Trofeo Binda: Van Anrooij firma il tris della Trek

19.03.2023
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L’anno scorso ha tirato per Balsamo e la campionessa italiana vinse il Trofeo Binda. Quest’anno Elisa le ha reso il favore coprendo la sua fuga e poi arrivando seconda. Così Shirin Van Anrooij passa sul traguardo da sola, con 23 secondi sulla compagna, che batte in volata Vittoria Guazzini. Sono i numeri di un’altra giornata perfetta della Trek-Segafredo, che sbanca Cittiglio con un’azione della giovane olandese. Mentre si racconta, è lei la più stupita di tutte. Ventuno anni, originaria di Goes, se ne è andata a un giro e mezzo dalla conclusione, circa 25 chilometri, ripetendo l’exploit che due anni fa regalò il Binda a Elisa Longo Borghini. La Longo doveva esserci, ma è stata fermata dal Covid e la squadra ha tenuto alta la bandiera, vincendo la classica varesina per il terzo anno consecutivo.

«Non ci credo neanche io – dice con gli occhi che sprizzano gioia e stupore – sapevo di essere in buona forma, ma dopo la stagione del cross mi sono fermata per due settimane. Ero venuta per aiutare nuovamente Elisa Balsamo, ma mi sentivo super forte, ho attaccato ed è andata bene».

Sola al traguardo con 23 secondi su Balsamo e Guazzini
Sola al traguardo con 23 secondi su Balsamo e Guazzini

Come Van der Poel

Si è accomiatata dal cross vincendo il mondiale U23, poi si è fermata e ha ripreso dalla Danilith Nokere Koerse, al primo anno fra le elite, con un 27° posto onorevole, ma senza poi molto da segnalare. E adesso che le chiedono se la vittoria del Trofeo Binda le farà cambiare idea sul cross, molla lì un concetto su cui evidentemente ragionava da ieri pomeriggio.

«Correre fra le elite è diverso dal farlo fra le U23 – dice – ma per me nulla cambia rispetto al cross. Ho dimostrato che le due discipline possono convivere e non l’ho fatto solo io. Ieri Van der Poel ha vinto la Milano-Sanremo, conferma migliore non poteva esserci. Dico semplicemente di cominciare a credere di più in me stessa per le corse su strada. Sono davvero io la più sbalordita oggi».

Van Anrooij e Van der Poel, entrambi olandesi, entrambi iridati di cross ed entrambi vittoriosi nella prima grande classica di stagione. E’ possibile uno spot migliore?

Van Anrooij ha fatto il vuoto, dietro le compagne fanno ottima guardia
Van Anrooij ha fatto il vuoto, dietro le compagne fanno ottima guardia
Ricordi il momento in cui sei partita?

Era la situazione perfetta. Il gruppo era tutto in fila e dalla radio è arrivato l’input di provarci. Eravamo partite per mettere qualcuno in fuga e giocarci semmai la volata con Elisa Balsamo. Così ho provato io, perché ho sentito che avevo ancora qualcosa da dare. E poi poco dopo l’attacco è arrivata la discesa e con la guida che ho sviluppato nel cross, ho preso vantaggio anche lì. Tutti mi dicevano che dovevo insistere, che dietro ero coperta e a quel punto ho smesso di pensare.

Non ti sei voltata quasi mai…

E’ stata un’azione fra adrenalina e buone gambe. Nella salita dell’ultimo giro sapevo di avere un buon margine, ma non so cosa sia successo dietro. Ho fatto la mia lunga crono e probabilmente il fatto che oltre a Elisa ci fosse dietro Wiebes ha scoraggiato le altre dall’insistere a fondo. E’ stato lo scenario perfetto.

Di nuovo Realini

Nella giornata perfetta della Trek-Segafredo c’è stato spazio anche per Gaia Realini, che prima dell’attacco di Van Anrooij ha selezionato il gruppo in salita con tirate notevoli. E prima di lei si è vista anche Eleonora Ciabocco, di cui il cittì Sangalli ha apprezzato l’attitudine per le corse di alto livello.

«Gaia ha tirato molto forte – dice Van Anrooij – ha fatto davvero un grande lavoro. E io ho fatto il resto, ma non mi aspettavo un inizio di stagione come questo. Volevo sfruttare queste corse per preparare al meglio gli appuntamenti del Nord, invece ho scoperto di avere una forma superiore. Spero di mantenerla per un po’. Adesso comincia una parte decisiva di questa stagione…».

Due parole con Pogacar, aspettando le donne sul lago

19.03.2023
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Il numero uno al mondo, in jeans, felpa e scarpe da tennis si aggira per il raduno di partenza del Trofeo Binda. Per Tadej Pogacar si tratta ormai di una tappa obbligata, per seguire la sua compagna Urska Zigart che anche quest’anno corre con la Jayco-AlUla. Lo sloveno ha ancora mal di gambe dopo la Sanremo di ieri, ma appare straordinariamente rilassato. Se non lo conoscessi, lo prenderesti per uno dei tifosi che hanno raggiunto il Lago Maggiore qui a Maccagno. Bambini si accostano per fare una foto. E anche una signora a un certo punto si fa sotto e gli chiede di farsi fotografare con sua figlia, che fra poco correrà con la maglia della Top Girls Fassa Bortolo. Lei si vergogna, ma alla fine si avvicina. Tadej sorride e poi assieme ad Alex Carera si avvicina al pullman del UAE Team Adq per osservare le Colnago delle ragazze.

