Da sola in Belgio, l’inverno di Francesca Baroni

22.11.2023
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In questo primo grosso scorcio di stagione del ciclocross al Nord c’è anche un pizzico d’Italia. E c’è per merito di Francesca Baroni. La toscana sta di fatto disputando l’intero “inverno del fango” in Belgio. I suoi impegni principali sono infatti la Coppa del mondo e il Superprestige.

Anche domenica in Coppa è giunta 16ª e il giorno prima aveva corso il Superprestige di Merksplas, in cui aveva colto un buon 12° posto. Solo in questa stagione il tabellino di Francesca segna due vittorie, Tarvisio e Dusseldorf, e altri tre podi.

Francesca Baroni (classe 1999) sta correndo in Belgio: forse otterrà qualche vittoria in meno che in Italia, ma imparerà molto
Francesca Baroni (classe 1999) sta correndo in Belgio: forse otterrà qualche vittoria in meno che in Italia, ma imparerà molto

A casa di Van Aert

Ma certo la Coppa e il Superprestige sono un’altra cosa. Combattente, determinata, mai doma, Baroni si sta difendendo alla grande in mezzo a leonesse del calibro Pieterse, Alvarado, Brand e un livello medio molto alto.

«Ho preso una casa a Oevel – racconta Francesca – a una decina di chilometri da Herentals, non lontano da Van Aert, ma non l’ho mai incontrato. Mi piacerebbe molto, così gli chiederei di fare almeno una foto!

«Ho scelto quella zona perché è davvero comoda: in un’ora, massimo due, di auto sei davvero dappertutto. E questo mi consente di fare tutto in giornata. Senza contare che posso allenarmi a Lichtaart: il vero paradiso del ciclocross. Lì ci sono dei percorsi veramente molto belli e tecnici».

Non è facile a 24 anni stare da sola. Cucinare, lavare e soprattutto stare per molte ore in solitudine appunto. In più Francesca, al contrario di tante atlete, non fa la spola con l’Italia: resta fissa in Belgio anche nel mezzo della settimana.

«Sono arrivata a settembre – prosegue – e ci starò fino a febbraio, quindi farò la stagione totale. Ad ottobre sono tornata a casa una settimana, in quanto qui non c’erano gare. Ne ho approfittato per respirare un po’ di aria toscana! 

«Rientrerò in Italia per la classica di Fae’ Di Oderzo (il cross Del Ponte, ndr) e per la prova di Coppa del mondo in Val di Sole. Poi tornerò di nuovo qui e scenderò per il campionato italiano di Cremona».

La toscana da settembre ha preso parte a 19 gare
La toscana da settembre ha preso parte a 19 gare

Rendimento costante

Una lunga serie di piazzamenti ha costellato la stagione dell’atleta della Hubo-Remotive. Oltre a quelli citati, Francesca ha ottenuto diverse top cinque e top dieci. E anche nelle giornate in cui noi l’abbiamo vista in azione, Niel e Dendermonde, non è andata male. Specialmente a Niel. Ma quel che più conta è che mediamente i distacchi dalle vincitrici sono molto più ridotti rispetto allo scorso anno. Ricordiamo che Francesca è alla terza stagione fra le elite.

«In generale la stagione è iniziata benino – spiega Baroni – meglio dello scorso anno sicuramente, però non sono ancora dove vorrei essere. Devo lavorare tanto per raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissata. Nel complesso sono soddisfatta dai!».

Francesca preferisce non rivelare i suoi obiettivi. Ce lo ha detto in modo esplicito e ci può anche stare: un po’ è scaramanzia e un po’ è il non voler scoprire le carte, ma è chiaro che uno di questi obiettivi ha lo sfondo tricolore. Francesca vorrebbe tornare a vestire quella maglia di campionessa italiana che indossò da U23.

«Voglio fare il meglio ad ogni gara cui partecipo – spiega Baroni – e cercare di ottenere i risultati migliori possibili. Purtroppo non sono brava in partenza. Resto dietro e mi ritrovo a dover rimontare ogni volta. Poi recupero ma non è facile».

Uno degli obiettivi principali di Baroni è quello di migliorare in partenza
Uno degli obiettivi principali di Baroni è quello di migliorare in partenza

Partenze e testa

Ma su questo aspetto sta lavorando. Prima del via è una delle atlete che più si riscalda. E’ sempre concentratissima. Si vede che è consapevole di questo problema con lo start. 

«Niel, per esempio, è stata una gara particolare – spiega Baroni – durissima, con un fango pesante. C’era tanto da spingere e tanto anche da fare a piedi. Fortunatamente ho colto una buona top 10. Su un percorso come quello, se hai una buona gamba riesci a recuperare, ma non sempre è così. In ogni caso la cosa principale resta la testa. Se non ha quella non vai da nessuna parte».

E la testa di Baroni sembra esserci, eccome. Quella che abbiamo visto in Belgio è senza dubbio una ragazza più matura. Super attenta per esempio all’integrazione pre e post gara, al riscaldamento, alla ricognizione. E anche con il suo team si vede che ha fatto un bel salto di qualità.

«Vorrei davvero ringraziare il mio team per il supporto top che mi dà ad ogni gara. Ho dei meccanici bravissimi e qui contano molto. In generale questa squadra non mi fa mai mancare nulla e il capo, Kris Alaerts, mi è sempre vicino, specialmente nei momenti più difficili».

Fancellu azzera tutto e riparte dalla Q36.5

22.11.2023
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Dopo alcune settimane di dubbi e di domande, Alessandro Fancellu ha trovato finalmente una nuova casa: la Q36.5. Si è chiusa la parentesi della Eolo-Kometa, che tra team under 23 e pro’ lo ha accompagnato dal 2019 al 2023. Cinque anni, dove il talento del giovane comasco non è riuscito a sbocciare come ci si sarebbe aspettati. Intanto sulle sponde del lago di Como il freddo aspetta ad arrivare e le giornate sono ancora gradevoli. 

«Ho ripreso ad allenarmi da una decina di giorni – racconta Fancellu – mi alterno tra bici e palestra. Quando non ho lavori specifici da fare vado in mountain bike, mi piace e si prende anche un po’ di freddo in meno. Ne approfitto anche perché per ora la bici da corsa me la presta un amico che ha un negozio. La Eolo ha voluto subito indietro la Aurum, mentre da Q36.5 non è ancora arrivata la Scott, probabilmente mi verrà data al primo ritiro a dicembre».

Per Fancellu il miglior piazzamento è stato un undicesimo posto nella terza tappa del Giro di Slovenia
Per Fancellu il miglior piazzamento è stato un undicesimo posto nella terza tappa del Giro di Slovenia
Com’è nata l’occasione Q36.5?

Il mio procuratore, Carera, mi ha detto che c’era l’occasione di firmare con loro e mi sono detto: «Facciamolo subito!». Stavamo parlando con altre squadre, ma non c’era nulla di concreto. Da lato Q36.5 la proposta non è arrivata subito, hanno prima voluto fare degli accertamenti. Hanno controllato i file di Training Peaks e mi sono sottoposto ad alcune visite per certificare il mio stato di salute. Direi che è andato tutto bene, visto che ho firmato. 

Si è chiuso un rapporto lungo e importante, quello con la Eolo…

Era giusto cambiare aria, qualcosa in questi anni non ha funzionato. Di preciso non saprei dire cosa. Quando nel 2022 non mi sono ammalato ed ho avuto più continuità, sono andato benino. Soprattutto nella seconda parte di stagione, al Tour de l’Avenir. 

Pensi a cosa non è andato?

Difficile dirlo, sono tutte ipotesi: forse ho corso poco, forse dovevo allenarmi in modo diverso. Non ho in mente nemmeno io come mai non sia andato tutto come sperato, ma ormai non ha più senso farsi troppe domande.

