Dopo la grande paura, ecco il ritorno della Tomasi

10.09.2022
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Piano piano anche Laura Tomasi inizia ad affacciarsi sempre più spesso nei quartieri alti del WorldTour. La ragazza di Miane ha avuto un agosto decisamente impegnativo, ma anche importante, con piazzamenti di rilievo che le hanno restituito un sorriso che era andato un po’ appassendosi in una stagione obiettivamente difficile.

In un ciclismo femminile azzurro sempre in vista, dalla stagione delle classiche a quella delle corse a tappe, della veneta non si sentiva quasi mai parlare, poi ad agosto sono cominciati ad arrivare piazzamenti importanti con podi di tappa sia al Giro di Scandinavia che al Simac Ladies Tour. Che cosa era successo prima? Il suo racconto è un calendario di sfortune.

Laura Tomasi, nata a Miane (TV) il 1° luglio 1999, quest’anno ha corso 40 giorni (foto Manuela Heres)
Laura Tomasi, nata a Miane (TV) il 1° luglio 1999, quest’anno ha corso 40 giorni (foto Manuela Heres)

Un brutto trauma cranico

«A marzo c’è stata la prima caduta in Belgio, con un colpo alla testa – esordisce la veneta – a maggio è arrivato il Covid. Poi proprio il giorno prima del Giro d’Italia un’altra caduta, questa volta non in bici ma con conseguenze più gravi: un trauma cranico che ha richiesto un po’ di controlli e molta prudenza. Sono stata ferma tutto luglio. Per fortuna la squadra non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno e la sua fiducia pensando ad agosto».

Appena sei tornata abile, la tua agenda d’impegni è diventata fittissima: Giro di Scandinavia, Simac Ladies Tour, ora la Vuelta…

A me va benissimo così, intanto perché ho corso pochissimo, prima di partire per la Norvegia avevo fatto appena 25 giorni di corsa, poi perché essendo stata tanto assente, devo anche dare modo a chi mi ha sostituito di respirare. Ora farò tutte le gare del WorldTour fino a fine stagione.

Il saluto con Mavi Garcia sotto lo sguardo della Bujak. La trevigiana spera nella riconferma per il 2023
Il saluto con la capitana Mavi Garcia. La trevigiana spera nella riconferma per il 2023
Non solo hai potuto gareggiare, ma hai anche avuto la possibilità di metterti in evidenza…

L’occasione andava sfruttata. La squadra, non avendo Garcia e Bastianelli nel roster, aveva dato a tutte noi la possibilità di sfruttare la situazione non essendoci una capitana designata. Sarebbe stata la corsa a fare le gerarchie e quando sono stata chiamata in causa ho risposto presente. Ora sono pronta a tornare a svolgere i miei compiti in funzione delle altre, alla Vuelta Mavi era la nostra guida, ma se capiteranno altre possibilità non me le farò sfuggire.

Parliamo allora degli inizi di Laura Tomasi: hai subito individuato il ciclismo come tuo sport preferito?

Non proprio. Da bambina mi piaceva di più il pattinaggio artistico, poi però ho iniziato a vivere il ciclismo come mia attività preferita, gareggiando sin da esordiente. Devo dire che in famiglia all’inizio hanno fatto un po’ di resistenza: mio padre che aveva fatto attività in età giovanile mi sconsigliava di provarci dicendo che era molto impegnativo, poi però mi hanno sempre supportato nelle mie decisioni.

Sul podio della quarta tappa al Tour of Scandinavia, terza dietro le australiane Manly e Hosking
Sul podio della quarta tappa al Tour of Scandinavia, terza dietro le australiane Manly e Hosking
Tecnicamente come ti sei evoluta?

Diciamo intanto che non sono uno scalatore, questo è certo… Sulle salite brevi mi posso difendere anche in maniera brillante, ma le mie caratteristiche sono più legate alla velocità, allo sprint. Per questo gare come quelle in Norvegia e Olanda sono le più adatte a me.

Visto che sei veloce, quali sono i tuoi compiti in squadra?

Sono nel treno che lavora in funzione della Bastianelli, ma quando lei non c’è posso anche finalizzare, soprattutto se sono in fuga. Nei gruppi ristretti mi trovo molto a mio agio. Quando in grandi squadre come l’Uae Team ADQ hai capitani importanti è giusto dare tutto quel che si ha per loro, ma le occasioni per avere libertà in una stagione non mancano.

Lo sprint della quarta tappa al Simac Ladies Tour con la Tomasi quarta. Prima l’olandese Markus
Lo sprint della quarta tappa al Simac Ladies Tour con la Tomasi quarta. Prima l’olandese Markus
Dicevi di non essere tanto abile in salita, ma se andiamo a guardare gli eventi della corsa olandese, c’è la quarta tappa che sembra quasi smentirti…

Un po’ è vero. Era la frazione che presentava al suo interno il Cauberg, l’ascesa resa famosa dall’Amstel Gold Race, da affrontare ben 3 volte e io alla fine ho chiuso quarta. E’ andata via una fuga di una ventina di atlete con me presente e in volata ho fatto il mio. Mi hanno detto però che il percorso della classica olandese è un po’ diverso, più complicato.

Come l’affronteresti?

Sempre al servizio delle altre, di chi ha più possibilità per spuntarla. Io voglio essere utile, spero di poter rimanere. Per il prossimo anno ancora non ho firmato la riconferma, ma ho buoni segnali in tal senso. L’importante è che mantenga la condizione attuale e abbia occasioni per mettermi in mostra, anche in funzione delle altre. Gli ultimi risultati mi hanno dato tranquillità e questo è merito anche del lavoro intrapreso con la psicologa dopo gli incidenti della stagione. Hanno influito parecchio e spero di continuare così.

“Mavi”, agosto grandi firme. Contratto con la Liv e vittoria a Plouay

05.09.2022
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E’ tutta una questione di tempo e motivazioni, due condizioni da sempre preponderanti nell’universo ciclistico. Si potrebbe sintetizzare così il futuro che aspetta Mavi Garcia, pronta ad immergersi in una nuova avventura a cominciare dal 2023.

La 38enne dell’UAE Team ADQ – che il 27 agosto a Plouay ha conquistato il Classic Lorient Agglomeration con una convincente azione di forza – circa un mese fa ha firmato un biennale che la porterà in Olanda a casa della Liv Racing Xstra. Una notizia inaspettata, anticipata giorni fa da Rubens Bertogliati, che trova più di un ragionevole senso dalla conversazione che abbiamo avuto con la scalatrice spagnola.

Mavi in fuga con Muzic a Burgos. Vincerà la tappa staccando la francese nel finale
Mavi in fuga con Muzic a Burgos. Vincerà la tappa staccando la francese nel finale

Proprio in queste ore, dopo un periodo in famiglia nella sua Mallorca, Mavi Garcia sta prendendo un volo per raggiungere la Cantabria da cui partirà l’ottava edizione della Challenge by La Vuelta, in programma dal 7 all’11 settembre. Nella sua valigia, oltre a vestiti e divise da corsa, anche uno spazio da riempire con risultati importanti come quelli raccolti in questa stagione.

