Domani si comincia e tutti scommettono su Van der Poel

05.05.2022
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Saranno 190 chilometri pianeggianti fino allo strappo finale di Visegrad. Probabilmente un gioco da ragazzi. Verrebbe da dire che vincerà chi sarà in grado di prendere la miglior rincorsa, ma nel ciclismo non c’è nulla di banale e in quegli ultimi 5,6 chilometri ci sarà da divertirsi. Certamente da sgomitare. Il Giro comincia e Van der Poel appare concentrato. E anche se lo tirano tutti per la manica, ricordando quanto fece al Tour 2021 sul Mur de Bretagne, l’olandese raffredda gli animi. Lì c’era la dedica per suo nonno Raymond Poulidor e la maglia gialla mai vestita. Lì era un’altra storia.

«Sembra semplice prendere la rosa – dice – ma tanti penseranno di poterlo fare. Bisognerà vedere chi avrà lo spunto migliore. Il sogno di prendere la maglia gialla era un po’ più grande, vista la storia che c’era dietro. Voglio assolutamente provare a indossare anche io la rosa, ma non sarà facile. Indossare la maglia di leader dei tre Giri non è un obiettivo. Tutti sanno che ho in testa obiettivi più concreti. Non è un segreto che voglio essere campione del mondo in tutte e tre le discipline».

Giro e Tour

La strada è lunga, ammette abbassando lo sguardo. Ma si scuote e richiama tutti alla concretezza. Intanto si sa che la Alpecin-Fenix, in omaggio al secondo sponsor che è italiano, correrà con la maglia color verde comodoro, per il lancio di una nuova pittura murale, il cui nome X-Kin compare sulla maglia.

«Voglio finire il Giro e il Tour quest’anno – dice – l’anno scorso ho abbandonato il Tour perché stavano arrivando anche le Olimpiadi. Quest’anno non è così e quindi è un’altra storia. Si sente spesso dire che finire un Giro ti rende un corridore più forte e mi piacerebbe vedere se è vero. La preparazione non è stata delle migliori. Non credo di essere più fresco perché ho cominciato dopo. Recuperare da un infortunio logora anche di più. Perciò fra i tanti punti interrogativi c’è anche vedere come reagirà il mio corpo davanti alle salite della terza settimana».

Tour 2021, Van der Poel fa la crono della vita a Laval e salva la maglia gialla
Tour 2021, Van der Poel fa la crono della vita a Laval e salva la maglia gialla

La crono dimenticata

Domani si comincia. Da Budapest al Castello di Visegrad. A cose normali forse la squadra avrebbe puntato su Merlier, ma Tim non si è ripreso dalla caduta di Roubaix, per cui per le volate è tornato in ballo Mareczko.

«Ho provato l’arrivo – dice Mathieu – non sarà sicuramente facile. E’ un po’ come la tappa di apertura del Tour 2021, dove le cose andarono storte (a Landernau vinse Alaphilippe e Van der Poel si piazzò 20°, ndr). Non so se i velocisti saranno in grado di resistere, penso che Caleb Ewan sarà lì. Non sarà facile uscire in rosa dalla prima tappa, ma ci proverò. E se non dovesse bastare Visegrad, magari posso pensare alla crono del giorno dopo. Non posso dire di averci lavorato tanto (ride, ndr), appena un giorno nelle ultime settimane. Al Tour lo scorso anno andai bene, quindi non ho cambiato quasi nulla in termini di posizione. Ma non dico nulla, c’è tanta gente che si è preparata. Non io. E so che dovrò lavorarci tanto in futuro».

Debutto al Giro per Van der Poel. Il suo obiettivo 2022 è concludere poi anche il Tour
Debutto al Giro per Van der Poel. Il suo obiettivo 2022 è concludere poi anche il Tour

Il podio? Meglio Dumoulin

L’ultimo sorriso gli scappa quando gli riportiamo la battuta di Contador sul fatto che Alberto lo vedrebbe sul podio finale di questo Giro.

«Io sul podio? Forse dopo il primo giorno – sorride – ma la classifica finale non è un obiettivo. Nemmeno la maglia a punti. Cerco di vincere le tappe e di prendere la maglia rosa se mi sarà possibile. Il resto lo lascio a quelli più adatti, compreso Dumoulin. Sono molto curioso di vedere cosa potrà fare. Seguii ogni giorno dal divano il suo Giro del 2017, spero che sia nuovamente forte».

Van der Poel urla di gioia, Pogacar di rabbia. Ma che Fiandre!

03.04.2022
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Il Giro delle Fiandre numero 106 è racchiuso in un chilometro, l’ultimo. Un rettilineo. Una volata. L’epilogo della Ronde è incredibile. Mathieu Van der Poel e Tadej Pogacar davanti si marcano come due pistard e dietro Valentin Madouas e Dylan Van Baarle risalgono come due frecce. Sembra la famosa Liegi del 1987, con Argentin che da dietro piomba su Criquelion e Roche.

Però che duello. I più forti erano, i più forti sono stati. Le fiammate sui muri. La potenza superiore dei due su tutti gli altri. L’allungo di Pogacar sul Kwaremont. La folla sui muri. Ragazzi, questo è spettacolo puro.

Come pistard

Lo sloveno sembra averne di più dell’olandese. E’ lui che fa la selezione maggiore sul secondo passaggio dell’Oude Kwaremont. Tira per tempi decisamente più lunghi quando sono in fuga ed è sempre lui che costringe ad una “svirgolata” VdP sul Paterberg. Però il risultato non cambia: Mathieu è sempre alla sua ruota.

Quattrocento metri. VdP, in testa, si sposta sul lato destro vicino alle transenne. Pogacar non si muove. Non si muove, ma si volta. Madouas e Van Baarle li vedono. Vedono che sono quasi fermi e spingono a più non posso.