Nei cinque anni passati alla Eolo, di cui tre da pro’, Fancellu non ha mai trovato la miglior versione di sé
Nei cinque anni passati alla Eolo, di cui tre da pro’, Fancellu non ha mai trovato la miglior versione di sé
Meglio resettare e ripartire?

Ho deciso, parlando anche con la squadra, che sarebbe stato meglio ripartire da zero: nuovi stimoli, nuovi compagni, nuovo staff. Insomma tutto nuovo, con l’obiettivo di concentrarsi sul 2024 (anche perché Fancellu ha firmato per un solo anno, ndr). 

Hai parlato di obiettivi con la Q36.5?

Non ancora nello specifico, non so bene che calendario faremo e farò. Tanto dipenderà dagli inviti che ci arriveranno. Già dalla prima “call” ho capito che credono in me, i risultati in questi anni non sono stati all’altezza, ma mi hanno detto che posso fare qualcosa di buono. 

Il 2023 sarebbe dovuto e potuto essere un anno diverso?

Una volta finito bene il 2022, mi sarei aspettato di trovare più continuità nelle mie prestazioni. Sicuramente questa non è stata la stagione che mi aspettavo di fare.

Una delle migliori prestazioni di Fancellu è arrivata all’Avenir 2022, che sia mancato il passaggio intermedio nella sua crescita? (foto Tour de l’Ain)
Una delle migliori prestazioni è arrivata all’Avenir 2022, che sia mancato il passaggio intermedio nella crescita? (foto Tour de l’Ain)
Ne hai parlato con Basso?

Anche lui mi ha detto che qualcosa in questi anni non ha funzionato e che sarebbe stato meglio cambiare aria. Non siamo andati come ci si sarebbe aspettati alla fine di questo triennio. 

Quali erano i tuoi obiettivi? 

Mi sarebbe piaciuto arrivare al 2023 con qualche risultato, invece non è stato così. A firma avvenuta con la Q36.5 ho parlato anche con Fortunato e Albanese e anche loro mi hanno detto che cambiare era la scelta migliore. Loro due hanno avuto un inizio di carriera come il mio, con qualche difficoltà, poi il cambio di squadra gli ha permesso di emergere.

Che obiettivo avrai nel 2024?

Ne ho parlato anche con il mio preparatore, lui mi ha detto che basta allenarsi nella maniera corretta. Voglio essere davanti nelle corse dure, fin da inizio stagione. Partire bene per guadagnarmi un posto in squadra nelle corse importanti. Ora dall’11 al 22 dicembre saremo ad Altea al primo ritiro dell’anno e stileremo un programma. Non vedo l’ora.

Froome e l’errore nelle misure della bici: fantasia o verità?

22.11.2023
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Un errore di valutazione nella misura e nella taglia della bici di Froome, come ha lasciato intendere il britannico in svariate interviste? E’ ancora possibile nel momento in cui la cura di ogni dettaglio è maniacale? Ci può essere una correlazione tra il non sentirsi a posto sulla bici e la rottura del femore?

Cerchiamo di approfondire l’argomento con l’aiuto del dottor Loris Perticarini, ortopedico e traumatologo a Brescia, che tra gli altri ha operato Formolo e più recentemente Marco Frigo, oltre ad aver curato il ginocchio di Colbrelli. E poi con il parere di Alessandro Mariano, biomeccanico che in più di un’occasione ha aiutato diversi pro’ a rimettersi in sella.

Il dottor Loris Perticarini è un ortopedico piuttosto conosciuto nel ciclismo
Il dottor Loris Perticarini è un ortopedico piuttosto conosciuto nel ciclismo
Dottor Perticarini, quanto influisce la rottura del femore nella carriera di un pro?

La rottura del femore è un discorso ampio. La gamba inizia proprio dal femore, ma nel caso di una rottura sono da considerare i diversi fattori. Le cicatrici ad esempio e i danni muscolari, aspetti che portano ad alterazioni nell’espressione della forza sui pedali. Il femore guarisce, ma tutto quello che è intorno può aver subito dei danni. Il femore è articolato al bacino, di conseguenza alla colonna:, argomento davvero ampio e complesso.

Cosa significa?

Il femore non è circondato dal vuoto. Quando si ha la frattura ad un femore i tessuti intorno si lacerano, si tagliano e, quando guariscono, lasciano cicatrici. Bisogna valutare con attenzione se la contusione si è estesa al bacino, alla colonna con alterazioni di entità varie. La colonna vertebrale ad esempio può ridurre la lordosi naturale, con la conseguente modifica della mobilità. Quello che succede al femore si ripercuote inevitabilmente sul resto.

Il femore è l’osso più lungo del corpo umano
Il femore è l’osso più grande del corpo umano
Si rompe un femore, è da prevedere l’accorciamento dell’arto inferiore?

Decisamente no, bisogna capire dove si trova e come è fatta la frattura. Chiaro è che l’intervento, ovvero la riduzione della frattura, deve essere fatto bene. Non devono esserci dismetrie.

La frattura può portare a problemi al gesto della pedalata e a modificare la posizione in sella?

Sì, si possono verificare degli squilibri biomeccanici, soprattutto a livello del ginocchio e dell’anca. Non cambiano i punti di appoggio delle tuberosità ischiatiche una volta in sella, piuttosto influisce sulla mobilità della colonna.

Ha seguito il caso Froome?

Io penso che questi ragazzi, capaci di erogare prestazioni eccezionali, sentano a naso i 2 millimetri di differenza, mi limito a dire questo.

La vecchia Pinarello

In un’intervista rilasciata a Cyclingnews, Froome aveva raccontato di aver portato da un esperto una vecchia Pinarello dei tempi del Team Sky e di aver confrontato la posizione di allora con l’attuale. Il risultato è stato riscontrare una differenza di altezza sella di qualche centimetro. E avendo riportato le misure di allora sulla bici di oggi, avrebbe dichiarato di sentirsi molto più a suo agio.

«Partiamo dal presupposto – argomenta Alessandro Mariano – che mi sembra molto strano che un corridore del calibro di Froome non si accorga di un fitting che non gli permette di essere efficiente. Non è da escludere che gli sia stata impostata una posizione antalgica sulla bici e che questa non sia stata aggiornata nei periodi successivi all’infortunio. Detto questo, parlare di centimetri mi sembra un’enormità. Faccio fatica ad accettare una considerazione del genere».

Maurizio Radi, titolare di Fisioradi Medical Center a Pesaro. A destra, Alessandro Mariano
Maurizio Radi, titolare di Fisioradi Medical Center a Pesaro. A destra, Alessandro Mariano
Nel caso di Froome è possibile un errore di valutazione biomeccanica?

L’errore ci può stare, ma quello che ritengo inaccettabile è una differenza così grande, inoltre 3 centimetri in allungamento si vedono ad occhio. Si parla di centimetri, considerando che ci sono atleti che sentono i millimetri del fondello.

Cosa succede quando si è troppo lunghi sulla bici?

C’è sempre da fare tre valutazioni. Se l’attacco manubrio è troppo lungo, se il telaio è lungo, oppure se la sella ha un arretramento/avanzamento non adeguati. Come principio la bici lunga, con la sella a posto, aiuta a scaricare le pressioni che si generano sulla schiena, ma è vero che ogni caso è a sé e merita una valutazione specifica. Quando si è troppo lunghi sulla bici, si possono verificare dei problemi alle ginocchia e all’articolazione del bacino, in particolar modo quando c’è la misura sbagliata del telaio. Quando si è troppo corti, è la schiena a risentirne maggiormente.

Un trauma come quello subito da Froome, obbliga a un cambio di posizione in sella?