Mavi raccontaci della tua ultima vittoria. Eri quasi incredula, perché?

Inizialmente non era un obiettivo. Mi spiego meglio. Dopo il Tour ho fatto tre settimane a casa allenandomi a dovere e avvertendo buone sensazioni. Poi quando sono atterrata in Francia, forse per colpa dell’aria condizionata in aereo, non sono stata bene la notte prima della gara. Sintomi simili all’influenza. Ho fatto un test anticovid ed ero negativa per fortuna. Sono partita che non ero al massimo, ma ho iniziato sentirmi meglio poco per volta. Per questo non mi aspettavo di vincere, ma credo che il successo sia stata solo una conseguenza della buona forma che avevo al Giro e al Tour.

Sorride Mavi Garcia e fa bene. A Plouay ha vinto la seconda gara WT della stagione
Sorride Mavi Garcia e fa bene. A Plouay ha vinto la seconda gara WT della stagione
Per vincere devi sempre inventarti qualcosa.

Sì, non essendo veloce, purtroppo è vero. A Plouay però non potevo farmi sfuggire l’occasione. Ho centrato la fuga giusta e non c’erano dentro ragazze come Longo Borghini, Niewiadoma e Ludwig che sono sempre tra le più forti. Nel finale tuttavia c’erano ancora atlete temibili e veloci come Sanguineti, Cordon-Ragot o Brown. Sugli ultimi strappi ho provato tante volte forzando il ritmo e vedevo che qualcuna saltava. Alla fine sono riuscita a fare selezione avvantaggiandomi con Amber Kraak. Quando abbiamo iniziato lo sprint a due mi sono detta: «Parto forte e vada come vada». E ho colto la mia quarta vittoria stagionale, seconda del WorldTour.

Sei stata protagonista e favorita in tante gare. Come giudichi la tua stagione?

Il bilancio non può che essere buono. E’ la mia migliore annata in assoluto. Sono contenta non solo per gli altri risultati ottenuti, come il terzo posto al Giro Donne. Ma perché, ad esempio, proprio alla corsa rosa sono riuscita più di una volta a restare sola in salita con Van Vleuten. Negli anni precedenti non mi era mai successo.

Un giorno di crisi però lo paghi sempre nelle gare a tappe. Come mai?

Lo so, non c’è una ragione vera e propria. Talvolta conta la fortuna. Al Giro sono caduta in discesa in una delle due tappe trentine spendendo tanto per rientrare. Al Tour quasi uguale. Nella frazione dello sterrato ho bucato in un momento delicato e poi, durante l’inseguimento, sapete tutti la caduta che mi è capitata (è stata toccata dalla sua ammiraglia, ndr). Altre volte invece ci sono situazioni in cui non puoi fare nulla se il tuo corpo non risponde. A Burgos ero in maglia di leader nell’ultima tappa. Stavo bene, dovevo solo controllare e amministrare. Invece no. Sono arrivata staccata e ho perso la corsa. Succede.

Mavi Garcia con la maglia di leader a Burgos. Nell’ultima tappa la perderà a causa di una crisi nel finale
Mavi Garcia con la maglia di leader a Burgos. Nell’ultima tappa la perderà a causa di una crisi nel finale
In effetti prendi certe situazioni con molta filosofia…

Sì, penso sia necessario farlo. Ovvio che a fine gara sono anch’io arrabbiata se le cose non sono andate come dovevano, ma bisogna guardare avanti. Non posso farne un dramma. Non ho tempo (sorride, ndr).

E il passaggio alla Liv con quale filosofia lo hai preso?

Sentivo che avevo bisogno di nuovi stimoli. Alla UAE ci sono da tre anni, sto bene con le mie compagne e in generale. E sapevo che sarei rimasta la leader delle corse a tappe. Però dovevo cambiare aria. Sono arrivata al ciclismo tardi e non so per quanti anni continuerò a correre, quindi voglio farlo al massimo delle mie capacità, trovando sempre nuove motivazioni come ho sempre fatto finora.

Perché hai deciso di andare nel team olandese?

Devo dire che mi avevano cercato tante altre squadre, ma la differenza è stato parlare con Giorgia Bronzini. Mi piace tanto e mi ha fatto i discorsi giusti, quelli che cercavo. Loro sono un bel gruppo e so che vogliono migliorare ancora. Hanno buoni propositi. Poi in effetti non hanno una vera capitana per le gare a tappe. In questo senso penso che Stultiens, che quest’anno ha avuto problemi e corso poco, potrà essermi d’aiuto in salita. Ma so già che tutta la squadra si aiuterà tanto in modo vicendevole, in ogni corsa e per ogni capitana.

Una spiritosa Mavi in versione Hulk con la maglia verde all’ultimo Giro Donne
Una spiritosa Mavi in versione Hulk con la maglia verde all’ultimo Giro Donne
Obiettivi per il finale di stagione e per l’anno prossimo?

Quest’anno vorrei provare a fare risultato al mondiale. Disputerò solo la prova in linea, che sembra abbastanza adatta alle mie caratteristiche. Ma se l’annata finisse qui sarei già contenta. Per il 2023 invece ancora non so, ma so già che dovrò battezzare un calendario preciso. Mi concentrerò sulle Ardenne ed altre classiche. Deciderò se fare Giro o Tour o entrambi ed eventualmente in che modo. Posso dire che inizierò la prossima stagione da un livello personale più alto rispetto al passato e questo naturalmente mi dà più fiducia nei miei mezzi.

Covi: passaggio in Canada, poi gran finale in Italia

04.09.2022
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Mentre quasi tutti erano impegnati sulle strade di mezza Europa a correre e darsi battaglia, Covi era a Livigno. Tanti giorni di allenamento e molti chilometri nelle gambe, finalmente pronto per ripartire. 

«Lo stop di quasi due mesi non era previsto – spiega – dopo il Giro d’Italia l’obiettivo era di fare Vallonia, San Sebastian e Tour de l’Ain. Insomma, i progetti erano diversi, ma il Covid si è messo di mezzo, facendomi perdere quasi 20 giorni di allenamento. Non il massimo con la stagione in pieno svolgimento. Non potendo andare in bici ho riposato e ripreso fiato, anche se non ne avevo molta voglia. Ho rincominciato poco alla volta e come prima cosa abbiamo pensato, insieme alla squadra, di andare a Livigno, lontani dal caldo e da altre distrazioni».  

La vittoria al Fedaia aveva dato grande motivazione e voglia di far bene, ma il Covid ha fermato il buon momento di Alessandro
La vittoria al Fedaia aveva dato grande motivazione e voglia di far bene, ma il Covid ha fermato il buon momento di Alessandro

Due mesi di troppo

Non si affacciava alle corse da quasi due mesi. E’ tornato a correre in Francia, al Tour du Limousin, a metà agosto. Subito dopo, il tempo di rifare la valigia ed è partito per Weimar, destinazione Giro di Germania. D’altronde la vita del corridore è questa. E quando per un motivo o per un altro non si riesce a farla, ci si sente come privati di un pezzo di sé. 