Questa rimonta fa partire un po’ più lunghi del previsto i due mattatori che forse non hanno un rapporto ideale, soprattutto Pogacar. Lo sloveno si risiede cerca di cambiare, ma si trova incastrato da Van Baarle.

Centocinquanta metri all’arrivo. Siamo nel pieno dello sprint, ma il campione della Alpecin-Fenix non lo sta disputando con il suo ormai vecchio compagno di fuga, bensì con Madouas. Il francese è partito lunghissimo e chiaramente non ho più le gambe per i 50 metri finali. VdP invece ha energia da vendere in confronto. Stavolta il Fiandre è suo.

Tra incubi e gioia

Van der Poel si gioca ancora una volta la Ronde. Ancora un testa a testa. E forse inizia a rivedere i fantasmi di un anno fa, quando si trovò nella stessa identica situazione, ma con Asgreen al posto di Pogacar. Forse anche per questo cerca di risparmiare ogni briciolo di energia. E forse anche per questo la sua fidanzata, Roxanne incrocia le mani come per pregare dietro l’arrivo. 

E le sensazioni di un secondo posto bis sono più che reali dopo l’arrivo.

«Ho lavorato tantissimo per questo Giro delle Fiandre – ha detto Mathieu – ci tenevo troppo. Non sapevo neanche se sarei potuto esserci fino a qualche settimana fa. Sul Paterberg stavo quasi per mollare, poi ho trovato altre energie. Pogacar mi ha fatto soffrire, mi ha spinto al limite. Per fortuna che nel finale sono riuscito a risparmiare un po’. Sapevo e ho detto stamattina che Pogacar poteva essere il mio alleato migliore, ma credo anche che forse era il più forte e se avesse vinto lo avrebbe meritato».

E questa ammissione non è cosa da poco per l’olandese. “I mostri” del 2021 non possono che essere vivi. E dal Paterbeg e con tutto quel rettilineo lungo e dritto ce n’era di tempo per rivederli. Questa non è una volata di potenza, ma di energie. Solo loro due possono sapere quante ne avevano.

«Mi sono fatto ancora delle domande negli ultimi chilometri – ha raccontato Van der Poel – sono stato nella stessa situazione per il terzo anno consecutivo. Mi prendevo cura di Tadej e non degli altri dietro. La volata di Pogacar? Deve farne qualcuna in più…».

Ahi, ahi Pogacar

Il Fiandre di Pogacar invece dura 50 metri di meno. Lo sloveno smette di pedalare. Si sbraccia. E continuerà a sbracciarsi fin dopo il traguardo. Per la prima volta lo vediamo furioso. Non ci sta. Tornando al discorso delle energie, che solo loro due possono sapere davvero, Tadej si sente defraudato di quello che magari per lui e per le sue gambe, era un successo assicurato.

Qualche secondo dopo dopo l’arrivo gli sfila a fianco il corridore della Ineos-Grenadiers, Van Baarle. L’olandese cerca il suo sguardo, ma Pogacar replica stizzito con gesti plateali. Ci teneva veramente tanto a questo Giro delle Fiandre. Lo ha perso, probabilmente sa che un po’ di colpa è anche la sua per non aver azzeccato la volata, ma anche stavolta se andiamo a vedere il bicchiere è mezzo pieno per lui. 

Infatti, se prima c’era qualche dubbio su una sua reale possibilità di vittoria al Fiandre, adesso si ha la certezza che questa corsa la può vincere. Forse più della Sanremo.

«E’ stata un’esperienza bellissima – ha detto il capitano della UAE Emirates – bella atmosfera, incredibile. Sul momento c’è stato un po’ di disappunto dopo la volata. Mi sono trovato con la strada chiusa, non ho potuto dare il mio meglio negli ultimi 100 metri. E tornerò, sicuro!».

Il podio finale. Doppietta olandese con Van der Poel e Van Baarle. Terzo Madouas
Il podio finale. Doppietta olandese con Van der Poel e Van Baarle. Terzo Madouas

Neanche la radio

Ma i dubbi sulla volata restano. Ha sbagliato lui? E’ stato chiuso? Certi momenti sono sempre concitati e mai facili da gestire. Su una cosa però Tadej ha ragione: non è riuscito ad esprimere il suo massimo. E forse per questo brucia ancora di più.

E in certi casi neanche la tecnologia, leggi le radioline, possono fare molto. 

«Se l’ho avvertito per radio? L’ultima volta che gli ho parlato – spiega il suo diesse Fabio Baldatoè stato ad un chilometro e mezzo dall’arrivo. Gli ho detto: Tadej, attenzione perché hanno 25”. Poi gli ho fatto i complimenti e ho chiuso la comunicazione per due motivi. Primo perché noi dalla tv in auto vediamo la corsa con circa 15” di ritardo e poi perché al chilometro finale c’era la deviazione delle ammiraglie.

«Sapete, finché la corsa riesci a scorgerla qualcosa gli dici, ma se non lo vedi c’è poco da fare. Giusto che facesse la sua corsa. Ma credo che non si possa criticare questo corridore perché sbaglia una volata. Insomma, quarto al primo Fiandre…».

Per Van der Poel a Waregem le prove generali del Fiandre

30.03.2022
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Un incontro su Zoom in mezzo a un mucchio di giornalisti belgi. Mathieu Van der Poel è rientrato alla base dopo la Coppi e Bartali e ha negli occhi il lampo giusto. Oggi venderà cara la pelle alla Dwars door Vlaanderen, la cara vecchia corsa di Waregem, e ancora di più domenica al Giro delle Fiandre. Sulle strade ci sarà nuovamente pubblico e questo già mette di buon umore i corridori. La voglia di parlare tuttavia non è troppa: risposte laconiche come quando la concentrazione è alta.