Ne approfittiamo per due parole, perché di più magari non ne concederebbe, visto che il giorno è di riposo e va anche bene. Ieri sul Poggio, Pogacar ha fatto un numero incredibile, con quel vento contrario e poi di lato. Ha tirato per tutto il finale della salita e poi, comprensibilmente, non ha più avuto gambe per inseguire Van der Poel, furbissimo nello scegliere l’attimo.

L’occasione per fargli due domande era troppo ghiotta, giusto due chiacchiere che vi raccontiamo
L’occasione per fargli due domande era troppo ghiotta, giusto due chiacchiere che vi raccontiamo
Tanto vento?

Parecchio, non è stata una passeggiata arrivare in cima. E non ci siamo fermati, non un rallentamento. Per questo lo scatto di Van der Poel è stato ancora più impressionante.

Mathieu ha detto che la Sanremo è per lui la gara più difficile da vincere.

Lo è anche per me. E’ la più facile da finire e la più difficile da vincere. E’ davvero lunga e per vincere hai bisogno di cogliere il momento giusto. Hai bisogno del giorno perfetto. Tutto deve essere fatto nel modo migliore e devi essere il più forte. Quindi sì, abbiamo visto ieri che anche per me è una delle gare più difficili da vincere. E ha vinto il più forte. Mathieu è stato meraviglioso, incredibile in salita, in discesa e fino al traguardo. Quindi sì, è stata una buona gara, ma non abbastanza.

Foto di gruppo con il UAE Team Adq, la squadra femminile degli Emirati
Foto di gruppo con il UAE Team Adq, la squadra femminile degli Emirati
La Cipressa non ha fatto male, il Poggio è l’unico punto in cui provare un attacco?

La squadra sulla Cipressa è stata impeccabile, difficile che si potesse fare di più. Il Poggio non è il solo posto in cui si possa provare, puoi attaccare ovunque, ma il maggior numero di possibilità ce l’hai sul Poggio, almeno per me. Forse nei prossimi anni proveremo tattiche diverse, ma vedrete che alla fine finiremo per concentrarci ugualmente sul Poggio.

Ti ha stupito, quando ti sei voltato, vedere Ganna invece di Van der Poel o Van Aert?

No, dico la verità. Sapevo che Ganna è forte e che era il leader per la Ineos. Restando lì con me, ha dimostrato di essere in super forma per le classiche. E in volata è stato fortissimo.

Pogacar con la sua felpa DMT si è presentato alla partenza del Trofeo Binda, per supportare la compagna Urska
Pogacar con la sua felpa DMT si è presentato alla partenza del Trofeo Binda, per supportare la compagna Urska
Hai fatto tutto il Poggio in testa, ti aspettavi un po’ di aiuto anche per inseguire Van der Poel?

Quando siamo arrivati in cima, speravo di avere un aiuto maggiore. Van Aert ha provato a fare la sua parte di lavoro. Io ho fatto del mio meglio, ma ero già fuori dalla mia zona rossa e più di così non potevo fare. Forse Filippo aveva gambe migliori di noi, ma alla fine avremmo dovuto impegnarci tutti e tre per avere la possibilità di riprendere Mathieu.

Oggi niente bici?

Oggi niente bici, solo divertimento. Domani un giretto ancora sul facile. E poi da martedì si comincia a lavorare per le classiche…

Minervino: «Il Binda si fa in quattro e non cambierà data»

24.02.2023
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Juniores, esordienti, allieve ed elite. Domenica 19 marzo le quattro categorie, in quest’ordine, renderanno Cittiglio la capitale italiana del ciclismo femminile. Quest’anno il Trofeo Binda avrà anche le due declinazioni giovanili a riempire una giornata che ormai è un must del calendario (in apertura, la vittoria 2022 di Elisa Balsamo, foto Ossola).

Tuttavia Mario Minervino – presidente della Cycling Sport Promotion, la società organizzatrice della gara WorldTour – si trova costretto a scrutare un orizzonte spezzato dalla possibile nascita della Milano-Sanremo donne. Nelle volontà di Rcs Sport, come ci ha espresso la settimana scorsa il suo amministratore delegato Paolo Bellino, la nuova classica femminile potrebbe essere disputata il giorno dopo la prova maschile e quindi in coincidenza di Cittiglio. Anche per questo, abbiamo voluto sentire il patron del Trofeo Binda a circa un mese dall’evento.

Mario come è nata l’idea di aggiungere le gare di esordienti e allieve?

E’ stato un pensiero che ho avuto questo inverno. Siamo giunti alla ventiquattresima edizione per le elite e alla decima per le junior. Credevo che fosse giusto inserire le altre due categorie per avere una vera e propria giornata rosa, che vale una stagione. L’ho fatto prevalentemente a scopo promozionale per dare un segnale della nostra ulteriore vicinanza a tutto il movimento giovanile femminile. L’intento è quello di continuare così anche nei prossimi anni.

Chissà con quale emozione correranno le giovani…

Certo, per loro credo che sarà una bella soddisfazione passare sotto il traguardo delle più grandi. Più grandi non solo per l’età ma anche perché abbiamo sempre le più forti. Abbiamo ottenuto una deroga federale per far correre esordienti e allieve che solitamente iniziano la loro stagione qualche settimana dopo. Onestamente però devo dirvi che spero che queste giovani arrivino a Cittiglio con lo spirito di godersi totalmente la giornata più che per dannarsi l’anima nel fare risultato.

Si è parlato spesso di allungare i chilometraggi delle gare o tappe più importanti. E’ una possibilità che potrebbe riguardare anche il Trofeo Binda?

