Green Project: arriva Turconi a completare il progetto giovani

11.11.2023
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L’inizio del terzo anno del progetto giovani della Green Project-Bardiani-CSF Faizanè (che diventerà Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè dal 2024), ha visto l’inserimento di un solo corridore di primo anno: Filippo Turconi (in apertura al Giro di Primavera, dove è arrivato secondo, photors.it). 

«Questo perché visti gli investimenti fatti negli ultimi due anni – incalza subito Roberto Reverberi – abbiamo una rosa che su 22 corridori vede 9 under 23. Nella stagione appena conclusa abbiamo messo insieme 220 giorni di gara, inizia ad essere un’attività importante. Abbiamo solo Turconi per scelta, anche perché arriva anche Rojas, cileno classe 2002, anche lui under 23».

Per Turconi una prima parte di stagione promettente con ottimi risultati (foto Instagram)
Per Turconi una prima parte di stagione promettente con ottimi risultati (foto Instagram)

In linea con il progetto

La scelta della famiglia Reverberi continua nella direzione intrapresa nel 2021. L’arrivo dei team development delle squadre WorldTour ha abbassato l’età in cui si fa la selezione, non si può aspettare che un corridore sia under 23, si deve agire prima. 

«Il progetto continua e lo seguirà sempre Rossato – spiega ancora Reverberi – la nostra rimane una scelta legata al modello internazionale. I team devo vengono a prendere i corridori quando sono juniores e lo fanno anche in Italia. La nostra squadra è sempre stata legata ai giovani corridori del nostro Paese, questo inserimento nel mercato ci ha costretto ad agire di conseguenza. Turconi rientra in questa idea, è un ottimo corridore e dai test fatti dal nostro staff è emerso che si tratta di un ragazzo con un grande motore. Chiaramente non basta solamente questo, ma serve anche la testa e qui entra parzialmente la seconda parte del nostro progetto».

Il progetto giovani della Green Project serve per far maturare i corridori con i giusti tempi (foto Instagram)
Il progetto giovani della Green Project serve per far maturare i corridori con i giusti tempi (foto Instagram)

Tempo e spazio

Quello che serve ai giovani corridori sono il tempo e lo spazio per dimostrare le proprie qualità. Non si discute del fatto che i team di sviluppo di squadre WorldTour non siano una bella occasione, ma non tutti i ragazzi sono pronti subito. 

«Noi come squadra – dice Reverberi – ai ragazzi di primo anno offriamo, in quasi tutte le situazioni, un contratto di quattro anni. Cosa che abbiamo fatto anche con Turconi. Questi ragazzi hanno bisogno di tempo per crescere e di avere una certa tranquillità. Nei team development di solito si firmano contratti di due anni e ci si trova ad avere la fretta di andare forte per dimostrare di valere. Avere a disposizione il doppio del tempo è una bella tranquillità, i giovani mordono per emergere ma i momenti difficili ci sono. Abbiamo comunque visto che i ragazzi con 4 anni di contratto non si sentono arrivati, ma lavorano sodo per crescere e fare bene».

«I corridori giovani dai noi hanno delle buone occasioni – continua – anche perché come calendario under 23 possiamo correre solo gare internazionali. Capite che questo per un corridore di primo anno è un bel banco di prova, si capisce se vale».

I ragazzi di Reverberi e Rossato si confrontano spesso con i team development delle WT (in foto il podio del Recioto)
I ragazzi di Reverberi e Rossato si confrontano spesso con i team development delle WT (in foto il podio del Recioto)

Cammino continuo

Non ci si ferma solamente al primo anno, il prosieguo della crescita arriva con le stagioni “intermedie” e davanti ci sono esempi importanti.

«Se un corridore ha già fatto un paio d’anni tra gli under 23 – spiega Reverberi – allora si può fare un passaggio in più e farlo correre tra i professionisti. Pellizzari e Pinarello sono due esempi, soprattutto il primo. Giulio (Pellizzari, ndr) è andato a correre il Tour of the Alps e in una tappa ha fatto terzo. E’ arrivato secondo al Tour de l’Avenir e ha vinto il Giro del Medio Brenta. Secondo me questi risultati sono una bella testimonianza che il progetto funziona. Pellizzari stesso se tutto andrà bene nel 2024 potrebbe fare il Giro d’Italia, occasioni così nei team development non ci sono. Anche se al terzo anno passi nel WorldTour è difficile partecipare ai grandi Giri».

«Prendere i giovani è sempre più difficile – conclude Reverberi – ma le soddisfazioni arrivano. Grazie al nostro progetto riusciamo comunque a prendere juniores di primo piano, tenerli in Italia e farli crescere secondo il nostro metodo».

Pinarello: uno sguardo al passato e uno al futuro

24.10.2023
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La chiamata con Alessandro Pinarello avviene qualche ora prima del suo volo verso Sharm El Sheik, meta delle vacanze di fine stagione. Con la Veneto Classic si è chiusa la prima metà del suo cammino in Green Project-Bardiani CSF-Faizanè. Insieme a Pinarello facciamo un recap di questi primi due anni sotto la guida di Mirko Rossato, diesse che gestisce il progetto giovani del team che fa capo a Bruno Reverberi. 

«Il primo anno, ovvero il 2022 – ci racconta Pinarello – è stato più tranquillo, ho corso sempre da under 23, tranne nel finale di stagione dove sono andato al Giro di Slovacchia e poi alla Tre Valli Varesine a correre con i pro’. Quest’anno, invece, ho fatto molti più giorni di corsa all’estero. Siamo partiti dalla Croazia, poi Flèche Ardennaise, Alpes Isere Tour e Tour Alsace. In più con la maglia della nazionale sono andato al Carpathian Couriers Race, al Tour de l’Avenir e alla Liegi U23».

Nei due anni in Green Project Pinarello è cresciuto con continuità
Nei due anni in Green Project Pinarello è cresciuto con continuità
Come giudichi la tua crescita in questi due anni?

Sono migliorato tanto a livello fisico, grazie ad un calendario importante fatto con il team e grazie anche alle esperienze con la nazionale. Mi sento cambiato e non poco, ora reggo meglio una corsa a tappe e dopo le gare di un giorno mi sento meno stanco. 

Sei stato il primo, assieme a Pellizzari, a sposare il progetto giovani della Green Project, scelta che rifaresti?

Assolutamente. Per tanti all’inizio era una cosa sbagliata, ma con la squadra mi sono sempre trovato bene. Il percorso di crescita è stato graduale, se guardiamo solo ai giorni di corsa nel 2022 ne ho messi insieme 45, mentre quest’anno 62. Non serve correre tutte le settimane per entrare in forma. Con la Green Project ho modo di gestirmi bene tra una corsa e l’altra, abbiamo un metodo più “adulto” di gestire la cosa. 

