Balsamo, operazione strada per sorridere e superare Tokyo

15.08.2021
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Quando anche i lividi sono spariti, Elisa Balsamo si è accorta che il pensiero delle Olimpiadi faceva ancora male e ha capito che superare quella caduta richiederà altro tempo. Sono passati sette giorni, improvvisamente Tokyo sembra lontanissima, eppure è accaduto tutto domenica scorsa. E ieri, come anche Vittoria Guazzini, Elisa ha ricominciato ad allenarsi dopo 4-5 giorni di stacco da tutto. Anche da terra, dato che una foto su Instagram l’ha mostrata appesa alla vela di un parapendio con il lago di Piano sullo sfondo.

«Di Tokyo e di quello che è successo – sorride con pudore – sto cercando di parlarne il meno possibile. Non è una cosa semplice da superare, una delusione veramente grande. Fortunatamente, per quello che è stata la caduta, non mi sono fatta niente ed è un mistero come sia stato possibile. Il dolore all’addome è andato avanti per qualche giorno. Ma quando mi sono rialzata, mi sono resa conto che era stata una caduta letale, soprattutto mentalmente. Non ci voleva, perché fisicamente stavo bene, lo avevo capito dai quartetti».

Prima di riprendere e per superare i cattivi pensieri ha staccato da tutto: battesimo sul parapendio (foto Instagram)
Prima di riprendere e per superare i cattivi pensieri ha staccato da tutto: battesimo sul parapendio (foto Instagram)

Modalità strada

Ti senti un po’ in colpa ad averle fatto ricordare e glielo dici, ma lei sorride ancora, dice tutto d’un fiato e poi voltiamo la pagina.

«Voglio pensare alla squadra – ammette – neanche mi va di guardare troppo lontano, parlare di Parigi. La stagione è ancora lunghissima, ci sono tanti appuntamenti importanti. Perciò il primo passo sarà ripartire dal Boels e non certo per fare risultato, ma per trovare la gamba, con il pensiero del mondiale su strada che mi stimola e mi fa stare serena. Non ne ho parlato con Dino, ma ce l’ho in testa da quando alla Freccia del Brabante andammo a vedere il percorso. Se fossi la Elisa di questa primavera, di certo lo vedrei in un certo modo. Ma non prendo la bici da strada per fare salite praticamente da un mese. Ho fatto carichi di lavoro pesanti, quindi devo rimettermi in modalità strada. E se ci riesco, so di non essere una velocista pura e di potermela cavare su certi percorsi».

Atleta completa

Su un punto, il cittì Salvoldi e il suo diesse Arzeni concordano: Elisa può andare molto forte anche su percorsi più duri. Al punto che il primo per un solo secondo, arrestandosi poi davanti agli impegni della pista, aveva annotato il suo nome per la prova su strada di Tokyo nell’eventualità della volata. Mentre il secondo, in primavera disse che presto o tardi la ragazza potrà correre per vincere anche il Trofeo Binda. E i tempi per capirlo sono ormai prossimi, perché a partire dal 2022, Elisa lascerà la Valcar e farà il salto verso il WorldTour.

«Sicuramente non sarà facile lasciare la Valcar – dice – perché per sei anni è stata la mia famiglia. Davide (Arzeni, ndr) rimarrà il mio preparatore e le persone che mi seguono da vicino rimarranno le stesse. Ma mi sono resa conto che per crescere devo fare altre esperienze, correre con ragazze che possano insegnarmi qualcosa di più grande. Mettermi a loro disposizione, sperando che un giorno, quando starò bene, aiutino me. Potevo andare via anche prima, ma ho creduto nel progetto ed è stata una scelta vincente. Ogni anno ho cercato di migliorare poco per volta. E devo dire grazie a loro per quello che sono diventata».