«La vittoria nella quarta tappa della Coppi e Bartali – dice – mi ha rassicurato. Il percorso e l’intensità erano un po’ paragonabili alle classiche fiamminghe. Dopo la seconda tappa dissi che mi mancava ancora un po’ di potenza, ma ora va bene. Pensando al Fiandre, credo che non avrei nemmeno più bisogno della gara di domani (oggi per chi legge, ndr). Allora perché farla? Perché è una grande gara, l’ho vinta nel 2019 e voglio vincerla di nuovo».

Gli sforzi nelle tappe toscane hanno dato a Van der Poel la sensazione di essere al punto giusto
Gli sforzi nelle tappe toscane hanno dato a Van der Poel la sensazione di essere al punto giusto

Van Aert e Asgreen

La fiducia è alta, il che è sorprendente dopo un inverno piuttosto difficile. Deve essere stato duro per lui incassare la sconfitta ad opera di Colbrelli alla Roubaix e poi dover rinunciare al ciclocross per il persistere sempre più fastidioso del mal di schiena, mentre Van Aert giocava al gatto coi topi. Mathieu ha trascorso parecchio tempo in Spagna, mentre i suoi colleghi si giocavano le prime grandi corse. E solo qualche… spiata su Strava a un certo punto ha fatto capire che la condizione fosse ormai prossima.

«Ammetto – dice – che non sia stato un periodo divertente. Ma in questo modo ho messo insieme la migliore preparazione di sempre. L’ho fatto a modo mio, come volevo. Non ho dovuto correre subito dopo la stagione del ciclocross, che è stata breve, ma non ho intenzione di lamentarmi. Non avrei mai pensato che sarei arrivato pronto al Fiandre, ormai guardavo di più all’Amstel e alle classiche delle Ardenne. Ma quando le cose in Spagna sono migliorate davvero, ho capito che era possibile. Non mi dispiace che gli altri abbiano iniziato da più tempo, anche Van Aert ha vinto l’Omloop Het Nieuwsblad subito dopo il ritiro. Questo è il nuovo ciclismo. Ne fa parte anche Pogacar che verrà a provare questi muri. Lui riesce in tutto quello che fa, ma credo che i rivali più forti siano Van Aert e Asgreen».

La corsa italiana è servita per Van der Poel soprattutto a fugare gli ultimi dubbi e trovare la gamba
La corsa italiana è servita per Van der Poel a fugare gli ultimi dubbi

La schiena a posto

La bella notizia in questa parte del Belgio è che si torna a correre con il pubblico, così come lo mette di buon umore il fatto che la schiena dia meno fastidio.

«Quando vado in bicicletta – spiega – sono quasi indolore. Molto meglio che negli ultimi anni. Devo continuare a lavorarci su, faccio esercizi tutti i giorni, soprattutto di allungamento e per sciogliere i glutei, affinché la schiena sia sempre sotto controllo. Negli ultimi anni avevo trascurato questi esercizi, anche perché spesso dovevo cambiare disciplina e c’era poco tempo. Ha ragione Bartoli quando dice che facendo tante specialità c’è meno tempo per prendersi cura di se stessi. E’ la vera lezione che ho imparato da questa esperienza. Mi sento bene e corro per vincere. Se funzionerà è un’altra questione…».

L’accoglienza alla Coppi e Bartali è stata calorosa, ma Van der Poel pensava solo ad allenarsi
L’accoglienza alla Coppi e Bartali è stata calorosa, ma Van der Poel pensava solo ad allenarsi

Stasera primo verdetto

Saluta confermando che probabilmente correrà il Giro d’Italia e ribadendo che avere così tanto tempo per allenarsi è stato un lusso per lui inedito. Alle sue spalle le pareti a fioroni della stanza d’hotel rendono la scena un po’ impersonale. Ma in un paio di occasioni nel lampeggiare del suo sguardo è parso di vedere il Mathieu dei giorni migliori. Per il pubblico sulle strade, che lo ha visto brillare a Sanremo e vincere a Montecatini, presagio migliore non potrebbe esserci.

Van der Poel: la Coppi e Bartali, il Fiandre e il piano Giro

24.03.2022
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Ogni giorno alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali c’è sempre un gran via e vai attorno ai mezzi della Alpecin-Fenix. Curiosi, tifosi, appassionati e addetti ai lavori, arrivati da Belgio e Olanda. C’era da aspettarselo quando nella lista dei partenti della gara a tappe del Gs Emilia si è palesato il nome di Mathieu Van der Poel.

Di fatto il 27enne olandese ha scelto l’Italia per rientrare in gara e, contemporaneamente, cercare la miglior forma. Che poi ha dimostrato di avercela già buona perché – dopo un inverno senza ciclocross a causa del problema alla schiena sbattuta a Tokyo – non si inventa per caso un terzo posto alla Milano-Sanremo.

La Alpecin-Fenix ha portato Van der Poel, qui col d.s. Roodhooft (con la felpa grigia), alla Coppi e Bartali per ritrovare il ritmo gara
La Alpecin-Fenix lo ha portato alla Coppi e Bartali per ritrovare il ritmo gara

Nel piazzale dei bus, Van der Poel è appoggiato alla sua bici e si gode gli ultimi istanti di tranquillità con alcuni suoi compagni prima di andare verso la partenza della terza tappa, quella disputata tutta attorno a San Marino. Accanto a loro c’è anche Christoph Roodhooft, storico diesse del fuoriclasse olandese, che dà le ultime disposizioni. Avviciniamo proprio il manager belga per scambiare qualche battuta.

Come stanno andando i programmi di Mathieu?