Non sono i chilometri a migliorare una gara, ma i percorsi. Abbiamo le elite che ne fanno 139 più il trasferimento e le junior quasi 75. Siamo ad inizio stagione, sono distanze giuste per entrambe le categorie. E poi abbiamo un percorso aperto a tutte le atlete. In ogni caso non vedrei l’esigenza di aumentare i chilometri. Perché la gara potrebbe diventare più “noiosa” come abbiamo visto in alcuni casi. E perché all’interno della giornata ci sono degli incastri da rispettare, come la diretta televisiva o da quest’anno le due gare giovanili.

Invece potrebbe esserci la possibilità di vedere la vostra gara in un’altra data?

No e non capisco perché dovrei spostarla. Ho letto cosa è stato scritto nel vostro articolo, ma non voglio pensare alle cose degli altri. Il Binda ha una storia ventennale, si sa da sempre che è in quel periodo. Io mi preoccupo della nostra data, non di quelle delle altre gare. Per me il problema non esiste. Per me la cosa importante è che tra organizzatori non ci si faccia male, rispettandosi reciprocamente, senza forzature.

Mario Minervino è favorevole a una Milano-Sanremo femminile?

Sono sempre stato un fautore delle nuove gare, credo di aver contribuito alla crescita del ciclismo femminile. Io parlo con tutti e ben venga una edizione per le donne purché non mi chiedano di cambiare o non creino una concomitanza di eventi. Prima di affermare certe cose, bisognerebbe vedere chi sono gli interlocutori. Chi vorrà organizzare la Sanremo donne deciderà di metterla nelle date libere. Attenzione però poi a non andare ad infittire ulteriormente il calendario. I diesse e le atlete già stanno facendo i conti con corse ravvicinate, considerando che le formazioni femminili hanno una quindicina di ragazze ed alcuni team non arrivano a dieci. Faccio ciclismo da veramente tantissimi anni e di situazioni ne ho viste molte. Personalmente i proclami non mi sono mai piaciuti, ho sempre preferito agire con i fatti.

Un pronostico. Chi vince il prossimo Trofeo Binda?

Non faccio nomi perché si rischia di sbagliare, ma vincerà la migliore come è sempre stato. Poi manca quasi un mese e tante cose possono cambiare, come la condizione delle atlete. Io voglio che tutto il pubblico possa divertirsi con le nostre quattro gare e che sia una grande giornata per il ciclismo femminile.

Casasola 2022

Casasola stradista, in credito con la sorte

02.05.2022
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Nell’ultima edizione del Gran Premio Liberazione tornato anche al femminile, scorrendo la starting list sembrava di ritrovarsi davanti ai campionati italiani di ciclocross: Silvia Persico che poi ha vinto, ma anche Francesca Baroni e Sara Casasola, finite fra le ritirate. Non è un caso: anche per quest’ultima, ormai l’attività su strada ha un peso notevole nella sua evoluzione e, parlando con lei, si coglie soprattutto il fatto che i valori delle varie specialità sono agli occhi suoi cambiati.

Il risultato di Roma non le ha fatto piacere e poco importa se il numero delle ritirate è stato molto alto (36 arrivate al traguardo a fronte di 63 che hanno abbandonato). Ma è un esito che non l’ha colta impreparata: «La stagione era partita bene, ero cresciuta e mi aspettavo di cominciare a raccogliere i frutti dopo il Trofeo Binda, invece ho preso una bronchite che mi ha fermato per un paio di settimane e dalla quale mi sto riprendendo solo ora. Sapevo di non essere in condizione per il Liberazione e mi dispiace perché ci tenevo».

Casasola strada 2022
Al primo anno alla Born to Win, la Casasola aveva iniziato con un 14° posto a Montignoso
Casasola strada 2022
Al primo anno alla Born to Win, la Casasola aveva iniziato con un 14° posto a Montignoso
E ora?

Si ricomincia da capo. Mi fermo per un po’ per riprendermi bene, quindi salto la trasferta in Repubblica Ceka che era in programma, peccato perché era dove avevo pensato di portare a casa qualcosa. Devo rimettermi in sesto fisicamente, andare avanti così è inutile. Vorrà dire che sposterò i miei obiettivi più avanti, intanto però voglio esserci a Bolzano il 15 e nella settimana successiva al Giro di Campania, sperando di star meglio che a Roma. Poi penseremo ai campionati italiani cercando di fare bene.

Siamo abituati a vederti correre in inverno. In estate come ti trovi?

Nel complesso bene, non ho problemi. Spero anzi di avere maggiori occasioni per poter gareggiare proprio perché finora non ne ho avute così tante.

Casasola mare 2022
Terza ai Tricolori di ciclocross a Variano, l’azzurra punta ad indossare la maglia della nazionale ai prossimi mondiali (foto Cuna Photo)
Casasola mare 2022
Terza ai Tricolori di ciclocross a Variano, la Casasola punta a tornare in azzurro ai prossimi mondiali (foto Cuna Photo)
Proviamo ad andare oltre: la sensazione è che tu stia interpretando questa stagione in maniera diversa dalle precedenti, non più come propedeutica per il ciclocross ma come una stradista al 100 per cento…

E’ una sensazione giusta. Mi sento come un “work in progress”. Nelle occasioni in cui mi sono sentita bene, mi sentivo anche a mio agio in gruppo, sempre più reattiva e attenta anche in tutte quelle situazioni nelle quali tecnicamente mi sentivo in difficoltà fino allo scorso anno. Per questo il mio rammarico è forte: avevo cominciato meglio che nel 2021, quando mi potei limitare solo al Binda e altre 4-5 gare prima del Giro d’Italia, dove corsi fino alla terz’ultima tappa. Quest’anno la mia intenzione è fare più gare e più ravvicinate.