Per i mondiali di Leuven serviranno le gambe di primavera per superare gli strappi del percorso fiammingo
Per i mondiali di Leuven serviranno le gambe di primavera per superare gli strappi del percorso fiammingo

Nuovo team

Per lei si è parlato di un signor contratto, ma al di là delle cifre è significativo che la svolta ci sia stata e anche una ragazza possa ormai puntare sul professionismo senza essere guardata con sufficienza. Com’era nel 2016, appena cinque anni fa, quando vincendo la volata di Doha si segnalò al grande mondo con la sua maglia iridata.

«Il ciclismo femminile è davvero in crescita – dice – nel giro di un paio di stagioni le cose saranno al pari con gli uomini. E non parlo di soldi, ma anche di squadre e organizzazione. Si potrà essere ciclista senza la preoccupazione che un domani ti ritroverai senza un soldo e senza un mestiere. Non è stato facile individuare la squadra giusta, sono stata a lungo indecisa fra tre o quattro. Alla fine la discriminante è stata la serenità dell’ambiente, che mi permette di rendere al meglio. Abbiamo iniziato a sentirci e fare i primi passi. Mi hanno lasciato carta bianca con il preparatore, dicendo che se mi trovo bene e ci sarà relazione con quelli della squadra, non c’è motivo di interrompere la collaborazione. Presto sarà fatto il comunicato per ufficializzare il passaggio. Però intanto si lavora. Al Boels mancano dieci giorni e ho tanti chilometri da fare. Perciò, buon Ferragosto a tutti, ci vediamo presto».

Una spiaggia toscana dopo Tokyo preparando l’addio alla Valcar

14.08.2021
4 min
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Per smaltire la fatica e lo stress di Tokyo, Vittoria Guazzini è andata al mare in Versilia, dove le persone hanno la sua stessa parlata e per un po’ non è stata costretta a parlare di bici. Fino a ieri almeno, oggi infatti la toscana ha ripreso ad allenarsi con vista sul Simac Ladies Tour, come si chiama quest’anno il Boels che torna dopo l’annullamento del 2020.

«Cosa mi resta di Tokyo – dice – è un’esperienza positiva, con il solo rammarico della madison che avrei corso volentieri. Nelle gare di gruppo è indubbio che la sfortuna sia stata più forte di noi, altrimenti credo che Elisa (Balsamo, ndr) nell’omnium avrebbe fatto bene la sua parte. Sul quartetto invece non avevamo grosse aspettative. Ci sarebbe piaciuto fare il podio, certo, ma in ogni caso abbiamo fatto dei tempi molto buoni che fanno ben sperare per le prossime volte».

Tokyo, prima dell’ultimo quartetto, confronto fra Balsamo, Guazzini e Alzini
Tokyo, prima dell’ultimo quartetto, confronto fra Balsamo, Guazzini e Alzini

Strada e pista

Nei giorni scorsi, Salvoldi ha tracciato la road map che porterà le ragazze azzurre fino alle prossime Olimpiadi di Parigi, fra appena tre anni, annotando che ci sarebbe margine per alcune di loro di fare soltanto attività su pista.

«Ho letto – dice – ma io non lascerei mai la strada, anche se probabilmente ci sarebbero le possibilità di fare solo su pista. Si può convivere benissimo con la strada, lavorando bene si può. E io infatti adesso ricomincio proprio su strada. E dopo il Boels farò la Vuelta e non so se rientrerò nei piani per europei e mondiali su strada. Quando eravamo su in Belgio siamo state a vedere il percorso di Leuven. E’ un bel mondiale da Nord, potrebbe andarmi bene».

Valcar addio

Tra i motivi di interesse della sua estate c’è però un colpo di mercato che ha lasciato qualche strascico non proprio simpatico in casa Valcar-Travel&Service in cui Vittoria approdò nel 2019 quando aveva appena 18 anni. A un certo punto infatti, tramite il suo procuratore Fabio Perego, sul nome di Guazzini è arrivata una squadra WorldTour (il comunicato è in arrivo, anche se nell’ambiente sanno tutti il nome e la bandiera).