Generalmente sì, talvolta si tratta di un fitting temporaneo per poi tornare alla posizione usata in precedenza. In altri casi il cambio è radicale e viene portato avanti per il resto della carriera. In casi come questo di Froome, è necessario analizzare cosa è stato coinvolto, se solo l’arto inferiore o altre parti. Ma a prescindere, faccio fatica ad immaginare un corridore professionista di alto livello che non si accorga di una differenza così importante.

Tonetti alla Laboral, con una spinta che viene dal cuore

22.11.2023
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Nel raccontare il suo 2023, ci sono state frasi di Cristina Tonetti che ci hanno colpito, quasi spiazzato, che ce l’hanno descritta caratterialmente ancora di più. Negli ultimi anni l’abbiamo conosciuta meglio e per noi trovare la giusta delicatezza per affrontare certi argomenti – che ruotano attorno al suo passaggio alla Laboral Kutxa Fundacion Euskadi – è stato meno difficile del previsto proprio grazie a lei.

Oltre alle potenzialità fisiche della ventunenne brianzola (in apertura con la sorella Greta in una foto tratta da Facebook), abbiamo scoperto suo malgrado quanta forza interiore abbia dimostrato di avere dopo l’improvvisa scomparsa di papà Gianluca ad inizio maggio. Per Cristina ovviamente è stata una stagione non semplice – o turbolenta come ci ha detto lei – che tuttavia ha portato a termine con estrema maturità e senso del dovere.

Qualcuno sostiene che chi riesce a farsi una ragione il più in fretta possibile di ciò che gli succede, bello o brutto che sia, trova la maniera per guardare avanti con più consapevolezza e forza. E Tonetti in questo è stata un caterpillar, come abbiamo capito durante la nostra chiacchierata. Adesso, dopo aver lasciato la Top Girls Fassa Bortolo e goduto delle meritate vacanze, sta già lavorando per la sua avventura in Spagna, in cui è stata da poco a conoscere la sua nuova squadra.

Nel 2024 Tonetti alla Laboral cercherà di conoscere meglio i suoi limiti e le sue caratteristiche (foto Ossola)
Nel 2024 Tonetti alla Laboral cercherà di conoscere meglio i suoi limiti e le sue caratteristiche (foto Ossola)
Cristina com’è andata la prima trasferta a casa della Laboral?

Molto bene. Sono stata nella loro sede nei Paesi Baschi per qualche giorno dopo metà ottobre dove abbiamo fatto visita a sponsor e fornitori. Ho anche conosciuto le mie nuove compagne. Con alcune ci eravamo già incrociate all’Avenir e all’europeo. Poi naturalmente ci sono le altre tre ragazze italiane che conoscevo già e con cui avremo modo di sostenerci a vicenda, grazie soprattutto a Nadia e Debora che sono già lì da un anno (rispettivamente Quagliotto e Silvestri, mentre Laura Tomasi è l’altra nuova arrivata, ndr).

Che impressione hai avuto?

Ho trovato un ambiente familiare, caldo, però con un bel programma e una buona organizzazione. Infatti so che hanno fatto richiesta di diventare WorldTour per il 2024. In base alla risposta che riceveranno, ci hanno fatto vedere come sarà organizzato il team e che calendario verrà fatto. Già prima di firmare il contratto (di due anni, ndr), avevo chiesto a Nadia come si stesse in squadra e lei mi aveva caldeggiato subito la scelta.

Com’è nata la trattativa?

Penso che mi avessero vista in primavera nelle gare in cui ero presente con la Top Girls. E credo di aver fatto vedere qualcosa di me che potesse interessargli. A fine luglio, mentre ero a Livigno in ritiro, mi hanno contattata proponendomi un ingaggio. Ho parlato col loro team manager Aitor Galdos, che parla molto bene l’italiano visto che ha corso da noi (col Gs Garda da dilettante, Nippo e Panaria da pro’, ndr). Mi è piaciuto subito il loro progetto tanto che qualche settimana dopo avevamo già ufficializzato tutto.

C’è stata la possibilità di andare in una formazione WorldTour? Tempo fa Rigato, il tuo ultimo team manager, e il cittì Sangalli dicevano che fossi pronta per questo passo.

Ringrazio Lucio e Paolo per la considerazione che hanno sempre avuto per me. Oltre a loro so che qualcun altro lo sosteneva, però io ho sempre pensato che sarebbe stato un salto troppo affrettato. Meglio fare le cose per gradi, magari dove posso ritagliarmi un po’ di spazio poco per volta. E poi devo dire la verità. Il Giro Donne purtroppo l’ho corso troppo sotto tono. Ero l’ombra di me stessa e probabilmente era scemato l’interesse generale per me. Fortuna che la Laboral ha apprezzato il mio lavoro fatto prima.

Avevi tuttavia una motivo molto serio per non essere al massimo della forma psicofisica.

E’ vero. E’ fuor di dubbio che la morte di mio padre mi abbia condizionato tanto, ma non mi è mai piaciuto usare come scuse quello che mi capita durante una stagione. E questo ho voluto considerarlo uno di quei casi per non avere troppe giustificazioni.

Ti fa grande onore questa considerazione. Come sei uscita da quel periodo?

A maggio non mi sono voluta fermare. E’ stata una scelta durissima, ma necessaria perché probabilmente non sarei riuscita più a ripartire. Ho tenuto botta moralmente finché ho potuto poi ho pagato. Dopo il Giro Donne ero svuotata, però le tre settimane di altura a Livigno con le compagne di nazionale mi hanno rigenerata. Il ciclismo in quei mesi mi ha tenuto lontano da casa e mi aiutato a non pensare a cosa era successo. E’ stata una stagione formativa a livello umano, che mi ha fatto crescere tanto. In ogni caso sto meglio e sento di avere una maggiore motivazione, più profonda, quando corro.

Quanto è pronta Cristina Tonetti al 2024?

Inizio questa avventura con tanti stimoli. Non ho paura di adattarmi a nuovi contesti, anche se dovrò imparare bene lo spagnolo. So che potrò confrontarmi con più frequenza con rivali di livello maggiore. Ci sono alcune novità e tra le tante figure ho cambiato preparatore atletico. Mi seguirà Luca Quinti che lavorerà con la supervisione della Laboral. Per dire, al Giro dell’Emilia sono andata in fuga da lontano. Al primo passaggio sul San Luca sono riuscita a restare con tutte le migliori scalatrici e intanto mi chiedevo cosa ci stessi facendo lì in mezzo (sorride, ndr). Dove non arrivo con i valori, ci arrivo con la grinta. Ecco, cercheremo di capire meglio quali sono i miei limiti e le mie caratteristiche.

Ti sei fissata qualche obiettivo in base al calendario?

Al momento sappiamo che faremo due ritiri di circa dieci giorni con la squadra ad Altea. Il primo a metà dicembre, il secondo a gennaio. Sappiamo che inizieremo la stagione tra Maiorca, Valenciana e Tour UAE poi vedremo più avanti. Personalmente oltre alla mia crescita, vorrei vestire nuovamente la maglia della nazionale, magari con qualche responsabilità in più.

Buitrago fiuta il Tour: senza Pogacar, la “bianca” fa gola

22.11.2023
7 min
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A Bogotà oggi piove, ma ci sono 25 gradi. Buitrago è in città per passare qualche giorno in famiglia, di ritorno dal Giro de Rigo, la cicloturistica organizzata da Uran che ha visto al via anche Wout Van Aert. A breve però farà ritorno a La Ceja, regione di Antioquia, dove vive e si allena. Dice che quando esce non ha bisogno della scorta, ma un suo amico lo segue sempre con la moto, per tenergli gli indumenti e i rifornimenti. Il vincitore delle Tre Cime di Lavaredo trascorrerà l’inverno in Colombia e farà ritorno in Europa per il ritiro di gennaio. La voce arriva chiara, l’umore appare ottimo.

