L’occasione mancata: Zanatta e la fuga di Pietrobon a Lucca

15.11.2024
4 min
Salva

Hai presente quel giorno che ti sei mangiato le mani per una situazione che poteva essere gestita meglio? Dopo Cozzi, oggi tocca a Stefano Zanatta, direttore sportivo del Team Polti-Kometa, e il suo ricordo va dritto alla quinta tappa del Giro d’Italia, con Andrea Pietrobon terzo al traguardo. Si poteva vincere? Con un po’ di fortuna forse sì. Non è un’occasione da recriminare, se non contro la cattiva sorte e gli avversari che non hanno mai mollato un metro.

«Prima nella fuga c’era entrato Bais – racconta il trevigiano, voluto fortemente sull’ammiraglia da Ivan Basso – ma le squadre dei velocisti non lasciavano spazio. Poi è andato Andrea e magari con un po’ di fortuna in più, cambiava la stagione».

Zanatta, 60 anni, è tornato in ammiraglia con Basso per il lancio della Eolo-Kometa. E l’avventura continua
Zanatta, 60 anni, è tornato in ammiraglia con Basso per il lancio della Eolo-Kometa. E l’avventura continua

La tappa andava da Genova a Lucca in 178 chilometri, 78 dei quali fatti in fuga proprio da Pietrobon. Il gruppo avrebbe affrontato in partenza il Passo del Bracco e nel finale il Montemagno da Camaiore. La squadra voleva andare in fuga: è la filosofia di corsa con cui nei suoi primi anni ha portato a casa la vittoria dello Zoncolan con Fortunato e quella di Bais a Campo Imperatore.

Si doveva andare in fuga anche quel giorno?

L’idea era di averne uno dentro sin dall’inizio e avevamo individuato Mattia Bais. Per noi il fatto di provarci è un leit motiv. Li obblighiamo a pensare fuori dagli schemi, a fare cose che nessuno si aspetta. Chi corre con noi deve essere disposto anche a fare cose tecnicamente non corrette. C’è uno solo che scatta in salita e arriva, noi dobbiamo correre diversamente. E la fuga di Pietrobon quel giorno a Lucca ci ha dato il morale per provarci ancora. Ad esempio per far andare Maestri in fuga con Alaphilippe.

Quindi prima Bais e poi Pietrobon?

Esatto. E quando dopo la salita ha visto partirei due francesi, cioè Benjamin Thomas ed Enzo Paleni, si è buttato dentro. Mattia aveva fatto la sua parte, toccava ad Andrea e devo dire che ha fatto tutto alla perfezione. Sapevamo che Thomas era più forte, per cui gli abbiamo detto di provare agli 800 metri. Sei nel finale di tappa. Sei andato per parecchi chilometri a 50 all’ora con il gruppo a 45 secondi. Se parti che manca un chilometro, ci sta che reggi. Se parti prima, ti pianti. Lui è partito bene. C’era una semicurva e poteva tenere certe velocità, conosco il mio corridore. Però l’uomo della Groupama (Paleni, ndr) non ha mollato un metro e lo ha messo nel mirino. Chissà se Andrea avesse tenuto le mani sotto…

Cambiava qualcosa?

Vedo che ormai hanno tutti la tendenza di abbassare il manubrio per essere aerodinamici, solo che poi non riescono a scendere e allora tengono le mani sulle leve dei freni. Lo stile di Andrea è buono, però lui è uno di quelli che tiene le mani sopra. Magari se le avesse tenute sotto sarebbe stato più aerodinamico in quei pochi metri. Oppure, al contrario, non avrebbe avuto la potenza che serviva. Di sicuro dietro non hanno calato un attimo.

Pietrobon ha attaccato, ma è stato ripreso da Thomas che ha vinto e Valgren
Pietrobon ha attaccato, ma è stato ripreso da Thomas che ha vinto e Valgren
E alla fine l’hanno ripreso…

Ma sono arrivati in tre, l’azione l’aveva fatta giusta. Ha vinto Thomas, poi Valgren e poi lui. Dietro Paleni a 3 secondi e poi Milan che ha vinto la volata del gruppo a 11 secondi. Sul pullman un po’ abbiamo respirato l’aria dell’occasione perduta, ma gli abbiamo fatto i complimenti. Pietrobon fatto tutto benissimo. Ha provato dove gli avevamo detto di provare, che cosa volevi dirgli?

Double: lo scalatore inglese scoperto dalla Polti è pronto per il WT

27.08.2024
6 min
Salva

I movimenti di mercato sono iniziati da qualche settimana e hanno portato già a grandi notizie che ci proiettano con curiosità verso il 2025. La Tudor con l’arrivo di Alaphilippe e Hirschi ha tenuto banco, ma anche le altre formazioni si sono mosse. Una di queste è la Jayco-AlUla, la quale all’interno del suo organico porta Paul Double, britannico classe 1996 che arriva direttamente dalla Polti-Kometa. Un profilo non di primo piano, vero, ma che ci ha fatto sorgere qualche curiosità.

Paul Double è passato professionista con Human Powered Health nel 2023, dopo un periodo da stagista nel 2022
Paul Double è passato professionista con Human Powered Health nel 2023, dopo un periodo da stagista nel 2022

Pro’ a 27 anni

Paul Double è passato professionista tardi, se si guarda agli standard del ciclismo moderno, a 27 anni. Lo ha fatto con la Human Powered Health, formazione professional americana. Nel 2022 è stato preso come stagista, mentre nel 2023 è entrato ufficialmente nell’organico del team. Dopo una stagione fatta di alti e bassi è passato alla Polti-Kometa. La professional italiana lo ha preso, cresciuto e formato, tanto che in un solo anno è arrivato il salto nel WorldTour. 

Tra coloro che lo hanno seguito più da vicino, in questo 2024, c’è Stefano Zanatta, diesse del team Polti-Kometa. Proprio a lui chiediamo cosa ha visto e quali sono le caratteristiche del britannico. 

«Da noi – spiega Zanatta mentre si gode gli ultimi giorni a casa prima di riprendere la routine delle corse – Double è arrivato quasi casualmente. E’ stato proposto ai fratelli Contador (Fran e Alberto, ndr) la scorsa estate. Con l’addio di Fortunato eravamo alla ricerca di un corridore che potesse sostituirlo. Abbiamo capito che Double potesse essere una valida opzione perché lo avevamo visto in azione quando correva con la Mg.K Vis. In salita teneva molto bene ma peccava nella gestione della corsa, tatticamente era molto discontinuo. La conferma delle sue qualità è arrivata poi nei primi test invernali fatti con noi, i dati erano gli stessi fatti registrare da Fortunato. Così si è deciso di prenderlo e dargli fiducia».