Negli allenamenti in queste due stagioni cosa hai migliorato?

Rispetto al 2022 sicuramente la quantità di ore, visto che in quell’anno avevo la scuola. Nel 2023 ho aumentato il tempo in sella e soprattutto non devo scegliere tra palestra e bici, ma posso fare entrambe. Nei lavori specifici sono aumentati i minuti delle ripetute e sicuramente i wattaggi. 

Qual era l’obiettivo del 2023?

Capire dove andassi forte, se nelle corse a tappe oppure nelle gare di un giorno. Ho visto che nelle prime reagisco bene anche dopo cinque o sei giorni, nelle seconde invece mi sento più reattivo, come detto prima. 

Un rimpianto per Pinarello è stato il Giro Next Gen, ma nel 2024 vuole riprovarci
Un rimpianto per Pinarello è stato il Giro Next Gen, ma nel 2024 vuole riprovarci
Che stagione è stata quella appena conclusa?

Non la stagione perfetta. Sotto alcuni aspetti non è andata come avrei voluto, sono contento di aver fatto esperienze come l’Avenir, anche se chiamato all’ultimo. Un rimpianto è il Giro Next Gen, dove sono caduto un paio di volte e non ho raccolto quanto avrei desiderato. Il finale di stagione mi ha lasciato più soddisfatto e ripartirò da qui. 

Pellizzari, che ha iniziato il progetto insieme a te, ha avuto un grande exploit quest’anno, ti spaventa?

Non mi spaventa il paragone e non ho paura ad ammettere che è andato davvero forte. Se avessi paura dei paragoni non dovrei nemmeno guardare all’estero, dove il livello si alza ancora di più. 

La condizione a fine stagione era in crescita, base su cui costruire il prossimo futuro (foto DirectVelo)
Alessandro Pinarello, Green-Project Bardiani CSF-Faizanè (foto DirectVelo)
Hai ancora due anni di contratto, cosa ti aspetti nella seconda metà del cammino?

L’anno prossimo mi piacerebbe correre ancora di più con i professionisti, con gli under 23 vorrei correre la Liegi e la Flèche Ardennaise. Un obiettivo sarebbe quello di tornare al Giro Next Gen, non mi va giù com’è andata quest’anno e voglio riscattarmi. 

Quando riparti?

Il 15 novembre riprendo da solo, mentre con la squadra avremo un primo ritiro di due settimane a Benidorm ai primi di dicembre.

Il super Avenir dell’Italia visto con gli occhi di Amadori

31.08.2023
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La voce di Marino Amadori è carica di emozioni e felicità, il Tour de l’Avenir appena concluso ha dato tanti motivi per essere contenti. La vittoria dell’ultima tappa firmata da Giulio Pellizzari è stata solamente la ciliegina sulla torta di un trasferta in Francia di otto giorni. Tappe dure, dove gli azzurri sono stati sempre presenti e combattivi, tanto da vincere la classifica a squadre con un margine di 14 minuti sulla Colombia. 

Sul podio finale due italiani: Pellizzari secondo (a destra) e Piganzoli terzo (a sinistra, foto Tour de l’Avenir)
Sul podio finale due italiani: Pellizzari secondo (a destra) e Piganzoli terzo (a sinistra, foto Tour de l’Avenir)

Due su tre

Due gradini del podio occupati, il secondo e il terzo, rispettivamente da Pellizzari e Piganzoli. L’Italia partiva con grandi ambizioni e si è dovuta inchinare solamente davanti a Del Toro, ma quando chiediamo ad Amadori se si poteva fare qualcosa di più risponde senza troppi dubbi.

«Di meglio possiamo fare solo i complimenti a chi ha vinto – dice – Del Toro è stato impressionante. Gli ultimi quattro giorni aveva una condizione super, imbattibile. Noi ci abbiamo provato, ma il ragazzo ha risposto sempre bene agli attacchi. E giusto riconoscere il merito a chi è stato più forte, con la serenità di aver fatto il possibile e anche qualcosa oltre».

Alla prima tappa maglia gialla sfiorata per l’Italia, Villa si arreso solamente al compagno di team Foldager (foto Tour de l’Avenir)
Alla prima tappa maglia gialla sfiorata per l’Italia, Villa si arreso solamente al compagno di team Foldager (foto Tour de l’Avenir)

Preparati

Gli azzurri (in apertura alla presentazione delle squadre, foto Tour de l’Avenir) sono stati protagonisti in otto tappe su otto, dalla prima all’ultima. Una costanza che ha portato la firma di Busatto: il quale nelle prime cinque tappe non è mai uscito dai primi dieci.

«Busatto ha fatto vedere di cosa è capace – replica Amadori – purtroppo per un motivo o per l’altro non è riuscito a vincere, ma non è da tutti avere questa costanza. Non dobbiamo però dimenticare tutti gli altri, a partire da Villa che nella prima tappa ha sfiorato il successo, battuto solamente dal suo compagno di squadra Foldager. Peccato per Romele che ha avuto dei problemi fisici all’inizio ma poi è stato davvero importante. Anche Pinarello si è comportato molto bene, era il suo primo Tour de l’Avenir e una caduta gli ha complicato le prime tappe.

«Questo Tour de l’Avenir – continua – lo abbiamo preparato nella maniera migliore, e per questo dobbiamo ringraziare la Federazione. Siamo andati a visionare le tappe e curato tutto nei minimi dettagli. Ma il plauso più grande va fatto ai ragazzi, mentre un grazie importante è per le società. Senza il loro benestare non avremmo potuto lavorare così tanto e bene. I corridori, alla fine, sono di loro proprietà e privarsene per quasi due mesi non è facile. Noi come nazionale cerchiamo di dare quel qualcosa in più che serve ai ragazzi per crescere e l’Avenir è una di queste gare».

A ognuno la sua occasione

L’Italia ha conquistato la classifica a squadre, così come lo scorso anno. Non è un caso, Amadori ha portato sei corridori in grado di fare bene ovunque. Ragazzi forti e preparati, ai quali è stata concessa l’occasione di mettersi in mostra. 

