Paladin e l’arte preziosa di adattarsi alla corsa

27.03.2024
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«Allo stesso modo, ho visto un’ottima Soraya Paladin che ha corso bene di rimessa». Le parole di elogio del cittì Paolo Sangalli verso la trevigiana alla fine del Trofeo Binda – dove aveva visto tante italiane in ascesa, oltre alla vittoria di Balsamo – sono state lo spunto per un approfondimento tattico.

Adesso sta arrivando il periodo intenso delle classiche del Nord nelle quali ci vuole quel giusto atteggiamento per restare davanti. La base è saper leggere la corsa e correre di conseguenza, anche alla luce degli stati di forma degli squadroni o delle più accreditate. Il risultato finale poi può dipendere da tanti fattori, sfortuna o fortuna, bravura propria o delle avversarie. Paladin è senza dubbio un’atleta di fondo che quando ha la condizione sa tenerla per diverso tempo e sa come sfruttarla al meglio. Riprendiamo quindi con lei l’incipit iniziale.

A Cittiglio nessuna riusciva a fare la differenza, così Paladin ha salvato la gamba per lo sprint ristretto. Chiuderà quarta
A Cittiglio nessuna riusciva a fare la differenza, così Paladin ha salvato la gamba per lo sprint ristretto. Chiuderà quarta
Quarta dieci giorni fa, quinta l’anno scorso e nel 2021, terza due anni fa. A Cittiglio sei sempre andata forte, ma manca sempre qualcosa?

Il percorso del Trofeo Binda mi piace molto e la gara esce sempre dura. Non è mai bello fare quarte o più in generale non vincere, però devi anche considerare chi ti arriva davanti. In un arrivo come quello di Cittiglio è molto difficile battere gente come Balsamo e Kopecky. Anche Pieterse che ha fatto terza è stata una sorpresa fino ad un certo punto. Si è allenata tantissimo su strada e sono convinta che continuerà ad andare forte, proprio come fa nel ciclocross. Personalmente sono soddisfatta del mio piazzamento e di come si è mossa la squadra. Ci siamo dovute adattare.

Quale era la tattica della Canyon-Sram?

L’avevamo studiata bene. L’ideale sarebbe stato portare via un gruppetto, ma abbiamo subito capito che sarebbe stato difficile. A quel punto ci abbiamo provato nel finale con un po’ di attacchi. Bradbury e Chabbey erano quelle deputate a smuovere le acque per cercare di togliere un po’ di ruote veloci. In questo senso Elisa (Balsamo, ndr) è stata molto brava a tenere duro e a meritarsi la vittoria, glielo riconosco e da una parte mi fa piacere. Dall’altra è ovvio che speravamo di fare di più.

Quindi eri tu la capitana designata?

In realtà partivo alla pari con Chabbey, ma nessuno riusciva a fare la differenza e ci stavamo avvicinando ad un possibile sprint più o meno ristretto. Abbiamo deciso in corsa quindi che sarei stata io a salvare le gambe per il finale visto che ho uno spunto più veloce del suo.

E’ questo che intende il cittì per “correre di rimessa”?

Non saprei, credo di sì. D’altronde non potevamo fare altrimenti. Se avessimo avuto al via una veloce come Dygert, probabilmente avremmo corso diversamente. Sicuramente avrei attaccato anche io e magari prima. In ogni caso preferiamo correre così, piuttosto che arrivare a fine corsa col rammarico di non averci provato.

In effetti tu non ti sei mai nascosta e non hai paura di provarci. Nel finale dell’Amstel dell’anno scorso meritavi più fortuna.

A volte bisogna cogliere l’attimo e poi sperare in tante cose per arrivare. Buona sorte, condizione, squadra che ti copre, avversarie che si guardano e altro. Anche in quella Amstel dovevo fare come a Cittiglio e aspettare il finale per giocarmi le mie carte nello sprint ristretto. Però avevo visto come stava andando la gara e così ho attaccato da sola ad otto chilometri dalla fine. Alla fine avevo chiusa quinta, ma piuttosto che limare, mi piace attaccare ed essere protagonista. Di certo posso dire che nel ciclismo di adesso devi evitare il fuorigiri.

E’ per questo motivo che hai iniziato in Australia?

Volevo cominciare il 2024 pedalando al caldo per entrare in forma un po’ prima del solito e ho ripreso laggiù a distanza di sei anni. Al Tour Down Under sono andata inaspettatamente bene (seconda alla seconda tappa dietro Ludwig, ndr) visto che ho dovuto recuperare da una caduta subìta nei primi giorni. Sono tornata in Europa con una buona condizione, però mi sono ammalata proprio la sera prima della Strade Bianche, dove a quel punto mi sono messa al servizio delle compagne. Tuttavia ho ritrovato in fretta la condizione, sinonimo di un buon lavoro invernale.

Ora c’è una serie di gare in cui troveremo davanti Soraya Paladin?

A casa mi sono allenata bene, poi vedremo come andrà. Farò Fiandre, Roubaix e Ardenne, cercando di capire di giorno in giorno se correre di rimessa o meno. Lassù le gare possono prendere pieghe imprevedibili. La speranza è quella di andare bene come a Cittiglio o anche meglio. A maggio dovrei correre la Vuelta a Burgos, mentre la seconda parte di stagione la dobbiamo ancora pianificare.

Uno degli obiettivi stagionali di Paladin è quello di tornare a “firmare” una vittoria, che manca dal 2019
Uno degli obiettivi stagionali di Paladin è quello di tornare a “firmare” una vittoria, che manca dal 2019
A Burgos hai conquistato due tappe nel 2019, ultima stagione in cui hai vinto. Questo può essere un obiettivo stagionale, assieme alla “solita” convocazione in azzurro?

La vittoria spero davvero che arrivi presto, ci vorrebbe. Sulla nazionale non c’è da aggiungere nulla di nuovo. Vestire l’azzurro è sempre un onore e quest’anno farlo a Parigi per le Olimpiadi avrebbe un sapore particolare, visto che mi è già successo a Tokyo. Poter partecipare alla gara olimpica è uno stimolo che però vivo senza pressione. Alla fine so che se non dovesse arrivare la chiamata è perché c’è stata qualche compagna che se l’è meritata di più. Quest’anno ci sono tanti obiettivi da perseguire, ma già solo questi due sono sufficientemente importanti.

