Light oppure aero? La complicata scelta dei pro’

06.08.2021
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L’evoluzione e gli studi sui telai offrono ai pro’ dei modelli di bici sempre più performanti, stagione dopo stagione. Le esigenze dei corridori crescono con l’aumentare delle performance e la loro scelta va di pari passo. Ormai lo sviluppo del telaio ha raggiunto degli standard sempre più vicini alla perfezione. Si sa, ogni atleta è fatto a modo suo, sia per esigenze tecniche ma ancor di più per le caratteristiche fisiche. Le case costruttrici sono arrivate perciò al punto di dividere i telai a seconda di queste esigenze.

Non è raro vedere i team professionisti avere a disposizione più telai durante la stagione: uno aerodinamico, per le gare in pianura, l’altro light, ovvero leggero, usato nelle gare con tanto dislivello. In controtendenza, rispetto alle altre squadre, c’è Pinarello, che offre al team Ineos una sola bici, la Dogma F, vincitrice, tra l’altro dell’oro olimpico di Tokyo con Richard Carapaz.

Nell’analizzare questa situazione ci siamo soffermati sulla suddivisione dei telai, andando a chiedere a vari corridori come si trovano e se abbia veramente senso avere questa doppia scelta.

Diamo parola, quindi, a coloro che fanno sfrecciare questi telai sugli asfalti di tutto il mondo. Salvatore Puccio (Ineos Grenadiers, Pinarello Dogma F), Edoardo Affini (Jumbo-Visma, Cervélo S5 Aero e Cervélo R5 light), Matteo Fabbro (Bora-Hansgrohe, Specialized Venge e Specialized Tarmac), infine Emanuele Boaro (Astana-Premier Tech, Willier Zero Slr e Willier Filante).

Scelta di squadra

Avere a disposizione due telai crea una difficoltà logistica per le squadre, nel momento in cui si va a correre. La difficoltà principale è anche capire se agli atleti vengano fornite due bici per gli allenamenti di tutti i giorni.

«La scelta del team è legata alle caratteristiche dei corridori – esordisce Salvatore Puccionon abbiamo velocisti, quindi non è stato sviluppato il telaio per le gare di pianura. La Pinarello Dogma F è una bici ibrida, ideata per essere performante in tutte le situazioni di corsa, come abbiamo visto anche al Giro nella tappa delle strade bianche. 

«Quella di avere due telai la ritengo una scelta inutile, cambiare bici da una tappa ad un’altra crea una scomodità non indifferente per il posizionamento in sella, noi professionisti sentiamo la differenza se un telaio viene modificato leggermente, figuriamoci se cambia completamente mezzo».

Venge ai box

Quella della Ineos non è però l’unica scelta in questo senso, Specialized ha deciso di fermare ai box il modello Venge, quello dedicato alla pianura o alle volate. Ce lo spiega meglio Matteo Fabbro, atleta del team Bora-Hansgrohe.

«Fino a metà della stagione 2020 – dice – usavamo due bici, ora con il nuovo sviluppo della Tarmac, la Venge è stata abbandonata. Una scelta fatta dalla casa madre, noi atleti non siamo stati chiamati in causa, anzi io preferivo avere la doppia bici. Per un corridore leggero come me, avere un vantaggio in pianura, seppur minimo, è fondamentale. Poi, fin quando non è arrivato il Covid, avevamo entrambe le bici a casa per allenarci. Se si aggiungono i periodi di ritiro nei quali provavi entrambe, si arrivava ad un numero simile di chilometri percorsi con l’una e con l’altra».

La Ineos ha corso il Giro con la F12, poi dal Tour è arrivata la Dogma F
La Ineos ha corso il Giro con la F12, poi dal Tour è arrivata la Dogma F

Scelta fissa

Edoardo Affini, un metro e 92 per 80 chili, ha delle caratteristiche atletiche completamente differenti da Fabbro, ed una visione altrettanto opposta.

«Sebbene Cervélo metta a disposizione due telai, S5 per la pianura e R5 per la montagna – spiega il mantovano – io non ho mai utilizzato quest’ultimo. Anche nelle tappe con un dislivello importante scelgo l’S5, perché anche in questo caso il mio lavoro principale è in pianura. Di conseguenza preferisco usare una bici che mi dia la massima prestazione sul terreno di mia competenza».

Sintesi finale

Infine, Emanuele Boaro, trova il riassunto definitivo: «Si parla di bici veloci e di bici leggere – inizia così il corridore dell’Astana – ma la differenza di peso è minima, si parla di grammi, neanche di etti. La grande differenza è nella guidabilità, la bici aero è più rigida e quindi adatta a corridori potenti o per chi deve disputare delle volate. Io stesso, al campionato italiano ho adoperato la Filante, ovvero la bici veloce, poiché, nonostante il dislivello elevato si pensava ad un arrivo in volata.

«La Willier Zero la usano molto i nostri scalatori, ma per un discorso più mentale. Quel che fa maggiormente la differenza sono le componentistiche, mettere delle ruote a profilo alto o basso su una bici la cambia completamente, in guidabilità e scorrevolezza. La scelta è condizionata molto anche dal fattore psicologico, molti ciclisti preferiscono usare una bici che considerano più performante, anche se poi le caratteristiche differenziano di poco. In un grande Giro la doppia bici la uso sempre, anche se preferisco non cambiarla da una tappa all’altra, ma di settimana in settimana, utilizzando quella che ritengo migliore a seconda delle strade percorse».

Ursus “guida” la performance del team TotalEnergies

06.07.2021
2 min
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Sulle strade del Tour de France, così come nel corso dell’intera stagione agonistica, gli atleti della TotalEnergies montano sulle proprie Wilier Triestina le ruote Ursus Miura TS37 Evo Disc e Miura TS47 Evo Disc. 

