Con la schiena non si scherza: Fondriest lo sa bene. E Vdp?

28.01.2022
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Un bel mistero avvolge la ripresa di Van der Poel che ha lasciato il ciclocross per recuperare e dirigersi verso la stagione su strada. Non è stata ancora fissata alcuna data per il debutto. Mathieu ha subìto un intervento al ginocchio, per la conseguenza di una caduta in allenamento, e adesso sta facendo i suoi esercizi per rinforzare la schiena. Il pasticcio, se di pasticcio si è trattato, si è innescato probabilmente al momento di riprendere dopo la caduta di Tokyo.

Anche Van der Poel a Tokyo ha battuto il coccige: è mistero sul suo ritorno
Anche Van der Poel a Tokyo ha battuto il coccige: è mistero sul suo ritorno

L’esperienza di Fondriest

La schiena è una cosa seria. E così… masticando la storia dell’olandese della Alpecin-Fenix, siamo arrivati alla porta di Maurizio Fondriest (in apertura nell’inverno da campione del mondo), cui la schiena non trattata a dovere ha condizionato la carriera e che è per giunta anche un uomo immagine di Alpecin. Sono altri tempi e altre sono le conoscenze in materia, ma la schiena resta sempre una cosa seria.

«E’ davvero una cosa seria – sottolinea il trentino – che si innesca su eventuali predisposizioni dei singoli. Io ad esempio anche da piccolo avevo dei dolorini. Da militare facevo fatica a stare tanto in piedi. Diciamo che la schiena era la parte debole del mio corpo, ma i guai cominciarono nel 1988 quando caddi al Giro del Trentino e battei il coccige. Vai giù, batti forte, ci sta che il coccige faccia male. Ma ripartii e quell’anno vinsi anche il mondiale. Eppure l’anno dopo cominciarono i problemi, con un dolore fisso nella zona lombare. Sono cose che ricostruisci dopo, perché quando ci sei dentro non te ne rendi conto. Erano anche anni in cui non si faceva un gran lavoro su addominali e dorsali come oggi. Io andavo in bici d’estate e sciavo d’inverno. Mi era sempre bastato, per questo oggi ai miei ragazzi raccomando di lavorare bene in palestra…».

Mathieu, viene da chiedersi, lavora tanto in palestra oppure preferisce lavorare solo sulle sue bici da strada, da cross e sulla mountain bike? Il discorso va avanti, il ricordo prosegue.

Che cosa successe?

Nell’inverno del 1990 ero in vacanza in Messico e a saltare nelle onde presi il colpo della strega. Tornai in Italia piegato e iniziai la preparazione con la schiena in crisi. Pedalavo con un chiodo conficcato nel gluteo. Facevo stretching, mi allungavo, ma il dolore non diminuiva. Cavoli, mi dicevo, ho appena firmato con la Panasonic, non posso dirgli che sono malato. Ma proprio gli olandesi mi portarono da un osteopata.

Per fortuna…

Infatti le cose un po’ migliorarono. Poi andai da un fisioterapista in Belgio e quello trattò il gluteo e mi fece saltare dal dolore e si raccomandò che andassi regolarmente in palestra. E qui commisi l’errore fatale, ora posso dirlo.

Vale a dire?

Feci due giorni di esercizi e poi dissi basta. Non credetti che con quel lavoro specifico avrei risolto i miei problemi e sbagliai. Se il mal di schiena discende da un problema scheletrico, lavorando sui muscoli puoi rinforzare la zona. Oggi faccio 4 giorni a settimana di lavoro specifico, allora ero giovane e forte e pensai che ne sarebbero bastati due in tutto. Fu un errore, ma non c’era minimamente in giro la stessa competenza di oggi.

Van der Poel è rientrato nel cross senza aver sanato il problema alla schiena e ha dovuto fermarsi del tutto
Van der Poel è rientrato senza aver sanato il problema alla schiena e ora è fermo del tutto
A Mathieu può essere successa la stessa cosa?

Ho sentito in Alpecin, ma sono super abbottonati. Non so bene le origini del problema. Magari si tratta di altro. Però una cosa che vedo ancora spesso lavorando a contatto con gli atleti è voler riprendere subito dopo un incidente. Lui è ripartito subito su strada e poi nel cross, ma non è più stato lo stesso. Quando nel 1994 fui operato per un’ernia, sui giornali si parlò di recupero record, ma a cosa servì alla fine? Feci altri risultati per il mio carattere, ma continuai a fare danni al mio corpo.

Effettivamente la voglia di rientrare lo ha portato a correre nel cross e forse poteva farne a meno…

La foga di tornare si ritorce contro. Quando la schiena fa male, perdi anche forza nelle gambe. E poi mettiamoci che per il suo modo di correre, sempre così prepotente, se hai un minimo cedimento, rischi di pagarlo caro. Questi ragazzi, come Mathieu e lo stesso Van Aert, hanno un superfisico, ma a forza di insistere potrebbero pagarla. E’ bene che abbiano deciso di fermarlo per curare a dovere il recupero.

Sulla schiena di Van der Poel, lo sguardo del fisioterapista

07.01.2022
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Quando c’è di mezzo un fuoriclasse come Mathieu Van der Poel ogni notizia ha un’eco sconfinata. Figuriamoci se poi lui, campione in carica uscente, annuncia che non parteciperà al mondiale di ciclocross di Fayetteville negli Stati Uniti il prossimo 30 gennaio.

Il mal di schiena causato dalla clamorosa caduta all’inizio della prova olimpica di Mtb il 26 luglio non gli dà tregua. Da quel giorno è stato fermo fino al 12 settembre rientrando alla Antwerp Port Epic (vincendo) e disputando, non senza fastidio, altre quattro gare, chiuse il 3 ottobre col secondo posto alla Roubaix dietro Colbrelli. Poi altro lungo periodo di stop (forzato?) e ritorno in gara il 26 dicembre nella prova di coppa del mondo di ciclocross a Dendermonde concludendo secondo dietro Van Aert. Ventiquattro ore dopo, a Zolder nel Superprestige, il ritiro a metà gara e nuovi interrogativi sul suo stato di salute.

