Il giovane talento belga del team Lotto Dstny Arnaud De Lie si aggiunge al “pool” di corridori professionisti di altissimo livello che andranno quest’anno a caccia di vittorie con ai piedi il nuovo modello top di gamma di casa Northwave: il Veloce Extreme.
Al fianco di campioni già molto affermati come Filippo Ganna e Matej Mohoricsarà dunque De Lie a calzare le Northwave Veloce Extreme per la stagione del molto probabile… salto di qualità. L’atleta 21enne, già vincitore di 19 corse tra i professionisti, ha dato prova di grandi doti in volata, ma anche di tenacia e di abilità tattica nel resistere anche nelle tappe più vallonate. Per le sue specifiche caratteristiche, De Lie è spesso paragonato al connazionale Tom Boonen, che proprio con le scarpe Northwave ai piedi ottenne alcuni dei suoi successi più prestigiosi.
Arnaud De Lie calzerà il modello Veloce ExtremeArnaud De Lie calzerà il modello Veloce Extreme
Ricerca e performance
Le nuove calzature Northwave Veloce Extreme, grazie alla nuova suola Powershape HT, sono in grado di garantire un vantaggio del 4% sulla potenza massima generata sui pedali. Le scarpe sono state inoltre sviluppate in stretta collaborazione con Filippo Ganna, uno che di potenza se ne intende, e che punterà a raccogliere i frutti della sua lunga partnership con Northwave, iniziata addirittura nelle stagioni da under 23, per puntare ancora una volta in altissimo nelle gare a cinque cerchi di Parigi e non solo.
Terza punta della “lineup” Northwave è naturalmente il campione del mondo gravel Matej Mohoric, già vincente in questa stagione alla Volta a la Comunitat Valenciana, e che in questi anni con l’azienda di Onigo di Pederobba ha saputo conquistare la Milano-Sanremo nel 2022, il Tour de Pologne nel 2023 ed un emozionante successo di tappa al Tour de France nella scorsa stagione.
Oltre a Ganna, De Lie e Mohoric, sono tanti gli atleti che hanno scelto Northwave per puntare ad una stagione di successo. Calzeranno scarpe NW anche Damiano Caruso e Jack Haig (entrambi portacolori del team Bahrain – Victorious), il francese Benoit Cosnefroy (Decathlon AG2R La Mondiale), il sudafricano Stefan De Bod (EF Education – EasyPost), il danese Magnus Cort Nielsen, da quest’anno tra i leader del team Uno-X Mobility.
Filippo Ganna è uno dei corridori che veste scarpe NorthwaveAnche il campione del mondo gravel Matej Mohoric fa parte degli atleti NorthwaveFilippo Ganna è uno dei corridori che veste scarpe NorthwaveAnche il campione del mondo gravel Matej Mohoric fa parte degli atleti Northwave
La suola Powershape HT
Dalle cronometro alle grandi classiche, dal Giro al Tour, dalle Strade Bianche alle Olimpiadi: ogni singola pedalata degli atleti Northwave sarà dunque supportata dalle calzature Veloce Extreme, una scarpa concepita per essere altamente performante. Rispetto al precedente modello di suola Northwave, la nuova ed innovativa suola Powershape HT, 100% in carbonio unidirezionale e caratterizzata proprio dalla sua ‘High Tail’, il supporto rialzato nella zona del tallone, accresce del 4% la potenza massima erogata, aumentando del 9% la stabilità e riducendo fino al 15% lo sforzo percepito. Completamente prodotta in Italia, è disponibile online oppure presso la rete dei rivenditori autorizzati in due colorazioni, bianca e nera, ad un prezzo consigliato di 399,99 euro.
LESCHERET (Belgio) – Nella visita a casa di Arnaud De Lie si è parlato anche di allenamenti e argomenti tecnici. Uno su tutti, il fatto che lui non è e non si sente (questo è molto importante) un velocista puro. Anzi…
Dietro a questa sua definizione ci sono determinate caratteristiche fisiche e anche un certo ambiente che le favorisce, vale a dire le sue strade di allenamento quotidiane. E questo ambiente sono le cotes delle Ardenne, che ben conosciamo per la Liegi, per la Freccia… Affrontarle non “di rimessa” come farebbe uno sprinter e con una certa predisposizione mentale, può incidere molto proprio sull’identikit del corridore.
Chiaro che Greipel, per esempio, non sarebbe mai stato uno scalatore anche se fosse vissuto quassù, ma magari avrebbe avuto un altro feeling con le salite. A tal proposito ci viene in mente una vecchia frase di Paolo Bettini che parlando delle colline vicino alla sua Cecina, disse che la Liegi non poteva che venirgli naturale.
Arnaud ci ha aperto la porta di casa: tanti i temi toccatiArnaud ci ha aperto la porta di casa: tanti i temi toccati
Esplosività e resistenza
Lescheret sorge a circa 450 metri di quota. Collina dunque, ma De Lie afferma che ha anche un po’ di pianura non troppo lontano ideale per certi lavori o per sciogliere la gamba.
Arnaud è velocissimo, ma tiene bene nelle salite non troppo lunghe. Alto 182 centimetri per 78 chili, è chiaro che può andare bene per gare non troppo dure. Anche se lui ha dimostrato il contrario, quindi sopperisce ai chili con una grande potenza.
E proprio sul discorso della forza abbiamo parlato con Arnaud: «In questo momento della stagione – dice il corridore della Lotto-Dstny – vale a dire la ripresa, sono molto importanti entrambi: sia l’esplosività che gli allenamenti più lunghi e tranquilli. Che poi è quello che ho già fatto l’anno scorso. Abbiamo visto che ha funzionato bene, anche per le corse più lunghe di 200 chilometri e persino di 260. In questo caso penso alla Gand. In quella corsa credo di aver avuto uno dei miei giorni migliori in bici, ma ho avuto tre forature nel momento sbagliato».
«Ora che ho in mente anche le classiche, devo saper combinare bene la tenuta con l’esplosività. Ci stiamo lavorando con il mio allenatore. Sappiamo che le classiche arrivano fino a sei ore e che devi essere esplosivo nel finale, ma devi anche spendere poco per le prime quattro. Quindi in quelle due ore restanti devi sapere come aprire il gas».
«Ma per essere esplosivo nel finale devi anche essere resistente. Quest’anno si è visto che sono migliorato sotto questo aspetto, ma credo anche che la resistenza sia qualcosa che vada a migliorare naturalmente di anno in anno alla mia età».
De Lie vince il GP du Morbihan, corsa con 2.800 m di dislivello. Non a caso il secondo è stato Gregoire, che non è certo uno sprinterDe Lie vince il GP du Morbihan, corsa con 2.800 m di dislivello. Non a caso il secondo è stato Gregoire, che non è certo uno sprinter
Palestra? Il giusto
Oggi molti sprinter, ma non solo (ricordiamo che De Lie si è definito finisseur), fanno dei richiami di palestra anche nel corso della stagione. Per alcune squadre il lavoro coi pesi o a secco è una filosofia.
«Direi che non conta molto per la squadra – spiega De Lie – semmai è più a livello personale. La palestra la faccio, ma preferisco lavorare di più sull’esplosività in bici. I richiami di forza durante la stagione qualche volta li faccio».
«Ho lavorato in palestra parecchio quest’anno dopo la caduta a Dunkerque e la conseguente frattura della clavicola. Ci ho lavorato con un fisioterapista e penso ci sia stato ancora un cambiamento nel mio fisico. Vediamo se sono diventato più forte grazie a questo. E’ un piccolo bonus alla fine, ma saranno i risultati a dirlo».