«Non avevo mai visto tanta gente tutta insieme – racconta – è stato un evento grandissimo. C’erano quasi seimila persone in bicicletta, una cosa bellissima. Tutti fan di ciclismo, di Rigo e dei campioni che c’erano. Ogni volta che torno in Colombia, mi rendo conto di quanto sia popolare questo sport. La gente si ricorda il nome, ti riconosce dalla maglia della squadra. Se ti fermi a prendere un caffè, vengono a farsi la foto. E’ bello perché quando ero piccolo lo facevo anche io. Andavo da Rigo oppure se capitava di incontrare Nairo. E adesso trovo bellissimo che lo chiedano a me. Non vorrà mica dire che sto diventando vecchio? ».

Domenica scorsa, Buitrago ha partecipato con altri 6.000 ciclisti al Giro de Rigo. Alla sua ruota, Van Aert e Uran
Domenica scorsa, Buitrago ha partecipato con altri 6.000 ciclisti al Giro de Rigo. Alla sua ruota, Van Aert e Uran

Il 2023 da incorniciare

Scoppia a ridere. Due chiacchiere sul Tour Colombia 2.1 che torna il prossimo anno e se la Bahrain Victorious non ci sarà, gli piacerebbe farlo con la nazionale. E poi il discorso va sulla stagione di questo ragazzo di 24 anni, che nel 2023 è arrivato terzo al Saudi Tour e poi alla Ruta del Sol. Terzo anche alla Liegi e poi primo alle Tre Cime al Giro d’Italia, dopo la vittoria del 2022 a Lavarone. La squadra se lo tiene stretto, con un contratto fino al 2026. E lui intanto cresce, sorride e sogna in grande.

«Questa stagione – dice – è stata più di quanto mi aspettassi. Volevo fare tante corse. Puntavo a fare classifica al Giro, non è andato come mi aspettavo, però ho vinto una tappa e fatto una buona classifica. Ho fatto la Vuelta di Spagna e anche qualche podio di tappa e questo per me è stato fantastico. Forse però il podio che non mi aspettavo è stato quello della Liegi. Praticamente sono arrivato in Belgio il sabato al mattino dal Tour of the Alps. Ero ancora stanco, non è stato semplice, per questo non mi aspettavo di andare così. Eppure alla fine la Liegi mi è piaciuta tantissimo. E’ una delle classiche che vedevo in tivù quando ero bambino e penso che un domani potrei anche lottare per vincerla, dato che sul podio ci sono già arrivato».

Lavarone meglio di Lavaredo

Numeri da scalatore: un metro e 74 per 59 chili, Buitrago è uno di quelli da cui ti aspetti il volo sulle grandi montagne. E il volo il colombiano l’ha spiccato il 25 maggio fra Longarone e le Tre Cime di Lavaredo, rimanendo allo scoperto per 126 dei 183 chilometri della tappa. Allo stesso modo, l’anno prima era stato in fuga per 158 chilometri verso Lavarone e aveva alzato le braccia al cielo per la sua prima vittoria al Giro d’Italia.

«Sono due storie diverse – racconta riflettendo – perché la vittoria dello scorso anno è arrivata nel momento giusto. Due giorni prima a Cogne avevo fatto secondo dietro Ciccone e per me era stato un duro colpo. Per cui vincere il martedì, andando in fuga con Van der Poel e anche Ciccone, è una vittoria che ricorderò per sempre. Le Tre Cime di Lavaredo sono molto famose per gli europei, ma io sono colombiano, per me non hanno un significato particolare. Ugualmente è stata una vittoria importante, perché il mio Giro non stava andando troppo bene, per cui vincere quella tappa è stato importante. Ma nel mio cuore viene prima quella dello scorso anno».

Ottavo sull’Angliru alla Vuelta, Buitrago nel finale ha staccato Mas e anche Ayuso
Ottavo sull’Angliru alla Vuelta, Buitrago nel finale ha staccato Mas e anche Ayuso

Il ciclismo colombiano

Nel ciclismo colombiano che ha perso lungo la strada i grossi nomi, per limiti di età e vicende di varia natura, Buitrago è forse il più promettente e soprattutto concreto. Lui lo sa, forse gli piace sentirselo dire, ma resta con i piedi per terra. Nel 2023 ha anche concluso la Vuelta piazzandosi al decimo posto, dopo che nel 2022 se ne era andato dalla Spagna dopo appena 10 tappe.

«Sono contento di come sta andando la mia carriera – dice – ogni anno vado più forte. Ogni anno rimango più a lungo e per più tappe con i migliori e questo mi piace tantissimo. All’inizio provavo a seguire il gruppo e mi staccavo, adesso sono capace di rimanere con i primi 10 di classifica e posso lottare per vincere la tappa. C’è una bella differenza. Intanto il ciclismo colombiano sta attraversando un momento opaco. Non siamo tanti nel WorldTour, rispetto a due anni fa. Per i nostri tifosi è brutto, perché negli anni scorsi abbiamo vinto il Tour de France, il Giro d’Italia e la Vuelta. Vincevamo praticamente tutto, mentre adesso sono arrivato gli sloveni, i danesi, i tedeschi, gente che dieci anni fa quasi non c’era. Insomma, è un periodo in cui vanno più forte gli altri e noi dobbiamo lavorare per riprenderci». 

Alla Vuelta per Buitrago la visita della compagna Tatiana, anche lei colombiana
Alla Vuelta per Buitrago la visita della compagna Tatiana, anche lei colombiana

Il progetto Tour

E così adesso è arrivato il momento di alzare l’asticella e in casa Bahrain Victorious probabilmente potrebbero anche scegliere di accontentarlo. I programmi sono in fase di scrittura proprio in questi giorni e saranno finalizzati durante il ritiro di dicembre ad Altea. Ma dato che Buitrago non sarà della partita, con lui i contatti sono già in fase più avanzata.

«Qualche giorno fa – spiega –  mi hanno chiamato dalla squadra per chiedermi che tipo di gare volessi fare nel 2024. E allora non ci ho girato troppo attorno e gli ho detto che mi piacerebbe andare al Tour. Avrò 25 anni, ho fatto il Giro e la Vuelta e in Francia finalmente si potrà lottare nuovamente per la maglia bianca, dato che Pogacar finalmente è diventato di un anno più grande. Credo che sia arrivato il momento. Al Giro dello scorso anno sono stato secondo nella classifica dei giovani, dietro “Juanpe” Lopez. Quest’anno sono arrivato sesto e poi alla Vuelta sono stato quarto. Voglio vedere come si corre al Tour».

Questa la foto sull’Alto de Letras che ha spinto Fondriest a lanciare la scommessa a Buitrago
Questa la foto sull’Alto de Letras che ha spinto Fondriest a lanciare la scommessa a Buitrago

La scommessa con Fondriest

L’ultima parola è per parlare di una battuta fatta lo scorso inverno da Maurizio Fondriest, il suo procuratore. Cominciò tutto da una sua foto pubblicata su Instagram, in cui era ritratto sulla cima dell’Alto de Letras, una salita vicino Manizales, che sale di quasi 3.700 metri per la distanza… mostruosa di 81 chilometri. Una di quelle scalate sudamericane che richiedono un giorno intero e che si fanno raramente e spesso quasi solo per sommessa.