Kopecky a Cittiglio, un boccone andato di traverso

19.03.2024
4 min
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Lotte Kopecky non se l’è presa troppo o forse sì? Il Trofeo Binda non rientrava nei suoi piani, resta però il fatto che quando indossi la maglia iridata, fare seconda non è mai una gran cosa. Soprattutto se chi ti batte è stata a sua volta campionessa del mondo e rischi di ritrovartela fra i piedi già domenica prossima alla Gand-Wevelgem.

A Cittiglio domenica c’era anche Guy Van Langenbergh, giornalista del belga Het Nieuwsblad, che ha lasciato casa per l’Italia con la sua auto alla vigilia della Tirreno-Adriatico e, passando per la Sanremo, è ripartito dopo la corsa vinta da Elisa Balsamo. Alla piemontese, il giornalista ha rivolto una sola domanda: che cosa significa aver battuto la campionessa del mondo?

«Il fatto di poter battere Lotte qui oggi – ha risposto Balsamo – dà ulteriore lustro alla mia vittoria. Essere sul palco con la campionessa del mondo è sempre qualcosa di speciale».

Kopecky è stata inserita in extremis nella squadra per il Trofeo Binda
Kopecky è stata inserita in extremis nella squadra per il Trofeo Binda

Volata troppo lunga

In realtà, se alla Sanremo del giorno prima poteva sussistere qualche dubbio sull’esito dello sprint tra Philipsen e Matthews, a Cittiglio non c’è stato bisogno neppure di rivederlo, dato che Kopecky è partita lunga e Balsamo l’ha saltata. Come ha spiegato ottimamente la stessa Elisa, sul rettilineo del Trofeo Binda bisogna scegliere il giusto tempo, altrimenti ci si pianta.

«Eppure io – ha spiegato a caldo Kopecky proprio al giornalista belga – non avevo altra scelta che prendere l’iniziativa. Forse sono partita un po’ troppo presto, ma Balsamo è velocissima. Forse avrei dovuto fare come lei e partire in rimonta, ma probabilmente in quel caso non sarei riuscita a superarla. Uno sprint in salita del genere è perfetto per lei. Ho dato il massimo, non c’è niente di sbagliato in questo secondo posto. Non ho perso contro l’ultima arrivata».

Prima del via, l’organizzatore Mario Minervino le ha consegnato la rana mascotte della corsa
Prima del via, l’organizzatore Mario Minervino le ha consegnato la rana mascotte della corsa

La volpe e l’uva

La sua espressione subito dopo il traguardo e anche nel momento in cui lo tagliava non sembrava esattamente così conciliante e forse per questo la campionessa del mondo poco dopo ha corretto il tiro, raccontandola ai tifosi belgi come fece la volpe con l’uva. La convocazione tardiva di Kopecky è stata dovuta alla cancellazione del suo viaggio per la Coppa del mondo su pista a Hong Kong, dove sarebbe dovuta andare per la qualificazione olimpica. Quando tuttavia ha capito di avere già i punti necessari, la belga ha preferito risparmiarsi lo sballottamento e si è offerta di correre se qualche ragazza fosse stata indisponibile.

«E così venerdì mattina – ha raccontato al collega belga – mi hanno proposto di partire per l’Italia. Certo che volevo vincere, ma sono stata inserita nella selezione solo all’ultimo minuto e non sono venuta qui pensando che avrei vinto facilmente. Sapevo però che con tutte le salite che c’erano lungo il percorso, questa gara sarebbe stata l’ideale come preparazione. Il programma prevedeva un allenamento difficile, il tempo era bello e la sera stessa sono tornata a casa».

Dopo il secondo posto in volata, la doccia di spumante per mano di Elisa Balsamo
Dopo il secondo posto in volata, la doccia di spumante per mano di Elisa Balsamo

Una condizione super

Il racconto rilasciato nell’articolo per il pubblico belga non convince troppo. Il Trofeo Binda è una corsa WorldTour e se hai addosso quella maglia e la condizione che nelle ultime tre settimane ti ha permesso di fare seconda alla Omloop Het Nieuwsblad e poi di vincere Strade Bianche e Nokere Koerse, non attacchi il numero solo per allenarti. Se così fosse stato, sul traguardo Kopecky avrebbe sorriso senza tradire la smorfia contrariata che invece tutti hanno visto. Ma si sa, i campioni corrono sempre per vincere. Il problema è che l’arrivo di Cittiglio l’ha tradita e forse Lotte l’ha sottovalutato. E contro una (altrettanto) campionessa come Elisa Balsamo, se non fai tutto al 100 per cento, rischi di lasciarci le penne.

Balsamo e Parigi: la strada o la pista? Si decide dopo aprile

18.03.2024
7 min
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Elisa Balsamo che vince il Trofeo Binda, tiene un piede su strada e intanto con la coda dell’occhio guarda alla pista. Saranno pure coincidenze, eppure quando prima del via della corsa di ieri ci siamo fermati a parlare con lei, seduta sui gradini del pullman della Lidl-Trek, l’idea era proprio quella di capire in che modo sia strutturata la sua stagione. La vittoria ci ha brevemente distratto, ma rieccoci sul pezzo. Già a dicembre, in occasione dell’incontro nel ritiro di Calpe, il tema era stato messo sul tappeto, ma era troppo presto per approfondirlo.

Si è capito ad esempio che Milan e Ganna non potranno correre la prova su strada, vista la vicinanza della corsa con le qualificazioni del quartetto: 3 agosto la prima, 5 agosto la pista. Diventa pertanto motivo di interesse capire in che modo verrà gestito il settore femminile, che correrà su strada il 4 agosto e inizierà con la pista ugualmente due giorni dopo (6 agosto).

Elisa Balsamo è uno dei… vagoni di pregio del trenino azzurro: oro a Roubaix nel 2021 e agli ultimi europei
Elisa Balsamo è uno dei… vagoni di pregio del trenino azzurro: oro a Roubaix nel 2021 e agli ultimi europei

Le medaglie sicure

Bennati ha giustamente dichiarato che in quanto tecnico azzurro deve tenere conto dell’economia delle medaglie. Quella dell’inseguimento a squadre maschile è una delle più probabili, mentre Ganna e Milan non hanno mai vinto una classica su strada e non è detto che a Parigi sarebbero in grado di fare risultato.

