Il conto alla rovescia per l’esordio al Giro d’Italia di Davide Piganzoli sta quasi per terminare. Oggi (lunedì) rientrerà dall’altura, farà una breve tappa a casa e poi via verso Torino insieme altri compagni della Polti-Kometa. L’azzurro classe 2002 è, insieme a Pellizzari, il futuro dell’Italia nelle corse a tappe. Nessuna pressione, ma la consapevolezza che nel percorso di crescita si è arrivati al punto di guardare nel ciclismo dei grandi e provare a metterci piede.
«Oggi – racconta da casa Piganzoli – ho fatto le ultime quattro ore e mezza di allenamento prima di partire per il Giro. Una bella sessione di allenamento dura, con tanti intervalli e dietro motore. Il miglior modo per caricare un po’ e fare tanto ritmo corsa. Da dopo il Tour of the Alps mi sono messo sotto per cercare brillantezza e il giusto colpo di pedale».
Piganzoli ha in mente il Giro fin dalla preparazione invernalePiganzoli ha in mente il Giro fin dalla preparazione invernale
Rincorsa finita
Le voci da inizio anno si sono inseguite per arrivare fino ai giorni tinti dal rosa del Giro. Piganzoli era uno dei papabili nomi che la Polti-Kometa avrebbe potuto portare al via di Torino. Il valtellinese è pronto, il 2023 gli è servito per prendere definitivamente le misure con il professionismo. Mentre questo inizio 2024 è stato utile per avere le ultime certezze.
«E’ dall’inverno – continua – che mi sto allenando in vista di questo grande appuntamento. Tutto è stato calcolato per arrivare al massimo della condizione al mio primo Grande Giro. Abbiamo fatto dei buoni periodi di preparazione in Spagna e tutte le gare disputate fino ad ora erano mirate per presentarmi al meglio al Giro».
In Antalya è arrivata la prima vittoria da professionistaIn Antalya è arrivata la prima vittoria da professionista
Hai già messo alle spalle 23 giorni di corsa, con un calendario importante.
Vero. Anche in Turchia, dove ho vinto la mia prima gara da professionista, sono andato forte. Non bisogna guardare il livello della corsa, ma la prestazione in generale. Infatti ho fatto registrare buoni numeri e ne sono uscito molto motivato.
Poi sei passato alla Tirreno-Adriatico, prima corsa a tappe WorldTour.
Anche in quel caso mi sono mosso bene e le sensazioni erano incoraggianti. Il livello era più alto, ma io ho mantenuto le prestazioni che avevo fatto registrare in Turchia.
Dopo la Tirreno sei “sparito” per un mesetto, fino al ritorno all’Alps, che hai fatto?
Ho messo alle spalle un bel blocco di lavoro insieme alla squadra in vista del Giro. Siamo stati in ritiro sul Teide con l’obiettivo di scendere pronti e con una buona gamba. Al Tour of the Alps non ho brillato, ma è giusto così. In Trentino l’obiettivo era mettere nelle gambe ritmo gara e trovare il colpo di pedale giusto in vista della rifinitura di questi giorni.
La Tirreno-Adriatico è stata la sua prima corsa a tappe WorldTour per PiganzoliLa Tirreno-Adriatico è stata la sua prima corsa a tappe WorldTour per Piganzoli
Le sensazioni com’erano?
In tutti questi mesi sono sempre state positive, non ho avuto contrattempi nella preparazione e la gamba è cresciuta giorno dopo giorno. Arrivo pronto.
Il primo Giro d’Italia, che emozioni provi nel correrlo?
Grande, anzi grandissima. Non vedo l’ora della presentazione delle squadre, ma non ho pressioni addosso. Sono uno che è sempre stato abituato a correre sereno e tranquillo, voglio farlo anche al Giro.
Cosa ti spaventa di più?
Le tre settimane di corsa. Non ho mai affrontato gare così lunghe, ma abbiamo lavorato molto bene per arrivare in forma con tanto fondo messo alle spalle soprattutto sul Teide.
Nel mese di marzo ha fatto un periodo di preparazione insieme alla squadra sul TeideNel mese di marzo ha fatto un periodo di preparazione insieme alla squadra sul Teide
Invece il maggior stimolo?
Esserci. E’ il sogno che avevo fin da bambino quindi non sento di dover trovare altre motivazioni. Voglio solamente fare bene.
Si passa anche vicino a casa tua, nella tappa di Livigno, che sorride ad uno scalatore come te.
Verranno a vedermi tanti amici, la mia famiglia, la mia ragazza e molte altre persone. Non vedo l’ora di sentire il loro calore. Sarà una giornata difficile, ma non mi nascondo: l’obiettivo in questo Giro è provare a puntare a qualche tappa.
Vincere a inizio anno ti ha dato maggiore consapevolezza?
Sì, ma so che sono due gare tanto diverse. Al Giro per vincere serve andare forte e avere anche tanta fortuna. Anzi, serve non avere sfortuna e rimanere lucidi nei momenti cruciali. Dai miei compagni posso imparare tanto, c’è chi ha già vinto al Giro e mi può dare ottimi consigli. Siamo un bel mix tra giovani ed esperti.
L’ultima corsa prima del Giro è stato il Tour of the AlpsL’ultima corsa prima del Giro è stato il Tour of the Alps
Ora rotta verso Torino?
Il primo maggio raggiungerò la squadra lì e entreremo nel clima. Si partirà molto forte con la prima tappa che sarà tanto nervosa, mentre nella seconda si sale già. L’arrivo ad Oropa potrà fare male a tanti.
Correre contro grandi scalatori come Pogacar e tanti altri come ti fa sentire?
Mi gasa tanto, potermi confrontare contro corridori di questo calibro è un grande onore speriamo di ben figurare.
Allora in bocca al lupo e ci si vede sulle strade del Giro.
Dal ritiro in Spagna, Damiano Caruso conferma che nel 2023 farà il Giro. Come sempre, Basso profilo. Il suo ruolo. E per chiudere il pensiero a Rebellin
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Sarebbe perfettamente in linea con la preparazione per il Giro d’Italia. Invece Richard Carapaz, che la maglia rosa la vinse nel 2019 e la perse il penultimo giorno nel 2022, se ne va dal Romandia e mette nel mirino il Tour de France. Lascia la Svizzera con una vittoria di tappa che vuol dire tanto e si somma ai due successi di inizio stagione nel campionato nazionale e poi in una frazione del Tour Colombia.
L’effetto benefico
Sull’arrivo di Leysin, il campione olimpico di Tokyo è rimasto freddo fino ai 2,2 chilometri dall’arrivo, lasciando sfogare persino Egan Bernal. E poi, quando è partito, nessuno dietro è riuscito a contrastarlo. Ci ha provato il sorprendente Lipowitz, che lo ha quasi preso, ma non è riuscito a passarlo.
«Sapevo che la tappa era importante – ha detto – e che avevo molte opzioni. Alla fine ho colto l’occasione e ci ho provato fino al traguardo. Conoscevo le strade e aspettavo il momento giusto per partire. Sono molto felice dopo questa prima parte di stagione in Europa, penso che la squadra abbia dimostrato di che pasta sia fatta. Ma sta per arrivare la parte più bella della stagione».
Subito dopo il successo, forse il più contento di tutti è parso il direttore sportivo Charly Wegelius, che lo ha seguito dall’ammiraglia.
«Richard – dice – ha avuto un inizio di stagione davvero difficile, con alcune battute d’arresto. Ma si è allenato bene, sappiamo che è bravo, ora deve continuare così. Penso che abbia fatto un ottimo lavoro, senza arrendersi. Ha aspettato fino al momento giusto e poi è andato. Avere intorno un corridore del suo livello è motivante per l’intero gruppo».
