La notte che Ragusa s’è fermata e ha cantato per Damiano

Giada Gambino
14.06.2021
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Accompagnato dal fratello Federico, Damiano entra allo Stadio di Ragusa e, così, tutti in coro cantano: «Un capitano, Damiano un capitano». Non ci crede, si mette le mani in testa, gli spalti sono pieni di persone tutte per lui, da tutta la Sicilia, per rendere onore a chi ha suscitato tante emozioni. E’ una notte magica.

Cammina, va verso il palco, ha gli occhi lucidi, stenta ancora a crederci. Prende il microfono, ringrazia tutti, con un filo di voce piena di riconoscenza e felicità.

Oscar e Greta

I primi a raggiungere Damiano sono i familiari, compresi i piccoli Oscar e Greta, che raccontano qualche piccolo aneddoto di ciò che succedeva a casa durante il Giro d’Italia. Poi il Professore Guarrella, il presidente della squadra che ha lanciato Damiano al ciclismo. Successivamente i compagni di allenamento ragusani che gli regalano due tele con le immagini più importanti della Corsa Rosa. Anche il sindaco e gli assessori portano targhe e pergamene, riconoscendo Damiano come il più grande sportivo della storia della città.

Foto ricordo con il professor Guarrella, suo scopritore: fu lui a spedirlo in Toscana a Mastromarco
Foto ricordo con il professor Guarrella, suo scopritore: fu lui a spedirlo in Toscana a Mastromarco

La voce del Magro

La proiezione del filmato con le immagini e i video dei momenti più belli del Giro con la telecronaca di Magrini, fa venire i brividi a tutti. I racconti della moglie fanno sorridere: è stata l’unica al mondo ad essere in aereo mentre Damiano vinceva la tappa. Per tutto il volo ha dormito, una volta atterrata il cellulare le è esploso di messaggi e chiamate e, non appena capito cosa fosse successo, ha iniziato a piangere senza sosta. Il signore seduto accanto a lei la guardava senza parole, visto che sino a due minuti prima stava dormendo. Ma Ornella era in aereo per una giusta causa: poter abbracciare suo marito a Milano.

Il sole del Bahrein

Ornella continua a raccontare. Qualche giorno dopo sono andati in Bahrein su invito del Principe, sconvolto per il fatto che nel pomeriggio avessero visitato la città sotto il sole cocente, gli unici ad aver fatto una cosa del genere! Ma essendo siciliani il sole non li ha spaventati.

Rotta su Tokyo

La serata è stata commentata da Mario Tribastone, speaker di professione ragusano e Valerio Capsoni per la grande conoscenza del ciclismo e l’amicizia che lo lega al campione. 

L’ondata di affetto che ha travolto il capitano del Team Bahrain Victorius e il numero di tifosi che ha incontrato per strada durante il Giro d’Italia sicuramente non l’hanno lasciato indifferente. Probabilmente è il ciclista italiano più acclamato del momento ed è giusto così. Alcuni hanno tirato in ballo il nome di Pantani, dicendo che non si emozionavano così tanto per una vittoria in salita da quando c’era il Pirata. Perché la vittoria al Giro non è stata una qualunque, ma è stata la Vittoria. E adesso, aspettiamo con il cuore in gola Tokyo… 

Caruso, i meccanici e la Scultura: premio alla concretezza

04.06.2021
5 min
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Damiano Caruso è così un bravo ragazzo da non rompere le scatole nemmeno ai meccanici. E certo i meccanici delle squadre più grandi ne vedono e ne hanno viste di tutti i colori. La sua Scultura è standard e questo da un lato depone a favore delle Merida con cui corre il Team Bahrain Victorious, dall’altro fa capire che quando un corridore si trova bene, non c’è poi molto da pretendere in regolazioni e sfumature.

Merida Scultura Bahrain
Questa è la Merida Scultura con cui Caruso ha corso il Giro d’Italia
Merida Scultura Bahrain
Questa è la Merida Scultura con cui Caruso ha corso il Giro d’Italia

«Damiano è un corridore normale – dice Ronny Baron – che non stressa i meccanici, ma è molto attento che la bici sia perfetta. Non vuole errori, ma una volta assodato questo, non fa richieste strane e si fida di noi. Quando al mattino scende dal pullman, arriva alla bici, la solleva, fa girare le ruote e controlla che il peso della valvola sia ben bilanciato. E’ uno dei pochi che prima di andare a cena sul camion ristorante passava da noi che ancora eravamo al lavoro, sempre col sorriso, a chiederci come stessimo».

Zoncolan con il 36×32

Quando ti va bene la bici di serie, c’è poco da raccontare, se non allungare lo sguardo ai componenti che di volta in volta durante un Giro d’Italia così eterogeneo, con tappe su sterrato e salite dalle pendenze proibitive, capita di utilizzare.

Ronny Baron è fra i meccanici più esperti del Team Bahrain Victorious
Ronny Baron è fra i meccanici più esperti del Team Bahrain Victorious

«Prima del Giro – continua Baron – i direttori sportivi avevano esaminato bene ogni tappa e visto se ci fossero state variazioni dell’ultima ora, per cui la scelta dei rapporti è abbastanza inquadrata. In tutto il Giro, Damiano ha usato una sola volta il 36×32 sullo Zoncolan. Di base, preferisce avere un plateau più piccolo davanti che dover usare il 32 dietro, in modo da far lavorare meglio la catena. Perciò, ad eccezione della tappa dello Zoncolan, davanti usava il 38. Anche nel giorno che ha vinto e sempre con pedivelle da 172,5. Queste piccole variazioni le riportiamo esattamente anche sulla bici di scorta. Deve essere identica a quella da gara, una cosa in più da guardare in un Giro in cui ha piovuto spesso e tutte le sere siamo stati costretti a lavare, asciugare e lubrificare tutte le bici».