«Essendo un finisseur per vincere una gara devi avere una grande velocità di punta. Ma non basta. Stiamo lavorando super forte sugli sforzi di 5-6 minuti e anche sugli sforzi più brevi e intensi di 10-15-20-30 secondi».
Siamo nelle Ardenne e queste sono le strade davanti casa Di Lie. Lescheret sorge a circa 450 metri di quotaSiamo nelle Ardenne e queste sono le strade davanti casa Di Lie. Lescheret sorge a circa 450 metri di quota
Freddo e testa
E poi c’è un altro aspetto che ci ha colpito di De Lie, quello del freddo. L’altro giorno a casa sua il vento si faceva sentire. Non era certo un clima mediterraneo. Arnaud senza giacca era a suo agio.
Suo papà Philippe ci raccontava tuttavia che anche da quelle parti il clima è cambiato. Che una volta d’inverno la neve restava a terra a lungo, adesso non nevica quasi più. E quelle giornate con temperature anche a -15 gradi sono ormai rarissime. In questo contesto, anche se fa meno freddo, allenarsi in bici non è proprio il massimo.
«Freddo? Io non sento mai freddo – ci ha detto con la sua solita naturalezza De Lie – a me piace questo clima. Mi trovo bene. Certo, se però ci sono dieci gradi sotto zero, come è accaduto una volta, preferisco andare in Spagna al caldo!».
Anche questo può sembrare un aspetto banale, ma l’approccio mentale al freddo è indicativo. Si dice che quando piove la metà dei corridori al via siano spacciati. Avere una certa predisposizione mentale verso certe avversità vuol dire molto, così come il non sentirsi “solo” uno sprinter.
LECHERET (Belgio) – Sulle colline del Lussemburgo Belga soffiano folate di vento decise. Il cielo è grigio così come le case col tetto a spiovente. Ogni tanto volano gocce di pioggia e foglie morte. Foreste si alternano ad ampie praterie che fanno sembrare gli spazi enormi. E’ qui che vive Arnaud De Lie, uno degli astri nascenti del ciclismo belga.
«Benvenuti – il corridore della Lotto-Dstny ci apre la porta con un sorriso – come avrete visto qui ci sono più mucche che persone!». Una battuta, mentre il cane Oscar corre dappertutto e il ghiaccio è già rotto.
Lecheret, piccolissimo paesino sulle Ardenne, siamo nella provincia del Lussemburgo BelgaLa vettura di Arnaud… di certo non passa inosservatoArriviamo e torniamo da casa di De Lie con l’idea di aver conosciuto un ragazzo ed un ambiente genuino… in una tipica giornata belga!Lecheret, piccolissimo paesino sulle Ardenne, siamo nella provincia del Lussemburgo BelgaLa vettura di Arnaud… di certo non passa inosservatoTorniamo con l’idea di aver conosciuto un ragazzo e un ambiente genuino… in una tipica giornata belga!
Si apre la porta
Altre volte siamo stati a casa di corridori che vivono in campagna, ma per loro la vita agricola era lontana. Per De Lie invece è vera. «Questa mattina, sapendo del vostro arrivo, mi sono dovuto sbrigare con le mucche». Ci avevano detto che quello che pubblicava sui post e le sue dichiarazioni circa la vita di campagna erano vere: non possiamo far altro che confermare.
Entrando nel mondo privato di un corridore, partiamo dalle prime sue pedalate. «Mio padre Philippe andava in bici – racconta Arnaud – e anche noi (il riferimento è al fratello Axel, presto anche lui corridore a tempo pieno, ndr) spesso volevamo fare come lui. Io ho iniziato a sette anni con la mtb. Sono andato subito bene. Poi a undici anni sono passato alla strada. Nelle categorie giovanili ho vinto il titolo nazionale e poi tutto il resto. Ed ora eccomi qua, con questa passione che è anche una professione».
“Passione che è anche una professione”: tuttavia lo stesso Arnaud ammette che non ama del tutto definirlo un lavoro. «Se il ciclismo fosse un lavorosarebbe un vincolo. Anche se di fatto è un mestiere io preferisco vederlo davvero come una passione. E’ così che lo vivo. Alzarmi la mattina per andare a pedalare non è qualcosa che mi pesa, al contrario».
La fama per ora non è un problema per De Lie, che ben si presta a partecipare agli eventi di contorno (foto Instagram)La fama per ora non è un problema per De Lie, che ben si presta a partecipare agli eventi di contorno (foto Instagram)
Fama in crescita
Mentre parliamo scopriamo la casa della famiglia De Lie. Anche questa è grigia, ben rifinita, con una vettura elettrica nel cortile come moltissimi belgi. La stalla è dall’altra parte del cortile. Dietro e davanti i terreni dove pascolano le mucche.
In Belgio è molto sentito il rapporto dei corridori con i fans. Ora De Lie lo riconoscono per strada, specie quando va nelle Fiandre. Più che in Vallonia. In quelle terre il ciclismo è vissuto davvero in altro modo.
Qualcuno ha criticato Evenepoel per non essere sempre educato con i tifosi. Addirittura lo hanno additato per essersi trasferito in Spagna. Van Aert è assediato nella sua casa di Herentals. La pressione, insomma, da queste parti si sente se sei un ciclista forte.
«Io però la pressione non la sento – prosegue De Lie – so cosa voglio fare. Conosco i miei obiettivi, ciò di cui sono capace e non sono capace. Io poi ancora non sono all’altezza di Remco o Wout. Sì, sono cresciuto, ma loro hanno vinto molto di più. Remco ogni giorno saluta 251 persone e se ne salta una esce la critica. Ma le altre 250? Per me è molto più facile, anche perché da queste parti come avete visto non c’è molta gente!».
Senza indugio Arnaud ha definito quella del Quebec la sua vittoria sin qui più bella. Questo è il trofeo…E questo è il sigillo di quel giorno, al termine di una corsa dura… non da velocistiSenza indugio Arnaud ha definito quella del Quebec la sua vittoria sin qui più bella. Questo è il trofeo…E questo è il sigillo di quel giorno, al termine di una corsa dura… non da velocisti
«Sono un finisseur»
Ma gli argomenti si fanno anche più tecnici. Molti dei suoi trionfi sono in volata. Guai però a dargli dello sprinter e basta. Questo era un argomento che avevamo preparato nella nostra scaletta, ma Arnaud ci ha preceduto.
«Per il momento – spiega – penso che sia Philipsen il più forte sprinter del gruppo. Lo abbiamo visto in Francia, dove c’è il livello più alto. Riesce a vincere quando è messo bene e anche quando è messo male. Se dovessi rubare una caratteristica da lui, ma anche da altri velocisti, direi quella di essere un po’ più pazzo in volata, perché per fare certi sprint devi essere un po’ folle. Non devi avere paura di prenderti certi rischi. O pensare che potresti finire la tua carriera se dovesse andare male.
«E poi io sono veloce, ma non sono un velocista. Sono un finissseur», sottolinea il “Toro di Lecheret”.
E qui il discorso si espande. De Lie stesso ci parla della sua vittoria al GP Quebec, un successo nel quale ha sì vinto in volata, ma regolando un gruppo ristretto di corridori che di certo non sono velocisti. Da qui il suo essere finisseur, le classiche e il fatto che vivere su queste colline dove di fatto passa la Liegi (siamo ad una manciata di chilometri da Bastogne) inciderà pure qualcosa.