Anche quest’anno il brand veneto, con sede (nuova e bellissima) a Rosà, è ancora al fianco della squadra francese. Come? Con la fornitura delle ruote top di gamma Miura TS37 Evo Disc e Miura TS47 Evo Disc: due specifici set da competizione molto apprezzati dagli atleti per le loro caratteristiche di leggerezza, scorrevolezza e reattività.

Le Miura TS47 Disc, le più apprezzate dai corridori
Le Miura TS47 Disc, le più apprezzate dai corridori

Miura, una tecnologia al top

I corridori della TotalEnergies che alla Grande Boucle hanno preso il via da Brest sono: Anthony Turgis, Cristian Rodriguez, Fabien Doubey, Jeremy Cabot, Julien Simon, Pierre Latour, Victor de la Parte e l’esperto norvegese Edvald Boasson-Hagen. In base alle caratteristiche del percorso, e ovviamente alle condizioni meteo, tutti loro hanno la possibilità di scegliere se utilizzare cerchi con profilo da 37 oppure da 47 millimetri. In entrambi casi, sia le Miura TS37 Evo Disc quanto le TS 47 Evo Disc, sono ruote in carbonio monoscocca per tubolari da 24 millimetri e dotate di tecnologia CeramicSpeed.

La Wilier della TotalEnergies con le ruote Ursus
La Wilier della TotalEnergies con le ruote Ursus

Feedback essenziali

Il reparto di ricerca e sviluppo Ursus ha prima disegnato, sviluppato e poi ottimizzato le ruote della linea TS Evo tenendo conto proprio dei feedback forniti dai moltissimi corridori che negli ultimi quindici anni hanno impiegato in corsa ed in allenamento le ruote con il marchio del toro. E proprio per soddisfare le loro specifiche (e rigorose) esigenze, Ursus ha sintetizzato nelle ruote di questo segmento la leggerezza, la rigidità e l’affidabilità necessaria per delle ruote altissimo di gamma.

Nel corso delle tappe a cronometro, gli stessi corridori della TotalEnergies impiegano la ruota lenticolare posteriore Gauro accoppiata alla anteriore TS87 Disc, oppure in alternativa una ruota a tre razze realizzata esclusivamente per il team: in ogni caso e sempre ruote progettate da Ursus per raggiungere alti livelli di aerodinamicità e di controllo delle traiettorie.

ursus.it

L’Astana investe su Fuglsang e si tiene stretto Vlasov

20.04.2021
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L’Astana Premier Tech è considerata dai suoi stessi dirigenti una squadra “work in progress”. L’addio di Miguel Angel Lopez, che era ormai da qualche anno l’uomo di riferimento per i grandi Giri, ha come prima finalità quella di dare maggiore responsabilità ad Alexander Vlasov, corridore che ha dimostrato grandi qualità e propensione per le corse a tappe medio-brevi, al quale però ora si chiede un ulteriore salto di qualità. Questo libera anche Jakob Fuglsang, che se da una parte resta uno dei maggiori interpreti delle classiche altimetricamente più severe, dall’altro ha ormai messo da parte le sue ambizioni di classifica nelle prove di più settimane.

Vlasov in sella alla Wilier Turbine nella crono finale della Vuelta 2020
Vlasov in sella alla Wilier Turbine nella crono finale della Vuelta 2020

La squadra è costruita per offrire spettacolo in ogni situazione: Vinokourov ha sempre voluto gestire un team capace di lottare per la vittoria su ogni traguardo e il totale dei successi raccolto negli anni la dice lunga sul valore del team kazako. L’Astana unisce a una forte presenza dell’Est, un altro zoccolo duro spagnolo, con i fratelli Izagirre ai quali si chiede non solo di svolgere compiti di luogotenente nei grandi Giri, ma anche di puntare alle brevi corse a tappe. Battitore libero è Alexey Lutsenko, kazako che ha già dimostrato di poter fare bene in vari ambiti.

Il lavoro del team di Astana è come detto puntato anche al futuro e qui vengono coinvolti i giovani italiani, Samuele Battistella, Matteo Sobrero e Andrea Piccolo, ai quali si chiede innanzitutto di fare esperienza, ma anche di mettersi in evidenza dove possibile per far vedere sprazzi di quella classe mostrata nelle categorie inferiori.

La Astana-Premier Tech corre su bici Wilier Triestina
La Astana-Premier Tech corre su bici Wilier Triestina

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Alex DebaEzkio ItsasoEsp19.09.10052015
Samuele BattistellaCastelfrancoIta14.11.19982020
Manuele BoaroBassanoIta12.03.19872011
Gleb BrussenskiyKazKaz18.04.20002021
Rodrigo PinzonVillapinzonCol02.06.19942015
Stefan De BodWorcesterRSA17.11.19962016
Yevgeniy FedorovKazKaz16.02.20002020
Fabio FellineTorinoIta29.03.1990
Omar FraileSantzurtziEsp17.07.19902012
Jacob FuglsangGinevra(SUI)Den22.03.19852006
Yevgeniy GidichKoksetavKaz19.05.19962018
Jonas WilslyHerlevDen30.07.19962019
Dmitriy GruzdevAstanaKaz13.03.19862011
Hugo HouleSainte PerpetueCan27.09.19902013
Gorka IzagirreOrmaiztegiEsp07.10.19872009
Ion IzagirreOrmaiztegiEsp04.02.19892010
Merhawi KudusAsmaraEri23.01.19942014
Alexey LutsenkoPetropavlKaz07.09.19922013
Davide MartinelliBresciaIta31.05.19932016
Yuriy NatarovTalgarKaz28.12.19962019
Benjamin PerrySt.CatharinesCan07.03.19942015
Andrea PiccoloMagentaIta23.03.20012020
Vadim PronskiyAstanaKaz04.06.19982020
Oscar RodriguezBurladaEsp06.05.19952017
Javier Oliver Villafranca Esp06.01.19992021
Luis Sanchez GilMulaEsp24.11.19832004
Matteo SobreroAlbaIta14.05.19972020
Nikita StalnovaAstanaKaz14.09.19912017
Harold CanacuePitalitoCol27.04.19972020
Aleksandr VlasovVyborgRus23.04.19962018
Artyom ZakharovPetropavlKaz27.10.19912014