All’Omloop Het Nieuwsblad di febbraio, per Chiara Consonni e Vittoria Guazzini una giornata difficile
All’Omloop Het Nieuwsblad di febbraio, per Chiara Consonni e Vittoria Guazzini una giornata difficile

«Mi hanno contattato – ammette – e andrò curiosa di scoprire che cosa possano darmi di più o di diverso rispetto alla Valcar, cui auguro tutto il meglio. E’ comprensibile che ci siano rimasti male, perché mi sono stati vicini e mi hanno aspettato quando non ero al massimo. La Valcar per me resta una famiglia».

Arzeni non ci sta

La Valcar ha rilanciato con un’offerta niente male, ma la decisione era già stata presa, per la stessa dinamica che affligge le squadre maschili. I tecnici individuano i talenti più forti e progettano per loro un cammino di crescita, invece li vedono andar via di colpo… sedotti dalle promesse dei procuratori (che nel ciclismo femminile trovano terreno fertile). Il WorldTour porta anche questo, malumore compreso.

Davide Arzeni, direttore sportivo della Valcar, non ha preso troppo bene la novità. Il tecnico ha grandissima stima per la toscana, ne conosce i mezzi e pensa di avere le chiavi per portarla alla maturazione. Si parla di lavoro: un lavoro particolare, di una durezza estrema. E se ha senso che dal prossimo anno Elisa Balsamo vada a guadagnare quello che merita in un team WorldTour, Arzeni pensa che la toscana debba consolidarsi parecchio, visto che tra Covid e Olimpiadi hanno lavorato insieme davvero poco.

Alzini e Guazzini, due punti fermi del quartetto durante gli allenamenti a Montichiari
Alzini e Guazzini, due punti fermi del quartetto durante gli allenamenti a Montichiari

Gambe dure

E mentre la squadra bergamasca ha rinnovato il contratto con Chiara Consonni ed Eleonora Gasparrini, le sfide dell’estate bussano alla porta.

«Ho dieci giorni per ritrovare la gamba – scherza la toscana – e togliermi la ruggine di dosso. Dopo una settimana completamente senza bici, al Boels probabilmente avrò le gambe dure, poi confido che le cose andranno a migliorare. Vado con qualche ambizione, vedremo come andrà a finire».

Da Van Aert a Lutsenko, favoriti e outsider per le Olimpiadi

20.07.2021
6 min
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Pochi giorni, anzi poche ore e si assegnerà il titolo olimpico della prova su strada. Alcuni favoriti e molti outsider: Tokyo è pronta. Il percorso giapponese si annuncia molto duro: 234 chilometri e 4.800 metri di dislivello.

Messa così si potrebbe dire: “scalatori avanti”. Ma poi si è visto come spesso percorsi che sembrano tanto impegnativi tendano a bloccare la corsa e di fatto a rimescolare le carte. Questo per dire che in una gara di un giorno tutto può succedere e sì, ci può essere una lista di favoriti, ma questa può essere ampia. E allora andiamoli a vedere chi sono questi “favoriti”. Partiamo dalle squadre che, oltre all’Italia, possono schierare cinque atleti. Parliamo di Spagna, Francia, Belgio, Olanda.

L’altimetria della gara in linea di Tokyo 2020
L’altimetria della gara in linea di Tokyo 2020

Van Aert re del Belgio

Il Belgio soprattutto ha davvero cinque punte. Evenepoel, Van Aert, Van Avermaet (campione in carica), Benoot e Vansevenant.

Il gioiellino della Deceuninck-Quick Step ha puntato moltissimo su questo evento. Ci ha lavorato in modo meticoloso, è stato in altura a Livigno ed è stato il primo a partire del contingente di Bruxelles. E Wout… vabbé lo abbiamo lasciato che sfrecciava sui Campi Elisi. Esce da un Tour formidabile. Se riuscirà ad avere la stessa condizione… sono dolori. Anche perché abbiamo visto che il dislivello, se distribuito in un certo modo, cioè senza la salita finale, lo sa gestire benissimo a fronte della sua stazza. Sa essere competitivo. Anzi vincente. La tappa del Ventoux insegna. Forse è proprio Waut il pericolo numero uno.