Da che cosa nasce questa scelta?

E’ un cammino di maturazione. Non sono più una ciclocrossista prestata alla strada, ma una stradista a tutti gli effetti, o meglio voglio esserlo sempre di più perché mi accorgo che c’è ancora tanto da imparare e da fare. Fino allo scorso anno lavoravo in prospettiva di quello che sarebbe stato in inverno, ora invece penso alla strada, il ciclocross arriverà a tempo debito. Ciò significa che sono molto più concentrata e carica in quello che faccio.

La friulana è concentrata sulla strada: al ciclocross si penserà da settembre in poi
La friulana è concentrata sulla strada: al ciclocross si penserà da settembre in poi
Il cittì Pontoni ha detto che conta di tirare un po’ le fila a fine agosto. Ti sei sentita con lui?

Non ultimamente, ma so che mi segue come anche tutte le altre. Ci sarà tempo per pensarci e programmare al meglio la stagione, so che per allora ci sarà da pensare anche a un necessario periodo di stacco per preparare la campagna invernale e interpretare le gare su strada con un occhio anche al futuro, ma non è un problema che mi pongo ora.

Alla Born to Win G20 Ambedo che cosa dicono di questa tua attività doppia, storcono un po’ il naso?

Al contrario, ho trovato massima disponibilità e proprio questo mi invoglia a fare sempre di più e meglio. Già mi hanno detto che quando sarà il momento mi lasceranno staccare la spina. E’ un ambiente tranquillo e sereno, oltretutto finora ho avuto occasione di correre quasi sempre con le altre ragazze italiane e abbiamo formato un bel gruppo anche fuori dalle gare. In questo modo ti viene voglia di andare a gareggiare e impegnarti di più. Per questo sono ancora arrabbiata per come sono andate finora le cose, è il momento che la fortuna dia una decisa sterzata.

La Barale cresce a piccoli passi nel Team DSM

29.03.2022
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Il suo cammino nel WorldTour femminile Francesca Barale l’ha iniziato come chi, entrando in un luogo di venerazione, si guarda attorno attento a qualsiasi cosa nonostante sappia tutto di esso.

«Da gennaio – ci racconta la giovane del Team DSM (che compirà 19 anni il prossimo 29 aprile) – sono ripartita da zero. Anche se da junior ho vinto tanto e sono sempre andata molto bene, qua inizia proprio tutta un’altra storia. E la motivazione è tanta».

La scalatrice di Domodossola ha esordito a inizio marzo disputando tre gare finora, ma per il momento il suo impiego è distribuito con accortezza. Sullo sfondo c’è prima la maturità, poi nella seconda parte del 2022 si dedicherà totalmente a quello che per lei, in questo momento della sua vita, è il cosiddetto “piano A”.

Francesca Barale impegnata sulla salita di Orino al Trofeo Binda 2022
Francesca Barale impegnata sulla salita di Orino al Trofeo Binda 2022
Francesca hai debuttato a Le Samyn. Com’è andata?

Bene, sono molto contenta della mia prova. Era una gara di 99 chilometri ed io credevo che mi sarei staccata dopo 30. Benché avessi lavorato bene in inverno, quella è una corsa difficile perché ha sì degli strappi che mi si addicono ma anche tanti settori di acciottolato in cui avrei potuto soffrire. Alla fine sono stata davanti, ho aiutato le mie compagne e mi sono staccata nell’ultimo settore a circa due chilometri dal traguardo.

La settimana dopo avete vinto il Gp Oetingen con la Wiebes, la prima delle sue tre consecutive…

E’ stata una grande giornata per la nostra squadra. Lorena è stata spaziale. Io sono caduta a metà gara ma sono riuscita a rientrare in gruppo. Ho speso tanto per farlo, ma anche se ero a tutta ho tirato nelle ultime fasi di gara. Poi Pfeiffer e Charlotte (rispettivamente Georgi e Kool, ndr) hanno fatto un gran lavoro per tirare la volata a Lorena. Personalmente è stata una bella soddisfazione.

La terza gara, il Trofeo Binda, invece si è chiusa con un DNF, un ritiro. Cos’è successo?

Niente di che, solo che vanno forte (confessa ridendo, ndr). D’altronde era la mia prima corsa WT. No, battute a parte, la neutralizzazione di mezz’ora dopo 50 chilometri di gara (a causa di un incidente stradale sul percorso, ndr) mi ha condizionata parecchio. Conosco il tracciato e stavo bene, ma alla ripartenza le squadre più attrezzate volevano fare gara dura e siamo andate a blocco da subito. Magari non l’avrei finita lo stesso, ma quello stop forzato l’ho patito. Tuttavia sono tranquilla. Fa tutto parte di questa prima parte di stagione, ho tempo per andare meglio.

Francesca Barale, classe 2003, tra le junior è stata campionessa italiana sia in linea (’20) sia a crono (’21)
Francesca Barale, classe 2003, tra le junior è stata campionessa italiana sia in linea (’20) sia a crono (’21)
Immaginiamo sia tutto legato all’impegno tra scuola e allenamento. Come li gestisci?

Finora tutto ok, la media dei voti è alta anche se ho fatto un po’ fatica a recuperare le lezioni perse per i ritiri o le gare. Riesco a conciliare abbastanza bene il doppio impegno. Esco da scuola alle 13,20 e alle 14 sono già in bici. Le difficoltà c’erano in inverno, ma ora che le giornate si sono allungate e col cambio dell’ora, tutto è più semplice.