Covi aveva chiuso la prima parte di stagione con una grande vittoria al Giro d’Italia. E adesso che finalmente è riuscito a ripartire, è super concentrato sulle gare che mancano da qui a fine stagione. Il passo è breve, ma le ambizioni sono alte. D’altronde quest’anno il “Puma di Taino” ha iniziato a vincere e ci ha preso gusto

Covi (tra Trentin ed Ulissi) debutterà in Canada e poi farà il finale di stagione in Italia, a caccia di un successo
Covi (davanti ad Ulissi) debutterà in Canada e poi farà il finale di stagione in Italia

Step dopo step

Ripartire da zero non è facile, servono testa, grande forza di volontà e un pizzico di pazienza. Inutile mangiarsi il fegato e forzare il ritmo per tornare subito in condizione. 

«Alla fine – dice ancora il Puma – riprendere è semplice, quel che è più difficile è riprendere a correre. Quello che ti scoccia di più è fare un lavoro di preparazione quasi invernale in un momento di piena stagione. E’ chiaro che avrei preferito ripartire subito ed andare forte già da dopo il Giro d’Italia, ma non è andata così, non ci posso fare nulla e la devo prendere con filosofia (racconta con un sorriso, ndr). L’obiettivo era di fare una base, quindi si è pensato di andare a Livigno, essendo in altura non potevo fare certi tipi di lavori, come quelli di forza. Ero seguito dalla squadra, avevo i massaggi tutti i giorni ed il supporto tecnico. In più ero affiancato da due ragazzi di Abu Dhabi che si allenavano con me tutti i giorni. Le sensazioni al Giro di Germania erano un po’ altalenanti, a volte mi sentivo bene altre no. Ma è normale quando rientri alle corse».

Nel 2021 un gran finale di stagione per Covi, al quale è mancata solamente la vittoria: qui al Giro di Sicilia dietro Nibali e Valverde
Nel 2021 un gran finale di stagione per Covi, al quale è mancata solamente la vittoria: qui al Giro di Sicilia dietro Nibali e Valverde

Canada e poi Italia

Ora per Alessandro c’è la trasferta in Canada, per debuttare nelle corse WorldTour d’oltre Oceano. Il Grand Prix Cycliste de Quebec del 9 settembre e il Grand Prix Cycliste de Montreal di due giorni dopo. Poi, come è stato anche lo scorso anno, si chiuderaà con il calendario italiano, sperando di ritrovare la vittoria.

«E’ la prima volta che vado in Canada – dice – saranno gare nuove ed importanti, ci tengo a farle bene. Anche la squadra vorrà ben figurare, ci sarà un team forte: con Ulissi e soprattutto Pogacar. Diego (Ulissi, ndr) mi ha raccontato un po’ come sono le corse laggiù e come funzionano i circuiti. Sono uno abbastanza curioso, soprattutto quando si tratta di correre in nuovi Paesi, non vedo l’ora di provare.

«Una volta tornati dal Canada ci saranno le corse italiane: Bernocchi, Agostoni, Tre Valli Varesine, Gran Piemonte… Poi le ultime in Veneto. Sono gare che ho imparato a conoscere, spero di ottenere una bella vittoria piuttosto che tanti piazzamenti come nel 2021. Il 29 agosto ci sarà la Coppa Agostoni, il giorno dopo il mio compleanno, chissà se mi regalerò un buon motivo per festeggiare. Mi piacerebbe fare bene anche alla Tre Valli, la gara di casa, ci ho messo un cerchio rosso, prima o poi in carriera spero di vincerla».

Un dolce ritorno

Dalla prossima stagione sull’ammiraglia della UAE Team ADQ, la squadra femminile dell’emirato, siederà Davide Arzeni, una vecchia conoscenza di Covi. Il “Capo” l’ha guidato fra gli juniores, i due si ritroveranno dopo parecchio tempo.

«Ho visto le notizie, ma mi aveva già anticipato del suo arrivo con un messaggio, abbiamo scherzato un po’. Mi ha detto che mi tirerà il collo e mi porterà a fare qualche dietro macchina – dice ridendo – gli ho risposto che lo prenderò un po’ in giro. A parte tutto sono contento per lui, ha sempre avuto un ottimo rapporto con i suoi atleti, diventa quasi un amico. Ti sta dietro giorno e notte, è super disponibile, tira fuori davvero il meglio da tutti i suoi atleti. Lo incontrerò più spesso rispetto ad ora, ma non credo ci vedremo molto, purtroppo. Sarà bello anche pensare che è lì vicino a me».

La UAE riparte da Marta e dalla… Valcar: Bertogliati spiega

31.08.2022
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Questo articolo nacque a suo modo alla partenza della Parigi-Roubaix Femmes di quest’anno. Rubens Bertogliati aveva appena finito di parlare con Marta Bastianelli che si scaldava sui rulli, poi si era messo a osservare il camper della Valcar-Travel&Service, da cui le ragazze andavano e venivano. Era una sorta di punto di riferimento per tutte. Per Elisa Balsamo e Marta Cavalli, che si erano fermata a parlare con Davide Arzeni. Per Martina Alzini, che aveva chiesto a Chiara Consonni di legarle i capelli. E per tutte le ex, che per vari motivi tornano ogni volta a salutare, informarsi di come vada e chiedere consiglio.

«Sanno lavorare molto bene con le giovani – disse il team manager del UAE Adq Team – sono sicuramente un bell’esempio da seguire. Noi ci siamo presi quest’anno come osservazione, ma dal prossimo inizieremo a dare la nostra impronta».

Bertogliati erà nello staff del team emiratino come allenatore (foto UAE Team Emirates)
Bertogliati erà nello staff del team emiratino come allenatore (foto UAE Team Emirates)

Poi la corsa scrisse la sua storia con la vittoria di Elisa Longo Borghini e delle parole di Bertogliati ci siamo ricordati un paio di mesi dopo, quando si è sparsa la voce che alcune ragazze della Valcar sarebbero passate con loro: si parla di Consonni, Persico e Gasparrini. E soprattutto che anche Davide Arzeni avesse deciso di cambiare. Proprio lui, che assieme al presidente Villa è stato l’artefice della favola Valcar. Perciò da Rubens siamo ripartiti.

E’ iniziata la fase due?

Esatto. Annunceremo più avanti i nomi delle ragazze, ma è vero che diverse arrivano dalla Valcar, due molto importanti. Abbiamo costruito la squadra 2023 in modo diverso. Ho bisogno di 12 ragazze solide, che sappiano fare i loro risultati e aiutino le compagne a conseguirli. Atlete capaci di fare il lavoro vitale di supportare le leader. Il nostro obiettivo è dichiarato. Diventare entro il 2024-2025 una delle squadre faro del movimento. Non dico la numero uno, ma che diventi la squadra in cui vogliono venire le più forti.

Arzeni, qui alla Roubaix 2022, è forse il rinforzo più importante per il team
Arzeni, qui alla Roubaix 2022, è forse il rinforzo più importante per il team
Sulla falsa riga del team maschile?