La vittoria di Carapaz a Leysin rilancia la sua stagione, non proprio fortunataLa vittoria di Carapaz a Leysin rilancia la sua stagione, non proprio fortunata
Il Tour verso Parigi 2024
La scelta del Tour per una volta non è figlia del prestigio della corsa francese, ma di un programma che dovrebbe portare Carapaz di nuovo in gran forma per la sfida di Parigi. L’oro olimpico che simbolicamente porta appeso al collo merita di essere difeso. Anche nel 2021 passò per il Tour e lo chiuse al terzo posto, dietro Pogacar e Vingegaard e poi in Giappone staccò tutti quanti, resistendo anche al fuso orario e a complesse vicende federali che dopo la vittoria lo spinsero a un attacco inatteso.
«Alla fine – dice quando lo incontriamo – penso che sto facendo una buona stagione. Non ho avuto sempre fortuna durante le gare di quest’anno, ma penso di essere molto felice e questo lo trovo la cosa più importante. Questi tre anni da campione olimpico sono stati un periodo molto bello. Ci sono stati molti cambiamenti e penso in meglio. Mi sono divertito molto a essere conosciuto grazie a questo titolo e per lo stesso motivo del 2021 quest’anno è molto importante per me e per il mio Paese. Sto bene, penso che voglio affrontare le Olimpiadi nel migliore dei modi».
Si decide la Liegi: sulla Redoute si cerca di salvare il salvabilePoco prima, Carapaz è stato l’unico che abbia provato a rispondere all’attacco di PogacarSi decide la Liegi: sulla Redoute si cerca di salvare il salvabilePoco prima, Carapaz è stato l’unico che abbia provato a rispondere all’attacco di Pogacar
Le beghe politiche
La sua partecipazione al Tour dello scorso anno è durata circa 160 chilometri. Poi la stessa caduta che ha messo fuori uso anche Enric Mas ha tolto di mezzo anche lui. A 22 chilometri dall’arrivo della tappa di Bilbao, lo spagnolo si è ritirato, mentre Richard è arrivato fino al traguardo e poi ha deciso di non ripartire. Le radiografie avevano infatti evidenziato una microfrattura della rotula che sconsigliava di insistere.
«Torno in Francia anche per questo – sorride – e penso che ho ancora le carte in regola per dire la mia. Le Olimpiadi si terranno la settimana successiva e ripeteremo lo schema di Tokyo, che per me ha funzionato benissimo. Ho una possibilità e voglio giocarmela. Rispetto ai problemi dell’ultima volta molte cose sono cambiate anche in Ecuador. Nella federazione sono arrivate persone nuove e credo che avremo tutto il supporto di cui abbiamo bisogno per questa avventura».
A Leysin, per Carapaz 2,2 chilometri di attacco in apnea: alla fine era davvero provatoA Leysin, per Carapaz 2,2 chilometri di attacco in apnea: alla fine era davvero provato
Lo studio dei percorsi
Tornando brevemente alla tappa, Carapaz ha fatto capire quanto sia ormai importante conoscere bene i percorsi perché l’attacco sia efficace. Per cui, dopo aver approfittato del lavoro della Ineos per Rodriguez, Richard si è mosso proprio al momento giusto.
«Conoscevo la salita – dice – sapevo che nel finale era più veloce e avrei dovuto anticipare. Conoscere il finale è spesso decisivo. Quando a febbraio ho vinto la tappa regina del Tour Colombia, sapevo di avere una sola opportunità e l’ho sfruttata al meglio possibile. Conoscevo la salita, mi ero allenato da quelle parti. Avevamo studiato il profilo, l’altitudine, il fondo stradale. E alla fine ero riuscito a vincere. Qui in Svizzera è stata la stessa cosa. Ma adesso è tempo di tornare a casa e di rimboccarsi le maniche. Il Tour sembra vicino, ma non manca poi così tanto…».
Serve una certa coerenza per essere italiani. E d’altra parte il ciclismo mondiale è organizzato secondo lo stesso standard, per cui era prevedibile che i nodi al pettine degli uomini arrivassero anche alle donne. Ed ecco qua che alla vigilia della scelta delle squadre per il Giro d’Italia Women, il movimento italiano è in fibrillazione. Il conto l’ha fatto di recente il cittì Sangalli.
«Al Giro correranno 22 squadre – ci ha detto al Gran Premio Liberazione – ci sono le 15 WorldTour, le 2 prime continental dell’anno scorso e poi altri 5 posti. Sicuramente il Giro d’Italia è una gara di livello altissimo e porteranno il meglio. La Federazione da anni cerca di tutelare le giovani che passano. Se non ci fossero le squadre continental italiane, tantissime ragazze che magari a 18 anni non sono ancora pronte, si perderebbero. Vanno tutelate, però i tempi cambiano e bisogna anche adeguarsi».
Il cittì Sangalli (qui con Barbara Guarischi) ha ben spiegato il delicato equilibrio fra i piccoli team italianiIl cittì Sangalli (qui con Barbara Guarischi) ha ben spiegato il delicato equilibrio fra i piccoli team italiani
La frase di Bellino
Qualcuno resterà fuori. E dopo anni in cui erano tutti dentro, la scelta di RCS Sport (qualunque sarà) provocherà dei mal di pancia. Nel passaggio di mano, questo era un fattore di cui tenere conto. Alla presentazione del Giro Next Gen, Paolo Bellino ha ringraziato la Federazione per avergli permesso di unificare le tre organizzazioni e (a margine della gaffe passata inosservata) si è capito che il criterio di selezione sarà coerente fra i vari ambiti.
L’Italia delle donne, al pari di quella degli uomini, non ha squadre WorldTour. Il Team Corratec dovrà guardare il Giro d’Italia in televisione: se per le ragazze il tetto resterà a 22 squadre, due delle sette continental italiane rischiano di subire lo stesso destino.
Lloyd, Ferguson e Cramer sul podio della Omloop Van Borsele juniores: Ferguson è già con il Movistar TeamLloyd, Ferguson e Cramer sul podio della Omloop Van Borsele juniores: Ferguson è già con il Movistar Team
Il dominio degli squadroni
I malumori per l’eventuale esclusione dal Giro donne non avranno breve durata. La partecipazione alla corsa rosa è infatti(come per gli uomini) discriminante per alcune sponsorizzazione, ma il peggio deve ancora venire. Se l’UCI andrà avanti nel creare squadre professional anche fra le donne, che cosa ne sarà delle continental italiane?
Sangalli ha ragione. Queste squadre sono la sola garanzia di presenza sul territorio e di intercettazione del talento. Riusciranno a trovare le risorse per salire di livello? Riusciranno a fare fronte comune, unendosi e dando vita a gruppi più solidi? Sapranno rinunciare a qualche indivdualismo per fare fronte comune? Oppure, al pari delle continental maschili, si ritroveranno in una terra di nessuno con pochi soldi e alla mercé degli squadroni?
La prova di Nations’ Cup Juniores corsa dalla nazionale in Olanda, è stata dominata da ragazze già sotto contratto con team WorldTour. Qui non si tratta di fare gli uccelli del malaugurio, ma di pensare al futuro finché c’è ancora tempo per inventarsi qualcosa.
Gli juniores che partecipano alle Nations’ Cup sono il vertice, alla base si cerca la qualità (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)Gli juniores che partecipano alle Nations’ Cup sono il vertice, alla base si cerca la qualità (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Le continental maschili
La situazione fra le continental maschili è piuttosto complessa. Come in ogni ambito dello sport, la differenza la fanno i soldi. Ci sono i devo team delle WorldTour che hanno vita relativamente facile. Le squadre di mezzo che all’estero ci vanno poco e vivono bene in Italia grazie al blasone delle conquiste passate. Infine le più piccole che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena, per la carenza di sponsor e corridori, rastrellati dai team dei piani alti. A ciò si aggiunga la necessità di sottostare al sistema dei punti. Lo junior che sale in una continental U23 deve averne almeno 10: una simile dote al Sud si può mettere insieme partecipando a corse prive di grossa concorrenza o a gare di cross di fine stagione. In questo modo, ragazzi di talento, che invece corrono al Nord e quindi fanno meno punti, rischiano di restare senza squadra.
