Consonni mette la testa a posto, ma resta velocissima

10.05.2023
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L’ultima vittoria di Chiara Consonni portava la data del 18 settembre, al Gp International d’Isbergues, penultima corsa con la maglia Valcar prima di aprire la porta sul UAE Team Adq. Domenica scorsa la bergamasca ha alzato nuovamente le braccia a Helchteren, nel Limburgo fra il Belgio e l’Olanda, nel Trofee Maarten Wynants (foto sportpic_agency in apertura), dopo un mese di assenza dalla strada.

«Sono andata in Canada per la Nations Cup su pista – conferma – e sono tornata tardissimo. Così, dopo l’inizio di stagione bello tirato, ho fatto un po’ di recupero. La pista mi ha dato un bel colpo di pedale e il periodo di stacco mi ha restituito freschezza. Insomma, tutto bene…».

Nella corsa belga al UAE TEam Adq si sono unite anche due ragazze del “devo team” (foto sportpic_agency)
Nella corsa belga al UAE TEam Adq si sono unite anche due ragazze del “devo team” (foto sportpic_agency)
Ci eravamo sentiti dopo il secondo posto alla Dwars door Vlaanderen, sui muri e col bagnato…

Rispetto a quella, questa era una gara più veloce, con un circuito un po’ tecnico. Mi ha ricordato il Liberazione, forse meno dura, però piena di curve. E’ stato bello, sapevo che dovevo fare ritmo gara perché non correvo dalla Roubaix, quindi non sapevo come stavo. In più c’erano due nuove ragazze del “devo team”, Pellegrini e Gillespie, con cui non avevo mai corso. Insomma, è stata una bella esperienza.

Prima vittoria a maggio, squadra nuova: come va la stagione?

Ho tante certezze in più, intanto per il modo in cui sono seguita. Quando sono caduta alla Gand e mi sono fatta male al ginocchio, c’erano tutti i mezzi per recuperare al meglio. La Tecar, un massaggiatore, la fisioterapista. Tante cose che vengono messe a nostra disposizione per farci arrivare al top alle gare. Ho tantissime persone che mi seguono, la dottoressa che mi scrive tutti i giorni. Essendo anche italiani, c’è un rapporto più amichevole. Mi piace, mi sto trovando benissimo anche con le compagne. Marta (Bastianelli, ndr) mi sta insegnando tanto ed è un peccato che smetta, sennò ci saremmo divertite ancora un po’ (ride, ndr).

Hai provato a farle cambiare idea?

Sì, tante volte, però non ha funzionato. Non ne può più di sentirsi dire che può fare ancora un paio di anni. Ormai ha deciso. Con tutto quello che ha vinto, poteva smettere anche prima. Però vedendola anche quest’anno, penso sia una delle ragazze con più grinta che abbia mai conosciuto. Anche quando le cose vanno male, ti dà proprio una carica fuori dal comune.

Consonni non correva su strada dalla Roubaix, chiusa al 9° posto. Qui con Marta Bastianelli, suo riferimento
Consonni non correva su strada dalla Roubaix, chiusa al 9° posto. Qui con Marta Bastianelli, suo riferimento
Come lo vedi Arzeni, in questa nuova dimensione WorldTour?

Il Capo è più tranquillo rispetto alla Valcar. Prima ricopriva tanti ruoli e magari era un po’ meno presente, nel senso che poteva fare meno attenzione alle singole cose. Adesso invece ha il tempo per gestirle meglio. Poi penso che si trovi bene anche lui in squadra, deve collaborare con altre persone che hanno curriculum di tutto rispetto. Penso agli altri direttori sportivi, Marcello Albasini, Alejandro Gonzalez Tablas e Cristina San Emeterio. Lo vedo tranquillo, più consapevole dei suoi mezzi.

Il tuo prossimo obiettivo sarà il Giro?

Sinceramente (fa una pausa, ndr) non so se lo farò, anche perché le tappe non sono ancora uscite. Faccio sicuramente il Tour in preparazione ai mondiali su pista e forse quello su strada, di cui però ancora non so nulla. Non è tanto duro, ma bisogna vedere come rientro dopo questo periodo di stop. Mi piacerebbe tanto esserci, anche perché non ho mai fatto una corsa su strada da elite in nazionale, solo da junior. Il Tour finisce quattro giorni prima, sarebbe perfetto.

Sul podio di Helchteren, Consonni con Dideriksen (seconda, a sinistra) e Martins (foto sportpic_agency)
Sul podio di Helchteren, Consonni con Dideriksen (seconda, a sinistra) e Martins (foto sportpic_agency)
Pensi si possa fare il doppio mondiale – strada e pista – a pochi giorni di distanza?

Come dice Marco Villa, devi prepararti prima e noi abbiamo già cominciato. Quando sono a casa, cerco di andare il maggior numero di volte in pista per non avere problemi di adattamento quando ci sarà doppia attività. Hanno fatto un calendario tanto ravvicinato però ci si prova. Sono due cose che mi piacciono e spero di farle entrambe al meglio.

Hai detto che ti senti molto seguita, quali sono gli aspetti in cui questo è più evidente?

Non c’è una cosa in particolare, è in generale il modo in cui è attrezzata questa squadra. Adesso ci hanno dato un anello che si chiama Ultrahuman, che aiuta a guardare i battiti, quanto recuperi, come dormi, quanto dormi. Abbiamo a disposizione tutti i mezzi per farci arrivare al meglio. Alla Vuelta è arrivato il pullman grande, è arrivata la cuoca, c’è Erica Lombardi che ci segue per la nutrizione. Insomma, se non vai non puoi incolpare nessuno.

Probabilmente ho sbagliato numero. Credevo di aver chiamato la Consonni che durante le Sfr faceva i selfie. Ti hanno cambiato…

In meglio dai, però è vero (ride forte, ndr). Bisogna cambiare…

Suo fratello Simone sta correndo il Giro: campione olimpico come Milan, punta anche lui a una tappa
Suo fratello Simone sta correndo il Giro: campione olimpico come Milan, punta anche lui a una tappa
Che cosa vogliamo dire a tuo fratello Simone che sta correndo il Giro?

Speriamo che arrivi anche per lui, cavoli, la vittoria in un grande Giro. Sono tutti lì che vogliono vincere, ma spero per lui che arrivi qualcosa, anche per il morale. Che si sblocchi come Milan. Mamma mia che bestia, ragazzi. Che volata ha fatto Johnny?