Abbiamo deciso solo poche settimane fa di venire qua. Non voglio dire che l’abbiamo presa come un allenamento perché non è corretto per gli organizzatori. La Coppi e Bartali per lui, dopo i suoi allenamenti, è una buonissima opportunità come ultima preparazione in vista la Dwars door Vlaanderen e Giro delle Fiandre. Pensiamo che questi siano cinque giorni eccellenti di gara fatti su bei percorsi ondulati, anche se forse per Mathieu sono stati un po’ troppo duri. Al momento credo che sia una cosa buona per il nostro team essere tornati tutti assieme alle corse. Stiamo alzando la percentuale di affiatamento per le prossime classiche.

In questi primi giorni italiani, l’olandese appare di buon umore, ma sempre schivo
In questi primi giorni italiani, l’olandese appare di buon umore, ma sempre schivo
La sua condizione com’è? Immaginiamo sia legata alla sua schiena…

Certo. La schiena sta decisamente bene. E’ tutto a posto, ha recuperato appieno. E la sua condizione è buona. La forma crescerà ancora o almeno io lo spero. Senz’altro è meglio essere qui a correre che a casa ad allenarsi. Questo era il miglior modo da seguire per migliorare ancora. Qui in Italia abbiamo trovato poi un bellissimo clima e naturalmente aiuta tanto.

I suoi prossimi obiettivi quali sono?

Noi speriamo di essere là davanti nelle classiche fiamminghe, dove ci saranno almeno venti potenziali vincitori o comunque che avranno la loro miglior forma. Penso che quando ogni cosa si evolverà un po’ di più verso la strada giusta, Mathieu sarà uno dei grandi favoriti di queste corse. Vincere è l’obiettivo, ma vince sempre solo uno e quindi non sarà facile.

Nella tappa di Longiano, Van der Poel ha stretto i denti sugli strappi
Nella tappa di Longiano, Van der Poel ha stretto i denti sugli strappi
Lo rivedremo al Giro d’Italia? E poi al Tour?

Sì, ci sarà al Giro. Cioè forse (ride cercando di restare ancora sul vago, ndr). Dopo le classiche vivremo alla giornata, un passo alla volta. Quindi vedremo di conseguenza anche la sua partecipazione in Francia a luglio. Non vogliamo mettere troppa pressione a Mathieu. Dobbiamo anche vedere quale potrà essere il modo migliore per chiudere la stagione. Perché ai mondiali in Australia lui andrà solo se starà bene, anche se sappiamo che è importante che lui possa parteciparvi.

Al Giro punterà a qualcosa in particolare?

In una gara di tre settimane non bisogna avere fasi di errori. Certamente nella prima settimana ci sarà battaglia per la maglia rosa tra i corridori simili a Mathieu. In sostanza la nostra idea è di fare quello che abbiamo fatto l’anno scorso nei primi sette giorni al Tour, ma a differenza di adesso, a maggio ci saranno molte più opportunità per arrivare davanti.

Schiena a posto, la solita classe: Van der Poel è tornato

20.03.2022
5 min
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«Un’occasione persa», dice Van der Poel scendendo dal pullman. E’ accigliato, poi però sorride. «Sono ancora deluso, ma anche soddisfatto. Due o tre giorni fa avrei firmato per questo risultato. Ho vinto lo sprint per il terzo posto sui grandi favoriti, purtroppo non è stato possibile farlo per la vittoria. La Milano-Sanremo è già finita così altre volte, è una gara difficile da vincere. Ma è stata una bella giornata con tanto sole. Spero che questo sia di buon auspicio per ciò che verrà. Ho notato di stare bene durante gli ultimi allenamenti, altrimenti non sarei venuto qui».

Van der Poel e Pogacar sfiniti in fondo al rettilineo, mentre Mohoric faceva festa
Van der Poel e Pogacar sfiniti in fondo al rettilineo, mentre Mohoric faceva festa

Notizia in un baleno

La notizia della sua presenza si è sparsa di venerdì senza conferme da nessuna parte, ma si è diffusa alla velocità della luce, cogliendo alla sprovvista anche la squadra, già in Italia dalla Milano-Torino vinta da Cavendish.

«Siamo stati fra gli ultimi a saperlo – diceva Sbaragli dopo l’allenamento del venerdì – eravamo qui in sette, ma uno si è ammalato e ieri sera hanno detto che veniva Mathieu. Normalmente era confermato che sarebbe ripartito alla Coppi e Bartali, quindi in ogni caso sabato o domenica sarebbe venuto in Italia. Vista la necessità è arrivato un giorno prima, ma senza nessuna pressione».

Sbaragli ha corso per Philipsen, come tutta la Alpecin, ma il velocista è rimasto attardato
Sbaragli ha corso per Philipsen, come tutta la Alpecin, ma il velocista è rimasto attardato

Corsa per Philipsen

Eppure la sua sagoma era sempre in mezzo ai primi. Inconfondibile, con quei calzini bianchi e lunghi sulle gambe affusolate e le spalle larghe. Apparentemente sempre in controllo, al punto da rispondere in prima persona agli scatti di Pogacar e Van Aert sul Poggio. Motivato a mille dalla presenza del rivale di sempre e chissà se godendo per il fatto di essere di nuovo lì a dargli fastidio, dopo cinque mesi di black-out.

