Oldani ci riprova: nuovo preparatore e finalmente i tubeless

04.01.2025
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Oldani è di buon umore e quando gli diciamo che la nuova maglia della Cofidis piacerà sicuramente ai tifosi della Roma, la guarda e sorride. I nuovi colori, con il giallo e il rosso, danno alla divisa un tocco vivace e sbarazzino. Quasi il segno di un nuovo inizio nelle forme e nella sostanza. L’arrivo di Mattia Michelusi e del suo staff fra i preparatori e l’adozione di nuove ruote e nuovi materiali ha rinfrescato l’approccio degli atleti e il cambio di marcia, per ora nell’attitudine, si percepisce chiaramente.

«Sono a casa fino a martedì- dice Oldani, che il 10 gennaio compirà 27 anni – poi martedì vado in ritiro a Denia con la squadra. L’inverno sta andando bene, tutto tranquillo. Quello che sta cambiando in squadra ci voleva proprio, sul fronte della prestazione e dei materiali. E’ quello che effettivamente fa la differenza nel ciclismo moderno. Secondo me l’anno scorso alcuni risultati sono dipesi anche da questo. Con Mattia per quello che ho potuto vedere finora, abbiamo un’altra marcia. Un’altra mentalità, un’altra voglia di fare».

La squadra francese ha scelto il velodromo di Roubaix per le foto di inizio anno, approfittandone per test su posizioni e materiali (foto Team Cofidis)
Hai cambiato anche tu preparatore?

Non sono direttamente con Michelusi, ma con Luca Quinti, però con la coordinazione di Mattia. C’è un lavoro coeso di tutti i preparatori interni alla squadra. Mi sto trovando molto bene. Lavoriamo più in linea con le moderne metodologie, la squadra ha preso una decisione corretta.

Il tuo 2024 era partito con grandi attese, poi un infortunio e un continuo rincorrere…

E’ stato sicuramente un anno molto molto complicato, è inutile nasconderci. Sono stato molto sfortunato e penso che questo lo abbiano visto tutti. Cadute e una serie di vicissitudini che hanno portato a una stagione molto travagliata. Nel male sicuramente ho imparato qualcosa, perché non mi era mai successo di iniziare la stagione con una frattura, in questo caso dello scafoide.

Che cosa hai imparato?

A gestirla oppure come si sarebbe dovuta gestire. Non mi era mai successo e non ho avuto la freddezza, né io né chi mi era vicino, di prendere il tempo giusto. Avremmo dovuto capire che non saremmo riusciti a ripresentarci bene alla Tirreno, alla Sanremo e agli appuntamenti che ci eravamo dati. Io da corridore mi sono fatto prendere dalla voglia di fare: stavo già bene, ho avuto troppa fretta di rientrare. E alla fine l’ho pagata per metà stagione. Ho capito che l’importanza delle basi nella preparazione è fondamentale. Una cosa su cui mi sono concentrato molto quest’anno.

L’intervento sullo scafoide rotto da Oldani il 28 gennaio è stato eseguito dall’equipe del dottor Loris Pegoli
L’intervento sullo scafoide rotto da Oldani il 28 gennaio è stato eseguito dall’equipe del dottor Loris Pegoli
In che modo rientrare troppo in fretta ti ha danneggiato?

Facevo un giorno molto bene, diciamo alle stelle, e i cinque successivi alle stalle. Diventava complicato far combaciare il momento giusto con le stelle, per cui per la maggior parte delle volte ero alle stalle (sorride, ndr). Ne soffrivo sia mentalmente sia fisicamente. Poi è stato tutto un rincorrere, aggiungere corse, continuare ad avere sfortune, ricadere, rincorrere di nuovo. Anche il Giro d’Italia non era programmato, si è inserito poco prima.

Non era nei programmi?

C’è entrato un mese prima, più o meno. Avrei voluto prepararlo, poi è stato aggiunto il Romandia e ci sono arrivato che ero già a mezzo e mezzo. In Svizzera ho preso freddo, sono arrivato alla partenza da Torino che non andavo. Mi sono ammalato, altre vicissitudini. Per fortuna dopo il Giro sono stato bravo. Non sono andato al Tour, ma sono riuscito a resettarmi mentalmente e fisicamente. Sono stato per tre settimane in altura, mi sono allenato molto bene e quando sono tornato, ho fatto un mese abbondante senza uscire dai primi 10. Sono ritornato lo Stefano di sempre.

La Cofidis ti aveva preso perché portassi risultati e punti: si riparte con gli stessi obiettivi?