Più o meno, sapendo bene che anche Mauro (Gianetti, ndr) farebbe fatica a diventare la numero uno con Pogacar. Preferisco riuscire a vincere Giro e Tour: sarò all’antica, ma certe classifiche non mi dicono molto. Per me la numero uno al mondo dovrebbe essere la Movistar, che ha vinto la maglia rosa e la gialla con Annemiek Van Vleuten.

Bene le ragazze, ma fa notizia l’arrivo di Arzeni.

Non è più un segreto. Avevamo bisogno di un rinforzo e lui ha creduto nel progetto dal momento che glielo abbiamo sottoposto, prima che arrivassero le ragazze. Volendo rifondare la squadra, abbiamo preso prima una nutrizionista e poi Arzeni. Con Valentino Villa ho un buon rapporto e so che grande lavoro abbiamo fatto negli anni. Sappiamo di portargli via una bella fetta della squadra. Non sarà facile sostituire uno come Davide, ma mi ha detto di aver già individuato persone valide.

Il team degli Emirati vuole diventare il riferimento entro il 2024-25 (foto UAE Team Adq)
Il team degli Emirati vuole diventare il riferimento entro il 2024-25 (foto UAE Team Adq)
Conoscevi Arzeni?

Solo di vista, lo avevo incontrato a Montreux a un aggiornamento UCI. Il suo nome me l’ha fatto per la prima volta il nostro tecnico, Fortunato Lacquaniti. Gli avevo chiesto chi avrebbe preso e lui rispose che il migliore fosse Davide. Quando ho scoperto che è di Varese, ho fatto una decina di telefonate ad amici e corridori della zona e tutti me ne hanno parlato molto bene. Anche Alessandro Covi, che lo ha avuto come direttore sportivo fra gli juniores. Con queste referenze e i 10 anni di esperienza che porta in dote, penso che il nostro parco direttori sportivi sia a posto.

Andate verso una struttura tecnica importante.

Decisamente, quello che volevo. Ora mancano due profili di donna, su questo sono stato categorico, per cui abbiamo individuato due ragazze che devono ancora firmare. Una coach e un direttore sportivo, che si integreranno col resto dello staff. Sarà donna anche il nuovo medico, lo abbiamo visto al Tour.

Mavi Garcia ha scelto di lasciare il team per passare alla LIV Cycling Xstra di Giorgia Bronzini
Mavi Garcia ha scelto di lasciare il team per passare alla LIV Cycling Xstra di Giorgia Bronzini
Tanti direttori sportivi e le corse si possono seguire con una sola ammiraglia?

Questo è un bel problema. Pare che l’UCI voglia mettere la seconda per Giro, Tour e le corse a tappe più importanti. Finora siamo stati fortunati che non è successo niente. Ma se fosse capitata una fuga importante, avremmo dovuto lasciarla scoperta o abbandonare la squadra dietro. Magari non in tutte le gare, ma questo ormai è uno sport in cui si fanno salite più lunghe di 10 chilometri. Se anche la doppia ammiraglia ce l’hanno solo 5-6 squadre, ci si organizza fra noi per coprirle tutte.

Ragazze in arrivo, cosa succede a quelle che ci sono già?

Marta Bastianelli dovrebbe rimanere e fate ancora un anno (foto UAE Team Adq in apertura). Restano Bertizzolo e Magnaldi. Non continua con noi Maaike Boogaard che va con Lefevere e Mavi Garcia che passa alla LIV Racing Xstra, forse perché è l’unica WorldTour che non abbia una leader per le corse a tappe. La trovo una scelta strana, ma ha detto di volere un ambiente diverso, forse perché ha sofferto la presenza di più leader.

Magnaldi è fra le ragazze del team 2023, qui al Tour of Scandinavia (foto UAE Team Adq)
Magnaldi è fra le ragazze del team 2023, qui al Tour of Scandinavia (foto UAE Team Adq)
Arzeni è stato fortissimo finora con velociste e pistard, come lo vedi a lottare per i Giri?

Ho visto come ha gestito il Tour di Silvia Persico e secondo me è stato molto bravo. Ha le caratteristiche per farlo. Diciamo che la squadra 2023 sarà nuova per tutti, dovremo decidere cose cammin facendo. E in questi giorni ho avuto una chiamata importante con una ragazza di gran nome, già impegnata però con un lavoro importante. Il suo arrivo sarebbe la ciliegina sulla torta.

Gasparrini, la vittoria che scaccia la sfortuna. E ora il WorldTour

24.08.2022
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Era la giornata che inseguiva da tanto tempo. Una giornata che si meritava di vivere, specie nell’ultimo periodo. E sulle strade belghe domenica 21 agosto Eleonora Gasparrini l’ha vissuta vincendo allo sprint la MerXem Classic.

La vittoria quest’anno, per la verità, la 20enne della Valcar Travel&Service l’aveva già ottenuta in altre due circostanze. La crono individuale open a Romanengo a metà maggio ed il tricolore U23 a San Felice sul Panaro a fine giugno nel quale aveva chiuso al quinto posto nella volata generale tra le elite. Entrambe, per diversi motivi, belle soddisfazioni, ma forse nulla in confronto ad un successo assoluto in una gara del calendario UCI.

A Merksem, un quartiere periferico di Anversa in cui si è svolta la gara su di un circuito di 11 chilometri, Gasparrini ha regalato la dodicesima vittoria stagionale alla sua squadra con un timbro di buon valore. Dietro di lei sono arrivate Megan Jastrab del Team DSM (già iridata junior nel 2019) e la sua compagna Silvia Persico, al secondo terzo posto consecutivo in due giorni dopo il rientro alle corse. Mentre sta raggiungendo l’aeroporto per le sue prossime destinazioni agonistiche, intercettiamo Eleonora per farci raccontare tutto dell’attuale presente e del futuro che la attende.

Che sensazione hai provato con questa vittoria?

Di liberazione! E’ stata una bella emozione, sento che mi ha fatto bene. La considero la prima vittoria ufficiale. Senza nulla togliere alle altre due, questa ha un altro sapore. La aspettavo da un po’ di settimane e finalmente è arrivata. Anche Arzeni ultimamente mi diceva che era il mio turno. L’ho accontentato ed è felice. Personalmente me la immaginavo più così in volata che con un attacco solitario, ma in ogni caso ci voleva soprattutto per il morale.

Cosa intendi?

Arrivo da un momento particolarmente sfortunato. Non me ne andava bene una. Ho avuto una serie di cadute che mi hanno sempre rallentata o fermata sul più bello. Ai Giochi del Mediterraneo sono volata per terra. Al Tour, in cui stavo bene, mi sono ritirata per le conseguenze di alcune botte. Poi venerdì scorso, al ritorno alle corse alla Konvert Kortrijk Koerse, stavo tirando la volata a Silvia (Persico, ndr) ma ai 200 metri non so cosa sia successo e sono caduta. Silvia ha fatto terza ma forse avremmo potuto vincere.

Che gara è stata quella che hai vinto?

