ZURIGO (Svizzera) – Inutile dire che la folla di giornalisti arrivati in massa dal Belgio si aspettasse il duello tra il Remco baldanzolo della vigilia e il Pogacar venuto per conquistare la maglia che sognava da bambino. Il mondiale di Zurigo prometteva di essere il primo vero scontro al vertice in una grande classica, dopo la caduta di Pogacar nella Liegi vinta da Evenepoel nel 2023 e quella di Remco ai Baschi prima della Liegi vinta lo scorso aprile dallo sloveno.
Invece qualcosa non ha funzionato. E come pure lo scorso anno, vinta la cronometro su Ganna e Affini, Remco ha corso un mondiale sotto tono. Difficile dire se il motivo sia legato al recupero dopo gli sforzi della prova contro il tempo. Alle Olimpiadi, fra strada e pista c’erano comunque sette giorni e la cosa non gli ha creato troppi problemi. Oppure si potrebbe pensare semplicemente che nella prova su strada delle Olimpiadi non ci fosse Pogacar. Di certo però, Evenepoel visto a Parigi aveva un’altra sostanza rispetto a quello del mondiale.
L’attacco temuto
Sven Vanthourenhout, commissario tecnico uscente della nazionale belga, ha ammesso in un’intervista a Het Nieuwsblad di non essere rimasto troppo sorpreso per l’attacco di Pogacar al mondiale.
«L’ultima volta che Stuyven è venuto da me mentre la fuga con Laurens De Plus si stava allontanando – ha detto ripensando al mondiale – mi ha chiesto se avrebbero dovuto tirare. Gli ho detto di no, ma di stare attenti al tentativo successivo. Avevo visto che nella fuga non c’erano alcuni Paesi, soprattutto Olanda, Svizzera e Spagna. In teoria avrebbero dovuto tirare loro, invece non si muovevano. Allora ho pensato che avrebbero provato a scattare. E Tadej, con Tratnik là davanti, avrebbe potuto muoversi da solo. Infatti quindici minuti dopo ha attaccato e la sua mossa ci ha isolato. A quel punto infatti toccava a noi tirare, essendo dietro con Evenepoel. Eppure non pensavo che la gara fosse già chiusa e di fatto non lo è stata sino alla fine. Tadej non ha staccato il gruppo per due minuti. Ma quel momento è stato decisivo».
Un tentato suicidio
Evenepoel ha deluso? Fra coloro che avrebbero potuto fare di più, il belga era annunciato come l’unica possibile alternativa a Pogacar. Invece alla resa dei conti è mancato, facendo capire sin dal momento dello scatto di Pogacar di non avere le gambe e di conseguenza l’ardire per seguirlo. Volete che il miglior Evenepoel non si sarebbe divertito ad accettare quella sfida?
«Forse è così – ha spiegato il campione olimpico di Parigi – forse anche no. A 100 chilometri dal traguardo bisogna essere onesti… Ho pensato che fosse un tentativo di suicidio. Ovviamente l’ho visto andarsene. Ero accanto a Van der Poel e abbiamo avuto entrambi la sensazione che fosse una mossa folle. Sicuramente avevo le gambe per scattare e l’ho dimostrato più avanti nella gara. Ma pensavamo che fosse ancora troppo lontano. Finirà che l’anno prossimo attaccheremo a 200 chilometri dal traguardo. Sono deluso? No, sono campione olimpico. L’argento o il bronzo sarebbero stati una bella medaglia, ma alla fine non sarebbe cambiato molto per la mia carriera. Tadej è stato eccezionale, ma un mondiale l’ho già vinto e l’anno prossimo ci sarà un’altra possibilità».
Le gambe di Remco
Vanthourenhout prosegue nella sua disamina e conferma che, al netto del grande lavoro dei belgi, il capitano non sia stato nella sua giornata migliore.
«A un giro dalla fine sono andato accanto a Remco – ha raccontato – e non ho dovuto dire niente. Ho capito subito che era finita. Non penso che avesse le super gambe che voleva. Non c’è niente di sbagliato in questo, ma si è capito che a quel punto la gara fosse chiusa. Sarebbe stato meglio se Remco fosse andato con Pogacar, ma mancavano comunque più di cento chilometri. E comprensibile che non abbia risposto subito. Avevamo una buona squadra, venuta per vincere. Tutti hanno cercato di fare la loro parte, alcuni hanno avuto una giornata migliore di altri. E alla fine siamo finiti quinti. Per vincere, Remco doveva essere al 100 per cento e non credo che sia stato così. Eppure ugualmente, anche con questo scenario alla fine avrebbe potuto vincere il mondiale».
Un mondiale estenuante
Al netto di definire la percentuale di forma di Evenepoel, quel che resta è lo stupore per il gesto di Pogacar, che ha sorpreso per coraggio e intensità. Va anche bene che nessuno lo abbia seguito sul momento, ma ha colpito che ogni tentativo di inseguimento sia naufragato.
«E’ speciale – ha concluso Evenepoel – davvero unico che sia partito a 100 chilometri dal traguardo. Noi eravamo completamente in fila dietro di lui, ma alla fine ci siamo avvicinati solo un po’. Anch’io avevo buone sensazioni, ma è stato un mondiale massacrante, molto difficile. Questo è tutto quello che potevo fare. A quattro o cinque giri dalla fine abbiamo iniziato a spegnerci, giro dopo giro. Ma non ho niente di cui lamentarmi. De Plus era in fuga ed è stato grandioso. Poi Wellens e Van Gils hanno provato a ridurre le distanze e poi ho iniziato a muovermi anche io. Quindi è iniziata una fase di scatti e momenti di stanca. Solo alla fine c’è stata un po’ di collaborazione e in volata più di così non potevo fare».
Stamattina in una riunione tecnica, la Soudal-Quick Step deciderà se Evenepoel correrà le prossime gare italiane. Lui avrebbe voglia e non a caso dopo il mondiale ha parlato di Emilia, Bernocchi, Tre Valli e Lombardia. Ma ancora i programmi sono sub judice. «E’ stata una stagione lunga e difficile, quindi sono un po’ stanco di allenarmi. E’ meglio correre ancora un po’. E poi concedersi un bel periodo di riposo».
Intanto in Belgio si sfoglia la margherita per trovare il successore di Sven Vanthourenhout. E pare che Philippe Gilbert avrebbe fatto sapere alla Federazione di essere interessato all’incarico.