Prossima corsa?

Vuelta a Burgos, settimana prossima. Ma significa che quando il Giro sarà a Bergamo, io sarò lontana e un po’ mi dispiace. Per cui adesso lavoro qualche altro giorno a casa, anche se farà brutto tempo, e poi preparerò la prossima valigia…

Persico super al Brabante. Rivincita e SD Worx battuta

13.04.2023
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Nell’hotel in cui alloggia la UAE Team ADQ la cena va per le lunghe. La squadra ha appena trascorso una giornata piena di emozioni e forse non fa troppo caso all’attesa. La favolosa vittoria di Silvia Persico alla Freccia del Brabante è ancora negli occhi di tutti e il morale è alto.

Il valore del successo della 25enne bergamasca appare subito maggiore perché ottenuto battendo un’atleta della SD Worx, lo stesso team che l’aveva messa nella morsa al Fiandre. Stavolta Persico si prende la rivincita con una prestazione di qualità e un po’ lontana dalla sua indole. Si mette alle spalle Demi Vollering, una che arrivava da due vittorie e un secondo posto su quattro gare disputate. Sul traguardo di Overijse si materializzano una serie di spunti. Ce li appuntiamo e li sottoponiamo a Silvia.

Persico esulta. La Freccia del Brabante è sua grazie a sangue freddo e volata di rimonta
Persico esulta. La Freccia del Brabante è sua grazie a sangue freddo e volata di rimonta
Che tipo di corsa è stata?

E’ stata dura per il brutto tempo. Nell’ultimo giro e mezzo è pure peggiorato, con tanta pioggia. La strada era un po’ scivolosa. Tatticamente era stato deciso che sarei stata io la capitana. Sarei dovuta stare tranquilla fino a pochi chilometri dalla fine o quando si fosse mossa la SD Worx. Prima di allora hanno lavorato molto le giovani Ivanchenko e Piergiovanni, poi sono entrate in azione Sofia, Olivia e Mikayla (rispettivamente Bertizzolo, Baril e Harvey, ndr). Le ringrazio tutte perché sono state fantastiche nell’aiutarmi durante tutta la corsa. E ringrazio anche lo staff che si fa sempre in quattro per noi.

A quel punto toccava a te farti trovare pronta…

Sì e ci sono riuscita. A circa 15 chilometri dalla fine siamo rimaste in cinque, tra cui Reusser, Chabbey e Van Anrooij. Ai meno otto sono rientrate anche Vollering e Lippert. La SD Worx era in superiorità numerica, ma ho notato che non c’era molto accordo, né fra loro due né in generale fra noi di testa. Anzi, credo che se ci fossero stati altri 3-4 chilometri probabilmente il gruppo delle inseguitrici ci avrebbe ripreso visto che hanno chiuso a 25 secondi da noi.

Era una situazione simile agli ultimi chilometri del Fiandre?

Sì, anche se là ero da sola in mezzo a tre di loro. Qui ho cercato di non ripetere gli stessi errori. Sapevo di essere in buona condizione, ma non avevo gambe al top. Stavolta il difficile non è stato seguire le atlete della SD Worx quanto invece stare calma e capire cosa poteva essere meglio per me. Di solito sono una generosa, che tende a sprecare. Questa volta mi sono sentita forte nella testa e contemporaneamente sembrava che Demi (Vollering, ndr) non fosse brillante come al solito. Così ho avuto qualche sicurezza in più.

Vittoria di qualità per Persico al Brabante. Vollering e Lippert sono alle spalle
Vittoria di qualità per Persico al Brabante. Vollering e Lippert sono alle spalle
Poi hai impostato la tua solita volata di rimonta.

Non potevo fare altro (sorride, ndr). Ho sì uno spunto veloce, ma non lungo. Dopo un chilometro di salita, ci siamo trovate il vento contro nel rettilineo finale. Reusser tirava, ma non sembrava per preparare un attacco di Vollering e quando Demi è partita, l’ho sfruttata come riferimento e sono uscita negli ultimissimi metri. D’altronde sapevamo che la corsa si sarebbe potuta decidere anche così. Diciamo che volevo rifarmi della delusione del Fiandre e ce l’ho fatta.

La notizia è che la SD Worx si può battere. Questa gara ti ha detto come si può fare?

Loro finora hanno vinto quasi dappertutto, sono uno squadrone. Senza nulla togliere alle altre o anche a noi stesse, la SD Worx resta la squadra da battere, soprattutto perché nelle fasi che contano sono sempre in superiorità numerica. La differenza spesso la fanno lì. Però abbiamo visto che correndo in altre maniere, magari non sempre in difesa, possiamo batterle. Bisogna trovare e provare il giusto mix tra il restare tranquilli come ho fatto io e il contrattacco. E magari inventarsi qualcosa d’altro.

Fuga decisiva. Ci sono anche Vollering, Reusser, Lippert, Chabbey e Van Anrooij. Persico resta calma e non spreca
Fuga decisiva. Ci sono anche Vollering, Reusser, Lippert, Chabbey e Van Anrooij. Persico resta calma e non spreca
Che sapore ha questa vittoria per Silvia Persico?

Naturalmente sono felicissima e spero che sia l’inizio di tante altre. Mi ha fatto piacere il messaggio di congratulazioni del cittì Sangalli. Ripenso che un anno fa in questi giorni dovevo ancora vincere la prima mia gara internazionale (il GP Liberazione, ndr) e rifletto sul salto che ho fatto in tutto questo lungo periodo. Adesso sono in una nuova dimensione qua alla UAE, ma non mi sento arrivata. Sono ambiziosa e voglio migliorare sempre di più. Questa vittoria alla Freccia del Brabante mi dà tanto morale. Spero che come squadra potremo fare bene anche nelle prossime gare.

Quali saranno?

Correrò Amstel, Freccia Vallone e Liegi. Poi andrò a fare la Vuelta in Spagna. Qui sulle Ardenne abbiamo cambiato il gruppo, sono arrivate le scalatrici. Ci serve un po’ di rodaggio, ma sono convinta che già durante le ricognizioni che faremo ci integreremo al meglio. Anche perché io finora ho corso solo otto gare. Per me il trittico che sta per arrivare è tutto nuovo visto che la mia unica partecipazione all’Amstel nel 2018 è durata pochissimi chilometri causa caduta. La mia intenzione è quella di replicare gli ultimissimi festeggiamenti.