Il percorso era molto nervoso, tortuoso e a tratti con le strade strette. Ci sono state molte cadute nella prima parte di gara, così, in accordo col Capo (Arzeni, il diesse e team manager, ndr) abbiamo deciso di forzare il ritmo per scremare un po’ il gruppo e ridurre i pericoli. Ad un certo punto Persico è andata in fuga con altre atlete e per noi andava bene, perché ci dava ottime garanzie. Però davanti non hanno collaborato tanto e siamo tornate compatte verso la fine. A quel punto abbiamo optato per arrivare in volata. Nei giri precedenti avevo visto che la parte destra della strada era la corsia più veloce e lì abbiamo impostato lo sprint.

Sanguineti ci ha suggerito di dirti che sul traguardo almeno le braccia le potevi alzare per la vittoria…

Una battuta della Yaya me la aspettavo (ride di gusto, ndr). Siamo arrivate tutte assieme. Volata combattuta. Abbiamo dato tutte il colpo di reni. Vi confesso che ero certa di aver vinto, me ne ero accorta con la coda dell’occhio. Volevo alzare le mani al cielo, ma mi sono trattenuta per scaramanzia. Ho pensato che se non fosse stato così avrei fatto una brutta figura. E chi la sentiva Yaya dopo (sorride, ndr)? Così ho aspettato il fotofinish. E’ vero, non ho foto di me esultante ma è stato meglio così. Questa vittoria la dedico sia alla squadra, ma anche a mio padre Sergio. Gli ho fatto un regalo in anticipo, il giorno dopo era il suo compleanno.

Sei in partenza per le prossime gare. Dove correrai?

Domani corro in Bretagna al Kreiz Breizh e sabato a Plouay. Dopo di che andremo al Simac Ladies Tour in Olanda dal 30 agosto al 4 settembre. Poi vedremo cosa fare. Non correrò la Vuelta perché sarebbero impegni troppo ravvicinati e abbiamo scelto di non esagerare.

In queste corse punti a qualcosa in particolare? Plouay evoca bei ricordi per te con la vittoria dell’europeo junior nel 2020…

Sì, verissimo. Ci sono affezionata a quella zona e in quella corsa ci tengo a fare bene. La condizione c’è però sarò totalmente di supporto a Silvia (Persico, ndr) perché il tracciato sembra disegnato apposta per lei e perché è la nostra punta. Io sono giovane, avrò tempo per ricevere i gradi da capitana in corse dure come Plouay. Non ho particolari obiettivi per il finale di stagione. Posso dirvi tuttavia che al Simac ci sono un paio di tappe che potrebbero essere adatte a me e sicuramente ci proveremo a centrare qualche buon risultato.

Quest’anno si assegna anche il mondiale U23. Sarà possibile leggere Gasparrini tra le convocate del cittì Sangalli?

Potrebbe portare qualche giovane, ma penso proprio che non sarò io. In ogni caso di sicuro proverò a fargli cambiare idea con buone prestazioni nelle prossime gare.

Nel 2023 anche tu approderai nel WorldTour (dovrebbe passare all’UAE Team ADQ insieme a Consonni e Persico, ndr). Cosa ti aspetti? Ci stai già pensando?

Ho tanti stimoli nuovi. Naturalmente mi spiace andare via dalla Valcar-Travel&Service, una bella società che è una seconda famiglia. Ma le cose nel ciclismo femminile, per fortuna, stanno cambiando. Non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di andare in un team WT. Dovrei trovare alcune compagne con cui ho una grande sintonia. Sarà più facile per me questo trasferimento. Fra le tante compagne che lascerò, mi dispiace di non avere più Yaya da cui ho imparato molto e con cui ho legato molto. Però questo aspetto fa parte del nostro mestiere ed è anche il suo lato bello. So che continueremo a confrontarci nelle corse. Piuttosto sono curiosa di vedere da più vicino come saranno differenti gli ambienti di lavoro. Mentre per il programma gare non sono particolarmente spaventata. In questi due anni di Valcar ho potuto fare un calendario di altissimo livello. E per questo non finirò mai di ringraziarli.

La Magnaldi si ferma ai box, per risolvere un problema

18.08.2022
5 min
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E’ un giorno speciale oggi per Erica Magnaldi. Chiamata all’impegno più importante della sua annata. Non è un impegno in bici, anche se con il ciclismo ha molto a che fare. Erica è a Eindhoven, in Olanda, per sottoporsi a una delicata operazione all’arteria iliaca e rimettere a posto la gamba sinistra che le ha dato molti problemi per tutta la stagione.

A ben guardare, assumono quindi maggior valore i suoi risultati, la top 10 conquistata al Giro d’Italia e, solamente domenica, nel Tour of Scandinavia perché si è portata dietro a lungo questo problema, con il quale hanno combattuto fior di campioni, Fabio Aru tanto per citarne uno, ma di recente anche Nicola Conci e Bob Jungels.

«L’ostruzione me l’hanno diagnosticata a maggio – racconta la cuneese – dopo una infinita serie di consulti e di esami senza che riuscissi a venire a capo di quei dolori e di quell’affaticamento che mi prendeva mentre pedalavo. Avrei dovuto fermarmi, ma significava perdere tutta la stagione, così ho scelto di continuare almeno un paio di mesi per essere a disposizione per Giro e Tour, almeno per quel che potevo».

Magnaldi Giro 2022
Ottava posizione in classifica al Giro d’Italia, pur correndo con i gradi di luogotenente
Magnaldi Giro 2022
Ottava posizione in classifica al Giro d’Italia, pur correndo con i gradi di luogotenente
E a ben guardare non è che hai tirato i remi in barca, considerando l’8° posto in Italia e il 18° in Francia…

I risultati sono stati buoni, considerando anche che correvo a supporto di Mavi Garcia, quindi ho dovuto lavorare in sua funzione. Ma sono sicura che senza questo problema, i risultati sarebbero stati anche migliori. Al Giro non mi aspettavo di finire così avanti, al Tour ho perso addirittura oltre 6 minuti nella tappa con lo sterrato perché ho dovuto cedere la bici a Mavi. Nel complesso sono soddisfatta, ma mi resta quel piccolo rodimento in fondo all’animo legato sempre a quella domanda: e se non fossi stata male?

Il problema come si evidenziava in corsa?

Il dolore emerge solo mentre si pedala oltre certi ritmi, perché non passa abbastanza sangue e considerando che l’arteria è molto profonda, non è neanche facile da diagnosticare e trovare l’ostruzione. Ho dovuto cambiare il mio modo di correre per poter almeno parzialmente ovviare al problema.

Il problema fisico ha influito sulle sue prestazioni e sappiamo che la Magnaldi è una vera combattente
Il problema fisico ha influito sulle sue prestazioni e sappiamo che la Magnaldi è una vera combattente
In che modo?

Innanzitutto ho cambiato la posizione in bici, alzando un pochino la sella e il manubrio per avere una posizione più eretta che mi dava più sollievo, ma abituarsi non è stato semplice. Ho cambiato anche la preparazione, considerando che quando andavo fuori soglia il dolore era più acuto e quindi avevo minor resistenza.

Questo ha cambiato anche il tuo modo di correre, ha influito sulla tua figura di scalatrice di punta?