Il tuo programma agonistico come si svilupperà indicativamente?

L’intenzione della squadra è quella di farmi correre in media 3-4 gare al mese, almeno fino a giugno. Fino al 13 aprile non farò gare. Approfitterò delle vacanze pasquali per andare su in Olanda nel nostro centro (il Keep Challenging Center a Sittard, ndr) per integrarmi al meglio con la squadra. In quelle due settimane comunque dovrei fare alcune corse in Belgio, vedremo quali. Non so ancora se farò il Giro Donne o il Tour Femmes. Dobbiamo ancora impostare la seconda parte di stagione.

Con le compagne come va?

Tutto bene. Ricevo consigli da parte di ognuna di loro, sono tutte molto disponibili. Così come i diesse, naturalmente. E al momento non sento la distanza fra loro in Olanda e me in Italia. Finora ho fatto tre gare con tre gruppi diversi. E’ un bene perché possiamo conoscerci meglio e affinare la sintonia in corsa. Siamo una formazione con una età media piuttosto giovane, ma ormai già esperta. Questo è anche uno dei motivi per cui ho accettato la loro proposta di venire qui.

Francesca Barale in allenamento con la sua compagna e coetanea, l’olandese Elise Uijen (foto instagram)
Francesca Barale in allenamento con la sua compagna e coetanea, l’olandese Elise Uijen (foto instagram)
La Wiebes è il faro della squadra. Ti ha dato qualche suggerimento particolare anche lei?

La sto conoscendo poco per volta. Sappiamo che lei deve finalizzare il nostro lavoro, che dobbiamo svolgere al meglio. Sia in ritiro che nella gara che abbiamo fatto assieme, mi ha subito detto di non strafare per proteggerla quando siamo ancora lontani dal traguardo. Non serve. Lorena è molto brava nel dirti come risparmiare o conservare energie per i momenti decisivi.

Quali sono gli obiettivi del 2022?

Difficile da dire, non ne ho di precisi al momento se non quello di imparare il più possibile. I miei tecnici vogliono farmi crescere senza troppa fretta, facendomi fare tanta esperienza. Poi di solito vengo fuori verso fine stagione. A quel punto vedremo cosa sarò in grado di fare.

Le azzurre dominano il Trofeo Binda. E Sangalli sorride…

21.03.2022
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Un podio verde-bianco-rosso, con forti tinte arcobaleno. Elisa Balsamo, Sofia Bertizzolo e Soraya Paladin. Un ordine d’arrivo tutto italiano non si era mai visto prima al Trofeo Binda, gara del Women WorldTour dal 2016 e giunta alla 23esima edizione. Per la verità l’ultima volta era capitata nel 1995 (le sorelle Cappellotto e Imelda Chiappa ai primi tre posti) ma all’epoca la corsa aveva ancora lo status di gara regionale.

A godersi questo trionfo azzurro a Cittiglio nel giorno dell’equinozio primaverile c’è anche il cittì della nazionale Paolo Sangalli (in apertura con Balsamo dopo l’arrivo) che ha un sorriso grande come una casa. Non solo per il podio ma anche per il quinto posto di Cecchini, l’ottavo della Persico e per la vittoria nelle junior al mattino di Francesca Pellegrini della Valcar-Travel&Service (finora tre vittorie su tre in questo inizio di stagione) davanti a Michela De Grandis (Conscio Pedale del Sile).

Gioco di squadra

La voce di Sangalli al telefono è tutta un programma. «Sono davvero felicissimo perché è stata una giornata iniziata benissimo con le junior e finita alla grande con le elite. Sulla Balsamo (alla sua 15ª vittoria da elite, ndr) ormai non c’è più nulla da dire. Qualunque sia la volata, praticamente non la batti quasi mai. Ha vinto su un percorso poco adatto a lei, ma il suo successo è stato frutto di un grande lavoro della Trek-Segafredo, con una Longo Borghini eccezionale che si è messa al servizio della compagna proprio come al mondiale di Leuven. Sull’ultima salita, a pochissimo dal traguardo, hanno scollinato staccate di 15”, però non sono andate nel panico. Sono rientrate bene ed hanno impostato lo sprint come volevano loro».

Sangalli raggiante

«Bertizzolo – prosegue Sangalli, che ha elogi per tutte – ha avuto la consapevolezza di essere forte dopo la delusione alla Strade Bianche. Qui ha fatto una volata di grande spessore dopo aver lavorato tutto il giorno. Soraya (Paladin, ndr) sta facendo il salto di qualità. E’ arrivata ad un punto della carriera in cui deve concretizzare il lavoro che ha fatto. E anche lei non si era risparmiata prima. La Persico ha confermato che nelle gare dure, come a Siena (10ª alla Strade Bianche, ndr) e a Cittiglio, lei c’è. Infine sono molto contento per la Cecchini che, dopo un paio di anni sottotono, sta tornando ai livelli per la quale l’abbiamo conosciuta. Ieri era lei la deputata a fare lo sprint per lo squadrone della SD Worx. La seguirò molto, ripongo in lei molte aspettative. Non in termini di risultati, ma di prestazioni e di saper essere donna-squadra in cui lei è molto brava».

Balsamo, dedica importante

E le protagoniste del podio cosa dicono? Elisa Balsamo – la terza a vincere il Trofeo Binda in maglia iridata (le altre, Lizzie Deignan nel 2016 e Regina Schleicher nel 2006) – spiega come e perché e cosa vuole diventare.