Nelle stagioni precedenti si era fatto vedere nelle corse italiane, qui al Giro di Sicilia del 2021 con la Mg.K Vis
Nelle stagioni precedenti si era fatto vedere nelle corse italiane, qui al Giro di Sicilia del 2021 con la Mg.K Vis
Però arrivava da formazioni che non gli avevano dato così tanta esperienza, in cosa peccava?

Sapevamo che in salita sarebbe venuto fuori, ma era da perfezionare nelle altre situazioni di gara. Per fortuna da noi ci sono corridori come Maestri e Sevilla, ragazzi che sanno affiancare i meno esperti e insegnare loro come muoversi in gruppo. Double doveva migliorare nelle corse a tappe, specialmente in quelle più lunghe. Piano piano abbiamo incrementato i giorni, partendo da gare di quattro tappe fino ad arrivare al Giro di Turchia. 

Una corsa di otto giorni, impegnativa, nella quale ha colto un bel terzo posto finale…

Quello è stato un buon segnale, tanto che se avesse avuto un po’ più di solidità in passato avremmo anche potuto portarlo al Giro d’Italia. Double non ha mai fatto una grande attività, e fargli fare una corsa di tre settimane sarebbe stato un azzardo. Da inizio stagione è migliorato tanto, soprattutto nei percorsi misti e in discesa. Ha trovato maggiore confidenza con i mezzi e in sé stesso. 

La Polti-Kometa ne ha capito il potenziale, anche se tatticamente risultava ancora acerbo
La Polti-Kometa ne ha capito il potenziale, anche se tatticamente risultava ancora acerbo
Come spieghi il suo arrivo tardivo nel mondo dei professionisti?

Ha avuto squadre differenti, ma mai nessuna vicina alle sue caratteristiche. Gli mancava la fiducia, quest’anno con noi ha trovato una dimensione che lo ha stimolato. Tra le corse in Spagna e Italia si è ritrovato su percorsi vicini alle sue caratteristiche e in più lo abbiamo seguito molto bene. Non era abituato a lavorare seguito da un preparatore o da un nutrizionista. Si è adattato al nuovo sistema ed è stato molto bravo. 

Tatticamente in che modo avete lavorato?

Innanzitutto gli abbiamo dato fiducia, fin dai primi giorni. Nei due ritiri invernali gli abbiamo detto che calendario avrebbe fatto da lì a tre mesi. Anche a questo non era abituato, ma una strutturazione degli impegni è la base per programmare e gestire la preparazione. Parlando con Double lui era convinto di venire a certe gare in appoggio a Piganzoli. Noi gli abbiamo fatto capire che lui doveva farsi trovare pronto anche per fare la sua corsa. Avere un team che ha fiducia in te è la prima cosa utile per sentirsi apprezzato. 

Con il passare delle gare ha acquisito sempre più consapevolezza, il risultato migliore al Giro di Turchia, terzo nella generale
Con il passare delle gare ha acquisito sempre più consapevolezza, il risultato migliore al Giro di Turchia, terzo nella generale
Più specificatamente cosa hai visto, una volta in gara?

Attaccava da lontano e faceva fatica a tenersi a bada, a risparmiare le energie per le ultime parti di gara. In Turchia ha corso bene e il risultato è arrivato, sono però serviti due mesi di gare nelle quali ha imparato tanto. Dopo la pausa primaverile è ripartito dallo Slovenia e ha riallacciato il filo di quanto fatto in precedenza. Nella tappa più dura, la quarta, è arrivato secondo dietro a Pello Bilbao e regolando il gruppo dei migliori che comprendeva Aleotti (vincitore poi del Giro di Slovenia, Pozzovivo e Pellizzari, ndr). 

Il segreto qual è stato?

Trattarlo come un neo professionista. Senza offesa ma era come se lo fosse, quindi il lavoro fatto è stato di costruzione. Ne siamo stati sempre soddisfatti, tanto che avremmo voluto tenerlo con noi, poi però sono arrivate le sirene del WorldTour. Ci rimane il piacere di aver formato un ragazzo forte, l’ennesimo passato da noi e poi finito tra i grandi. Una cosa è certa, se fosse rimasto con noi lo avreste visto al Giro del 2025. 

In Slovenia un’altra grande prestazione nella tappa regina, secondo dietro solamente a Pello Bilbao
In Slovenia un’altra grande prestazione nella tappa regina, secondo dietro solamente a Pello Bilbao
Ora però ha ancora possibilità di crescere e imparare con voi…

Da qui a fine stagione lo faremo correre e sfrutteremo la sua crescita. Adesso farà Larciano, Matteotti e Pantani, poi lo porteremo al Giro di Malesia e vedremo se farlo correre al Lombardia. Sarebbe al sua prima monumento e la seconda corsa nel WorldTour (la prima è stata il Tour de Pologne nel 2023, ndr).

La Jayco prende quindi un corridore ancora in grado di fare degli step importanti?

Sicuramente. Pensare che Double possa diventare un gregario da grandi corse a tappe è difficile. Ma in una gara di tre settimane può essere un ottimo battitore libero. Il fatto che non abbia ancora fatto esperienze del genere gli permetterebbe di aumentare ancora i giri del motore. Sono sicuro che in un contesto organizzato come una squadra WorldTour troverà il modo di fare bene. Gli facciamo tutti un in bocca al lupo.

Facciamo le carte a Piganzoli con l’aiuto di Zanatta

07.06.2024
5 min
Salva

Tra qualche giorno Davide Piganzoli tornerà in corsa dopo il suo primo Giro d’Italia. Il giovanissimo corridore della Polti-Kometa sarà al Giro di Slovenia, in programma dal 12 al 16 giugno. Di lui parliamo con il suo direttore sportivo, Stefano Zanatta, che lo guiderà nell’ex Paese jugoslavo e lo ha guidato nella corsa rosa. I temi da toccare sono diversi: il Giro appena passato, ma soprattutto il futuro.

Stefano Zanatta (classe 1964) è oggi uno dei direttori sportivi della Polti-Kometa (foto Borserini)
Stefano Zanatta (classe 1964) è oggi uno dei direttori sportivi della Polti-Kometa (foto Borserini)
Stefano, partiamo dal Giro di Piganzoli, tredicesimo al debutto a 22 anni (da compiere a luglio)…

Direi un buon Giro d’Italia per Davide. Era il primo Grande Giro e con esso c’erano entusiasmo, ma anche timori e aspettative. Lui arrivava dalle categorie giovanili, è cresciuto con noi, e già lì aveva fatto belle cose nelle corse a tappe, poi il Tour de l’Avenir dell’anno scorso (fu terzo, ndr) ha fatto alzare l’asticella.