Sicuramente. Non tanto nelle salite lunghe, dove andando con il mio passo tenendomi in soglia riuscivo comunque a cavarmela bene. Certamente però non potevo rispondere agli scatti e la Van Vleuten ad esempio ce ne ha riservati un bel po’ tra Giro e Tour Dovevo continuare sulla mia andatura e questo alla fine mi ha anche insegnato qualcosa su come gestirmi al meglio in certi frangenti.

Magnaldi Garcia 2022
La cuneese insieme a Mavi Garcia, per la quale è stata preziosa al Giro come al Tour
Magnaldi Garcia 2022
La cuneese insieme a Mavi Garcia, per la quale è stata preziosa al Giro come al Tour
Come mai l’operazione a metà agosto?

Con la squadra, appurato che garantivo il mio apporto per le due gare principali, abbiamo concordato il periodo migliore. Avrei così chiuso in anticipo la stagione e per questo mi hanno chiesto uno sforzo supplementare per la Scandinavia, dove tra l’altro la squadra era impostata su di me. Per questo quel 10° posto finale mi fa piacere da una parte, ma mi lascia sempre il tarlo di quel che avrei potuto fare se fossi stata meglio perché volevo ripagare ancora di più la fiducia del team.

Il tuo contratto con la Uae Team Adq scade il prossimo anno?

Sì e questo mi ha dato più tranquillità nell’affrontare questo viaggio della speranza. Mi opero in una clinica specializzata, attraverso la quale sono passati molti sportivi, ciclisti per lo più. Ci vorranno un paio di mesi per rimettermi in sesto, quindi potrò affrontare la preparazione invernale con serenità e nel pieno delle forze. Per questo abbiamo scelto di fermarci prima.

Magnaldi Wright 2022
Nonostante tutto Erica, qui con la britannica Wright, ha confermato le sue capacità nei giri a tappe
Magnaldi Wright 2022
Nonostante tutto Erica, qui con la britannica Wright, ha confermato le sue capacità nei giri a tappe
In famiglia continuano la loro attività parallela nelle granfondo?

Ci mancherebbe… Mio padre e mio fratello però sono innanzitutto appassionati e nelle tappe principali di Giro e Tour c’erano, si sono fatti trovare all’arrivo. Io questa volta ho potuto supportarli un po’ meno nelle loro scorribande, ma quel mondo dal quale vengo non l’ho certo dimenticato.

Che cosa chiedi allora alla nuova stagione?

Facile: riuscire a recuperare al meglio, tornare in forze e non avere problemi. Ho tempo per rimettermi con calma e liberarmi da questo chiodo fisso che mi ha tormentato per molti mesi. Voglio tornare a quelle gare, ma affrontarle al meglio e possibilmente rimanere con le prime, senza doverle lasciar andare per il troppo dolore.

Quinta al Tour. Persico ora sa qualcosa di nuovo su di sé

07.08.2022
6 min
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Che sia stata una conferma o una sorpresa non si sa e poco importa. Quel che è certo che Silvia Persico al Tour de France Femmes è andata forte, ancor più che al Giro d’Italia Donne.

La venticinquenne bergamasca della Valcar Travel&Service è letteralmente esplosa e sta disputando un 2022 di altissimo livello, tant’è che l’anno prossimo passerà nel WorldTour con la UAE Team ADQ. E se da una parte Silvia era diventata consapevole dei suoi mezzi, dall’altra non si aspettava di fare un po’ più fatica a dover gestire le pressioni attorno a sé.

Lei però non si tira indietro a nulla come sua natura. Sa prendere vento in faccia ed ora sa fare anche classifica generale nelle corse a tappe. Le costanti attenzioni degli addetti ai lavori la mettono meno in soggezione.

Dopo il Tour Femmes si è concessa una settimana di mare a San Teodoro, in Sardegna, ma è pronta a tornare ad allenarsi per la seconda metà di stagione per tanti altri obiettivi. L’abbiamo sentita per farci raccontare questi ultimi mesi particolarmente intensi.

Silvia Persico (a destra) e Elisa Longo Borghini, rispettivamente quinta e sesta della generale al Tour Femmes
Silvia Persico (a destra) e Elisa Longo Borghini, rispettivamente quinta e sesta della generale al Tour Femmes
Un po’ di meritato riposo ti serviva?

Sì assolutamente. Dovevo staccare per recuperare gli sforzi psico-fisici. E’ stato un luglio duro tra Giro e Tour, anche perché non ero minimamente abituata alle interviste. Non pensavo fosse così impegnativo anche questo aspetto. Diciamo che ho cercato di essere brava a gestire la pressione però la sentivo, eccome. Naturalmente avere attorno questo interesse è una cosa positiva perché significa che sto andando bene. Poi sapete come si dice, più se ne parla e meglio è. Ma devo ancora prenderci la mano.

Che Tour è stato?

Dopo il Giro ero stanca perché avevo già tanti giorni di corsa e poi perché ho dovuto improvvisare la generale dopo il ritiro per infortunio di Olivia (la canadese Baril, ndr). Però sapevo già da tempo che avrei dovuto correre in Francia. Per fortuna ho una buona capacità di recupero. Sono partita per il Tour con l’obiettivo di fare il meglio possibile. La classifica era un obiettivo ma non una priorità. E alla fine è andato molto bene ed ho imparato a gestirmi. Ma quanto è stato duro.

Racconta pure…

C’era un nervosismo incredibile in corsa. C’era da fare attenzione a tutto e non era abbastanza. Purtroppo sono rimasta coinvolta nella maxi caduta della quinta tappa. Siamo finite a terra quasi tutte. Non è stato facile gestire quei momenti. Non ero agitata ma ero preoccupata perché dalla botta non sentivo più il braccio destro. Era totalmente addormentato, forse avevo preso un colpo forte ad un nervo. Infatti è stata Olivia che mi ha rimesso in bici dicendomi che dovevo ripartire senza chiedere troppo. Mi ha letteralmente assistita. E fortunatamente le altre erano già in bici. Mi hanno aspettato facendomi poi rientrare nel gruppo principale. Non ero abituata ad avere compagne che lavorassero per me. E’ andata bene così.

Hai chiuso quinta nella generale, dopo il settimo posto al Giro. Te lo aspettavi?

Sinceramente no. Nasco come corridore da classiche ma sono maturata molto. Ha influito tanto il titolo italiano nel ciclocross più che il bronzo al mondiale. Da lì mi sono sbloccata mentalmente, anche se ho fatto un inizio stagione tranquillo. Ora mi sento più forte e ho capito dove posso arrivare. Alla fine chi semina raccoglie. Però non pensavo di essere adatta anche per i giri a tappe.

In Francia hai raccolto due podi parziali. Inaspettati anche questi?

Sì. Non so come ho fatto a fare il secondo posto dietro la Vos alla seconda tappa. Dopo il primo passaggio sotto il traguardo ho seguito subito Elisa Balsamo e Longo Borghini che stavano portando via un gruppetto. Mi sono accodata a loro ma volevo staccarmi perché ero a tutta. Lo dicevo alla radio. Poi ho recuperato ma nel finale Marianne è stata più forte. Il terzo posto invece a La Planche è arrivato dopo un inizio gara difficile. Ero sfinita dai crampi del giorno prima e volevo fermarmi sui primi strappi. Poi è stato fondamentale il supporto di tutta la squadra, specie di Yaya (Sanguineti, ndr) che mi diceva di tutto per non mollare (ride, ndr). Mi sono ripresa e se ho finito bene su quell’arrivo devo dire grazie alle mie compagne.