Tattica della UAE Adq sulle pietre? Sentiamo Arzeni

09.04.2023
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Rubens Bertogliati, team manager della UAE Adq, ad un certo punto ha fatto il gesto di mordersi i pugni. Eravamo nel centro del velodromo di Roubaix e all’arrivo delle ragazze mancavano una dozzina (o poco più) di chilometri. Come mai – era la domanda più logica – non vanno a tirare le ragazze della UAE Adq visto che sono in tre e una di queste è Chiara Consonni?

Le fuggitive in quel momento erano ad una manciata di secondi. E quando Marta Bastianelli (nella foto di apertura) si è messa in testa, la sensazione è che fosse ormai troppo tardi. Un peccato, dal loro punto di vista. Più che altro perché quando tutto sembrava perduto, prima del penultimo settore in pavé, erano arrivate a una decina di secondi dalla testa. Di fatto il gap era chiuso e davanti non sempre giravano regolari.

E invece succede che per fare le tattiche servono le gambe. Servono più gambe… anche quelle di altre squadre e alla fine quei 10” erano molto più di quel che ci si poteva immaginare. Dopo la corsa a fare chiarezza è Davide Arzeni, diesse della squadra degli Emirati Arabi Uniti.

Ammiraglia della UAE Adq dopo la corsa, a sinistra Arzeni parla con Bertogliati…
Ammiraglia della UAE Adq dopo la corsa, a sinistra Arzeni parla con Bertogliati…
Com’è andata, Davide?

Sono molto contento della prestazione delle ragazze e di Aleandro Gonzales-Tablas (l’altro diesse, ndr) che ha diretto le operazioni. Secondo me le ragazze si sono comportate veramente bene. Avevamo studiato con cura la nostra corsa. Volevamo mettere un’atleta nella fuga.

Laura Tomasi

Esatto, e ci è riuscita. Peccato che sia caduta sul Carrefour de l’Arbre. A quel punto, dietro siamo stati costretti ad inseguire, ma sono mancate un po’ le gambe. Però ripeto, essere lì, a 8-10 secondi dalla testa della corsa, nel vivo della gara, mi fa piacere e non posso che essere contentissimo della prestazione della squadra. Certo è stata un’occasione persa per salire sul podio, ma va bene così…

Una brava e generosa Laura Tomasi è entrata nella fuga principale. Solo una caduta sul Carrefour de l’Arbre l’ha fermata
Una brava e generosa Laura Tomasi è entrata nella fuga principale. Solo una caduta sul Carrefour de l’Arbre l’ha fermata
E infatti, nel velodromo c’era quel senso di mordersi le mani…

Io continuo a dire che dobbiamo essere contenti perché io metto sempre la prestazione davanti. Perché se corri bene, se corri così, prima o poi arriva il risultato arriva.

Facciamo un po’ la parte del diavolo. Non era meglio far tirare prima Marta Bastianelli? In questo modo avrebbe portato sotto Chiara Consonni che in volata è fortissima…

Gli ordini erano quelli, però lo sapete, la corsa è un’altra cosa. Non è facile. Penso anche che Marta abbia dato tutto quello che aveva. Quindi se non siamo riusciti a chiudere è perché davanti sono state più forti.

In effetti nel mezzo del velodromo, proprio con Rubens Bertogliati commentavamo che dopo il penultimo tratto in pavè le fuggitive si fossero riprese…

La polacca Marta Lach ha tirato tantissimo negli ultimi chilometri (e anche la stessa Jackson, ndr). Che dire: noi ci abbiamo provato. Abbiamo sognato – breve pausa del “Capo” – e torneremo per vincere.

Alla fine Chiara Consonni era stanca. La lombarda ha chiuso al nono posto, battuta da Kopecky e Georgi nel drappello delle inseguitrici
Alla fine Consonni era stanca. La lombarda ha chiuso al 9° posto, battuta da Kopecky e Georgi nel drappello delle inseguitrici
Di solito sei una sentenza! Di una cosa vi va dato atto: siete un gruppo giovane e nel finale ne avevate tre davanti…

Ed è quello che dico: a livello di squadra, a prescindere dal risultato, non si può dire niente. La corsa è andata più o meno come volevamo, avevamo piazzato un’atleta in fuga e Chiara e Marta erano con le migliori.

Ti aspettavi una corsa simile?

Sì, sì… Anche con gli altri direttori sportivi ci aspettavamo un andamento così. Per me è stato importante inserire una ragazza in fuga, perché sarebbe potuta servire sul finale. E nello stesso tempo, se la fuga fosse arrivata come di fatto è andata, si sarebbe potuta giocare le sue carte. Laura è veloce. Era perfetta. Però con i se e con i ma… si fa poco.

Carbonari: «La Scheldeprijs con la WorldTour mi ha ravvivata»

08.04.2023
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Ad Anastasia Carbonari serviva una scossa per ravvivare questa prima parte di stagione. Non che finora le fossero mancati alcuni buoni piazzamenti con il Devo Team UAE, ma per una serie di circostanze stava perdendo mordente. Talvolta basta poco avere una scarica di adrenalina ed uscire dal torpore.

Ecco quindi che arriva la chiamata per correre lo Scheldeprijs con la formazione WorldTour e Carbonari si ritrova a vivere situazioni di un anno prima. In ammiraglia c’è “Capo” Arzeni e in squadra una fetta della vecchia Valcar. L’italo-lettone contribuisce al terzo posto di Consonni (dietro Wiebes e Kool) e rinfranca il suo morale per meritarsi nuovamente il posto.

A Carbonari è servito correre la Scheldeprijs per rivivere certe sensazioni e per darsi una scossa
A Carbonari è servito correre la Scheldeprijs per rivivere certe sensazioni e per darsi una scossa
Anastasia partiamo dai primi mesi del 2023. Come sono andati?

Devo considerarli sotto due punti di vista. Soddisfatta per le prestazioni, ora sostengo sforzi più prolungati. Bene anche per i risultati. Seconda a Umag ad inizio marzo e qualche giorno dopo abbiamo vinto la cronosquadre del Trofeo Ponente in Rosa. Lì ho fatto anche un piazzamento nei dieci, così come al Tour de Normandie. Se invece penso alla condizione, speravo di essere più fortunata. Nell’ultimo periodo ho avuta una mezza bronchite. Facevo quasi fatica a tossire per la gola infiammata. Per fortuna non ho avuto febbre né placche. Peccato perché stavo così anche poco prima della Scheldeprijs.