Meglio i tubolari

Sul fronte delle ruote, Caruso ama sentire la bicicletta bella rigida, per cui usa sempre le ruote Vision Metron da 55 e solo in rare occasioni, come ad esempio nella tappa di Montalcino, ha usato quelle da 40.

Sulle strade bianche con cerchi da 40 e tubolari Continental ALX da 25
Sulle strade bianche con cerchi da 40 e tubolari Continental ALX da 25

«Quel giorno in particolare – spiega Baron – hanno usato tutti tubolari da 25, i Continental Alx, più spessi e zigrinati con cui avevamo già corso alla Strade Bianche senza forature. Proprio sul fronte delle gomme, Damiano è abbastanza netto. Ha provato i tubeless che gli piacciono, ma in corsa vuole i tubolari, soprattutto nelle tappe di salita. Per il resto, la sua bici è fedele alla Scultura di serie, misura 54 con sella Prologo Nago C3, per la quale abbiamo raggiunto davvero un ottimo livello. Pesa 6,880 chili e non scendiamo al limite perché dovendo montare il transponder di Velon, bisogna tenersi un centinaio di grammi di tolleranza. E ci si trova talmente bene, da non aver usato la doppia bici. Nelle tappe veloci avrebbe potuto usare la Reacto, ma ha preferito non lasciare la Scultura».

Crono sul Teide

Un altro fronte interessante riguarda la bici da cronometro, perché il siciliano è andato bene sia in quella di Torino che nell’ultima a Milano.

Questo il manubrio Metron 6D integrato che Caruso usa con attacco da 12 e larghezza da 42
Questo il manubrio Metron 6D integrato che Caruso usa con attacco da 12 e larghezza da 42

«Caruso ci ha lavorato – dice Baron – sin da inizio stagione. Aveva la bici da crono anche sul Teide, sia per fare i suoi carichi di lavoro, sia per abituarsi alla posizione. Tramite Fsa gli è stato fatto un body scan mentre era sul rullo, grazie al quale sono state rilevate le sue misure da cui è stato ricavato un manubrio su misura con poggia gomiti integrati. Come integrato è anche il manubrio sulla bici da strada, il Metron 6D, con attacco da 120 e larghezza da 42. Damiano non ha grandi richieste. Anche quando gli arrivano gli scarpini nuovi, li affida a noi per le tacchette. E noi sappiamo che devono essere perfetti».

Ha lavorato tanto a crono, anche sul Teide. Il manubrio è su misura
Ha lavorato tanto a crono, anche sul Teide. Il manubrio è su misura

Il giusto assetto

Magari a questo punto è anche sbagliato dire che Caruso si accontenti. Corre in una squadra di vertice che dispone di materiale eccellente. Ha raggiunto una posizione in sella che gli permette di esprimersi al meglio. E’ circondato da professionisti top di gamma che si occupano di lui. Perché perdere energie nervose inseguendo millimetri e variazioni cervellotiche quando hai la certezza di essere a posto?

Colbrelli al Delfinato per il Tour (e il mondiale)

31.05.2021
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Sonny Colbrelli è già nel bel mezzo della lotta al Delfinato a sgomitare tra coloro che vanno a caccia di un posto in squadra per il Tour de France e a coloro che invece lo vogliono vincere. Una vera “guerra”.

Giusto ieri nella tappa inaugurale il bresciano ha fatto secondo (foto in apertura). Il gruppo non ha chiuso sulla fuga e lui ha vinto lo sprint del plotone.

Colbrelli (31 anni) in ritiro sul Teide, quest’anno ha già fatto due alture e non ha finito
Colbrelli (31 anni) in ritiro sul Teide, quest’anno ha già fatte due alture e non ha finito
Sonny, come va da quelle parti?

Sono un po’ incavolato. Van Moer è andato forte, ma dietro a parte noi non abbiamo tirato forte. La Trek-Segafredo, la Uae hanno forzato solo nel finale. Prima la Ineos-Greandiers controllava e basta. Io poi avevo già usato i miei uomini prima e non li avevo nel finale. Peccato perché ogni lasciata è persa. Ci puntavo a questa tappa e vincere avrebbe significato anche indossare la maglia di leader.

Però di buono c’è che hai vinto lo sprint di gruppo, hai battuto i tuoi rivali…

Sì quello sì. Sono contento perché non correvo dal Romandia (dove aveva vinto, ndr) e poi ero appena sceso dall’altura e non sai mai come vanno le cose in questi casi. Invece ho visto che ho risposto bene. Ma non è finita, ci sono ancora due tappe per noi velocisti. Ci riproverò.

Hai parlato dell’altura, come è andata sul Teide?

E’ stato un bel ritiro, molto intenso anche se non ho fatto grandi blocchi di lavoro in quanto venivo dal Romandia appunto. Ho fatto molte ore di sella. Ho perso 2 chili e mezzo.

Ti segue Artuso, il preparatore della Bahrain Victorious?

Sì mi segue Paolo. Abbiamo fatto tanti chilometri e pochi specifici, anche se di tanto in tanto nel tratto pianeggiante in quota ho fatto delle volate. Poi per me che non ho una muscolatura da scalatore sul Teide non è facile: sei sempre in tiro con la catena e quindi lavori continuamente. Ho fatto tanta fatica. Ogni giorno 5-6 ore con 3-4.000 metri di dislivello.

Come facevi, anzi come fai, le volate quando sei in allenamento: da solo o con il “treno”?

Solitamente da solo. Come le faccio? Spingo finché non sento l’acido lattico fino alle orecchie! Ci sto 20” anche 25”, con il 54×11. Io parto lungo, è così.

Sul vulcano atlantico tanti chilometri e pochi lavori specifici
Sul vulcano atlantico tanti chilometri e pochi lavori specifici
Stai lavorando per il Tour. Qual è l’obiettivo?