Il terzo giorno sei stata addirittura maglia gialla virtuale nel finale. Lo sapevi in corsa?

A dire il vero no, ma l’ho capito col passare dei chilometri. Sapevo solo che Vos si era staccata e il mio gruppetto aveva già preso un buon vantaggio. Alla radio mi dicevano di tirare ma non ho avuto troppa collaborazione e comunque dietro sono rientrate andando molto forte. Poi verso il traguardo non mi sono giocata molto bene le mie carte. Ho fatto quarta ma potevo fare qualcosa di più.

Persico in azzurro ha conquistato un bronzo iridato nel ciclocross. Su strada invece è tra le papabili per il mondiale in Australia
Persico in azzurro ha conquistato un bronzo iridato nel ciclocross. Su strada invece è tra le papabili per il mondiale in Australia
I prossimi programmi quali saranno?

Correrò a Plouay a fine agosto ma potrei rientrare anche prima. Poi se andrò al mondiale farò La Vuelta come avvicinamento altrimenti correrò al Simac Tour in Olanda e finirò la stagione con le ultime corse su strada. Quest’anno il ciclocross vorrei iniziarlo a novembre perché finirò con almeno sessanta giorni di corse, quindi prima vorrei recuperare bene.

Il cittì Sangalli ci aveva detto che eri certamente nel gruppo per l’Australia. Dopo i risultati al Tour immaginiamo che sarai una titolare. Sei pronta?

Certo, spero di andare. Per me quest’anno è come se fosse una prima volta di tutto. Al mondiale ci andrei anche solo per tirare tutto il giorno e poi staccarmi e ritirarmi. C’è Elisa (Balsamo, ndr) ed è giusto che sia la leader. Sarebbe un onore aiutare lei che conosco bene. L’ho già fatto da compagne di squadre e non è un problema. Non ho pretese. Ho vissuto le due situazioni, sia da gregaria che da capitana e so cosa vuol dire stare davanti a lavorare. Ho tempo per guadagnarmi eventuali gradi, ora non ci penso proprio.

Bastianelli, ritorno a Roubaix dopo gli scossoni di sei mesi fa

15.04.2022
5 min
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La Parigi-Roubaix è suggestiva, emozionante. Una gara per molti ma non per tutti, anzi per pochi. A maggior ragione da quando è stata inserita nel calendario femminile. Ne è convinta fin da subito Marta Bastianelli che lo scorso ottobre ha chiuso al quinto posto la prima edizione.

La 34enne dell’UAE Team ADQ è pronta per correrla domani con – parafrasando un detto popolare – la stessa filosofia di sei mesi fa: vola basso e schiva il sasso. Che per una gara che si corre sulle pietre è quantomai azzeccata.

Marta Bastianelli, decima al Fiandre, è stata la migliore delle italiane
Marta Bastianelli, decima al Fiandre, è stata la migliore delle italiane
Marta, che tipo di corsa è la Roubaix per voi ragazze?

Senza dubbio ha un contesto fantastico. Corri su strade uniche e la finisci entrando nel velodromo, che è davvero un momento esaltante. Siamo andate in mondovisione ed anche quello è stato bello, importante per il nostro movimento. Però al tempo stesso è una corsa pericolosa o che può diventarla se le condizioni meteo sono brutte, proprio come l’anno scorso. Di sicuro dopo quella esperienza la Roubaix non è adatta a tutte. Chi l’ha disputata ad ottobre solo perché, giustamente, era un onore esserci ma senza avere le caratteristiche fisiche giuste, e penso ad alcune atlete minute, secondo me domani non si ripresenta al via.

Appunto, dici che si siano rese conto della sua durezza?

Ce ne siamo rese conto tutte. In molte hanno dovuto rinfoderare tutto quell’entusiasmo che c’era per correrla. Personalmente ero piuttosto scettica su questo stato di grande eccitazione che c’era in gruppo. Avevo il dubbio che non tutte sapessero a cosa stavano andando incontro. Già dopo la ricognizione avevo capito che sarebbe stata un macello. Avevamo dolori un po’ dappertutto. Quello della Roubaix non è come il pavè delle Fiandre. E’ massacrante.

Dal 26 febbraio (9ª alla Het Nieuwsblad), Bastianelli è uscita dalle 10 solo alla Strade Bianche. In carriera ha vinto Gand (2018) e Fiandre (2019)
Dal 26 febbraio (9ª alla Het Nieuwsblad), Bastianelli è uscita dalle 10 solo alla Strade Bianche
Dopo il quinto posto dell’anno scorso, la Roubaix la consideri in modo diverso?

E’ stato un bel risultato, il punto di partenza per domani. Ero preparata a cosa mi sarebbe toccato. Mio marito che l’ha corsa nel 2012 (Roberto De Patre vi ha partecipato con la Farnese Vini-Neri Sottoli, ndr) me l’aveva descritta come una gara durissima ed anche altri erano della stessa idea. Diciamo che quel piazzamento mi ha aiutato a rivalutare in parte la durezza della gara.

Quest’anno che gara sarà?

Le previsioni meteo sembrano buone, quindi potrebbe essere un po’ più semplice. Ma solo sotto quest’aspetto perché per il resto è una gara dove il fattore fortuna conta più del fattore gambe. Anche a livello mentale è una corsa esigente. Devi stare molto concentrata. Tutte vogliono prendere i settori di pavè davanti. Tutte vogliono andare sulle parti migliori di quelle stradine. Col bel tempo potrebbe essere una gara aperta a più atlete ma alla fine credo che saranno decisive le energie rimaste in corpo piuttosto che le proprie caratteristiche da velocista o passista.

Partendo dal presupposto che sarai una delle favorite, chi è per te invece la avversaria più pericolosa?

Ce ne sono tante. Della Trek-Segafredo non so chi ci sarà ma vanno tenute d’occhio, così come tutte quelle della SD Worx. C’è la Norsgaard della Movistar che può fare bene e ti avrei detto anche la Vos. Ultimamente però Marianne non mi è sembrata molto in forma anche se lei è capace di tutto. Forse la cliente da temere di più sarà Lotte Kopecky (SD Worx, ndr). Ha vinto il Fiandre ed è in grande condizione.

Rispetto all’anno scorso come la affronterai?

Ovviamente per fare meglio ma parto come ero partita ad ottobre. Ovvero a fari spenti e con poche ambizioni, così tutto quello che viene è di guadagnato. Tuttavia ora mi sento meglio rispetto al Fiandre che ho corso davanti, anche se non era nei miei programmi iniziali (l’ha chiuso in decima posizione, ndr) perdendo contatto su uno degli ultimi muri. A differenza dell’anno scorso spero di avere almeno una compagna nel finale che possa essermi di supporto. Sarebbe fondamentale.