Nel caso di Balsamo il discorso si complica parecchio. E’ vero che il quartetto femminile potrebbe correre per l’oro, ma è altrettanto vero che le chance della piemontese di arrivare all’oro su strada sono sotto gli occhi di tutti. Elisa ha vinto il mondiale di Leuven e per ammissione dello stesso cittì Sangalli, il finale del percorso di Parigi ricorda molto quello di Cittiglio. E’ una questione difficile da affrontare e si è stabilito di farlo dopo le classiche di aprile, con grande collaborazione fra lo stesso Sangalli e Marco Villa. Ma prima o poi bisognerà parlarne, con la sensazione che nessuno abbia voglia di privarsi della piemontese.

Elisa Balsamo è stata iridata nel quartetto, ma ha vinto anche il mondiale su strada del 2021 a Leuven
Elisa Balsamo è stata iridata nel quartetto, ma ha vinto anche il mondiale su strada del 2021 a Leuven

Un giorno per volta

Balsamo è un’atleta che ha fatto della disciplina il suo punto di forza. E se ha deciso di ragionare per momenti distinti, forse è anche perché non serve a niente fasciarsi la testa prima del tempo. L’infortunio dello scorso anno le ha insegnato che basta davvero poco perché i piani cambino senza poterci fare nulla. E questo tutto sommato si è trasformato anche in una lezione da cui apprendere a non guardare troppo lontano. Programmare va bene ed è necessario, vivere il presente al proprio meglio è decisivo.

«Diciamo che sto cercando di lavorare a blocchi – ha spiegato – quindi per adesso le Olimpiadi sono ancora molto lontane. Riprendersi dall’infortunio è stato difficile e comunque quasi tutto il finale di stagione dell’anno scorso è stato compromesso. Ho ripreso la preparazione dopo un bel periodo di vacanza e l’inizio non è stato semplice, perché comunque ho dovuto ricostruire la base che avevo perso con la caduta. Però è stato un inverno positivo, quindi per ora sono contenta del lavoro fatto.

«Ora mi concentro sulla primavera e penso che sia importante per me cercare di fare delle buone prestazioni. Siamo già nel vivo, adesso iniziano le gare che mi piacciono di più. La Ronde van Drenthe (seconda alle spalle di Lorena Wiebes, ndr) della settimana scorsa è stata un primo appuntamento di un certo valore. Ci sto arrivando bene, ho lavorato tanto e quindi spero di raccogliere buoni risultati».

Due clienti speciali

Al Trofeo Binda ha battuto Lotte Kopecky, campionessa del mondo in carica e riferimento anche in pista. E se questo può essere un punto di contatto, le affinità tecniche sono esigue, dato che la belga è un concentrato di potenza fuori dal comune. A parità di altezza (Elisa con 1,71 è un centimetro più alta), Kopecky porta con sé 11 chili di muscoli in più che la rendono una gran brutta cliente e di fatto la sottraggono a confronti troppo frequenti. Nel mezzo c’è Lorena Wiebes (stessa altezza e 5 chili più di Elisa: 60): la velocista dello stesso Team SD Worx, che per la piemontese è una sorta di bestia nera. L’ultimo scontro diretto c’è stato domenica scorsa alla Ronde Van Drenthe: prima l’olandese, seconda l’azzurra.

«Domenica Wiebes ha dimostrato di essere più forte – ha commentato Elisa – e quando qualcuno è più forte, non si può fare altro che togliersi il cappello. Però comunque sono soddisfatta di come sto lavorando. Nessuno è imbattibile, quindi prima o poi riusciremo a metterle la ruota davanti. E’ veramente forte, quindi se uno non fa tutto alla perfezione, è difficile batterla. Penso che sia importante cercare di coglierla di sorpresa, magari provando ad anticipare le sue prime pedalate, che sono davvero micidiali.

«Ho cambiato un po’ i lavori in palestra per diventare un po’ più potente ed esplosiva, però anche quello è un equilibrio delicato. Se carico troppo con i pesi o per raggiungere un picco più alto di watt, finisco col perdere in salita e quindi devo trovare il giusto bilanciamento. Anche perché lei alla fine non è solo una velocista. Tiene sugli strappi e sulle salite brevi, quindi è completa».

Come conferma questa sua su Instagram, i pesi fanno parte della routine di Elisa Balsamo
Come conferma questa foto su Instagram, i pesi fanno parte della routine di Elisa Balsamo

Rotta sul Nord

Ora l’attenzione si sposta alle corse del Belgio. Uno dei primi ricordi, sin dal nascere di bici.PRO, è un pomeriggio trascorso nelle Fiandre con l’allora Valcar-Travel&Service in una villa sperduta nel nulla. C’erano tutte le ragazze. C’era Arzeni con il suo staff che le portava a correre e a scoprire i percorsi. E c’era Dalia Muccioli che cucinava per loro. Elisa aveva con sé un grosso libro e studiava per l’esame successivo: le mancava poco alla laurea in lettere, conseguita il 31 marzo dello scorso anno.

«Conoscere i percorsi è importante – spiegava ieri mattina – ormai sono un po’ di anni che bazzico in questo mondo, conosco abbastanza bene le strade, però ripassarle è fondamentale. Non stravedo per fare le recon, non mi fanno impazzire, però per alcune gare sono sicuramente importanti. Quando vai su quelle strade, anche in allenamento, senti sempre un po’ di tensione. Sei sul percorso della gara, non riesci a staccare completamente la testa. Correrò De Panne giovedì prossimo (21 aprile, ndr), Gand-Wevelgem, Fiandre e Roubaix.

«Il Fiandre per me è la più bella, sogno di essere lì davanti a giocarmela. So che tenere certi atleti su quegli strappi è veramente difficile, però anche a livello tattico essere nel primo gruppetto alle loro spalle potrebbe essere importante per la squadra. Poi vado a Milton per la Coppa del mondo su pista. Sicuramente si pensa anche già all’estate, dopo la primavera farò una piccola pausa per cercare di recuperare energie e ricominciare la preparazione in vista di altri appuntamenti importanti».

La famiglia (compreso il nonno) erano presenti anche ieri a Cittiglio. Qui i genitori alla Valenciana
La famiglia (compreso il nonno) erano presenti anche ieri a Cittiglio. Qui i genitori alla Valenciana

Nodo da sciogliere

Sembra quasi che le Olimpiadi non voglia nominarle. La sensazione è che, sia pure non ammesso da alcuno, ci sia in corso un braccio di ferro col sorriso sulle labbra. I risultati di aprile saranno decisivi per le scelte? Anche questo sarebbe un modo singolare di prendere la decisione. Il ciclismo femminile ammette il doppio impegno, vista anche la ricchezza di atlete a disposizione di Villa?