Vincere una tappa. E’ quello che sogno da un bel po’. E poi voglio farmi trovare pronto per il mondiale. So che è un percorso esplosivo. Italia e Belgio hanno le formazioni più forti. Noi abbiamo Trentin, Moscon, Ballerini, Ganna… possiamo fare anche una corsa d’attacco.

E alle Olimpiadi ci pensi? Te lo chiediamo più per curiosità che non per una tua reale presenza visto che il percorso dicono sia duro, ma sai tante volte si è parlato di tracciato off-limits e poi la corsa si è rivelata meno selettiva del  previsto…

Sono migliorato tanto in salita, però con Cassani non ho mai parlato delle Olimpiadi e non credo che ne parlerò. Lui ha già in mente la sua idea di corsa per Tokyo. Poi sì, nelle corse di un giorno magari si va più tranquilli. A Rio a parte la sfortuna di Nibali, pur essendo un tracciato duro, ha vinto d’astuzia un corridore come Van Avermaet.

Sei al Delfinato, qualche anno fa ci dicesti una frase che ci ha colpito. «Al Delfinato si va più forte che al Tour perché c’è gente che deve guadagnarsi il posto proprio per il Tour». E’ così?

Confermo tutto! Il Delfinato a mio parere è la corsa più dura della stagione. E’ un “mini Tour”. Si va a velocità folle. Oggi (ieri per chi legge, ndr) per esempio abbiamo fatto 180 chilometri con 2.400 metri di dislivello in meno di 4 ore. E doveva essere una tappa per velocisti… Non oso pensare a quando ci saranno le salite!

Però adesso tieni meglio questi ritmi?

Sì, sicuramente. Faccio altri allenamenti, ho un’altra mentalità. 

Hai dato un’occhiata al percorso del Tour?

Ho dato uno sguardo. Che dire: è pianura francese. Ogni giorno ci sono almeno 2-3.000 metri di dislivello. Si parte dalla Bretagna e non sarà semplice: strade strette, continui saliscendi. Già nella prima tappa potrebbe esserci qualche insidia. Dopo il Delfinato quando andrò di nuovo in altura lo studierò per bene. Avrò 12 giorni per farlo. Dove vado? Stavolta a Livigno così porto con me anche la famiglia,  

Colbrelli ha vinto la terza del Romandia. Per lui anche un secondo e un quarto posto
Colbrelli ha vinto la terza del Romandia. Per lui anche un secondo e un quarto posto
Senti, ma hai visto che ha combinato Caruso al Giro?

Un grande! Sono davvero contento per lui – dice con tono sincero Colbrelli – Ci credevo più io che Damiano quando lo sentivo. Giorno dopo giorno ha capito che il podio era alla sua portata e ha finalizzato il tutto con un grande numero sull’Alpe Motta. Una vita da gregario, questo è il suo regalo più grande. E non è finita, perché adesso cambieranno molte cose nei suoi confronti. L’anno scorso è arrivato tra i primi dieci al Tour tirando per Landa. Io e lui quando corriamo insieme siamo compagni di stanza.

E Colbrelli quando lo rivediamo al Giro?

Spero il prossimo anno – risponde senza indugio Colbrelli  – Quest’anno volevo farlo, ma avendo costruito la squadra su Landa non volevano farmi fare quel che ho fatto l’anno scorso al Tour e cioè tirare sempre.

Beh, alla fine è una forma di rispetto, di riconoscimento del tuo valore da parte del team…

Sì, sì, ma infatti è una scelta che ho accettato bene. L’anno scorso ho svolto questo lavoro credo al meglio e infatti mi hanno ringraziato.

La Bahrain riordina le idee: Valls “farà il Caruso”

18.05.2021
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Casa Bahrain Victorious. «Abbiamo la maglia rosa della sfortuna», dice Alberto Volpi. «Abbiamo avuto due dolori e una gioia», gli fa eco Franco Pellizotti.

Il sole splende sulle colline umbre che circondano Perugia. Fa caldo ma non troppo. E’ l’ideale per passare il giorno di riposo al Giro d’Italia e per riordinare le idee dopo quasi metà corsa, ma con il grosso che deve arrivare. La Baharain ha perso Landa e tre giorni dopo anche Mohoric, come si riorganizza la squadra in questi casi? Tra l’altro una squadra fortissima, che in qualche modo è stata stravolta.

Gino Mader ha vinto ad Ascoli (San Giacomo) ed è in lotta per la maglia blu
Gino Mader ha vinto ad Ascoli (San Giacomo) ed è in lotta per la maglia blu

Mader un trionfo importante

«Quando perdi il tuo capitano perdi un po’ l’orientamento della squadra – dice Volpi – per fortuna il giorno dopo aver perso Landa abbiamo vinto con Gino Mader a San Giacomo. Questo è stato importante per il morale e per accettare la delusione di non aver più Mikel. Però per me il bilancio sin qui è positivo. Siamo stati davanti, abbiamo fatto quello che dovevamo fare, abbiamo vinto una tappa… Questo non significa che continueremo a chiedere il massimo ai nostri corridori, dobbiamo valorizzare Caruso».

Per Volpi comunque bisognerà continuare anche a fare la corsa che si era impostata dopo l’abbandono di Landa e cioè andare anche a caccia di tappe, compatibilmente alle possibilità. Pello Bilbao magari starà più vicino a Damiano, Mader potrà fare entrambe le cose, Tratnik avrà di fatto solo la tappa di Gorizia per cercare una fuga.

«Pello era venuto al Giro per tirare per Landa, qualcosa che sa fare. Nelle tappe più facili o intermedie doveva risparmiare, per questo a volte lo abbiamo visto dietro».

Pello Bilbao è al suo quinto Giro, l’anno scorso terminò quinto nella generale
Pello Bilbao è al suo quinto Giro, l’anno scorso terminò quinto nella generale

Il passato insegna

Volpi però non perde il suo ottimismo e ricorda quando nel 1985 al suo primo Giro d’Italia, il capitano Argentin cadde e si ritirò.