Che sensazione è stata correre quella gara con la squadra maggiore?

E’ stato come un salto all’indietro, condito da tanta emozione. Naturalmente c’era Arzeni in ammiraglia, insieme ad Anna Badegruber, la nostra diesse nel Devo Team. “Capo” ha chiamato anche lei, che è giovane ed ex corridore, per fare un po’ di esperienza. Lui era contento di rivedermi, ci siamo scambiati le solite battute. Ed io avevo bisogno di ritrovare i suoi stimoli, senza nulla togliere agli altri miei tecnici che mi insegnano tanto, ma con lui sono diventata un corridore. Poi c’erano anche Chiara e Karolina (rispettivamente Consonni e Kumiega, ndr). Sono stata contenta di rivederle. Abbiamo corso con lo spirito della Valcar sapendo di essere il UAE Team ADQ, quindi più importante.

Carbonari seconda a Umag dietro Vigilia. Pochi giorni dopo vincerà la cronosquadre del Ponente in Rosa (foto instagram)
Carbonari seconda a Umag dietro Vigilia. Pochi giorni dopo vincerà la cronosquadre del Ponente in Rosa (foto instagram)
Qualcuno ti ha fatto gli onori di casa?

Intanto mi ha fatto piacere che avessero preparato per me una maglia di campionessa lettone per il team WT, quindi un po’ diversa da quello che uso di solito. Ho conosciuto meglio Elizabeth Holden, mia compagna di stanza. Poi è stato un onore salire sul bus della squadra e tutto il resto del contesto. Sia lì che in gara ci ha spiegato tutto Trevisi. Lei era la più esperta in squadra e ci ha aiutato tanto. Si è complimentata sia con me che con Linda (la svizzera Zanetti, anche lei atleta del Devo Team, ndr).

In corsa poi come ti sei trovata?

Avvertivo un’ansia buona. Sapevo che ci sarebbero stati ritmi diversi da quelli che facevo ultimamente ma è andato tutto bene. Anzi mi sono sentita parte in causa del terzo posto conquistato da Chiara. Ad un certo punto la fuga di sette atlete aveva ancora un bel vantaggio a venti chilometri dall’arrivo. SD Worx e Team DSM stavano lasciando fare anche se non avevano nessuno là davanti. Così ci siamo incaricate noi di chiudere. Non avevamo nulla da perdere, pur sapendo che Wiebes e Kool ora sono un gradino sopra tutte in volata. Avevamo fiducia in Chiara che non ha nulla da invidiare a loro due e infatti ha dimostrato di essere al loro livello. Ecco perché dicevo prima che mi sembrava di essere tornata ai tempi della Valcar. Mi piace questa filosofia di correre.

Com’è stato il finale?

Il compito mio e di Kumiega era quello di portare Consonni sulle ruote di Wiebes prima dello sprint. E lo abbiamo fatto bene. Poi l’ordine d’arrivo lo conosciamo tutti, ma era importante rispettare le indicazioni. Arzeni era contento e non solo lui. A fine gara Lars Boom (il diesse della SD-Worx, ndr) ha ringraziato Trevisi per il nostro lavoro negli ultimi chilometri, così come la stessa Kool ha fatto con Consonni. Ecco, questo mi ha inorgoglito. Ci voleva per me. La Scheldeprijs mi ha svegliato (dice sorridendo, ndr).

Ora Anastasia Carbonari come si presenterà alle prossime gare?

Torno nel Devo Team con molta più carica. E’ molto motivante correre con la squadra WorldTour. E’ una cosa che fa bene ad ognuna di noi che finora l’ha fatto. Già lunedì a Mouscron voglio fare bene, anche mettendomi a disposizione di compagne più veloci e adatte di me a quella corsa. Fra di noi c’è molta disponibilità ad ascoltarci. Dobbiamo ancora imparare tanto e dobbiamo crescere, però riconoscere con onestà se possiamo fare la corsa o se dobbiamo lavorare per una compagna è fondamentale. E’ un aspetto a cui fanno attenzione di là.

Ex Valcar. Nel finale di Scheldeprijs, Carbonari e Kumiega (a sx) hanno lavorato per tenere davanti Consonni
Ex Valcar. Nel finale di Scheldeprijs, Carbonari e Kumiega (a sx) hanno lavorato per tenere davanti Consonni
Cos’hai notato in UAE del rapporto tra team WorldTour e Devo?

Oltre ai risultati, so che i due staff si confrontano abbastanza con vari report su di noi della formazione development. Guardano come lavoriamo, se siamo unite o come facciamo un lead-out. Vogliono vedere se siamo pronte a ripetere le stesse cose più in grande. Personalmente questo lo ritengo molto stimolante. Il mio obiettivo è quello di entrare nel 2024 nella formazione WorldTour. Mi sto impegnando per farlo sperando di centrare qualche vittoria.

Persico, un bel Fiandre. «Ma ora penso alle Ardenne»

07.04.2023
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L’azione di Lotte Kopecky sull’Oude Kwaremont, che ha deciso il Giro delle Fiandre, è stata potenza pura. La campionessa belga si è tolta dalle ruote l’unica atleta che era riuscita a rimanere con lei: Silvia Persico. La bergamasca del UAE Team ADQ ha chiuso poi quarta sul traguardo di Oudenaarde, seconda delle italiane, dietro a Elisa Longo Borghini.

«Tutto sommato – ci racconta mentre sta andando a fare i massaggi – sono felice del mio quarto posto. Per i primi due giorni dopo la corsa ero leggermente amareggiata, poi mi è passata, alla fine ho dato tutto quello che avevo».

Dopo il Koppenberg si sono avvantaggiate in quattro, in ordine: Reusser, Kopecky, Persico e Wiebes
Dopo il Koppenberg si sono avvantaggiate in quattro, in ordine: Reusser, Kopecky, Persico e Wiebes

Koppenberg primo punto chiave

Sulle pietre del Koppenberg la corsa delle donne si è accesa. Persico e tre atlete della SD Worx, tra cui Lotte Kopecky, si sono avvantaggiate, complice una caduta nelle prime posizioni che ha causato un rallentamento in gruppo. 