«Vedo queste corse – ci racconta Amadori – come un modo per dimostrare che abbiamo tanti ragazzi forti e in gamba. Non si possono impostare questi appuntamenti come se fossimo una squadra WorldTour, non avrebbe senso. Sarebbe ingiusto chiedere ad un ragazzo di mettersi a completa disposizione di un compagno annullando le sue possibilità di fare bene. Chiaramente tutti sapevano che Pellizzari e Piganzoli sarebbero stati i due uomini di classifica, viste le loro caratteristiche, e per questo bisogna avere un occhio di riguardo. Ma poi ad ogni ragazzo veniva concessa l’occasione di fare il suo». 

Piganzoli è stato il regista in corsa, la sua esperienza è risultata fondamentale per il podio finale (foto Tour de l’Avenir)
Piganzoli è stato il regista in corsa, la sua esperienza è risultata fondamentale per il podio finale (foto Tour de l’Avenir)

Duo Pellizzari-Piganzoli

Quando la strada ha iniziato ad impennarsi sotto le ruote dei corridori sono emersi Pellizzari e Piganzoli. I due scalatori giovani che tanto stanno crescendo e che hanno già fatto molto bene. Non si arriva secondo e terzo al Tour de l’Avenir senza una preparazione adeguata, vero, ma poi servono delle qualità innate per rimanere davanti ogni giorno e giocarsi la vittoria

«Piganzoli – spiega Amadori – è stato il regista in squadra, visto che in queste gare si corre senza radiolina. I ragazzi devono inventare delle strategie ed agire al volo, lui era al suo secondo Avenir e ha fatto delle belle esperienze. Ora è il momento di puntare a qualcosa di più, è giusto così. Piganzoli partiva con i gradi, tanto da aver programmato questo Avenir fin nei minimi dettagli. Ha curato la preparazione al cento per 100 ed è arrivato al meglio delle sue possibilità.

«D’altro canto – dice ancora – Pellizzari ha fatto vedere grandi qualità per essere alla sua prima esperienza. L’idea era quella di tenere due pedine da giocarci per la classifica finale, entrambi ci hanno provato ed entrambi hanno attaccato. Giulio non è mai uscito dai primi cinque nelle ultime tappe, quelle di montagna. E’ chiaro che con un corridore del genere si voglia puntare a fare meglio il prossimo anno, e meglio del secondo posto c’è solo la vittoria (conclude con una risata, ndr)».

Rossato: «I nostri ragazzi crescono a piccoli passi»

09.06.2023
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Intercettiamo Mirko Rossato mentre è intento a preparare le ultime cose in vista del Giro Next Gen. Con lui apriamo il capitolo dei giovani corridori, già visionato insieme a Zanatta qualche giorno fa. Il diesse della Green Project Bardiani CSF Faizanè si è ritrovato in un paio d’anni a lavorare con tanti giovani, alcuni di loro passati direttamente dalla categoria juniores. Si è ritrovato così a dover insegnare loro tante cose, soprattutto imparare a correre e vincere in una categoria nuova. 

Dopo un primo anno positivo, anche Pinarello sta raccogliendo buoni risultati: qui terzo al Liberazione
Dopo un primo anno positivo, anche Pinarello sta raccogliendo buoni risultati: qui terzo al Liberazione

Già vincenti

I corridori che arrivano direttamente dalla categoria juniores a vestire la maglia della Green-Project sono pochi. Nel 2022 è toccato a Pellizzari e Pinarello e quest’anno sono arrivati Scalco e Paletti.

«Abbiamo avuto la fortuna – racconta da casa Rossato – di aver preso ragazzi che vincevano tanto già da juniores. E’ chiaro che il salto da quella categoria agli under 23 o ai professionisti è diverso. Le cose si complicano e per loro non deve esserci la fretta di fare, per prima cosa serve maggiore esperienza. La nostra squadra propone solamente gare di qualità tra gli under 23, visto che facciamo solo corse internazionali. Nelle corse facili, non raccolgono, non maturano. Noi facciamo attività in Italia e all’estero, confrontandoci sempre con ragazzi preparati». 

Scalco fa parte della seconda tornata di ragazzi junior passati professionisti con la Green-Project
Scalco fa parte della seconda tornata di ragazzi junior passati professionisti con la Green-Project
E’ vero, i vostri junior sanno vincere, ma questo è un altro mondo…

Noi insegnamo a vincere ai nostri giovani tramite le giuste esperienze, sbagliare è possibile, anzi ben venga. Dopo ogni gara parliamo spesso e ci confrontiamo, le lacune ci sono e vanno affrontate e capite. 

Cosa vedi di più?

Tanta foga nel fare le cose, nell’entrare nella fuga, nel muoversi. Invece noi cerchiamo di trasmettergli che devono studiare l’avversario, guardare come pedala, così sì che imparano a leggere la corsa. 

Al Piva, ci aveva detto Pellizzari, che avevano sprecato una grande occasione.

Questo è un bell’esempio. Lì abbiamo fatto secondi con Martinelli ed i ragazzi hanno puntato tutto subito su di lui. Io avrei voluto che ognuno di loro avesse provato a vincere, devono giocarsi le loro carte. In corsa hanno carta bianca, nessuno è obbligato a lavorare per gli altri. 

Al Trofeo Piva i ragazzi di Rossato hanno imparato una lezione importante (foto Boldan)
Al Trofeo Piva i ragazzi di Rossato hanno imparato una lezione importante (foto Boldan)
In queste gare non ci sono le radio, devono gestirsi in autonomia.

Questo è un bene da un certo punto di vista. Perché, come detto prima, possono sbagliare, poi ne parliamo e capiamo come affrontare quelle situazioni. Se ci pensate poi al Recioto questa cosa non è più successa. Vero che Pellizzari ha perso la volata a due, ma ha trovato un corridore più forte, ci sta. 

Se affronti tante volte una situazione prima o poi impari

Chiaramente, alla terza o quarta volata ristretta capisci come muoverti. Impari a conoscerti, se sai che non hai uno spunto veloce provi ad anticipare o altro… Dico sempre ai nostri giovani e giovanissimi che sono professionisti solamente sulla carta, per diventarlo devono lavorare molto. 

Intanto un giovanissimo che ha vinto lo avete, Scalco. 

Lui ha vinto una corsa per under 23 di alto livello, quanti diciottenni sono riusciti a fare ciò? Pochi. La sua vittoria ci ha fatto capire che il modo di allenarsi e di programmare è funzionale. Scalco arrivava da una corsa a tappe in Francia di buon livello, che ha contribuito a farlo migliorare. 

Luca Paletti porta avanti la doppia attività: strada e ciclocross, anche questo insegna molto
Luca Paletti porta avanti la doppia attività: strada e ciclocross, anche questo insegna molto
Il progetto di crescita li porterà ad affrontare corse sempre più impegnative?