DIRIGENTI

Alexandr VinokurovKazGeneral Manager
Dmitry FofonovKazDirettore Sportivo
Steve BauerCanDirettore Sportivo
Bruno CenghialtaItaDirettore Sportivo
Giuseppe MartinelliItaDirettore Sportivo
Dmitriy MuravyevKazDirettore Sportivo
Sergey YakovlevKazDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Terzo anno di vita per la partnership tra l’Astana e la Wilier Triestina: i successi del team kazako sono stati favoriti anche dal grande lavoro dell’azienda veneta, che oltre all’Astana fornisce le bici anche alla Total Direct Energie. Appena terminata la stagione 2020, la Wilier ha subito portato a termine il lavoro sul nuovo modello, la Filante SLR, una bici estremamente leggera, naturale evoluzione rispetto al precedente prototipo 0 SLR.

CONTATTI

ASTANA – PREMIER TECH – KAZ

37, Rue des Scillas, L-2529 Howard (LUX)

info@astana.lu – www.astanaproteam.kz

Facebook: @AstanaPremierTech

Twitter: @AstanaPremTech

Instagram: proteamastana

Wilier a gonfie vele. E si studia un modello urban

19.02.2021
4 min
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Andrea Gastaldello racconta il momento della Wilier Triestina dalla sede di Rossano Veneto, aggiungendo così una voce all’inchiesta di bici.PRO tra i produttori delle biciclette che equipaggiano i team del WorldTour. Come stanno andando le cose dopo il lockdown? Anche per il prestigioso marchio veneto, che fornisce le sue bici all’Astana-Premier Tech, si è registrato un boom di vendite al pari di quello che ha coinvolto i suoi competitor? E in che modo hanno fatto fronte alla penuria di componenti?

«Prima del lockdown di marzo 2020 – spiega – avevamo un buon magazzino, per cui nei 2-3 mesi successivi alla riapertura abbiamo avuto un fatturato storico. Un vero record di richieste, un’esplosione, come tutti in questo periodo possono testimoniare».

Felline e la sua Wilier 0 SLR in azione all’ultimo Giro
La Wilier 0 SLR all’ultimo Giro: bici per scalatori
Il grosso punto di domanda era legato alla durata dell’onda straordinaria, che però al momento parrebbe intenzionata a restare in alto.

Si pensava che dopo l’estate la situazione si normalizzasse, invece le richieste continuano e le consegne cominciano ad avere tempi abbastanza lunghi. Ormai abbiamo bloccato gli ordini per il 2021, perché la coda delle prenotazioni già fatte copre i prossimi 5-6 mesi. Per questo, a breve apriremo la presentazione dei modelli 2022 per consentire ordini a scadenza più lunga.

Quindi riuscite a consegnare ugualmente?

Avevamo fatto gli ordini a Shimano e ai telaisti con un bell’anticipo, per cui la nostra merce esiste. Non ne riceviamo meno, anzi di sicuro viaggiamo su numeri superiori a prima. Il fatturato è in aumento. La produzione è superiore di un buon 20 per cento, ma lo stesso non riusciamo ad avere tempi di consegna veloci.

Questo rosso ramato è un passaporto universale
Questo rosso ramato è un passaporto universale
Da chi è composto questo pubblico così numeroso?

Ci sono più fattori, un mix di persone che negli anni passati magari usavano la bici, poi avevano smesso. Quando però si sono resi conto che il ciclismo era l’unico sport praticabile, sono tornati al primo amore. A questo si aggiunga un dettaglio che magari hanno scoperto subito dopo e cioè che sul fronte del benessere fisico, la bici non teme concorrenza con nessuna altra disciplina.

Quindi non parliamo necessariamente di corridori…

Parliamo di tante anime diverse. Quelli che avevano la bici scassate e ne hanno cercata una migliore, ma anche i nuclei familiari che nel weekend andavano e vanno ancora a farsi qualche girata. C’è stato un cambiamento di cultura che speriamo possa durare anche quando la bolla inizierà a sgonfiarsi. Se siamo bravi, dobbiamo trasformare tutto questo in un volano che continui a girare. Si continua a parlare di mobilità dolce nelle città, seguendo l’orientamento europeo.

I tre fratelli Gastaldello, pilastri della Wilier Triestina
I fratelli Gastaldello, pilastri di Wilier Triestina
Tutto questo parlare di città e mobilità dolce fa pensare a un target diverso, però, rispetto al classico cliente di Wilier…

E’ chiaro che nel nostro caso è difficile immaginare di produrre bici da città. Quello che però abbiamo fatto è stato sposare l’elettrico sul lato sportivo, ma ammetto che stiamo mettendo su strada un modello urban che ha già avuto qualche piccolo riscontro. A tutto questo, si è aggiunta la gravel che viene usata per fare sport, ma anche per andare in giro in città. Il mercato si è molto allargato.

Pensi che il bonus bici sia stato d’aiuto anche per un marchio importante come il vostro?

Ne abbiamo avuto un ritorno anche noi sui modelli fra 1.000 e 3.000 euro. Sul momento fu una buona idea, perché diede fiducia e innescò il volano. Fu come se il Governo spingesse a comprare le biciclette. E devo dire che nell’idearlo si sono mossi in fretta.