Secondo lui il fatto di aver vinto le prime corse da pro’ in volate di gruppo lo ha etichettato come uno sprinter. La corsa in Canada invece ha dimostrato una volta per tutte che Arnaud è più di un velocista. In Belgio si dice che possa essere un Boonen.
«Posso passare le salite brevi e questo va bene per le classiche. Qui ci sono molte colline. Se vado verso il Lussemburgo posso trovare anche scalate di 15 minuti. Sono molto fortunato sotto questo punto di vista. Ho anche la pianura se serve. Ed è okay anche il traffico: ieri avrò incontrato tre macchine in due ore e mezza».
Arnaud ci mostra uno dei campi dove pascolano le sue mucche che, aguzzando la vista, si possono scorgereArnaud ci mostra uno dei campi dove pascolano le sue mucche
Campione tra i campioni
Dicevamo che queste sono le strade della Liegi: inevitabilmente i primi ricordi di De Lie sono legati a questa corsa. Anche se lui mette nel calderone un po’ tutte le classiche. All’inizio non seguiva moltissimo il ciclismo. C’è voluto Gilbert per scuoterlo.
«Era il 2010, forse 2011 e c’era Gilbert: è con lui che ho iniziato ad appassionarmi alle corse. Ma ricordo bene anche la volta in cui rimasero in testa i fratelli Schleck e mi hanno colpito le vecchie immagini di quella Liegi del freddo che vinse il “Tasso”, Bernard Hinault».
Ora quel bambino non c’è più, anche se i lineamenti del viso e i suoi 21 anni direbbero il contrario, ma De Lie in gruppo non è più il giovane rampante. Adesso è un corridore importante e questa cosa l’ammette anche lui. Di conseguenza cambia il rapporto con i colleghi, specie i senatori.
«A tal proposito – racconta – ho un bell’aneddoto con Matteo Trentin. Lui è davvero un ragazzo che rispetto molto. Ricordo che una volta dopo una gara avevamo dibattuto un po’. Poi un giorno abbiamo parlato e mi ha detto: “Arnaud, devi avere più amicizie in gruppo”. Ora è un amico».
Il ragazzo sa bene che i senatori, soprattutto se sono compagni esperti, servono. Servono per vincere. Pensiamo a De Gent, a Campenaerts e a Jacopo Guarnieri. Specie se poi hai le classiche nel mirino.
Lo scorso anno Arnaud non è arrivato alla Sanremo al top, ma la Classicissima è una corsa nelle sue cordeLo scorso anno Arnaud non è arrivato alla Sanremo al top, ma la Classicissima è una corsa nelle sue corde
Passione Italia
E una di queste classiche è la Sanremo, tra l’altro l’unica gara che De Lie ha disputato in Italia da quando è pro’.
«Eppure l’Italia mi piace – riprende De Lie – è lì che sono iniziate davvero le mie speranze con il Giro d’Italia U23… Ci sono tante gare che mi piacciono molto, ma stando in una squadra belga veniamo poco da voi, le opportunità non sono poi molte. Ci sarebbe anche il Lombardia, ma per me è un po’ complicato».
Lo scorso anno la Lotto-Dstny non ha fatto il Giro d’Italia. In teoria quest’anno dovrebbe esserci e De Lie ne sarebbe felice, ma è invece probabile che sarà dirottato sul Tour… suo malgrado.
«Magari farò la Tirreno-Adriatico. Anche perché in vista della Sanremo c’è stata un po’ di delusione l’anno scorso. Stavo bene, ma dopo la Parigi-Nizza mi sono ammalato. Ma ripeto, l’Italia mi piace molto. Ho dei bellissimi ricordi del “Baby Giro”. Mi piacciono l’atmosfera, il tifo».
Discorsi fra… tori! Questo è uno dei tori della fattoria De Lie, soprannominato a sua volta il Toro di LecheretDiscorsi fra… tori! Questo è uno dei tori della fattoria De Lie, soprannominato a sua volta il Toro di Lecheret
Sanremo nel mirino?
Arnaud ci mostra la stalla. L’altro pezzo di casa. Ci porta dalle sue mucche. Le tratta come fossero amiche… e forse lo sono. E la cosa deve essere reciproca, perché anche loro lo cercano e si fanno coccolare. C’è anche un toro di 800 chili. La foto con questo bestione è immancabile visto il suo soprannome! L’altro bestione è il trattore: «E’ lo stesso del modellino che ha Moscon! L’ho visto dai suoi post».
L’argomento tecnico prosegue. De Lie finisseur, tiene sulle salite brevi, è veloce: l’identikit perfetto proprio per la Sanremo.
«Certamente – dice Arnaud – è una gara che mi piace. E’ lunga 300 chilometri ed ha un finale molto esplosivo… E’ molto difficile da conquistare. Sappiamo che è una gara che si vince con i dettagli. Non si arriva mai con un minuto di vantaggio, si lotta sempre sul filo, specie adesso che il livello è molto alto. Abbiamo visto quest’anno come si è rotto il gruppo appena sono usciti quei quattro.
«Penso che possa essere un obiettivo per l’anno prossimo, ma per vincerla credo sia ancora un po’ complicato. Già fare una top 10 sarebbe una performance molto buona alla mia età. Diciamo che se un giorno dovessi vincere la Sanremo, potrei dire che la mia carriera ha avuto successo».
E qui in qualche modo torna il discorso anche della squadra e dei corridori esperti, necessari in una prova come la Classicissima.
«Vi dico solo che con Jacopo (Guarnieri, ndr) lo scorso anno abbiamo imboccato per primi la Cipressa. C’è anche Jasper De Buyst che ha molta esperienza in questa gara. Lui aiutò Caleb Ewan quando fu secondo. E già loro non sono poco. In più ci sono molti giovani forti e abbiamo un corridore come Florian Vermeersch che è mostruoso. Credo che avremmo una grande squadra per la Sanremo».
Scopriamo chi è quel Van Gils che ha appena prolungato il contratto con la Lotto-Dstny ed è protagonista nelle classiche. Un'ottima Sanremo e ora le Ardenne
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BEIHAI – De Lie lo chiamano il Toro di Lescheret e quando ci sediamo davanti a lui nel gazebo al via della tappa, l’irruenza traspare nei piccoli gesti a scatti. Ha spalle non larghissime, ma quadricipiti potenti e probabilmente anche da sfinare (il belga è alto 1,82 per 78 chili). Nel parlare c’è l’esuberanza dei 21 anni, come pure nelle battutine sommesse con Thomas De Gendt seduto accanto, all’indirizzo di chiunque. Forse anche il mio.
Il 2023 è stato l’anno del salto di qualità. In Belgio lo hanno già individuato come una sorta di reincarnazione di Tom Boonen. Gli hanno risparmiato il paragone con Van Aert e negli ambienti più legati alla tradizione, i suoi modi discreti fanno più presa dell’esuberanza di Evenepoel. La vittoria WorldTour del Gp Quebec lo ha lanciato fra i grandi, ma dire che tutti si fossero già ampiamente accorti del suo arrivo è persino scontato.
«Quando sono partito per la volata – racconta – ero ancora lontano dal traguardo, ma avevo due compagni che mi hanno pilotato davanti. Hanno alzato il ritmo e sono riuscito a prendere velocità stando a ruota. La squadra ha fatto tutto alla perfezione. Su un finale di quel tipo vince sempre il più forte è quel giorno lo sono stato io. Finora il GP Quebec è stato la vittoria più importante. Volevo vincere una gara WorldTour e ci sono riuscito a 21 anni».