«Infatti è stata proprio una scommessa – ridacchia -perché un giorno dissi a Maurizio che qui in Colombia c’è questa salita così lunga. Non è tutta costante, ci sono dei tratti in cui spiana, c’è anche una piccola discesa, però di base la strada sale sempre. E lui rispose che gli sarebbe piaciuto farla e sarebbe venuto al primo risultato positivo che avessi fatto. Magari un’altra tappa al Giro, avremmo deciso poi. E così quando ho fatto il podio della Liegi, mi ha chiamato e mi ha detto: “Mi sa che dovrò andare in Colombia per fare quella salita”. E dopo la tappa delle Tre Cime, ha preso la decisione e verrà giù a dicembre, si sta organizzando. Non è una salita che faccio spesso, è lontana da Bogotà e da Antioquia. Ho tantissime strade per allenarmi. Tornerò in Europa a gennaio, però magari una foto di Maurizio sull’Alto de Letras provo a mandarvela…».

La ripresa passa anche da tavola: libertà sì, ma non troppa

21.11.2023
5 min
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Insieme a Salvatore Puccio abbiamo visto come un corridore affronta il periodo di ripresa dopo la pausa invernale. Ma non basta solamente salire in bici; come ormai si è visto negli ultimi anni l’alimentazione è un qualcosa che va curato in ogni dettaglio. Non fa eccezione l’inverno, periodo dove si costruisce la base per la stagione che verrà, e si parte dalla tavola. 

Nicola Moschetti assieme ad Edoardo Zambanini alla fine del Giro d’Italia 2023 (foto Instagram)
Nicola Moschetti assieme ad Edoardo Zambanini alla fine del Giro d’Italia 2023 (foto Instagram)

Via i vecchi dogmi

Nicola Moschetti, dietista che lavora con la Bahrain Victorious, ci introduce nel mondo dell’alimentazione in inverno e della ripresa dopo le vacanze. 

«Anche nel periodo di off season – spiega Moschetti appena rientrato da una riunione del gruppo performance tenutasi a Conegliano – diamo delle linee guida ai corridori, così da non trovarsi spiazzati alla ripresa, una volta rientrati dalle vacanze. Si tratta di dare dei consigli, sono liberi, ma devono sapere che non possono esagerare nelle quantità. L’accesso alla cucina è libero, sono tuttavia consapevoli che in vacanza non devono superare l’aumento del 5 per cento del peso corporeo. Questo vuol dire che se un atleta pesa 60 chili, può prenderne 3, non di più. Non vogliamo creare dei divieti, perché un’alimentazione troppo rigida è causa di stress.

«Vogliamo però allontanarci – continua – dalla vecchia convinzione che in inverno si possano prendere anche 10 chili. Una volta il ritiro di dicembre serviva per perdere peso, ora non più. Se si arriva al primo ritiro troppo fuori forma, si rischia di rimanere indietro con il lavoro. Alcuni atleti a gennaio saranno già in gara, per cui anticipano la ripresa e devono arrivare a dicembre in buona condizione».

Rice cake e barrette sono gli alimenti indicati per la preparazione invernale servono carboidrati
Rice cake e barrette sono gli alimenti indicati per la preparazione invernale servono carboidrati
Ma facciamo un passo indietro, quando riprendono gli allenamenti come viene curata l’alimentazione?

Le due o tre settimane in cui i corridori sono al mare, sono totalmente liberi ed il loro corpo “dimentica” cosa vuol dire seguire una dieta da atleta. Nelle prime settimane di lavoro dobbiamo riabituarli e questo vuol dire tornare a mangiare correttamente e in questo li seguiamo giornalmente. 

Curate tutta la giornata quindi?

Tutti i pasti, di solito sono 5: colazione, rifornimenti durante l’uscita in bici, pranzo, spuntino e cena. A colazione assumono una buona dose di carboidrati, di solito i ragazzi preferiscono pane, cereali e porridge. In allenamento si reintroduce la linea alimentare passo per passo. Mentre nel resto della giornata si alternano i macronutrienti in modo da avere un equilibrio. In questo periodo se c’è stato un aumento di peso, si definisce un regime alimentare di deficit calorico. 

A colazione la scelta è classica: porridge, cereali o pane per introdurre la giusta dose di carboidrati (foto charlylopez)
A colazione la scelta è classica: porridge, cereali o pane per introdurre la giusta dose di carboidrati (foto charlylopez)
Cosa vuol dire?

Che si assumono meno calorie del previsto così da perdere il peso in eccesso, si applica un regime restrittivo. Non troppo però, la perdita di peso deve essere graduale, non più di due chili al mese. 

Passiamo all’allenamento, come ci si riabitua a mangiare in bici?

Si parla di carboidrati principalmente. Il corpo dell’atleta è abituato ad assumere determinate quantità di carboidrati, ma la pausa di un mese fa perdere in parte questa capacità. Bisogna quindi reintrodurli e lo si fa gradualmente, in relazione al tipo di allenamento.

Durante la ripresa della preparazione nelle borracce si inseriscono 30 grammi di carboidrati (foto charlylopez)
Durante la preparazione nelle borracce si inseriscono 30 grammi di carboidrati (foto charlylopez)
Se si fa fondo, quindi Z2?

In questo caso, per allenamenti a bassa intensità l’assunzione va dai 40 ai 60 grammi di carboidrati l’ora. Questa quantità viene ingerita con i soliti prodotti: maltodestrine, panini, rice cake e barrette. Poi sta al singolo decidere se preferisce mangiare di più o se al contrario bere. Nel caso di un allenamento di fondo si può anche optare per un low carb, quindi riducendo al minimo i carboidrati: anche questo rientra nel processo di perdita di peso. 

Quanto è importante riportare il fisico dell’atleta a regime, quindi ad assumere alte dosi di carboidrati?

Tanto, perché in piena stagione, durante una gara, si possono ingerire anche 120 grammi di carboidrati l’ora. Capite che per far questo il fisico deve essere allenato, altrimenti il rischio è di non assimilare nulla o peggio di stare male. In una fase successiva che è quella del primo ritiro si aumentano le dosi, arrivando anche a 80 grammi all’ora. 

In preparazione non si usano gel, gli sforzi non richiedono apporto immediato di zuccheri (foto charlylopez)
In preparazione non si usano gel, gli sforzi non richiedono apporto immediato di zuccheri (foto charlylopez)
Il primo punto di confronto sarà quindi il ritiro?

Sì, il lavoro sarà già avviato, ma è la prima volta che vedremo i corridori, quindi si faranno le varie misurazioni. In quei giorni ci coordineremo con i cuochi per stilare un programma alimentare in relazione agli allenamenti. Perché, ripeto: a dicembre la stagione è praticamente iniziata. 

Ganna, la salita, le crono, il peso forma: Cioni è già nel 2024

21.11.2023
7 min
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Ganna ha maniche molto lunghe. Ogni volta che arriva una corsa importante, infatti, salta fuori qualcuno pronto ad appendersi. Da quando si ipotizzò che potesse diventare il futuro per i Giri alle più recenti apparizione da leader della nazionale, passando per le crono, gli inseguimenti e da ultimo le volate di gruppo. E’ davvero pensabile che Pippo possa fare tutto?

Lo abbiamo chiesto a Dario Cioni, l’uomo che lo allena da quando Ganna è arrivato alla Ineos Grenadiers e, assieme a Marco Villa, lo ha portato alle vittorie più belle. Come si fa a lavorare con uno che avrebbe così tante frecce al proprio arco? Con quale criterio si individuano i limiti? Ed è vero, come sensazione farebbe pensare, che Ganna sia ancora un atleta in evoluzione?

