Alla Coppi e Bartali il battesimo della vittoria, vero Amici?

15.11.2021
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Buona la prima. Sono molti i campioni che hanno messo a segno la loro prima vittoria tra i pro’ alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali o che pur non avendo vinto si sono “presentati” al grande pubblico con delle ottime performance. E Adriano Amici, l’organizzatore di questa (e altre gare) lo sa bene… tutto ciò non è affatto un caso.


Al momento di quelle gesta non erano ancora campioni, ma giovani in erba con tanta voglia di emergere e un grande talento pronto a deflagrare.

Un “gioco da ragazzi”

La storia della Coppi e Bartali inizia lo scorso millennio. 

«Molti giovani hanno aperto le ali alla Coppi e Bartali – spiega Amici – e il perché è presto detto. Io, anzi noi del Gs Emilia, siamo stati i primi ad aderire al progetto giovani e delle professional e così abbiamo sempre accolto le squadre che puntano sui ragazzi. E oggi anche tante WorldTour si affacciano alle nostre gare e ne approfittano per buttare nella mischia i loro atleti meno esperti».

Ed è una gara ideale per muovere quindi i primi passi. Percorsi duri, ma non durissimi. Parterre importanti, ma non impossibili. E lo abbiamo visto anche quest’anno. Con la mossa della Jumbo-Visma. La squadra olandese ha schierato Jonas Vingegaard, ai più sconosciuto, dandogli i gradi di capitano. I corridori imparano così a prendersi le responsabilità. Non è solo questione di “fare gamba”, come magari poteva essere per Ayuso.

Ma facciamo un passo indietro e “spulciamo” qualche nome. La Settimana Internazionale Coppi e Bartali nasce nel 1984. Prima di “trasferirsi” in Emilia Romagna, si disputò per alcune edizioni in Sicilia e poi in Sardegna. Ma è sul finire degli anno ’90 che la prende in mano Il Gs Emilia. «Il trasferimento nelle zone attuali – riprende Amici – avvenne nel 1999 e si chiamava ancora Trofeo Cecchi Gori. Ne ho visti tanti di nomi nuovi, non solo italiani. Ricordo Vainsteins, Ivanov…». 

Nibali a braccia alzate nella pioggia di Faenza. E’ qui che nasce la sua leggenda
Nibali a braccia alzate nella pioggia di Faenza. E’ qui che nasce la sua leggenda

La prima di Nibali

Dalla Sicilia a un siciliano. Un bel salto di 13 anni e da Bartoli eccoci a Vincenzo Nibali. Nel 2004 questo ragazzino di cui si diceva un gran bene sin dalle categorie giovanili e grande speranza azzurra apre di fatto la sua bacheca e ci pone la prima perla.

E’ il 22 marzo 2006 e in Romagna piove. «Ricordo – racconta Amici – che si andava da Cervia a Faenza sotto una pioggia torrenziale e un bel freddo. Dopo una lunga fuga vince questo ragazzo della Liquigas. In tanti rimasero colpiti. Poi fece bene anche nelle tappe successive.

«Allora non potevamo immaginare che sarebbe diventato il corridore, e l’uomo vorrei sottolineare, che poi appunto è diventato. Davvero un grande atleta con un grande fisico e una grande testa. Un ragazzo modesto. Mi sono sempre trovato bene con Vincenzo. Mi dispiace solo che delle nostre corse non sia riuscito a vincere il Giro dell’Emilia. Perché okay che si arriva in salita, ma il muro di San Luca è più per scattisti che per scalatori».

Andrea Bagioli
Andrea Bagioli come il primo Bartoli: a Sogliano al Rubicone l’anno scorso battè un drappello in volata
Andrea Bagioli
Andrea Bagioli come il primo Bartoli: a Sogliano al Rubicone l’anno scorso battè un drappello in volata

Ultime edizioni “verdi”

Da Nibali in poi tanti giovani si sono fatti vedere. Pensiamo ad Ulissi, che è tra coloro che hanno vinto più frazioni in questa gara. A Malori a Viviani. Ma anche stranieri a partire dal sudafricano Louis Meintjes, per non parlare delle ultimissime edizioni.

In questi ultimi anni, con l’evoluzione del ciclismo attuale alla quale stiamo assistendo, si dà sempre più spazio agli atleti più giovani, pertanto questo discorso è ancora più valido, almeno dal punto di vista delle prestazioni. Eh sì, perché in quanto a vittorie correndo di più questi ragazzi ci arrivano anche più “rodati”.

Un esempio? Ethan Hayter. Lo scorso aprile l’inglese, 22 anni, ha vinto la terza frazione, questa però ero la sua seconda vittoria da pro’. La prima era stata il Giro dell’Appennino nel 2020. E lo stesso identico discorso vale per Andrea Bagioli, che aveva messo in bacheca il successo pochi giorni prima al Tour de l’Ain.

«Tra questi atleti di oggi – dice Amici – mi ha colpito molto Joao Almeida, anche se non ha vinto. Bravissimo. Che carattere. Ma devo dire che i ragazzi di questa ultima generazione sono davvero bravi. Sono formati, completi in tutto. Quando prendono un microfono in mano sanno parlare».

Vingegaard in maglia di leader, tra i suoi compagni della Jumbo: per il danese due tappe e la classifica generale nell’ultima edizione
Vingegaard in maglia di leader, tra i suoi compagni della Jumbo: per il danese due tappe e la classifica generale nell’ultima edizione

Jumbo-Visma docet

Infine chiudiamo con una curiosità. La Jumbo-Visma è la squadra che più giovani ha lanciato in questa corsa. I suoi migliori atleti della continental per l’occasione vengono “promossi” in prima squadra. Non solo Vingegaard, che l’anno scorso si è portato a casa l’intera corsa, è qui che anche Pascal Eenkhoorn ed Olav Kooij hanno vinto la loro prima gara da pro’. La squadra olandese ha interpretato al meglio lo spirito di Amici, quando sposò il progetto giovani.

Kooij addirittura è ad oggi il vincitore più giovane in assoluto nella Coppi e Bartali. L’anno scorso quando ha vinto aveva appena 18 anni e 320 giorni.