La vittoria di Quebec City è la più grande e la più bella di De Lie, con le dita al cielo per De DeckerLa vittoria di Quebec è la più grandedi De Lie, con le dita al cielo per De Decker
Le dita al cielo di Quebec?
Erano per Tijl De Decker (il giovane belga vincitore della Roubaix U23, scomparso il 25 agosto per un incidente, ndr). Penso sempre a lui. Speravo di vincere davanti a lui nel Renewi Tour, volevo ringraziarlo perché con lui in squadra ho vinto La Polynormande ad agosto, invece se ne è andato proprio in quei giorni. Anche per questo aver vinto in Canada è stato un tributo a lui.
A Montreal, due giorni Quebec, invece di aspettare la volata hai attaccato da lontano. Forse anche troppo…
Ho attaccato per il gusto di farlo, volevo divertirmi. Ero nel gruppo di testa, avrei potuto aspettare. Nessuno in quel momento poteva sapere che fosse un attacco sbagliato, mentre dopo la corsa sono tutti bravi a dirlo. Per quanto mi riguarda, mi rendo conto che sono ogni anno più forte e che magari in futuro certi attacchi finiranno diversamente.
Hai firmato con la Lotto Dstny fino al 2026, come mai?
Mi è piaciuto molto il progetto che mi hanno proposto. Posso continuare a crescere come negli ultimi due anni. Se invece avessi scelto una nuova squadra, avrei avuto il tempo che mi serve? Mi piace stare qui, la Lotto Dstny investe sulla mia carriera e io cerco di ripagarli.
E’ il 26 agosto, si corre il Renewi Tour. Il giorno prima è morto il compagno De Decker, investito in allenamento. Il momento è duroE’ il 26 agosto, si corre il Renewi Tour. Il giorno prima è morto il compagno De Decker, investito in allenamento. Il momento è duro
Il prossimo anno si passa a bici Orbea, cosa ne pensi?
Mi sono sempre trovato bene con Ridley, la scelta è stata della squadra, io ho insistito soltanto per l’arrivo di Lionel Taminiaux (belga di 27 anni, ex Alpecin-Deceuninck, ndr). Perderò invece Maxime Monfort, che passerà sull’ammiraglia Lidl-Trek, con cui ho sempre avuto un ottimo rapporto. Me ne aveva parlato in anticipo. E’ un peccato che se ne vada, ma così è la vita.
E’ andato via Caleb Ewan, per il prossimo anno si prospetta un ruolo da leader?
La parola leader non mi piace, sembra che voglia metterti al di sopra degli altri.
Leader significa essere capaci di guidare la squadra.
Allora è meglio. In alcune squadre il capitano è al di sopra degli altri e questo provoca tensioni. Io mi trovo bene con tutti, siamo un gruppo omogeneo. Se invece inizi a formare gruppetti separati, difficilmente ci riuscirai. L’anno prossimo voglio giocarmi la vittoria nelle grandi classiche. Ci sono andato vicino l’anno scorso alla Omloop Het Nieuwsblad, ora voglio vincere altre gare a livello WorldTour.
De Lie è arrivato fortissimo all’europeo. Ha lavorato per Van Aert, ma forse avrebbe potuto fare lui il finaleDe Lie è arrivato fortissimo all’europeo. Ha lavorato per Van Aert, ma forse avrebbe potuto fare lui il finale
Si parla anche di debutto in un Grande Giro?
L’intenzione per il prossimo anno è quella, ma non sappiamo ancora quale. Se il Tour de France avesse solo sprint in pianura, non ci andrei. Ho notato che mi manca ancora la velocità pura nelle gambe per gli sprint totalmente piatti. Invece quelli in leggera pendenza, posso vincerli. La scelta sarà determinata dai percorsi, la squadra è d’accordo. Sono certo che qualunque corsa sceglieremo renderà il mio motore più forte.
Agli europei hai tirato la volata per Van Aert: pentito di averlo fatto?
Ho dichiarato che avrei potuto fare la volata, ma è stato giusto tirarla per Wout. In quel momento ho pensato che fosse più forte. Non ho rammarichi su come è finita Drenthe. Wout ed io siamo corridori simili, tranne che per la crono. Per me è fonte di ispirazione, se ci troveremo a dividere ancora i gradi in nazionale, basterà essere onesti l’uno con l’altro.
MODENA – “Un pregiudizio è generalmente basato su una predilezione immotivata per un particolare punto di vista“. Decathlon negli ultimi anni sta dimostrando di essere sempre di più attore nel mondo dello sport. Dallo sportivo principiante, come in questo caso, all’agonista esigente. Da Lille, Van Rysel ha dato alla luce due modelli top di gamma pronti a stupire e a far tremare il mondo delle bici da strada.
I modelli RCR e XCR sono un segnale che le ambizioni dell’azienda francese sono cambiate. Non a caso uno degli obiettivi è quello di entrare tra i top cinque brand del mondo del ciclismo. Il processo è già iniziato come si è potuto vedere con Van Rysel partner ufficiale per l’abbigliamento della squadra WorldTour Cofidis.
Qui Rosario Cozzolino durante la presentazione a ModenaVan Rysel per le ruote ha collaborato con l’azienda svizzera SwissSideQui Rosario Cozzolino durante la presentazione a ModenaVan Rysel per le ruote ha collaborato con l’azienda svizzera SwissSide
Visione chiara
Ci troviamo a Modena in un punto vendita Decathlon considerato “Gold” per quanto riguarda il ciclismo grazie alle competenze e performance del reparto. Dietro alle due bici coperte da un velo nero e tante aspettative si possono vedere tutte le proposte di Decathlon rivolte al mondo delle due ruote. Dalle bici da bambino, città, alle mtb, gravel, alle bici da strada entry level fino a questi due top di gamma. Insomma si ha la percezione che la gamma e lo sportivo che decide di entrare dalla porta da oggi hanno una possibilità in più.
«Siamo l’unica marca globale – spiega Rosario Cozzolino, Category Manager Ciclismo di Decathlon – a coprire tutti i bisogni dei ciclisti da corsa, bici, vestiti, accessori e home trainer. Nel 1976 la prima bici Decathlon, nel 2002 abbiamo festeggiato il primo milione di bici venduto, quest’anno siamo arrivati a 70 milioni. Il nostro obiettivo è sempre quello di fornire la gamma più completa. Dalle entry level, alle EDR confortevoli e dedicate all’endurance fino alle Race che abbiamo presentato oggi.
«La passione – prosegue Cozzolino – è uno dei valori che muove Van Rysel. L’impegno nel proteggere i nostri utilizzatori. La tenacia che ci spinge alla ricerca dell’eccellenza. Infine l’umiltà, perché non aspiriamo a supportare solo campioni del mondo, ma ogni utente che abbia i mezzi per migliorare sé stesso. La nostra visione è quella che 600 milioni di atleti in tutto il mondo possano godere di questo brivido della velocità. Mentre la nostra missione è quella di spingerli a cercare il meglio da loro stessi».
I profili sono aero così come i componenti scelti e testati in galleria del vento (telai garantiti 5 anni)Il modello XCR è stato progettato in galleria del vento e pensato per triathlon e cronometroI profili sono aero così come i componenti scelti e testati in galleria del vento (telai garantiti 5 anni)Il modello XCR è stato progettato in galleria del vento e pensato per triathlon e cronometro
Le top di gamma
Le abbiamo viste e toccate. Le due nuove proposte Van Rysel sono finalmente qualcosa di concreto. Anche se però partitanno con una prima vendita nel 2023, per poi entrare a regime nel 2024 con uno stock pronto per il mercato mondiale.