Nel finale di stagione Van der Poel è stato protagonista alla Roubaix, ammettendo di aver avuto mal di schiena
Nel finale di stagione Van der Poel è stato protagonista alla Roubaix

In questo lasso di tempo tutti si sono scatenati sulle sue condizioni, sulle relative diagnosi e cure per rivederlo senza più dolori. Noi abbiamo voluto sentire Maurizio Radi, fisioterapista e titolare della FisioRadi Medical Center di Pesaro (in cui è stato sviluppato il programma specifico “Scienza e Salute del ciclista”), che tra cestisti, calciatori e sciatori ha trattato tanti casi di infortuni. Gli abbiamo sottoposto le istantanee della caduta di Van der Poel per provare a capirne di più.

Maurizio, data la tua lunga esperienza ed osservando queste foto, che tipo di trauma potrebbe aver subìto?

A prima vista sembra una problema nella zona dorso-lombare o lombo-sacrale. In una botta così forte però bisogna considerare cosa avviene nella caduta come stress, se per un colpo diretto o in torsione. Il rachide può subire un trauma in compressione o in distorsione. Poi bisogna vedere se la bici ha fatto leva sul suo corpo. Comunque penso che quello che ad oggi gli dia fastidio sia una sofferenza discale, data per un’ernia o una protusione.  

Rivedendo la scena, Van der Poel pensava di trovare la pedana e invece nel salto sembra che finisca nel vuoto a corpo morto. Nelle conseguenze fisiche, può aver inciso essere stato impreparato mentalmente alla caduta?

Sicuramente sì. Se tu pensi di affrontare un tratto di percorso sapendo già cosa ti attende (VdP aveva fatto la ricognizione il giorno prima in cui c’era la passerella, ndr) ed invece ti viene a mancare il terreno sotto i piedi è normale che ti possa fare ancora più male. A lui è successo questo, non era pronto all’impatto. E’ atterrato senza poter fare nulla, anche se era obiettivamente difficile fare qualcosa per restare in piedi o cadere meglio. E’ ovvio che da un campione del genere non ti aspetteresti una distrazione simile ma può capitare anche ai migliori.

Il momento del drop, in cui Van der Poel si rende conto che la passerella non c’è
Il momento del drop, in cui Van der Poel si rende conto che la passerella non c’è
Dolore a parte e sempre dal punto di vista mentale, il suo recupero può essere rallentato proprio da questo aspetto?

Certo, è proprio un discorso che stavo per fare. Van der Poel è un grande atleta, ha vinto tanto, non gli è mai successo nulla di grave prima ma questo è il suo primo vero problema fisico. Il suo recupero non è più legato solamente all’infortunio, ma anche al lato emotivo. Adesso lui non deve allenarsi per vincere ma per tornare a star bene. Fisiologia e biologia vogliono il loro tempo, che permetta ai tessuti di recuperare, specialmente per un atleta di così alto livello che fa tante discipline.

Appunto, tra gli impegni di strada, Mtb e ciclocross e pressioni di sponsor, squadra o tifosi, immaginiamo che Van der Poel non abbia potuto svolgere un normale recupero…

Intanto va detto che lui ha corso su discipline in cui produce tre sforzi diversi, con sollecitazioni diverse che non gli hanno fatto bene. Senza contare anche le tre posizioni diverse sulle relative bici. Forse poteva evitare di preparare la stagione del cross. Hanno corso un rischio, ma tra i professionisti il rischio fa parte del mestiere. Non c’è una soluzione assoluta, difficile dire se abbiano fatto bene o male a farlo correre. Gli atleti di alto livello hanno tempi di recupero migliori di una persona normale e talvolta te ne accorgi solo quando vanno sul campo di gara sotto sforzo. In tutto questo però vorrei aggiungere una cosa.

La caduta è rovinosa e senza possibilità di proteggersi in alcun modo
La caduta è rovinosa e senza possibilità di proteggersi in alcun modo
Certo, quale?

Nella cassa di risonanza che ha avuto questa notizia, io sono più per sostenere ciò che ha fatto Van der Poel piuttosto che criticarlo come hanno fatto in tanti. Senza entrare nel merito, credo che il suo staff medico abbia seguito le strategie corrette, poi l’intoppo sta sempre dietro l’angolo.

Chiudendo Maurizio, ora lui cosa dovrebbe fare?

Non voglio dare terapie. Da appassionati di ciclismo ci dobbiamo aspettare solo che lui guarisca e che rientri solo quando starà veramente bene. La fretta spesso ti porta ad inseguire e sprecare più tempo del previsto. Van der Poel è ancora giovane, ha davanti a sé ancora dieci anni di attività. Meglio che perda qualche mese adesso piuttosto che compromettere la carriera.

Sbaragli, già a tutta, ci dice di VdP: «Fermato dal team»

06.01.2022
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Anche ieri Kristian Sbaragli si è sciroppato le sue buone cinque ore di allenamento, con tanto di lavori. Testa e gambe sono già in piena stagione. «Le sensazioni sono buone – dice il toscano – Sono riuscito a non inciampare nel Covid e per il momento è stato un inverno senza grossi intoppi. Tra qualche giorno ripartirò per il ritiro in Spagna con il team».

E con questo “senza grossi intoppi”, Kristian introduce l’argomento dell’articolo: lo stop di Mathieu Van der Poel. L’asso olandese della Alpecin-Fenix ha alzato bandiera bianca per i problemi alla schiena derivanti con ogni probabilità dalla caduta nella gara in mountain bike alle Olimpiadi, per colpa di una rampa in corrispondenza di un drop.

L’ormai celebre immagine che immortala VdP l’istante dopo la caduta nella gara olimpica di Mtb. Mathieu si toccò subito la schiena
L’immagine che immortala VdP dopo la caduta nella gara olimpica di Mtb
Kristian, dopo i giochi di Tokyo Van der Poel non aveva dato segnali di tali problemi?

Problemi alla schiena in modo esplicito direi di no, perché comunque dopo Tokyo ha continuato a lavorare molto. Si era a stagione iniziata e con la sua classe e la super condizione che aveva, non ha avvertito eventuali problematiche. In più lui stava puntando a gare di un giorno, come il mondiale e la Roubaix, in cui è andato molto forte e non ha fatto corse a tappe dopo i Giochi.