Se fra le donne si dovesse imboccare la stessa china, forse certe squadre non avrebbero la storicità e la solidità per andare avanti ugualmente. A meno che non si intervenga a livello federale con un progetto che in un solo colpo tuteli o provi a tutelare le continental maschili e le femminili. Occorre mettere mano al calendario e crearne uno riservato che permetta lo svolgimento di un’attività nazionale di base. Senza i costi troppo ingenti di un programma internazionale che sarebbe a quel punto appannaggio delle vere continental, delle professional e semmai della nazionale. Per farlo serve avere una visione e ci spiace prendere nota del fatto che al momento l’attuale gestione e per molti aspetti anche la precedente ne siano state prive.
Chiara Consonni, qui con Augusto Onori, è appena entrata nelle Fiamme Azzurre: dovrà rinunciare?Chiara Consonni, qui con Augusto Onori, è appena entrata nelle Fiamme Azzurre: dovrà rinunciare?
I corpi militari
Infine, ad arricchire il quadro, c’è l’imminente scadenza della convenzione voluta e rinnovata dall’ex presidente Di Rocco fra i corpi militari e la Federazione. Già alcune ragazze nel corso degli ultimi due anni sono uscite preferendo la via del professionismo. Altre ne fanno ancoraparte e la fine della convenzione renderà insostenibile la loro posizione. Mentre non dovrebbero esserci problemi per gli atleti specialisti, l’avvento del professionismo femminile (in Italia per ora è stato riconosciuto quello del calcio) promette di dare un’ulteriore svolta.
Perché abbiamo iniziato parlando di coerenza? Perché si continua a vivere di rattoppi, secondo lo stile italiano, senza il coraggio di attuare vere riforme, ma cercando di accontentare tutti con rimedi posticci più simili a palliativi. E intanto all’estero crescono e si prendono i nostri spazi. L’innalzamento del livello rende meno efficaci le soluzioni posticce: chiunque vorrà candidarsi alle prossime elezioni federali sappia ciò che l’attende. Finora s’è tirato a campare, ma più passa il tempo e meno questo sarà possibile.
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Vincitore del ritrovato Giro di Romagna e poi pochi giorni fa alla Vuelta Asturias, Antonio Morgado continua senza ostacoli la sua crescita nel “mondo dei grandi”. Sembra ieri quando lottava da pari a pari con i migliori della categoria juniores, poi lo scorso anno una veloce capatina fra gli U23 con risultati di peso come l’argento iridato a Glasgow e ora una carriera tra i grandi iniziata subito con i fuochi d’artificio, non solo con le due vittorie sopra citate, ma anche – anzi soprattutto – con il quinto posto al Giro delle Fiandre, sfatando quella che sembrava un’idiosincrasia per il pavé.
E’ su questi temi che il campione portoghese del Uae Team Emirates ha risposto direttamente dalle Asturie, dove ha concluso da poco la sua terza corsa a tappe di questa impegnativa stagione, nata però sotto una bellissima stella e che anche sulle strade spagnole l’ha visto svettare.
Morgado si diceva refrattario al Fiandre. I tecnici della Uae hanno avuto ragione…Morgado si diceva refrattario al Fiandre. I tecnici della Uae hanno avuto ragione…
Come giudichi questo tuo approccio fra i professionisti?
Penso che buona parte delle gare sia anda bene. Mi sento sempre più a mio agio, ma cerco di non farmi condizionare troppo dai risultati pur positivi, so che ho bisogno di fare molta esperienza, è un cammino che è solo all’inizio.
Con quale stato d’animo ti eri avvicinato alle classiche belghe?
Il mio obiettivo quest’anno è imparare. Le corse in Belgio sono servite soprattutto per questo. Devo dire che nelle mie uscite mi sono divertito molto, cerco di godermi ogni corsa il più possibile. E questo mi aiuta ad essere sempre più a mio agio in qualsiasi situazione.
Per il portoghese alla Vuelta Asturias vittoria nella seconda tappa, battendo in volata Torres e Del Toro sotto la pioggiaPer il portoghese alla Vuelta Asturias vittoria nella seconda tappa, battendo in volata Torres e Del Toro sotto la pioggia
In passato avevi affermato di non essere molto a tuo agio sul pavé, eppure sei arrivato quinto al Fiandre. Quel risultato ti ha sorpreso?
Sì, decisamente. Perché è una delle gare più difficili al mondo e io la guardavo con diffidenza, invece mi sono trovato bene, ho saputo interpretarla. Come detto voglio imparare e quel quinto posto mi ha detto tanto in prospettiva. Certamente non me l’aspettavo, ma sono davvero felice per quel piazzamento, ha un grande valore.
Hai rivisto quindi il tuo giudizio sulle corse belghe e il pavé?
Direi di sì, alcune gare mi piacciono molto, altre un po’ meno. Cerco però di prenderle tutte con più leggerezza e questo spazza via ogni remora che mi portavo dietro.
Sul pavé il portoghese deve ancora crescere. La prima Roubaix non è stata degna di notaSul pavé il portoghese deve ancora crescere. La prima Roubaix non è stata degna di nota
Tu hai corso anche la Parigi-Roubaix. Pensi che sul pavé francese puoi ottenere grandi risultati come al Fiandre?
Mmh, è un altro tipo di gara, legata molto di più anche alla fortuna, alla tenuta tecnica del mezzo. La prima esperienza è stata senza squilli, ma almeno l’ho portata a termine (ha chiuso 87° a più di un quarto d’ora da Van Der Poel, ndr) e mi sono portato dietro tante nozioni per il futuro. Mi aspetto che un giorno andrò e sarò tra i migliori anche in questa gara, molto diversa dal Fiandre.
Al Romagna hai vinto per la prima volta in maglia Uae. Fra te e Del Toro chi era il capitano e la strategia era stata stabilita prima del via?
La strategia era semplice: siamo partiti per vincere la gara. Non c’era un capitano, ma l’obiettivo era centrare la fuga giusta per portarla all’arrivo, poi me la sarei giocata allo sprint e così è stato. Devo dire grazie ai compagni, anche a Del Toro che hanno lavorato in copertura, è bello quando un piano viene portato a termine. Non è certamente stato semplice, in Italia non lo è mai. E’ stata una gara dura, molto selettiva. Ma avevo buone gambe, che mi hanno supportato quando è stato il momento di fare la differenza.
Fuga e volata vincente al Giro di Romagna, davanti a Bou (ESP), poi Mattia Bais e CarboniFuga e volata vincente al Giro di Romagna, davanti a Bou (ESP), poi Mattia Bais e Carboni
Quella nelle Asturie è la tua terza corsa a tappe quest’anno: in questo tipo di prove pensi di poter anche puntare alla classifica?
No. In questo tipo di gare io lavoro per i miei compagni di squadra, per chi è maggiormente attrezzato per lottare per la classifica. Magari in futuro sarà possibile, ma per ora ci sono corridori più adatti e io devo fare gli interessi del team. Intanto però posso puntare alle tappe.
Il Portogallo ha due posti a disposizione per le Olimpiadi: ci stai pensando o ritieni che i Mondiali a Zurigo siano più adatti a te?
Non posso negare che mi piacerebbe, chi l’avrebbe detto solamente pochi mesi fa che a venti anni poteva esserci quest’eventualità, andare ai Giochi Olimpici? Io mi do da fare per essere sempre sulla breccia, aspettando che arrivi la chiamata, ora è diventato un obiettivo primario nella stagione.
Per il lusitano già una piazza d’onore a Le Samyn, dietro il belga Laurent RexPer il lusitano già una piazza d’onore a Le Samyn, dietro il belga Laurent Rex
Questo è il tuo primo anno da professionista, forse presto per un grande Giro: preferiresti esordire subito al Tour o fare esperienza al Giro o alla Vuelta?