«Divenni co-capitano con Tommy Prim e questo mi consentì di vincere la maglia bianca. Ma poi non serve andare tanto indietro nel tempo. Guardiamo cosa ha combinato una sola borraccia l’anno scorso. Senza di quella Tao Geoghegan Hart non avrebbe vinto.

«Io dico che l’arma di Damiano può essere la sua regolarità. Magari non ha lo spunto dei migliori, ma il non avere “giornate no” può aiutarlo. E se poi deve vincere il Giro dovrà trovare un acuto, anche perché dovrà guadagnare qualcosa in vista della crono finale. Per non dire direttamente che dovrà guadagnare su Evenepoel».

Mohoric si è mostrato fortissimo su tutti fronti, una grave perdita per la Bahrain
Mohoric si è mostrato fortissimo su tutti fronti, una grave perdita per la Bahrain

E Pellizotti cosa dice?

E da un diesse passiamo all’altro. Con Franco Pellizotti si parla nello specifico dei sei uomini rimasti alla Bahrain in corsa: come verrano utilizzati, sapendo che non solo manca il capitano ma anche Mohoric che si è mostrato più importante del previsto? Anche il friulano conferma che correranno da battitori liberi, ma con un occhio di riguardo per Caruso.

«Damiano è il nostro leader. Pello o Mader saranno gli uomini per la salita. Chi sarà l’ultimo dei due lo decideremo giorno per giorno, in base a come staranno e alle situazioni. Anche perché Mader è in lotta per la maglia dei Gpm, non dimentichiamolo. Noi non possiamo gestire la corsa. Un conto era con Landa leader che dava determinate certezze e con Caruso al suo fianco e l’organico pieno. E un conto è adesso. Prima sì che potevamo attaccare o impostare la corsa, come si è visto poi a Sestola. 

«Sappiamo che Bernal è quello che sta meglio e che ha una squadra fortissima. Toccherà alla Ineos quindi controllare la corsa e noi ci regoleremo di conseguenza. Loro sono abituati a gestire certe situazioni».

Una situazione tattica che quasi, quasi fa comodo alla Bahrain. In questo modo la squadra di Volpi e Pellizotti non avrà il controllo della corsa, tanto più con i ruoli di ciascuno che sono rivisti.

«Quando si costruisce una squadra tutti hanno il proprio ruolo e tutti sono determinanti per quel lavoro. Anche Arashiro nelle tappe piatte è fondamentale. Venendoci a mancare non solo il leader ma anche Mohoric ci viene meno un uomo importantissimo, in grado di lavorare su più fronti».

Rafael Valls (in testa) diventerà il capitano in gruppo, di fatto quello che faceva Caruso
Rafael Valls (in testa) diventerà il capitano in gruppo, di fatto quello che faceva Caruso

I nuovi ruoli

E quindi chi sostituirà chi? Pellizotti parla di un Tratnik duttile. Lo sloveno si sa muovere bene in gruppo e dice la sua nei percorsi misti.

«Senza Mohoric, Jan entrerà in scena nelle tappe facili e in quelle miste e aiuterà a portare gli scalatori avanti ai piedi delle salite. E’ il nostro apripista, mettiamola così.

«Valls adesso dovrà aiutare molto in salita. Lui è un corridore esperto e ha una buona condizione, come ha dimostrato al Tour of the Alps. Il suo ruolo sarà quello di far lavorare il meno possibile Bilbao e Mader».

Infine c’è Caruso. Solitamente Damiano è il capitano in corsa. E’ lui che gestiva tutto e tutti, leader compreso. Cambierà qualcosa anche per il siciliano?

«Vero – conclude Pellizotti – Caruso è il nostro “road capitan” e alla fine lo sarà anche in questa situazione, ma l’idea è di alleggerirlo molto e pertanto credo che questo ruolo passerà a Valls. Sarà Rafael che gestirà la situazione in gruppo. E’ importante che Damiano corra come deve correre un leader e cioè pensando alla corsa, stando davanti ed avendo qualche pressione (e pensiero) in meno».

Si chiama Gino, non sa nulla di Bartali, però sa vincere

13.05.2021
4 min
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«Ieri è stato un giorno molto triste – dice Gino Mader – ma quasi subito abbiamo trovato nuovi obiettivi. Non abbiamo più Landa da proteggere e così potremo correre in modo più aggressivo. Oggi Mohoric ha fatto una corsa incredibile. Credeva in me già da ieri. Non faceva che ripetermi che questa tappa fosse adatta a me e alla fine aveva ragione lui».

Matej Mohoric si è sacrificato per Gino Mader, risultando decisivo
Matej Mohoric si è sacrificato per Gino Mader, risultando decisivo

La reazione

Sembrerebbe una storia già vista, come quella della Ineos dello scorso anno che, perso Thomas, si rimboccò le maniche e tirò fuori il Giro più bello. Ieri la caduta di Landa ha privato la Bahrain Victorious del suo leader, ma il gruppo ha saputo reagire.

«Nessuna alchimia strana – spiega Alberto Volpi, di ben altro umore stasera rispetto a ieri – si sono guardati in faccia e hanno capito di dover fare qualcosa. I più giovani magari no, ma quelli esperti sanno che queste cose accadono di continuo e si deve andare avanti. Sicuramente stiamo parlando di una squadra di valore. Uomini di qualità selezionati per stare accanto a un leader forte, che ora dovranno fare la loro corsa.

Ganna si è preso in spalla il Team Ineos dal cuore dei Sibillini fino a parte della salita finale
Ganna si è preso in spalla il Team Ineos dal cuore dei Sibillini fino a parte della salita finale

«Mohoric, che oltre alle gambe ci mette tanta testa e oggi ha pilotato benissimo il ragazzino. Caruso, decimo al Tour e sapete meglio di me quale sia la sua storia. Pello Bilbao. Insomma, non proprio gli ultimi arrivati. E Mader, anche se è la prima corsa che facciamo insieme, lo ricordo lottare nelle corse a tappe da più giovane con Hindley e Pogacar. Ha dei numeri, verrà fuori».