Quello che per ora è dato di sapere è che Lotte Kopecky, battuta ieri da Balsamo a Cittiglio, correrà la prova olimpica su strada e poi su pista sarà presente nell’omnium e forse nella madison. Aspettiamo le corse di aprile, ma la matassa sembra già ben ingarbugliata.

Balsamo piega Kopecky e si regala il bis al Trofeo Binda

17.03.2024
6 min
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CITTIGLIO – Quando si è capito che sarebbe finita in volata fra Balsamo e Kopecky, non solo per partigianeria, abbiamo iniziato a fregarci le mani. L’arrivo del Trofeo Binda è traditore e niente affatto banale: prima di prenderci le misure, devi sbagliarlo almeno una volta. Elisa Balsamo lo conosce come le sue tasche, per la campionessa del mondo invece era la prima volta.

Quando la piemontese si è fermata, era scossa da un’emozione profonda come le scariche di adrenalina della volata. E quando accanto è arrivata la compagna Shirin Van Anrooij, prima lo scorso anno, le due si sono abbracciate per festeggiare l’ottima riuscita del piano (foto di apertura). La Lidl-Trek aveva assegnato all’olandese il compito di controllare le scalatrici e alla piemontese l’incarico di fare la volata.

«Questa è una volata che a me piace particolarmente – spiega Balsamo – perché è un po’ in salita e ormai ho capito che non bisogna partire troppo lunghe, perché altrimenti ti si aprono le gambe. Sapevo che Kopecky era la più veloce nel gruppetto, quindi ho deciso di prendere la sua ruota ed è stata la decisione giusta. Il nostro punto di forza, oggi come sempre, è proprio la squadra. Per cui possiamo non avere l’individualità più forte, però corriamo sempre come gruppo per cercare di essere la squadra più forte».

Balsamo ha lasciato partire Kopecky e poi l’ha saltata approfittando del suo calo
Balsamo ha lasciato partire Kopecky e poi l’ha saltata approfittando del suo calo

«Shirin – prosegue Balsamo – doveva coprire gli attacchi delle scalatrici più forti e così è stato. Quando abbiamo visto che in cima all’ultima salita era rimasto un gruppettino, si è messa a mia disposizione e per questo io la ringrazio infinitamente. Siamo una bella squadra affiatata e non ci pensiamo neanche un secondo quando dobbiamo metterci a disposizione delle compagne. Questo secondo me nel ciclismo fa la differenza, ma l’ultima salita è stata una vera sofferenza…».

Agganciata per un capello

Elisa è una velocista, ma tiene sugli strappi e sulle salite medie. Quando però a fare il ritmo sono le scalatrici, per restare agganciata ha bisogno di stringere forte i denti. E anche oggi, all’ultimo passaggio sulla salita di Orino, ha scollinato agganciata per un capello.

«Non volevo mollare – spiega – perché sapevo che se fossi riuscita ad arrivare col gruppetto in cima, poi avrei avuto buone possibilità di fare podio. Atlete veloci non ne erano rimaste molte e poi, in qualche modo, quando un velocista sente il profumo dell’arrivo, rinasce (sorride, ndr). Sapevo che per me sarebbe stato il punto più difficile. Ci tengo sempre a questa gara, quindi sono partita carica. Però sapevo che sarebbe stata dura e alla fine infatti è venuta estremamente selettiva e a molte sono mancate le gambe».

Il Trofeo Binda ha visto il debutto stagionale di Marta Cavalli dopo l’infortunio in allenamento
Il Trofeo Binda ha visto il debutto stagionale di Marta Cavalli dopo l’infortunio in allenamento

L’atleta ritrovata

L’inizio di stagione l’ha vista vincente per due volte alla Vuelta Valenciana, come pure nel 2022, quando la tappa fu una, ma ugualmente venne la vittoria di Cittiglio con la maglia iridata. Nel frattempo il ciclismo delle ragazze è cambiato di molto. Lotte Kopecky e Lorena Wiebes sono diventate lo spauracchio di ogni corsa e per vincere non basta più avere un buono spunto veloce. Tutto è diventato dannatamente più difficile.

«Anche io credo di essere migliorata – dice – mi sto allenando sempre più duramente. Il ciclismo femminile sta crescendo in modo esponenziale, quindi se una persona non si migliora, i risultati non arrivano. Mi sto impegnando al massimo e sicuramente ottenere dei buoni risultati è incoraggiante. C’è un gruppo estremamente competitivo, quindi si deve per forza arrivare alle gare al 110 per cento della propria condizione fisica, altrimenti non c’è alcuna possibilità di portare a casa un podio. E questa rispetto al passato è una grande differenza».

Alla partenza, il cittì Sangalli ha fatto il punto con le sue azzurre: qui con Balsamo e Realini
Alla partenza, il cittì Sangalli ha fatto il punto con le sue azzurre: qui con Balsamo e Realini

Lampi di azzurro

Il Trofeo Binda è stato anche la gara del rientro alle corse di Marta Cavalli, dopo l’ultimo infortunio. La piemontese ora è attesa a un periodo di tre settimane in altura, in cui inizierà a ricostruire la condizione per le sfide dell’estate. E’ stata la gara che ha visto fra le dieci anche Soraya Paladin e Silvia Persico: un bel gruppo di azzurre che non è sfuggito allo sguardo del cittì Sangalli, presente a Cittiglio.

«Abbiamo ritrovato un’atleta come Balsamo – spiega – che ha lavorato tanto ed è finalmente in grado di dare il meglio di sé. E si è dimostrato che con una squadra forte si mette in difficoltà anche la Kopecky. Questo è un arrivo traditore, lo vedi lì e non arriva mai. E se anticipi, sei spacciato. La Balsamo insicura dello scorso anno era figlia dell’infortunio e in questo ciclismo se sei meno del 100 per cento, non vinci. Abbiamo ritrovato la fuoriclasse che ci era mancata.

«Allo stesso modo, ho visto un’ottima Soraya Paladin, che ha corso bene di rimessa. E bene anche Silvia Persico, che ha pagato un po’ l’inverno diverso senza ciclocross. Sta arrivando adesso alla condizione, come volevamo un po’ tutti, perché quest’anno non possiamo arrivare lunghi, vista l’estate che ci aspetta. Inoltre sono contento di aver visto il rientro di Marta Cavalli, che ha fatto bene a venire qui oggi. E’ rimasta con le prime fino all’ultimo, poi è normale che le sia mancato il ritmo gara. Insomma torno a casa felice, anche per aver visto davanti Malcotti, Quagliotto e Barale. Domani parto per Parigi di buon umore. Il percorso delle Olimpiadi  dovrebbe essere più facile di questo, ma serviranno atlete capaci di tenere duro e oggi ne abbiamo viste di buone».