Aerodinamica, rigidità e leggerezza ai massimi livelli. La RCR è stata infatti realizzata in galleria del vento in collaborazione con la francese Onera, che ha anche colorato la livrea del verde fluo, oltre che ovviamente fornire le ruote.
Online si può già trovare il modello FCR, il primo aero firmato Van Rysel. Questa RCR è però ancora più aerodinamica grazie ai test prodotti. Carri ribassati, cavi integrati e tubazioni che seguono i flussi dell’aria. Il telaio vanta soli 810 g (taglia M), per un peso complessivo che va dai 6,8 kg ai 7.8 kg dalla taglia XXS alla XL. Il manubrio integrato sarà realizzato in collaborazione don Deda. Le coperture avranno una tolleranza fino a 700×33.
Le versioni saranno quattro: RCR HM con Sram Rival AXS: 4.200 euro. RCR HM con Sram Force AXS: 4.800 euro. RCR Pro con Shimano Ultegra Di2 12v e ruote Ultegra C36: 5.500 euro. Infine la versione RCR Pro team con Shimano Dura Ace, ruote SwissSide che vede prezzo e allestimenti non certi.
Presentate anche le nuove scarpe con tomaia e rotori HABUSuola in composito, rigida e leggeraIl casco è un prototipo e andrà a posizionarsi al top della gammaLa linea è aero ma non estremizzataPresentate anche le nuove scarpe con tomaia e rotori HABUSuola in composito, rigida e leggeraIl casco è un prototipo e andrà a posizionarsi al top della gammaLa linea è aero ma non estremizzata
Futuro concreto
Con la XCR, Van Rysel ha dimostrato di voler far sul serio a 360°. Il modello dedicato al mondo triathlon ma anche alle cronometro è sintomo che le aspettative per il futuro hanno in serbo qualcosa di importante magari anche nel World Tour. Ad oggi oltre al team Cofidis, ci sono pro’ come Nans Peters (Ag2r Citroen) e Arnaud De Lie (Lotto Dstny) che sono direttamente supportati dal marchio francese. Proprio De Lie le sue ultime vittorie le ha fatte con ai piedi le top di gamma Van Rysel.
Queste calzature, che hanno saputo dimostrare di essere vincenti, verranno sostituite dal modello RCR PRO. Sistema di chiusura HABU, pianta più larga di 3 millimetri e una suola completamente rivista e improntata al massimo trasferimento di potenza. 290 grammi di performance che saranno disponibili al pubblico ad un prezzo di circa 170 euro.
Oltre alle scarpe, abbiamo sbirciato anche un nuovo prototipo di casco che sembra essere il nuovo modello top di gamma. Un compromesso tra aerodinamica e comofort pronti a innalzare ancora di più la proposta di Lille.
Un viaggio nei valori e volontà di Decathlon, diventate sempre di più concreto e misurabile, pronto a dire la propria sul mercato globale anche ai massimi livelli. Dall’online, al negozio fisico, l’assistenza, al noleggio delle bici bambino (a partire da 5€ al mese), alle assicurazioni accidentali e antifurto. La percezione è proprio questa, Decathlon fa sul serio.
Mentre il Giro d’Italia attira come sempre l’attenzione ciclistica su di sé, fuori dai confini italiani non si sta certo fermi, anzi. Il calendario va avanti e offre spunti interessanti, magari con significati che vanno estrapolati come la vittoria di Giacomo Nizzolo al Tro-Bro Leon, la prima dell’anno e la prima anche per la Israel Premier Tech da quando il team ha perso lo status di WorldTour. Un’iniezione di fiducia che era quanto mai necessaria, si dal punto di vista individuale che di squadra.
Lo sprint finale del milanese ha chiuso una parentesi negativa, forse l’ennesima per Nizzolo. Aveva puntato tanto sulla primavera, sulle classiche, ma alla Tirreno-Adriatico ha preso un virus di quelli che ti mettono a terra ed è difficile rialzarsi.
«Sono stato più di 10 giorni senza bici – spiega – e quando ti fermi così tanto fra fine marzo e inizio aprile, poi rimettersi in piedi è davvero arduo. Era chiaro che ormai le classiche fossero andate, l’obiettivo per il quale lavoravo dall’inverno, che avevo in mente anche quando ho affrontato le prime gare oltre Atlantico, a San Juan. Ma questo è il nostro mestiere, si cade e ci si rialza, facendo i propri conti piano piano».
Lo sprint vittorioso di Nizzolo, con De Lie alla sua sinistra. Terzo Eeckhoff del Team DsmLo sprint vittorioso di Nizzolo, con De Lie alla sua sinistra. Terzo Eeckhoff del Team Dsm
Tu sei arrivato alla classica francese dopo aver partecipato al Giro di Romandia chiuso con un ritiro…
Sì, era stato un ritiro precauzionale prima dell’ultima tappa. Ero caduto nella quarta battendo il ginocchio sinistro e chi conosce la mia storia sa quanto questo mi abbia fatto tribolare in passato. Quindi per non rischiare, sapendo anche che l’ultima frazione non poteva darmi nulla di più, ho preferito fermarmi. La gara svizzera d’altronde era servita allo scopo che mi ero prefisso, lavorare duramente, fare fatica per far crescere la condizione.
Che gara hai trovato in Francia?
Era la prima volta che l’affrontavo. Me ne avevano parlato, ma ne sono rimasto sorpreso, più che dal percorso che per suoi versi è particolare dal calore della gente. Ce n’era davvero tanta intorno al tracciato, anche lontano dall’arrivo ma potrei dire che in ogni tratto c’era pubblico, lì è davvero molto sentita.
Accennavi a un percorso particolare…
Sì, è una corsa di oltre 200 chilometri che contiene molti tratti di sterrato, soprattutto strappi in salita. Uno dopo l’altro, alla fine nelle gambe li senti, infatti spesso ha un’evoluzione molto fluida con pochi corridori che si giocano la vittoria com’è avvenuto in questo caso. Erano in 5 in fuga, io insieme a un altro sono partito dal gruppo per provare a riaccodarmi riuscendoci a 3 chilometri dall’arrivo, poi è stato tutto un gioco tattico per impostare la volata.
La Tro-Bro Leon è una classica atipica, con molti tratti in sterrato ma che resta adatta alle bici da stradaLa Tro-Bro Leon è una classica atipica, con molti tratti in sterrato ma che resta adatta alle bici da strada
Come sei arrivato al successo?
Mi ero ripromesso di fare una volata di rimonta e avevo preso De Lie come riferimento, ma spesso tra il dire e il fare le cose sono diverse e sono stato costretto nel finale a fare un po’ di slalom fra gli altri per trovare lo spiraglio buono. Era un rettilineo in leggera salita, impegnativo, ma alla fine l’ho rimontato vincendo abbastanza nettamente.
Non hai certamente battuto uno qualsiasi, visto quanto si è parlato del giovane belga della Lotto Dstny…
Dico la verità, quando vinco non sto tanto a guardare chi c’era, chi ho battuto. Però è anche vero che si tratta di un corridore in grande ascesa, molto forte soprattutto in questo tipo di percorsi non prettamente riservati ai velocisti. De Lie ha un avvenire assicurato, averlo battuto dà magari quel qualcosina in più al successo. Significa che la gamba comincia a esserci…
Per il milanese solo due apparizioni in Belgio, con un 10° posto alla Scheldeprijs. Le ambizioni erano altre…Per il milanese solo due apparizioni in Belgio, con un 10° posto alla Scheldeprijs. Le ambizioni erano altre…
Hai vinto nel primo weekend del Giro d’Italia. Non ti dispiace non esserci?