«In salita vado meglio quest’anno – dice – anche se sull’ultima ero a full gas. Nel finale con Van Dijk, Longo Borghini e Van Anrooij abbiamo deciso di restare assieme per chiudere il buco. Tutta la squadra ha fatto un lavoro prezioso. Questa era una volata da fare in rimonta: più tardi parti, meglio è. E’ stato bello poter condividere le premiazioni con due ragazze che conosco bene. Questa vittoria la dedico ad un mio caro cugino che purtroppo non c’è più da qualche mese (si chiamava Enrico, è morto a ottobre in un incidente stradale, ndr). Sto crescendo in salita per essere sempre di più un corridore da classiche. Qui alla Trek-Segafredo mi trovo benissimo e mi stanno aiutando anche nel gestire il peso della maglia iridata. Correre con queste campionesse ti permette di decidere che tipo di gara impostare. E’ tutto più semplice».

La volata del Trofeo Binda 2022. Cinque italiane nella top ten. Vince Balsamo su Bertizzolo e Paladin
La volata del Trofeo Binda 2022. Cinque italiane nella top ten. Vince Balsamo su Bertizzolo e Paladin

Bertizzolo, volata intricata…

Essere felici per un piazzamento è possibile. Eccome, se lo fai dietro alla campionessa del mondo, che è anche una tua amica. Sofia Bertizzolo, che il 6 marzo aveva vinto a Montignoso la gara internazionale Trofeo Oro in Euro, è soddisfatta di se stessa e del suo Team UAE Adq.

«Abbiamo corso in modo intelligente – dice – Erica (Magnaldi, ndr) ha provato una fuga solitaria, Mavi Garcia ha invece sempre ricucito tutti i buchi. Sono orgogliosa di come siamo partite quest’anno. Conoscevo bene questo arrivo (ci ha vinto da junior nel 2015, ndr) e so che dovevo aspettare perché è lungo e in salita. Sono partita a destra della strada, poi sono uscita a sinistra perché non volevo dare riferimenti ad Elisa che stava rimontando. Forse ho fatto più strada delle altre, ma già la Balsamo è più veloce di me, se poi le tiro lo sprint tanto vale offrirle pure il caffè prima del traguardo (ride, ndr).

«Non potevo fare di più. Alla fine questo arrivo mi ha ricordato le categorie giovanili quando correvo contro di lei che è un ’98 ed è più giovane di me di un anno. Poi sono molto contenta anche per Soraya. Siamo state compagne di squadra negli ultimi due anni e si merita i piazzamenti che sta ottenendo. Ora cercherò di sfruttare ancora la mia condizione nelle prossime gare».

Emozione Paladin

Anche Soraya Paladin fa eco in parte alla sua avversaria e corregionale. «Cittiglio è una gara che mi piace – dice – e stavolta sono doppiamente felice perché è la prima volta che in uno sprint, che non è la mia specialità, riesco a centrare il podio. La Balsamo è imbattibile in volata però noi della Canyon Sram ci abbiamo provato a fare gara dura, a tagliarla fuori. Pensavo che anche la SD Worx volesse fare come noi, ma hanno portato in volata la Cecchini, che è andata fortissimo.

«Oggi ero io quella designata per il finale e onestamente ero piuttosto agitata perché non volevo sprecare tutto il lavoro delle mie compagne, soprattutto di Elise (Chabbey, ndr) che mi ha scortato per tutto l’ultimo chilometro. E’ un buonissimo terzo posto, perché condiviso con due amiche, di cui una, Sofia, mia ex compagna. Lei si merita davvero tanto questi risultati. Anzi, vedendo l’ordine d’arrivo, direi che il nostro cittì avrà il suo bel daffare con le convocazioni».

Sangalli e l’abbondanza

E noi chiudiamo girando lo spunto proprio a Sangalli. «Eh (sospira e ride, ndr), mi piace avere questi problemi di abbondanza, anche perché l’obiettivo è averne così anche per Parigi 2024. Tutte sanno di far parte di un progetto – prosegue – e sono certo che le eventuali esclusioni saranno capite da ognuna di loro. Stiamo creando un gruppo, attraverso i vari ritiri, dove tutte si possono aiutare e nel quale nessuna sarà mai vista come una seconda scelta.

«Ad esempio, per i Giochi del Mediterraneo verrà convocata chi non farà il Giro d’Italia Donne, che è in concomitanza. Per tutti gli appuntamenti terremo conto di chi sarà più in forma. Avremo sempre la miglior nazionale possibile perché abbiamo una nazionale forte. Quando vinceremo sarà merito delle ragazze, quando andrà male sarò io il responsabile. Questa è e sarà sempre la mia filosofia».

Balsamo vincerà a Cittiglio: parola di “Capo” Arzeni

23.03.2021
3 min
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Sarà che quelli della pista vanno spesso cauti nelle previsioni su strada, ma il giorno dopo la cautela di Ganna alla Sanremo (poi smentita da una prova maiuscola), Elisa Balsamo a Cittiglio ha parlato di sé mettendo le mani avanti e ha poi centrato il settimo posto.

«Sapevo che nelle prime corse sarei stata un po’ penalizzata – diceva la piemontese alla partenza – perché durante l’inverno ho fatto quasi solo pista e l’annullamento delle gare in Spagna ci ha impedito di adattarci alla strada. La vittoria in Belgio al Gp Oetingen è stata inaspettata, ma anche il 12° posto del mercoledì alla Nokere Koerse è stato un buon piazzamento in una corsa estrema. Ma il Trofeo Binda è troppo duro per la Elisa di questo momento. Però correre in casa è sempre bello».