«I margini di evoluzione sono più limitati rispetto a un paio d’anni fa – comincia il toscano – però comunque è sempre un atleta in crescita, più che altro a livello di consapevolezza dei suoi mezzi. Fisicamente quest’anno ha fatto un altro step, quindi in generale, a vedere i numeri, il 2023 è stato migliore del 2022. Ha vissuto un’ampia evoluzione. Secondo alla Sanremo, alla Roubaix si è quasi giocato il podio. A crono è tornato sul podio mondiale, ma si è trovato davanti un Remco stratosferico. Ha anche vinto una corsa a tappe. E poi nel finale stagione si è scoperto anche veloce. Intendiamoci, qualche limite ce l’ha anche lui. Non penso si possa farlo diventare un Vingegaard, però per il resto è ancora in evoluzione».

Aver fatto la Vuelta a fine stagione potrebbe essere un vantaggio nella ripresa (qui sull’Angliru)
Aver fatto la Vuelta a fine stagione potrebbe essere un vantaggio nella ripresa (qui sull’Angliru)
La sensazione è che questi miglioramenti vengano senza che vi applichiate su un particolare a scapito di altri…

Penso ci sia anche una maturazione tecnica e tattica da parte sua. Col tempo si tende ad aumentare la resistenza, mentre aver tenuto il discorso della pista gli ha permesso di conservare quella punta di velocità che in genere con gli anni si tende a perdere. E poi intendiamoci, non stiamo parlando di un atleta vecchio. Ha 27 anni. Si sta sperimentando in diverse situazioni, come nelle volate. Sai che puoi farle, ma devi essere convinto di farle. Devi prendere qualche rischio in più, qualcuno deve tirartela, quindi se non sei convinto, non ci riesci.

A inizio stagione ha fatto vedere di tenere bene su alcune salite. Le corse a tappe più brevi, che magari hanno la crono, possono essere un obiettivo?

Ha già dimostrato che con un percorso favorevole, specialmente se c’è un crono, può fare la differenza. Ha vinto il Wallonie, conquistando anche la crono. All’Algarve ha fatto secondo per 2 secondi, battuto da Dani Martinez, che è un uomo per i grandi Giri, Quella corsa in passato l’hanno vinta Riche Porte e Thomas. L’albo d’oro parla di gente che va forte in salita e Pippo per giunta è arrivato 3° nella crono. Quindi per arrivare secondo, deve aver tenuto molto in salita.

Alla Volta ao Algarve 2023, un Ganna terzo nella crono, ma brillante in salita: alla fine 2° nella generale
Alla Volta ao Algarve 2023, un Ganna terzo nella crono, ma brillante in salita: alla fine 2° nella generale
Una Tirreno-Adriatico potrebbe fare al caso suo?

Tutto dipende dagli obiettivi e dai percorsi. E’ chiaro che, per esempio, rispetto all’anno scorso e visti i prossimi traguardi, nel 2024 dovrà stare più attento alla bilancia. Quest’anno in nessuno dei suoi grandi obiettivi il peso era un limite, mentre l’anno prossimo dovrà starci attento. Ancora dobbiamo inquadrare bene la stagione, Filippo è rientrato dalle vacanze 10 giorni fa, quindi ancora non ci siamo seduti a tavolino per mettere tutti i puntini sulle i. Grosso modo abbiamo individuato i 2-3 obiettivi principali, ma sappiamo che lui non si limita mai a 2-3 obiettivi e sicuramente qualcosa in più verrà aggiunto. Oltre alla crono olimpica e al quartetto, la Sanremo è cerchiata di rosso. Prima della presentazione del percorso, si era parlato di una maglia ciclamino al Giro. Adesso andrà verificato, perché magari potrebbe convenire puntare a vincere tappe.

La Roubaix?

Per il prossimo anno, non dovrebbe essere fra gli obiettivi, come era invece nel 2023 quando abbiamo fatto una preparazione specifica. Dipenderà dal Giro. Magari si va lo stesso per fare bene, per essere davanti un’altra volta e studiare ancora meglio il finale, per poi metterla nel mirino l’anno successivo.

Dopo il 2° posto 2023, la Sanremo è cerchiata di rosso: Ganna è stato l’unico a rispondere a Pogacar sul Poggio
Dopo il 2° posto 2023, la Sanremo è cerchiata di rosso: qui Ganna risponde a Pogacar sul Poggio
Secondo te, se non ci fosse stata la concomitanza di pista e crono, il mondiale di Glasgow sarebbe stato adatto a Pippo?

Su quel tipo di percorso e con la giornata che è venuta fuori, non credo. Soprattutto per il bagnato, ma penso anche che con tutte quelle partenze da zero, non si sarebbe trovato bene.

Sempre restando ai mondiali, ma alla crono, Ganna ha detto di aver fatto i numeri migliori e che difficilmente potrà migliorare ancora. A Parigi sarà solo un fatto di nuovi materiali?

A me piace pensare che non si raggiunga mai il limite, quindi penso ci sia sempre l’ambizione di fare meglio dell’anno prima. A differenza degli anni passati, quest’anno ha fatto la Vuelta nel finale di stagione. Non ha fatto il doppio grande Giro, perché in Italia si era ammalato dopo una settimana. Perciò ora scopriremo cosa significhi aver fatto la Vuelta in chiave di ripartenza per la nuova stagione.

A Glasgow per Ganna ritorno sul podio del mondiale crono, battuto da un Evenepoel stellare
A Glasgow per Ganna ritorno sul podio del mondiale crono, battuto da un Evenepoel stellare
Può darsi che la differenza nella crono dei mondiali l’abbia fatta un calo di motivazioni?

No, non direi affatto che la crono gli sia venuta a noia. E’ vero però che il materiale è diventato fondamentale. A volte hai la posizione migliore e un ottimo materiale, ma di colpo arriva un’evoluzione che ti spiazza o arriva un corridore, come lui nel 2020, che ha il materiale e la posizione migliori e domina. Le velocità con cui oggi si vincono le crono sono impressionanti. Su tutti i tipi di percorso fare 54-55-56 all’ora è la regola.

Hai fatto il discorso del peso forma: ai mondiali in quei pochi secondi da Evenepoel potrebbe esserci stato anche il fattore peso?

Le 2-3 salite che c’erano erano settori a favore di Remco, la differenza è stata di 12 secondi. Pare che il tratto su cui Filippo ha perso di più sia stato un settore intermedio di salita, per cui il peso potrebbe aver inciso, ma nel limite dei 4-5 secondi. Comunque il percorso delle Olimpiadi sarà veloce.

Filippo Ganna, Mileto-Camigliatello, Giro d'Italia 2020
Nel 2020 Ganna primo a Camigliatello Silano: corre il Giro sotto gli 83 chili ed è incontenibile
Filippo Ganna, Mileto-Camigliatello, Giro d'Italia 2020
Nel 2020 Ganna primo a Camigliatello Silano: corre il Giro sotto gli 83 chili ed è incontenibile
A quanto ammontano queste oscillazioni di peso?

Diciamo un paio di chili. Almeno negli ultimi anni non si è mai provato a spingere più di tanto su questo aspetto. Quando nel 2020 andò al Giro sotto gli 83 chili, si era lavorato ma non si era cercato il limite, però di certo vinse nella tappa di Camigliatello e anche le crono. Ma il discorso del peso è complicato, va cercato l’equilibrio, soprattutto ora che c’è il discorso delle volate. E poi su certi tipi di salita non c’è grossa differenza fra pesare 83 chili e avere meno forza, oppure pesarne 85 con tanta forza. Sul Poggio, per fare un esempio, serve avere tanta forza. Su pista invece il peso non si guarda troppo e anzi si è un po’ più pesanti perché, per fare le partenze, si mette più massa nella parte superiore del corpo.

L’ultima e poi basta. Come si vive da allenatore il rapporto con un corridore così dotato?