La bici e la gioia

Gino Mader ha i capelli ricci e il suo inglese ha le durezze del tedesco. Quando gli dicono che un Gino vittorioso al Giro prima di lui faceva di cognome Bartali, lui forse un po’ arrossisce, ma neanche tanto. Spiega che quella storia del ciclismo è troppo indietro rispetto ai suoi anni e che gli piacerebbe scoprirla, ma che al momento la stessa domanda bisognerebbe farla ai suoi genitori che ne sanno certamente di più.

La sua storia recente parla di alcune beffe. Come quella alla Vuelta del 2020, battuto Gaudu all’Alto de la Covatilla. E quella di quest’anno alla Parigi-Nizza, preceduto da Roglic nel giorno delle polemiche.

Evenepoel e Bernal hanno sprintato per gli abbuoni e ha avuto la meglio il colombiano
Evenepoel e Bernal hanno sprintato per gli abbuoni e ha avuto la meglio il colombiano

«Se c’è una lezione che ho imparato – Gino sorride – è che se in corsa non sei il più forte, per vincere puoi soltanto andare in fuga. E io oggi ho dato tutto me stesso fino alla riga. Se anche sai di avere alle spalle tutti i più forti, il tuo spirito non deve esserne condizionato. Lo spirito fa la differenza. La bici mi sta dando tanto. Ricordo benissimo quando nel 2019 andammo con la Dimension Data in Sudafrica a consegnare delle biciclette ai bambini. Ricordo i loro sorrisi e pensai che anche io voglio la stessa gioia quando vedo la mia bicicletta. Voglio divertirmi a correre, voglio una vita felice e la bicicletta me la può dare».

Giro che passione

Alle spalle c’è la scuola svizzera del ciclismo, che sin da piccoli permette ai ragazzi di provare tutte le discipline e li guida poi nella scelta della più adatta.

Ora è Caruso l’uomo di classifica della Bahrain Victorious: 7° a 39″
Ora è Caruso l’uomo di classifica della Bahrain: 7° a 39″

«Ho avuto dei buoni mentori – dice – come Daniel Gisiger (professionista dal 1977 al 1988 e vincitore di due tappe al Giro, ndr) che mi ha portato in pista e poi su strada e alla fine mi ha aiutato a trovare la mia strada. Non so dove mi condurrà o come proseguirà questo Giro, Nel bus parleremo. Potrei andare ancora in fuga o tirare per un compagno, sarò ugualmente contento di farlo. Voglio godermi il Giro d’Italia, ho sempre pensato che sia la corsa più bella del mondo».

Alé subentra “in corsa” con la Bahrain Victorious

30.04.2021
3 min
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E sono tre! Si, da oggi sono proprio tre le squadre del WorldTour maschile che Alé sponsorizza e fornisce quest’anno. Un primato, considerando che nessun brand mondiale oggi collabora con più di due team della Serie A del ciclismo maschile.

Qualità e tecnicità tutta italiana

Dopo team Movistar e Groupama FDJ, Alé subentra a decorrere dal 1° maggio, al precedente fornitore del team Bahrain Victorius. Diventa così di fatto e fino al termine della stagione partner e sponsor tecnico.

Il team Bahrain Victorious da oggi “veste” dunque Alé. La collezione messa a disposizione di Landa, Pello Bilbao, Colbrelli, Capecchi, Milan e compagni è la collaudatissima PR.S. La grafica della maglia invece – logo del produttore ovviamente a parte – non ha subito modifiche sostanziali, e questo in considerazione appunto di questo cambio “in corsa” a metà stagione. Una situazione piuttosto inusuale nel mondo delle corse professionistiche.

I colori della Bahrain Victorious, lo stile e la tecnologia del brand Alè
I colori del team, lo stile e la tecnologia del brand Alè
I colori della Bahrain Victorious, lo stile e la tecnologia del brand Alè
I colori del team, lo stile e la tecnologia del brand Alè

L’affidabilità della linea PR.S

Derivata direttamente dalla collaborazione con alcuni dei migliori top team, la linea PR.S di Alé rappresenta a tutti gli effetti un concentrato di stile e di prestazioni elevate. Una sintesi del più alto livello di ricerca e di soluzioni tecniche sviluppate in questi anni di attività nel settore agonistico.

Pantaloncino Bahrain Victorious nero: tradizione e stile
Pantaloncino nero: tradizione e stile
Pantaloncino Bahrain Victorious nero: tradizione e stile
Pantaloncino nero: tradizione e stile

Un’attenzione particolare è stata posta dai tecnici Alé sul tema vestibilità “racing fit”. Sono stati effettuati degli studi molto approfonditi sulle differenti posizioni adottate dai ciclisti. L’obiettivo è ottenere un capo che punta a migliorare la velocità senza rinunciare al comfort. Un elemento quest’ultimo necessario ed imprescindibile per chi va in bicicletta. Il risultato? Ottenere capi che possono essere definiti senza mezze misure una “seconda pelle”. Tagli ridotti al minimo e con le cuciture piatte che avvolgono il corpo attraverso una vestibilità anatomica ed aerodinamica di straordinaria fattura. Inoltre, grazie al “Body Mapping” di Alé, il posizionamento strategico dei tessuti nelle diverse zone del corpo è scelto in base a specifiche esigenze di ventilazione, traspirazione e protezione.  Oltre al kit PR.S, il team Bahrain Victorious  utilizzerà anche i capi protettivi (gusci, giacche, accessori) della linea Klimatik®: la collezione di punta di Alé. Un concentrato tecnico di tessuti traspiranti, impermeabili e confortevoli. L’ideale per non farsi mai trovare impreparati nelle giornate fredde e magari anche piovose.