Come eravate partiti, per la classifica o per le tappe?

Siamo partiti con l’idea di non curare troppo la classifica, ma puntare di più su una vittoria di tappa. Ma poi è successo che che giorno dopo giorno è cambiato l’obiettivo. In particolare dopo la crono di Perugia abbiamo visto che il ragazzo stava bene, la classifica era buona e buono era anche il suo recupero e così abbiamo deciso di tenere duro, che poi è nel suo Dna, nella sua indole.

Di fatto Piganzoli non aveva mai mollato…

Esatto, l’idea era comunque di provare a fare bene in qualche tappa. E infatti in un paio di montagne abbiamo provato ad anticipare, soprattutto verso Livigno. Ma non ci siamo riusciti. Resta però la sua buona gestione nell’arco delle tre settimane. E anche se gli ultimi due giorni ha sofferto, ha dimostrato di avere tenuta e tenacia.

Per Piganzoli difficoltà sul Sella e nella tappa del Grappa. Ma ha tenuto duro, come è nel Dna di un atleta da corse a tappe
Per Piganzoli difficoltà sul Sella e nella tappa del Grappa. Ma ha tenuto duro, come è nel Dna di un atleta da corse a tappe
Stefano, hai parlato d’indole per le corse a tappe…

Davide è così. Sin da giovane ha corso così, tenendo duro. A quel punto bisognava soprattutto aiutarlo a gestire le situazioni di stress nelle tappe intermedie, dove avrebbe potuto mollare se non avesse cercato di curare la classifica. Lì poteva non spendere e invece dovendo tenere duro non si è potuto risparmiare. E’ questo suo modo di correre però che lo ha portato anche in passato ad ottenere i suoi migliori risultati. Durante il Giro con Ivan (Basso, ndr) e Jesus (Hernández, ndr) ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di supportarlo in questa sua scelta di fare classifica. Ed è stato un bel punto di partenza penso.

Punto di partenza verso il futuro. In cosa deve migliorare di più? A crono?

Senza dubbio per chi punta alla classifica la crono ormai è fondamentale. Bisogna lavorarci con costanza e bisogna farlo anche sui materiali, sull’aerodinamica… Ma Piganzoli su questo aspetto non parte da zero. Nel 2022 è stato campione nazionale under 23 e si vede che ci ha sempre investito del tempo. Non è male. Poi è anche vero che dovendo affrontare il suo primo Giro a questa età abbiamo lavorato molto più su tenuta e resistenza che a crono in modo specifico. Ma in ottica futura è senza dubbio un lavoro che va fatto.

Chiaro…

Dopo lo Slovenia prenderà parte anche al campionato nazionale a crono e vogliamo possa esprimersi al meglio. Al meglio per quel che ha adesso. Come detto lui è predisposto per questo sforzo. A me per esempio è piaciuta molto la sua seconda crono del Giro.

Perché?

Perché pur non essendo adatta ad uno scalatore e pur avendo preso 3′ minuti da Pogacar, lui è partito senza averla provata. La mattina per fargli risparmiare energie non ha pedalato, ma ha fatto la ricognizione in macchina. E poi certamente va migliorato anche il discorso dei materiali.

Posizione e attitudine buoni: il punto di partenza a crono non è male per Piganzoli
Posizione e attitudine buoni: il punto di partenza a crono non è male per Piganzoli
Però se si parla di futuro con lui ci si potrà lavorare, no? E’ anche bello che un giovane italiano parli di futuro in un team italiano…

Certo. Tra l’altro lavorare sui materiali è uno stimolo anche per noi se c’è un ragazzo che cresce nelle nostre giovanili. A noi potrà mancare una figura professionale in più, l’accessorio super, ma abbiamo le possibilità per metterlo nelle condizioni di esprimersi al meglio. Al Giro hanno vinto solo 8 team, noi abbiamo ottenuto due podi e portato a Roma 8 ragazzi su 8.

Stefano, Adesso Piganzoli andrà allo Slovenia, ma proprio in questi giorni abbiamo visto come sia stato duro per Tiberi andare al Delfinato, per esempio. E di come un giovane paghi di più il primo grande Giro, specie a questa età. Fanno bene questi blocchi così grandi?

Prima di tutto tra Giro e Slovenia c’è una settimana abbondante in più di recupero, in più “Piga” prima del Giro aveva corso poco. E poi questo potrebbe essere un buon viatico per arrivare al meglio agli italiani. Ho letto i vostri articoli in merito. Ma questo blocco era previsto ed è ben gestito. Se si è usciti bene dal Giro, perché non sfruttare questa occasione? Anche perché poi tra luglio e agosto non ci sono tante queste gare e potrà recuperare bene in vista del finale di stagione.

Farà ancora l’altura? 

Per questa estate non è previsto lavoro in quota, anche se poi lui già vive in un luogo abbastanza fresco e ha la compagna a Bormio (1.200 metri, ndr). Questo inverno è stato al Teide per la prima volta e gli avevamo affiancato gente esperta. E lo scorso anno gliel’avevamo fatta fare prima dell’Avenir.

GEKO, il pantaloncino con grip che migliora la performance

03.04.2024
4 min
Salva

«Vedo corridori che fanno ricerche su ricerche e poi quando si tratta di spingere si ritrovano in punta di sella». GEKO ha brevettato un sistema per ottenere il massimo grip, per evitare sprechi di potenza, avere maggiore stabilità e sicurezza senza compromettere la libertà di movimento. Le parole in apertura sono di Stefano Zanatta ex pro’ e oggi diesse della Polti-Kometa, che ha contribuito allo sviluppo del prodotto di cui vi andremo a parlare oggi: il bibshort GEKO

Gianni Bugno e Stefano Zanatta hanno contribuito allo sviluppo del prodotto
Stefano Zanatta ha contribuito allo sviluppo del prodotto

Due tester d’eccezione

Per la realizzazione di questo prodotto, l’ideatore e fondatore di GEKO Francesco Nardi, si è affidato a due pareri più che esperti: Gianni Bugno e Stefano Zanatta. Due profili che il ciclismo lo hanno praticato ai massimi livelli negli anni ’80 e ’90 e che oggi lo vivono dall’interno e lo praticano quotidianamente. Ci hanno creduto e oggi, con orgoglio, sono i testimonial d’eccezione del bibshort brevettato GEKO.