Van der Poel ha scollinato sulla Cipressa nella scia dei migliori, senza scomporsi troppo
Van der Poel ha scollinato sulla Cipressa nella scia dei migliori, senza scomporsi troppo

«Si correva per Philipsen», spiega Sbaragli trafelato dopo l’arrivo, tagliato in 39ª posizione, nel gruppo dei velocisti regolato da Kristoff. «Poi la corsa è venuta diversa. La Cipressa è stata dura, ma tutto il giorno è stato impegnativo per il vento a favore, la media alta, la gamba sempre in tiro. Non c’è mai stata una fase di relax. Quando Mathieu corre, è perché va forte. Allenarsi, si allena a casa. Naturalmente gli manca un po’ di ritmo, ma penso che nessuno si sia stupito più di tanto. Non ha chiesto niente, si è messo a disposizione. Se qualcuno scattava, si poteva seguire ed è andata così…».

Poca collaborazione

Stupore no, solo la conferma delle attese, abituati a vederli andare forte anche dopo lunghi periodi di allenamento. Come Van Aert, primo alla Het Nieuwsblad, tre giorni dopo essere sceso da due settimane in altura. E così la corsa si è decisa per l’attacco di Mohoric e non per una lacuna atletica di Mathieu.

Sul Poggio ha risposto agli scatti e un paio di volte Vdp ha allungato a sua volta
Sul Poggio ha risposto agli scatti e un paio di volte Vdp ha allungato a sua volta

«Sapevamo che Mohoric va forte in discesa e che lo avrebbe fatto – commenta l’olandese – ma pensavo che l’avremmo preso. Non molti però hanno tirato. Van Aert e Pedersen ci hanno davvero provato, ma ci volevano uno o due compagni in più oltre il Poggio. Ma anche questa è la corsa. Il tempo passa (sorride, ndr), sto invecchiando anch’io, quindi questa è un’altra occasione persa. Però la schiena sta bene, non ho avuto problemi. E questa è la cosa positiva di oggi, era molto tempo che non riuscivo a correre senza sentire dolore».

Nello sprint per il terzo posto, Van der Poel ha quasi agganciato Turgis, secondo all’arrivo
Nello sprint per il terzo posto, Van der Poel ha quasi agganciato Turgis, secondo all’arrivo

Dal Fiandre all’Amstel

Il suo programma ora procede come indicato prima dell’arrivo inatteso a Milano: Coppi e Bartali per trovare ritmo e brillantezza e finalmente il Nord. 

«No, non farò la Gand-Wevelgem – ha detto – resto in Italia per la Settimana Coppi e Bartali. Dato che gareggerò per cinque giorni di seguito, il prossimo test sarà il Giro delle Fiandre, in cui spero di stare bene. Poi Amstel Gold Race e Parigi-Roubaix».

Sul podio, con Mohoric e Turgis, un sorriso a mezza bocca
Sul podio, con Mohoric e Turgis, un sorriso a mezza bocca

Fra un sorriso e l’altro, la smorfia di delusione ha continuato a fare capolino nel suo sguardo da monello. Il bello di quando si è campioni a questo modo è che davvero si ha la sensazione che l’impossibile non esista.

La frenata c’è stata, il senso di onnipotenza magari s’è attenuato oppure semplicemente aspetta per uscire. Ma anche il venire alla Sanremo senza chiedere supporto e con le antenne basse è stato a suo modo un segno di carisma e forza. Osservarlo la prossima settimana sulle strade fra la Romagna e la Toscana sarà certamente uno spettacolo.

A Denia la distanza che fa pensare al ritorno di Van der Poel

08.03.2022
3 min
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Il periodo non è stato semplice, ma forse Mathieu Van der Poel torna a vedere la luce. L’ultima corsa è stata la Roubaix dello scorso ottobre. Poi un paio di apparizioni nel cross e complice la caduta in allenamento e il successivo intervento al ginocchio, mettendo sul piatto anche il mal di schiena, hanno sconsigliato il fenomeno olandese dal riprendere.

Quasi 205 chilometri per Van der Poel in 7 ore 05′ e 245 watt di potenza ponderata (@strava)
Quasi 205 chilometri per Van der Poel in 7 ore 05′ e 245 watt di potenza ponderata (@strava)

Mathieu ha così rinunciato ai mondiali di ciclocross, ma adesso sta accelerando la preparazione con quel chiodo fisso di tornare alle corse almeno dal Giro delle Fiandre. Logica vorrebbe che si rodasse un po’ prima, ma con certi atleti la logica ha già dimostrato da un pezzo di essere fallibile.

Salgono i giri

La preparazione è ripresa con gradualità all’inizio di febbraio, ma dopo tre settimane l’olandese si è messo alla prova con un’uscita di di 7 ore 5′, di cui ha chiaramente lasciato traccia su Strava.

L’allenamento dal profilo e dal dislivello di una Liegi si è svolto nell’entroterra di Denia (@strava)
L’allenamento dal profilo e dal dislivello di una Liegi si è svolto nell’entroterra di Denia (@strava)

Stando ai dati messi online, Van der Poel ha effettivamente percorso 205 chilometri, con 4.017 metri di dislivello e una potenza media ponderata di 245 watt. Wout van Elzakker, che quest’anno corre alla Bahrain Cycling Academy, lo ha accompagnato durante l’allenamento e ha così commentato: «Mathieu van der Poel, il re dell’allenamento inaspettato».

Quadro di insieme dell’allenamento, suddiviso nelle varie fasi di lavoro (@strava)
Quadro di insieme dell’allenamento, suddiviso nelle varie fasi di lavoro (@strava)

Lavoro duro

Van der Poel si trova a Denia, in Spagna. Stando a quanto dichiara Strava e sapendo che non sempre i campioni caricano tutto, dalla ripresa degli allenamenti all’inizio di febbraio, il campione olandese ha percorso circa 3.000 chilometri, con 47.681 metri di dislivello. Il suo ritorno alle gare è atteso durante il Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix in aprile. Anche se probabilmente non sarà ancora pronto al 100 per cento. Voi vi stupireste se arrivasse lassù e lasciasse la zampata?