Alessia Piccolo è Amministratore Delegato di Apg
Alessia Piccolo è Amministratore Delegato di Apg
Alessia Piccolo è Amministratore Delegato di Apg
Alessia Piccolo è Amministratore Delegato di Apg

Parla Alessia Piccolo

«Sono davvero molto felice di annunciare oggi questo accordo con il team Bahrain Victorious – ha dichiarato Alessia Piccolo, Amministratore Delegato di Apg srl, la società alla quale fa riferimento il marchio Alé – il terzo team WorldTour maschile che quest’anno ha la possibilità di indossare i nostri capi ultra tecnici. Questa partnership rappresenta per noi moltissimo e ci consente di chiudere un cerchio importante per quanto riguarda le nostre attività di comunicazione e di sponsoring. Oltre a Movistar, Groupama FDJ e Bahrain Victorious nel WorldTour maschile, Alé è partner anche di due team World Tour femminili, la stessa Movistar e la squadra di casa Alé BTC Ljubljana. Non bisogna dimenticare poi la Bardiani CSF Faizanè, le maglie dei capi classifica del Giro Enel Under 23, l’Unione Europea di Ciclismo (UEC) e la Federazione Francese di Ciclismo che lo scorso anno, con Julian Alaphilippe, ci hanno regalato la soddisfazione bellissima di vincere un Campionato del Mondo in Italia».

Alé Cycling

Sonny, la vittoria e una primavera da rivedere

30.04.2021
4 min
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Seconda tappa del Giro di Romandia a Saint Imier, prima il sole e poi la pioggia: vince Colbrelli. Sonny è partito lungo anche stavolta, ma Bevin non è Sagan e Sonny piuttosto che farsi passare, stavolta sarebbe morto. Prima vittoria di stagione, l’ultima lo scorso agosto in Francia. La rimonta del neozelandese si ferma prima della riga. Pensiamo al giorno in cui il bresciano è passato al Tour of the Alps per salutare i compagni del team Bahrain Victorious. E sorridendo, ammetteva che sarebbe partito di lì a poco per la corsa Svizzera. Non è facile tenere duro quando il periodo più importante si è chiuso. Ci riesci solo se hai voglia di riscatto e la sensazione di aver appena raggiunto la condizione, con due settimane di ritardo. Le due settimane che per qualche motivo si è deciso di regalare ai rivali. Quelle dal Laigueglia alla Sanremo.

Per Ganna continua l’avvicinamento al Giro: la crono d’apertura è alle spalle
Per Ganna continua l’avvicinamento al Giro: la crono d’apertura è alle spalle

«Ci voleva – dice Sonny – sapevo che al Romandia ci sono tappe adatte alle mie caratteristiche. Magari non oggi, perché oggi mi sono stupito anche io. Che fatica per tenere duro…».

Condizione in ritardo

La condizione è qualcosa di magico. Puoi lavorare per settimane e aspettarla invano, oppure puoi azzeccare il giusto avvicinamento e stupirti del risultato. Provate a immaginare perciò la sorpresa al via della Sanremo, quando chiedendo a Colbrelli come si sentisse non avendo corso la Tirreno e eppure la Parigi-Nizza.

«Quest’anno con la squadra – rispose a Milano – abbiamo deciso di fare due bei blocchi di allenamento e non correre. Un tentativo. Sono due chili meno di inizio stagione, non ho brutte sensazioni, ma correre è diverso».

Si rivede in fuga anche Davide Villella, a suo agio nella pioggia
Si rivede in fuga anche Davide Villella, a suo agio nella pioggia

Non correva dal Trofeo Laigueglia e questo suonava strano, per un atleta potente come lui, che ha sempre avuto bisogno di chilometri e intensità per portare il motore al giusto numero di giri.

«Avrei preferito avere questa condizione in Belgio – ammette – questo è poco, ma sicuro. Però è andata così. L’esperimento di non correre più a marzo lo lasciamo agli altri. Oggi ho corso con la rabbia addosso. Ho avuto una squadra superlativa, Caruso è stato davvero bravo. Mi ha lasciato al punto giusto. Sono partito ugualmente un po’ lungo, però stavolta è andata bene. Il secondo posto di ieri mi è rimasto sullo stomaco, perché sono partito presto e c’era vento contro. Non potevo fare altro. Sagan è stato molto furbo a cercare di infilarsi nella mia scia e mi ha passato».

Si rivede anche Damiano Caruso, in forma Giro e ottimo nel tirare la volata
Si rivede anche Damiano Caruso, in forma Giro e ottimo nel tirare la volata

Destinazione Tour

Questa volta Landa e Caruso al Giro dovranno far da sé. Colbrelli ce l’aveva già detto e lo conferma adesso: non sarà al Giro, bensì al Tour.

«Dispiace sempre saltare certe corse come il Giro – racconta – però abbiamo optato per il Tour e quindi non ci penso. Perciò dopo il Romandia riposerò, quindi andrò a metà maggio sul Teide, poi al Delfinato. Infine al Tour. Aiuterò come l’anno scorso, ma questa volta potrò correre per me. In questa stagione sempre più frenetica, a fine stagione ci sarà il mondiale, un pensiero e un grande obiettivo. Conosco quelle strade».

E alla fine per Colbrelli il podio del vincitore che mancava da agosto 2020
E alla fine per Colbrelli il podio del vincitore che mancava da agosto 2020

Per ora basta la tappa vinta, che parla finalmente di fiducia. La teoria dell’allenamento senza corse può essere rispedita al mittente. Con questa condizione in Belgio, magari il viaggio sarebbe stato più interessante. E partendo da questa condizione e costruendoci sopra quelle del Tour, anche il rinnovo del contratto magari sarà più dolce.