Non è da escludere che qualcuno tra Pellizzari, Pinarello e Martinelli il prossimo anno potrà partecipare al Giro d’Italia dei grandi. Saranno tutti e tre al terzo anno con noi ed è giusto che, qualora lo meritassero, potranno fare qualche gradino in più. Sempre valutando tutti insieme.

La nazionale a detta di Amadori può dare una grande mano, no?

Assolutamente. Vestire la maglia azzurra vuol dire affrontare i migliori corridori al mondo. Per coltivare i nostri talenti avere una mano dalla nazionale è fondamentale, siamo contenti di come sta andando questa collaborazione. 

Graat centra la doppietta: alla Jumbo anche il Recioto

11.04.2023
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I due giorni tra Giro del Belvedere e Palio del Recioto sono colorati di giallo e nero. Il Team Development della Jumbo-Visma porta a casa il bottino pieno, ieri con Johannes Staune-Mittet ed oggi con Tijmen Graat. Il Palio del Recioto, giunto alla sessantesima edizione si conferma una gara altimetricamente impegnativa, i corridori si presentano sotto la linea dell’arrivo alla spicciolata. 

L’olandese della Jumbo-Visma batte in volata Pellizzari (photors.it)
L’olandese della Jumbo-Visma batte in volata Pellizzari (photors.it)

Doppietta giallo-nera

Poco fuori Verona, nei territori della Valpolicella, va in scena uno spettacolo continuo, una gara sempre tesa. Dal comune di Negrar l’occhio si perde velocemente verso i più alti pendii, che la primavera ha prontamente colorato di verde. Tijmen Graat vince in volata su Giulio Pellizzari, un successo abbondante, con più di una bici di vantaggio. 

«Ero molto fiducioso nella forza della squadra – ammette Graat in sala stampa – mi hanno aiutato in maniera perfetta. Peccato per Johannes (Staune-Mittet, ndr) che nel finale è caduto, altrimenti ci saremmo potuti trovare ancora una volta in superiorità numerica. L’attacco era programmato, sia noi che la Green Project eravamo in superiorità numerica e ci siamo confrontati per gestire la corsa. Devo ammettere che quando ci siamo trovati Pellizzari ed io, abbiamo parlato e collaborato. Il mio sprint è davvero pessimo e lui mi ha detto che aveva lo stesso problema – dice tra le risate – dovevamo lavorare più forte possibile in salita».

Grazie al dislivello di 2.900 metri in 142 chilometri la corsa è stata davvero esplosiva (photors.it)
Grazie al dislivello di 2.900 metri in 142 chilometri la corsa è stata davvero esplosiva (photors.it)

Un caloroso saluto

Dopo la linea del traguardo Giulio Pellizzari non è deluso, anzi, l’amarezza del secondo posto è stata prontamente scacciata via dai tanti baci e abbracci ricevuti. I capelli mossi gli si schiacciano sulla fronte e subito dopo l’arrivo ammette di non aver avuto le gambe per sprintare con Graat. 

«La settimana scorsa al Piva – racconta Pellizzari – eravamo nella stessa situazione di superiorità numerica e ci siamo fatti cogliere di sorpresa. Abbiamo imparato la lezione e oggi ci siamo messi ad attaccare per mettere in difficoltà gli altri. Sulla salita finale mi sono reso conto di stare bene, soprattutto nella parte conclusiva, così ho provato ad attaccare, non volevo rimpianti. Anche perché – conferma guardando ironicamente Graat – il mio sprint è peggio del suo».

Sul volto di Pellizzari non c’è delusione, ha giocato tutte le carte a sua disposizione
Sul volto di Pellizzari non c’è delusione, ha giocato tutte le carte a sua disposizione

Pinarello in appoggio

Alle spalle della coppia che si è giocata in volata questo Palio del Recioto, arriva in solitaria Alessandro Pinarello. Il corridore di Conegliano mette in fila un altro bel risultato. Dopo il sesto posto del Trofeo Piva di domenica scorsa è arrivato il dodicesimo posto di ieri al Belvedere ed il terzo di oggi. 

«Quando abbiamo fatto lo strappo vicino all’arrivo – spiega – abbiamo visto che eravamo davanti noi tre della nostra squadra ed il gruppo era diviso. Sulle rampe successive c’è stata ancora un po’ di selezione, abbiamo deciso di muoverci attaccando frontalmente».

«Quando ti ho visto davanti ho pensato davvero che potessi vincere»: così Pinarello al suo compagno dopo l’arrivo
«Quando ti ho visto davanti ho pensato davvero che potessi vincere»: così Pinarello al suo compagno dopo l’arrivo

I giovani di Reverberi

I due ragazzini, che stanno crescendo alla corte di Reverberi, iniziano a farsi vedere. La Green Project CSF Faizanè li ha presi l’anno scorso sotto la propria ala, appena usciti dalla categoria juniores. Ora, con una stagione alle spalle, l’obiettivo non è solo fare esperienza, quella deve essere una costante, ma provare a conquistare qualcosa

«L’anno scorso abbiamo principalmente corso con gli under 23 – dice Pinarello – quest’anno abbiamo fatto già qualche corsa con i professionisti. Mettere qualche chilometro in più nelle gambe ha fatto bene».

«L’obiettivo è migliorare sempre di più – gli fa eco Pellizzari – corriamo tante gare importanti, quando siamo con gli under 23 sono tutte internazionali, come quella di oggi. Tutte le gare sono un mettersi in gioco per noi. Correre con i professionisti, come fatto a Taiwan, è stimolante per due corridori giovani come noi».

Giovani corridori e aspettative: come si lavora?

24.01.2023
7 min
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Nel guardare le varie statistiche sui siti di riferimento ci ha colpito la grande differenza che si trova nei giorni di corsa tra i neoprofessionisti: ragazzi giovani che si affacciano al mondo dei grandi. Così abbiamo voluto indagare tra le varie squadre per capire come gestiscono i loro ragazzi. Tra i team selezionati sono rientrati due professional e due WorldTour. 

Felix Gross è uno dei giovani della UAE che sta facendo un percorso graduale di crescita
Felix Gross è uno dei giovani della UAE che sta facendo un percorso graduale di crescita

Per la UAE parla Baldato

La prima persona interrogata su questo delicato tema è Fabio Baldato, diesse della squadra degli Emirati. Tra i ragazzi visti dal veneto spicca il nome di Ayuso, spagnolo classe 2002 che alla prima partecipazione alla Vuelta ha chiuso al terzo posto nella classifica generale. 