Penso che per un grande Giro sia davvero presto. Se dovessi scegliere vorrei esordire al Giro d’Italia e non affrontare subito una corsa difficile come il Tour anche considerando il diverso periodo di effettuazione, il caldo e tutto quanto. Avrei modo per imparare. Ma non devo pensarci quest’anno, c’è già abbastanza carne al fuoco, mi pare…
Che ti aspetti da qui alla fine della stagione?
Con la gara spagnola chiudo la prima parte della stagione. Adesso mi prenderò una pausa, nella quale conto comunque di provare a perdere qualcosa nel peso per essere ancora più scattante, voglio poi allenarmi duramente per essere pronto per quanto tornerò in gara. Voglio ad esempio mettermi alla prova su salite lunghe, vedere se sono migliorato. E’ tutto un work in progress per il futuro, come detto il mio principale obiettivo è imparare, il tempo è dalla mia parte.
Il portoghese Morgado vince il Lunigiana, respingendo gli attacchi dei francesi. Tre tappe per loro, una per noi con Bozzola. E ora si pensa ai mondiali
Ormai ci siamo: è tempo di Giro d’Italia. Tra i suoi protagonisti ce n’è uno che figura dietro le quinte, ma che è stato un nome importante della corsa rosa, tanto da vincerla nel 2014. Avrete capito che stiamo parlando di Nairo Quintana.
L’asso colombiano dopo le controverse vicissitudini di doping è tornato quest’inverno alla corte di Eusebio Unzue, alla Movistar dunque. La squadra che lo lanciò nei pro’ ormai una dozzina di anni fa.
Nairo durante la presentazione della sua GF che si terrà a Quindío il 28-30 giugno prossimi. Eccolo col governatore di Quindio, Juan Miguel GalvisNairo durante la presentazione della sua GF che si terrà a Quindío il 28-30 giugno prossimi
Danni e dolori
Nairo non è più, almeno per ora, quello di un tempo. Vuoi per l’età, vuoi perché i giovani avanzano e vuoi per una caduta che lo ha fortemente rallentato in primavera, tanto da fargli saltare anche il Giro dei Paesi Baschi. Poche settimane prima infatti, al Catalunya, Quintana è finito in terra due volte, risultato: lesione di un tendine dello sterno e lussazione di una clavicola.
Danni che hanno messo in dubbio la stessa partecipazione al Giro d’Italia, specie dopo aver detto di no anche al Tour of the Alps. Anche perché come ha detto lui stesso oltre al dolore c’era l’incertezza. L’incertezza di un infortunio particolare, del quale non si conoscevano a fondo le tempistiche del recupero.
Quintana, in accordo col team, è così volato in Colombia. Lì almeno, pur stando a casa, poteva sfruttare l’effetto della quota e sempre lì si è potuto curare. Lo ha fatto con un medico della federciclismo colombiana presso la sede del club di calcio di “casa” a Tunja, il Boyacá Chicó, che milita nella prima divisione.
Per quel poco che si è visto sin qui la stagione di Quintana non è stata esaltante, ma al Giro potrà riscattarsiPer quel poco che si è visto sin qui la stagione di Quintana non è stata esaltante, ma al Giro potrà riscattarsi
Anche in mtb?
Quintana non è nuovo al prepararsi da solo a casa, poi venire in Europa, correre e fare bene, ma a 34 anni è tutto più complicato, specie appunto dopo un infortunio. In più sembra che nei primi giorni dopo la caduta non potesse pedalare sulla bici da strada e abbia sfruttato una mtb, che gli consentiva una posizione del braccio più idonea per il suo problema. Non è il cammino ideale insomma.
Nairo è atteso in Italia pochi giorni prima della grande partenza da Torino. Lui stesso ha dichiarato di aver sofferto molto. «È stata dura – ha detto a Ciclismo a Fondo – arriverò al Giro d’Italia non come volevo o nelle migliori condizioni, ma correrò bene e sicuramente alla fine dell’ultima settimana starò molto meglio che all’inizio» .
Che potrà andare in crescendo ne siamo quasi certi anche noi. Nairo non è comunque un corridore banale. Il talento c’è e il motore resta di quelli potenti, anche se non è più pronto per la lotta per la classifica generale.
Bisogna poi considerare altri due aspetti: nel 2023 non ha gareggiato e questo conta. E tra il Covid a fine febbraio e la caduta al Catalunya, ha messo nel sacco appena 15 giorni di corsa.
Nel 2014 Quintana vinse il Giro d’Italia su Uran e AruNel 2014 Quintana vinse il Giro d’Italia su Uran e Aru
Per le tappe
Ma quindi cosa potrà combinare Quintana nella corsa rosa? «Punterò alle tappe», questa la summa del suo intervento in occasione della presentazione della sua Granfondo che si terrà a fine giugno.
Rispetto alla tradizione, la Movistar presenta una squadra non solo per la salita, ma anche per le volate, grazie alla presenza di un altro colombiano d’eccezione, Fernando Gaviria. Poi per le montagne ci saranno appunto Quintana e Rubio, senza dimentica Pelayo Sanchez.
«Io edEiner Rubio andiamo al Giro d’Italia per cercare la vittoria nelle tappe di montagna – ha detto – daremo il massimo per farlo. Le due volte che sono venuto al Giro è andata bene. Se guardo dietro non mi sembra possibile che siano già passati dieci anni da quando ho vinto il Giro. Però ricordarlo oggi mi emoziona molto». Tra l’altro, curiosità, visto che Nairo ha parlato di condizione in crescendo per il finale, alla penultima tappa il Giro propone il Monte Grappa, dove vinse proprio dieci anni fa.
Mentre è storia recentissima che Quintana sia stato visto, e ripreso, durante una sessione di allenamento sulle salite della sua zona. Stava pedalando veramente bene, spingendo forte e alzandosi persino sui pedali, segno che anche la trazione con braccio, clavicola e sterno è a posto.
Dal ritiro UAE Emirates di Benidorm arriva la notizia che Ayuso sarà leader del team al Giro d'Italia. Lo spagnolo vuole crescere, con Pogacar come modello
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Questo articolo merita un preambolo. Avevamo indetto un contest social legato alle prime quattro Classiche Monumento, chiedendo di indovinare il podio. Fra i tanti voti arrivati, un solo lettore ne ha indovinato uno in pieno: quello della Sanremo. Il suo nome è Silvano Parodi. Il suo premio: la scrittura di un articolo, con la relativa intervista da fare. Il personaggio prescelto è stato Lorenzo Germani. Il tema: la sua prima Liegi e il debutto al Giro. Silvano Parodi è un genovese classe 1980 che ha corso fino agli under 23. Ecco il suo primo articolo su bici.PRO.
Sulle strade delle Ardenne abbiamo seguito Lorenzo Germani alla sua prima esperienza in queste classiche. Tante le curiosità, impossibili da sintetizzare in un solo pezzo. La sua capacità di limare, ma con cautela: «Perché è facile che il gruppo se la prenda con un giovane un po’ troppo irruento, piuttosto che con il trentenne che in una sola curva recupera 20 posizioni». Le attenzioni per la bicicletta: «Non sono un maniaco di gomme e pressioni, ma ci sono giorni che mi fermo anche più di una volta per controllare le tacchette. I miei compagni mi prendono in giro per questo». E poi la lingua ufficiale del team, che cambia in base alla presenza dei corridori: «Alla Liegi ero l’unico italiano in mezzo ai francesi, ma a volte capita anche che si usi l’inglese». Siamo andati da lui prima della partenza per il Giro per sentire le sue impressioni (in apertura, foto Getty/Instagram).