Van Aert ha mostrato enormi doti anche in salita. E in volata…
Van Aert ha mostrato enormi doti anche in salita. E in volata…

Olanda, quel Mollema…

I tulipani anche non se la passano male. Non sono allo stesso livello di Remco e compagni, ma c’è un corridore come Bauke Mollema che sa attaccare, sa soffrire e sa cogliere le occasioni. Certo, scappare ad un Laigueglia o in una tappa di un grande Giro non è come farlo in una corsa tanto importante, ma parliamo pur sempre di un atleta che ha vinto il Giro di Lombardia. E vedendo l’altimetria ci sembra proprio una corsa da Mollema.

I suoi compagni? Kelderman, Havik, Van Baarle e Dumoulin… Tom è sempre Tom, però lui ci è sembrato molto più concentrato sulla cronometro e dovrebbe pagare il poco ritmo gara che ha. Mentre Wilco, è un corridore di fondo, ma che non ha mai mostrato grandi acuti.

Quest’anno per Mollema due vittorie: il Laigueglia (in foto) e una tappa del Tour
Quest’anno per Mollema due vittorie: il Laigueglia (in foto) e una tappa del Tour

Francia, che autogoal

Qui si potrebbe fare un pezzo solo sul perché non abbiano portato Alaphilippe? E infatti lo abbiamo fatto! Tokyo 2020 era per il campione del mondo. L’identikit perfetto per questo tracciato. Ma Voekler, cittì dei galletti, suo malgrado ha incassato il due di picche da Julian. E la sua nazionale perde molto.

In Giappone ha portato Gaudu, Elissonde, Martin, Cavagna e Cosnefroy. Ad esclusone di Cavagna, tutti loro hanno disputato il Tour e sinceramente non ci sono sembrati uscirne benissimo. Ma anche per i “cugini” vale la regola della sorpresa. 

Valverde si complimenta con Alaphilippe dopo la vittoria del francese della Freccia Vallone
Valverde si complimenta con Alaphilippe dopo la vittoria del francese della Freccia Vallone

Spagna per Valverde

Lanciamo una provocazione: se Valverde non vince i Giochi è “colpa” di Alaphilippe! Avete capito bene. Se il murciano avesse saputo mesi prima, e non a ridosso del Tour, che Julian non ci sarebbe stato probabilmente avrebbe fatto un avvicinamento alle Olimpiadi diverso, un’altra preparazione. Okay, Alejandro è un fenomeno ma a 41 anni uscire dal Tour e andare dall’altra parte del mondo magari può pesare più che ad altri. Di contro l’aver corso tantissimo può aiutarlo proprio perché ha 41 anni. Poi, mai dire mai. Valverde è uno dei favoritissimi: tiene in salita, va forte in volata e sa dare la zampata. 

Una cosa è certa: la Spagna è tutta per lui. Anche se Omar Fraile, campione nazionale, si è mostrato un bel corridore e può essere l’outsider perfetto.

Tratnik in testa per la Slovenia ai mondiali di Imola 2020
Tratnik in testa per la Slovenia ai mondiali di Imola 2020

Le mine vaganti

Danimarca, Svizzera e Slovenia: tra i team che possono portare quattro atleti sono le nazionali più forti. La Slovenia fa paura. Come il Belgio vanta (quasi) tutte punte: Roglic, Pogacar, Polanc e Tratnik. Sono vincenti e sanno tenere la pressione. Roglic e Pogacar non hanno bisogno di presentazioni, semmai bisognerà vedere come vanno rispettivamente le botte e la concentrazione post Tour. L’anno scorso al mondiale dopo il Tour Tadej non fu impeccabile in tal senso, anche se fu autore di un attacco. Tratnik ha sfiorato la vittoria sullo Zoncolan.