«Prima di tutto – inizia Baldato – è tutto molto soggettivo, ci sono giovani che hanno bisogno di un ambientamento più lungo. Altri, invece, vedi che sono già pronti, ma anche in questi casi il lavoro da fare è delicato. Ayuso lo abbiamo “rallentato” cercando di tenere la sua esuberanza a bada. Non è il primo corridore già maturo che mi capita tra le mani, in BMC ho avuto Kung e Dillier che erano già pronti. In questi caso noi diesse dobbiamo essere bravi a valutare, non bisogna mai esagerare, spesso i ragazzi giovani non si pongono limiti. Sono più spavaldi, si vede dall’atteggiamento in corsa. Ti ascoltano fino ad un certo punto, predicare va bene ma poi bisogna mettersi nei loro panni. Sono consapevole del fatto che noi diesse possiamo insegnare qualcosa ma quello che rimane è la “batosta”. Ayuso stesso ad inizio 2022 ne ha prese alcune ed è cresciuto».

«Poi ci sono i corridori normali, uno che abbiamo in UAE è Felix Gross. Lui ha fatto lo stagista nel 2021 con dei buoni dati ma senza cogliere risultati. La scorsa stagione ha avuto più continuità ed ha ottenuto un bel quarto posto in una tappa al Giro di Germania. I corridori così vanno sostenuti, anche mentalmente perché devono capire che la loro crescita deve essere graduale e passa prima da corse minori dove imparano ad essere competitivi».

Lato Intermarché

L’Intermarché Circus Wanty ha un progetto di crescita solido da molti anni, al quale ha affiancato anche la nascita del Development team. Valerio Piva, diesse della squadra belga ci racconta anche che relazione hanno tra di loro le due squadre

«La squadra development ha una struttura a parte – spiega – l’obiettivo è prendere ragazzi giovani e far nascere dei corridori. Lo scambio tra una squadra e l’altra ci sarà, lo stesso Busatto farà qualche gara con noi. Per quanto riguarda il team WorldTour l’obiettivo è diverso, i ragazzi giovani che prendiamo arrivano da team professional o continental. Non crediamo nel “salto di categoria” da junior a professionisti, i ragazzi devono fare uno step intermedio: gli under 23. I ragazzi devono imparare a gestire l’impatto della corsa e le diverse tipologie di allenamento. In un ciclismo che viaggia sempre più rapido è bene ricordare che i margini di errore sono al minimo e si rischia di bruciare l’atleta pretendendo qualcosa che non può fare. I giovani che abbiamo nella squadra WorldTour li inseriamo gradualmente, non li vedrete mai partecipare a corse di primo livello». 

«In questa stagione la squadra ha fatto una rivoluzione – continua Piva – prendendo tanti giovani e perdendo corridori di esperienza come Kristoff. Non è che non credessimo in lui, ma abbiamo preferito un progetto più a lungo termine. Non vinceremo tante corse come lo scorso anno ma è una cosa che abbiamo preventivato, fa parte di quello che è il ricambio generazionale. Gerben Thijssen, è un corridore sul quale nel 2022 abbiamo speso molto in termini di uomini e di occasioni. Ha dimostrato qualcosa di buono e quest’anno è chiamato al salto di qualità, ma è stato tutto graduale. Per il suo bene e quello del team».

La visione delle professional

La Green Project Bardiani è la squadra professional che ha un progetto diverso dalle altre, i giovani vengono presi e diventano subito professionisti. Almeno a livello di contratto, poi però all’interno del team si opera una distinzione, creando praticamente due squadre distinte. Rossato diesse di riferimento per questi ragazzi ci spiega il metodo di lavoro e le sue “criticità”. 

«La prima cosa – racconta dalla Vuelta a San Juan – è cercare di non stressare troppo i ragazzi. Quelli che arrivano dall’ultimo anno di juniores hanno la scuola e per loro deve essere una priorità. L’anno scorso a Pinarello e Pellizzari abbiamo costruito un programma idoneo. A livello di ambientamento per loro è un sogno: avere uno staff dedicato ed essere seguiti in questo modo è una bella cosa. Non dimentichiamo che gli juniores l’anno scorso avevano ancora i rapporti bloccati, una volta con noi abbiamo dovuto insegnargli anche a gestire questa cosa. Si è lavorato anche tanto sull’alimentazione, sul peso e l’allenamento. Dettagli che quando sei professionista fanno la differenza. Dai giovani dell’anno scorso abbiamo ottenuto dei bei risultati. Pellizzari e Pinarello, a fine stagione, hanno corso con i professionisti il Giro di Slovacchia e la Tre Valli. Siamo stati molto contenti della loro risposta».

«Chi arriva da noi che ha già fatto qualche stagione da under 23 fa un programma più intenso. Sempre ponderato alle qualità ed al fatto che sono alla prima esperienza con i professionisti. I corridori che possono correre anche da under fanno calendari misti con diverse esperienze. Marcellusi prima di vincere il Piva ha corso in Turchia e la Milano-Torino, due belle palestre per crescere. Tolio è un altro che ha corso molto tra gli under 23 ed i professionisti, aggiungendo al suo calendario corse importanti come Strade Bianche e Lombardia. Sono corse che un ragazzo giovane può guadagnarsi, sono come un premio che arriva alla fine di un bel percorso di crescita».

Ultima parola alla Eolo

La Eolo Kometa ha nella sua idea di team una visione diversa, con due squadre divise: la professional e la under 23. Stefano Zanatta ha lavorato per tanti anni con i giovani e di cose ne ha viste.

«Le nostre due squadre sono direttamente collegate – apre il discorso Zanatta – vedi da subito i ragazzi giovani e ne segui la crescita. Questo perché una volta che passano in prima squadra hai già un’idea di che corridore ti trovi davanti. Io credo che anche i grandi campioni abbiano bisogno di un anno tra gli under 23. Anche in Liquigas, dove avevamo corridori come Kreuziger e Sagan, abbiamo tenuto la stessa ideologia. Prima almeno un anno di esperienza nella categoria giovanile. I corridori possono anche aver talento ma hanno bisogno di una crescita umana e fisica. Anche i nostri giovani che arrivano dalla squadra under 23 avranno bisogno di adattarsi alle corse. Non vogliamo caricarli di pressioni o aspettative troppo alte».