Sul podio del Binda, Kopecky iridata, Balsamo ex iridata e la giovanissima Pieterse
Sul podio del Binda, Kopecky iridata, Balsamo ex iridata e la giovanissima Pieterse

La vera parità

Prima di salutare il quartier generale del Trofeo Binda, Elisa Balsamo ha un lampo di orgoglio, in risposta ad Alessandro Brambilla, secondo cui in alcuni ambiti dello sport italiano le donne sono in evidenza più degli uomini: curioso di sapere se lei si senta in qualche modo superiore, ad esempio, a Milan e Ganna. 

«Questo dovreste dirlo voi – risponde Balsamo – noi il nostro lo facciamo e cerchiamo di farlo al meglio. Poi ci appelliamo alla stampa, a voi dei media, perché parliate anche di noi. Il ciclismo femminile ha fatto tanti passi avanti e non abbiamo niente in meno rispetto agli uomini, se non la visibilità. Oggi c’era un pubblico degno di una gara dei pro’. Le dirette televisive ci sono e forse sarebbe ancora più bello se diventassero più lunghe. Sarebbe ancora meglio se i giornali ci dessero pari visibilità. Io penso che i sacrifici che facciamo noi li fanno anche gli uomini, quindi non abbiamo niente di più e niente di meno rispetto a loro».

Alla gara di Cittiglio erano presenti pochi media e questo è un fatto. La RAI ha trasmesso in diretta per un’ora e 40 minuti: nella conferenza stampa di presentazione, Alessandro Fabretti che nella tivù di Stato è il responsabile del ciclismo, ha detto di voler lavorare per la diretta integrale della corsa. E in effetti, la gara vera e propria è iniziata quando sono arrivate le moto di ripresa. Per il resto, c’erano diversi fotografi, la stampa locale, un inviato dal Belgio per Lotte Kopecky e poco altro. La media finale è stata di 38,292. Il WorldTour ha cambiato tutto, non approfittarne è davvero miope.

Ferguson, nello Yorkshire sta nascendo un’altra stella

04.04.2023
5 min
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Vincitrice del Trofeo Binda (foto PH Rosa di apertura), seconda alla Gand-Wevelgem e con un già solido curriculum nel ciclocross. Se chiedete nell’ambiente del ciclismo femminile a proposito di Cat Ferguson, vi diranno che è un talento straordinario, destinato a fare la differenza. Perché parliamo di una ragazzina di 16 anni che sta affrontando le prime esperienze nel ciclismo che conta, senza ancora essersi messa nelle mani di qualche grande squadra. Vive in una dimensione completamente familiare, nel team gestito dal padre e al futuro per ora neanche pensa.

A Cittiglio, Ferguson ha corso la prima prova di Nations Cup, vincendola (foto PH Rosa)
A Cittiglio, Ferguson ha corso la prima prova di Nations Cup, vincendola (foto PH Rosa)

Chi l’ha vista all’opera a Cittiglio è rimasto stupito dalla sua forza di carattere, con quella fuga insieme alla francese Bego chiusa con un vantaggio enorme sulle altre, poi la volata di gruppo della settimana dopo alla Gand-Wevelgem chiusa alle spalle della connazionale Izzy Sharp (altro grande talento fra i tanti prodotti dal sistema ciclistico britannico), a dimostrazione delle sue svariate possibilità anche tattiche.

Dallo sci alla bici

Un talento che meritava un approfondimento. Attraverso il padre abbiamo così avuto modo di rintracciarla nella sua casa di Steeton, nel North Yorkshire, per farci raccontare la sua parabola ascendente.

«Ho iniziato a pedalare – racconta – perché i miei genitori, quando io avevo circa cinque anni, andavano in mountain bike insieme e io andavo sul retro delle loro biciclette e mi coprivo di fango… Non mi andava davvero, mi arrabbiavo. Inizialmente mi sono dedicata allo sci, ma fuori dall’inverno andavo in bici per tenermi in allenamento, poi ho iniziato a correre e mi sono concentrata sulle due ruote».

Per Cat molti risultati in patria a cui stanno facendo seguito anche grandi prove all’estero
Per Cat molti risultati in patria a cui stanno facendo seguito anche grandi prove all’estero
Quanto ti alleni durante la settimana e come riesci a conciliare il ciclismo con la scuola?

Diciamo che prevedo dalle 12 alle 17 ore settimanali di allenamento, che naturalmente abbino con il tempo da dedicare allo studio, la mattina invece sono a scuola. Non trovo troppo difficile bilanciare il mio tempo. Attualmente sto frequentando l’anno 12 del nostro sistema scolastico e non sono previsti esami, ma ce ne sono di importanti il prossimo. Non è troppo male. La mia scuola è davvero di supporto e mi fa recuperare le ore perse quando è necessario.

Una passione la tua che non coinvolge solo il ciclismo su strada…

No, faccio anche pista e ciclocross. Quest’anno sono al primo anno da junior, quindi ho avuto una buona stagione invernale, sfiorando il podio agli europei e gareggiando anche ai mondiali (è stata sesta, ndr). A me va bene così.

Cat insieme a suo padre Tim, uniti dalla grande passione per lo sport all’aria aperta
Cat insieme a suo padre Tim, uniti dalla grande passione per lo sport all’aria aperta
Che cosa ti piace di più del ciclismo e ti piace usare la bici anche solo per divertimento?

Quel che mi attira è sicuramente il tipo di aspetto sociale del ciclismo. E’ uno sport che porta la gente a comunicare, a rimanere vicini anche se può sembrare strano. Non è uno sport prettamente individuale, anche quando ti alleni, puoi andare insieme alle persone ed è semplicemente fantastico uscire, magari fare un giro in un caffè con i tuoi amici e poi con l’aspetto agonistico è anche molto divertente.

Cosa dicono i tuoi amici dei risultati di quest’anno?

Sono tutti scioccati, come me, davvero… Sono davvero felici per me e mi supportano tantissimo, sono i miei primi tifosi, non c’è la minima invidia ma anzi, tanta partecipazione emotiva.

Parlaci un po’ della tua squadra: quante siete e quando è nata?