Pello Bilbao e Mikel Landa, storia di un’amicizia basca

27.04.2021
5 min
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Pello Bilbao sarà con Landa al Giro d’Italia, cercando di spingere l’amico più in alto possibile. E’ una storia basca, di quelle sbocciate sotto lo sventolare della ikurriña, la bandiera nata nel 1894 prendendo come spunto quella britannica e cambiandole i colori. I baschi sono gente dura, anche nel gruppo. Si ritrovano spesso in piccoli capannelli trasversali alle squadre e si mettono a parlare nel loro incomprensibile dialetto.

Maglie arancioni

Pello e Mikel arrivarono insieme al professionismo nel 2011, con la maglia arancione della Euskaltel-Euskadi, e rimasero insieme fino al 2013, quando la celebre squadra si sciolse. Pello finì alla Caja Rural, Mikel forse in virtù di qualche risultato in più fu notato dall’Astana. Da quel momento la loro storia, a volerla cantare con De Gregori, divenne davvero uno strano incrocio di destini. Infatti, mentre Landa lasciò il gruppo di Martinelli e andò prima al Team Sky e poi alla Movistar, Pello firmò con l’Astana nel 2017. E come ha raccontato al Tour of the Alps fece appena in tempo a conoscere Michele Scarponi.

La Euskaltel Euskadi chiuse per motivi di budget nel 2013, lasciando liberi fior di corridori
La Euskaltel chiuse per motivi di budget nel 2013

Gli incroci con l’amico basco non mancarono. Tanto che quando al Giro del 2019 Pello Bilbao vinse la tappa di Monte Avena, alle sue spalle finì proprio Landa, leader della Movistar, che avrebbe chiuso quell’edizione al 4° posto. Ma il rendez-vous era ormai nell’aria e dal 2020 entrambi si ritrovarono al team Bahrain-Merida: Landa capitano e Pello gregario, anche se una così netta distinzione dei ruoli in realtà non c’è mai stata. Infatti nonostante si tenda a dipingerlo come gregario, quest’anno Bilbao ha sfiorato la vittoria al Giro dei Paesi Baschi, battuto a Hondarribila da Ion Izagirre, anche lui basco e ottimo amico (il solo motivo per cui Pello se ne è fatto presto una ragione). Mentre ha fatto centro al Tour of the Alps sul traguardo di Pieve di Bono.

«Sono soddisfatto – dice Bilbao – è stata una vittoria molto inseguita. Lungo il cammino ci sono stati tentativi falliti, ma ho sempre pensato che quando un traguardo tanto atteso finalmente arriva, te lo godi il doppio. Io aspettavo dai Paesi Baschi, l’ho inseguita con molta intensità e con voglia speciale. Quella corsa mi incanta e gareggiare in casa è bellissimo, però per me anche correre in Italia ha un significato speciale. Mi piace sempre qui e il Tour of the Alps è bellissimo, perché presenta un percorso molto interessante che invita a sorprendere, provare ad attaccare da lontano e non semplicemente ad aspettare il finale».

Al Tour of the Alps, Pello Bilbao ha rifinito la condizione per il Giro d’Italia
Al Tour of the Alps, Bilbao ha rifinito la condizione per il Giro d’Italia

Un metro e 74 per 60 chili, il basco di Guernica è professionista da 11 stagioni. Ha vinto due tappe al Giro del 2019 e sempre nella corsa rosa lo scorso anni si è piazzato al quinto posto. Per Landa un gregario davvero prezioso.

Tanti ti chiedono se davvero non saresti meglio come leader.

E io rispondo che a volte mi capita di esserlo, ma che troverei stressante fare il leader per nove mesi all’anno. Quando è necessario, so anche lavorare per i miei compagni.

Che rapporto c’è fra te e Mikel Landa?

Siamo amici. E credo che essendo amici posso dare un po’ di più per lui. Alla fine siamo professionisti al 100 per cento e cerchiamo sempre di fare il miglior lavoro possibile, però non bisogna mai dimenticarsi dell’aspetto emotivo e psicologico. E avendo questo vantaggio dalla tua parte, puoi dare anche più di te stesso.

Al Giro del 2019 batte Landa a Monte Avena
Al Giro del 2019 batte Landa a Monte Avena
Il vantaggio dell’amicizia?

Pensare che il leader è un tuo amico, che lavori con gusto per lui perché se lo merita è qualcosa che ti permette di svolgere meglio il lavoro e di ottenere risultati migliori. E’ quello che faccio e mi capita di percepire quando sono leader a mia volta. Alla Bahrain Victorious abbiamo la fortuna che i ruoli sono abbastanza definiti e soprattutto sono accettati dai ciclisti. Non abbiamo alcuna guerra interna. Ognuno ha le sue opportunità quando se le merita e la squadra lavora bene per lui.

Un esempio?

La tappa che ho vinto. L’idea era rendere dura la corsa. Si è formata una fuga che non ci interessava e automaticamente ci siamo messi a tirare nel gruppo per mantenerla vicina e poter mettere un corridore che ci interessava, quel giorno ero io, sulla testa della corsa. E con questo si dimostra la determinazione che ha la squadra e la professionalità di tutti.

Pieve di Bono, al Tour of the Alps, Pello Bilbao batte Vlasov e Yates
Pieve di Bono, al Tour of the Alps, batte Vlasov e Yates
L’anno scorso al Tour avete stupito con un blocco molto forte: sarà lo stesso al Giro?

Avremo un blocco molto potente per proteggere Mikel. Siamo consapevoli che per il percorso che abbiamo e i rivali in campo, il Giro può essere una buona opportunità per noi e per questo continueremo a portare avanti lo stesso metodo di lavoro che abbiamo collaudato lo scorso anno al Tour. Abbiamo fiducia in Mikel e lui sa di essere in buone mani, con una grande opportunità per ottenere un grande risultato.

Amici ed entrambi baschi, com’è la salute del vostro ciclismo?