E’ cambiato tutto dopo…

Quando ha ripreso la stagione del cross evidentemente si è presentato questo problema che non aveva risolto del tutto. All’inizio magari non gli ha dato fastidio, ma poi aumentando gli allenamenti e iniziando le gare è esploso. Meglio sacrificare comunque una stagione di ciclocross, che il resto della stagione su strada e forse della carriera.

Eppure, dal vostro primo ritiro, ci giungevano voci di un Van der Poel pimpante, anche pronto a far volate in allenamento coi compagni…

Io penso che Mathieu sia molto estroverso. Gli piace divertirsi in bici, pertanto, anzi sono sicuro, che la decisione di fermarsi gli sia stata imposta dalla squadra. Che sia stata più una scelta del team che non sua. Non ci ho ancora parlato in modo diretto, anche perché credo sia un momento poco felice per lui, ma conoscendolo soffrirà per non poter difendere il titolo mondiale nel cross. Se lo staff medico lo ha fermato è perché bisognava fare così. Lui avrebbe dato il 110% per provare a difendere il titolo e magari avrebbe fatto peggio.

Quindi anche in Spagna non ha dato nessun segnale che potesse far pensare ad un problema in corso…

Nessun problema, ma l’allenamento è una cosa e le gare sono un’altra. Oggi il livello anche nel cross è molto alto, soprattutto con un Van Aert in questa condizione.

Nel ritiro della Alpecin a Mallorca, Van der Poel è sembrato pimpante e anche Sbaragli è dello stesso avviso (foto Alpecin)
Ritiro Alpecin Fenix Mallorca, Mathieu Van der Poel (foto Alpecin)
In Spagna Mathieu ha lavorato solo con la bici da strada?

No, anche con altre bici. Eravamo divisi, anche per il discorso delle bolle anticovid, in tre gruppi. Mathieu era in quello in cui c’erano anche i crossisti e i biker. Loro alcune volte facevano le uscite su strada, delle doppie uscite strada e cross, altre volte si allenavano con la bici da cross sulla spiaggia ed altre ancora correvano a piedi. E correvano soprattutto coloro che sono meno specialisti, che approfittano dell’inverno per riprendere un po’ l’attitudine con la corsa a piedi, visto che nel resto della stagione questa viene un po’ abbandonata.

E per te non potrebbe aver accusato anche questo passaggio?

No – replica Sbaragli con tono deciso – questa nuova generazione di atleti non ha problemi a passare da una disciplina all’altra. Penso a Mathieu ma anche a Pidcock, per esempio. Per loro è naturale, sono cresciuti così. Siamo noi della “vecchia scuola” che non abbiamo questa mentalità per concepire tutto ciò. Semmai, lui aveva già questo infortunio e il dolore è venuto fuori in questa nuova situazione di allenamento. E’ emerso 3-4 mesi dopo.

Sbaragli lavora sodo. Il toscano tiene bene anche in salita. lo stop di VdP potrebbe concedergli più spazio ad inizio stagione
Sbaragli lavora sodo. Il toscano tiene bene anche in salita. lo stop di VdP potrebbe concedergli più spazio ad inizio stagione
Cosa succede adesso nel team?

Credo che il morale sia basso in generale. Il ciclocrossa è una parte fondamentale per la nostra squadra, ma sono convinto che questa decisione darà i suoi frutti fra due mesi, quando la stagione della strada entrerà nel vivo.

E per te, Kristian, cambierà qualcosa con l’assenza di Van der Poel o con un suo ritardo di condizione? In fin dei conti sei un velocista sui generis, visto che tieni molto di più della media in salita. Potresti esserne il sostituto…

Bisogna vedere come sarà impostata la stagione e se cambieranno i programmi del team. Io ho il mio ruolo, magari ci saranno situazioni in cui sarò più libero, ma per me l’importante è andare forte per essere al fianco di Mathieu. Quello è il mio obiettivo principale: essere di supporto a lui nei finali di gara. Ripeto, se senza di lui cambieranno le carte in tavola vedremo, ma da parte mia la prima cosa a cui penso è al suo ritorno. E credo che lo stop sia stato deciso per tutelare la stagione su strada al 100% ed essere pronti per la Sanremo.

Tu quando esordirai?

Intanto speriamo che non accada come l’anno scorso che saltino le gare all’ultimo minuto. Un anno fa dovevo esordire alla Valenciana e fu cancellata a quarantotto ore dal via. Se tutto è confermato quest’anno dovrei iniziare al Saudi Tour dall’1 al 5 febbraio.

Oldani: «In Alpecin ho fatto test mai visti in vita mia»

30.12.2021
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«Il loro shampoo ancora non me lo hanno dato, ma per ora in Alpecin-Fenix devo dire che sta andando tutto bene». Scherza, Stefano Oldani. Il lombardo, reduce dal primo ritiro in Spagna con il suo nuovo team, ha assaggiato l’ambiente di questa importantissima squadra. La più importante tra le non WorldTour.

La Alpecin si è radunata a Benicasim, sulla costa valenciana (foto Instagram – B. Vernon)
La Alpecin si è radunata a Benicasim, sulla costa valenciana (foto Instagram – B. Vernon)

Come una WorldTour

«Ho trovato una grande professionalità – spiega Oldani – e devo dire che mi ha impressionato. Mi aspettavo che stessero più sul pezzo rispetto a dove ero prima, alla Lotto-Soudal, ma non credevo così tanto… nonostante non sia una WorldTour».

«Abbiamo fatto moltissimi test, alcuni dei quali non li avevo mai visti in vita mia. Per esempio abbiamo fatto un test nel quale dovevamo arrivare ad un determinato wattaggio e ad una determinata temperatura corporea. Guardando poi i battiti loro monitoravano il variare delle frequenze cardiache. E da queste variazioni riuscivano a capire se si era portati per corse più o meno calde, vedevano dove si perdeva potenza».

«E anche a livello di alimentazione, ho trovato una grande professionalità: grammatura di ogni cosa in quantità e qualità, liquidi da mangiare dentro e fuori dalla bici… No, no, davvero un grande team che mi ha stupito. I colleghi più esperti mi dicono che sono praticamente all’altezza, o quasi, di Jumbo e Ineos».

