Mareczko, si lecca le ferite e già guarda avanti

09.05.2021
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Sulla rampa della crono di Torino ieri ci sarebbe dovuto essere anche Mareczko. Ma soprattutto oggi Jakub e i suoi compagni della Vini Zabù avrebbero lottato per la volata di Novara, primo appuntamento per i velocisti. Invece…

«Invece prendo atto di tutto ciò. Non c’è niente da fare. Abbiamo perso una bella occasione – commenta laconico Kuba – E se mi chiedete come va adesso cosa dico? Che la facciamo andare bene».

Mareczko nella volata vinta alla Coppi e Bartali battendo Cavendish
Mareczko nella volata vinta alla Coppi e Bartali

Delusione e rabbia

Prepararsi un inverno intero, costruire un treno che faccia perno attorno a te, cambiare squadra, ripartire da una Professional, con grinta, entusiasmo, fame, vedere l’obiettivo… e poi all’improvviso doverci rinunciare, tra l’altro per colpe altrui. E’ il copione perfetto della storia in cui è protagonista Jakub Mareczko, solo che non è uno spettacolo teatrale, bensì la realtà.

E’ sconsolato Kuba. Quando ha saputo della notizia, De Bonis positivo all’Epo, era a casa, pronto ad uscire per l’ennesimo allenamento in vista del Giro d’Italia e non l’ha presa affatto bene. Non ricorda neanche i dettagli di quel momento tanta è stata la rabbia.

«Non mi aspettavo una news del genere e soprattutto che potessero ancora accadere certe cose. Non ricordo neanche certi dettagli perché ho pensato subito ad andare avanti. Probabilmente dovevo uscire in bici e l’ho fatto col morale a terra.

«I rapporti con la squadra? No, no… sono rimasti buoni come erano prima. Alla fine non dipende da loro. Non posso colpevolizzarli».

Kuba a ruota di Frapporti durante il miniritiro in Emilia
Kuba a ruota di Frapporti durante il miniritiro in Emilia

Testa bassa e lavorare

La Vini Zabù era stata invitata al Giro d’Italia e sappiamo quanto sia importante la corsa rosa per la sopravvivenza di una squadra professional, tanto più se italiana. Era un’occasione per i suoi atleti, ma anche una speranza di futuro importante per il team stesso. Se poi le cose fossero andate bene avrebbero potuto progettare bene le stagioni a venire.

«Ci speravamo tutti – riprende Mareczko – per noi il Giro era l’obiettivo principale e se hanno deciso di sospenderci non possiamo farci nulla. In quei giorni di “limbo” però (tra l’auto-sospensione e lo stop dell’Uci, ndr) io mi sono allenato come se fossi dovuto andare lo stesso al Giro. Ho seguito il programma originario. Poi invece quando ci hanno detto che eravamo fuori, in accordo con il Centro Mapei che mi segue, abbiamo riformulato il programma, con criterio. Sostanzialmente abbiamo mollato un po’. Era inutile continuare a spingere sapendo che avremmo ripreso a correre a metà maggio. Rientreremo infatti al Giro d’Ungheria che parte il 12 maggio».

E proprio perché si deve guardare avanti, Jakub è andato con il “capitano” della Vini Zabù, Marco Frapporti, a Fiorenzuola per fare alcuni giorni di allenamento intenso. 

«Sono andato con Marco da Matteo Provini. Abbiamo fatto tanto dietro moto, ritmo. Qualche giorno fa per esempio abbiamo fatto un’uscita a 38 di media con 2.000 metri di dislivello. Quando siamo a casa invece si lavora in altro modo: si fanno lavori meno intensi, si fa più fondo».

Il lavoro intenso per Mareczko passa anche dai massaggi
Il lavoro intenso per Mareczko passa anche dai massaggi

Rabbia agonistica

Ma se nei giorni immediatamente successivi alla notizia della positività di Matteo De Bonis e all’esclusione dal Giro hanno regnato rabbia, delusione ed incertezza, presto si è mandato giù il boccone amaro. Jakub, anche nel corso dell’intervista ha cambiato il suo tono: più “mogio” quando si ricordavano i brutti momenti, più grintoso quando si parlava del futuro. Un po’ lo specchio dei suoi sentimenti.

«Come ho detto abbiamo perso una grande occasione. Era tutto perfetto. Il lavoro di avvicinamento era stato buono. Saremmo andati al Turchia avremmo scaricato un po’ e quindi saremmo andati al Giro. Eravamo usciti bene dal Croazia e dalla Coppi e Bartali. In quest’ultima corsa avevamo dimostrato di essere una vera squadra, di avere un gran bel treno. E mi viene un nervoso a pensarci… Tra di noi, poi, ci siamo sempre sentiti. Siamo stati uniti.

«Cosa farò adesso? Cercheremo di correre il più possibile e di vincere il più possibile».

La grinta non manca. Si poteva immaginare che questo incidente di percorso potesse “smontare” la squadra, invece ha sortito l’effetto contrario. Ha cementato ancora di più ragazzi di Scinto. Se Kuba trasformerà quella rabbia in energia da scaricare sui pedali nei prossimi sprint potrà tornare presto ad alzare le braccia al cielo. Ne siamo certi.