La Strade Bianche è stata la prima gara WorldTour del 2024 per Germani (foto Getty/Instagram)La Strade Bianche è stata la prima gara WorldTour del 2024 per Germani (foto Getty/Instagram)
Ciao Lorenzo, raccontaci com’è andato questo avvicinamento alla tua prima Liegi tra i grandi.
Ho fatto un calendario di alto livello, praticamente tutte gare WorldTour: Strade Bianche-Tirreno-Sanremo-Baschi. Inizialmente le Ardenne non erano nemmeno previste, ma causa alcune variazioni di programma, mi sono ritrovato nella squadra selezionata. La stagione non era iniziata nel migliore dei modi, a causa di un virus preso al Tour de Provence, che mi ha tolto qualche giorno di allenamento.
La Liegi che corsa è?
E’ la corsa più dura che abbia fatto sino ad ora. Alla durezza del percorso, quest’anno si sono sommate delle condizioni atmosferiche pessime: nella prima parte le temperature erano molto basse, abbiamo preso anche del nevischio.
Qual è la parte più dura del percorso?
Ancora più della Redoute, la parte cruciale del percorso è il trittico Wanne-Stockeu-Haute Levée. Oltre alle salite in sé, è fastidioso il tratto di pavé che segue la discesa dello Stockeu e precede la Haute Levée.
Alla partenza della Liegi con Madouas, scongiurando il gelo della Freccia (foto Getty/Instagram)Alla partenza della Liegi con Madouas, scongiurando il gelo della Freccia (foto Getty/Instagram)
Come si è svolta la tua corsa?
Sono rimasto imbottigliato nella maxi caduta che ha coinvolto tra gli altri Pidcock e Van der Poel. Questo ha fatto sì che la gara diventasse ancora più dura. Dietro ho dato una mano a ricucire, visto che la Alpecin aveva solo un uomo e i ritmi erano altissimi, perché davanti la corsa era ormai scoppiata.
A quel punto corsa chiusa?
Dopo ho pensato solo a finirla e ad accumulare esperienza per i prossimi anni, visto che in questo tipo di corse è importante farne tanta e conoscere bene i percorsi
Come squadra con che piani eravate partiti?
Avevamo come leader Grégoire e Gaudu. Gaudu era davanti ma ha subito una foratura nella discesa della Redoute. Grégoire è rimasto coinvolto nella caduta e ha speso una bella cartuccia per rientrare, che ha poi pagato nel finale. Come collettivo eravamo una bella squadra, lo dimostra il fatto che nonostante questi intoppi abbiamo ottenuto una top 10 con Madouas
Dopo la caduta prima della Cote de Wanne, la Doyenne per Germani è stata un lungo inseguire a favore del team (foto Getty/Instagram)Dopo la caduta prima, la Doyenne per Germani è stata un lungo inseguire (foto Getty/Instagram)
Sei riuscito ad alimentarti correttamente?
In corsa ognuno ha il suo piano alimentare stampato sul manubrio, con i carboidrati da assumere ora per ora. Rispettarlo al 100 per cento non è semplice, soprattutto in fasi concitate, anche questo è un punto su cui con l’esperienza si riesce a essere più rigorosi.
Vista anche l’ottima esperienza avuta con la Liegi under 23, hai la conferma che è una corsa che ti si addice?
La gara professionisti e quella under 23 sono su due piani diversi, però è una corsa che mi piace. Il primo obiettivo per il prossimo anno sarà arrivare competitivo alla Redoute, magari in appoggio ai compagni, e poi vedremo. Sognare non costa nulla.
Sei stato anche uno dei tre soli italiani a terminare la Freccia Vallone…
La Freccia è stata ancora peggiore come clima: in partenza non erano previste condizioni così avverse. Anzi il fatto che le prime due ore siano state abbastanza calde e le ultime tre freddissime (con anche neve e grandine) ci ha sottoposto ad uno sbalzo termico che ha messo fuori causa gran parte del gruppo.
Germani ha capito che la Liegi potrebbe fare al caso suo, ma con i giusti tempi (foto Getty/Instagram)Germani ha capito che la Liegi potrebbe fare al caso suo, ma con i giusti tempi (foto Getty/Instagram)
Ora ti aspetta il Giro, come stai trascorrendo questi giorni?
Mi sto allenando (e recuperando) sulle strade di casa. Un po’ mi spiace non aver potuto fare un periodo di altura come l’anno scorso prima della Vuelta, ma visto il fitto calendario e la partecipazione alle classiche delle Ardenne non c’è stato spazio per organizzarlo.
Tempo fa ci avevi raccontato di aver chiesto di incrementare i carichi di lavoro al tuo preparatore, è stato dato seguito a questa richiesta?
Nella fase invernale sì. Quando sono iniziate le corse, come dicevo prima, il virus preso al Provenza ha scombussolato un po’ i piani facendomi perdere qualche giorno di allenamento. Poi, visto il fitto calendario, il grosso del lavoro è stato fatto in corsa.
Con quali aspettative personali e di squadra vai al Giro?
Come squadra andremo con l’idea di essere più orientati sulle volate. Abbiamo Pithie che ha fatto un ottimo inizio stagione e potrebbe puntare ad una buona classifica per la maglia ciclamino. Nelle tappe non da volata invece godremo di più libertà. Spero si crei anche qualche buona occasione a livello personale.
Lo scorso anno, la Vueta è stata il primo grand Giro di Germani, che sta per debuttare al GiroLo scorso anno, la Vueta è stata il primo grand Giro di Germani, che sta per debuttare al Giro
Una tappa, la Avezzano-Napoli, toccherà anche le tue zone di allenamento: volata o fuga?
I primi 150 chilometri sono in pratica una superstrada, l’ultima parte invece è molto tecnica con salitelle e percorso nervoso. Potrebbe spezzarsi il gruppo e arrivare un 60-70 corridori. Sulla carta è molto adatta al nostro Pithie.
Buon viaggio Lorenzo, ci vediamo sulle strade del Giro!
Il silenzio di una notte stellata. Una salita immersa nella natura dove sentire solo il respiro dei boschi. Un pranzo in malga dove i sapori decisi della cucina tradizionale si uniscono a quelli di un vino unico al mondo: In una parola: la Carnia. Questo angolo di Friuli è ancora un gioiello inesplorato, dove il ciclista ha la possibilità di sentirsi connesso in modo autentico e profondo al lato più selvaggio delle Alpi, lontano dal traffico, dalle automobili e dalla routine cittadina.
Su queste strade – che il 24 maggio saranno toccate dal Giro d’Italia 2024 – Silent Alps e bici.PRO hanno pensato ad un’esperienza immersiva per vivere a 360 gradi il territorio e l’evento, in un mix di azione, scoperta ed emozioni.
In attesa del Giro d’Italia, scalare passi carnici aiuterà a entrare nel clima (foto Silent Alps)In attesa del Giro d’Italia, scalare passi carnici aiuterà a entrare nel clima (foto Silent Alps)
Le Alpi Friulane, un paradiso da pedalare
Non ancora toccata dal grande turismo di massa, la Carnia risulta particolarmente vocata al ciclismo. Offre percorsi lontani dal traffico e dalla confusione, oltre che fondi stradali curati e in ottimo stato.
Gli itinerari regalano una bella combinazione di curve e salite che risultano sfidanti per gli appassionati, rendendo queste montagne ricoperte da boschi e foreste ancora più apprezzate da chi pedala.