In squadra sono stati eseguiti moltissimi test (foto Instagram – Alpecin Fenix)
In squadra sono stati eseguiti moltissimi test (foto Instagram – Alpecin Fenix)

Grammi e stimoli

Che l’Alpecin fosse un team ben organizzato lo si sapeva, ma forse neanche noi credevamo così tanto stando ad una voce diretta che arriva dall’interno. Oldani però non sembra spaventato di fronte a tutto ciò: test, alimentazione super programmata, allenamenti… Anzi è piuttosto motivato.

«Se mi piace? Molto! E’ esattamente quello che cercavo – dice – in Lotto c’era un ambiente più blando, molto basato sul relax. Ma da neoprofessionista non sai cosa ti devi aspettare, come devi lavorare. Nell’ultimo anno invece ho capito che questi dettagli erano molto importanti. Che dovevo concentrarmi su di questi per fare il salto di qualità definitivo.

«E’ vero, tanti corridori prendono come uno sbattimento mangiare secondo i grammi, bere in un certo modo, ma per me non è un peso. E’ un qualcosa che non ho mai fatto e che anzi mi stimola. Dover bere questo o quello a tavola o in bici: volevo uscire da un limbo e ci sono riuscito adesso voglio capitalizzare tutto ciò».

Tour de Pologne 2021, Stefano Oldani (casco rosso) è terzo nella quinta tappa
Oldani Polonia 2021
Tour de Pologne 2021, Stefano Oldani (casco rosso) è terzo nella quinta tappa

Scienza sì, stress no

Dunque nel team belga regna la scienza, siamo in pieno terreno di “marginal gains”. Oldani parla di bere e mangiare non chissà quali cose ma di farlo in un determinato modo in sella e non, o più semplicemente con più consapevolezza.

«Per esempio – spiega l’ex Lotto – mi hanno fatto notare che io bevevo poco. Questo era un mio tallone di Achille. Facciamo una call a settimana proprio per parlare di tutto ciò, alimentazione, allenamenti. Facciamo il punto sulla settimana appena conclusa e poi programmiamo quella successiva. C’è molto scambio di idee e di informazioni. C’è molto feedback in generale. 

«Però resta un ambiente tranquillissimo, non bisogna pensare chissà cosa sia. Per certi aspetti la mentalità belga della Lotto resta, è molto easy. Perché al di fuori di questi momenti tutti sono molto amichevoli e tranquilli. Lo stesso Van der Poel è molto semplice e tranquillo e simpatico.

«I tecnici sono molto fiscali, ci dicevano di andare tranquilli, di non fare fuorigiri però ogni tanto partiva un po’ di bagarre e Van der Poel era, come dire, abbastanza giocoso. Lui si gode gli allenamenti».

Tutti in squadra seguono i preparatori del team. La piattaforma comune è quella ormai nota di Training Peaks. Sin qui non si è fatta molta qualità, chiaramente, ma ore di sella volte principalmente a creare il fondo e a bruciare qualche grasso in eccesso.

Oldani Giro d'Italia 2021
Scorso anno Oldani ha corso un buon Giro. Ha colto un terzo posto di tappa (a Foligno) ed è stato più volte in fuga
Oldani Giro d'Italia 2021
Scorso anno Oldani ha corso un buon Giro. Ha colto un terzo posto di tappa (a Foligno) ed è stato più volte in fuga

Gli italiani e il Giro

Dall’Alpecin è passato Sacha Modolo, sono arrivati Oldani, appunto, e Mareczko. E già c’era Sbaragli. Soprattutto Kristian aveva dato qualche informazione a Stefano.

«Con Modolo – dice Oldani – non avevo parlato molto, anche perché non lo conosco bene. Mentre con “Sbara” ho parlato prima di venire qui e anche dopo. E’ un ragazzo che sa darmi molti consigli e l’ha fatto volentieri. Mi ha aiutato ad integrarmi. Con chi sono in camera? Con Mareczko».

Si chiude così con grande entusiasmo e grossissimi aspettative il primo approccio di Oldani con la Alpecin. Stefano è ancora giovanissimo e ha tutto il tempo di crescere e migliorare. Sentir dire da lui stesso che ha trovato ciò che cercava conta moltissimo.

«Avremo i programmi precisi nel prossimo ritiro a Benicasim, sempre in Spagna – conclude Oldani – Partirò dall’Etoile de Bessèges, farò poi la Ruta del Sol e l’obiettivo principale è il Giro che dovrei fare all’80-90%. Forse anche la Strade Bianche, mentre è da vedere la squadra per la Sanremo. 

«Sul Giro d’Italia ci conto tanto, non per ambizione di classifica ma per andare a caccia di tappe, non solo con le fughe ma anche con arrivi più “sprintosi”. E già la prima tappa potrebbe essere adatta».

Ultimate Disc Young Hero, la junior ispirata dai pro’

22.12.2021
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Canyon approfondisce la sua gamma con il modello Ultimate Disc Young Hero. La bici da corsa ideata appositamente per i giovani, prende ispirazione dal Team Alpecin-Fenix di Mathieu Van der Poel. L’azienda tedesca ha infatti voluto creare un telaio specifico con misure ridotte in due taglie 3XS e XS rispettivamente per U11 e U13. Gli accorgimenti specifici sono oltre alle ruote di misura ridotta nel primo caso con le 650B, pedivelle più corte e un manubrio più stretto. Il peso è di poco sotto i 9 chili, per una bici divertente da guidare indipendentemente dal modo in cui venga usata: con la famiglia, gli amici e anche a livello competitivo.

Telaio ad hoc

Con stature più piccole, gli aspiranti ciclisti necessitano di misure che siano ad hoc per praticare in maniera sicura e serena. Il telaio in alluminio utilizzato è il modello Endurance che offre maneggevolezza e divertimento alla guida. La taglia 3XS ha un altezza consigliata per l’utilizzatore che va da 151 cm a 158 cm e monta un set di ruote da 650B. Mentre la XS ha un altezza consigliata di 158 cm a 164 cm e scorre su ruote da 700C. La Ultimate Young Hero si ispira ai professionisti anche nel suo design che riprende i colori del Team Alpecin-Fenix e il tubo orizzontale con i motivi tipici dello stile della squadra di Mathieu van der Poel.