«Quando Francesco Nardi ha depositato il brevetto – racconta Zanatta – mi ha contattato per chiedermi cosa ne pensassi e da lì è nato tutto. Si sono susseguite informazioni e prove per capire dove migliorare e capire le necessità del ciclista a livello di prestazione e di sicurezza. Esistono selle con grip ma sono limitate, con il GEKO puoi utilizzarle tutte e avere la massima rendita. Ci abbiamo messo tre anni e con la collaborazione di Gianni Bugno abbiamo maturato scambi e confronti per capire se c’era da migliorare qualcosa o meno. Il risultato è il prodotto che si può trovare oggi in commercio».

Il tessuto a base siliconica non appiccica ma permette di rimanere in posizione
Il tessuto a base siliconica non appiccica ma permette di rimanere in posizione

In cosa consiste

Il sistema antiscivolo brevettato GEKO permette di rimanere stabilmente nella posizione studiata dal biomeccanico e di far lavorare correttamente la muscolatura. Indossando il bibshort si pedala senza scivolare in inclinazioni laterali o slittamenti avanti/indietro, mantenendo una posizione neutra. Questo consente una posizione corretta e stabile per sfruttare al massimo l’energia generata.

«Il funzionamento di questo brevetto – spiega Zanatta – permette di assicurarsi la stabilità sulla bici per favorire una maggiore sicurezza in sella. Poter avere un appoggio con più grip ti regala una sensazione migliore quando si pedala. In più abbiamo visto che anche la prestazione viene esaltata. Al giorno d’oggi come è giusto che sia tutti vanno dal biomeccanico per trovare la miglior posizione. C’è chi cerca maggior comfort e chi la massima prestazione. Tutto però viene vanificato quando si alza il ritmo e ci si inizia a muovere in sella. Bastano infatti 2 o 3 centimetri a mandare in fumo tutta la biomeccanica e di conseguenza a aprire a più incognite. Con il bibshort GEKO si evitano pericolosi spostamenti rispetto all’indicazione che ci ha dato il biomeccanico. Questo porta ad un maggior comfort e una maggior prestazione».

Mantenere la posizione corretta aiuta il comfort in sella e la posizione ideale
Mantenere la posizione corretta aiuta il comfort in sella e la posizione ideale

Rendimento

Allineamento del bacino, flessione dell’anca, distribuzione del peso, angolo del ginocchio, altezza della sella sono alcuni dei fattori che determinano prestazioni, comfort ed efficienza del movimento. Il sistema antiscivolo brevettato GEKO permette di massimizzare la performance senza compromettere il comfort.

«Questo è un pantaloncino – conclude Zanatta – che permette di stare in sella svariate ore. E’ stato usato dagli ultra-ciclisti per più di 12 ore consecutive. Uno dei benefici maggiori lo si percepisce sulle salite lunghe. Stare seduti in posizione corretta ci permette di gestire al meglio la muscolatura senza affaticare la parte alta e allo stesso tempo favorendo il comfort finale e il recupero. Uno degli ultimi test ha dato risposte positive anche per quei ciclisti che hanno problemi prostatici. Il minore spostamento sulla sella dà anche dei vantaggi sotto questo tipo di aspetto».

La salopette GEKO offre una eccellente elasticità e ottima vestibilità grazie al tessuto Thunderbike Power Stretch & Shield, pensato per sport ad alte prestazioni durevole nel tempo. La tecnologia Eclipse Sun Protection garantisce inoltre massima protezione dai raggi UV. Per quanto riguarda il modello da uomo è stato scelto il Fondello C-Tech rosso Road Performance Force Hybrid di Elastic Interface per le lunghe distanze. Mentre per la donna l’Endurance 3 Women. Il prezzo per i modelli estivi è di 249 euro. 

Geko

Geko: il sistema brevettato che garantisce grip estremo

12.03.2024
3 min
Salva

La zona della sella è la parte più delicata da curare quando si pedala ai massimi livelli e non solo. Avere un posizionamento perfetto aiuta a sprigionare la massima potenza e a non perdere nemmeno un watt. Una volta trovate le misure giuste è importante mantenerle per tutta la durata della gara o dell’allenamento. Anche nel momento di massimo sforzo, quando l’azione diventa stanca e scomposta. Una soluzione la offre Geko: è un pantaloncino con sistema grip brevettato dalla stessa azienda trevigiana. 

Il sistema Geko offre un grip perfetto con la sella, aiutando il ciclista a mantenere la posizione
Il sistema Geko offre un grip perfetto con la sella, aiutando il ciclista a mantenere la posizione

Sempre composto

Quello di Geko è un sistema che viene incontro al lavoro del biomeccanico, aiutando il ciclista a non perdere mai la posizione in sella. Non si tratta solo di curare le fasi di massima spinta, ma anche quelle di guida. Il baricentro risulterà più stabile, dando così un maggiore senso di sicurezza quando si affronteranno discese impervie. 

«Questo nostro sistema brevettato – afferma Francesco Nardi, inventore del brevetto e titolare del marchio Geko – permette al ciclista di non scivolare sulla sella. Offre un mix tra libertà di movimento e grip. Infatti la nostra tecnologia non costringe il ciclista a rimanere fermo, ma offre grip, che è diverso. Vi faccio un esempio: quando ci si trova nel massimo sforzo si tende a scivolare in punta di sella, grazie alla nostra tecnologia questo non accadrà più.

«Un grande aiuto – continua – ce lo hanno dato due ex professionisti esperti come Stefano Zanatta e Gianni Bugno. Il loro contributo è stato davvero importante per sviluppare le caratteristiche di questo sistema».

E’ applicato direttamente al pantaloncino
E’ applicato direttamente al pantaloncino

Principio e benefici

Come funziona questa tecnologia creata da Geko? Ma soprattutto quali sono i suoi benefici? 

«Il principio di funzionamento – racconta ancora Francesco Nardi – è che il tessuto, a base siliconica, non appiccica, ma aumenta il grip. Ci sono dei punti specifici dove la nostra applicazione si attacca alla sella, aumentando l’attrito. I benefici sono diversi: il primo è dare continuità al lavoro del biomeccanico. Poi a livello muscolare l’atleta lavora bene perché non cambia posizione una volta in sella. Ultimo, ma non meno importante, c’è da considerare la maggior sicurezza. Questo sistema porta ad avere una miglior sensazione durante le fasi di guida, visto il maggior grip».

Questi sono i pantaloncini con il sistema Geko
Questi sono i pantaloncini con il sistema Geko

Durata elevata

La caratteristica che sorprende di questa tecnologia, brevettata da Geko, è la durabilità dei materiali. Nonostante l’utilizzo continuo non si andrà mai a perdere la sensazione di grip, anche durante allenamenti molto lunghi o sessioni ad alta intensità. Non sarà necessario sostituire il materiale antiscivolo, ma si potrà contare su un ottimo grip in ogni momento. 

