Felline 2021

Felline: «I giovani devono imparare il rispetto»

17.09.2021
5 min
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È il detentore e quello che ha vinto più volte il Memorial Marco Pantani, ma sabato 18 settembre – giorno della gara intitolata all’indimenticato Pirata, giunta alla 18esima edizione – Fabio Felline non sarà al via.

Il 31enne torinese dell’Astana-Premier Tech è impegnato al Tour de Slovaquie (fino al 19) e in questo finale di stagione ha dovuto fare delle scelte di calendario per ritrovare il giusto colpo di pedale. A scapito anche delle gare italiane, compresa quella romagnola (199 km da Castrocaro Terme a Cesenatico) che ha vinto nel 2012 e l’anno scorso.

La gara organizzata dal Gs Emilia è stata l’occasione per sentire Felline dopo che a fine maggio era diventato padre del piccolo Edoardo e dopo un’estate piuttosto tranquilla dal punto di vista agonistico.

Fabio, iniziamo dal Memorial Pantani. Puoi descrivercelo?

Il percorso è quello classico col circuito comprendente la salita di Montevecchio (5 km, 369 metri di dislivello, pendenza media del 7 per cento e massima del 15, ndr) come punto decisivo per fare un po’ di selezione. Poi ci sono una serie di mangia e bevi e ancora lo strappo di Longiano (al 6 per cento, ndr) che tuttavia non credo possa fare ulteriori grosse differenze anche perché mancano circa 40 chilometri al traguardo. Il finale prevede un circuito cittadino di 5 chilometri da ripetere 4 volte.

Felline Pantani 2012
Il primo successo di Felline al memorial Pantani, all’estrema sinistra la sua volata vincente, era il 2012
Felline Pantani 2012
Il primo successo di Felline al memorial Pantani, all’estrema sinistra la sua volata vincente, era il 2012
Tracciato adatto a ruote veloci che tengono bene in salita proprio come te. Una tua previsione?

Innanzitutto bisogna dire che sarà importante non consumare troppe energie nella fase centrale. I passisti veloci dovranno fare attenzione ad eventuali forcing di chi è più scalatore di loro. Detto questo, solitamente è sempre arrivato un gruppo ristretto e uomini come Colbrelli e Trentin, per dirne due che hanno certe caratteristiche e che arrivano dagli Europei con una grande gamba, possono vincere.

Ti spiace non poter correre il Pantani?

Sì anche se forse non sarei stato competitivo come avrei voluto. Personalmente tornare alle gare che ho già vinto penso sia un’arma a doppio taglio perché ti aspetti sempre qualcosa in più. Con la squadra ho dovuto decidere e abbiamo preferito andare in Slovacchia per fare quel volume che una gara a tappe sa darti.

Felline Pantani 2020
Otto anni dopo Fabio Felline torna a primeggiare al memorial Pantani, unico a realizzare la doppietta
Felline Pantani 2020
Otto anni dopo Fabio Felline torna a primeggiare al memorial Pantani, unico a realizzare la doppietta
Dopo un buona prima parte di stagione (quarto posto nella tappa pazza di Castelfidardo alla Tirreno e stesso risultato nella prima al Tour of the Alps) come sei arrivato a dover rivedere il tuo calendario?

Fino al Giro d’Italia avevamo un programma ben definito e con l’arrivo del figlio avevo chiesto alla squadra una breve periodo meno intenso. Però, senza fare alcuna polemica, tra gare saltate ed una programmazione non ottimale, sono tornato in corsa solo ad agosto all’Arctic Race in Norvegia. Ero nella lista per fare la Vuelta ma il team ha fatto altre scelte. A quel punto sono andato a Plouay e mi sono ammalato e non sono nemmeno riuscito a fare il Benelux Tour. Infine ho fatto dieci giorni in altura per presentarmi al meglio per il finale.

Tu sei in scadenza con l’Astana, com’è tua situazione contrattuale? Resti o cambi aria?

Sono in attesa di sapere le ultime novità ma so che ero uno degli uomini che volevano riconfermare. Anzi in questo senso avevamo già fatto un pre-accordo però devo ancora mettere nero su bianco.

Felline Savio 2012
Felline con Gianni Savio: la sua esperienza all’Androni si è rivelata una scuola fondamentale
Felline Savio 2012
Felline con Gianni Savio: la sua esperienza all’Androni si è rivelata una scuola fondamentale
Allora queste ultime gare stagionali sono un ulteriore stimolo per mettersi in mostra e far sciogliere eventuali dubbi sulla riconferma.

Assolutamente sì. Nel calendario italiano ci sono ancora tante corse benché alcune realisticamente non siano troppo adatte alle mie caratteristiche. Però l’importante è andare forte e dimostrarlo.

La nascita del figlio ti ha cambiato la vita?

Se intendi in bici, ovvero prendere dei rischi, no. Non ho avuto dei blocchi. Già da qualche tempo ero più mentalizzato nel non dover per forza osare più del dovuto in volata o in discesa, ad esempio. Devo dire però che ha accresciuto il senso di responsabilità mio e della mia compagna.

Fabio sei diventato prof molto giovane, con una sola stagione negli under 23. Nel 2010 a vent’anni sei stato buttato nella mischia al Tour de France. Cosa pensi di questa tendenza che vuole molti giovani a passare presto?

Ripensandoci, il mio problema fu quello di passare giovane in un ambiente con la mentalità vecchia per certe cose. Correre quel Tour fu una grande esperienza perché imparai tante cose dai senatori del gruppo. Disputai solo otto tappe poi mi promisero di correre il Giro l’anno dopo che partiva proprio da Torino. Non lo corsi e ci rimasi male. Mi sentivo come in un frullatore. Solo dagli anni con Savio (corse con la Androni nel biennio 2012-13, ndr) in poi sono cresciuto veramente e in Trek (nelle successive sei stagioni, ndr) ho fatto un ulteriore salto di qualità. Questo per dire che ci vuole tempo per diventare un vero professionista.

Felline gruppo 2021
Oggi Felline è considerato fra i più esperti del gruppo e ai giovani non le manda a dire…
Felline gruppo 2021
Oggi Felline è considerato fra i più esperti del gruppo e ai giovani non le manda a dire…
L’aspetto psicologico è fondamentale…

Sì, adesso c’è molto più stress sui giovani. Ho sempre detto che se un ragazzo ha i numeri tra i professionisti prima o poi si vedranno ma dipende a che prezzo. Se ti chiedono risultati subito e non li fai, rischi di essere considerato non all’altezza, viceversa se li fai rischi che te ne chiedano sempre di più e di arrivare a 26 anni già spremuto psicofisicamente. Io dico che ci vuole pazienza con i giovani ma vorrei consigliare una cosa.

Quale?

Mi piacerebbe che nelle categorie giovanili insegnassero il rispetto verso chi è più vecchio ed esperto. Quando sono passato io c’erano ancora grandi corridori come Cancellara o Armstrong e non mi sarei mai permesso di buttarmi in una curva in mezzo a loro con spavalderia. Oggi stare in gruppo è difficile. Ti ritrovi molti neopro o giovani che non guardano queste cose e risultano piuttosto irriverenti senza trarne vantaggio o senza avere certi numeri per esserlo. In gruppo ci sono ancora gregari che sono professionisti da tantissimi anni, che magari non hanno mai vinto o fatto piazzamenti e non posso vedere che certi giovani manchino di rispetto a loro. Forse in questo senso manca un vero leader come in passato.