«Il percorso per i ragazzi che arrivano da noi – continua il diesse della Eolo – è di partire da corse più semplici. Poi si passa a quelle di qualità superiore e si prova a vedere come reagisce un ragazzo nel correre da protagonista. Dalla mia esperienza posso dire che un ragazzo arriva ad avere risultati tra i 24 e i 25 anni. Nibali stesso ha fatto tanta esperienza maturando, successivamente ha ottenuto i risultati che tutti conosciamo. Serve un’attività continua ma equilibrata: una cinquantina di giorni di corsa sono giusti. La cosa migliore è dare ai ragazzi delle pause e farli recuperare, senza creare buchi troppo grandi nel calendario, altrimenti si perde il lavoro fatto. Ora ai giovani è concesso meno sbagliare, non è corretto nei loro confronti perché li si sottopone a pressioni maggiori. Forse devi essere più forte mentalmente per fare il corridore ora».

Pinarello, la Tre Valli come premio per il suo 2022

08.11.2022
5 min
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Ha già la mente proiettata sul 2023 quando potrà dedicarsi alla bici fin dai primi mesi. Quest’anno Alessandro Pinarello ha dovuto districarsi tra la maturità, il Covid e gli impegni con la Bardiani-Csf-Faizanè. Contestualizzando il tutto, è riuscito a farlo piuttosto bene.

«Sono rientrato da pochi giorni dalle vacanze – ci spiega al telefono il 19enne trevigiano – che ho fatto a Marsa Alam con alcuni compagni di allenamento della mia zona. Ci eravamo già messi d’accordo questa estate di andare via tutti assieme. Adesso inizierò la preparazione invernale, visto che a metà dicembre dovremmo fare il primo raduno in Toscana».

Pinarello con Zana alla Tre Valli. Per il 19enne correrla è stata un premio della squadra
Pinarello con Zana alla Tre Valli. Per il 19enne correrla è stata un premio della squadra
Alessandro, partiamo dal finale di stagione che ci sembra sia stato positivo.

Sì, è stato così in effetti. In pratica sono rientrato ad agosto. Ho fatto Poggiana, Capodarco, una gara in Olanda, il Flanders Tomorrow Tour (gara a tappe per U23, ndr), poi tra i pro’ Giro di Slovacchia e Tre Valli Varesine. In mezzo ho corso il Piccolo Lombardia chiudendo al settimo posto. E con un po’ di rammarico.

Perché?

E’ stata una gara combattuta e strana. Il gruppo si è rotto dopo pochi chilometri. Mi sentivo bene. Così ho attaccato sul Ghisallo facendo selezione, ma proprio in cima ho rotto la bici. In pratica ho tirato fuori la fuga decisiva in cui non c’ero dentro. Con Busatto della General Store e Villa della Biesse-Carrera abbiamo provato a rientrare. Ce l’avevamo quasi fatta, ma sugli ultimi strappi abbiamo pagato lo sforzo. Piuttosto mi spiace che con me non sia rimasto Martin (Marcellusi, ndr) perché sono convinto che avremmo potuto fare qualcosa di più. Peccato, ero un po’ deluso, ma sono stato anche sfortunato. E se ci penso, davanti c’erano due quasi pro’ come Fedorov e Segaert, che ha la mia età e va come una moto.

Pinarello ha esordito tra i pro’ al Giro di Slovacchia disputando buone prove
Pinarello ha esordito tra i pro’ al Giro di Slovacchia disputando buone prove
La maturità è stata spartiacque per la tua attività. Come hai gestito scuola e bici?

Fino a giugno ho fatto fatica. E’ stato un periodo molto duro perché avevo giornate piene e facevo orari un po’ sballati. Andavo a scuola, durante la ricreazione mangiavo il pranzo che mi ero fatto la sera prima. Poi arrivavo a casa, mi infilavo i vestiti della bici che avevo già preparato al mattino ed uscivo ad allenarmi. Tornato a casa mi mettevo a studiare e preparavo tutto per il giorno seguente. E così via tutti i giorni. Certe sere ero cotto e andavo a dormire tardi perché dovevo finire. Diciamo che a scuola mi sono venuti poco incontro, considerando i miei impegni. Tuttavia sono riuscito a diplomarmi bene, anche se non con la votazione che speravo. Va bene così.

Dopo l’esame invece com’è andata?

Non ho trascorso una estate bellissima. Come dicevo prima, sono rientrato ad agosto perché ho preso il Covid. Al Val d’Aosta stavo già male ma ero ancora negativo ai test. Qualche giorno dopo a casa ero positivo. Lo sapeva solo la squadra. Ho dovuto riprendere quasi daccapo. Avrei dovuto fare l’altura però mi è saltata. Mi sono allenato a casa e poco per volta ho ritrovato una buona condizione.

Come è stato invece correre in mezzo ai professionisti?

In Slovacchia c’erano quattro formazioni WorldTour e, benché non avessero le prime punte, il livello della corsa era piuttosto alto. Di base è andata molto bene, in due tappe specialmente. Nella seconda mi sono staccato solo a 5 chilometri dal traguardo dove si arrivava in salita. Nella terza invece, che era lunga 210 chilometri con quattromila metri di dislivello, ho chiuso col gruppo di testa. Ho imparato a conoscermi meglio. Alla Tre Valli invece è stato un premio che mi ha fatto la squadra. Ero già su per il Piccolo Lombardia e mi hanno detto che l’avrei corsa. Ma va bene così, posso dire di aver corso con Pogacar e con due mostri sacri come Nibali e Valverde prima del loro ritiro.

Alessandro Pinarello nel 2023 manterrà un calendario prevalentemente di gare U23 (foto TM Marketing)
Alessandro Pinarello nel 2023 manterrà un calendario prevalentemente di gare U23 (foto TM Marketing)
Cosa ti hanno detto i tuoi tecnici di questa annata?

Beh, il giorno della Tre Valli, visti i calibri in gara, mi hanno detto che avrei dovuto solo portare la bici all’arrivo (sorride, ndr). Per il resto so che Roberto (Reverberi, il team manager, ndr) ha parlato bene di me in un’intervista e me lo ha anche detto. Però quest’anno è stato più vicino a me Mirko (Rossato, il diesse della formazione U23, ndr) perché ci guidava lui nelle nostre gare. Anche lui ha speso belle parole per me. Naturalmente mi fanno piacere questi riscontri. Sono motivazioni importanti per la prossima stagione.

Tu e il tuo compagno Pellizzari eravate stati al centro di un caso particolare nel passaggio a pro’. Ora che è finita la stagione, consiglieresti la stessa cosa ad uno junior?