Componenti ergonomici e performanti

Entrambe le misure sono dotate di una trasmissione Shimano Tiagra a 10 velocità con freni a disco idraulici abbinati. Il cambio utilizzato è riconosciuto per semplicità, ergonomia e facilità d’uso. Il roll-out del cambio omologato junior (5,66 m massimo) è fornito con una cassetta 18-30T e una pedivella 46/34T, entrambe di Miche. La bici monta cerchi in lega Fulcrum Racing 900 DB con copertoncini Continental GP5000 da gara con una larghezza di 28 mm. Il set di ruote garantisce un ottima reattività al mezzo anche grazie al cerchio posteriore asimmetrico che ne migliora la rigità laterale e torsionale.

Il manubrio è il Canyon H17 Ergo AL, leggero e con un design ottimizzato dal punto di vista dell’ergonomia. L’attacco manubrio abbinato è il V15, ideale per maneggevolezza e stabilità di guida. Infine la seduta è la Selle Italia Model X, leggera e confortevole per ogni terreno e distanza, abbinata al reggisela Iridium One AL

Il prezzo consultabile sul sito è di 1.199 euro. 

Canyon

VDP Roubaix 2021

Van Der Poel prepara il ritorno e punta a tre mondiali nel 2022

04.12.2021
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Che fine ha fatto Mathieu Van Der Poel? Dall’olandese non si hanno notizie dirette da un bel po’ di tempo e non è un caso. Prima di parlare dei suoi programmi futuri e delle sue ambizioni per il 2022 (che sono altissime) bisogna partire dal recente passato e da quel capitombolo accadutogli nella gara olimpica di Mtb, perché ha contraddistinto tutto il suo finale di stagione, contrassegnato sì da un male fisico, quella schiena che non gli ha lasciato tregua portandolo ad affrontare i Mondiali di Leuven in maniera evidentemente condizionata, ma soprattutto un male morale.

A rivelarlo è stato Christoph Roodhooft, team manager della Alpecin-Fenix, che al quotidiano De Telegraaf. «Quell’incidente a Tokyo – ha affermato – è stato un’enorme delusione per Mathieu perché era un obiettivo su cui aveva lavorato per molti anni, lasciandogli una ferita mentale difficile da rimarginare. Poi in aggiunta è arrivato anche il mal di schiena, che ha tolto tutto il divertimento alla sua guida perché era una battaglia costante contro il dolore. Ma non lo sento più parlare della sua schiena, il che è un buon segno».

VDP Tokyo 2021
L’ormai famosa caduta di Van Der Poel a Tokyo: tanto si è discusso del suo errore di guida in un passaggio tra i più tecnici
VDP Tokyo 2021
L’ormai famosa caduta di Van Der Poel a Tokyo

A Benicasim per la caccia all’iride

Van Der Poel non rilascia interviste e questo è un altro buon segno, perché quando entra nel pieno della sua preparazione, la concentrazione è massima. In questi giorni l’olandese è a Benicasim, in Spagna, per prepararsi specificamente per il suo ritorno al ciclocross.

Mentre i suoi acerrimi rivali Wout Van Aert e Tom Pidcock sono ormai pronti per l’esordio, che sarebbe dovuto avvenire per entrambi ad Anversa nella tappa domenicale di Coppa del mondo, alla fine però annullata per la recrudescenza del Covid, VDP si è preso tempi più lunghi, ma ha stabilito il suo ritorno in gara per il 18 dicembre a Rucphen, nella tappa di casa della challenge Uci.

Sarebbe stato bello vedere anche lui a Vermiglio, in un primo atto ufficiale dei “tre tenori”: il 12 dicembre bisognerà invece… accontentarsi degli altri due. VDP d’altronde ha cercato un ritorno un pochino più morbido (per quanto la Coppa lo possa essere…) su un percorso che conosce a menadito. Il giorno dopo replica a Namur (BEL), poi il 26 dicembre, nel giorno di Santo Stefano, ci sarà il vero “match of the year” a Dendermonde.

Vdp Van Aert 2021
Van Der Poel e Van Aert: il 26 dicembre si ritroveranno quasi 11 mesi dopo la sfida iridata di Ostenda
Vdp Van Aert 2021
Van Der Poel e Van Aert: il 26 dicembre si ritroveranno quasi 11 mesi dopo la sfida iridata di Ostenda

Intanto si guarda al Tour, obiettivo… verde

Rispetto alla scorsa stagione, alle continue schermaglie nel ciclocross fra Van Aert e Van Der Poel con il belga proiettatosi alla grande verso i mondiali ma poi sonoramente battuto e Pidcock a fare da terzo incomodo, le cose sono cambiate. Il britannico si è preso l’oro olimpico nella Mtb, Van Aert ha collezionato medaglie dal sapore amaro fra Tokyo e Leuven, di VDP abbiamo detto, ma forse è quello che affronta la nuova stagione con più incognite.

Tutti si chiedono che cosa abbia intenzione di fare su strada, soprattutto ora che la Alpecin Fenix, pur rimanendo al di fuori del WorldTour, continua a potenziarsi, non solo come corridori ma anche e soprattutto come assetto economico al punto da essersi associata alla Deceuninck, finora sponsor del team di Patrick Lefevere. Acclarato che le classiche restano un obiettivo primario, fra i grandi Giri Van Der Poel punta a tornare al Tour, questa volta non a mezzo servizio come quest’anno, ma pensando di poter collezionare tappe e puntare alla maglia verde della classifica a punti. Guarda caso, lo stesso obiettivo di Van Aert…

Van Der Poel Brno 2018
VDP non ha abbandonato la Mtb, per aggiungere altre medaglie all’oro europeo 2018 a Brno
Van Der Poel Brno 2018
VDP non ha abbandonato la Mtb, per aggiungere altre medaglie all’oro europeo 2018 a Brno

Il sogno del tris mondiale

Attenzione però perché nel corso dell’intervista con il principale quotidiano olandese, Roodhooft si è lasciato sfuggire un’altra indiscrezione.