Il ciclismo nei Paesi Baschi è sempre importantissimo. Non è più lo sport più popolare, però gli appassionati lo seguono molto da vicino e lo vivono con passione. Alla fine abbiamo un buon vivaio, una squadra di allievi e una squadra professionistica di riferimento. Buone corse che si mantengono anno dopo anno grazie allo sforzo che fa la gente con la passione per il ciclismo. Sono persone che non guadagnano niente per organizzare corse di dilettanti, juniores o nelle scuole. Abbiamo uno sport che ha radici profonde e speriamo che continui ad essere così. Noi con le nostre corse cerchiamo di non far spegnere quella fiamma.

Pello Bilbao, discesa full gas pensando a Scarponi

22.04.2021
4 min
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C’è tanto Scarponi ancora nel gruppo, anche se sono passati quattro anni. Te ne accorgi la mattina quando al ricordo si abbassa lo sguardo. Te ne accorgi sfogliando i social. E soprattutto te ne rendi conto dopo l’arrivo, quando Pello Bilbao racconta con trasporto di aver fatto una discesa da kamikaze per dedicargli la vittoria.

E’ appena finita la tappa più impegnativa del Tour of the Alps e come spesso accade quando ci si aspetta il finimondo, il mondo è ancora qui con le vette, i prati e il sole del Trentino. Sivakov si è staccato per la botta di ieri e Pello ne ha preso il posto, dopo un giorno di controllo in cui Yates ha mostrato i muscoli quel tanto che è bastato per raffreddare gli entusiasmi di Vlasov. Il colpo di scena, dunque, c’è stato proprio alla fine quando il basco del team Bahrain Victorious è piombato sui due più forti della salita. Li ha agganciati in uno degli ultimi tornanti in discesa e li ha allungati ancora un po’. E poi li ha freddati in volata, con Vlasov che ha picchiato il pugno sul manubrio e Yates a dare l’impressione di disinteressarsi.

«Ero venuto per vincere una tappa – racconta Pello – dopo un secondo posto ai Paesi Baschi dietro Izagirre che ancora mi brucia. Ci ho provato sin dalla prima tappa. Martedì al primo arrivo in salita ho sofferto, ho provato ad andare con il mio passo, ma quando ho ripreso i migliori, Yates aveva già fatto il vuoto. Ieri poteva essere un bel giorno, ma non abbiamo agganciato Moscon e Grosschartner per un solo secondo. E oggi sapevo che la discesa potevo recuperare il distacco dell’ultima salita e giocarmi la tappa. Per questo l’avevo studiata con Pellizotti…».

Froome in fuga: primo segnale di vitalità del britannico
Froome in fuga: primo segnale di vitalità del britannico

Pellizotti e il GPS

Franco lo troviamo dopo che la baraonda del pullman si è posata e i corridori si sono messi giù cercando di recuperare e lanciando ogni tanto ancora qualche incitamento al vincitore di tappa.

«Non conoscevo la discesa – spiega – ma usiamo come tanti VeloViewer che ci permette di interagire con Google Maps e di piazzare l’omino nelle varie curve per capire come sono fatte. I tornanti non davano problemi, perché si vedeva bene la strada dopo. Invece due curve erano più pericolose di altre e volevamo anche capire come fossero fatte quelle nell’ultimo chilometro della discesa, per capire se si potessero fare senza frenare. Lo strumento è utile e con Pello si va sul sicuro, perché guida benissimo. Sapevo che se avesse scollinato con 15 secondi, ce la giocavamo. Yates non avrebbe rischiato di cadere, avendo la maglia. Pello sta andando forte ed è intelligente. Ha capito che non gli conveniva dare tutto nel tratto ripido della salita, perché in cima il finale spianava e avrebbe potuto riconquistare il terreno perduto».

Gianni Moscon riceve una di quelle visite che mettono di buon umore
Per Moscon, una visita che mettoe di buon umore

Dedicato a Scarponi

Pello è lucido in ogni cosa che dice. E quando gli chiedono se con queste vittorie non si senta sottovalutato e non ambisca piuttosto a essere leader della squadra, resiste alla vanità e risponde con la testa.

«Non mi sento sottovalutato – dice – sono perfettamente d’accordo con la gestione che il team fa di noi corridori. Al contrario, trovo che sarebbe stressante essere leader per 90 giorni all’anno. A me piace aiutare i compagni e che siano loro ad aiutare me quando sto meglio. E’ bello vincere, ma è bello anche quando vedo che il resto del team va a segno anche grazie al mio lavoro. Oggi però vincere ha un sapore particolare, perché è il quarto anniversario della morte di “Scarpa” e la vittoria volevo dedicarla a lui. Ho preso tutti quei rischi anche per questo. Abbiamo corso insieme per meno di un anno (il 2017, ndr), ma ho fatto in tempo a capire quale persona speciale fosse. Un corridore fantastico e un uomo capace di relazionarsi in modo grandioso con gli altri».

Hindley (18°) e Bardet (8°), continua la costruzione della forma Giro
Hindley (18°) e Bardet (8°), continua la costruzione della forma Giro

Discesa da brivido

La discesa che per Pello è stata il trampolino verso la vittoria ha messo tanti corridori in crisi. «A un certo punto – raccontava Fabbro sull’arrivo – ho cominciato a vederne troppi che cadevano o arrivavano lunghi nelle curve. Ho da fare un Giro d’Italia e ho preferito pensare alla salute. E se oggi ho pagato la fatica di ieri, domani dovrò ancora andare in fuga».

E’ il bello di questa corsa nervosa e selvaggia. Ogni giorno una fuga e nella fuga mai personaggi banali. Oggi nel gruppetto ripreso proprio all’inizio dell’ultima salita viaggiava addirittura Froome, che ha compensato il senso di una timida ripresa con una curva sbagliata e la conseguente, lieve caduta. Domani l’ultima tappa. Yates appare sicuro, Pello non ha troppo da perdere, Sivakov vorrà rifarsi. Agli italiani resta l’opzione fuga. Bisogna dire che finora non ci è andata affatto male.