Ultima caratteristica del brevetto di Geko riguarda i punti di pressione. Non scivolando mai sulla sella il corpo rimane stabile e lo sono anche i punti di pressione, che non si concentrano mai in un’unica area. In questo modo diminuiscono i sensi di affaticamento e di fastidio. 

Geko

La tappa 15 del Giro cambia volto: Zanatta fiuta l’occasione

07.03.2024
4 min
Salva

Il Giro d’Italia 2024 ha cambiato volto alla tappa numero 15 che non passerà più dalla Svizzera, a causa delle volontà del Dipartimento Infrastrutture, Energia e Mobilità dei Grigioni (Svizzera). La tappa, quindi, dopo aver percorso la Val Camonica prevederà la scalata del Mortirolo, da Monno. Una volta scesi in Valtellina la corsa proseguirà fino a Isolaccia-Valdidentro dove inizierà la scalata del Passo Foscagno. Una volta scollinati si ritrova il percorso originale, solamente negli ultimi due chilometri che portano a Livigno, località Mottolino

Giochi limitati

Un cambiamento obbligato, vero, ma che indurisce l’ultima frazione della seconda settimana. Questa modifica cosa può portare? Quali possono essere gli scenari che si aprono? Stefano Zanatta, diesse della Polti-Kometa, li analizza con noi (in apertura foto Borserini). 

«Ci saranno un po’ i giochi definiti – spiega – i quattro o cinque corridori in lista per vincere il Giro saranno attenti a non sprecare nulla. A livello di tattiche in corsa potrebbe non cambiare molto per chi è ai vertici della classifica generale. Il Mortirolo è più impegnativo della salita di Aprica, ma non viene fatto da un versante super severo. La cosa che può causare qualche grattacapo in più sarà la discesa verso Grosio. Al fondo valle, che porterà poi verso il Foscagno, potrebbe arrivare un gruppo di una quindicina di corridori. Quella che porta al Foscagno è una strada lunga che concede un maggior respiro, e a ruota si sta abbastanza bene».

La squadra di Basso e Contador ci ha abituati alle azioni di anticipo, come a Campo Imperatore nel 2023
La squadra di Basso e Contador ci ha abituati alle azioni di anticipo, come a Campo Imperatore nel 2023

Energie limitate

Alla fine della seconda settimana le energie vanno centellinate, cotante e risparmiate il più possibile. Questo potrebbe aprire scenari diversi, perché se gli uomini di classifica rimangono fermi allora lo spazio per gli attaccanti si crea, e va sfruttato.

«I big – prosegue Zanatta – non vorranno spendere oltre il dovuto, considerando che saranno anche alla fine della seconda settimana di gara. Questo apre scenari per le squadre fuori dalla classifica, come la nostra. Il cambio di percorso rende la giornata più accattivante. La fuga può arrivare con un buon vantaggio fino al fondo valle dopo il Mortirolo. Non è il suo versante più duro, ma rimane comunque più impegnativo rispetto alla salita di Aprica, quindi il gruppo fa meno velocità. Una tappa del genere, per chi risparmia qualcosa nei giorni prima, è un’occasione ghiotta».

Piganzoli, che ha vinto la prima gara tra i pro’ in Turchia, correrà in casa nella 15ª tappa del Giro
Piganzoli, che ha vinto la prima gara tra i pro’ in Turchia, correrà in casa nella 15ª tappa del Giro

Tante insidie

Se a livello altimetrico la tappa non cambia molto, quello che può portare a stravolgimenti è tutto il resto. Le insidie ci sono, vanno sfruttate e bisogna iniziare a pensare a delle tattiche. 

«Le insidie maggiori – spiega Zanatta – saranno la discesa del Mortirolo, che è molto tecnica, e il fondo valle fino al Foscagno. In discesa la fuga può anche guadagnare, perché si è portati a prendere qualche rischio in più rispetto agli uomini di classifica. Il fondo valle, invece, è ingannevole. Non è pianura, ma costante salita, con tratti molto impegnativi, anche al 10 per cento. Arrivare fin sotto al Foscagno può diventare impegnativo, quindi serviranno dei corridori buoni in fuga. E, perché no, anche più di uno per squadra.

«Noi come Polti-Kometa – conclude il diesse – dobbiamo portare avanti la nostra filosofia di correre di anticipo. E’ l’unico modo che abbiamo di interpretare tappe così impegnative, e ci ha già dato qualche soddisfazione. La squadra è cresciuta e i ragazzi vanno forte, senza paura di prendere vento in faccia. Una tappa così la metti nel mirino, anche perché siamo molto legati al territorio della Valtellina, grazie al nostro sponsor Kometa. Abbiamo tanti profili interessanti (uno di questi è Piganzoli che nella tappa 15 correrà in casa, ndr) cercheremo di portarli in condizione e arrivare pronti».

Lonardi, due podi alla Valenciana. Per Zanatta è solo l’inizio

07.02.2024
5 min
Salva

La prima trasferta si può proprio dire che sia stata positiva. In casa Polti-Kometa si fanno i conti dopo la trasferta in terra spagnola, per le corse di Mallorca e la Volta a la Comunitat Valenciana. In particolare quest’ultima ha regalato segnali positivi con i piazzamenti di Giovanni Lonardi, per due volte sul podio e le prestazioni generali di Paul Double e Davide Piganzoli, finiti a un soffio dalla Top 10.

Lo sprint per il 2° posto a La Valldigna. Consonni e Fiorelli battuti, ma Mohoric è già arrivato…
Lo sprint per il 2° posto a La Valldigna. Consonni e Fiorelli battuti, ma Mohoric è già arrivato…

Alla guida del team nella particolare occasione era Stefano Zanatta, decisamente soddisfatto per questa prima presa di contatto con le gare dopo settimane di preparazione: «Il primo test è andato bene, già nelle classiche maiorchine e di vigilia della Volta avevamo raccolto piazzamenti, ma soprattutto avevo visto i ragazzi vogliosi di essere protagonisti. E questo è un segnale importante anche per il prosieguo della stagione».

Al di là dei risultati, a che cosa hai guardato in particolare?

Intanto la gara aveva squadre di alto livello, molte presenze di team del WorldTour e quando ti confronti con loro, trovare spazi è sempre difficile. La cosa che mi è piaciuta di più, al di là dei piazzamenti, è stata vedere il carattere dei ragazzi, sempre in 3-4 nel cuore della corsa, anche nelle concitate fasi finali, sia per quanto riguarda la conquista delle tappe sia, con Paul e Davide (rispettivamente Double e Piganzoli, ndr), per dare un’occhiata alla classifica.