Dopo la Roubaix come sarà il tuo calendario indicativamente?

Non correrò le Ardenne. Farò ancora qualche gara tra Lussemburgo e Bretagna poi farò un periodo di riposo. Quantomeno tornerò un po’ a casa dalla famiglia visto che siamo fuori da tanto tempo ed anche questo aspetto incide molto. Dovrei fare un po’ di altura e dovrei correre il Tour de France Femmes anziché il Giro d’Italia Donne. Con la nazionale stiamo valutando se correre i Giochi del Mediterraneo mentre europei e mondiali, visti anche i percorsi, potrebbero essere obiettivi un po’ più concreti. Possiamo dire che dopo la Roubaix penserò alla seconda parte di stagione.

Safiya e il ciclismo, una breccia nel muro

12.03.2022
5 min
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Safiya ha vent’anni, studia all’università e corre in bicicletta con braccia, gambe e capo coperti. Pochi giorni fa ha vinto il campionato nazionale della crono, portando un altro successo al UAE Team Adq, dopo le vittorie di Marta Bastianelli e quella di Sofia Bertizzolo.

Safiya al Sayegh è araba e ci risponde da Dubai, dove studia grafica e design. Quando si disse che la nascita di un team femminile WorldTour negli Emirati Arabi sarebbe stato un segnale importante sul fronte dell’emancipazione delle donne in quell’area, si pensava a ragazze come lei. Ciò che desta curiosità è come mai Safiya sia diventata una ciclista.

Safiya ha 20 anni e vive a Dubai (foto Heres Agency)
Safiya ha 20 anni e vive a Dubai (foto Heres Agency)

«A scuola – dice e sorride – ero nella scuola di nuoto. Presi anche due medaglie nazionali, ma crescendo scoprii che non c’erano categorie agonistiche per le ragazze della mia età, così smisi e mi unii alla squadra di atletica. Un giorno con mio padre comprai una city bike e cominciammo a girare nei dintorni. Ero sempre andata in bicicletta. Prima sul triciclo, poi su una di quelle senza pedali per imparare l’equilibrio. Era divertente. Un anno, prima del Dubai Tour, organizzavano una specie di gran fondo. Ne sentii parlare a scuola e anche se non partecipai, scoprii che un’altra ragazza della scuola era in contatto con la federazione del ciclismo. Così chiesi a mio padre di provare, ma lui si rifiutò di farmi fare sport al di fuori della scuola».

E allora come mai sei qui?

Nel frattempo arrivai al diploma. Una volta a tavola, mia sorella chiese di partecipare a un torneo di pallamano e questa volta mio padre le disse di sì, a patto che si impegnasse nello studio. Era la mia occasione, tornai alla carica e questa volta ottenni di andare in bicicletta. Così dal febbraio 2016 entrai nella squadra nazionale. Feci i primi campionati e mi piacque molto. Non sapevo che si potessero fare gare di bici, non seguivo le corse in Europa. Ora invece tanti sanno e si stanno interessando.

Nel ritiro di Calpe, Safiya ha conosciuto le compagne di squadra
Nel ritiro di Calpe, Safiya ha conosciuto le compagne di squadra
Dove ti alleni?

A Dubai, spesso su strade piatte che si spingono nel deserto e possibilmente nelle ore meno calde. Abbiamo il Nad Al Sheba Cycle Park, tre anelli ciclabili lunghi da 4 a 8 chilometri, ma se devo fare di più posso lasciare l’anello e allungare. Se poi ho bisogno di salite, guido per un’ora e mezza e vado a cercare percorsi più duri. Nel weekend, quando sono libera dall’Università, vado in montagna. Sette ore di automobile fra andare e venire, per allenamenti di 3-4 ore.

A proposito di Università, che cosa studi?

Grafia e design. La mia facoltà è in un campus, non è un corso online, quindi devo essere presente. Purtroppo non ci sono esenzioni per gli atleti. Forse però a maggio verrò per due mesi in Europa, dopo che qui la stagione sarà iniziata ad aprile per non avere troppo caldo. Ieri mi sono allenata a 37 gradi.

La ragazza degli Emirati corre da quest’anno con UAE Team Adq (foto Heres Agency)
La ragazza degli Emirati corre da quest’anno con UAE Team Adq (foto Heres Agency)
Come è stato partecipare al collegiale di Calpe?

E’ stato bello soprattutto conoscere le ragazze. Sono state gentili. Mi hanno spiegato il loro mondo. Hanno condiviso le loro esperienze. E’ stato molto bello, ma troppo corto, visto che sono dovuta ripartire presto. Sono stata bene con le ragazze, ma anche con lo staff.

Scusa la domanda, ma sembra strano vederti correre con le gambe e le braccia coperte e il velo in testa…

Ovviamente (sorride, ndr) allenarsi e correre completamente coperta è dura, soprattutto con il caldo di cui dicevamo. Però la mia grande determinazione verso il ciclismo mi permette di superare il problema. Non è poi così grave, si può gestire.

Quando verrai in Europa, quali corse farai?

Non lo so ancora. Prima farò un periodo di allenamento di due settimane, poi la squadra mi darà un programma. Le nostre corse non sono dure come in Europa.

Durante un evento organizzato a Dubai, per lei grande interesse
Durante un evento organizzato a Dubai, per lei grande interesse
Pensi di essere ispirazione per altre ragazze che vogliano correre in bici?

Vedo me stessa che seguo la mia passione e mi piacerebbe essere di ispirazione per altre ragazze. Ce ne sono parecchie che partecipano a raduni di amatori, poche che arrivano alla nazionale. Per me è un grande onore e una responsabilità. So che tante persone mi hanno aiutato e adesso mi seguono. E questo mi fa venire voglia di spingere più forte e sforzarmi ancora di più. Mi spinge davvero a volere di più, a ottenere di più e a progredire.

Pensi che in futuro lascerai il tuo Paese per vivere o correre all’estero?

Per ora non ho programmi in questo senso, è bello vivere qui e maturare gradualmente. Ma non sappiamo come sarà la vita, cosa ci riserverà. Venire in Italia mi permetterà di fare nuove esperienze.

Con le compagne del team in occasione di un evento a Dubai
Con le compagne del team in occasione di un evento a Dubai
Come concili Università e allenamenti?

Cercando di mettere le lezioni a cavallo dell’ora di pranzo, in modo da potermi allenare la mattina preso e semmai nel pomeriggio. Mi alleno per 6 giorni a settimana, ho lezioni per 5 volte a settimana. Mi piacciono i miei studi e credo diano grande opportunità di lavoro.

Non pensi di diventare una ciclista professionista?

Il mio coach dice che potrei farcela. Cercherò di progredire al livello delle atlete europee. Una delle mie preoccupazioni sono le strade danneggiate e la paura di cadute e incidenti. Quindi non vedo l’ora di venire in Europa e spero solo di stare al sicuro durante le gare.

Stai seguendo la Tirreno-Adriatico?

Adesso seguo sempre le corse. Ho visto che Tadej due giorni fa ha fatto una bella differenza. Il livello da voi è davvero altissimo.