Di sicuro le mie ambizioni non cambiano. Penso che con il supporto giusto del preparatore e i nuovi materiali, posso tornare a dimostrare di avere le qualità che servono. Forse sono un po’ diminuite le attese, ma va bene così. Sarà uno stimolo per dimostrare quello che valgo. Ho un bel programma, ne sono soddisfatto. L’unica corsa che non farò e un pochino mi dispiace è la Sanremo, ma bisogna ammettere che per un corridore come me è una corsa chiusa. Però farò Mallorca, Valencia, Laigueglia, Murcia, Almeria, la Tirreno, poi il Cataluyna. Tante corse con percorsi selettivi e la possibilità di arrivare a sprint ristretti.

Al Tour de l’Ain sono arrivati i migliori risultati di Oldani: 3° in classifica e maglia a punti (foto Instagram/Getty Images)
Al Tour de l’Ain sono arrivati i migliori risultati di Oldani: 3° in classifica e maglia a punti (foto Instagram/Getty Images)
Hai parlato spesso di materiali, quello che salta agli occhi è che avete cambiato ruote e userete finalmente pneumatici tubeless…

Quando sono arrivato dalla Alpecin, ho cercato di portare la mia esperienza. Ma visti i risultati che avevo, mi sono rimboccato le maniche e ho pensato solo a pedalare. Quest’anno la prima cosa di cui si è parlato è stato proprio questa svolta tecnica e io sono super felice, perché usavo i tubeless già in Alpecin. Avremo le gomme Vittoria che ho usato anche alla Lotto e sono prodotti eccezionali, hanno un grip e una scorrevolezza notevoli che permetteranno di andare forte e risparmiare energie. Le ruote sono le Bora Campagnolo, che sono rigide, aerodinamiche e scorrevoli. Sono molto felice, l’abbiamo provata e la bici è svoltata completamente.

Il telaio resta lo stesso?

Sì, è sempre stato un bel telaio che forse non rendeva al meglio, mentre ora è molto più performante. Davvero una svolta.

Ben O’Connor, che ha trascorso quattro anni in una squadra francese ha raccontato di aver dovuto imparare per forza il francese: come procede il tuo inserimento in squadra?

Ho un bel rapporto con tutti e anche io sto imparando il francese. Non lo parlo fluentemente però mi faccio capire. Mi è capitato anche di intervenire bene durante il meeting. A livello tecnico, riesco a spiegarmi, quindi dinamiche di corsa e vari aspetti del ciclismo. Per il resto della conversazione sono un po’ impacciato perché ci sono parole che si usano un po’ meno, ma piano piano ci arrivo. La squadra sta diventando un po’ più internazionale, però anche Michelusi e lo staff performance ci spingono ad andare nella direzione del francese. Se proprio è necessario ci si sforza di usare l’inglese, ma se fai capire che vuoi imparare il francese, non ti dicono di no…

I direttori sportivi parlano francese?

Alcuni anche inglese, alcuni solo francese. L’anno scorso ad esempio al Tour de l’Ain si parlava solo francese. Ero secondo in classifica generale e la comunicazione era importante e abbiamo faticato un po’. Però alla fine è andata bene, ci siamo arrangiati e le cose si dicevano. Quello che conta ora è fare una buona base, avere una buona preparazione e i materiali giusti. Adesso sta a me, lingua o non lingua. Voglio far vedere che Oldani sa ancora fare il suo mestiere.

Oldani ingoia il rospo e mette nel mirino il finale di stagione

25.07.2024
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Le energie fisiche e mentali che Stefano Oldani ha messo per prepararsi e migliorare la condizione per il mese di luglio sono state dirottate dal Tour de France ad altre corse. Il corridore della Cofidis sperava in una convocazione per la Grande Boucle, invece questa non è arrivata. Ma, al posto di scoraggiarsi, Oldani ha messo tutte le forze e la volontà in altri obiettivi. Voleva dimostrare di stare bene e far vedere che le ore spese tra ritiri e allenamenti avevano portato a qualcosa (in apertura foto Instagram). 

«La verità – racconta dalla Spagna tra una corsa e l’altra – è che mi sono preparato proprio bene nelle tre settimane passate a Livigno a giugno. La squadra ha deciso di non portarmi al Tour nonostante avessi una bella condizione, così ho cercato di sfruttarla il più possibile. Ho ottenuto tanti risultati, è mancata solamente la vittoria, ma penso di essermi superato. In alcune gare, specialmente in Francia al Tour de l’Ain, resistevo su percorsi duri e rimanevo davanti a giocarmi la vittoria».

Oldani (in seconda posizione) dopo il ritiro di giugno è rientrato alle corse al Giro di Slovacchia
Oldani (in seconda posizione) dopo il ritiro di giugno è rientrato alle corse al Giro di Slovacchia

Mancata occasione

Dalla mancata convocazione al Tour de France Oldani ha collezionato sette top 10 su nove gare. Il riscatto c’è stato, ma è mancata la vittoria, sfumata per poco in Francia e ancora inseguita.