La Jena è la nuova gravel con cui Wilier Triestina apre a un mercato meno corsaiolo
Jena, la gravel per aprire a un mercato meno corsaiolo
Elettrico, bici di gamma media, in che modo avere una squadra come l’Astana e una professional importante come la Total Direct Energie spinge il vostro prodotto?

E’ il richiamo fondamentale per dare appeal al prodotto sportivo di vertice. Parliamo di beni voluttuari, probabilmente non necessari, che si comprano per le emozioni che sanno trasmettere. La squadra e l’immagine del campione che corre su una Wilier crea attaccamento al brand e dell’altro serve anche a noi per testare i prodotti.

Come se la passano allora i vostri rivenditori?

Non so che cosa abbiano risposto gli altri, ma i nostri attraversano davvero un momento di grazia. C’era quello che navigava in cattive acque, che invece ora ha avuto un’iniezione di liquidità. Hanno tutti affrontato e scavalcato l’inverno a velocità doppia. Non si sa quanto durerà, ma di sicuro chi vende bicicletta ha vissuto un periodo molto gratificante.

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VIDEO/Bennati sulla gravel? Guida come una… Jena

16.12.2020
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Dopo aver provato con Daniele Bennati la sua Wilier Filante, eccolo alle prese con la Jena, gravel della casa veneta. Un'insolita cavalcatura per il toscano che, da buon velocista e uomo del Nord, sui sassi era solito andarci con i tubolari da corsa. Ma le cose cambiano...

Bennati sulla gravel è una foto inusuale, anche se lui ammette che l’esercizio lo attiri parecchio. Dalle sue parti in Toscana le strade bianche abbondano. E anche se potrebbe passarci sopra con la bici da strada, il comfort e la sicurezza delle ruote più grosse e scolpite della Wilier Jena, che gli è stata consegnata dalla casa vicentina, sono un valore aggiunto tutt’altro che trascurabile.

Test nel Piceno

Il teatro scelto per il test sono le colline marchigiane nei dintorni di Ascoli Piceno, paradiso ciclistico già saggiato da Vincenzo Nibali che sulle stesse strade lo scorso anno girò i promo per la Regione Marche di cui è testimonial.

«Vi presento al mia Wilier Jena», inizia Bennati, poi la giornata prosegue mettendo alla prova la bici leggera e maneggevole, con geometrie che possono ricordare visivamente quelle di una bici da strada.

«Ma sbaglia – prosegue il toscano – chi pensa di poter riportare qua sopra le quote della bici da strada. Davanti è molto più alta, come è giusto che sia. Però di certo si tratta di una bici che si guida molto bene. Su strada il mio manubrio era da 42, questo nella parte bassa arriva a 50 e permette di impugnare la bici nella massima sicurezza».

Campagnolo Ekar, gravel, 2020
La Jena è montata con il Campagnolo Ekar per gravel
Sulla Jena, il Campagnolo Ekar

Solida ed essenziale

La bici, che abbiamo già visto tra le mani di Jerome Cousin alla conquista dell’Algarve, ha una grafica essenziale, come si addice a una bicicletta disegnata per avanzare su fondi sconnessi, costi quel che costi.

«Certo – prosegue Bennati – non mi avventuro su single-track estremi in cui la mountain bike avrebbe decisamente la meglio, ma di sicuro sono pochi i terreni in cui questa bici non possa portarmi».

Il telaio è realizzato in 5 taglie con l’impiego di carbonio monoscocca 60TON. Il tubo di sterzo ha, come diceva anche Bennati, un angolo più aperto che garantisce stabilità di guida anche sui terreni più impegnativi. Il carro invece è stato progettato per avere una spiccata risposta alle sollecitazioni, assorbendo buona parte delle vibrazioni provocate dai fondi sconnessi.

Daniele Bennati, Jena gravel Wilier Triestina, 2020
Foto ricordo a Casteltrosino, borgo medievale piceno
Daniele Bennati, Jena gravel Wilier Triestina, 2020
Foto ricordo a Casteltrosino, borgo medievale

Pignone a 9 denti

«Questa Jena – chiude Bennati, rimandando alla visione del video – è montata con il nuovo gruppo per gravel Campagnolo Ekar. Un gruppo 1×13 velocità, che ha un pignone minimo da 9 denti. Incredibile».

La presenza di 13 pignoni al posteriore ha reso possibile l’adozione della corona singola all’anteriore, che è un bel vantaggio nei contesti off-road dove lo sporco può sempre dare noie meccaniche.  I pacchi pignoni disponibili sono tre: 9-36, 9-42 e 10-44.

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020

Cousin, a zonzo in Algarve prima di ripartire

09.12.2020
7 min
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Ai primi di ottobre, un mesetto dopo la fine del Tour, Jerome Cousin ha caricato la sua gravel con tutto quello che gli serviva ed è partito per l’Algarve con la sua ragazza Fiona. Per la terza volta. Le prime due a maggio e giugno. Nelle scorse settimane vi abbiamo raccontato delle imprese di Lachlan Morton, di Nibali che sulla gravel ha montato le gomme da Mtb e di Aru che l’ha usata mentre nevicava. Questa volta ci premeva però raccontare che cosa spinga un professionista che nell’anno somma nelle sue gambe migliaia di chilometri a mettercene altri quando finalmente potrebbe riposarsi. Come Oss, come De Gendt e Wellens, come altri prima di loro

Come è nata l’idea del viaggio in bicicletta?

Ho trascorso il primo confinamento in Algarve, Portogallo. Un Paese e una regione che non conoscevo molto bene. Quindi ogni giorno guardavo la mappa e mi dicevo: questo villaggio sembra carino, questa montagna è bella. Voglio andare a vedere questo fiume o assaggiare questo piatto tipico. Perciò dopo una breve settimana di allenamento per rimettermi in forma, ho equipaggiato le bici con le borse. E ho iniziato con la mia ragazza il viaggio di 12 giorni e 1.200 chilometri che avevo immaginato durante la chiusura. Quello è stato il mio primo viaggio.