«Lo avevamo già visto dalla ricognizione – ci confida – che il Koppenberg sarebbe stato un punto chiave della corsa. Abbiamo provato a farlo a piedi, capendo fin da subito che ripartire su quelle pendenze sarebbe stato difficilissimo. L’obiettivo, concordato con i diesse nelle riunioni pre gara, era prenderlo nelle prime posizioni. Chiara (Consonni, ndr) mi ha dato una grande mano nel tratto di pianura che precedeva il Koppenberg.

«E’ uno dei Muri più impegnativi del Fiandre, lungo, con pendenze toste, anche se lontano dal traguardo risulta decisivo. Per molte delle mie compagne rappresentava una finish line, il posto nel quale terminare il loro lavoro. Dalla tattica prestabilita saremmo dovute rimanere in tre della UAE ADQ: Bastianelli, Consonni ed io. Chiara però quel giorno non si sentiva bene e così si è messa a nostra disposizione».

Silvia Persico nella morsa della SD Worx ha tenuto testa a Wiebes e Kopecky
Silvia Persico nella morsa della SD Worx ha tenuto testa a Wiebes e Kopecky

Fra tre fuochi

«Sul Koppenberg – afferma – è successo quello che avevamo pensato in partenza. Una mezza caduta in testa al gruppo ha messo in croce le altre. Così davanti, oltre a me, sono rimaste tre atlete della SD Worx: Kopecky, Wiebes e Reusser.

Persico all’inizio ha collaborato con le compagne di fuga, senza farsi intimorire. L’occasione era ghiotta e mettere più secondi possibili con le inseguitrici era fondamentale

«Anche dalla macchina – continua Silvia Persico – mi hanno detto di collaborare. E’ stata la mossa giusta a mio modo di vedere, non sono rimasta passiva a subire il ritmo delle avversarie, ma mi sono data da fare. Certo, sarebbe stato meglio non essere in mezzo ad atlete della stessa squadra, ma è andata così. Sono dell’idea che anche se mi fossi messa a ruota, non sarebbe cambiato nulla. In quell’azione non ho sprecato tante energie, ho sempre cercato di andare il più regolare possibile. Una volta sul Taaienberg – prosegue la bergamasca – si è staccata Wiebes. Ho respirato un po’ e siamo andate via ancora del nostro passo».

Le inseguitrici hanno agganciato la Persico solamente sul Paterberg
Le inseguitrici hanno agganciato la Persico solamente sul Paterberg

Oude Kwaremont: il giudice

Sulla strada verso l’Oude Kwaremont dal trio di testa si è staccata anche Reusser, e così si è formato il duo Persico/Kopecky. Le inseguitrici non riuscivano a guadagnare terreno, complici la fatica ed il poco accordo. Lotte Kopecky ha preso in testa il penultimo muro, l’Oude Kwaremont, ed ha imposto il suo ritmo. Silvia Persico ha tentato di tenere il passo, ma la pedalata della belga era più incisiva. 

«Kopecky – conferma Persico – ha avuto una marcia in più sull’Oude Kwaremont. Lo avevo visto già dai Muri precedenti, ma in quel caso ero riuscita a rimanere agganciata perché lo sforzo era di breve durata. La differenza in quei due chilometri è stata tanta, le mie gambe non hanno retto. Kopecky ha fatto la differenza proprio dove serviva molta forza, non ho potuto fare nulla. Una volta staccata ho deciso di andare su regolare e di aspettare il gruppetto dietro di me, che mi ha raggiunto solamente sul Paterberg».

In volata la bergamasca è stata anticipata da Vollering e Longo Borghini: quarto posto finale
In volata la bergamasca ha concluso quarta, dietro a Vollering e Longo Borghini

Volata beffarda

La volata del gruppetto è stata vinta da Demi Vollering che ha coronato una grande giornata per la SD Worx. Una doppietta come quella delle Strade Bianche, ma questa volta a posizioni invertite. Alle spalle dell’olandese si è piazzata Elisa Longo Borghini, per Silvia Persico è arrivato un quarto posto, con qualche rammarico, forse. 

«Non è stata la mia migliore volata – ammette – ma ero davvero poco lucida. Sarebbe stato meglio battezzare la ruota della Vollering. In più, ho fatto un errore di valutazione nel lanciare lo sprint e sono partita troppo tardi, per saltare la Longo mi sarebbero serviti due o tre metri in più di strada. Tuttavia, il rettilineo di Oudenaarde è difficile da interpretare, perché la strada scende leggermente ma poi spiana. Ti invoglia a partire ma poi rischi di rimanere piantata nel mezzo. Alla fine mi sono confrontata anche con Arzeni ed entrambi ci siamo ritenuti soddisfatti. La corsa è stata studiata e gestita nel migliore dei modi. Ora mi aspettano un po’ di giorni di allenamento a casa e poi ripartirò in vista delle Ardenne».

Waregem, Consonni a denti stretti sui muri

30.03.2023
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Quando si è resa conto che Demi Vollering fosse ormai imprendibile, Chiara Consonni si è concentrata sul suo sprint e ha portato a casa il secondo posto nella Dwars door Vlaanderen. Lo scorso anno l’aveva vinta, ma il livello questa volta era decisamente diverso. La bergamasca del UAE Team ADQ ha lottato con le unghie su tutti i muri per rimanere agganciata e alla fine assieme alla compagna Gasparrini è entrata nell’azione che ha deciso la corsa e dalla quale a circa 10 chilometri dall’arrivo è partita Vollering.

Elisa Longo Borghini al rientro dopo il Covid, chiude all’11° posto
Elisa Longo Borghini al rientro dopo il Covid, chiude all’11° posto

Voglia di vincere

Una doccia per rimettersi in sesto, poi bastano pochi minuti perché Chiara ritrovi il suo smalto. Per un carattere positivo come il suo, il secondo posto è motivo per essere allegri, anche se la voglia di vincere inizia a essere una febbre da scacciare quanto prima.

«Sono contenta – dice Consonni – anche se è venuta una corsa un po’ diversa dallo scorso anno. Siamo andate forte e c’erano atlete di qualità superiore. Una corsa meno controllata e quando si è trattato di inseguire Vollering, ero ormai sola. E’ rientrata Gasparrini, ma aveva già fatto così tanto che non poteva dare di più. Pensavo semmai a una mano da parte della Movistar, ma non si sono mosse».