«Mathieu – ha detto – non ha nessuna intenzione di lasciare la Mtb, anzi. Possiamo dire di poter vincere un titolo mondiale in mountain bike. Nessun’altra squadra oltre al Team Ineos con Tom Pidcock può dirlo».

In realtà il progetto va ben oltre: VDP vorrebbe catalizzare il suo 2022 sulle gare titolate, puntando al clamoroso tris di maglie iridate nello stesso anno (ciclocross, Mtb e strada) assolutamente inedito in campo maschile e riuscito solamente alla francese Pauline Ferrand Prevot, ma nell’arco di due anni solari, 2014 e 2015. Sarebbe qualcosa di storico, che nessuno potrebbe più togliergli elevandolo a dio del ciclismo multidisciplinare. Il primo atto sarà il 30 gennaio a Fayetteville, per questo se la sta prendendo comoda, perché le energie gli serviranno tutte…

Mareczko spianato verso il futuro. E’ un corridore della Alpecin

30.11.2021
4 min
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Ha firmato: Jakub Mareczko è un nuovo corridore della Alpecin-Fenix. “Kuba” può così voltare pagina dopo il capitolo con la Vini Zabù.

Mareczko era arrivato alla corte del team toscano per rilanciarsi e tutto sommato le cose stavano andando benino. Le motivazioni erano buone, la squadra era stata invitata al Giro d’Italia, ad inizio stagione aveva anche vinto un paio di corse e al suo fianco aveva due o tre uomini buoni per le volate come Riccardo Stacchiotti e Liam Bertazzo. Poi è successo il fattaccio (la positività di Matteo De Bonis), la sospensione del team, l’addio alla corsa rosa… E tutto è naufragato.

Invece stamattina la bella novella. La notizia ufficiale è arrivata mentre Kuba era in bici. Si è fermato al bar per una sosta, ha dato uno sguardo al telefono e ha visto un’e-mail che attendeva da un po’, che trasformasse gli accordi verbali in realtà: la mail con il contratto.

Settimana Internazionale Coppi e Bartali 2021: Bertazzo festeggia la vittoria di Mareczko
Settimana Coppi e Bartali 2021: Bertazzo festeggia la vittoria di Mareczko
Jakub, è fatta!

Eh sì, ho siglato il contratto stamattina con la firma digitale… In realtà era già arrivato venerdì, ma mancavano alcuni dettagli e non si è conclusa lì. Poi loro fanno orari di ufficio, il sabato e la domenica non lavorano e tutto è slittato ad oggi.

E adesso, inizia un nuovo inverno?

Domani già parto per il ritiro in Spagna con la Alpecin. Andiamo a Benicasim. Dieci giorni per conoscerci e allenarci. Poi ritorneremo anche a gennaio. Ma ve lo dico subito, non chiedetemi i programmi perché ancora non li so!

Come si riparte?

Io penso che questa sia l’occasione vera e propria. Una di quelle che non ripassano più. Ho trovato una squadra davvero attrezzata che si sposa bene con le mie caratteristiche. E vedendo come hanno affrontato certe corse posso dire di essere nel team giusto al momento giusto.

Jakub (27 anni) è pro’ dal 2015. Vanta oltre 40 vittorie
Jakub (27 anni) è pro’ dal 2015. Vanta oltre 40 vittorie
Ti sei tolto un peso?

Me lo potrò togliere più avanti se vincerò. Per ora ci sono poche parole per descrivere tutto ciò. Per me è come andare alla Deceuninck-Quick Step, un team per velocisti. Guardate Cavendish l’anno scorso. Qui è la stessa cosa. E io farò di tutto per riuscire a fare bene.

Tempo fa ci hai detto che in Alpecin hanno l’idea di avere un velocista per ogni grande Giro. Siete Merlier, Philipsen e tu…

La teoria è questa. L’obiettivo è quello delle classiche e delle tappe nei grandi Giri, di conquistare le volate nelle corse a tappe. Per farlo servono i velocisti e i loro sostituti se uno dovesse farsi male. E servono anche i corridori per portarli in volata. Per questo dico che è la squadra per me.

Philipsen e Merlier: li conosci?

Non troppo. Sono entrambi buonissimi velocisti. Philipsen è molto giovane e Merlier credo abbia un paio di anni più di me. Sarà una bella avventura. A partire da questo ritiro. Quando hai dei compagni che sono velocisti come te si creano degli stimoli. Allenandoti e correndo con gente così aumenta il livello. Era come con Van Avermaet alla CCC: se lui va via fisso a 40 all’ora anche tu ci devi andare.

Con Mareczko la Alpecin sarà più motivata al Giro (dove quest’anno ha vinto una tappa con Merlier)
Con Mareczko la Alpecin sarà più motivata al Giro (dove quest’anno ha vinto una tappa con Merlier)
Proverete anche i treni in ritiro?

Credo di sì, ma non so ancora bene quale sarà il programma.

Per quanto riguarda gli allenamenti come farai? C’è da portare avanti anche il discorso del migliorare in salita per arrivare meglio in volata…

Mi sono affidato alla squadra, ai loro preparatori per qualsiasi cosa. Su ciò che c’è da fare e cosa no. Sicuramente se devi fare un grande Giro devi essere competitivo anche in salita e stare al passo.

Con la Vini Zabù come si è chiusa?

Dal momento che gli è stata revocata la licenza è venuto a decadere il contratto. 

Libero dunque. Di certo passerai un inverno più sereno…

Un motivo in più per essere contento. Quando ai primi di novembre, più o meno, è arrivata questa proposta non ci ho pensato due volte. 

E se non fosse arrivata la Alpecin?

C’erano delle proposte, ma sono decadute automaticamente appena è arrivata questa offerta. Per me era fondamentale un team che volesse fare le volate, che ne facesse una priorità, e l’ho trovato.

Sacha torna a casa ed è pronto a tutto. Anche a graffiare…

18.11.2021
4 min
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Sacha torna a casa e ne è contento. La Bardiani Csf Faizanè gli ha spalancato le porte con uno dei colpi di mercato più efficaci in ambito professional. Eppure qualcosa del modo in cui si è chiuso il rapporto con la Alpecin-Fenix provoca tristezza nel trevigiano che quest’anno finalmente è tornato a vedere la luce.