La Strade Bianche è stata pesante per la poca attività su strada
Strade Bianche pesante per la poca attività su strada

Il piano del Capo

Certe corse vanno secondo i numeri, ma a volte una buona strategia può fare la differenza. E quella del “Capo” per il Trofeo Binda era sufficientemente diabolica per funzionare.

«Se davanti si fossero guardate un po’ – dice Davide Arzeni, tecnico della Valcar&Travel Servicessaremmo rientrati e magari ci sarebbe scappato un podio. Siamo stati sfortunati, perché mezza squadra s’è disfatta fra guai fisici e problemi meccanici. Altrimenti, visto che dalla fuga era rimasta fuori anche la Sd Worx, si poteva puntare a chiudere. Elisa Longo Borghini ha fatto un’impresa straordinaria, ma se non si fosse mossa, c’era quasi la possibilità di arrivare con un gruppo di 25 e allora cambiava tutto».

Il 14 marzo ha vinto in Belgio il Gp Oetingen, battendo Marianne Vos
Il 14 marzo ha vinto in Belgio il Gp Oetingen, battendo Marianne Vos

Strada e pista

Il quadro è chiaro. Mentre il venerdì tutte le stradiste erano sul percorso di Cittiglio a fare le prove generali, le ragazze della Valcar erano a Montichiari girando in pista.

«Quest’anno – sorride Arzeni, che al momento si trova in Belgio – dobbiamo giocare in difesa, non avendo fatto preparazione su strada. Sapevamo che c’erano cinque ragazze più forti e che avremmo dovuto limare per non fare i fuori giri che ci avrebbero impedito di arrivare bene in fondo. Per questo l’avete vista sempre in gruppo e in grande controllo: ci eravamo detti di fare proprio questo. Ma detto questo, io credo che in futuro, Elisa possa andare a Cittiglio per vincere. Se devo fare un paragone con un professionista, la vedo molto simile a Valverde. Nelle gare veloci è già adesso una sicurezza, ma credo che presto possa arrivare anche in una Liegi».

La piemontese ha vinto la volata per il 7° posto a 2’46” da Balsamo
La piemontese ha vinto la volata per il 7° posto a 2’46” da Balsamo

Dopo Tokyo

E qui la proiezione futura è esaltante. Con Tokyo come orizzonte più immediato, è evidente che fino ad agosto la pista sarà il faro della sua arrività.

«Certamente – conferma Arzeni – anche se da ora e fino all’Amstel, parleremo soltanto di attività su strada. Poi, nell’anno dopo Tokyo, faremo una stagione dedicata integralmente alla strada. Si seguiterà ad andare in pista ogni 15 giorni e durante l’inverno, perché in pista si fanno lavori utili anche su strada, ma una bella stagione su strada per capire di cosa saremo capaci da grandi è davvero una bella prospettiva».

Anche la Vos era a tutta. Paladin racconta…

21.03.2021
3 min
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Taglia il traguardo stremata Soraja Paladin. La portacolori della Liv Racing si accascia alle transenne. Cerca aria per i suoi polmoni. Il massaggiatore le passa una bottiglietta d’acqua. Piano piano si riprende e le smorfie della fatica lasciano spazio alla quiete post gara. Il suo Trofeo Alfredo Binda si conclude con un buon quinto posto.

A Soraja chiediamo soprattutto com’era “la vita” nel drappello che inseguiva la scatenata Elisa Longo Borghini con sua maestà Marianne Vos. Qualche scatto, trenate apparentemente non troppo decise e la Longo che guadagnava. Per carità non vogliamo togliere meriti a chi ha avuto gambe e coraggio, sia chiaro!

Soraja Paladin (27 anni) stremata dopo l’arrivo del Trofeo Binda
Soraja Paladin (27 anni) stremata dopo l’arrivo del Trofeo Binda

Sempre a tutta?

«E’ stata una gara tirata fin dall’inizio – racconta la trevigiana – Come squadra penso siamo state perfette. Avevamo sempre qualcuno in fuga. Poi a due giri dalla fine si è fatta la selezione e sono riuscita a rimanere davanti. Abbiamo provato a ricucire su Elisa, però devo dire che lei aveva una gran gamba. Ha vinto la più forte oggi».

Vero, la campionessa italiana continuava a guadagnare però dalla tv e anche da bordo si aveva la sensazione che non sempre la Paladin e le altre inseguitrici fossero proprio a tutta. E in qualche modo lei lo ammette.

«Sapete – dice la Paladin – quando si è in tante dietro a tirare, c’è sempre qualcuna che cerca di salvare un po’ la gamba, ci si guarda. Noi abbiamo fatto il possibile, però oggi non c’era niente da fare, se l’è proprio guadagnata questa vittoria Elisa. E sono contenta per lei».

Troppo tatticismo

La tattica sta tornando centrale in questo ciclismo. Anche ieri Stuyven ha vinto cogliendo l’attimo e sfruttando gli “incastri” degli altri corridori. Chi non tirava perché era meno veloce, chi era sprinter e aspettava che chiudesse quell’altro, chi faceva il furbo… In certi frangenti conta anche quel che viene detto alla radio.

«Mi incitavano – racconta la Paladin – mi davano la carica e mi dicevano di tenere duro e che alla fine sì soffrivo io, ma anche le altre. Forse potevo fare un po’ di più in volata, ma alla fine avevo i crampi. Anche nel nostro gruppetto tutte aspettavamo un po’ Marianne (Vos, ndr). Lei aveva una gran gamba ed essendo quella un po’ più veloce era anche quella più controllata.