La e-bike rende possibile l’approccio con salite “cattive” come lo stesso Zoncolan (foto Devis Solerti)La natura è placida e accogliente: la Carnia è un mondo da scoprire (foto Devis Solerti)Si possono sfidare le Alpi Friulane, ma anche addentrarsi nella dolcezza dei fondovalle (foto Devis Solerti)La e-bike rende possibile l’approccio con salite “cattive” come lo stesso Zoncolan (foto Devis Solerti)La natura è placida e accogliente: la Carnia è un mondo da scoprire (foto Devis Solerti)Si possono sfidare le Alpi Friulane, ma anche addentrarsi nella dolcezza dei fondovalle (foto Devis Solerti)
Sulle strade del Giro d’Italia
Quando passa il Giro, i paesi si animano, si tingono di rosa e l’atmosfera è quella di una festa collettiva. Silent Alps e bici.PRO hanno pensato ad una bike experience per respirare questa impagabile atmosfera, in un contesto affascinante e intatto come quello delle Alpi Carniche. Con alloggio ad Arta Terme, il pacchetto prevede tre intensi giorni per vivere l’arrivo di tappa nello splendido scenario montuoso che fa innamorare ciclisti da tutto il mondo.
La mattina del 24 maggio è prevista la scalata al Passo Duron, anticipando la carovana del Giro e pregustando l’adrenalina che il pubblico vivrà su questa salita epica. Prima dello scollinamento, si può godere di un panorama incredibile, ammirando le cime carniche, la Val Pontalba e il leggendario Zoncolan.
Una bella sfida che poi vivranno anche i professionisti quando transiteranno da qui verso Cima Sappada, dove sarà posto il traguardo. Gli ospiti potranno dunque assistere dal vivo al finale della frazione dedicata agli scalatori ed emozionarsi con le azioni dei protagonisti della Corsa Rosa.
Pesariis è il paese degli orologi, in cui nacque l’azienda dei Fratelli Solari (foto Charmen)Pesariis è il paese degli orologi, in cui nacque l’azienda dei Fratelli Solari (foto Charmen)
Nella Valle del Tempo
Il 25 maggio, dopo una giornata così intensa all’insegna del ciclismo professionistico, c’è spazio per l’esplorazione. Niente di meglio dunque che un bike tour alla scoperta della Val Pesarina, con un’immancabile visita ad una perla di questi luoghi: il borgo di Pesariis. Questa piccola frazione è divenuta famosa per aver dato i natali alla fabbrica dei Fratelli Solari, fondata nel 1725. Secondo una leggenda fu addirittura un pirata di Chiavari, mandato in Friuli come esiliato politico, a tramandare agli abitanti di allora l’arte dell’orologeria.
Di affascinante qui non ci sono solo le storie, ma anche gli strani orologi monumentali e le meridiane che costellano il paese, in un’autentica esposizione a cielo aperto. Al rientro, gli ospiti potranno godersi una rigenerante SPA in vista della cena, condita di tradizione e sapori tipici.
La gastronomia della Carnia è semplice e di sapori forti e genuini. Conoscete il formaggio di malga? (foto Silent Alps)Le erbe officinali e le verdure sott’olio fanno parte della vasta gamma dei sapori carnici (foto Silent Alps)Affettati, un sorso di vino: il gusto semplice della montagna (foto Silent Alps)La gastronomia della Carnia è semplice e di sapori forti e genuini. Conoscete il formaggio di malga? (foto Silent Alps)Le erbe officinali e le verdure sott’olio fanno parte della vasta gamma dei sapori carnici (foto Silent Alps)Affettati, un sorso di vino: il gusto semplice della montagna (foto Silent Alps)
Sapori di malga
Una bike experience che si rispetti non può che chiudersi con un autentico trionfo di enogastronomia. I gusti intensi della cucina carnica saranno protagonisti di una cena a Malga Promosio, una location circondata da meravigliosi scenari incontaminati.
Qui, ad un passo dal cielo, i palati saranno deliziati da formaggi, frico, polenta, gulash e altre tipicità friulane a “metro 0” cucinate secondo le ricette antiche, tramandate da generazioni. Tutto coronato da un’atmosfera calda, accogliente e familiare.
Venzone e il suo centro fortificato sono una delle perle della Carnia (foto Devis Solerti)In Carnia si pedala su percorsi sicuri: ottime strade o ciclabili protette (foto Devis Solerti)Un mondo a parte dove l’unico rumore è quello delle acque, del vento e… delle gomme (foto Devis Solerti)Una vacanza a portata di tutti, anche per famiglie (foto Devis Solerti)Venzone e il suo centro fortificato sono una delle perle della Carnia (foto Devis Solerti)In Carnia si pedala su percorsi sicuri: ottime strade o ciclabili protette (foto Devis Solerti)Un mondo a parte dove l’unico rumore è quello delle acque, del vento e… delle gomme (foto Devis Solerti)Una vacanza a portata di tutti, anche per famiglie (foto Devis Solerti)
Ideale per e-bike e MTB
Non si parla solo di strada, le Alpi Friulane regalano anche moltissimi itinerari mappati per vivere la Carnia off-road. Anche per quanto riguarda le e-bike esistono ora diversi punti di noleggio e la possibilità di avere guide locali, un interesse sempre più crescente, testimoniato anche dal successo di un evento tutto al femminile che Silent Alp riproporrà durante il primo weekend di ottobre. Benessere in sella e a tavola, pedalate nella natura, sessioni di yoga e tips per scegliere bici e posizione giusta: queste sono solo alcune delle attività di “Woman e-bike”.
Non mancano invece gli itinerari a misura di famiglia, con la presenza di diverse piste ciclabili, dedicate a chi vuole scoprire paesaggio e gastronomia in modo slow o con bambini al seguito.
La vacanza su due ruote in Carnia è davvero per tutti i gusti. Il passaggio del Giro d’Italia sarà una nuova occasione per aprire nuovi orizzonti su questo territorio ricco di storia e di bellezze naturali che incantano il cuore e sfidano le gambe.
Si possono trovare maggiori informazioni sul pacchetto dedicato alla Corsa Rosa “Sulle Strade del Giro” in collaborazione con Silent Alps e Bici.PRO a questo link.
Giada Borgato ha raccontato il Giro dalla moto cronaca della Rai. Ora fará le recon del Tour. Il suo stupore. Le difficoltà. La pioggia. Gli sconfitti. I vincitori
SIENA – La tappa finale della seconda edizione dell’Eroica Juniores è servita per fare il punto insieme a Giancarlo Brocci, direttore generale di Eroica Italia SSD, sulla riuscita della corsa e di come prosegue il progetto (in apertura è con il cittì azzurro Salvoldi). Il passo in avanti è stato deciso rispetto alla prima edizione: due tappe in più, per un totale di cinque. I giorni di corsa sono passati da due a quattro (il primo giorno si sono corse due semitappe), inserendo luoghi iconici e di grande impatto. L’arrivo in Piazza del Campo, al pari della Strade Bianche, ne è un esempio concreto.
«Sinceramente – ci racconta – questo è uno sviluppo notevolissimo per me, nonostante l’evento della terza tappa di cui già abbiamo parlato. Già nel 2023 l’evento è stato accolto positivamente da tutti, l’UCI lo descrisse come il migliore della categoria juniores. Il passo in avanti quest’anno è arrivato anche dal territorio, perché certe località importanti (come Siena, ndr) hanno capito a che livello volevamo portare la manifestazione. Altre, ad esempio Chiusdino, che già era stata arrivo di tappa nel 2023, hanno voluto continuare ad ospitarci».
Far arrivare l’Eroica Juniores in Piazza del Campo è stato un successo dell’organizzazioneTanti i punti del territorio toccati dalla corsa, il riscontro è stato positivoFar arrivare l’Eroica Juniores in Piazza del Campo è stato un successo dell’organizzazioneTanti i punti del territorio toccati dalla corsa, il riscontro è stato positivo
Non solo una gara
La sensazione che intorno all’Eroica Juniores Nations’ Cup ci sia un mondo che va oltre la semplice corsa lo si respira ogni giorno. Gli appassionati non sono mai mancati, anche chi è qui solo per il nome di L’Eroica. Vedere ragazzi giovani interessati e immersi in un ciclismo di altri tempi dà una sensazione di continuità tra passato e presente.