Il mio team si chiama Shibden Hope Tech Apex, quest’anno è una squadra composta da sette ragazze, tutte provenienti dal nord dell’Inghilterra. Quattro di noi fanno anche parte della squadra di ciclismo juniores della Gran Bretagna, sia su strada che su pista. Ci conosciamo abbastanza bene, il nucleo fa attività insieme da circa quattro anni, mio padre è il responsabile del team.

Il team Shibden Hope Tech Apex, solo junior femminile, con Tim Ferguson come manager
Il team Shibden Hope Tech Apex, solo junior femminile, con Tim Ferguson come manager
Ti è piaciuto di più il Trofeo Binda o la Gand-Wevelgem?

Sicuramente la corsa italiana. Penso che il percorso sia stato molto più emozionante, poi era una prova di Nations Cup, la mia prima gara da junior, insomma le emozioni erano tante da mettere insieme.

Quali sono le tue caratteristiche principali?

Direi che sono più uno scalatore. Non proprio uno scalatore puro, ma in salita vado abbastanza forte e prediligo le situazioni nelle quali si fa selezione e rimango con qualcuna, perché poi normalmente riesco anche a vincere lo sprint finale.

C’è una ciclista alla quale ti ispiri?

Decisamente Lizzie Deignan. Viene da Otley, anche lei quindi è del North Yorkshire e io vivo a circa 15 minuti da dove è cresciuta. Quindi solo percorrere le sue stesse strade, sapere quanto bene ha fatto nei quartieri alti del mondo ciclistico, tutto quel che ha vinto è sicuramente un’ispirazione. Mi piacerebbe sicuramente seguire le sue tracce in termini di risultati, ma anche di influsso nel mondo del ciclismo su strada, ad esempio con la sua forte determinazione a interrompere provvisoriamente la carriera per diventare mamma.

Il podio della Gand-Wevelgem con la Ferguson seconda dietro la connazionale Sharp, battuta al Trofeo Binda
Il podio della Gand-Wevelgem con la Ferguson seconda dietro la connazionale Sharp, battuta al Trofeo Binda
Quali sono i tuoi obiettivi?

Quest’anno non ne ho molti. Non ero davvero sicura di come fare per inserirmi nel gruppo junior, ma dopo le ultime due gare, ho un’idea un po’ più chiara sulle mie possibilità. Quindi mi piacerebbe essere pronta per i campionati del mondo di Glasgow e, si spera, magari ottenere una posizione tra le prime dieci, non vado oltre.

Ma tra la maglia di campione del mondo e l’oro olimpico, cosa sceglieresti?

Penso una medaglia d’oro olimpica. L’ho sempre sognata da bambina, ero molto sportiva e dicevo sempre che volevo andare alle Olimpiadi, ma non ero proprio sicura in quale sport. Ora penso di aver trovato quello giusto…

Una veterana a 19 anni. L’evoluzione di Ciabocco

26.03.2023
4 min
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«Guardate quella ragazza come si muove dentro al gruppo, con quale autorità. Lo direste che è al suo primo anno nel WorldTour e che ha appena 19 anni?». Parole di un certo peso, pronunciate dal cittì Sangalli e riferite a Eleonora Ciabocco, che ha appena lasciato la categoria junior approdando nel Team DSM. Effettivamente nel corso del Trofeo Binda, la maceratese si è fatta vedere con azioni tattiche importanti, inconsuete a quell’età.

E’ il segno che la marchigiana si sta già ambientando in un ambiente tutto nuovo e soprattutto la Ciabocco lo sta facendo con umiltà, rispettando quello che le viene detto.

«A Cittiglio avevo il compito di lavorare per la squadra e rendere la gara dura. A due giri dalla fine abbiamo provato a smuovere le acque e guadagnare secondi ma la Trek-Segafredo faceva buona guardia. Nel finale poi avevo dato tutto e potevo chiudere tranquilla, ormai erano intervenute le capitane».

La Ciabocco ha tentato la fuga insieme all’olandese Swinkels. Riprese ai -20 km
La Ciabocco ha tentato la fuga insieme all’olandese Swinkels. Riprese ai -20 km
Sei stata molto notata e apprezzata per la dimestichezza con la quale ti sei subito adattata alla nuova categoria.

Diciamo che in gruppo ho sempre saputo muovermi con disinvoltura, ma sicuramente lavorare in un gruppo così qualificato e affiatato sta influendo. Ci sono atlete esperte che non sono solo compagne di squadra ma anche maestre. Juliette Labous ad esempio non è solo una delle cicliste più forti al mondo, ma mi sta affiancando molto, insegnando quel che devo sapere. Ha una disponibilità enorme e lo apprezzo tanto.

Come ti stai trovando?

Ammetto che all’inizio non è stato semplice, soprattutto senza avere dimestichezza con l’inglese, ma piano piano sto imparando e devo dire che Francesca (Barale, ndr) è stata preziosa, mi ha aiutato tantissimo a inserirmi. Ma devo dire che anche le altre sono state tutte disponibili.

Che differenze hai notato rispetto al team dov’eri fino allo scorso anno?

E’ un altro livello. Prima ci si aiutava molto fra noi, ma non c’erano le possibilità che abbiamo ora, qui davvero devi pensare solo a correre, vieni messo nelle migliori condizioni possibili. Ti puoi concentrare solo sulla gara e così tutto è più semplice. Praticamente prevedono qualsiasi cosa, inoltre siamo sempre aggiornate su tutto. Ma le differenze non sono solo legate alla squadra.

Eleonora Ciabocco ha raggiunto il team olandese da quest’anno (foto El Toro Media/DSM)
Eleonora Ciabocco ha raggiunto il team olandese da quest’anno (foto El Toro Media/DSM)
Che cosa intendi dire?

Ora partecipo a corse interpretate in maniera diversa. Prima si correva molto alla garibaldina, senza tanti artifici tattici, si partiva forte e contavano solo le gambe. Ora gli inizi di gara sono più tranquilli, ma contano molto le strategie, bisogna non solo correre ma anche pensare…

Tutto ciò quanto sta influendo su di te, considerando la tua giovane età?

Molto, è naturale. La cosa che mi colpisce di più è che sono molto più tranquilla nel mio approccio alle corse, fino allo scorso anno ero molto emotiva, certe vote faticavo a dormire la notte prima, ora invece ho un approccio diverso e questa calma non è apparente, riesco a concentrarmi maggiormente su quel che devo fare.