«E’ mancato un po’ il momento tattico – spiega il lombardo – per usare un termine più edulcorato. Alla fine ho perso due occasioni importanti ma nel complesso mi sono comportato bene. Anche alla prima delle due gare qui in Spagna, la Castilla y Leon, ho provato ad anticipare ma c’era poco spazio. I velocisti hanno fagocitato la corsa. Oggi alla Prueba Villafranca le chance per me aumentano, il percorso si avvicina tanto alle mie caratteristiche».

Nella prima volata del Tour de l’Ain è arrivato sesto (foto Instagram)
Nella prima volata del Tour de l’Ain è arrivato sesto (foto Instagram)
Che sentimento ti ha smosso la mancata convocazione al Tour?

Ho voluto dimostrare di esserci. E’ stato un anno difficile il 2024, dalla caduta di gennaio a Marsiglia mi sono sempre trovato a rincorrere. Solo da dopo il Giro d’Italia ho ritrovato le sensazioni giuste. Crescevo e trovavo sempre più il mio livello e la gamba giusta per battagliare in testa alla corsa. L’esclusione dal Tour è diventata una sfida personale. 

Per dimostrare di esserci.

Far vedere che quando mi impegno e mi alleno bene posso dire la mia. Ora però mi serve staccare un attimo e ripartire. Devo capire con la squadra quando potermi prendere una pausa. E’ da gennaio che non riposo un po’ e mi serve recuperare, più per la testa che per le gambe. 

Fermarsi per poi ripartire più forte?

Voglio fare un bel finale di stagione con le gare del calendario italiano. Mi piacerebbe, dopo il periodo di riposo, ripartire e costruire di nuovo la gamba in altura. 

L’esclusione dal Tour ha portato dei buoni risultati in altre corse, alla Grande Boucle non sarebbe stato facile trovare le stesse occasioni…

Nel roster della mia squadra mi sarei visto bene, penso che ne avrebbero tratto un vantaggio dalla mia presenza. Con il senno di poi l’esclusione mi ha permesso di ritrovarmi e ottenere dei risultati importanti.

Oggi si chiude una breve parentesi spagnola con la Prueba Villafranca
Oggi si chiude una breve parentesi spagnola con la Prueba Villafranca
Niente Vuelta in programma?

No, con la squadra non era in calendario. Sarebbe diventato difficile prepararla al meglio. Dopo il Giro, che è andato come avete visto e l’esclusione dal Tour non ci sono altri grandi Giri in programma. Il focus è sul finale di stagione in Italia. 

Quale gare ti intrigano?

Ce ne sono tante: Peccioli, Toscana, Agostoni, Bernocchi e quelle in Veneto. All’Agostoni nel 2022 ho fatto decimo perdendo il momento giusto nel finale. Lo stesso anno alla Bernocchi sono arrivato terzo… L’obiettivo è vincere, come sempre, ma mi piacerebbe creare la giusta condizione per poi essere presente in testa alla corsa. Se corri davanti le probabilità di vincere si alzano.

Dopo mille peripezie la forma di Oldani è da Tour, ma ci sarà?

15.06.2024
4 min
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Se dovessimo descrivere per filo e per segno quel che Stefano Oldani ha passato al Giro d’Italia non basterebbe un libro. Il lombardo della Cofidis ha lasciato anzitempo la corsa rosa e ora si spera possa essere al via del Tour de France, il suo obiettivo sin da inizio stagione. 

Oldani ha appena lasciato il ritiro a Livigno, dove ha lavorato davvero sodo ai 1.800 metri della località valtellinese. Tra l’altro lui è un habitué del luogo, conosce bene i percorsi e ha i suoi riferimenti. Motivo in più per credergli quando dice che si sente finalmente bene.

Stefano Oldani (classe 1998) in ritiro a Livigno
Stefano Oldani (classe 1998) in ritiro a Livigno
Stefano, partiamo dal Giro, un ritiro per tendinite…

Sono arrivato al Giro che non lo avevo preparato come volevo, come sempre. Non era nei programmi, ma comunque c’ero e bene così. E’ successo che nei primi tre giorni ho avuto problemi intestinali. Ho pensato fosse una questione dei gel, non prendendoli da qualche giorno magari mi avevano fatte male. E invece era un virus. Dopo la tappa degli sterrati ho avuto qualche problema al tendine d’Achille, ma ormai ci sono abituato.

In che senso?

Sì, ci convivo e tutto sommato so come tenerlo a bada. Anche l’anno in cui ho vinto la tappa ci stavo combattendo. Ma andando avanti, dopo qualche giorno si è ammalato un direttore sportivo. Ha viaggiato con noi e mi sono preso un altro virus: tracheite. Al giorno di riposo ho iniziato persino gli antibiotici, tanto ero messo male. Alle fine si è fatto risentire il tendine e a quel punto mi sono ritirato. L’ho fatto con 2-3 tappe di anticipo, visto che comunque mi sarei fermato al termine della seconda settimana.

