciplina.

Quindi non parliamo necessariamente di corridori…

Parliamo di tante anime diverse. Quelli che avevano la bici scassate e ne hanno cercata una migliore, ma anche i nuclei familiari che nel weekend andavano e vanno ancora a farsi qualche girata. C’è stato un cambiamento di cultura che speriamo possa durare anche quando la bolla inizierà a sgonfiarsi. Se siamo bravi, dobbiamo trasformare tutto questo in un volano che continui a girare. Si continua a parlare di mobilità dolce nelle città, seguendo l’orientamento europeo.

I tre fratelli Gastaldello, pilastri della Wilier Triestina
I fratelli Gastaldello, pilastri di Wilier Triestina
Tutto questo parlare di città e mobilità dolce fa pensare a un target diverso, però, rispetto al classico cliente di Wilier…

E’ chiaro che nel nostro caso è difficile immaginare di produrre bici da città. Quello che però abbiamo fatto è stato sposare l’elettrico sul lato sportivo, ma ammetto che stiamo mettendo su strada un modello urban che ha già avuto qualche piccolo riscontro. A tutto questo, si è aggiunta la gravel che viene usata per fare sport, ma anche per andare in giro in città. Il mercato si è molto allargato.

Pensi che il bonus bici sia stato d’aiuto anche per un marchio importante come il vostro?

Ne abbiamo avuto un ritorno anche noi sui modelli fra 1.000 e 3.000 euro. Sul momento fu una buona idea, perché diede fiducia e innescò il volano. Fu come se il Governo spingesse a comprare le biciclette. E devo dire che nell’idearlo si sono mossi in fretta.

La Jena è la nuova gravel con cui Wilier Triestina apre a un mercato meno corsaiolo
Jena, la gravel per aprire a un mercato meno corsaiolo
Elettrico, bici di gamma media, in che modo avere una squadra come l’Astana e una professional importante come la Total Direct Energie spinge il vostro prodotto?

E’ il richiamo fondamentale per dare appeal al prodotto sportivo di vertice. Parliamo di beni voluttuari, probabilmente non necessari, che si comprano per le emozioni che sanno trasmettere. La squadra e l’immagine del campione che corre su una Wilier crea attaccamento al brand e dell’altro serve anche a noi per testare i prodotti.

Come se la passano allora i vostri rivenditori?

Non so che cosa abbiano risposto gli altri, ma i nostri attraversano davvero un momento di grazia. C’era quello che navigava in cattive acque, che invece ora ha avuto un’iniezione di liquidità. Hanno tutti affrontato e scavalcato l’inverno a velocità doppia. Non si sa quanto durerà, ma di sicuro chi vende bicicletta ha vissuto un periodo molto gratificante.

NELLE PUNTATE PRECEDENTI

Leonardi, quale futuro per il mercato delle bici?

De Rosa, come si conquistano i ciclisti post lockdown?

Maltagliati: bene i pro’, ma puntiamo sull’urban

Bene le aziende, ma i negozi cosa dicono? Sentiamo Francesconi

Fornaciari, Bonanomi, cosa fa Merida Italy?

Il coraggio di Bianchi sta dando i suoi frutti

Il Giro ha cambiato le carte di Sobrero

14.02.2021
4 min
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Investire sui giovani era una delle direttive e delle indicazioni che Giuseppe Martinelli aveva dato alla sua squadra e, come sempre, il diesse bresciano ha tenuto fede alle sue parole. L’Astana Premier Tech si è assicurata Samuele Battistella, Andrea Piccolo e Matteo Sobrero. “Martino” li ha presi subito sotto la sua ala. Sobrero fra i tre è il più “anziano” con le virgolette grosse così! Di certo dopo il Giro 2020 è divenuto il più esperto.

Matteo Sobrero (23 anni) è passato da bici Bmc a Wilier
Matteo Sobrero (23 anni) è passato da bici Bmc a Wilier

A lezione da Pozzo e Gaspa

Durante il tempo libero, Matteo ama stare a casa sua. Ma soprattutto stare in famiglia e tra le vigne. Dà una mano nell’azienda agricola di casa: imbottiglia, lavora sul trattore, va con il papà per gli affari. «Purché siano lavori manuali o all’aria aperta: mi rilassano».