La grinta in gara mostrata dalla Ciabocco non è passata inosservata. Eppure ha solo 19 anni
La grinta in gara mostrata dalla Ciabocco non è passata inosservata. Eppure ha solo 19 anni
Sei appena entrata nel team ed è normale che tu sia impiegata soprattutto in supporto alle altre. Ti dà fastidio avere un ruolo di apprendistato?

No, ci mancherebbe. C’è tantissimo da imparare e d’altronde anche le più esperte, quelle che sono le cosiddette “punte” mi dicono che imparano da ogni corsa, da ogni giornata.

Ti mettono pressione?

Al contrario, non si aspettano nulla di più di quel che posso fare. Questo rappresenta qualcosa di diverso da quel che facevo prima, dovevo portare a casa il risultato, ora devo contribuire perché sia la squadra nel complesso, qualcuna di essa a ottenerlo. Quando partivo non avevo mai idea di come le corse si evolvevano, ora sono più tranquilla.

Dopo una bellissima carriera da junior, la maceratese si sta ben disimpegnando anche fra le Elite
Dopo una bellissima carriera da junior, la maceratese si sta ben disimpegnando anche fra le Elite
Adesso che cosa ti aspetta?

Alcune gare in Belgio e poi spazio alla scuola. Quest’anno ho la maturità e anche in squadra tengono che mi concentri sullo studio fino all’estate, quindi il programma di gare deve ancora essere strutturato in base alle esigenze scolastiche.

Ti sei mai pentita della scelta fatta?

Mai. Anche se l’inglese non so ancora parlarlo bene, quei dubbi che avevo prima di cominciare quest’avventura sono completamente svaniti. E’ stata la mossa giusta.

Pogacar va veloce, ma Gianetti controlla il gas

26.03.2023
3 min
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In questo scorcio di stagione, con 9 vittorie in 15 giorni di gara, nel bilancio di Tadej Pogacar ci sono anche il quarto posto della Sanremo e il terzo ad Harelbeke. La prossima fermata di questa sua rincorsa sarà il Giro delle Fiandre, seguito dalle classiche delle Ardenne e poi si potrebbe dire che la sua stagione non sarà ancora iniziata. La sfida del Tour sarà infatti ancora di là da venire e Pogacar ci arriverà passando per il Giro di Slovenia.

Alla Tirreno-Adriatico, parlando della sua squadra, Davide Formolo ha tirato fuori una delle sue perle di saggezza. Per cui, volendo esemplificare al massimo come funzioni la vita nel UAE Team Emirates, il veronese ha detto: «O vinci, o tiri!».

Osservando questo ruolino di marcia e constatando che la squadra ha 30 corridori, alcuni di gran nome, ci siamo chiesti se sia normale che in tutte le corse più grandi si faccia corsa per lo sloveno. Intendiamoci, Tadej è il primo a volere il suo posto sulla plancia di comando, ma dal punto di vista della gestione è davvero la cosa giusta?

Domenica scorsa, Gianetti e Pogacar si sono ritrovato al via del Trofeo Binda. Qui con loro Erica Magnaldi
Domenica scorsa, Gianetti e Pogacar si sono ritrovati insieme al via del Trofeo Binda

Ne abbiamo parlato con Mauro Gianetti, team principal della squadra degli Emirati, per farci raccontare il suo punto di vista in merito e capire se ci sia qualcuno che a volte dice basta o tiri il freno.

Guardi Pogacar in mezzo alla gente e ti stupisci che il numero uno al mondo sia così tranquillo e… semplice. E’ davvero così?

Come lo vedete. E’ un ragazzo sereno che corre, si impegna come un grande professionista, ma vive una vita normalissima con la sua fidanzata. E’ appassionato di bici e di ciclismo, per cui non perde l’occasione quando può seguire Urska, come al Trofeo Binda, e questa mi sembra una cosa bellissima.

E’ il segreto della sua forza mentale?

La sua forza è proprio la serenità, cioè il fatto di impegnarsi al 100 per cento lo lascia tranquillo, nel senso che più del massimo non si può fare ed è inutile rammaricarsi se a quel punto sfugge un risultato. Lo vedi che prende la vita con leggerezza e cerca di godere delle piccole cose, che è un aspetto importante.

Nove vittorie nei primi 15 giorni di gara. Pogacar ha iniziato alla grande il 2023
Nove vittorie nei primi 15 giorni di gara. Pogacar ha iniziato alla grande il 2023
Avete 30 corridori, però le corse importanti sono tutte sue spalle. Pensate mai a costruire un’aternativa?

Per fortuna di Pogacar ce n’è solo uno e l’abbiamo noi. E’ chiaro che avendo Tadej, è normale che sia così. Lui vuole correre con questa dimensione, però è chiaro che se non ci fosse lui, interpreteremmo le gare in maniera totalmente diversa. Però è Tadej Pogacar, questa è la vera verità.

Non pensate di doverlo gestire con più oculatezza?

Lui si diverte, però dite una cosa giusta. Dobbiamo comunque gestire la cosa con calma e tenere anche una visione sul lungo termine. Perché è chiaro che abbia delle grandi potenzialità, delle ambizioni grandissime, però sappiamo che è importante guardare oltre il presente. E quindi corre, va forte perché va forte e fa la stessa fatica di quello che arriva decimo o cinquantesimo. Perché tutti si impegnano al 100 per cento, ma lui è davanti. Ma secondo noi, corre il giusto: l’anno scorso ha fatto 54 giorni di gara

A Cittiglio con LIV, marchio esclusivo per sole donne

23.03.2023
4 min
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Domenica scorsa al Trofeo Binda, nella splendida festa del ciclismo femminile di Cittiglio, a pochi metri dall’arrivo uno stand LIV ha richiamato per tutto il giorno l’attenzione dei tifosi e dei passanti. In esposizione tre biciclette, rigorosamente da donna. Un modello da corsa (lo stesso utilizzato dalle ragazze dei team in gara), una e-Bike e una mountain bike. A fare gli onori di casa, abbiamo incontrato Marta Villa, responsabile marketing di Liv Cycling e Cadex, che aveva appena posato per una foto con le ragazze della Scuola Ciclismo Mazzano (in apertura), che dall’inizio dell’anno utilizzano bici LIV e ruote Cadex.

«Il Trofeo Binda – ci ha detto – è la sola manifestazione cui abbiamo deciso di essere presenti con il nostro stand, visto che come LIV lo scorso anno abbiamo deciso di sostenerlo. Siamo qui con lo stand e con le nostre squadre…».