Sfortuna alla Gand: Consonni ne porta ancora i segni sul ginocchio destro
Sfortuna alla Gand: Consonni ne porta ancora i segni sul ginocchio destro

A denti stretti sui muri

Alla Gand-Wevelgem la sfortuna l’ha fatta da padrona per colpa del maltempo e di condizioni che il gruppo delle ragazze mal digerisce. Ieri a Waregem, in una giornata asciutta, c’è voluto un grande assolo di Demi Vollering per impedirle di sprintare per la vittoria.

«Sto bene da circa un mese – prosegue Chiara – ma ho avuto anche sfortuna. Alla Gand stavo benissimo, ma pioveva e molte ragazze sono cadute, perché fra noi se piove su queste strade, sono dolori. Oggi al confronto (ieri, ndr) è stata una corsa tranquilla, con la solita bagarre prima dei muri, ma poche cadute. Correre in una WorldTour significa che magari quelle delle altre squadre vengono a chiederti una mano quando c’è da inseguire una fuga, mentre prima alla Valcar ci lasciavano tranquille. Devo ringraziare le mie compagne per avermi portata ai muri sempre in ottima posizione. Abbiamo corso con compiti diversi, fra Marta (Bastianelli, ndr) e me. Io mi concentro sugli sprint di gruppo, lei su quelli un po’ più ristretti. Per come sto andando, mi chiedo che cosa potrò fare al Fiandre. Adesso il gioco è tenere duro sui muri e poi rientrare. Vediamo se sarà possibile anche domenica, altrimenti non avrò problemi a mettermi a disposizione della squadra».

Le braccia al cielo

L’anno scorso, le ragazze di Arzeni avevano trascorso le vigilie e i dopo gara del Nord in una villetta affittata per l’occasione. Il passaggio nella sfera UAE ha fatto riscrivere le abitudini, per cui si alloggia in un hotel accanto a una stazione di servizio e si cerca di far passare il tempo in questo modo più asettico e, dicono, più professionale.

«In squadra si stanno creando ottimi rapporti – spiega Consonni – siamo unite e piano piano impariamo a conoscerci, anche se ovviamente non siamo ai livelli della Valcar, perché lì eravamo insieme da cinque anni. E poi corro con Marta, che per me è un idolo. In più con il supporto di Arzeni, le cose vanno benissimo. Incredibilmente sento che vado più forte dell’anno scorso, senza saper dire come mai. Magari in queste corse è un fatto di esperienza, dato che anche io comincio a diventare grande. Al UAE Tour invece ho fatto qualche bella volata e mi sono resa conto che il livello delle velociste è molto alto. Ora invece mi aspettano Fiandre, Scheldeprijs e Roubaix. Non so se saranno l’occasione per alzare le braccia al cielo, ma ammetto che non vedo l’ora».

Albasini, spalla di lusso per Arzeni al UAE Team ADQ

29.03.2023
4 min
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L’ultima volta che avevamo parlato con Marcello Albasini, ci aveva raccontato della EF Education-Nippo Development, di cui era il direttore sportivo e da cui Enrico Gasparotto aveva preso il volo direzione Bora-Hansgrohe. Più di un anno dopo, ce lo siamo ritrovati a Le Samyn sull’ammiraglia di Davide Arzeni, mentre parlavamo con il tecnico del UAE Team ADQ della vittoria di Marta Bastianelli. Abbiamo scoperto a questo modo che lo svizzero fosse approdato nella squadra gestita da Rubens Bertogliati. E a quel punto sono bastati dieci secondi per immaginare il collegamento fra i due.

«La prima volta che ho fatto un mondiale con Rubens – racconta Albasini – era in Spagna, a San Sebastian 1997. Lui aveva 17 anni, io ero tecnico della nazionale svizzera, si arrivò tutti in gruppo e vinse il vostro D’Amore. Per quei due anni abbiamo fatto qualche corsa in nazionale negli juniores. Poi quando era già grande e aveva chiuso la carriera, l’ho cercato perché venisse a fare il direttore sportivo alla IAM Cycling. Adesso invece mi ha chiamato lui perché venissi qui. Il ciclismo è un mondo piccolo, ma intanto mi trovo bene e andiamo avanti».

Albasini è stato tirato a bordo da Rubens Bertogliati, team manager del tema femminile
Albasini è stato tirato a bordo da Rubens Bertogliati, team manager del tema femminile
Abbiamo perso un passaggio: come è finita con la continental?

Per me era abbastanza difficile, avevamo idee un po’ diverse. E così alla fine, dato che sono anche andato in pensione, ho scelto di andare via.

Quanti anni hai?

Ne ho 66, pensavo di aver finito. Invece mi ha chiamato Rubens. Mi ha chiesto come fossi messo e io gli ho detto di toglierselo dalla testa, che volevo andare in pensione. Lui ha insistito. Gli ho proposto di fare il 50 per cento delle giornate, invece sono diventate il 100 per cento. Come sempre quando dico di no, finisce che accetto.

Cosa ti pare di questo ciclismo femminile?

Con le donne è tutto nuovo, però è anche interessante. Sono rimasto sorpreso vedendo a quale livello si sia portato il movimento, specialmente come organizzazione. Sapevo che le atlete hanno fatto un bel passo avanti, perché ho allenato per due anni Marlene Reusser e so quando sia salito il livello atletico. Invece l’organizzazione mi ha sorpreso. Non so se tutte le squadre siano allo stesso livello nostro, ma siamo quasi al livello di una WorldTour maschile.

Sull’ammiraglia alla Gand-Wevelgem, Albasini è accanto ad Arzeni, che parla con Gasparrini
Sull’ammiraglia alla Gand-Wevelgem, Albasini è accanto ad Arzeni, che parla con Gasparrini
Quanto è diverso invece il livello tecnico delle corse al tuo punto di vista?

Sto ancora guardando, non conosco ancora tutte le ragazze, lo sto facendo pian piano. E’ un po’ diverso dal quello maschile, perché se partono le più forti, è difficile trovare un gruppo dietro per chiudere i buchi. Ci sono 10-15 ragazze fortissime e alle loro spalle c’è una sorta di altro livello. Ma credo che si andrà nella stessa direzione dei maschi, per cui le differenze andranno progressivamente a ridursi.

Voi siete già organizzati bene, da quest’anno anche con il team di sviluppo…

Penso che qui si facciano le cose proprio come si deve, anche pensando al futuro, per vedere chi si può prendere per i prossimi anni.