Ho sempre un piatto abbastanza ricco, quindi non penso di aggiungere obiettivi. Il mio ruolo è più quello di indirizzarlo e dargli un’opinione. Specialmente con un atleta come lui, che è il primo a motivarsi da sé. Una volta fissati gli obiettivi, io lo accompagno nel cammino. E lui ha i suoi riferimenti. Oltre a me c’è Villa, poi Lombardi e anche un paio di corridori, fra cui certamente Viviani.

La pista richiede una muscolatura più pronunciata del tronco, che su strada serve a meno
La pista richiede una muscolatura più pronunciata del tronco, che su strada serve a meno
Gli proporresti mai di fare classifica in un Giro come pare che farà Van Aert?

Non credo che Van Aert verrà a fare classifica, ma non credo che avrebbe senso proporlo ora a Pippo. I due sono diversi, Van Aert ha le spalle più strette, è meno muscolare di Ganna. Ma comunque è lui che deve decidere e semmai sarebbe una cosa da fare per togliersi uno sfizio a fine carriera. Una volta o mai più e vediamo come va a finire. Come Wiggins: un Tour e poi basta. In prospettiva però credo che più Tarling di Ganna potrà provare una carta del genere.

Grandi eventi e turismo: ecco i numeri dell’Emilia-Romagna

21.11.2023
6 min
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I grandi eventi sportivi come “motore” di una crescita dei flussi turistici. Un collegamento importante che, se ben sfruttato, è in grado di generare risultati davvero molto, molto interessanti. Come succede in Emilia Romagna.

Sono stati presentati ufficialmente al Grand Hotel di Rimini i risultati di una ricerca sugli effetti economici e reputazionali generati dai grandi eventi sportivi. L’analisi è stata condotta dal Centro studi SG Plus, in collaborazione con l’Università degli Studi di Parma e su iniziativa della stessa Regione Emilia-Romagna. Il coordinamento è stato del capo segreteria politica della Presidenza Giammaria Manghi. I risultati sono stati illustrati alla presenza del Ministro per lo Sport Andrea Abodi, del Governatore Stefano Bonaccini e dell’Assessore regionale al Turismo Andrea Corsini.

Fra i protagonisti non poteva mancare Davide Cassani, motore del turismo regionale
Fra i protagonisti non poteva mancare Davide Cassani, motore del turismo regionale

Sport Valley: sport e territorio

La ricerca ha preso in esame ben 81 eventi in grado di generare un indotto pari a 150 milioni di euro, a fronte di un investimento della Regione di 8,3 milioni. Ciascun euro investito è stato dunque in grado di produrne ben 18. Le presenze complessive sono state oltre un milione. Si sono considerate le giornate di permanenza sul territorio di atleti, spettatori, staff, giudici di gara e giornalisti moltiplicandole per la durata del soggiorno. Gli effetti da un punto di vista prettamente “reputazionale” della promozione sono stati invece valutati in oltre 31 milioni di euro.

Lo sport fa bene dunque anche al territorio: e questa ricerca è stata in grado di confermarlo in maniera molto puntuale. Forte di questi numeri, l’Emilia-Romagna qualifica il proprio territorio – da Piacenza a Rimini – come Sport Valley italiana.

Lo sport traina il turismo

«I grandi avvenimenti sportivi – ha dichiarato il Ministro Abodi – sono un’opportunità, di carattere sociale ed economica, per le città e le regioni che li ospitano e per l’intera Nazione. Se ben gestiti, come testimoniano la Ryder Cup di golf a Roma e le Finali Atp di tennis a Torino, rappresentano uno straordinario volano per lo sviluppo dei territori. Essi contribuiscono inoltre alla crescita del PIL locale ma non solo. Aiutano difatti anche a destagionalizzare e a diversificare il turismo. Favoriscono il miglioramento dei luoghi di sport nei quali avviene la competizione, promuovendone anche le bellezze e le piacevolezze. Lo vediamo dai numeri delle necessarie valutazioni d’impatto, che valgono molto di più di tante parole. E testimoniano per giunta il valore aggiunto generato dagli eventi sportivi, grandi o piccoli che siano.

«Fondamentali sono anche la programmazione e la collaborazione, tanto più si sale di livello negli eventi, tra organizzatori, enti locali e territoriali e Governo nazionale. Solo così si può garantire una regia, nel rispetto delle autonomie. E si può centrare l’obiettivo di ottimizzare i risultati e dare un senso alle risorse finanziarie pubbliche che contribuiscono alla loro realizzazione».

Arriva il Tour

Come precedentemente anticipato, all’incontro ha partecipato anche il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.

«Abbiamo la conferma – ha commentato il Governatore – che lo sport può essere anche uno straordinario strumento per promuovere il territorio. Il ritorno sarà altrettanto importante sul piano economico, turistico e della reputazione. La scelta fatta da questa Regione di investire sui grandi eventi è stata lungimirante e ne siamo davvero molto orgogliosi. Una scelta che intendiamo confermare, rafforzando la collaborazione già oggi molto positiva con gli Enti locali, le Federazioni e l’associazionismo sportivo, il CONI, il Ministero. Lo sport come opportunità per dare visibilità a un territorio, dunque. Oggi più che mai, pensando anche alla Romagna così duramente colpita dall’alluvione che il prossimo anno ospiterà alcuni appuntamenti di assoluto rilievo. La Grande partenza del Tour de France e l’Open d’Italia di golf a Cervia. Oltre naturalmente ad appuntamenti consolidati come la Formula 1 a Imola, la MotoGp a Misano, la Coppa Davis a Casalecchio di Reno. Il prossimo 2024 sarà davvero un anno che ricorderemo per la nostra Sport Valley».

«Lo sporta – ha aggiunto l’assessore Corsini – è sempre più un fondamentale strumento di attrattività turistica. La nostra regione si conferma una meta privilegiata, dalla Riviera all’Appennino, con numeri in costante crescita. E questo anche grazie ad un’offerta diversificata. Pensiamo ad esempio ai bike hotel e ad una macchina dell’accoglienza in grado di intercettare e rispondere a davvero tutte le esigenze. Sport e turismo sono legati in un binomio oramai indissolubile su cui vogliamo continuare a investire».

Il Presidente Bonaccini ha rivendicato la bontà dell’intuizione del Tour in Italia
Il Presidente Bonaccini ha rivendicato la bontà dell’intuizione del Tour in Italia

I numeri dell’indagine

Su oltre 100 eventi sportivi promossi e organizzati dall’Emilia-Romagna nel 2022, l’indagine ne ha presi in esame 81. Manifestazioni nazionali, internazionali e a larga partecipazione, che si sono svolte su tutto il territorio e lungo l’intero arco dell’anno. Atleti e squadre, spettatori e accompagnatori, staff, giudici di gara, media. Per ciascuna di queste voci è stato valutato l’impatto economico diretto sul territorio, considerando le spese sostenute per il pernottamento e per il soggiorno. La voce più significativa è stata quella relativa agli spettatori, con oltre 620.000 mila presenze ed una ricaduta di quasi 66,5 milioni di euro. Al secondo posto gli atleti (100.000 quelli arrivati da tutto il mondo) in grado di “lasciare” sul territorio ben 33,7 milioni di euro.

Oltre 4.100 sono stati i membri degli staff per 4,2 notti di soggiorno medio ed una spesa di oltre 1,2 milioni di euro. A questi vanno affiancati i quasi 2.000 giudici di gara che si sono fermati per 3,9 notti garantendo al territorio oltre 900 mila euro. E poi i media, con oltre 1.400 le presenze di giornalisti e operatori accreditati. La spesa è stata di quasi 700.000 euro (2,8 notti il loro soggiorno medio).