E la Danimarca non si capisce come non abbia portato Vingegaard. Fuglsang e Asgreen sanno il fatto loro, ma forse per il re del Fiandre il dislivello è un po’ troppo. Completano il team Valgren e Juul-Jensen

E’ decisamente meglio attrezzata la Svizzera: Hirschi, Kung, Schar e Mader… Hirschi, lavorando per Pogacar in Francia si è un po’ nascosto, ma sappiamo che ha grandi doti. Kung punterà molto sulla crono ma è uscito un po’ in calando dal Tour. Gli altri due li vedremo quasi certamente in fuga, ma da qui a vincere… Okay l’effetto sorpresa, ma così è troppo! Con tutto il rispetto per questi atleti sia chiaro.

Le ultime gare di Almeida sono i stati i campionati nazionali (lui ha vinto quello a crono)
Le ultime gare di Almeida sono i stati i campionati nazionali (lui ha vinto quello a crono)

Il resto del mondo

Polonia, Colombia, Regno Unito, Australia, Stati Uniti… di nomi buoni ce ne sono moltissimi, ma saranno in grado di lottare a certi livelli da soli o quasi? McNulty (Usa) per esempio non è uscito benissimo dal Tour. Porte (Australia) anche ha faticato parecchio. Forse i suoi connazionali, i gemelli Yates, potrebbero provare a fare qualcosa di più, se non altro perché vanno forte in salita e sono veloci.

Tra queste “mine vaganti” non va dimenticato Kwiatkowski il più “mina” di tutti loro. Il polacco certe gare le sa interpretare bene. E sulla falsariga dell’ex iridato mettiamo anche il tedesco Buchmann e l’austriaco Konrad, ma con molte meno probabilità di podio. Mentre la colombia senza Bernal perde molto. 

Altri nomi? George Bennet per la Nuova Zelanda. Lutsenko per il Kazakistan (a destra nella foto di apertura con Van Aert, ndr). Almeida per il Portogallo un po’ uscito dai radar, ma molto pericoloso per la crono. Carapaz per l’Ecuador che magari riesce a portare a termine la fuga. Stybar per la Repubblica Ceca. Infine una curiosità. La Norvegia (occhio a Foss) schiera tra i suoi quattro atleti anche Tobias Johannessen, secondo al Giro U23. Adesso abbiamo capito perché non era presente al Giro della Valle d’Aosta. Questa sì che sarebbe una super sorpresa!

Porte Mondiali 2020

Facciamo i conti alle Olimpiadi: lo sapevate che…?

13.07.2021
4 min
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La volata è lanciata: ancora una settimana di Tour, con in contemporanea alcuni test finali come la Settimana Italiana, fondamentale per la nostra nazionale su pista, e poi le Olimpiadi di Tokyo saranno realtà. Andiamo allora a fare un po’ di conti attraverso i numeri dei partecipanti, che molto ci possono dire su che gare vedremo.

Iniziamo da uno sguardo d’insieme. Il particolare regolamento di qualificazione ai Giochi, stabilito dall’Uci solamente in base al ranking, premia l’Australia, unica nazione ad essere presente in tutte le discipline e la più ricca come contingente con i suoi 38 elementi. Merito sicuramente di un movimento ciclistico all’avanguardia e i risultati delle ultime rassegne olimpiche sono lì a dimostrarlo, ma favorita anche da evidenti ragioni geografiche, con una concorrenza continentale pressoché nulla considerando che anche la Nuova Zelanda emerge solo in specifiche prove.

Van Avermaet Rio 2016
Il podio di Rio 2016, con Fuglsang, il vincitore Van Avermaet e Majka. A Tokyo ci saranno tutti e tre
Van Avermaet Rio 2016
Il podio di Rio 2016, con Fuglsang, il vincitore Van Avermaet e Majka. A Tokyo ci saranno tutti e tre

Azzurri, nono posto (come contingente)

Sopra i 30 elementi sono anche Olanda (36), Germania (33) e Francia (32), l’Italia si attesta in nona posizione, al pari della Polonia, con 23 elementi, ma d’altronde c’è un intero settore non coperto, quello delle prove veloci su pista. E’ un buco pesante, che testimonia come sia urgente rilanciare il settore che nel secolo scorso era un serbatoio pressoché costante di medaglie.