Bastianelli ha detto che al Nord è molto più importante che altrove avere in ammiraglia tecnici esperti.

In Belgio l’esperienza ti aiuta tanto. Conosci i percorsi, conosci i tratti importanti, i punti importanti. Anche Marta però è un’atleta di spessore, veramente una campionessa e i campioni hanno tutti lo stesso carattere, che siano uomini oppure donne

Con quale entusiasmo si riparte a 66 anni?

Come posso dire… E’ sempre interessante vedere cose nuove. Impari, chiedi, capisci come funziona questo nuovo mondo. In parte è diverso da quello in cui ho lavorato finora, però se ci sono cose nuove e la motivazione di vedere come funzionano, allora non ci sono differenze.

Avere tecnici esperti è utile soprattutto al Nord. Qui Marta Bastianelli tira il gruppo
Avere tecnici esperti è utile soprattutto al Nord. Qui Marta Bastianelli tira il gruppo

Un progetto molto ampio

A margine delle parole di Albasini, è interessante notare che rispetto allo scorso anno, Rubens Bertogliati ha smesso di preparare i corridori di sua competenza nel team maschile e si è dedicato al 100 per cento alle donne. Il UAE Team ADQ è infatti parte integrante di un progetto sociale ben più ampio negli Emirati Arabi Uniti.

«Il progetto globale che abbiamo iniziato nel 2014 – spiega il team principal Mauro Gianetti, in apertura con Albasini – è sfociato nella WorldTour maschile a partire dal 2017. Ora si sta sviluppando, si sta ingrandendo e l’ambizione è quella di far crescere tutto il movimento, anche quello femminile. Si è fatta una programmazione a lungo termine, soprattutto per il progetto negli Emirati Arabi. Ormai siamo quasi a 2.000 chilometri di piste ciclabili, quando solo 10 anni fa non c’era nulla. Centinaia di migliaia di persone, che prima non lo conoscevano, hanno iniziato a fare ciclismo. Hanno aperto centinaia di negozi. La bici non serve solo per trovare futuri campioni, ma soprattutto per la salute e il benessere di una nuova generazione. Il team femminile rientra in questo stesso filone. Avere delle squadre ad ogni livello che rappresentano questo ideale per noi è molto importante».

L’esordio di Gasparrini alla Uae, con un record

25.02.2023
4 min
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Se non è una prestazione da Guinness dei Primati, poco ci manca… Alla Volta Comunitat Valenciana femminile disputata la scorsa settimana, Eleonora Camilla Gasparrini ha infilato una serie di prestazioni uniche, almeno statisticamente: quattro tappe e quattro quinti posti in sequenza, né più né meno. Se a questo si aggiunge che la ventenne torinese era al suo debutto assoluto con il Uae Team Adq, con il quale è entrata nel WorldTour.

La Gasparrini sul podio della Volta Valenciana, prima nella classifica delle giovani
La Gasparrini sul podio della Volta Valenciana, prima nella classifica delle giovani

Il particolare non le è sfuggito e la fa sorridere: «Se ci provavo direttamente, non ci sarei mai riuscita… Nel complesso posso dirmi soddisfatta, ho avuto sensazioni più che buone. Ci tenevo a far bene non solo per la squadra, ma anche per avere buone indicazioni per il prosieguo della stagione e in particolare le classiche belghe».

Ottenere quattro volte lo stesso piazzamento denota anche una certa poliedricità…

Effettivamente è quello che mi hanno detto i tecnici, ho dimostrato di poter andar forte su svariati terreni. La prima tappa si è conclusa con una volatona di gruppo, la seconda sempre allo sprint dopo che il gruppo si era spaccato. Nella terza c’erano ben 3.000 metri di dislivello, molto dura, ho chiuso seconda nel gruppo delle prime inseguitrici, nella tappa finale la salita conclusiva ha fatto selezione, ma ho fatto comunque la volata del gruppetto inseguitore delle prime due. Alla fine ho dimostrato di cavarmela ovunque.

Per la ventenne un esordio più che positivo nel nuovo team, protagonista in ogni frangente
Per la ventenne un esordio più che positivo nel nuovo team, protagonista in ogni frangente
Che cosa ti ha detto questa prima esperienza stagionale?

Mi ha confermato di essere una ciclista abbastanza polivalente, ma devo ancora scoprire molto su me stessa. Non mi sono ancora testata su un percorso con tanta salita, soprattutto su salite lunghe. Era la prima volta che provavo a stare al passo di atlete con maggiore propensione per i tracciati duri. Ero abituata a gestirmi su certi percorsi, andare un po’ al risparmio energetico, ma questa volta ho corso spesso andando oltre i miei limiti e questo mi conforta.

Era la tua prima esperienza in un team della massima serie. Che cosa è cambiato?

Le gare in fin dei conti sono le stesse che frequentavo lo scorso anno con la Valcar, team al quale devo davvero tanto. Quel che cambia però sono le responsabilità: le aspettative sono molto alte, io le sentivo anche prima, ma la situazione è certamente diversa. Ora si parte sempre per vincere, come team e bisogna farsi trovare sempre pronti. Vincere è quasi un obbligo se corri a questi livelli, la struttura della quale sono entrata a far parte è molto diversa.

Per la torinese due anni di “apprendistato” alla Valcar, team al quale resta molto legata
Per la torinese due anni di “apprendistato” alla Valcar, team al quale resta molto legata
Da quel che si è visto anche in Spagna e considerando anche le tue prove della scorsa stagione, in questo momento la tua propensione pare rivolta alle brevi corse a tappe…

Sì, è un po’ la dimensione ideale per le mie caratteristiche. Ho un buon recupero, spesso nelle ultime tappe vado più forte che all’inizio. Resta il fatto però che devo ancora scoprire del tutto le mie possibilità e per farlo devo ampliare le mie gare, le mie esperienze. Ogni competizione è un test importante per capire. Ho ancora tanta strada da fare, ogni manifestazione è un mattoncino da aggiungere alla casa. Spesso in squadra mi dicono che sono giovane e devo fare legna ed è vero…

A proposito della squadra, come ti trovi?

Molto bene, è davvero un bel gruppo e credo che l’ambiente sia il punto di forza del nostro team. Siamo tutte molto legate e ci si diverte, anche con lo staff.