«Si poteva fare qualcosa di più? Non credo. Io ero abbastanza “a tutta” cercavo di non andare troppo fuori giri perché avevo paura di staccarmi in salita però. Dietro non si parlava, nel drappello regnava silenzio, eravamo tutte molto impegnate».

Paladin chiude il gruppo delle inseguitrici, davanti (in giallo) la temuta Vos
Paladin chiude il gruppo delle inseguitrici, davanti (in giallo) la temuta Vos

Bentornata Paladin 

A quanto pare non c’era davvero modo di fare di più. La Longo Borghini è andata più forte. Punto. E di questo avviso è anche il tecnico delle azzurre, Dino Salvoldi.

«Per me non avevano le gambe. Se le avessero avute avrebbero chiuso prima», ha sentenziato il cittì. Il quale ha espresso un parere positivo proprio sulla Paladin. «Finalmente dopo un anno non buonissimo è tornata a farsi vedere».

«Io sono contenta – conclude la Paladin – speriamo bene per le prossime gare a partire dalla Gand e dal Giro delle Fiandre. Mi dispiace per il podio, però sono soddisfatta perché la forma sta crescendo. Adesso bisogna solo continuare su questa strada».

“Longo” come Stuyven: «All or nothing!». Il Binda è suo

21.03.2021
4 min
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Quasi 30 chilometri da sola in testa al Trofeo Binda, in cui per la testa le sono passati mille pensieri e una sola frase, quella detta ieri da Jasper Stuyven nel vincere la Milano-Sanremo: «All or nothing!». Sarà che nell’ammiraglia alle sue spalle c’era ugualmente Luca Guercilena, Elisa Longo Borghini ha messo nei pedali tutto quello che aveva. E anche se le chiedono come mai non sembrasse stanca, la sua risposta è eloquente: «Magari il vantaggio cresceva, ma aumentava anche il mal di gambe. So soffrire e ho sofferto fino all’arrivo».

Da sola per quasi 27 chilometri al comando del Trofeo Binda: tutto o niente!
Da sola per quasi 27 chilometri: tutto o niente!

Azzurre in vista

Trofeo Binda, Cittiglio, il capolavoro di Mario Minervino e della sua Cycling Sport Promotion. La gente non può assieparsi alle transenne e i bar ti invitano cortesemente ad accomodarti fuori, mentre le ragazze si danno battaglia sulle rampe di Casal Zuigno e poi di Orino. Si va veloce, prima con Tatiana Guderzo allo scoperto e poi con Marta Cavalli a fare le prove di attacco. Mancano soltanto Van der Breggen e Van Vleuten, ma il campo partenti è di primissimo piano.

Per questo quando Longo Borghini decide di rompere gli indugi, ci si chiede se non sia troppo presto. Ma in fondo nel gruppetto alle sue spalle fa buona guardia Lizzie Deignan e sembra quasi che la piemontese sia stata mandata all’attacco per preparare il terreno altrui. Ma questa volta nelle sue gambe c’è la forza giusta. Forse c’è anche la voglia di scrollarsi di dosso il sapore beffardo del secondo posto alla Strade Bianche. E aver visto Stuyven vincere ieri la Sanremo in maglia Trek-Segafredo le ha dato il morale giusto. Ora il racconto va avanti con le sue parole e le nostre domande.

Stamattina dicevi che ogni occasione è buona per vincere, pensavi già ad una corsa del genere?

Stavo bene davvero, visto? E’ venuta come l’aspettavo. Siamo venute per fare una bella corsa e il mio ruolo era renderla dura attaccando da lontano. «All or nothing», come ha detto Jasper. Mi ci sono ritrovata alla perfezione.

Hai mai pensato di aspettarle quando il vantaggio non cresceva?

No, onestamente andava bene così. Dovevo sfiancarle. Più fatica facevano e più eventualmente Lizzie avrebbe potuto batterle

Dopo tanti attacchi, ecco quello vincente…

A me va sempre male, ma questa volta non ho mollato fino all’ultimo chilometro. E poi ho evitato di voltarmi, cosa che mi capita troppo spesso. Ma Giorgia (Bronzini, ndr) era dietro con l’ammiraglia e mi ha detto in modo abbastanza esplicito di non farlo. Ho capito che avrei vinto soltanto agli ultimi 200 metri.

Più difficili i tratti in pianura o l’ultima salita?

Sull’ultima salita ho sofferto. Per fortuna ho avuto il supporto dall’ammiraglia, che mi dava il tempo e quasi mi dicevano quando rilanciare. Avere dietro Giorgia e il team manager (Luca Guercilena, ndr) dà parecchio morale.

Ha vinto il Trofeo Binda con una Trek Emonda
Ha vinto il Trofeo Binda con una Trek Emonda
La vittoria…

E’ una grandissima soddisfazione, che dà grandi motivazioni e grande sicurezza. Ogni gara è una storia a parte, per cui adesso non voglio montarmi la testa e continuerò a lavorare e a fare fatica. Non voglio pensare a quello che sarà, alle Olimpiadi, al mondiale. Voglio portare ancora davanti la mia maglia tricolore, che è speciale all’estero e anche in Italia. E’ il mio orgoglio e non sarà per sempre.

Hai abbracciato tua madre e anche Elisabetta Borgia, che lavora con voi come psicologa e sembrava più contenta di te.

Bè, la mamma è sempre la mamma. Mentre Elisabetta lavora con noi dall’anno scorso. Ci ha unito molto. Spesso si sottovaluta l’unità del team, senza rendersi conto che il team veramente vincente è quello unito. E adesso vado. Starò per qualche giorno a casa e poi si parte per il Belgio. Le mie corse stanno per arrivare. Ci vediamo lassù.