«Veniamo da un anno molto difficile per tutti – commenta Sobrero – da quando c’è stato il lockdown l’obiettivo era rientrare e magari fare una grande corsa a tappe. Quando poi mi hanno detto: ci piacerebbe farti fare il Giro, è stata una bella news. Ho pensato che se ci fossi riuscito avrei messo un bel tassello alla mia esperienza e soprattutto avrei dato un senso alla stagione. E così è andata: il Giro d’Italia ha sistemato tutto.

«E’ stato comunque un anno importante, non solo al Giro. Ero il giovane in squadra e avevo molto da imparare da gente come Pozzovivo, Gasparotto, Kreuziger, Nizzolo… Loro mi hanno dato una grossa mano. Da ognuno ho appreso qualcosa. Giacomo per esempio mi diceva come limare, come muovermi in gruppo: consigli da velocista.

«Domenico, con cui ho condiviso la camera al Giro, mi fatto capire come bisogna gestirsi in generale. Campenaerts invece mi ha detto molte cose sulla crono: i materiali, le posizioni, la gestione dello sforzo. Anche Gasparotto mi dava dritte su come stare in gruppo e anche su come allenarmi… Insomma, in tanti mi hanno dato tanto. Io ho imparato ad autogestirmi, ad ascoltare il mio corpo. L’anno scorso non correndo spesso non sapevi mai davvero a che punto eri ed è stato importante conoscersi meglio».

Matteo_Sobrero_Giro2020
L’anno scorso il piemontese ha totalizzato 44 giorni di corsa
Matteo_Sobrero_Giro2020
L’anno scorso ha totalizzato 44 giorni di corsa

Sintonia con Martinelli

Come detto all’inizio, Martinelli ha voluto fortemente questi ragazzi, italiani e giovani. Martino sa come valorizzarli, farli crescere e magari anche vincere. Con Sobrero si sente tutte le settimane.

«Io parlai con lui al Giro d’Italia. La squadra, la NTT, ci disse che non sapeva se avrebbe continuato e pertanto ci saremmo potuti ritenere liberi di cercare. Essendo neopro’ avevo ancora un altro anno di contratto, ma mi sono guardato intorno lo stesso. Cosa lo avrà colpito di me? Dovreste chiederlo a lui! Magari perché mi sono messo in mostra a crono o per l’aiuto dato a Pozzovivo. Con Martinelli comunque mi sono trovato subito.

«L’approccio tra le squadre professionistiche, soprattutto WorldTour, è più o meno lo stesso un po’ per tutte, però l’Astana è una famiglia, c’è molta Italia. Anche il preparatore è italiano: Maurizio Mazzoleni».

Sobrero va bene a cronometro e se la cava in salita. Tuttavia non si ritiene né un cronoman puro, né uno scalatore… puro.

«Non so neanche io che tipo di corridore possa essere, lo scoprirò con il tempo. E magari anche Martinelli vorrà vedere le prime gare, per capire qualcosa di più».

Sobrero impegnato nel mondiale a crono U23 del 2018, chiuso al nono posto
Mondiale U23 a crono del 2018: 9° posto

Emozioni rosa

Sobrero ha vissuto momenti importanti durante la corsa rosa che, come detto, ha dato un senso alla sua stagione e ha anche indirizzato la sua carriera, se non altro per l’approdo al nuovo team.

«La mia foto del Giro è senza dubbio la partenza da Alba, a un passo da casa mia: Montelupo Albese. C’era tutta la mia famiglia. Eravamo a fine Giro ma dopo il via non sentivo la stanchezza».

Eppure la tappa che ha rivelato il piemontese al grande pubblico è stata la crono di Monreale, la prima frazione. Nella velocissima planata verso Palermo Sobrero finì al settimo posto, ma non fu facile. O quantomeno gli ostacoli non erano solo il vento e cronometro.

«Non me lo aspettavo – conclude Sobrero – per me era importante iniziare perché la tensione era alle stelle. Pensavo che una volta partito sarebbe finito tutto. Facevo avanti e dietro nella zona del bus. Quasi ho vomitato dalla tensione. Il dottore mi diceva di stare tranquillo. Poi quando sono partito ho pensato solo a dare tutto, a sfogarmi. Non so perché fossi così nervoso: forse perché ero un giovane, ero al primo Giro. E’ stata una sensazione strana. Io sono cresciuto guardando la corsa rosa e la sentivo tanto. Stavo vivendo il mio sogno. Insomma ero emozionatissimo e ancora non so spiegarmelo. Ho fatto anche i mondiali da U23 e junior ma non ero così teso».