Stefano Zanatta, 60 anni compiuti da poco, è alla Polti-Kometa dal 2021
Stefano Zanatta, 60 anni compiuti da poco, è alla Polti-Kometa dal 2021
Il livello come ti è sembrato?

Molto alto e il podio finale, con corridori di Uae, Bahrain e Bora lo dimostra. Anche le squadre WT erano in Spagna per mettersi in evidenza e si è visto che corridori come McNulty e Vlasov erano già in ottima forma. Ma noi ce la siamo giocata, ci siamo fatti trovare pronti dopo la lunga preparazione invernale e siamo pronti a migliorare ancora.

I risultati migliori sono arrivati da Lonardi con due podi di seguito. Era il veronese la punta della vostra squadra?

Sapevamo che Giovanni era già in buone condizioni, ha fatto un proficuo lavoro invernale senza intoppi, il che è importante. La Volta a la Comunitat Valenciana aveva occasioni favorevoli, con le prime tre tappe quasi destinate alla volata, anche se le insidie non mancavano. Il primo giorno è rimasto staccato, ma nel secondo è rimasto sempre nel vivo della corsa e solo il colpo di mano di Mohoric in discesa l’ha privato di una possibile vittoria. Anche nel terzo giorno era lì nel vivo. Ma vorrei sottolineare anche la prova di Double e Piganzoli, che hanno anche provato a farsi vedere in salita e sono arrivati a ridosso dei più forti. Il risultato conta, ma mi conforta di più la prestazione atletica.

Paul Double, 27 anni, arriva dalla Human Powered Health. E’ corridore da gare a tappe
Paul Double, 27 anni, arriva dalla Human Powered Health. E’ corridore da gare a tappe
Lonardi lo scorso anno aveva chiuso con ben 15 piazzamenti nei dieci da Ferragosto in poi. Continua su quella scia?

Direi di sì, considerando anche che nella prima parte del 2023 era stato un po’ ai margini per problemi fisici. Conoscendolo – ormai è al terzo anno con noi – si nota la grande voglia di emergere, considerando anche che riesce ad adattarsi bene a differenti situazioni.

Ha un treno a disposizione per le volate?

Lonardi è un velocista atipico, non molto pesante considerando che ha un peso forma di 70 chili, ma questo lo favorisce su percorsi vallonati. Nella seconda tappa erano rimasti una cinquantina e lui c’era, a differenza di molti velocisti più di spicco, ma anche più pesanti. Un treno non possiamo permettercelo, saremmo pretenziosi al confronto con squadre come quelle presenti in Spagna. Giovanni aveva però a disposizione uno come Maestri che è molto abile a portarlo in posizione e con Munoz e Sevilla che si sono molto prodigati per aiutarlo. Non era proprio un treno, ma ha avuto un bel supporto.

Per Piganzoli un buon inizio stagione. Ora al Tour of Antalya conta di migliorare anche in classifica
Per Piganzoli un buon inizio stagione. Ora al Tour of Antalya conta di migliorare anche in classifica
Che cosa gli manca per emergere appieno?

Io gli dico sempre che dovrebbe essere un po’ più “cattivo”. Sta lavorando bene e la sinergia con Maestri penso che possa aiutarlo molto. E’ consapevole che, se ha fatto quel che ha fatto alla Valenciana con gente di primissimo rango, in corse leggermente minori può anche puntare al bersaglio grosso.

Lo vedi protagonista anche al Giro?

E’ chiaro che se lo confrontiamo con velocisti del calibro di Merlier o Milan, che oggi reputo il più forte in circolazione, Lonardi è uno scalino sotto. Le gerarchie però non sono intoccabili, nel senso che ogni corsa è a sé, anche i più forti possono sbagliare qualcosa e lui deve essere lì pronto. Io dico che può fare la sua figura e, perché no, pensare anche a vincere una tappa. Noi ci crediamo molto.

Prima vittoria di Milan con Lonardi terzo. Per Zanatta il friulano oggi ha una marcia in più
Prima vittoria di Milan con Lonardi terzo. Per Zanatta il friulano oggi ha una marcia in più
Ora che cosa vi aspetta?

Ormai l’attività è entrata nel pieno. Noi avremo due gruppi, uno ad Antalya e l’altro sempre in Spagna per Almeria e Andalucia. Giovanni sarà in Turchia, in una corsa a tappe forse anche più accessibile per le sue caratteristiche, con almeno tre occasioni a disposizione e una concorrenza certamente non come quella trovata alla Volta a la Comunitat Valenciana. Poi sarà a El Gran Camino, ma lì servirà mettere chilometri nelle gambe in vista di marzo e dell’inizio della stagione italiana alla quale teniamo particolarmente, con corse come la Milano-Torino che sono altre occasioni per emergere.

Ellena, la wild card del Giro e la fatica dei giovani

27.01.2024
6 min
Salva

«Quando ti dicono che farai il Giro d’Italia – spiega Ellena con buon umore – cambia la stagione. E’ l’obiettivo che ti sei prefissato, ma non hai la sicurezza di andarci. Come squadra italiana, lavori in quel senso ma intanto valuti anche le alternative. L’annuncio della wild card è la conferma che stai andando nel senso giusto. Lo sappiamo, il Giro d’Italia è l’avventura principale. Andarci vuol dire confermare le attese degli sponsor, soprattutto quando hai sponsor nuovi…».

Il direttore sportivo piemontese del Team Polti-Kometa ne sa qualcosa. In tutti i suoi anni insieme a Gianni Savio, il giorno delle wild card ha sempre portato grandi gioie e grandi delusioni. Una delle ultime, quella del 2021, li vide esclusi fra le polemiche in favore della Vini Zabù, che poi rinunciò al Giro per un caso di doping. Oggi per fortuna è tutto nuovo. Dallo scorso anno Ellena è entrato a far parte della squadra di Basso: inizialmente con un contratto a giornate, ora in pianta stabile. Nel mezzo, lo scorso settembre, un incidente in montagna poteva mettere fine a ogni cosa. Poi la paura ha ceduto il passo alla speranza. La tempra è solida e Giovanni è ormai tornato alla solita vita. Se ne è accorta anche sua moglie, sorride, che lo trova rompiscatole come ai bei tempi.