«Speravo di rimanere – dice Modolo – specialmente dopo aver vinto. Invece loro hanno sposato un progetto di ringiovanimento, di cui peraltro mi avevano parlato. Alla Vuelta ho lavorato bene per Philipsen e mi proponevo per fare ancora questo. Non posso dire niente su come si sono comportati. Durante il periodo dell’infortunio mi sono stati vicini e mi hanno sempre pagato. Non mi hanno lasciato a piedi e questo lo apprezzo».

Il Modolo che approda alla Bardiani (in apertura al Giro di Danimarca del 2011) ha vinto una tappa al Giro del Lussemburgo a metà settembre, battendo Cosnefroy, Grosu, Boasson Hagen e Vendrame, in una delle rare occasioni in cui la squadra gli ha permesso di fare la sua volata.

La vittoria di Sacha Modolo al Lussemburgo la scorsa estate (screenshot a video)
La vittoria di Sacha Modolo al Lussemburgo la scorsa estate (screenshot a video)
Tornando alla Bardiani non sarai quello che tira le volate, ma quello che le fa…

Mi ritrovo sulle spalle il ruolo di faro della squadra e non mi fa paura. Spero di essere bravo a trasmettere qualcosa a questi giovani. La politica di puntare solo sui giovani funziona, ma crescere senza riferimenti non è sempre facile. Quando ero con loro, c’erano in squadra Pozzovivo, Gavazzi e Belletti da cui comunque si poteva imparare tanto.

Che sensazioni ti dà tornare alla squadra in cui sei passato professionista?

E’ bello tornare – fa una pausa Sacha – Stavo per smettere, non avevo alternative e non dipendeva da me. E se non avessi vinto a fine stagione, avrei avuto anche meno possibilità. Parlavo con mia moglie. Le dicevo che non ne sarei venuto fuori. Poi ho vinto, dopo due mesi che non correvo. E adesso vedo la luce.

Secondo tanti, la vera differenza la fa la testa…

Soprattutto nel mio caso, posso confermarlo. Vengo da tre anni di problemi e di testa non c’ero più. Poi una sera a cena sentimmo Vendrame che parlava dell’importanza del mental coach e ho iniziato a pensarci anche io. Mia moglie già da un po’ mi diceva che non mi riconosceva più, così grazie a un consiglio di Soraya Paladin, mi sono rivolto a Moreno Biscaro di Ponte di Piave e mi ha un po’ ripreso…

Il trevigiano (classe 1987) è stato alla Alpecin per due stagioni
Il trevigiano (classe 1987) è stato alla Alpecin per due stagioni
Perché non farlo prima?

Perché io ero di quelli secondo cui non serviva. Mi automotivavo da solo. Invece c’è voluto lui per salvarmi, perché ero davvero a terra.

Rivedremo il Modolo cannibale dei dilettanti?

Eh, quello mi sa che è rimasto a quel periodo. Mi piaceva vincere, ma era un ciclismo più romantico, con più tempo per fare le cose. Sono contento di avere la mia età, non vorrei essere un neoprofessionista oggi.

Arrivi al 2022 con grandi motivazioni?

Grandissime. Appena ho firmato, ho chiamato tutti quelli che conosco nella Bardiani, da Amoriello a Rossato. Mirko lo conosco da quando ero dilettante alla Zalf e lui guidava la Parolin, era ed è ancora un bel cagnaccio veneto. Quello che serve a me.

Bruno Reverberi (ri)accoglie Modolo. Passò pro’ con questo team nel 2010
Bruno Reverberi (ri)accoglie Modolo. Passò pro’ con questo team nel 2010
Come è nato il ritorno?

Feci una chiacchierata con Bruno (Reverberi, ndr). Lui me lo propose e io cominciai a pensare a come poteva essere. Ho accettato, ma non ho obiettivi precisi, se non tornare quello che ero. Non il velocista puro, ma quello veloce che tiene sugli strappi. Ho qualche rivincita da prendermi con la sorte.

Ad esempio?

Nel 2017 con la UAE feci settimo al Fiandre, cercando proprio di uscire dai panni del velocista. Firmai con la EF Procycling per continuare e per lavorare con Vanmarcke e corridori di esperienza al Nord. Invece proprio lì sono iniziati i problemi. Ora sarà dura fare le classiche, è diventata difficile anche la Sanremo…

Perché?

Per colpa di Nibali, glielo rinfaccio spesso. Con quel suo attacco nel 2018 ha messo in testa agli scalatori che possono provarci. E così adesso il Poggio si fa a una velocità pazzesca e i velocisti là in cima passano troppo staccati. Oddio, in realtà, io non sarei più un velocista…

Sorride, saluta, che sia un bell’inverno. La rincorsa è appena cominciata.

Oldani 2021

Oldani a Sbaragli: «Ora dimmi tutto dell’Alpecin»

10.11.2021
6 min
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Il prossimo anno l’Alpecin Fenix avrà due italiani nel suo roster: al riconfermato Kristian Sbaragli, alla sua terza stagione nel team belga si aggiunge Stefano Oldani, proveniente dalla Lotto Soudal e che va a prendere il posto, ma non le mansioni, di Sacha Modolo. Due corridori molto diversi, uniti dall’essere un’isola azzurra in un ambiente diverso. Da questo è nata una chiacchierata spontanea, nella quale i due si sono scambiati informazioni e della quale noi siamo stati semplici cronisti.

Oldani arriva da una stagione piena, con ben 74 giorni corsi e ben 11 piazzamenti nei primi 10, ma gli è sempre sfuggita la vittoria: «Sapevo già a giugno che avrei cambiato squadra e sarei passato all’Alpecin ma non ho mai smesso d’impegnarmi, tanto è vero che i miei risultati migliori sono arrivati nella seconda parte dell’anno».