Marta Villa è responsabile marketing di LIV Cycling e di Cadex presso Giant Italia
Marta Villa è responsabile marketing di LIV Cycling e di Cadex presso Giant Italia

LIV, per sole donne

Che il ciclismo e l’uso della bicicletta abbiano attecchito fra le donne è ormai un dato acquisito. E se sul fronte degli accessori tecnici e di stile è facile rintracciare le collezioni disegnate su misura, il passaggio all’acquisto di una bicicletta progettata per le atlete è meno immediato.

«Che LIV Cycling produca bici per sole donne – ha riassunto Marta Villa – è qualcosa che dobbiamo ancora far capire bene, ma ad esempio tanti hanno notato l’abbinamento del nostro stand con una gara femminile, quindi si comincia ad associare il marchio al ciclismo femminile. Però questo è un fronte della comunicazione su cui stiamo ancora lavorando. 

«Abbiamo scelto Cittiglio, sia per la vicinanza sia per aiutare una gara molto sentita, nel senso che è una delle più importanti che ci siano in Italia. I riscontri sono stati positivi. Abbiamo scelto di portare qua delle biciclette diverse, sia lato strada sia eBike, con cui vogliamo smuovere l’interesse del pubblico femminile di passaggio, che magari ha interesse a vedere dei modelli che potrebbe usare nella vita quotidiane e non solo per fare sport».

Campionesse in erba

Un ultimo cenno, prima che la gara si concludesse con la vittoria di Shirin Van Anrooij lo abbiamo fatto sulla presenza delle giovani atlete del Mazzano, che proprio con Anna Bonassi hanno conquistato il Trofeo Binda delle esordienti.

«Le ragazze del Mazzano sono davvero una bella esperienza – ha sorriso Marta – stanno lavorando bene. E’ nato un po’ tutto per caso. Sono legati a un Giant Store che si chiama Happy Bike e si trova a Mazzano, in provincia di Brescia, e vederle così in gamba è stata una bella soddisfazione. Comunque tutti i marchi del gruppo vogliono collaborare con la parte giovanile per crescere insieme. E loro ci chiamano, ci aggiornano su quello che fanno. Oggi hanno vinto e poi sono venute anche a fare la foto. Cos’altro potremmo chiedere?».

LIV Cycling

Arzuffi punta tutto sulla strada: «Più chilometri e più salite»

21.03.2023
4 min
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Come molte sue colleghe, Alice Maria Arzuffi sta virando nettamente sulla strada. La lombarda è stata una delle (tante) atlete fuoriuscite da quella fucina di campionesse che era la Valcar Travel & Service ed è approdata alla Ceratizit-Wnt.

Arzuffi è stata e resta un’ottima ciclocrossista, ma a quanto pare con il livello che cresce anche tra le donne, c’è meno spazio per fare entrambe le specialità ad alto livello.

Alice hai nelle gambe già nove giorni di corsa, tra cui una gara a tappe. Senza contare che hai fatto anche un po’ di cross: ti sei riposata poco dunque questo inverno?

Eh sì, ho già fatto abbastanza. Però quest’anno non ho fatto la stagione di cross intera. Anzi, ho fatto solo tre gare. Ho preso parte giusto all’italiano e ad altre due per prepararlo, ma sempre in Italia. Pertanto non è stato affatto dispendioso.

Una preparazione mirata alla strada, dunque?

Esatto, la preparazione in questo inverno è stata fatta principalmente per la strada. Non ho fatto alcun allenamento per il cross. Quelle tre gare le ho prese proprio come divertimento e per fare un pizzico di ritmo.

E senti la differenza in corsa?

Sì. Sono contenta perché comunque sono già ad un punto migliore rispetto all’anno scorso di questo periodo. Ho fatto un bel periodo di riposo durante l’inverno, proprio per concentrarmi solo sulla strada. Adesso andrò avanti con la preparazione sempre in questa direzione, per cercare di performare al meglio nei mesi di maggio, giugno e luglio. Sono concentrata al 100 per cento sulla strada.

Quest’anno Arzuffi ha già corso in Belgio, ma lei punta ad andare forte nei mesi più caldi
Quest’anno Arzuffi ha già corso in Belgio, ma lei punta ad andare forte nei mesi più caldi
Squadra nuova Alice, vieni da una realtà italiana ed ora sei in un team straniero: come ti stai trovando? Che differenze ci sono?

Beh, qualche differenza c’è, però col fatto che c’è anche un bel gruppo di italiane mi sento come “a casa”. Senza contare che il direttore sportivo, Dirk Baldinger, parla italiano il che è un bell’aiuto. Una fortuna. Sinceramente è una squadra tranquilla, che non ci fa mancare assolutamente nulla e ci mette nelle condizioni migliori per esprimerci al top in gara. Sono veramente contenta di questa scelta.

Chi ti segue a livello di preparazione?

Luca Quinti, lo stesso preparatore di Consonni, Rota, Masnada,…

Puntando più sulla strada avrai cambiato qualcosa immaginiamo riguardo alla preparazione… Tanto più che non hai fatto il cross?

La prima cosa è stata un bel periodo di riposo. Dopo molto tempo ho fatto un vero inverno di stacco. Poi sono aumentati i chilometri: questa è stata la differenza principale. Quel che più mi mancava fare, specialmente nel mese di gennaio: mai fatti così tanti chilometri! E tanta endurance l’ho fatta anche a dicembre. Gli altri anni chiaramente non riuscivo a farla. Era impossibile perché comunque correndo tutte le settimane non riuscivo a fare un training camp al caldo, per esempio. Questo inverno invece sono stata a Calpe, in Spagna. 

Una delle uscite di Alice tra le alture slovene (foto Instagram)
Una delle uscite di Alice tra le alture slovene (foto Instagram)
Che di chilometri ne hai macinati in quantità si vede anche dal fatto che sei magrissima…

Insomma… devo ancora limare qualcosa! Però è vero, sono a buon punto. E questo si sente soprattutto in salita. Salita che quest’anno ho iniziato a fare anche molto più in allenamento. Avendo il tempo di fare delle lunghe distanze, riesco a fare più chilometri e ad inserire più scalate. E penso che questa sia la cosa migliore.

E quali sono le salite che batti di più?

Dalle mie parti quelle nei pressi del lago di Como e le strade del lago, che sono le mie preferite. Altrimenti quando sono da Luca (Braidot, il fidanzato azzurro di mtb, ndr) nei pressi di Gorizia sulle alture del Collio. Spesso sconfino anche in Slovenia.