Ancora un cambio di casacca. A dispetto dei suoi 22 anni, Manuel Oioli trasloca nuovamente armi (anzi bici) e bagagli e approda alla Colpack. Questa volta però è stato un cambio obbligato, vista la scelta della Q36.5 di non continuare con il devo team per concentrare tutte le sue energie sulla squadra Professional (e sull’approdo di un pezzo grosso come Pidcock…).
Ora ci si gioca tutto
Il corridore di Borgomanero era approdato nel ciclismo dei grandi attraverso la Eolo Kometa nel 2022, poi due anni nel team continental della Q36.5 e ora un nuovo cambio, terza strada verso un contratto fra i grandi.
«Il prossimo sarà il mio ultimo anno nella categoria – dice – e so che passato quel limite le possibilità di approdare a un contratto professionistico diminuiscono radicalmente. Quindi so che mi gioco tantissimo, ma non mi metto addosso tanta pressione, anzi voglio godermi questa nuova possibilità».
Hai già iniziato a lavorare in vista del nuovo anno?
Sì, con rinnovato entusiasmo. Già abbiamo fatto un primo ritiro, servito soprattutto per conoscerci, a Bergamo, io poi sono alla mia seconda settimana di lavoro effettivo. Il nostro ritiro vero e proprio sarà in febbraio in Spagna, voglio farmi trovare pronto in quell’occasione in modo da potermi mettere subito alla prova poi nelle gare che andremo a disputare.
La tua stagione 2024 è andata come ti proponevi?
Diciamo che nel complesso posso ritenermi soddisfatto, anche se devo dire che non ho mai raggiunto la condizione perfetta, quella che avrei voluto. I risultati ci sono stati, ma la cosa che più mi ha dato fiducia è che ho visto miglioramenti nelle prestazioni complessive ed è chiaro che parte tutto da lì. E’ importante anche verificare i progressi nella gestione della corsa, mi trovo molto più a mio agio anche in gare dal livello più alto. Un esempio c’è stato al GP Comunità di Capodarco: sono stato competitivo fino alla fine chiudendo al terzo posto, lo scorso anno ero stato 19° ma avevo chiuso sulle ginocchia…
Quando hai saputo che la Q36.5 avrebbe dismesso il team continental?
E’ avvenuto tardi, fino a settembre sembrava che tutto rimanesse come prima, anzi c’erano state anche avvisaglie che sarei passato in prima squadra. Poi invece ci hanno detto di trovarci un nuovo team e che non c’era più spazio nella squadra maggiore. E’ stata un po’ una doccia fredda, non posso negarlo. Significava cercare un contatto quasi in extremis, per fortuna il mio procuratore Manuel Quinziato si è adoperato per chiudere il contatto con la Colpack che mi veniva dietro da tempo. Avevo già avuto l’opportunità di correre con loro anni fa, ma poi andai alla Eolo.
La tua militanza fra gli U23 è stata comunque tribolata, il cambiar aria più volte non è la strada migliore per il professionismo. Ti è pesato non trovare casa?
A dir la verità pensavo che la Q36.5 lo fosse, c’era tutto perché lo fosse. Se fossi rimasto, se non avessero chiuso la squadra penso che la mia strada sarebbe comunque rimasta tracciata, le possibilità di approdare nella prima squadra erano comunque concrete. Quando abbiamo saputo che non proseguiva il suo cammino, Manuel ha cercato posti fra le professional, ma poi abbiamo di comune accordo ripiegato sulla Colpack che fra le dilettantistiche è la migliore.
Che ambiente hai trovato?
Ottimo e non lo dico per circostanza. Parlando con i ragazzi ho avvertito un legame stretto fra tutti, non ho sentito nessuno fare neanche la minima lamentela. Io credo che sia il posto ideale per affrontare il mio ultimo anno nella categoria sapendo che mi gioco tutto.
Ci saranno differenze nel calendario rispetto al team precedente?
Dipende, ma io non credo, so che sono state inviate richieste d’invito un po’ dappertutto. Io conto di affrontare tante gare internazionali anche all’estero perché saranno il terreno ideale per misurare davvero il mio valore.
Con che spirito affronti quella che tu stesso dici essere la stagione decisiva per il tuo futuro?
Io sono carico, infatti ho iniziato presto e con tanta voglia di fare. Ormai non voglio più cambiare se non per una squadra professionistica, meglio ancora se del WorldTour. Il mio proposito è di passare, ma devo meritarmelo e posso farlo solo con i risultati.