Nella gara maschile, i partecipanti saranno 130 per 58 nazioni, con solo 6 (Belgio, Italia, Olanda, Francia, Colombia e Spagna) con 5 elementi per squadra. L’Italia avrà il solo Nibali proveniente dal Tour, altre squadre invece proveranno a sfruttare la condizione acquisita in Francia per la gara olimpica: 4 corridori per la Colombia di Quintana e Uran, senza la maglia rosa Bernal; 3 per il Belgio di Van Aert, con l’aggiunta di Evenepoel; 4 per la Francia di Gaudu e Martin, e poi Pogacar e Roglic (SLO), Fuglsang e Asgreen (DEN), Porte e Haig (AUS), Thomas e Simon Yates (GBR) e così via. Quanto il connubio sia proficuo sarà solo la strada a dirlo.

Già, ma la gara olimpica ha anche un’altra caratteristica. Insieme ai big ci sono anche rappresentanti di movimenti meno noti, che si vedranno all’inizio ma poi lasceranno andar via un gruppo sempre meno folto. Le regole dell’Uci hanno portato nazioni come Eritrea, Algeria, Turchia ad avere due rappresentanti, esattamente come Paesi di altro peso come Usa e Nuova Zelanda.

Sepulveda Giro 2021
Eduardo Sepulveda (Androni Giocattoli) sarà l’unico rappresentante dell’Argentina in gara il 24 luglio
Sepulveda Giro 2021
Eduardo Sepulveda (Androni Giocattoli) sarà l’unico rappresentante dell’Argentina in gara il 24 luglio

Tante maglie quasi sconosciute

Fra chi dovrà “giocare da solo” ci saranno Argentina, Ungheria, Lituania (ossia Paesi presenti nei team del World Tour) e poi Ruanda, Namibia, Taipei, Peru… Ecco perché nel presentare le Olimpiadi, viene sottolineato il fatto che appena si comincerà a fare sul serio, il numero di concorrenti in ballo per un risultato importante sarà ristretto, quanto in una tappa alpina di Giro o Tour, ma ciò renderà la gestione della corsa molto diversa da qualsiasi altra.

La prova femminile del giorno dopo avrà 67 concorrenti di 42 Paesi: qui la selezione sarà ancora più marcata, rendendo evidente la sfida tra l’Olanda e il Resto del Mondo, con 4 campionesse arancioni a tenere a bada tutte le altre, ma anche qui ci saranno presenze più rappresentative che altro, come Thailandia, Trinidad & Tobago, Cipro, Etiopia, Paraguay.

Azizulhasni Awang 2016
Il malese Azizulhasni Awang, bronzo nella velocità sia ai Giochi di Rio 2016 che ai Mondiali 2020
Azizulhasni Awang 2016
Il malese Azizulhasni Awang, bronzo nella velocità sia ai Giochi di Rio 2016 che ai Mondiali 2020

Paesi esotici sul podio? Forse sì…

Da questo punto di vista, la situazione su pista alle Olimpiadi è più complessa. Alcuni Paesi sconosciuti su strada, come ad esempio Hong Kong o Malaysia, potranno invece recitare un ruolo molto importante, soprattutto nelle prove veloci. Va detto che nello specifico, le gare olimpiche su pista hanno un percorso di accesso molto più selettivo che quelle su strada: non ci sono scorciatoie legate all’appartenenza geografica o a wild card, fa fede solo il ranking legato ai principali eventi del quadriennio, per questo il numero di presenze è più esiguo da un lato ma con un tasso qualitativo molto più alto

Il ciclismo su pista rientra nel novero di discipline dove accedendo alle Olimpiadi, si è già compiuto un passo importante verso le medaglie. Basti guardare al complesso e lungo cammino di qualificazione per i quartetti dell’inseguimento, appena 8 al via, davvero la “creme de la creme”. Una qualità generale talmente alta che ad esempio ha spinto il Canada a decidere di rinunciare all’americana femminile, pur essendo qualificato, non avendo una coppia all’altezza secondo il giudizio dei propri tecnici.