Il secondo?

Il secondo è stato totalmente improvvisato. Stavamo guidando nel Sud del Portogallo e ho visto che c’era questa strada, la N2. La terza più lunga del mondo e la strada più lunga d’Europa. Mi sono detto perché non attraversiamo il Paese? Per cui di nuovo ho messo le bisacce, la mia ragazza mi ha lasciato a Chaves (città di partenza) e sono sceso a Faro in 4 giorni, facendo 200 chilometri al giorno. E due!

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
L’Atlantico di fronte, solitudine quasi perfetta e temperature miti
Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
L’Atlantico di fronte, il silenzio intorno
E poi c’è stato il terzo…

L’ultimo viaggio volevo farlo a piedi, in autonomia. Però pedalando nei dintorni di casa, ho visto che i sentieri erano percorribili con una gravel, quindi sono partito per questa nuova avventura. Ci siamo attrezzati con sacco a pelo e qualcosa che ci permettesse di essere autonomi per qualche giorno. E poi siamo partiti.

Pro’ da nove anni

Cousin un tempo portava i baffi, ma quest’anno ha sempre avuto il barbone lungo da antico esploratore. E’ nato a San Sebastien sur Loire, vicino Nantes, ma vive a Lione, a quasi 2.000 chilometri dall’Algarve. Classe 1989 come Nizzolo e Viviani, è professionista dal 2011 e veste attualmente la maglia della Total Direct Energie. Come i fratelli Bonifazio. La sua ripresa dopo il lockdown è stata piuttosto difficile e di fatto ha chiuso la stagione finendo fuori tempo massimo al Tour nella tappa di Villard de Lans.

Utilizzi la gravel da tanto tempo?

No, per niente, ho ricevuto la mia Wilier poco prima di partire. Ma prima a casa mia, a Lione, facevo gare di cross su una bici che somiglia parecchio a una gravel.

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Cousin quasi in cima a Monchique, col buio, dovendo ancora fare due ore di strada
Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Buio sul Monchique, mancano due ore di strada
Quanto tempo prima hai iniziato a pianificare il viaggio?

Solo pochi giorni, perché inizialmente volevo farlo a piedi. Ho studiato la situazione nei punti fondamentali, mi sono attrezzato con un buon equipaggiamento e ci ho provato. Amo l’avventura e gli incontri inattesi. Sono state proprio tre belle giornate. Veramente non facili in bici, con alcuni passaggi a piedi perché normalmente si trattava di un sentiero escursionistico. Ci sono un sacco di bei paesaggi.

Hai guidato solo in fuoristrada?

Il 95 per cento della Via Algarviana si snoda su piccoli sentieri. Tuttavia ho fatto un po’ di strada tra Sagres e Lagos, in modo da prendere il treno e tornare a casa l’ultimo giorno.

Quanti chilometri avete percorso in media ogni giorno?

Circa 100 al giorno, per quasi 8-9 ore di bicicletta. E’ stata davvero dura. E tanto di cappello alla mia ragazza, a proposito. Spesso finivamo le tappe con le luci accese.

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Cousin e gli agrumi. Ci si rinfresca lungo la strada: guardate che spettacolo!
Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Lungo il viaggio, ci si rinfresca come capita
Hai trovato caldo o freddo?

In Algarve il clima è generalmente molto buono. Abbiamo dormito sotto le stelle, di notte si scendeva a 10 gradi e di giorno al massimo siamo arrivati a 30.

Qual è stata la tappa più lunga?

L’ultima. Non era molto difficile, ma una volta a Sagres abbiamo dovuto affrettarci a prendere l’ultimo treno per Lagos, che distava 40-50 chilometri. Abbiamo dovuto pedalare abbastanza velocemente per prenderlo. Quindi quel giorno 110 chilometri di sterrato e 50 su strada.

Quale la tappa più difficile?

Le prime due, perché c’era molto dislivello. E a volte abbiamo dovuto fare le salite a piedi.

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Il viaggio di Cousin ha seguito la Via Algarviana: 300 km da Alcoutim a Cabo de Sao Vicente
Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Via Algarviana, 300 km da Alcoutim a Cabo de Sao Vicente
Ti piace la gravel?

Mi piace la bicicletta in tutte le forme. Faccio pista, mountain bike, gravel, fixie… Sono fortunato grazie a Wilier ad avere un’ottima bici per tutte le discipline. Quello che mi piace della gravel è l’aspetto dell’avventura. Puoi andare quasi dovunque, non è faticoso e pedali bene sulla maggior parte dei percorsi.

Quali rapporti avevi sulla bici?

Ho messo un 40 davanti, ho provato gli sviluppi prima di partire e mi bastava.

Hai la stessa posizione sulla gravel e sulla bici da strada?

Sì, faccio attenzione a questo genere di cose. Uso la stessa sella e ho riportato le stesse misure.

Il Covid ha reso le cose più difficili per l’accoglienza?

Dormivamo fuori, quindi nessun problema. E abbiamo usato una mascherina classica per andare nei luoghi pubblici

Avevate un obiettivo?

Amo l’avventura, sono anche molto fortunato. La mia ragazza è molto atletica e ama anche lei le avventure. Scoprire nuovi posti e prendersi il tempo per fermarsi è importante. Volevo anche testare la mia attrezzatura e acquisire esperienza in viaggi in autonomia, per affrontare avventure nuove e un po’ più esotiche in futuro.

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Una notte ha barato: così ha detto Cousin. Si dorme in una roulotte, anziché per terra
Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Notte in roulotte grazie a un ristoratore
Qual è il paesaggio più bello che ricordi?

In cima alla montagna a Monchique. La notte stava calando, mancavano 20 chilometri per arrivare. E’ stato magnifico, ma un po’ pericoloso.