Che fine ha fatto VdP? Lo chiediamo alla stampa belga

24.02.2022
5 min
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Mathieu Van der Poel continua il suo recupero. Dopo l’infortunio alla schiena, che si era manifestato con un gonfiore ad un disco intravertebrale, che lo ha costretto a fare una pausa di riposo forzato da fine dicembre, l’olandese sta ripartendo. E sta ripartendo anche abbastanza forte, come testimoniano le foto dalla Spagna. Le news però non sono molte e quelle poche provengono quasi tutte dai social. Anche la stampa belga si interroga sulle condizioni di Mathieu.

L’olandese ha ripreso a pedalare con costanza in Spagna (foto Instagram – @bastiengason)
L’olandese ha ripreso a pedalare con costanza in Spagna (foto Instagram – @bastiengason)

Il treno riparte…

Le cose per Mathieu sembrano volgere al meglio. Gli ultimi allenamenti caricati su Strava dicono di un ragazzo che inanella qualcosa come cinque ore, 160-170 chilometri e circa 2.500 metri di dislivello per ogni file caricato. Ma soprattutto dicono di un ragazzo sorridente, come ha confermato anche la sua fidanzata, Roxanne.

Per la prima volta dopo diversi anni, VdP si è fermato per cinque settimane. Ha ripreso con alcune pedalate indoor, ben visibili sulla piattaforma Zwift il 29 gennaio. Il 2 febbraio ha fatto la prima sgambata in bici. Nel frattempo ne ha approfittato anche per fare un piccolo intervento al ginocchio: gli è stato rimosso del tessuto cicatriziale. 

Van der Poel vuole recuperare in fretta e non è un caso che abbia scelto Denia come meta anziché Benicassim, dove di solito va la sua squadra, la Apecin-Fenix. Nella zona di Denia infatti sorge l’hotel più gettonato dell’inverno ciclistico, vale a dire quello che simula la quota. Anche se, almeno all’inizio, una delle stanze “in altura” non erano destinate a Van Der Poel.

Con le prime gare di cross, Van der Poel ha capito che doveva fermarsi
Con le prime gare di cross, VdP ha capito che doveva fermarsi

News dal Belgio…

Alla luce di questo quadro, cerchiamo di capire come stanno le cose. Cosa dicono i media belga sulla questione Van der Poel.

Per farlo ci siamo rivolti ad un collega della “stampa di Bruxelles”, Guy Van Den Langenbergh, giornalista della Gazet van Antwerpen e dell’Het Nieuwsblad, una delle testate più autorevoli del Belgio. Anche se Van der Poel è olandese, la sua squadra è belga.

«Questa sosta – spiega  Van Den Langenbergh – non è del tutto una sorpresa. Dopo la caduta alle Olimpiadi Mathieu aveva già avuto quei problemi alla schiena. Era rientrato a settembre, aveva corso bene il mondiale ma già alla Roubaix non era al massimo. Altrimenti non avrebbe perso allo sprint, quantomeno non avrebbe fatto terzo. Il problema alla schiena gli ha tolto un po’ del suo spunto veloce quel giorno.

«Ha poi provato a fare il ciclocross per arrivare al mondiale, ma a quel punto è tornato a farsi sentire il dolore. Non riusciva ad allenarsi bene. Non riusciva a dare il 100% come al solito. E ancora adesso non è certo di fare le classiche. Ed è un peccato perché lui è un corridore che dà spettacolo, che attacca da lontano».

Van der Poel in allenamento in Spagna con Victor Campenaerts (foto Strava)
Van der Poel in allenamento in Spagna con Victor Campenaerts (foto Strava)

Sospetti e bluff

In molti, qui in Italia, iniziano a sospettare che lo stop di Van der Poel, e tutto sommato anche di Van Aert, sia dovuto ad un accumulo di stress e di fatica di lungo corso. Alla fine questi due fenomeni non riposavano da anni. E infatti c’è anche chi sostiene che presto anche Pidcock dovrà rallentare la sua cavalcata perpetua.

Tuttavia Van Den Langenbergh non è d’accordo su questa linea.

«Non credo si tratti di stress e di affaticamento. Conosco bene Christoph Roodhooft (uno dei tecnici  della Alpecin-Fenix, ndr) e Adrie, suo papà, e so quale sia il loro approccio scientifico.

«Anche il suo team non sapeva quando avrebbe ripreso veramente. E poi per me è anche una questione genetica: Anche Adrie soffriva di mal di schiena».

E su un eventuale “bluff” dell’olandese Guy ha le sue idee.

«Bluff? Difficile da dire, ma io non credo. La squadra, la sua famiglia non sono soliti fare certe cose. Mathieu sta mettendo i suoi allenamenti su Strava e non ha nulla da nascondere. Il mal di schiena è una cosa complessa, non svanisce così».

Lo scatto decisivo di VdP alla Strade Bianche 2021
Lo scatto decisivo di VdP alla Strade Bianche 2021

Classiche a rischio

E il futuro? Se quello a lungo termine sembra più che saldo, c’è da fare i conti con quello prossimo: in una parola con le classiche. Ce la farà Van der Poel a farsi trovare al top per i primi grandi appuntamenti della stagione?

«Van der Poel cercherà di rientrare il più presto possibile. L’ultima volta, avevo parlato con Roodhooft a Fayetteville in occasione del mondiale di cross e non avevano una data certa del suo rientro. 

«Mathieu vorrebbe esserci in queste classiche, è chiaro. Per sua fortuna non ha bisogno di molto tempo e di molte gare per essere al top».

E sulla Strade Bianche, dove Van der Poel è campione in carica: «Ah – conclude Van Den Langenbergh – di sicuro non ci sarà. Primo perché è troppo presto e poi perché è rischioso rientrare in quella gara. La Strade Bianche è una corsa molto esigente per la schiena. Sarebbe già una sorpresa vederlo ad una Tirreno-Adriatico o ad una Parigi-Nizza».