La squadra che fino al 2023 era Eolo-Kometa, da quest’anno è il Team Polti-Kometa. Qui in ritiro a Oliva (foto Maurizio Borserini)
La squadra che fino al 2023 era Eolo-Kometa, da quest’anno è il Team Polti-Kometa. Qui in ritiro a Oliva (foto Maurizio Borserini)
Giri d’Italia con squadre giovani che devono dimostrare ne hai fatti tanti, praticamente tutta la carriera. E’ un modo diverso di viverli, probabilmente non ci si può sedere mai…

Un modo meno seduto, avete descritto perfettamente la situazione. E’ vero che all’interno di questa squadra c’è grande programmazione, però proprio perché hai a che fare con dei ragazzi giovani, da un giorno all’altro può cambiare tutto. Non si conoscono ancora al 100 per cento. Nonostante siano dei talenti, l’imprevisto può succedere. Il vento in faccia che non serviva e che paghi il giorno dopo. Oppure il dimenticarsi di mangiare, nonostante tu abbia un programma di alimentazione. Magari però c’è stata un’ora a fuoco e non sei riuscito a buttare giù niente e te lo porti dietro per tre giorni. Queste piccole cose che ti costringono a rianalizzare tutto.

Parlando con Pellizzari, il discorso è finito sull’ambiente. Secondo lui i giovani delle grandi squadre arrivano prima in alto perché hanno il confronto quotidiano con i grandi campioni.

E’ una cosa giustissima, Pellizzari ha visto giusto. Il confronto con certi campioni, il fatto di pedalargli al fianco, ti fa scattare una molla: se lo fa lui, lo faccio anch’io. Se invece non sei con loro, chiaramente hai il dubbio e la paura. E’ una questione psicologica, che mi fa pensare a un libro che sto leggendo. Si parla del record sul miglio in atletica leggera: erano anni che non veniva superato. Poi lo supera uno e di colpo durante l’anno lo superano tanti altri. Perché prima mentalmente erano tutti bloccati, invece il fatto che il primo ci sia riuscito ha fatto pensare anche agli altri di poterlo fare. C’è da dire che in questa squadra ci sono due personaggi come Basso e Contador, che sanno trasmettere fiducia. Non pedalano più con loro, perché non hanno la condizione di quando erano corridori. Però sentirti dire da loro due che stai andando bene in salita, fa un grande effetto, soprattutto quando sei giovane.

Fa la differenza secondo te?

Se te lo dico io, è un fatto di sensazioni e puoi anche crederci. Se te lo dice il preparatore, ci puoi stare perché lui ha in mano i numeri. Però se te lo dice un Contador o un Ivan Basso, secondo me a livello psicologico ha grande influenza. Non come se ti stessi allenando con Pogacar, ma incide. Lo sappiamo, ce lo siamo detti: manca il campione che faccia da guida.

Ellena è entrato nello staff dei ds lo scorso anno. Qui con Zanatta ed Hernandez, manca solo Biagio Conte (foto Maurizio Borserini)
Ellena è entrato nello staff lo scorso anno. Qui con Zanatta ed Hernandez, manca Conte (foto Maurizio Borserini)
Come dire che i giovani italiani impiegano più tempo perché hanno meno occasioni per costruirsi delle sicurezze?

Chiaramente hanno attorno la struttura delle squadre. Quello che gli viene insegnato è quello che effettivamente gli serve, però tante volte manca la certezza che funzioni. Invece se fai il tuo lavoro, poi esci con Pogacar e ti stacca solo negli ultimi 200 metri di salita, perché stavi facendo dei lavori, allora capisci che stai andando bene. Fai le prove in allenamento prima che in gara. Se invece lo fai da solo, puoi fare i numeri migliori, ma il dubbio ti resta e puoi chiarirtelo solo in corsa.

Al prossimo Giro ci saranno Piganzoli e Pellizzari, due che nel 2023 erano sul podio del Tour de l’Avenir. Sarebbe giusto secondo te dargli psicologicamente un po’ di gas oppure è bene tenerli coi piedi per terra?

Dipende dal carattere. Piganzoli lo sto conoscendo adesso, lavoro con lui da solo un anno e poi comunque lui è un corridore di Zanatta. Durante il Tour de l’Avenir la sera da casa gli mandavo le informazioni sul percorso del giorno dopo, sulle salite e anche su quella brutta discesa in cui sono caduti in tanti. L’altro giorno sulla Gazzetta dello Sport è uscita una pagina che lo proiettava verso il Giro con Pellizzari e mi è venuto il dubbio che potesse avergli messo un po’ di pressione. Invece ci siamo sentiti e mi ha detto di non avere problemi. Se poi lo mascheri bene o sia veramente forte caratterialmente, è un altro discorso. L’avvicinamento al Giro è ancora lungo, ma sono certo che lui lo abbia cerchiato almeno tre volte

E’ un fatto però che ai nostri manchi un po’ di… sfrontatezza. Al netto della sua storia successiva, un carattere come Riccò non c’è più stato.

E’ vero, il ciclismo italiano in questo momento ha mancanza di questo approccio in tutto, anche a livello di squadre. Mancano i soldi, è vero. Ti trovi di fronte a squadre in cui chi ne ha di meno, ha 25 milioni di budget, quindi è normale che una struttura così imponente ti metta in soggezione. Perciò magari avresti voglia di alzare la testa, ma la paghi cara. D’altra parte però, io sono ancora convinto che nonostante i milioni di euro, la nostra cultura ciclistica sia ancora avanti, le regole sono quelle. Però è chiaro che se poi vai a comprarti Pogacar, Roglic e Vingegaard, puoi anche essere più bravo di loro, ma resta sempre una differenza abissale. Noi abbiamo dei corridori di qualità che stanno crescendo e siamo convintissimi che faranno grandi cose.

Orlen Nations Grand Prix 2023, vince Piganzoli, esulta Pellizzari. Ellena ha sempre amato lavorare con i giovani (foto PT photos)
Orlen Nations Grand Prix 2023, vince Piganzoli, esulta Pellizzari. Ellena ha sempre amato lavorare con i giovani (foto PT photos)
Quale sarebbe secondo te un obiettivo per cui essere contenti del prossimo Giro? 

Sono d’accordo con Basso sul fatto che una vittoria di tappa sarebbe una bella storia da raccontare. Polti è rientrato nel ciclismo da quest’anno e ricordiamo bene che nella loro prima esperienza, al Giro d’Italia erano capaci di dettare legge. Adesso non è così, ma sono certo che abbiamo tutto quello che serve per avvicinarci al livello più alto. L’obiettivo potrebbe essere vincere una tappa, ma non una tappa a caso. Sarebbe bello individuarne alcune che si addicono ai nostri atleti e riuscire a finalizzare. Un approccio meno garibaldino, più da grande squadra. Programmazione, avvicinamento, raggiungere l’obiettivo.

Venendo a te, la schiena come sta?