Senza entrare nel merito delle questioni burocratiche che non mi competono, direi proprio di sì. Quest’anno io ho fatto un’attività uguale a quella che avrei fatto in una qualsiasi altra formazione U23. Mi hanno concesso il tempo di studiare e di organizzarmi a dovere con la scuola. Mi hanno aspettato quando ho avuto problemi. Ed il programma delle gare è stato fatto in modo graduale. Ora mi sento più responsabilizzato e noto la mia crescita mentale. Ogni giorno devi sapere che hai fatto bene i tuoi lavori. La tua coscienza deve essere sempre a posto. Per me è stato così.

Al Giro di Slovacchia, Pinarello si è piazzato settimo nella classifica dei giovani (foto Okolo Slovenska)
Al Giro di Slovacchia, Pinarello si è piazzato settimo nella classifica dei giovani (foto Okolo Slovenska)
A questo punto, che obiettivi ha Alessandro Pinarello per il 2023?

Di sicuro potrò dedicarmi solo alla bici. Quindi sarò più pronto a chilometraggi più lunghi. Dopo la maturità avevo pensato di iscrivermi all’università di agraria a Udine, ma ho rimandato a fra qualche anno, quando avrò ben capito come potermi gestire al meglio. Ho avuto la conferma che adesso nel ciclismo devi curare ogni dettaglio perché il livello è alto ovunque. Quest’anno ho fatto alcune corse dove volevo strafare. Una euforia che mi ha portato a sbagliare. Per l’anno prossimo il mio intento è fare lo stesso calendario, ma farlo molto meglio. Soprattutto nelle corse attorno a casa come Piva, Belvedere o San Vendemiano vorrei andare molto forte. O anche vincere, perché no…

Pinarello: come va in Bardiani? Ce lo racconta lui

06.04.2022
4 min
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Riusciamo a parlare con Alessandro Pinarello poco prima del via del Trofeo Piva. Accalcati sotto il tendone che riparava gran parte del gruppo dal maltempo che ci ha colti all’improvviso. Alessandro è giovanissimo, è del 2003, ed è già al suo primo anno tra i professionisti in maglia Bardiani

Il salto di categoria tra juniores e under 23 è già complicato di suo, se poi si aggiunge anche il gradino dei pro’ qualche dubbio è lecito averlo. In più l’attenzione sulla vicenda di Alessandro è stata enfatizzata dallo spostamento della residenza all’estero per permettergli di correre con la Bardiani. Ne avevamo già parlato in un nostro articolo con Cristian Pavanello, diesse della Borgo Molino che lo ha accompagnato fino allo scorso anno. Ora è giunto il momento di parlarne anche con il diretto interessato.

Alessandro Pinarello, classe 2003 è passato alla Bardiani all’inizio di questa stagione
Alessandro Pinarello, classe 2003 è passato alla Bardiani all’inizio di questa stagione
Ciao Alessandro, innanzitutto come stai?

Bene, è stato un periodo un po’ concitato, ma ora ho trovato l’equilibrio giusto per lavorare bene. Sapete, i primi mesi in una squadra nuova sono sempre un po’ di assestamento.

Anche causa del cambio di residenza?

Sì. Ora ho la residenza slovena e questo mi ha permesso di correre subito con la Bardiani. La scuola, invece, continuo a farla in Italia, a Conegliano. Ci tengo molto a finire bene quindi per il momento mi sto concentrando più sulla scuola e sull’esame di maturità che dovrò affrontare a giugno.

Alessandro Pinarello, a destra, durante il tratto di trasferimento prima della partenza al Piva
Alessandro Pinarello durante il tratto di trasferimento prima della partenza al Piva
E come ti sei trovato in questi primi mesi in Bardiani, hai sentito il salto di categoria?

Mi sono trovato molto bene, siamo un gruppo molto unito (questo ce lo ha sottolineato anche Marcellusi nell’intervista post gara, ndr). Il salto di categoria non è stato troppo traumatico. Ci si deve adattare però ai chilometraggi diversi e ad allenamenti più specifici.

Per il momento stai disputando solamente gare under 23.

Sì, siamo un gruppetto di 6-7 corridori che fa lo stesso blocco di gare. Purtroppo per un motivo o per l’altro non siamo mai riusciti a lavorare tutti insieme. E’ parte del percorso di crescita, devo prendere le misure e fare tutto con calma: passo dopo passo.

Con i compagni che rapporto hai? Molti sono tanto più grandi di te

In ritiro quest’inverno ho avuto modo di conoscere e pedalare un po’ con tutti. In particolare pedalo spesso con Sasha Modolo, abbiamo fatto tanti “lunghi” insieme e mi è capitato spesso di parlarci e di chiedergli qualcosa. Spesso mi capita di allenarmi anche con Vendrame, visto che abitiamo abbastanza vicini.

Di cosa parlate?

Mah, gli chiedo della sua carriera, lui mi racconta cosa ha fatto dandomi tanti consigli, a partire dall’alimentazione o dalla gestione dei momenti di gara. Alla fine penso sia una fortuna avere accanto compagni di livello con un bagaglio di esperienza così ampio.

Alessandro Pinarello da junior ha corso nella Borgo Molino Rinascita Ormelle
Alessandro Pinarello da junior ha corso nella Borgo Molino Rinascita Ormelle
C’erano altre squadre continental, di primo piano, che ti avrebbero fatto fare un’esperienza simile.

Vero, ma quando mi hanno presentato il nuovo progetto Bardiani l’ho ritenuto estremamente adatto a me. L’idea della squadra è di avere dei tempi di maturazione corretti permettendomi però di lavorare allo stesso tempo con staff e compagni di un livello superiore. La cosa fondamentale è il fatto di poterlo fare con costanza, giorno dopo giorno.

E dopo il Piva dove ti vedremo?

Sicuramente al Belvedere il 18, per il resto non so. Con la squadra abbiamo qualche gara in mente ma decidiamo poco alla volta, in base anche alla preparazione che riesco a fare.

Dopo un inverno in cui si era parlato molto del nuovo progetto under 23, queste prime gare sono servite per tirare delle somme. Dalle parole di Pinarello e da quelle di Marcellusi dopo la vittoria, emerge come la squadra di Rossato e dei Reverberi stia lavorando con i corridori più giovani permettendo loro di crescere e maturare senza pressioni. Che quella intrapresa dalla Bardiani sia la strada giusta?

Salvato, cosa dice l’Accpi di questi passaggi precoci?

05.01.2022
5 min
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Si finirà col fare spallucce e le cose andranno avanti al solito modo. Perciò, prima che smetta di essere argomento di discussione, torniamo per qualche minuto sul tema dello scorso editoriale e sui passaggi di corridori che, pur di diventare professionisti direttamente dagli juniores, ricorrono alla residenza estera.