Oldani Lotto 2021
Passando all’Alpecin, Oldani ha intenzione di curare maggiormente le sue prestazioni a cronometro
Oldani Lotto 2021
Passando all’Alpecin, Oldani ha intenzione di curare maggiormente le sue prestazioni a cronometro

Pochi sorrisi alla Lotto, ma tanti amici

Il team, nonostante la decisione di lasciarlo andare, non ha mai nascosto la sua stima verso di lui e le parole del diesse Lelangue ne sono state la testimonianza: «Sono rimasto in ottimi rapporti con tutti, con Gilbert, Wellens, De Gendt ci sentiamo spesso ma è soprattutto a Philippe che sono grato, mi ha insegnato moltissimo in questi due anni, soprattutto nel periodo delle classiche al Nord. Sono esperienze che mi porto dentro».

Anche Sbaragli è reduce da una stagione piena, 66 giorni di gara sempre al servizio degli altri ma anche con qualche libertà personale, vedi il 7° posto all’Amstel Gold Race o i piazzamenti al Pantani e all’Agostoni: «Per tutta la stagione sono stato abbastanza bene e ho condiviso con gli altri intense soddisfazioni. Ho corso per il team, fa parte del gioco, ma so di essere apprezzato tanto che per tutta l’estate ho potuto correre in tranquillità già avendo il contratto firmato per il prossimo biennio».

Kristian gli farà da Cicerone…

I due, prima dell’annuncio dell’acquisto di Oldani, si conoscevano superficialmente, ma Sbaragli si è già fatto un’idea del suo nuovo compagno: «E’ di 8 anni più giovane di me (o sono io che sono più vecchio…) ho visto che è un bravo ragazzo oltre che essere sicuramente ricco di qualità altrimenti i risultati che ha avuto al Giro di Polonia, e io c’ero, non li fai. Io sono pronto a fargli da cicerone…». E qui inizia una chiacchierata diretta fra i due, con il giovane Oldani ricco di domande sulla sua nuova esperienza.

Oldani: «Io vengo da un’altra squadra estera, ma si sa che ogni team ha sue caratteristiche, quali sono quelle dell’Alpecin Fenix, qual è la sua metodologia di lavoro?».

Sbaragli: «Il principio di base è che ogni corsa la si disputa per vincere, non ci sono eventi dove si va per prepararne altri, ci sarà sempre qualcuno chiamato a finalizzare il lavoro per quella data corsa. Questo è il punto di forza del team intorno al quale gira tutto il lavoro».

Oldani: «Io ho fatto due anni alla Lotto, passare professionista in un team estero non è mai facile, all’inizio non sapevo bene come esprimermi, ma poi il gruppo si è formato e io mi sono ambientato. Com’è il team da questo punto di vista, si sentono le differenze o è davvero globalizzato?».

Sbaragli: «Io non ho mai corso in Italia e non saprei dire come sarebbe. Certamente ogni team straniero necessita di un periodo di ambientamento, ma qui il fatto di essere straniero non l’ho mai sentito, mi sono subito integrato sia con i belgi che con gli atleti di altre nazioni. Non è un problema».

Oldani Polonia 2021
Il risultato migliore per Oldani nel 2021, terzo nella terza tappa del Giro di Polonia dietro Arndt e Mohoric
Oldani Polonia 2021
Il risultato migliore per Oldani nel 2021, terzo nella terza tappa del Giro di Polonia dietro Arndt e Mohoric
Oldani: «Come definiresti il team dovendolo descrivere?».

Sbaragli: «Io sono convinto che, anche se non è un team del World Tour, è come se lo fosse, è un riferimento assoluto, dove ogni ciclista viene valorizzato e portato a esprimersi al meglio. Ognuno è seguito a 360°, lo staff non fa mancare nulla perché si possa essere sempre competitivi, anche quando Mathieu Van Der Poel non c’è».

Oldani: «Ecco, VDP, al di là dalle sue vittorie che tipo è?».

Sbaragli: «E’ una persona molto umile e soprattutto è bravissimo a fare squadra, a dire le parole giuste quando serve abbassare la tensione, a metterti a tuo agio. Io sono stato in camera con lui al Tour, ho condiviso la sua rincorsa alla maglia gialla, quanto era importante per lui e per la sua storia famigliare. E’ un bravo ragazzo ma al contempo un leader, che sa anche correre per la squadra: all’Amstel ha capito che non poteva vincere e si è messo a disposizione, aiutando me nella rincorsa al miglior piazzamento possibile».

Sbaragli Pantani 2021
Sbaragli in maglia azzurra al Memorial Pantani, chiuso al 6° posto come alla Coppa Agostoni
Sbaragli Pantani 2021
Sbaragli in maglia azzurra al Memorial Pantani, chiuso al 6° posto come alla Coppa Agostoni
Oldani: «Il mio compito mi è stato detto che sarà proprio supportarlo in alcune corse di massimo interesse e questo ci sta, anzi sarà importante per me per aumentare la mia esperienza, ma ci saranno occasioni per poter emergere, in prove di livello magari inferiore?».

Sbaragli: «Ci sarà spazio per tutti, questa è la forza dell’Alpecin, com’è stato nel 2021 dove in tanti hanno vinto. Chiaramente VDP è il leader e nelle corse principali tutti sono al suo servizio, ma non è un corridore che ti chiede di tirare sempre, sa leggere la corsa e favorire anche altre occasioni. Bisogna essere pronti, a maggior ragione nelle gare dove l’olandese non ci sarà».

Oldani: «Io sono un corridore che deve ancora capire quali sono le sue caratteristiche, se devo puntare alle gare d’un giorno o alle corse a tappe, finora ho dimostrato di avere una certa resistenza se al Giro nella terza settimana ero ancora a battagliare nelle prime posizioni di tappa: da questo punto di vista che cosa posso aspettarmi all’Alpecin, c’è pressione per il risultato o pazienza per far maturare un corridore giovane?».

Sbaragli: «Qui c’è tutto il necessario per un giovane per maturare, ma attenzione: la pressione non sempre è negativa, anzi sono convinto che faccia parte del nostro sport e bisogna saperla sostenere. I risultati aiutano, da noi non si sente tanto e ci si aiuta, sempre, ma chiaramente questo è un lavoro che richiede risposte, l’importante è essere messi nella condizione di darle».