Sta bene, anche se a posto ormai non lo sarà più. Ho dentro una staffa di 20 centimetri che resterà lì, ma non ho problemi a camminare e fare il mio lavoro. Ieri ho anche fatto 25 chilometri in bicicletta e per fortuna non lo faccio più di mestiere. Però mentalmente, dopo l’ultimo ritiro sento di essere tornato il Giovanni Ellena di prima. Cioè sto più attento alle cose, sono più sul pezzo, coi ragazzi sono più esigente su determinate cose. E mia moglie infatti (sorride, ndr) mi ha detto che comincio a rompere come quando stavo bene. Forse ha ragione lei…

Basso e Zanatta, cambi regolari per arrivare lontano

19.01.2024
5 min
Salva

Ivan Basso e Stefano Zanatta sono due facce della stessa medaglia, compagni di squadra nella corsa per far coincidere le ambizioni con i mezzi a propria disposizione. E come accade nel gruppo, in cui i corridori delle professional hanno l’obbligo (non scritto) di stare alle spalle delle WorldTour, anche far quadrare i conti e tirare fuori il meglio dai propri uomini è un compito niente affatto semplice. Il Team Polti-Kometa che si affaccia sulla stagione 2024 ha perso due degli atleti che nella storia recente ne hanno tenuta alta la bandiera: Fortunato e Albanese, passati in squadre WorldTour. Eppure è convinzione di Basso che la squadra si sia rinforzata.

«In generale – spiega – ritengo che ci sia un gruppo più coeso. Sono molto orgoglioso di quello che abbiamo fatto con “Alba” e lui lo è di noi. Stessa cosa con Fortunato. Sono state due operazioni positive, due ragazzi italiani completamente diversi fra loro che si erano un po’ persi e noi li abbiamo rilanciati. Ritengo che il livello generale sia cresciuto. Bais è migliorato tanto. I due ragazzi colombiani che arrivano dalla squadra di Savio a mio modo di vedere faranno un salto di qualità. E poi tutti aspettiamo Piganzoli. Non puoi piazzarti nei primi tre all’Avenir e non venire fuori…».

L’arrivo di Fabbro potrebbe rinforzare il team che, a detta di Basso, appare più coeso (foto Maurizio Borserini)
L’arrivo di Fabbro potrebbe rinforzare il team che, a detta di Basso, appare più coeso (foto Maurizio Borserini)

I passi giusti

Sulla questione dei giovani si spacca il capello in quattro, in attesa che il tempo fornisca elementi sufficienti per una statistica attendibile. Fra gli juniores che arrivano e vincono nel WorldTour e quelli che hanno bisogno di anni per venire fuori ci sono differenze di natura e di cultura sportiva.

«C’è anche una terza categoria – aggiunge Zanatta – quella degli juniores che lavorano il doppio dei dilettanti, fanno subito risultato e poi da professionisti non vanno più. Questo è il male, perché rischiano di smettere a 25 anni. Non troveremo più una storia come quella di Caruso, perché adesso il mondo è così. Tutti pretendono di avere subito qualcosa, invece noi siamo contenti dei nostri e dei loro progressi. Però siamo ormai un’eccezione. I grossi numeri ormai li fanno gli squadroni e i loro Devo Team.

«Se ci sono 20 squadroni di livello WorldTour che hanno una continental, anche se prendono solo due corridori a testa, si portano via 40 dei migliori juniores. Le vecchie squadre di dilettanti possono trasformarsi in continental oppure, se non hanno le risorse, si trovano in difficoltà. Noi riusciamo a lavorare bene con la Fundacion Contador, ma giovani italiani ne troviamo pochissimi. E’ rimasto Piganzoli, che è stato bravo con noi. Abbiamo i gemelli Bessega, c’è Bagnara, abbiamo corridorini che hanno creduto nel progetto. Ma sono pochissimi, perché tutti gli altri – i corridori, i genitori e i procuratori – preferiscono che vadano alla Jumbo Development piuttosto che alla Fundacion Contador, alla Fior o al Cycling Team Friuli».

Basso e Zanatta hanno identica visione del ciclismo e del modo giusto per far crescere giovani talenti
Basso e Zanatta hanno identica visione del ciclismo e del modo giusto per far crescere giovani talenti

Merce rara

Tutti aspettiamo Piganzoli, dice Basso, e non è un parlare da tifoso, ma da osservatore attento. Uno che in qualche modo nel giovane valtellinese rivede se stesso e il suo cammino.

«Ci sono due modi di vedere i giovani – prosegue Basso – quello di vent’anni che vola oppure quello come Nibali che a 21-22 anni si intuiva che fosse un predestinato, ma ha ottenuto i migliori risultati da più grande. Quindi l’idea è che Piganzoli abbia una crescita più lenta, per durare di più. Anche il giovane Basso ha avuto bisogno dei suoi tempi. Anche se ho portato a casa il mondiale U23, non stravincevo ma davo dei segnali, soprattutto nelle gare importanti. Piganzoli va forte in salita e va forte a cronometro, quindi è una merce abbastanza rara.

«Ritengo che dobbiamo crederci, come Reverberi fa bene a credere in Pellizzari, un altro profilo molto interessante. Dobbiamo credere in loro anche per evitare che perdano fiducia. Lo sviluppo fisico va di pari passo con quello psicologico. Per questo Piganzoli quest’anno farà due blocchi di tre settimane sul Teide, prima non li avrebbe retti. Abbiamo aspettato che fosse abbastanza strutturato. Avremmo potuto mandarlo in altura già due anni fa, forse avrebbe vinto qualche gara in più, ma rischiando il resto della carriera».

Polti è subentrato a Eolo sulla maglia del team: importi simili, ambizioni superiori (foto Maurizio Borserini)
Polti è subentrato a Eolo sulla maglia del team: importi simili, ambizioni superiori (foto Maurizio Borserini)

Il prossimo treno

La fiducia è importante e va preservata, soprattutto se si è progettato un percorso di crescita graduale. Bisogna che gli atleti ne siano convinti e che non subiscano le lezioni della strada come umiliazioni irrecuperabili. Basso e Zanatta parlano con sintonia collaudata da anni di corse fianco a fianco.

«I ragazzi buoni ci sono – riflette ancora Zanatta – e sicuramente torneranno a vincere, perché fa parte della cultura del ciclismo e dello sport in Italia. Ci arriviamo nuovamente lassù, perché se guardiamo a livello globale, tra i professionisti siamo messi bene. La riflessione invece va fatta sul ciclismo giovanile, per farne crescere altri. E’ un settore che ha sempre lavorato bene e bisogna fare in modo che possa continuare. Su questo dovrebbero riflettere gli organi federali e forse anche il Ministero dello Sport e anche noi che siamo al livello immediatamente superiore. Sicuramente in questi anni si è lasciato troppo andare e il treno è passato. Ora bisogna correre per prenderlo alla prossima stazione».