«Eroica – continua Brocci – è tanto di più. Oltre che al territorio noi facciamo una promozione a livello internazionale. Da noi già dalla prima edizione sono venuti i migliori corridori del mondo. Abbiamo un sostegno a livello di organizzazione incredibile. Anche nella terza tappa, annullata per maltempo, avevamo 17 scorte tecniche e 3 ambulanze al seguito con altrettanti medici. Quella poi è stata una situazione da tregenda dove la corsa è stata investita prima dalla grandine e poi dalla neve. I ragazzi sono stati fermati e preservati perché, come ho avuto modo di scrivere anche sui miei profili social, c’è un limite anche all’eroismo. Il messaggio che abbiamo voluto dare è che noi vogliamo bene a questi ragazzi».
A sinistra Giancarlo Brocci, a destra Franco Rossi presidente di Eroica Italia SSD (foto, Franco Rossi, Giancarlo Brocci, Eroica Juniores/Guido Rubino)A sinistra Giancarlo Brocci, a destra Franco Rossi presidente di Eroica Italia SSD (foto, Franco Rossi, Giancarlo Brocci, Eroica Juniores/Guido Rubino)
Anche perché ci si trova davanti ad una categoria sempre in crescita.
Dal mio punto di vista questa edizione ha segnato un ulteriore salto di qualità nei confronti di un mondo bellissimo e importante come quello degli juniores. Oggi forse la categoria principale nell’ambito del ciclismo giovanile.
Cosa si vuole far passare a questi ragazzi dello spirito di L’Eroica?
Il messaggio importante è quello di recuperare le radici autentiche di questo sport. Al tempo stesso di individuare questi ragazzi affinché possano essere un esempio per i loro coetanei. Non è facile nel 2024 scegliere uno sport di fatica come il ciclismo. La comunità deve stringersi sempre di più intorno a ragazzi che possono diventare un esempio formidabile per tutti.
I ragazzi si sono potuti interfacciare con chi può trasmettere spiegare loro lo spirito di L’Eroica (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)I ragazzi si sono potuti interfacciare con chi può trasmettere spiegare loro lo spirito di L’Eroica (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Sono un modello quindi?
Lo devono essere per quei giovani che non hanno più voglia di fare fatica. E che non sanno nemmeno di quante imprese bisogna fare per arrivare ad un obiettivo.
Il termine “eroico” lo aveva già utilizzato quando organizzava il Giro Bio, cos’è rimasto di quella definizione?
Dal mio punto di vista, tutto. Tutti quelli che si sono avvicinati al mondo Eroica lo hanno fatto per condividere il messaggio e i valori che volevo dare. Dentro questa organizzazione ci sono tante persone che si sono avvicinate prima a me, poi all’Eroica e poi al mondo dei giovani. Quello che muove l’evento Eroica Juniores è la passione di tutti quelli che partecipano all’organizzazione.
I messaggi, negli anni, sono cambiati?
Da un certo punto di vista i messaggi che c’erano anni fa nel Giro Bio abbiamo voluto continuare a darli. E’ chiaro che se dovessimo riproporre un Giro Bio faremmo molta attenzione all’alimentazione. Tema che già da giovani viene, a mio avviso, esasperato. Ci sono tanti messaggi rimasti nel tempo, come voler mangiare tutti insieme nel palazzetto di Castiglione della Pescaia. O dormire al Villaggio San Souci tutti insieme nelle casette.
Un modo per scoprire un ciclismo lontano ma che sta piano piano tornando (foto EroicaJuniores/Guido Rubino)Un modo per scoprire un ciclismo lontano ma che sta piano piano tornando (foto EroicaJuniores/Guido Rubino)
Un modo per creare comunità.
Sono cose che nessuno propone più e che si stanno perdendo. Noi vogliamo proporre un modello che, se troverà sostentamento, possa diventare sempre più apprezzato. Questo ciclismo, fatto di comunità e di senso di appartenenza, penso possa arrivare ad essere più bello e interessante di quello moderno. Spero di aver la salute di godermelo. So che per L’Eroica è già successo. Vorrei che sempre più persone dicessero: «cavolo ma quanto è bello questo ciclismo?».
Come si fa?
E’ un discorso di business, se si arriverà ad apprezzare di più questo ciclismo lo deciderà il mercato. Però anche tra i professionisti c’è un recupero dello spirito eroico. Pogacar, Van Der Poel, Van Aert e lo stesso Alaphilippe qualche anno fa, sono corridori che stanno interpretando il ciclismo in modo eroico. Le loro azioni non si vedevano da anni e la gente si entusiasma per questo. Vi faccio un esempio.
I ragazzi nelle prime due tappe hanno mangiato tutti insieme nel palazzetto di Castiglione della Pescaia (foto EroicaJuniores/Guido Rubino)I ragazzi nelle prime due tappe hanno mangiato tutti insieme nel palazzetto di Castiglione della Pescaia (foto EroicaJuniores/Guido Rubino)
Prego.
Pogacar a livello di immagine ha guadagnato molto di più in quel Tour perso inseguendo tutti, piuttosto che in quelli vinti in precedenza. Se parte, come fatto qui alla Strade Bianche, a 80 chilometri dall’arrivo, trova un mare di gente pronto ad accoglierlo.
Significa proporre ai ragazzi un ciclismo che non è solo computer e tecnologia?
Esattamente. Far capire che un certo modo di interpretare questo sport fa entrare i corridori nel cuore della gente. Il popolo del ciclismo ha sempre esaltato anche i perdenti. Portare avanti certe filosofie eroiche crea un vantaggio anche “redditizio” per tutti a livello di immagine. Un bellissimo concetto espresso da Peter Sagan fu: «Mi domandate perché sono diverso, ma chiedetevi perché gli altri sono tutti uguali».
BILZEN (Belgio) – Incontriamo Gorka Prieto prima che lasci il Belgio per raggiungere il Romandia. Il nutrizionista del UAE Team Emirates si muove con disinvoltura fra lo spagnolo e l’italiano, con le necessarie puntate in inglese. La squadra è un’autentica multinazionale e fra le sue mani passano i piani alimentari di tutti gli atleti, compreso lo sviluppo dei prodotti di integrazione in base alle loro esigenze. Le parole di Pino Toni sulla possibilità per Van der Poel di restare all’attacco per decine di chilometri grazie al giusto quantitativo di carboidrati hanno acceso la curiosità. Dato che anche Pogacar è solito attaccare da lontano (l’imminente Liegi lo dimostrerà), ci è parso interessante fare il punto con chi si occupa della sua nutrizione e di tutto il team.
Ogni corridore al via ha il suo piano alimentare, dettato dal nutrizionistaOgni corridore al via ha il suo piano alimentare, dettato dal nutrizionista
Quanto è cambiato il modo di mangiare in gara in questi ultimi anni?
Quello che è cambiato è che adesso si mangia di più. E più in generale, è tutto più preciso. La colazione, la gara, il dopo gara. Tutto viene pesato e misurato per non sbagliare in nessuna fase, compreso il recupero. In più, mentre qualche anno fa i prodotti erano quelli sul mercato, oggi si collabora con chi li produce. Noi abbiamo Enervit e i prodotti che usiamo li abbiamo messi a punto insieme. Alla fine dell’anno, parliamo con i corridori, poi prendiamo quello che voglio io come nutrizionista della squadra e si fa un incontro. E con le nostre indicazioni, loro possono produrre quel che ci serve. Alcune cose poi vanno in produzione, altre restano riservate a noi, ma dopo un po’ finiscono comunque sul mercato.
Durante le corse adesso è più la componente liquida o la solida?
Non posso rispondere al 100 per cento perché dipende dalla gara, dal corridore e anche dalla temperatura. Quando è caldo assumono più liquidi, ma in una giornata fredda come la Freccia Vallone, magari prendono una borraccia in tutta la corsa perché dal freddo non riescono a bere. Quello che cambia è la quantità di carboidrati, ma è difficile dire se arrivano più da cibi solidi o liquidi perché ci sono delle variabili da considerare.