Anche il cittì azzurro Sangalli ha apprezzato le sue prestazioni spagnole. Futuro in azzurro?
Anche il cittì azzurro Sangalli ha apprezzato le sue prestazioni spagnole. Futuro in azzurro?
Siete una squadra con una forte presenza italiana, addirittura la metà delle tesserate pur essendo un team estero. Quanto incide questo?

Io credo molto, ma noi ci teniamo a fare gruppo tutte insieme, non siamo italiane e straniere, ma un tutt’uno. Per questo ad esempio parliamo inglese, per permettere a tutte di integrarsi. Resta però il fatto che c’è comunque un clima scherzoso, allegro, positivo, insomma tipicamente italiano, forse anche un po’ “casinaro”, che trascina anche le altre.

Che cosa ti aspetta ora?

Siamo in Belgio per due corse importanti, l’Omloop Het Nieuwsblad di oggi e le Samyn di martedì. Sono gare che conosco bene, che ho già affrontato e che mi piacciono molto proprio perché sono dure, devi stare sempre all’erta. Correrò in funzione delle altre, per fare esperienza, continuando a costruire.

Carbonari, profumo di WorldTour con la UAE Development

02.02.2023
5 min
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Tasto rewind, si torna indietro di cinque mesi esatti. Il 2022 di Anastasia Carbonari era finito il 2 settembre al Simac Ladies Tour contro un pick-up nero a 20 chilometri dalla fine della seconda tappa. La 23enne italo-lettone di Montegranaro aveva avuto paura di compromettere la carriera per la quale il suo diesse Arzeni aveva previsto un futuro nel WorldTour.

Rimandiamo avanti il nastro. Adesso per Carbonari la massima categoria è davvero a portata di mano. La Valcar – che ha mantenuto la propria identità per l’attività giovanile dalle junior in giù – si è trasformata nella UAE Development Team, ovvero la sorella minore della UAE Team ADQ in cui è arrivato “Capo” in ammiraglia. La particolarità di queste formazioni di sviluppo è proprio la possibilità di interscambiarsi le atlete con la prima squadra a seconda del calendario, con la condizione obbligatoria che dove corre un team non può esserci l’altro. Abbiamo quindi voluto sapere da Anastasia come si sta apprestando a vivere questa nuova fase professionale.

Carbonari in fuga. Un’azione con la quale si è contraddistinta nel 2022
Carbonari in fuga. Un’azione con la quale si è contraddistinta nel 2022
Innanzitutto come è stato il ritorno in bici?

Ci è voluto un po’ di tempo per superare il momento più brutto dell’incidente perché ripensavo ad un altro che mi era successo qualche anno fa. A settembre ero tornata in auto dall’Olanda, piena di dolori e di preoccupazioni. D’altronde non poteva essere altrimenti con una scapola, cinque vertebre e sei costole rotte. Non ero depressa, ma non l’ho vissuta bene, tanto che ad Arzeni dicevo che non ero convinta di riuscire a ripartire. Poi a novembre ho fatto le prime pedalate facendo attenzione ad ogni minima buca per non sentire nuovamente male e per non sollecitare la schiena e il torace. Ed ora quella botta è un lontano ricordo.

Proprio in quel periodo ti avevano riconfermato alla Valcar. Sapevi già che sarebbe diventata il devo team della UAE?

A dire il vero no. Prima della mia caduta al Simac se ne parlava, ma ancora non si prevedeva una situazione del genere. Ho saputo tutto quando sono tornata dalle vacanze in Lettonia, fatte appena terminata la mia convalescenza. Ho preso subito bene la notizia pensando che fosse una occasione maggiore per crescere e lavorare meglio. Ero rimasta alla Valcar per quello. Adesso ho una motivazione in più per passare nel WorldTour.

Carbonari e Cipressi saranno due pedine importanti per la UAE Development Team
Carbonari e Cipressi saranno due pedine importanti per la UAE Development Team
In teoria potresti correre con la prima squadra. Cosa sai già dei nuovi programmi?

Noi del Devo Team abbiamo fatto dieci giorni di ritiro a Calpe verso fine gennaio dove ci siamo conosciute meglio e dove ci hanno presentato come sarà il nostro calendario. Tra le due squadre in effetti ci sarà una costante interazione. Capiterà che alcune di noi correranno con loro e viceversa. Il mio debutto è fissato per l’1 marzo con l’Umag Trophy in Croazia. Poi indicativamente dovrei fare corse in Olanda, Belgio e il Liberazione. Salvo cambiamenti, con la formazione WorldTour potrei correre lo Scheldeprijs e il Festival Elsy Jacobs, la gara a tappe in Lussemburgo. La seconda parte di stagione la vedremo più avanti.

Sei pentita di non aver accettato le proposte di altri team WorldTour dove avresti potuto fare un calendario più ampio?

No, assolutamente. Ovvio che il sogno di ogni ragazza è quello di essere e restare nella categoria più alta, ma qui so che posso completare il mio processo di maturazione. Sinceramente non pensavo di avere una esclation del genere se penso dov’ero nel 2021, però so che devo fare ancora esperienza e qui sono nel posto giusto. Il nostro gruppo di lavoro resta la stessa famiglia di prima con un livello generale più alto. Non che non lo fosse l’anno scorso, ma l’ambiente è ancora più professionale.

Ti peserà non poter disputare, almeno sulla carta, gare come Vuelta, Tour Femmes o Giro Donne in cui ti eri fatta conoscere?

Naturalmente per tutte le cose c’è il rovescio della medaglia. Io la sto già vivendo serenamente. Saltare queste corse è un sacrificio che ci sta e che si può fare. Lo vedo come un investimento per il futuro.

A che punto sei dell’escalation di cui parlavi prima?

Sono più consapevole dei miei mezzi, ma ci sto ancora lavorando. Mi sono resa conto di poter essere parte della corsa e di poter avere un mio ruolo. Diciamo che avendo un contratto fino al 2024 con la UAE Development Team so che posso fare le cose con la giusta pressione.

Quali sono gli obiettivi di Anastasia Carbonari per il 2023?

L’idea sarebbe quella di togliermi qualche soddisfazione, sia come risultati che come prestazioni. Punto ad arrivare molto performante al Liberazione, una gara nelle mie corde e che solitamente c’è nel periodo in cui inizio ad andare meglio. Per il resto vorrei confermare il titolo di campionessa lettone, magari vincendo la gara unica che c’è per noi dei Paesi Baltici. E naturalmente correre europeo e mondiale con la mia nazionale.