Riolo Terme è stata ferita dall’alluvione, ma si sta risollevando anche grazie allo sport
Riolo Terme è stata ferita dall’alluvione, ma si sta risollevando anche grazie allo sport

L’effetto dei media

L’indagine ha calcolato anche la ricaduta sul territorio, in termini promozionali e reputazionali, dell’attività di comunicazione che ha accompagnato gli eventi sportivi. Essa è stata valutata in oltre 32,7 milioni di euro, considerando articoli su stampa, web, servizi e trasmissioni televisive, attività sui social network.

Infine, le spese per l’organizzazione delle manifestazioni: a partire da quelle per l’adeguamento di impianti e attrezzature. I benefici per il territorio, quelli per la gestione degli impianti, il personale e i servizi assommano a un totale di 14,3 milioni di euro.

Comanda il ciclismo

Gli eventi considerati hanno interessato tutto il territorio regionale lungo quasi l’intero arco dell’anno (oltre il 90%), ovviamente con una maggiore concentrazione nel periodo estivo.

Caratteristica comune è stata la “multidisciplinarietà”, considerando le oltre 24 discipline sportive diverse analizzate. La più presente è stata il ciclismo, protagonista di ben 17 eventi, mentre sono 66 quelli che hanno interessato le discipline olimpiche. Da un punto di vista organizzativo, 21 sono stati gli appuntamenti organizzati da Federazioni e Leghe, 12 da Enti di promozione sportiva, 22 da associazioni sportive e 26 da organizzazioni private.

Diversificata è stata anche la provenienza di atleti e spettatori. Nel primo caso il 31,8 per cento dei partecipanti è arrivato dall’estero, il 58,8 è stato nazionale e il 9,4 per cento è stato regionale. Nel secondo caso invece le percentuali sono state rispettivamente del 9,9 per cento, del 37,7 e del 52,4.

Il Giro d’Italia rilancia Gariboldi, ora impiegata a tempo pieno

21.11.2023
5 min
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Due giorni intensi di ciclocross, segnati dalla vittoria a Cantoira (che le ha dato il primo posto provvisorio al Giro d’Italia) e dal terzo nella prova internazionale di Torino, poi il lunedì mattina puntuale al lavoro. La routine di Rebecca Gariboldi nel periodo invernale è questa, segnata dai nuovi ritmi imposti dall’impiego all’ufficio marketing della Pierer Mobility AG, colosso austriaco delle due ruote proprietario di marchi come Ktm, Husqvarna e Felt.

Da qualche mese Rebecca è impegnata a tempo pieno nel mondo del lavoro, dopo aver conseguito nel novembre 2022 la laurea magistrale in marketing.

«I miei ritmi di vita sono profondamente cambiati – racconta – anche se da parte dell’azienda c’è massima comprensione, perché sono nei quadri sia come impiegata sia come atleta. E’ chiaro però che questo influisce anche perché sono al lavoro full time e la cosa mi piace molto, ma mi impone grandi sacrifici anche per trovare il tempo per allenarmi, cosa che faccio normalmente nella pausa pranzo».

Secondo successo stagionale per la monzese Gariboldi, che sale così in testa alla classifica del GIC (foto organizzatori)
Secondo successo stagionale per la monzese Gariboldi, che sale così in testa alla classifica del GIC (foto organizzatori)

Un’estate (quasi) senza gare

Gariboldi ci ha messo tempo per abituarsi: «Quest’estate non ho praticamente mai gareggiato, perché il lavoro richiedeva tutte le mie energie fisiche e mentali e all’inizio dell’annata di ciclocross questo si è visto. Mi sono allenata molto, ma quando non sei abituata a gareggiare la differenza si vede, ci vuole tempo per riacquisire il passo gara. Le prime gare non sono andate bene, lo so e pur non preoccupandomi proprio perché ne conoscevo la causa, non potevo certo essere contenta. Gareggiando ho ripreso il ritmo e i risultati si vedono».

A Cantoira, dove il Giro d’Italia è tornato dopo quattro anni, Gariboldi ha colto la sua seconda vittoria consecutiva nella challenge salendo al comando della classifica: «Era una gara impegnativa ma disegnata esattamente come piace a me, con tanta tecnica e dislivello. Io non amo i tracciati semplici e filanti, voglio far fatica e attraverso quella fare la differenza. Sentivo che avevo sensazioni buone, sono andata avanti a un ritmo regolare, ma ci si è messa la sorte a rendermi il tutto più difficile».

Il percorso di Cantoira si è rivelato piuttosto selettivo soprattutto per la sua altimetria (foto organizzatori)
Il percorso di Cantoira si è rivelato piuttosto selettivo soprattutto per la sua altimetria (foto organizzatori)

Weekend a due facce

Al secondo giro, quando già iniziava a fare la differenza, la portacolori del Team Cingolani ha dovuto fermarsi per un inconveniente alla sua Felt FX.

«Ho dovuto cambiare bici due volte nel corso dello stesso giro – spiega – e così mi sono ritrovata a inseguire quando già avevo speso. Sono comunque rientrata sulla testa della corsa e nel penultimo giro ho attaccato, ma quella fatica mi è rimasta nelle gambe. Sapendo che il giorno dopo c’era un’altra gara, avrei preferito un andamento più regolare».

Il giorno dopo infatti le ha ritrovate tutte a Torino e le sue avversarie Lechner e Borello si sono prese la rivincita: «Non avevo recuperato completamente – ammette Gariboldi – e sentivo la fatica, soprattutto sui rilanci, così la Lechner nei tratti più tecnici è riuscita a fare la differenza. Il weekend mi ha comunque portato al primo posto della classifica del Giro e chiaramente ora farò di tutto per difendere il primato nella prova finale di domenica a San Colombano Cernetoli».

Martinoli (numero 208, al fianco di Alice Papo) è la sorpresa di questa edizione fra le junior (foto organizzatori)
Martinoli (numero 208, al fianco di Alice Papo) è la sorpresa di questa edizione fra le junior (foto organizzatori)

Mondiale, sogno o realtà?

Resta aperta anche l’opzione estera, in un calendario ancora in completo divenire: «Gli impegni lavorativi mi hanno costretto ad andare avanti un po’ alla giornata – dice Rebecca – infatti non ho programmato nulla. Ho già fatto un paio di gare in Svizzera, vedremo se riuscirò a farne qualche altra in particolare in Belgio. Una stagione senza gare nella patria del ciclocross non è la stessa cosa…».

La trasferta estera sarebbe importante anche per trovare spazio in nazionale, il sogno di una convocazione mondiale a tre anni di distanza dall’ultima volta c’è sempre: «Chi fa questa specialità ai vertici non può non puntarci – dice – ma bisogna guadagnarsi la maglia e ora per me è ancora più difficile visto il tempo relativo a disposizione. Ma è chiaro che ci proverò, sarebbe importante anche per la mia società di appartenenza e per la mia azienda».

Per Antonio Folcarelli seconda vittoria nella challenge, stavolta con la maglia rosa indosso (foto organizzatori)
Per Antonio Folcarelli seconda vittoria nella challenge, stavolta con la maglia rosa indosso (foto organizzatori)

Verdetti quasi tutti scritti

Per la monzese la conquista del simbolo del primato si giocherà tutta nell’ultima tappa considerando che ha appena 2 punti di vantaggio sulla portacolori del DP66 Carlotta Borello. Nelle altre categorie sembra invece già tutto deciso: fra le junior comanda nettamente Giada Martinoli (Alé Cycling Team), fra i pari età maglia pressoché assegnata a Giacomo Serangeli (DP66) stante il dirottamento del compagno di colori Viezzi verso la Coppa del Mondo. Fra gli Open Antonio Folcarelli (Race Mountain Folcarelli) ha messo quasi il sigillo alla vittoria con il secondo successo di tappa, anche lui prima di tornare al lavoro lunedì mattina…