Portavi con te del cibo con te o ti fermavi ogni volta?

La mia ragazza portava molto cibo per paura di trovarsi senza. Sennò ci fermavamo per mangiare qualcosa per pranzo e in un ristorante la sera. La cucina portoghese è molto buona e i portoghesi sono un popolo molto caldo e accogliente.

Come eri vestito?

Ho usato i capi che uso tutto l’anno in gara. Nalini ha prodotti molto buoni, sono molto versatili. Ho preso dei pantaloni da trekking extra e un piumino nel caso la temperatura fosse scesa.

Avevi anche il necessario per riparare i guasti tecnici?

Un classico kit di riparazione, ma ho forato poco. I tubeless Hutchison hanno resistito.

Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Più di 100 chilometri al giorno, per circa 8-9 ore di sella
Jerome Cousin, viaggio gravel in Algarve, 2020
Una media di 8-9 ore di sella al giorno
Hai avuto incontri particolari lungo il percorso?

Sì, molti. Il Portogallo è un paese meraviglioso per questo. Le persone sono incredibilmente gentili. Una notte ho un po’ barato. Un ristoratore ci ha offerto il suo garage per dormire e dentro c’era una roulotte. E dato che era aperta ho preferito dormire dentro piuttosto che sul materassino con il sacco a pelo.

Hai usato questo viaggio come ripresa per la preparazione invernale?

Avevo già ripreso da qualche settimana, ma l’ho inserito nella mia preparazione, perché ho fatto parecchie ore sulla bici e questo mi fa stare bene di testa. Amo l’avventura di scoprire cose nuove e lasciare la mia comfort zone.

Pensi che sarebbe immaginabile una tappa gravel durante il Tour de France?

Una tappa intera? Mi sembra complicato che si utilizzino bici gravel. Il Tour de France deve restare il Tour de France. I brevi tratti di sterrato lungo la strada aggiungono pepe e questo è abbastanza credo. Non dobbiamo cadere negli estremi.

Omar Fraile

Tosello ci presenta le Wilier dell’Astana

04.12.2020
5 min
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Wilier una storia lunga oltre 100 anni, Tosello racconta. Corse nel sangue e bici da sogno. Senza andare indietro di troppi anni anni, hanno pedalato su bici di questo marchio campioni come Pantani e Pozzato. Gli ultimi della lista sono i corridori dell’Astana, di cui la casa veneta è partner tecnico. 

In vista della prossima stagione ai due gioielli già dati in dotazione al team, la Wilier 0 Slr e la Turbine, si affiancherà anche la Filante Slr, l’ultima arrivata. «Questa bici – dice Gabriele Tosello, meccanico dell’Astana – è la proposta aero di Wilier per il nostro team, anche se non è troppo diversa dalla Zero, in quanto al peso».

Tosello
Gabriele Tosello meccanico dell’Astana
Tosello
Gabriele Tosello meccanico dell’Astana

Tosello è di ritorno dal magazzino Astana, la cui sede è a Nizza. Tra inventari e controlli dei materiali, il meccanico dice che ogni anno hanno a che fare con oltre 200 bici.

«Senza contare – riprende “Toso” – le edizioni speciali per i capitani. Ogni atleta ha cinque bici da strada e due da crono, ma i leader, ne hanno tre. Una per casa e altre pronte ad essere spostate nelle corse. Quindi in totale trattiamo non meno di 150 bici da strada e 60 da crono».

Wilier 0 Slr
Wilier 0 Slr, la bici usata quest’anno dai turchese
Wilier 0 Slr
Wilier 0 Slr, la bici usata quest’anno dai turchese

La 0 Srl

E’ la bici che abbiamo visto al Tour e al Giro. Miguel Angel Lopez ci ha vinto la tappa più bella Grande Boucle, con arrivo a Col de la Loze.

Si tratta di un telaio monoscocca in carbonio ad alto modulo (HUS-MOD). Il suo peso è di soli 780 grammi. Mentre la forcella, 340 grammi non è tra le più leggere ma forse proprio per questo è molto molto precisa.

L’Astana ha il contratto con Shimano e chiaramente il gruppo è il Dura Ace Di2, anche perché su questo telaio si possono montare solo gruppi elettronici. Il cambio posteriore però non ha il bilanciere del brand giapponese, ma è quello di Ceramicspeed con le rotelline oversize e cuscinetti speciali a vantaggio della scorrevolezza.

Un elemento di pregio è la piega manubrio “0”: 330 grammi, presa ergonomica e anche essa in fibra Hus-Mod.

Le ruote sono le Corima. «E lo saranno – riprende Tosello – anche per il prossimo anno. Avevamo a disposizione quattro modelli: le Ws da 32, 47 e 58 millimetri e quelle speciali per la salita le 47 Mcc Ws+. Quelle da 32 però le hanno utilizzate davvero poco, giusto in qualche tappa di salita più dura».

Wilier Filante
Wilier Filante, il team l’avrà a partire da febbraio
Wilier Filante
Wilier Filante, il team l’avrà a partire da febbraio

La Filante Slr

«La Filante arriverà non prima di febbraio e avrà gli stessi colori che abbiamo usato questa stagione. Una grafica che, visto il covid non è stata sfruttata troppo, e che quindi Wilier vuol proporre ancora visto che è piaciuta molto. In tal senso, immagino ci sarà qualche novità in vista del Tour, quando i colori cambieranno pensando al mercato 2022».

Sarebbe sbagliato dire che la Filante è l’evoluzione della Wilier 0 perché di fatto sono due bici differenti, però è anche vero che questa è la bici sviluppata con l’ausilio e i feedback dei corridori dell’Astana, partendo proprio da quello che “mancava” (o che volevano in più) rispetto alla Wilier 0.