I pneumatici Vittoria protagonisti in gruppo

17.02.2022
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Nelle scorse settimane Vittoria ha comunicato attraverso i propri canali social l’elenco completo delle squadre che nel 2022 utilizzeranno i suoi pneumatici. Si tratta di un numero impressionante. Saranno infatti oltre 40 i team, suddivisi tra strada e mountain bike, che potranno contare sull’affidabilità dei pneumatici Vittoria.

La collaborazione con le squadre ha permesso all’azienda di sviluppare nell’arco di diversi anni il know-how necessario per realizzare prodotti di altissima qualità in grado di garantire il massimo delle prestazioni anche in condizioni estreme. A beneficiarne sono naturalmente anche tutti gli appassionati che quotidianamente scelgono pneumatici Vittoria per le loro uscite in bicicletta.

Vittoria fornirà i copertoncini al team Jumbo-Visma
Vittoria fornirà i copertoncini al team Jumbo-Visma

Ancora con Jumbo-Visma

La lista dei team è guidata dalla Jumbo-Visma con la quale Vittoria ha ottenuto nel 2021 risultati di grande prestigio, grazie soprattutto a Primoz Roglic e Wout Van Aert. Altri team sono Lotto Soudal, EF Pro Cycling-Easy Post, Astana Qazaqstan, Team DSM e Alpecin-Fenix.

Tra i modelli a disposizione delle squadre troviamo il Corsa, i cui punti di forza sono la carcassa in cotone e la mescola con grafene. Per le gare caratterizzate dal pavé il modello di riferimento è invece il Corsa Control che utilizza un rivestimento in cotone e un battistrada più spesso, rinforzato sempre con il grafene per una maggiore protezione dalle forature. Ancora per le corse con il pavé una soluzione perfetta è rappresentata dall’inserto per pneumatici Air-Liner Road

Per le prove a cronometro, gli atleti avranno infine a disposizione il copertoncino TLR Corsa Speed. Questa versione del Corsa utilizza una carcassa in cotone e un battistrada più sottile. La mescola potenziata con grafene è realizzata per ridurre il più possibile la resistenza al rotolamento.

Copertoncini Corsa Speed rinforzato con grafene che lo rende più resistente
Copertoncini Corsa Speed rinforzato con grafene che lo rende più resistente

Non solo strada

Nel 2022 saranno molte anche le squadre MTB che potranno contare sul supporto tecnico dei prodotti Vittoria. Tra queste meritano spiccano: BMC MTB Racing, Santa Cruz FSA e Carabinieri Olympia Vittoria. Ai quali si va ad aggiungere il KTM Vittoria Team, new entry 2022.

Vittoria è anche la scelta di molte federazioni ciclistiche per la pista. Nazioni come Stati Uniti, Australia, Italia e Nuova Zelanda l’hanno scelta anche per il 2022 dopo i grandi risultati ottenuti a Tokyo 2020. I pistard delle singole nazionali potranno optare tra tubolari Pista Oro, Pista Speed e Pista Control.

Vittoria Air Liner, un salvagente contro le forature
Vittoria Air Liner, un salvagente contro le forature

Anche formazione

Il 2022 di Vittoria non sarà solamente caratterizzato dalla collaborazione tecnica con team e federazioni professionistiche. L’azienda ha infatti deciso di fare un passo importante verso il tema della formazione professionale presentando i “White Paper”.

Si tratta di una serie di documenti dedicati a tecnici, meccanici, squadre ciclistiche, esperti di ciclismo e persone curiose di saperne di più sugli pneumatici per bicicletta. I “White Paper” combinano l’esperienza cinquantennale di Vittoria nella produzione di pneumatici e la continua ricerca in nuove tecnologie. Il primo numero è stato presentato a fine gennaio con il seguente titolo: Tipologie e Sistemi di Pneumatici per Biciclette. E’ possibile scaricare i White Paper anche dal sito. 

Altri numeri seguiranno nel corso dell’anno.

Vittoria

Mareczko si lascia l’inferno alle spalle e ha fame di sprint

12.02.2022
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Mareczko s’è fatto crescere i capelli, perciò quando si presenta con i ricci biondi e la mascherina, facciamo fatica a riconoscerlo.

«Li ho fatti crescere – ghigna – perché alla fine cadranno e allora tanto vale goderseli un po’».

Sono le sette e mezza di sera. Corsa. Massaggi. Meeting. Cena. Sono due giorni che proviamo a infilarci fra una cosa e l’altra, ma ogni volta s’è dovuto rimandare. Stavolta ci siamo e con tanta curiosità. Dopo il brutto finale di 2021, il passaggio alla Alpecin Fenix e la grinta mostrata sul primo arrivo. Sarà pure finito secondo alle spalle di Malucelli, ma negli occhi aveva fuoco vivo. Tutto intorno, nella hall dell’immenso hotel alle porte di Antalya, c’è il tipico andirivieni dei corridori diretti verso il ristorante alla vigilia dell’arrivo in salita.

Per Mareczko (ultimo a sinistra) è la seconda corsa con la Alpecin Fenix. Prima il Saudi Tour
Per Mareczko (ultimo a sinistra) è la seconda corsa con la Alpecin Fenix. Prima il Saudi Tour
Ieri hai detto che correre in questa squadra è tutta un’altra cosa.

Un’altra tipologia di squadra. Alla Alpecin-Fenix non ti manca niente, qualunque cosa ti serva. E poi è impostata su quello che faccio io, cioè le volate. Altre hanno gli scalatori e i gregari per la generale. Noi qua siamo venuti con un uomo che può fare classifica e tutti gli daranno una mano, ma se li guardate sono passisti adatti per tirare le volate. Per quello che devo fare io, è stata la scelta migliore.

