Gasparotto alla Bora? Un ottimo acquisto, ecco perché

18.11.2021
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Gasparotto ha già cominciato a lavorare. Martedì si è caricato in macchina Matteo Fabbro e, approfittando del fatto che il biondo vive vicino ai suoi genitori, sono andati insieme a vedere la tappa del Santuario di Castelmonte, terzultima del Giro.

«Tappa interessante – dice prima di rimettersi in viaggio per Lugano – in zone che non ho mai frequentato. Quello è il feudo di De Marchi, che abita ai piedi delle prime salite di tappa. La salita di Kolovrat che parte dalla Slovenia vicino Caporetto è davvero dura. Sale su uno di quei passi su cui le dogane non sono controllate. Là in cima hanno tutti il fucile in casa. E’ un po’ lontana da Castelmonte, perché prima di scendere su Cividale c’è una serie di su e giù. Ma è dura…».

Un post su Instagram per annunciare il passaggio alla Bora-Hansgrohe
Un post su Instagram per annunciare il passaggio alla Bora-Hansgrohe

Progetto Bora-Hansgrohe

Il “Giallo” è uno dei nuovi direttori sportivi della Bora-Hansgrohe ed è stato bravissimo a tenersi il segreto in pancia, dato che le trattative sono iniziate molto presto nel corso della stagione. Dice che al momento dei primi contatti era concentrato su altre cose e che lo ha conquistato il fatto che si sia parlato di un progetto a lungo termine.

«Hanno parlato di anni futuri – spiega – e questo mi convince, perché non è facile cambiare tanto in una squadra in poco tempo. Avevo diverse idee per la testa. Nel 2021 ho avuto la fortuna di capire come si lavora in un’organizzazione come Rcs. Poi ho avuto la possibilità di sperimentarmi nel ruolo di direttore sportivo, sia pure in una continental (in apertura, sull’ammiraglia della Nippo Provence, in una foto scattata da sua moglie Anna Moska, ndr). E’ presto per dire se quello che sto iniziando è ciò che mi piacerebbe fare da grande. Adesso siamo tranquilli, vedremo come andrà sotto stress».

Gasparotto ha partecipato al Giro d’Italia del 2021 come regolatore in moto, assieme a Velo, Longo Borghini e Barbin
Gasparotto ha partecipato al Giro come regolatore in moto, assieme a Velo, Longo Borghini e Barbin

Giovani direttori

I team manager hanno capito che puntare su direttori sportivi appena scesi di bici offre un enorme vantaggio nel rapporto con i corridori. Perché sanno cosa vivono i ragazzi, avendo ancora sulla pelle e nella testa le stesse sensazioni. Parlano la stessa lingua. E gli atleti giovani, che credono ai fatti più che alle parole, ascoltano più volentieri un tecnico che fino al giorno prima era in mezzo a loro e aveva una voce forte nel gruppo. Uomini che hanno vissuto la schiavitù dei watt, ma sanno che in un corridore c’è tanto di più. E’ così con Pellizotti al Team Bahrain Victorious, con Tosatto alla Ineos e sarà così con Bennati in nazionale.

Si dice che da grandi si tende a imitare quello che si è vissuto. Quale sarà il tuo riferimento?

Per me Rolf Aldag è stato un bel modello e ho la fortuna di lavorarci anche alla Bora. Poi un altro bell’esempio è stato Marcello Albasini, con cui ho lavorato nella continental. Lui è stato illuminante per la capacità di essere padre dei corridori nonostante la grande differenza di età, il fatto di saperli ascoltare. Da tutti si può prendere qualcosa, non vorrei fare nomi…

Nemmeno di Fortunato Cestaro?

Fortunato fu un secondo padre, abbiamo lavorato insieme nei dilettanti e purtroppo non c’è più. Porto con me tutto il buono che mi ha insegnato. E a questo punto, parlerei anche di Franco Cattai, che mi ha messo in bici e che diceva allora in dialetto veneto le cose che ora vengono dette in inglese. Da tutti ho imparato qualcosa, che mi tornerà utile. Il ciclismo è cambiato molto. E’ tutto o niente, è diventato totalizzante. Si rischia di trascurare l’aspetto umano e le esigenze dei ragazzi

Sai già i nomi dei corridori con cui lavorerai?

Ne avrò sei e alcuni che mi intrigano, perché hanno dei caratteri particolari. Ci sono anche gli italiani…

Nel 2005 Gasparotto è passato alla Liquigas, qui al Trofeo Laigueglia
Nel 2005 Gasparotto è passato alla Liquigas, qui al Trofeo Laigueglia
Cosa ti pare di Aleotti?

Quando su un atleta si fanno programmi a lungo termine, vuol dire che la squadra ci crede. Giovanni ha caratteristiche simili alle mie, sarebbe intrigante portarlo alle classiche del Belgio e provare a fare qualcosa di buono.

Credi che questo incarico pareggi i conti con la cattiva sorte che ha condizionato tanto la tua carriera?

Non pareggia i conti, perché in definitiva nonostante gli alti e i bassi, sono contento della strada che ho fatto. Non ho rimpianti e rifarei certe cose, perché tutto, anche gli errori, mi hanno consentito di essere la persona che sono oggi. E sono contento perché entro in un ambiente che, tolti Aldag ed Eisel, non mi conosce…

Che cosa intendi?

Se mi avessero conosciuto 10 anni fa, magari il ricordo li condizionerebbe. Il “Gaspa” di oggi non è quello di prima e devo ammettere che mi piace più quello di oggi di quello di allora. Riconosco che ero un bel testone…

Ti sei fatto da solo la prossima domanda…

In che senso?

Che cosa diresti al “Gaspa” di allora se fossi il suo direttore sportivo?

Eh… (ride, ndr). Cercherei il canale giusto. Gli spiegherei quello che ho vissuto, sperando che accenda la lampadina anche a lui. Ho da raccontare esperienze pratiche che a me sono costate, io ho avuto tempo per rimediare, loro non ce l’hanno. Bisogna tirare fuori il meglio da tutte le situazioni, perché oggi il margine di errore è davvero ridotto.

Fabbro e Aleotti sono due dei corridori che lavoreranno con Gasparotto
Fabbro e Aleotti sono due dei corridori che lavoreranno con Gasparotto
Come si fa a conquistare la fiducia dei corridori?

Ve lo dico l’anno prossimo (ride nuovamente, ndr). Siamo tutti diversi, per questo è bello e interessante farne parte. Non si può avere con tutti lo stesso approccio, con ciascuno va trovato quello giusto ed è parte del mio lavoro. Arrivo da un corso all’Uci, in cui erano comprese quattro ore di coaching per spiegare come essere a capo di un gruppo di corridori. L’ho trovato molto interessante.

Prossimi passi?

Ritiro in Germania per programmi e misure. Poi liberi fino a gennaio e a quel punto si andrà in ritiro a Mallorca. La squadra ha deciso di lasciarli liberi a dicembre, perché i ragazzi sono veramente professionali. Ai miei tempi c’era da puntare il fucile perché ci allenassimo, qui bisogna frenarli perché fanno anche troppo. Aleotti e Fabbro andranno alle Canarie, molti si stanno attrezzando in questo senso. Stressarli adesso non serve. Saltato il Tour Down Under, si comincerà tutti più avanti. E la stagione sarà ancora una volta lunghissima…