«Questa bici l’avranno prima i leader, Vlasov, Fuglsang, Lutsenko, e man mano tutti gli altri. I leader forse ne avranno due, gli altri una».

La Filante è senza dubbio una bici di elevatissima gamma. Il peso è di pochissimo superiore a quello della Wilier 0. La fibra utilizzata è in questo caso unidirezionale e con una tecnica di lavorazione che prevede l’utilizzo di una resina speciale, la LCPs (Liquid crystal polymers). Grazie a questa resina, nonostante il materiale utilizzato sia di più (superfici dei tubi più ampie), il peso rispetto alla 0 è superiore di soli 90 grammi. Ricordiamo: è una bici aero.

Anche questa bici sarà equipaggiata Shimano e con tutte le specifiche della “sorella” maggiore. «Ma cambieranno le gomme. Passiamo da Wolfpack a Vittoria». Ci sta quindi che i corridori Astana useranno molto anche il tubeless. In ogni caso potranno montare coperture larghe fino a 30 millimetri. E probabilmente vedremo molto il 28 millimetri, tanto caro a Vittoria.

E la sella? «Sempre Prologo – dice Tosello – Avevamo a disposizione l’intera gamma, ma usavamo 7 modelli con 30 atleti. Il più usato: l’M5».

Wilier Turbine
La Wilier Turbine, bici da crono
Wilier Turbine
La Wilier Turbine, bici da crono

La Turbine

Infine ecco la Turbine, la bici da cronometro, questa sì una vera macchina da guerra. Le linee massicce la rendono super rigida. Una bici così non è facilissima da guidare e infatti i top rider ci escono non meno di una volta a settimana proprio per abituarsi all’assetto estremo che propone. Forse l’immagine migliore per mostrare questa bici sarebbe quella frontale, così da rendersi conto quanto l’impatto sia ridotto: forcella, ruota, tubo di sterzo e manubrio sembrano un componente unico.

Uno dei punti di forza di questa bici è il carro super compatto: 405 millimetri nonostante i tubi del carro (foderi, pendenti e piantone posteriore) oversize. Merito dell’angolo a 76°. Ci si potrebbe immaginare un anteriore “seduto”, ma non è così. Anzi è molto reattivo grazie all’angolo di 72,5°. 

«Il peso del telaio nudo è di circa 1.400 grammi, 1.420 per la precisione – conclude Tosello – e quello della forcella è di 450. Su questa bici trova alloggiamento una copertura fino a 26 millimetri, ma non mezzo millimetro di più in quanto i tubi posteriori sono grandi».

VIDEO/Metti un giorno con Bennati e la Filante

01.12.2020
4 min
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Appuntamento con Daniele Bennati per una serie di test che si aprono con la Filante SLR, la nuova bicicletta aerodinamica di Wilier Triestina. Grande lavoro in galleria del vento per smussare angoli e tubi. Nuova concezione del passaggio ruota alla forcella e al carro posteriore, per consentire all'aria di incanalarsi, rendendo così la bicicletta molto più stabile e più veloce. Una bici compatta che agevola il compito di tenere alta la velocità e rilanciare. «Se fossi ancora un corridore - ha detto il Benna - sarebbe senza dubbio la mia bici».

La strada sale dolcemente, quando Bennati cala due denti e si alza sui pedali. La Filante SLR grigia cambia subito passo e avanza in un fruscio. La nuova nata di casa Wilier Triestinaun senso di compattezza e velocità. E vederla tra le mani di uno che su un’altra bici della casa veneta, 13 anni fa, vinse la tappa di Parigi al Tour de France, rende più credibile ogni parola.

Siamo nell’entroterra Piceno con il corridore aretino che di Wilier è testimonial, per una serie di test di cui iniziamo a raccontarvi da qui. E il primo riguarda appunto la bici più veloce, presentata il 10 novembre, ma non ancora messa sotto torchio. Chi meglio del Benna?

Wilier Triestina Filante SLR, 2020, manubrio aerodinamico integrato
Il manubrio integrato nasce proprio per questa bicicletta
Wilier Triestina Filante SLR, 2020, manubrio aerodinamico integrato
Il manubrio integrato creato su misura

«Su salite così – dice avvicinandosi al furgone da cui lo riprendiamo – va molto bene. Poi chiaramente su pendenze più marcate, la Zero SLR va meglio, è più da salita. Ma se fossi stato ancora un corridore, questa sarebbe stata la mia bici. Senza dubbio».

Flussi d’aria

Il manubrio realizzato per l’uso. Gli spigoli del telaio smussati. La distanza superiore al passaggio ruota sia all’anteriore che al posteriore per far defluire meglio i flussi d’aria. Gli ingegneri Wilier l’hanno studiata a lungo e bene, il riscontro del campione è immediato.

«Il concetto di aerodinamicità – prosegue Bennati mentre sullo sfondo si stagliano i Monti Sibillini già innevati – non si esaurisce solo alla pianura. La domanda per una bici del genere è se va bene anche in salita. Secondo me, se parliamo di salite pedalabili in cui fai velocità, anche 30 all’ora, una bici aerodinamica ti aiuta comunque. Ma forse è persino riduttivo limitarsi all’aerodinamica, che pure è decisiva».

Wilier Triestina Filante SLR, 2020
Wilier Triestina Filante SLR, presentata il 10 novembre 2020
Wilier Triestina Filante SLR, 2020
Wilier Filante SLR, presentata il 10 novembre

Scorrevolezza top

Il discorso si fa interessante, per cui rallentiamo perché possa parlare senza rischiare l’attacco di cuore.