Uscivi da un 2021 complicato, avevi ricevuto altre offerte?

Ero d’accordo che avrei parlato con la Bardiani e c’era stato un timido interesse dell’Astana, ma nel momento in cui ho avuto questa proposta, non ci ho pensato un attimo e ho cancellato tutto il resto.

Fra le perle del 2021, la vittoria su Cavendish a Gatteo nella Coppi e Bartali
Fra le perle del 2021, la vittoria su Cavendish a Gatteo nella Coppi e Bartali
E’ stato semplice lasciarsi indietro l’esclusione dal Giro e tutto quello che è successo l’anno scorso?

Sono passato con Citracca quando la CCC ha chiuso. Senza certe sorprese, saremmo andati al Giro, dando continuità al buon inizio. La vittoria al Coppi e Bartali su Cavendish e altri segnali positivi. Poi saremmo dovuti andare in Turchia e da lì al Giro, invece è iniziato il declino. Mi auguro sia una situazione in cui nessun altro debba ritrovarsi. La gente parla e non è bello. Quelli che correvano nel mio gruppo neanche sapevano chi fosse il ragazzo risultato positivo (Matteo De Bonis, ndr). Non lo conoscevamo, ma per colpa sua ci siamo andati tutti di mezzo e la stagione è diventata un calvario.

Probabilmente avete pagato anche certe scelte della squadra…

Ma la squadra a quanto mi risulta non era coinvolta in quelle cose. Quando uno ha bisogno di soldi, arriva a qualche compromesso e possono succedere questi episodi, come pure con Spreafico (corridore della Vini Zabù squalificato per tre anni, ndr). Ripeto, io quel ragazzo non lo conoscevo, ma probabilmente non aveva neppure le qualità per passare professionista.

La salita resta il grande scoglio di Mareczko (in maglia verde), ma non se ne fa un grande cruccio
La salita resta il grande scoglio di Mareczko, ma non se ne fa un grande cruccio
Torniamo al presente, quali saranno i tuoi programmi?

Li conoscono i capi, ma ce li dicono gradualmente. Io so cosa farò fino al Turchia di aprile, quindi fino a prima del Giro. Ma certo che mi piacerebbe correrlo, vorrei proprio vincere una tappa.

Una squadra con tre velocisti come Merlier, Philipsen e te: quanta rivalità interna c’è?

Nei ritiri c’è stata un po’ di competizione, ma nemmeno più di tanto, perché ci dividevano spesso in gruppi, quindi non ci sono state grandi occasioni di confronto. In corsa poi ciascuno farà il suo programma, nessun rischio di pestarci i piedi. Non è una squadra WorldTour, ma ne fa il calendario, quindi ognuno avrà il suo terreno di caccia.

Dopo il secondo posto nella tappa di apertura, amarezza e grinta per la rivincita
Dopo il secondo posto nella tappa di apertura, amarezza e grinta per la rivincita
Tappa di oggi (ieri per chi legge) con qualche strappo impegnativo e non sei arrivato allo sprint di 90 corridori. Pensi ancora di voler migliorare in salita?

La scelta di cambiare pelle è molto soggettiva. C’è chi lo ha fatto, ma ha perso spunto in volata (come raccontava lo stesso Malucelli, ndr). Spesso andare meglio in salita è anche questione di ridurre il peso e così però perdi forza. Io ho puntato tutto sulle volate, per questo nella tappa con 3.000 metri di dislivello alla fine non c’ero.

Quindi il tuo calendario sarà rapportato a questa tua caratteristica?

Esatto. Ho cominciato al Saudi Tour, poi sono qui, farò la Milano-Torino e la Coppi e Bartali, prima di tornare in Turchia. Corse in cui rientrare sempre nel tempo massimo, per giocarmi le tappe in volata. Come quella di domenica, che sarà tutta piatta.

Sul podio della prima tappa, per Mareczko un sorriso beffardo: credeva di aver vinto
Sul podio della prima tappa, per Mareczko un sorriso beffardo: credeva di aver vinto
Hai cambiato qualcosa nella posizione in bici?

La posizione è quella e funziona, non c’è motivo di cambiarla. Ma la bici è davvero super, perfetta per fare le volate.

Come la mettiamo con i rapporti? Shimano ora fa solo 52 e 54…

Ma noi abbiamo ancora il vecchio Dura Ace, per cui posso usare il 53 e il 54. L’altro giorno avevo il 54 perché l’arrivo scendeva, si ragiona di volta in volta. E anche io uso pedivelle da 170.

Com’è l’ambiente in squadra?

Molto buono e stimolante. Sono amichevoli e il fatto che il team manager e i direttori sportivi parlino italiano mi aiuta molto. Con il fiammingo sono proprio negato, semmai c’è l’inglese. C’è una grande disciplina, si fa quello che dicono loro. Ognuno ha il suo lavoro. Per questo il fatto che per ora Van der Poel sia fuori dai giochi non porta più responsabilità agli altri. Manteniamo il calendario ed è chiaro che lo facciamo al nostro meglio.

Questa la Canyon Aeroad di Mareczko, con componenti Shimano Dura Ace
Questa la Canyon Aeroad di Mareczko, con componenti Shimano Dura Ace
Ci sarà un treno per Mareczko?

Non so cosa vogliano fare, aspetterò che me lo dicano. Io ci metto il lavoro e tutto l’impegno. E continuo a correre per togliermi lo sfizio di vincere una tappa in un grande Giro. Se proprio devo dire, la mia corsa dei sogni al momento e da sempre è proprio questa.