Non avrei potuto, obiettivamente. Quando perdi così tanti giorni in un periodo cruciale, non puoi pretendere poi di avere la condizione per affrontare tre settimane consecutive di gara, con dislivelli impegnativi come quelli proposti dalla corsa rosa. Un conto è fare una corsa d’un giorno, sparare tutto e poi recuperare, un altro è essere sollecitati giorno dopo giorno. L’ho fatto in passato, arrivare al grande Giro senza la condizione giusta e ne ho pagato le spese. Al Romandia si vedeva che la forma era in crescita, ma sicuramente non quella che serve per essere al Giro.
Nei programmi comunque è già inserito il Tour de France.
E la cosa mi fa piacere, perché non nascondo che guardo con interesse al mondiale di Glasgow, su un percorso che penso sia adatto alle mie caratteristiche, quindi voglio fare di tutto per meritarmi la convocazione e arrivarci al massimo. Il Tour è l’approccio ideale in questo senso, ma preferisco non fare voli pindarici, vado avanti settimana per settimana.
Il giorno più bello di Nizzolo al Giro, 21 maggio 2021, l’acuto di Verona atteso da una vitaIl giorno più bello di Nizzolo al Giro, 21 maggio 2021, l’acuto di Verona atteso da una vita
Nel 2021 avevi sfatato la maledizione del Giro, chissà che magari non riesca a fare doppietta…
Sarebbe bello vincere una tappa anche in Francia, ma come detto meglio andare avanti piano, vedere che cosa la strada proporrà.
Ora che cosa ti aspetta?
Continuerò con una serie di gare tra Francia, Belgio e Olanda, tutte corse d’un giorno a ritmi abbastanza stretti l’una dall’altra, questo dovrebbe aiutare la condizione a crescere per poi capire se e come andare al Tour. D’altronde la squadra non è ancora stata fatta ed è anche giusto così, manca ancora tempo, ma tanti siamo in preallarme e quindi ci si prepara.
Secondo anno di militanza alla Israel. La vittoria di Nizzolo è la prima in questa stagione per il teamSecondo anno di militanza alla Israel. La vittoria di Nizzolo è la prima in questa stagione per il team
Come ti trovi nel team israeliano? Sei al secondo anno…
Mi hanno accolto bene, questa era la prima vittoria dell’anno e ha dato morale un po’ a tutti. Non è servita solamente a me. D’altro canto c’è un altro particolare che rende questo successo speciale.
Quale?
Io in questo periodo purtroppo soffro molto di allergia, per me maggio è sempre stato un mese critico e chi mi ha seguito al Giro lo sa. Per fortuna si correva in Bretagna, in riva al mare e quindi l’aria per me era più pulita, ma vincere in questo periodo ha sempre un significato speciale per me. Proprio come fu a Verona nel 2021.
Volate e rapportoni. Per un Nizzolo che spiega perché usi sempre il 56 e dice che gli piacerebbe il 58, c'è Pinazzi che sprintava con il 53 a 130 pedalate
Il weekend di apertura sulle stradine del Nord ha confermato che Arnaud De Lie è ben più di un velocista, confermando le impressioni di Guarnieri dei giorni scorsi. Il corridore ardennese ha tutto quello che serve per fare la sua parte nelle classiche fiamminghe, dando un senso al soprannome “le taureau de Lescheret”, il toro di Lescheret, il villaggio da cui proviene.
Lo ha dimostrato con il secondo posto alla Omloop het Nieuwsblad e il settimo nella Kuurne-Bruxelles-Kuurne, battuto nella volata alle spalle del gruppo di testa.
A Kuurne ha pagato la fatica del giorno prima a Ninove, ma ha fatto comunque corsa di testaA Kuurne ha pagato la fatica del giorno prima a Ninove, ma ha fatto comunqu3 corsa di testa
Né quota né Giri
Il ragazzo ha vent’anni e non ha ancora fatto 70 giorni di corsa da professionista, eppure le sue vittorie ammontano già a 12. Non ha ancora la resistenza di rivali come Van Aert e Van der Poel e del resto non ha mai preso parte a un grande Giro né partecipato a ritiri in altura, che per i rivali e tanti colleghi è ormai un punto di passaggio obblligato.
Per ora lo staff tecnico della Lotto-Dstny ha lavorato bene con lui sull’alimentazione e si sta adoperando perché migliori il giusto in salita. Con un metro e 82 per 72 chili, De Lie ha tutto quel che serve per diventare un uomo da classiche, veloce quando serve.
E’ stato Gilbert, al debutto sulla moto di Eurosport, a suggerire la calma a De LIeE’ stato Gilbert, al debutto sulla moto di Eurosport, a suggerire la calma a De LIe
Il sangue freddo
Il secondo posto a Ninove, sul traguardo della Omloop Het Nieuwsblad, è stato il suo miglior risultato in questo tipo di corse: di fatto gli è sfuggito il solo Van Baarle. E dire che la corsa si era messa male, dato che a circa 50 chilometri dall’arrivo, De Lie è caduto. Ma anziché farsi prendere dal panico, è risalito velocemente in sella e si è lanciato all’inseguimento.
«Ho speso tanto – dice – e credo che la chiave sia stato aver mantenuto la calma durante l’inseguimento. Ho seguito il consiglio di Philippe Gilbert dalla moto e di Frison in gruppo. Però ho faticato e forse per questo domenica avevo le gambe piuttosto stanche. Eppure sono andato migliorando con il passare dei chilometri e ho iniziato a sentirmi sempre meglio. Chissà cosa sarebbe successo se a Kuurne avessimo raggiunto il gruppo di testa. Sabato, invece ho fatto la migliore prestazione a Ninove, quindi era perfettamente normale che domenica fossi un po’ meno brillante. Se non fosse stato così, avrebbe significato che sabato non ho dato il meglio di me».
Frison è il suo angelo custode: qui alla firma di Almeria, dove De LIe sarà secondoFrison è il suo angelo custode: qui alla firma di Almeria, dove De LIe sarà secondo
Il nuovo Boonen
Sebbene su di lui ci fosse grandissime attese, nella prima gara WorldTour affrontata con grosse attese sulle spalle, i compagni sono rimasti stupiti della sua calma.
«Sta diventando più calmo – ha detto il compagno Frison a Het Nieuwsblad – sembra che ogni prestazione gli dia un po’ più di fiducia. E’ davvero molto solido. Fisicamente è estremamente forte, ma mentalmente è quasi meglio. Non ho mai visto un ventenne così solido».
E qui si chiude quasi definitivamente il capitolo su De Lie che sarebbe solo un velocista, spostando l’ago della bilancia sul De Lie come possibile erade di Tom Boonen. Non è per caso che quando era ancora un U23 Lefevere sia andato a cercarlo, salvo arrendersi al fatto che il vallone avesse già dato parola alla allora Lotto Soudal.
«E’ davvero un leader nato – ha spiegato il tecnico Nikolas Maes – e sta crescendo nel ruolo. All’inizio gli stava tutto bene, ora indica con grande precisione quello che vuole, come vede il finale e cosa vuole che facciamo. Inoltre è capace di dare tutto ed è di ispirazione per il resto della squadra».