«Io con Wilier ho vinto a Parigi – dice – ma parliamo di 13 anni fa ed è impossibile fare paragoni. Le bici cambiano anno dopo anno, ma ad esempio usando questa che ha i freni a disco e il perno passante, ti rendi conto che l’insieme fa la differenza. Non tanto sulla rigidità quanto sulla scorrevolezza. Ti rendi conto che ad alte andature, riesci a mantenere bene la velocità. E’ meno problematico rilanciare la bici quando vai davvero forte. Nel caso di un velocista, ad esempio, è chiaro che quando ti alzi sui pedali a 65 all’ora, è molto meno complicato non solo mantenere la stessa velocità, ma fare proprio la volata negli ultimi 200 metri. La differenza di questa bici rispetto a quella di Parigi è proprio questa».

Wilier Triestina Filante SLR, 2020, Campagnolo Super Record
La Filante di Bennati monta il Campagnolo Super Record elettronico con freni a disco
Wilier Triestina Filante SLR, 2020, Campagnolo Super Record
Per Bennati Super Record e freni a disco


Cura dei dettagli

E’ un insieme di cose che si chiamano progresso e spiegano tanti altri aspetti del ciclismo contemporaneo.

«Magari – dice Bennati leggendoci nel pensiero – ci si meraviglia che le medie siano sempre molto alte, però forse tanti non valutano anche questo aspetto. Cioè che le bici sono molto più veloci rispetto a un tempo. Viene studiato tutto nei minimi dettagli. Dalla scarpa al casco, fino all’abbigliamento, che è una componente fondamentale, tanto che nelle tappe di montagna ci sono corridori che utilizzano il body. Ormai si può limare l’impossibile, c’è una continua ricerca della perfezione e della massima aerodinamicità. Rispetto a un tempo si va molto più forte anche per questi motivi».

Wilier Triestina Filante SLR, 2020, freni a disco Campagnolo
Il sistema frenante Campagnolo si distingue per potenza e modulabilità
Wilier Triestina Filante SLR, 2020, freni a disco Campagnolo
Freni Campagnolo, potenti e modulabili

Il furgone accelera, Bennati scatta, allunga, si distende, prova la volata, si tuffa nel tornante in discesa come un bambino con il giocattolo più bello. La descrizione tecnica della bici nei dettagli potete leggerla nell’articolo di Filippo Lorenzon, per continuare a capire il pensiero del toscano c’è questo video bellissimo che lo racconta. Mentre il nostro viaggio con lui non si ferma qui e presto vi porteremo su altre traiettorie…

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Wilier Filante Slr, gioiello oltre ogni limite

10.11.2020
3 min
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Wilier Filante Slr: l’ultima arrivata della casa veneta. Basta guardarla per capire che ci si trova di fronte ad una fuoriserie. Linee aggressive, design ultra moderno e allestimenti top per quella che è definita la bici aerodinamica di Wilier Triestina.

La Wilier Filante Slr è disponibile anche in grigio e nero opaco
La Wilier Filante Slr è disponibile anche in grigio e nero opaco

Oltre la galleria del vento

La prima bici aero del marchio italiano fu la Imperiale, da lì si arrivò poi alla Zero Slr che usano i pro’ e con cui Niccolò Bonifazio ha vinto uno sprint alla Parigi-Nizza e Miguel Angel Lopez ha conquistato le salite del Tour. Per la Filante Slr si è andati oltre. Si è lavorato moltissimo in galleria del vento. Ma questo dopo un certo punto diventa quasi un limite, in quanto l’aria è sin troppo “pulita”, condizioni che nella realtà non si riscontrano quasi mai.

Per migliorare un prodotto già valido si è per forza di cose intervenuti sui dettagli. Quali? Differenze nel “taglio” del profilo dei tubi. L’imperativo era uno: migliorare l’effetto lo scarico dell’aria, soprattutto in situazione di vento laterale o sporco. Per questo motivo, per esempio, la parte posteriore del tubo piantone è meno spigolosa e più arrotondata. Una scelta che tra l’altro conferma le tendenze tecniche: vale a dire più lavoro sullo scarico dell’aria che non sull’efficacia nella penetrazione.

Carbonio hi-tech

La Filante Slr però non punta solo a tagliare l’aria. Si è lavorato molto anche sul peso. Come? Togliendo la resina tra le fibre. Il materiale utilizzato è stato il nuovo carbonio UD con LCPs (Liquid crystal polymers).

Il telaio, in taglia M, pesa appena 870 grammi (più 165 grami per il reggisella). E il livello di rigidità non è cambiato. Anzi… La minor quantità di resina inoltre rende la bici estremamente pulita in superficie.

Le misure sono cinque, ma con le combinazioni di attacco manubrio e reggisella si possono avere 240 misure possibili. Insomma, è impossibile non trovare la misura perfetta.

Tubo di sterzo a clessidra e manubrio integrato
Tubo di sterzo a clessidra e manubrio integrato

Fuoriserie Wilier

Non manca poi la precisione di guida. In tal senso la qualità del materiale utilizzato e la scelta di proporre una forcella con steli differenziati è stata un qualcosa di rivoluzionario. Il fodero sinistro infatti ha una sezione maggiore rispetto a quello destro perché riesce a “sostenere” meglio le forze risultati dalla frenata con il disco. In pratica quando si pinza la bici resta dritta e non tende a “tirare” da un lato. Il suo peso? Appena 360 grammi.

Interventi riguardano anche il manubrio, sempre integrato, e dove passano anche i cavi. Rispetto al precedente modello Alabarda è più rigido e un po’ più leggero. Essendo stati arrotondati alcuni angoli si è utilizzato meno materiale. Il suo peso è 365 grammi. La lunghezza dell’attacco va da 100 a 140 millimetri.

Restando sempre all’anteriore e alla precisione di guida va detto che è stato rivisto il tubo di sterzo, con entrambi i cuscinetti maggiorati e sezioni più ampie così da rendere la bici facile da maneggiare e anche confortevole.

Insomma in casa Wilier è nata una vera fuoriserie.

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