Come già detto, il problema è tutto nostro perché nonostante l’Uci abbia spazzato il campo dai dubbi, la Federazione italiana ha stabilito una regola per la quale l’accesso al professionismo è subordinato all’aver corso per tre anni in categorie internazionali. Deroghe sono state concesse, come per Tiberi e Piccolo, affinché passassero dopo appena un anno da U23. Il presidente Di Rocco le giustificò alla luce dei limiti all’attività imposti dalla pandemia, ma forse proprio la storia di Piccolo dovrebbe far riflettere su cosa accada passando senza la necessaria solidità psicologica.

Nel 2020 Di Rocco firmò una deroga per i passaggi di Tiberi e Piccolo, nella foto. Ma quest’ultimo è presto tornato U23
Nel 2020 Di Rocco firmò una deroga per i passaggi di Tiberi e Piccolo, nella foto

Due fronti contrapposti

Ognuna delle parti in causa ha le sue ragioni e le difende. Ruggero Cazzaniga, vicepresidente Fci additato dai più come l’estensore e il difensore della norma italiana, dice che la decisione spettava alla Lega del Ciclismo Professionistico, che se ne è lavata le mani rinviando tutto al Consiglio federale. E aggiunge, a difesa della regola che regolamenta i passaggi, di aver parlato a lungo di questo con Luca Guercilena e che il grosso limite di chi passa troppo giovane è l’incapacità psicologica di reggere il gioco.

Alex Carera, procuratore dei due corridori in questione (Pinarello e Pellizzari) si scaglia contro la norma italiana. E parlando delle tutele per i ragazzi, dice che avrebbe avuto dubbi se la gestione della Bardiani fosse stata la stessa degli ultimi 4-5 anni (quando sarebbero stati fatti passare corridori non all’altezza, che per questo hanno smesso), ma che il nuovo progetto U23 gli sembra convincente. Che i ragazzi svolgeranno la stessa attività che farebbero in continental, ma avranno i contributi versati e guadagneranno tempo in termini di esperienza. 

Al netto del fatto che sulla scelta di questi ragazzi si potrà fare una valutazione basata sui fatti fra un paio di stagioni, il punto resta però la norma e i motivi per cui essa è stata prevista. Se si ritenesse di volerla/doverla abolire, servirebbe che tutte le forze in campo si sedessero a un tavolo per discuterne. Il tentativo di aggirarla risolve probabilmente il caso specifico, ma rinvia il problema alla prossima volta. Come avere l’auto con targa dell’Est per aggirare le sanzioni del Tutor.

Masnada è passato a 24 anni quando ha raggiunto la necessaria solidità. A proposito di passaggi precoci…
Masnada è passato a 24 anni quando ha raggiunto la necessaria solidità

La voce che manca

Una voce che ancora manca all’appello è quella del sindacato dei corridori. Che cosa succederebbe se in un’azienda venissero assunti dipendenti privi della necessaria formazione? Il sindacato probabilmente insorgerebbe, mentre dall’Accpi non sono venuti segni di reazione. Ragione per cui abbiamo interpellato Cristian Salvato, il suo presidente. Che cosa pensa di questi passaggi?

«E’ difficile prendere posizione – dice – ed è un fatto che l’Italia sia l’unico Paese con questo sbarramento. La mia opinione è personale, ma è pur sempre quella del presidente dell’Accpi. Da un punto di vista del diritto al lavoro, Pinarello ha ragione. Credo però anche che la Fci abbia preso una linea corretta. Si deve avere pazienza, perché sono tanti i corridori bruciati per essere passati troppo presto. Spero che Pinarello, che non conosco, diventi il nuovo Nibali, ma che motivo ha di voler anticipare così tanto?».

Evenepoel è un’eccezione: nel 2018 vinse 23 corse da junior, fra cui doppio europeo e doppio mondiale
Evenepoel è un’eccezione: nel 2018 vinse 23 corse da junior, fra cui doppio europeo e doppio mondiale
Alex Carera parla della bontà del progetto Bardiani.

Se Pinarello fosse mio figlio, dato che ha la stessa età, gli avrei consigliato comunque di aspettare. Vero che c’è il progetto Bardiani, ma proprio parlando di quella squadra forse poteva far maturare gli altri corridori che non ha confermato. Non tutti arrivano in due anni e si continua a fare l’esempio di Ballan oppure di Ballerini e Masnada, passati fra i 23 e i 25 anni, per dire che conviene aspettare il giusto tempo.

Non è strano che la norma italiana sia contro quella internazionale?

Credo sia necessario uniformare le norme, però l’Italia è la culla del ciclismo e delle migliori idee di questo sport e ha un buon regolamento. E’ vero che il ciclismo è cambiato, ma guardando le foto Pinarello non mi sembra formato com’era Quinn Simmons quando vinse il mondiale juniores. Non mi sembra un Pippo Pozzato. Magari sarà anche forte, ma abbiamo delle strepitose continental e squadre di under 23 in cui sarebbe potuto maturare molto bene.

Sei a favore dell’unificazione delle norme, ma trovi giusta quella italiana?

Secondo me non è sbagliata. Chi non crede a tante cose, creda alla matematica. E la statistica dice che a fronte dei tanti che ogni anno passano, sono più quelli che smettono presto perché sono passati quando non erano pronti. La domanda è: ci troviamo davanti a un fenomeno?

Ayuso è passato nel WorldTour dopo sei mesi da U23 in cui ha vinto ogni corsa, anche il Giro, con grande facilità
Ayuso è passato nel WorldTour dopo sei mesi da U23 in cui ha vinto ogni corsa
I fenomeni hanno diritti a parte?

Se arriva uno come Ayuso o come Evenepoel, se fossero italiani, che al secondo anno da junior vince 23 corse fra cui entrambi gli europei con distacchi abissali ed entrambi i mondiali, si può valutare che passi prima, perché fra gli under 23 avrebbe poco da imparare. Ma Pinarello quante corse ha vinto nel 2021?

Sei o giù di lì…

Il ciclismo è cambiato, vero, ma io ne vinsi 5 fra cui un mondiale e non passai direttamente. Alcuni miei compagni ne vinsero 12-13 e non ci sono mai arrivati al professionismo. Ripeto, il ragazzo ha i suoi diritti, ma credo che l’Italia abbia ragione. Lo dissi subito, a suo tempo: il precedente di Evenepoel farà disastri. Detto questo, ora che Pinarello ha firmato il suo contratto, come Associazione lo accoglieremo. Ma come Presidente e padre gli dirò che avrebbe potuto aspettare.