Lo scorso anno De LIe si è rivelato, vincendo e tanto alla prima stagione da pro’Lo scorso anno De LIe si è rivelato, vincendo e tanto alla prima stagione da pro’
Sul Muur col padellone
Quello che più ha stupito i tifosi e gli osservatori sui muri dell’Omloop Het Nieuwsblad è stata la sua grande potenza, soprattutto sul Muur va Geraardsbergen, il vecchio Muro di Grammont, scalato con il 53 e il secondo tempo di giornata, alle spalle di Mohoric.
«Normalmente su quel muro – spiega De Lie – vado con i rapporti più corti. Ma ho cominciato a salire con la corona più grande e non me la sono sentita di cambiare, per paura che si rompesse la catena. Non c’è da vergognarsi di essere dietro Mohoric. Del resto è lui il vincitore della Milano-Sanremo e questo mi motiva solo di più. Sono curioso di vedere che cosa potrò fare io in quei 300 chilometri.».
Tra i protagonisti assoluti dell’avvio di stagione c’è sicuramente Arnaud De Lie, che in 7 giorni di gara ha collezionato tre vittorie e un secondo posto. Non si può certo dire che sia stata una sorpresa, visto il roboante 2022 del ventenne di Libramont, vincitore di ben 9 corse. Un velocista di primissimo piano e, vedendo i suoi successi, molti si sono chiesti a chi possa essere assimilato.
L’esperto Thomas De Gendt, suo compagno alla Lotto Dstny, ha parlato di De Lie come di un nuovo Sagan, innanzitutto per quello spirito sbarazzino in bicicletta, quella voglia innata di divertirsi, riprendendo di fatto un concetto molto in voga in questo ciclismo, stante anche le dichiarazioni in tal senso di Pogacar, del suo vedere il ciclismo come un gioco in cui vincere sempre.
Primo anno per Guarnieri alla Lotto Dstny. In Spagna la scoperta di De LiePrimo anno per Guarnieri alla Lotto Dstny. In Spagna la scoperta di De Lie
Tecnicamente il paragone è proponibile o ce ne sono altri più definiti? Chi meglio di Jacopo Guarnieri, da quest’anno suo nuovo compagno di squadra, poteva dare una risposta, considerando la sua lunga militanza al fianco di tanti grandi velocisti, a cominciare proprio da Sagan?
«Con Peter abbiamo corso insieme nei miei due anni finali alla Liquigas (2010-2011, ndr). Le parole di Thomas non sono sbagliate, Arnaud ha un approccio molto “free” con la bici, vive tutto con spensieratezza, non sente pressioni. Se tecnicamente sono due corridori molto diversi considerando la potenza straripante di Peter, come modo di vivere la loro attività sono molto assimilabili».
Sagan, al suo ultimo anno su strada. De Lie ricorda molto lo slovacco ai suoi iniziSagan, al suo ultimo anno su strada. De Lie ricorda molto lo slovacco ai suoi inizi
Tu approdi quest’anno alla Lotto Dstny, venendo da anni al fianco di un altro Arnaud, Demare. Qui trovi dei punti di contatto?
Nei due vedo la stessa voglia di lottare, il carattere tipicamente vincente, di colui che vuole arrivare a tutti i costi al risultato spendendo tutto se stesso. Diciamo che entrambi godono nel correre. De Lie forse è più poliedrico per certi versi, non è un velocista puro, ma rispetto al francese ha una maggior resistenza su alcuni strappi, quindi il suo ventaglio di possibilità come percorsi è più ampio. C’è però una differenza sostanziale…
Quale?
De Lie non ha mai fatto un grande Giro e questo cambia molto nella vita di un velocista. Rappresenta un banco di prova, un bagaglio di esperienze enorme, che spesso cambia la vita. Il susseguirsi delle tappe influisce, fa perdere l’esplosività che è una sua caratteristica, per questo sarà importante cimentarsi in una gara di tre settimane. Noi parliamo di un corridore ventenne che deve fare ancora tante esperienze: io ho corso con lui nelle due gare a Mallorca, ho visto di che cosa è capace, ma chiaramente è un corridore che deve anche maturare.
Per il belga subito 3 vittorie, 2 all’Etoile de Besseges dopo la Clasica Comunitat ValencianaPer il belga subito 3 vittorie, 2 all’Etoile de Besseges dopo la Clasica Comunitat Valenciana
C’è qualcosa che non ti convince?
No, assolutamente, ma è chiaro che Arnaud ha bisogno di crescere, soprattutto di affrontare nuove esperienze, di correre gare diverse da quelle nelle quali si è cimentato lo scorso anno privilegiando, giustamente, il calendario belga. De Lie ha l’esuberanza tipica della sua età, attacca sempre, anche quando potrebbe risparmiare energie in vista della volata finale. E’ quel pizzico di malizia che si acquisisce solo con l’esperienza.
Tu avrai a che fare con lui e con Ewan, due velocisti molto diversi.
Moltissimo. Ewan non vuole essere sempre portato in prima posizione, rispetto a com’ero abituato sarà un cambio notevole, infatti sono contento d’iniziare a correre con lui. Tornando ad Arnaud, devo dire che faccio un po’ fatica a considerarlo un velocista puro. Io lo vedo come un “Boonen in evoluzione”, nel senso che col passare del tempo e l’affinarsi delle esperienze, potrà essere davvero un corridore da classiche, considerando appunto le sue capacità anche su certi tipi di salite.
Jakobsen è pronto a ricevere la sfida del belga. Domenica lo scontro a KuurneJakobsen è pronto a ricevere la sfida del belga. Domenica lo scontro a Kuurne
Molto diverso quindi da sprinter come Jakobsen o Groenewegen…
Enormemente. Mi incuriosisce molto lo scontro previsto per domenica alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Jakobsen ha certamente punte di velocità maggiori, De Lie ha dalla sua non solo la forma, ma anche la forza pura. Potrebbe anche trovare una soluzione prima per staccare il pericoloso rivale. Per Groenewegen vale lo stesso discorso, anzi l’olandese ha nelle salite un po’ il suo punto debole.
Dall’alto della tua esperienza, che cosa ti senti allora di consigliargli?
Di andare un po’ più calmo, imparare a gestire le sue energie e a correre al risparmio, attaccare quando davvero serve e ci sono possibilità che l’azione sortisca effetti. Deve correre più di rimessa, fidandosi anche del lavoro di squadra. All’Etoile de Besseges ad esempio il team lo ha aiutato molto, riportandolo dentro dopo un momento di difficoltà. In questo ho notato un grande spirito, che convince sempre più che la scelta fatta da me sia stata quella giusta.
PALLASTRELLI – L’aperitivo, si sa, tira sempre la volata alla cena. Figuratevi se non risuona questo mantra a casa di Jacopo Guarnieri, uno dei migliori pesci-pilota al mondo, che su questo ruolo ci ha costruito una professione.
Proprio per il suo modo di interpretare questo compito, è stato chiamato dalla Lotto-Dstny per far tornare Caleb Ewan su standard ancora più alti (in apertura Photo News & Maxime Van der Wielen). Il curriculum di Guarnieri non farà comodo solo al piccolo velocista australiano ma anche ad altri talenti del team belga. Siamo andati così a fare una visita sul tardo pomeriggio al 35enne piacentino per farci raccontare il nuovo ambiente che vivrà.
Sorride Jacopo. Con la Lotto-Dstny vuole essere un riferimento per Ewan e per De LieSorride Jacopo. Con la Lotto-Dstny vuole essere un riferimento per Ewan e per De Lie
Jacopo quanto ti è costato andar via dalla Groupama-Fdj?