Ciascuna borraccia ha un suo senso, che contenga carbpidrati oppure elettrolitiCiascuna borraccia ha un suo senso, che contenga carbpidrati oppure elettroliti
Quindi la famosa soglia dei 120 grammi di carboidrati la raggiungono ogni volta con diverse composizioni?
Con solidi, liquidi e tutto quello che abbiamo a disposizione. Puoi fare una borraccia con Isocarbo di Enervit, che contiene 60 grammi di “carbo“, più due pezzi – barretta o gel – che ne hanno 30 ciascuno, e sei a 120.
Ogni corsa ha il suo piano alimentare?
Sì, ogni corridore ha il suo piano in base al tipo di tappa e al ruolo che avrà nella corsa. Gli dico io la quantità che deve mangiare ogni ora. Chi deve lavorare fino a 50 chilometri dall’arrivo mangia di più prima di un altro che sta in gruppo e magari mangerà di più in un secondo momento perché per scattare avrà bisogno di produrre più watt. Ognuno ha il suo ruolo e il suo metabolismo. Più o meno i piani dei corridori nella stessa corsa si assomigliano, cambiano in base al peso. Con la squadra abbiamo registrato tutto. Ad esempio per colazione sappiamo quanto porridge mangia ciascuno, perché nei training camp abbiamo valutato le variazioni di peso e abbiamo stabilito le quantità giuste. Facciamo tutto su un’app, dove ogni corridore ha il suo piano nutrizionale. Si fa un calcolo del metabolismo basale, si stima quello che andranno a spendere nella corsa e si stabilisce il piano.
Sull’attacco manubrio, oltre alle indicazioni delle salite, anche quelle dei punti in cui bere (foto UAE Team Emirates)Sull’attacco manubrio, oltre alle indicazioni delle salite, anche quelle dei punti in cui bere (foto UAE Team Emirates)
A parità di condizioni meteo, le grandi classiche si somigliano sul piano della nutrizione?
Sì, alla fine quello che cambia, è quanto dura la gara. Ciò che conta è che alla fine riescano a mangiare ogni ora più o meno la stessa quantità. Cambia forse quello che mangiano a colazione o prima di partire, può cambiare il recovery, ma se una corsa dura un’ora e mezza più di un’altra, mangeranno di più in gara.
Una gara come la Liegi viene divisa in settori anche per quanto riguarda la tua gestione?
Il direttore sportivo mette i punti dove ci sono le persone dello staff e a quel punto valuto la temperatura, il percorso e quello che vuole il corridore. Poi organizzo i punti del rifornimento, nel senso che questa persona dà carboidrati, l’altro dà l’acqua, un altro ancora gli elettroliti. Non è a caso che nei vari punti siamo sempre in due, perché se un corridore non riesce a prendere da me, sa che dopo ha un altro con la stessa dotazione. E se il capitano non lo prende e il gregario sì, gli toccherà cederlo. Come quando il capitano buca e il gregario gli dà la ruota e poi aspetta che gliene portino una buona.
UAE Team Emirates alla Liegi: in base al ruolo che i corridori hanno in gara, varia anche la loro alimentazioneIn base al ruolo che i corridori hanno in gara, varia anche la loro alimentazione
Una delle scene più frequenti è il corridore che riceve la borraccia con il gel nastrato e ogni volta lo butta: come mai?
Alla fine mettiamo sempre qualcosa di più. Meglio così piuttosto che dare di meno e scoprire che il corridore ha fame. Se poi ne ha già uno in tasca o sente di non averne bisogno, allora lo butta. Alle corse c’è una persona ogni 10-15 chilometri e molto spesso con la borraccia danno un gel. Invece ad esempio l’altro giorno alla Freccia Vallone era difficile aprire il gel e mangiare cibi solidi, per cui abbiamo fatto le borracce con più carboidrati. Almeno se uno prende una borraccia con più “carbo” e riesce a berla, siamo certi che non è completamente vuoto.
In condizioni normali, sanno da soli quando e cosa mangiare?
Si parla un po’ con loro, ma è una cosa che devono capire da soli. Non devo dirgli io quando mangiare, perché io non so come va la gara. Quindi si definisce il target di mangiare ogni ora e sta ai corridori, che sono professionisti, capire quando e dove farlo. Ogni 15 minuti mandano giù qualcosa e se lo devono ricordare, anche se non hanno fame. Se qualcuno lo dimentica, finisce in crisi di fame, ma in questo ciclismo moderno, come lo chiamano, non succede quasi più. Se uno arriva vuoto, vuol dire che non ha mangiato nell’ultima ora.
Hai parlato di cibi solidi, sono barrette o anche altro?
Lo chef della squadra prepara la rice cake, oppure parliamo di panino con la marmellata o la nutella. Per il resto, all’80-90 per cento mangiano barrette, gel, una gelatina e anche le caramelle. Abbiamo di tutto. Sono prodotti anche nuovi che abbiamo perché li abbiamo chiesti.
Dopo l’arrivo, si beve subito il recovery Cherry, color ciliegia (foto UAE Team Emirates)Dopo l’arrivo, si beve subito il recovery Cherry, color ciliegia (foto UAE Team Emirates)
Avete davvero di tutto?
Abbiamo diverse barrette. Una con il sodio: avete visto che quando fa caldo tutti i corridori diventano bianchi di sale? Succede perché perdono sodio, quindi si deve rimetterlo in corpo. Poitre barrette fatte solo per noi: brownie, no flavor e peanut butter. Abbiamo il gel, anche di sapori diversi. Un gel con sodio, esclusivo per noi, come pure quello con caffeina. Poi abbiamo un integratore di elettroliti, fra cui anche il sodio, sviluppato su nostra richiesta. E altri prodotti come il Cherry, quella bevanda rossa che prendono dopo l’arrivo.
Quindi il sodio non si integra soltanto con le borracce?
Nelle borracce c’è sempre, ma se ne perde tanto. Per questo hanno fatto una barretta che è un po’ salata, quella al peanut butter, il burro di arachidi, che è veramente buona.
Sono cose richieste dai corridori?
No, le ho chieste io, perché vedevo che tanti dopo un po’ avevano i crampi o diventavano bianchi dal tanto sodio che perdevano. E in quel caso anche la performance cala un po’, per cui tutti i prodotti che stiamo sviluppando hanno una notevole base scientifica. Anche il recovery che fanno per noi nasce dalle indicazioni che gli abbiamo dato e contiene carboidrati e proteine.
Sul camion del UAE Team Emirates, scatole di prodotti Enervit sviluppati su richiesta di GorkaSul camion del UAE Team Emirates, scatole di prodotti Enervit sviluppati su richiesta di Gorka
Però di solito il recovery dopo corsa non è solo polvere o altro. Insomma, dopo la Freccia Vallone, Formolo mangiava gli gnocchi…
Infatti di solito a quello pensa lo chef. Dieci anni fa mangiavano riso e patate, adesso ognuno ha la vaschetta con qualcosa che incontra il suo gusto, sennò si stufano a mangiare sempre lo stesso. Di fatto nel ciclismo di oggi si mangia molto: prima, durante e dopo la corsa. Sono tutti magri, ma mangiano la quantità giusta. Forse prima si mangiava meno, non lo so, adesso si mangia perché ne hanno bisogno per sostenere certe prestazioni e mangiano di tutto e nelle giuste quantità.
Dove tenete tutto questo ben di Dio?
E’ tutto sul camion. E’ importante avere tutto con noi, perché le condizioni meteo nelle corse possono cambiare rapidamente e bisogna avere tutto quello che serve.
Il marchio Emirates sulla maglia di Pogacar, ma anche del Real Madrid e del Milan. Quanto vale lo sport per la compagnia? Risponde il vicepresidente Boutros