Il succo della gara sta tutto nella foto di apertura: Silvia Persico che spinge, Rebecca Gariboldi che stringe i denti. Tutto sembrava già scritto tra le donne per questo tricolore ciclocross. E alla fine le cose sono anche andate secondo i programmi, ma per arrivare all’epilogo il cammino è stato diverso da quello atteso.
Sotto la pineta di Castel Fusano, Silvia Persico ha dovuto faticare ben più del previsto per confermarsi campionessa italiana. La difesa di Rebecca Gariboldi è stata stoica. E anche Francesca Baroni, terza all’arrivo, ha contribuito alla suspense.
Il film della gara
Pronti e via e c’è subito una caduta importante. Tra le altre, finiscono a terra anche Eva Lechner e Sara Casasola. Ed è soprattutto l’atleta della Selle Italia-Guerciotti a pagarne le spese: lei poteva avere un certo peso su questi campionati italiani di ciclocross. Sara corre con la bici in spalla fino ai box, in pratica inizia la sua corsa con 1’30” di ritardo.
Intanto Silvia Persico inizia a menare forte. Bastano poche curve perché si ritrovino in tre: lei, Gariboldi e Baroni. Dietro Arzuffi man mano regola tutte altre e conduce il “secondo vagone”.
Le cose restano così fino a due tornate, o poco più, dall’arrivo, quando prima la Baroni e poi la Gariboldi cedono. E si aprono i distacchi importanti.
I distacchi esplodono…
Distacchi finali grandi, nonostante la Persico abbia staccato l’ultima avversaria a un giro e mezzo dalla fine. Ma è quel che succede quando il divario tra le atlete è ampio. Dopo che una si toglie di ruota l’altra, cambia tutto. E chi sta dietro cala di brutto.
«Sono partita forte – racconta Persico dopo il traguardo – e quando sono scivolata mi sono detta: “Mi devo calmare perché se inizio a fare così alla fine mi complico le cose”. Quindi ho cercato di andare del mio passo, concentrata e regolare senza strafare.
«Ho provato sin da subito a staccarle ma c’erano troppe curve, non riuscivo a fare la differenza. Poi, non so perché, ho provato a chiedere qualche cambio ma non me lo hanno voluto dare».
Si sapeva che Silvia fosse nettamente la più forte e le altre hanno giocato su questo punto. Ma la portacolori della Fas Airporte Services non ci sta del tutto…
«Alla fine sono umana anche io. Anche io potrei avere una giornata no e non capisco questa paura nel darmi un cambio. Comunque ho insistito sul mio passo fino al termine, spingendo forte».
La differenza, dicevamo, tra Silvia Persico e Rebecca Gariboldi c’era ma quella che si annunciava essere una cavalcata trionfante alla fine è stata una corsa abbastanza dura. Merito anche del fondo, che in un tratto, proprio quello del fettucciato maggiore, era molto lento.
Applausi Gariboldi
Un grosso plauso va dunque alla Gariboldi. L’atleta del Team Cingolani con la sua strenua tenuta ha reso la corsa meno scontata.
«Io – dice Rebecca – guardavo solo la ruota posteriore di Silvia. Sapevo che lei era la più forte e che dovevo fare così. Questo forse mi ha portato ad andare anche oltre i miei limiti. Ho dato il 110% ed essere riuscita a tenerla così a lungo è segno di una buona condizione. E questo è quel che succede quando si sta bene».
Il podio finale è la conferma di un netto salto di qualità da parte di Rebecca. La sua stagione è stata costellata di ottimi risultati, ma soprattutto di una grande costanza di rendimento a livelli più alti che in passato. Non a caso sul traguardo ha esultato.
«Ci ho lavorato molto per arrivare a questo punto e ne sono contenta. Devo ringraziare la mia squadra che per me è come una seconda famiglia. Fanno di tutto per mettermi nelle migliori condizioni. La maglia azzurra? Beh, chiedetelo a Pontoni!».
Ma intanto Rebecca fa un sorriso… La testa è già al mondiale.