Beh, dopo sei stagioni non è stato semplice. Da una parte c’è del dispiacere e lo sarà di più quando ci rivedremo alle gare. Dall’altra però il cambiamento è sempre stato un aspetto positivo nella mia carriera. Sentivo che si stava chiudendo un ciclo e ho colto l’opportunità della Lotto-Dstny, che è arrivata a fagiolo. Siamo rimasti in ottimi rapporti. Anzi, pensate che gli ho detto che per una volta che la Groupama aveva disegnato una maglia che mi piaceva, io non ci sono più. Potrebbero regalarmene una (dice ridendo, ndr).
Quanto ci era voluto per creare la simbiosi Demare-Guarnieri e col resto del vostro treno?
In realtà molto poco. La prima corsa che abbiamo fatto assieme l’abbiamo vinta. Febbraio del 2017, prima tappa dell’Etoile de Bessegès dove Arnaud ha battuto Kristoff, che era il mio capitano l’anno precedente. Da lì abbiamo costruito bene tutti i nostri automatismi. Abbiamo vinto subito tanto. Forse la fortuna era che non esisteva prima un loro treno. Mi hanno dato fiducia totale, con le direttive che volevo io.
Guarnieri ha ritrovato Demare alla presentazione del Giro 2023. Un’occasione per passare del tempo assiemeJacopo e Arnaud assieme hanno disputato 311 gare con 45 vittorie del francese. Uno dei binomi più forti degli ultimi anniGuarnieri ha ritrovato Demare alla presentazione del Giro 2023Jacopo e Arnaud assieme hanno disputato 311 gare con 45 vittorie del francese
Hai mai fatto il conto di quanto avete vinto assieme?
Abbiamo fatto più di 300 gare assieme. Io c’ero nell’85 per cento delle sue vittorie. Lui con me ne ha conquistate 45 delle 51 fatte in questi sei anni e sulle 90 totali della carriera. Se ci penso, mi sento orgoglioso perché sono numeri importanti e successi di peso fra tappe al Giro con due maglie ciclamino, Tour, Parigi-Nizza, Delfinato, Giro di Svizzera. Così prima di andarmene ho fatto un regalo ad Arnaud dove c’erano riepilogati questi ed altri dati di noi due come compagni di squadra. Gliel’ho consegnato quando ci siamo visti alla presentazione del Giro 2023. Io ero contento di darglielo e lui sorpreso e contento di riceverlo.
Nella Lotto-Dstny formalmente lavorerai per Ewan ma troverai un altro Arnaud, De Lie, per il quale potresti essere l’ultimo uomo.
Principalmente sono andato lì per Caleb. Tutta la prima parte di stagione, fino all’estate, avremo lo stesso calendario. Ho chiesto però di poter correre anche con De Lie. E’ simile a Boonen, va forte sugli strappi ed è meno velocista, però mi interesserebbe cercare di portare alla vittoria anche lui. E’ un 2002, quindi tutto da scoprire.
Passato e futuro di Guarnieri. A Scalea al Giro d’Italia, Demare brucia al fotofinish EwanDa un Arnaud all’altro. Dopo Demare, Guarnieri trova De Lie, talento belga di 20 anniPassato e futuro di Guarnieri. A Scalea al Giro d’Italia, Demare brucia al fotofinish EwanDa un Arnaud all’altro. Dopo Demare, Guarnieri trova De Lie, talento belga di 20 anni
Considerando le tue precedenti esperienze nelle altre formazioni, quanto ci vorrà a trovare i giusti meccanismi col nuovo treno?
Sarà meno immediato perché Caleb ha le sue idee molto radicate. Ci sono già altri compagni che lavoravano per lui, ma secondo me mancava una guida. Potrebbe essere più difficile ma al tempo stesso molto stimolante. Per me è più efficace un treno che parte da 50 all’ora per arrivare ai 60 in crescendo, mentre Caleb preferisce arrivare subito ai 60 e tenere la velocità fino alla fine. Sono due situazioni diverse, nel secondo caso è più facile che ti rimontino. Dobbiamo trovare il compromesso, visto che non è un corridore cui piace partire in testa.
Hai trascorso due mini-ritiri in Belgio con la squadra. Che impressione hai avuto?
Ho fatto una settimana in tutto tra entrambe le volte. Per lo più ci siamo trovati per fare un po’ di bisboccia e conoscenza, visto che eravamo ancora in vacanza. Eravamo ad Houffalize a fare il team building. Principalmente abbiamo fatto orienteering divisi in più squadre tra corridori e staff. C’erano varie prove da superare, tipo kayak o una ferrata. Ci ritroveremo a gennaio ad Altea o Calpe. Ci sarà solo Arnaud, mentre Caleb sarà a correre giù in Australia. Peccato perché poteva essere già un’occasione per provare un po’ di treni però avremo modo di recuperare.
Guarnieri impegnato agli europei di Monaco 2022Jacopo con Ewan vuole ripetere i risultati fatti con DemareGuarnieri impegnato agli europei di Monaco 2022Jacopo con Ewan vuole ripetere i risultati fatti con Demare
Da quest’anno la Lotto-Dstny sarà professional ma potrà disputare un calendario WT come miglior retrocessa. Cosa ne pensi?
E’ la situazione migliore. Possiamo gestire le nostre gare, andando a correre dove veramente ci interessa e dove possiamo fare risultato. Abbiamo il diritto di partecipare a tutte le gare WT, ma non il dovere. E’ chiaro che ogni anno va rinnovata mentre la licenza WorldTour ce l’hai per tre anni e sotto quel punto di vista sei più tranquillo. Dovremo confermare di essere tra i due migliori pro-team. Penso che mantenere questa posizione non dovrebbe essere più difficile del previsto, anche se mai dire mai. Mi piacerebbe contribuire a farli tornare nel WorldTour. In ogni caso faremo una attività di alto livello, come facevo gli altri anni.
Che obiettivi si è posto Jacopo Guarnieri?
Vincere col leader. Sono verso fine carriera ma non cambia nulla per me. Ecco, non mi dispiacerebbe trovare nuovi “vagoni” del treno, se mi concedete la metafora. Nell’ultimo anno ho inserito Miles Scotson nel treno di Demare. Lui non è un ultimo uomo ma come penultimo può avere un grande futuro ed è rimasto alla Groupama-Fdj. Qui invece devo conoscere bene i miei futuri compagni.
Guarnieri e Bennati sono stati compagni alla Liquigas nel 2009 e 2010. Assieme hanno corso i mondiali 2014 e 2016Guarnieri e Bennati sono stati compagni alla Liquigas nel 2009 e 2010. Assieme hanno corso i mondiali 2014 e 2016
E un pensierino al mondiale non ce lo fai? Il circuito lo conosci e d’altronde col cittì Bennati hai un buon rapporto…
Col “Benna” siamo stati compagni di squadra e non avrò problemi a parlare con lui. Non credo che il mio calendario possa condizionarmi. Essendo il mondiale ad agosto, chi uscirà bene dal Tour de France penso che potrebbe avere una corsia preferenziale per essere convocato. Il percorso l’ho fatto agli europei del 2018. Stavolta dovrebbe esserci una salita di 6 chilometri nel tratto di trasferimento però non penso che farà differenze. Il circuito cittadino ricordo che non è facilissimo. Il mio programma dovrebbe permettermi, se sarò all’altezza, di mettermi in mostra e quindi puntare ad una maglia azzurra.
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