Chiaro, tenere duro per cosa?

Mi sarei solo finito. Meglio pensare al Tour a quel punto, che era invece nei programmi.

Quindi sei tornato a casa e cosa hai fatto?

Tre giorni di riposo assoluto e poi per una settimana ho fatto 3 ore tranquille per mandare via del tutto la tracheite e mantenere la muscolatura e il resto. A quel punto sono salito a Livigno.

Nonostante la frattura dello scafoide, Oldani ha inanellato 37 giorni di corsa. Eccolo al Romandia
Nonostante la frattura dello scafoide, Oldani ha inanellato 37 giorni di corsa. Eccolo al Romandia
Un bel po’…

Sì sono sceso giusto ieri. Ho fatto tre settimane piene. Già ero migliorato in quella settimana a casa ma dopo che sono salito a Livigno davvero meglio. Ho rifatto la base giusta, quella che mi era mancata dopo la frattura dello scafoide in primavera. Mi sono allenato con i miei metodi, le mie abitudini, vedo che i numeri sono buoni e per questo sono molto fiducioso.

Farai il campionato italiano?

Sì, ora intanto farò il campionato italiano e poi c’è da capire se andrò al Tour de France. Ho fatto il Giro per andare incontro alla squadra, mi spiace che sia messa in dubbio la mia partecipazione fino all’ultimo.

Non è facile affrontare l’italiano venendo direttamente dall’altura…

Diciamo che scendo in tempo per poter fare bene e farmi trovare pronto, ma certo non è facile, perché serve anche un po’ di fortuna in una corsa di un giorno. Mi sono preparato molto bene, dico di stare in forma e al tempo stesso so qual è il livello del Tour. Quindi se lo dico è perché può essere un bene per me e per la squadra. Altrimenti sarei il primo a non andare. Altrimenti sarebbe un boomerang.

Restare ottimisti è un imperativo in questa fase della stagione per Stefano
Restare ottimisti è un imperativo in questa fase della stagione per Stefano
Quando saprai se sarai parte della squadra per la Grande Boucle?

Credo dopo l’italiano.

Avete già un “piano B”?

Non ancora, ma in quel periodo c’è il Giro di Slovacchia. Immagino che l’alternativa potrebbe essere quella, ma lo valuteremo. Io spero di andare al Tour perché so come sto. Poi è anche vero che il Tour è una bella esperienza, ma a quel punto l’importante è correre.

Stefano denoti sicurezza, hai parlato di metodi in quota, di riferimenti…

Ho svolto al meglio i miei lavori e anche di più. Di solito venivo in quota per due settimane, stavolta per tre. Avevo con me un massaggiatore che tutti i santi giorni mi ha trattato. Ho fatto una grande volume di lavoro, mangiato bene… Io più di così proprio non posso fare e per questo sono tranquillo.

Damiani prepara una Cofidis d’assalto

30.04.2024
4 min
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Non solo Tadej Pogacar, il Giro d’Italia è anche quello di chi va a caccia di tappe. Di chi magari fa divertire il pubblico tutti i giorni. Il Team Cofidis potrebbe ricoprire questo ruolo. A guidarla sarà, come succede da ormai sette anni, Roberto Damiani.

E’ lui che ci presenta la “squadra rosa”. Damiani ci dice chi può fare bene e chi invece è chiamato a fare esperienza del suo team. Team che lo scorso anno alla fine si comportò benone, specie con Thomas Champion, spesso in fuga e vero lottatore. A Roma il tecnico ci disse: «Ce ne fossero di corridori coraggiosi come Thomas».

Roberto Damiani (classe 1959) in ammiraglia lo scorso anno a Roma
Roberto Damiani (classe 1959) in ammiraglia lo scorso anno a Roma
Roberto, che Team Cofidis vedremo?

Direi una squadra simile a quella della passata stagione, ma con un velocista che, forse, sta un po’ meglio, anche se quello che avevamo l’anno passato era un nome di qualità, Simone Consonni. Il velocista in questione è Stanislaw Aniolkowski. Un buon corridore che arriva bene al Giro.

E poi c’è Stefano Oldani, il capitano. Al Giro ha già colpito…

Stefano ha avuto tanti acciacchi ad inizio stagione e in questa squadra da combattimento per tutti i giorni ci sta bene. Tanto più che non abbiamo un vero uomo per la classifica. Questi ultimi tra l’altro hanno dimostrato di andare davvero forte e non mi riferisco solo a Pogacar.

Oldani in azione. Stefano ha vinto al Giro nel 2022. Alla Cofidis avrà più spazio
Oldani in azione. Stefano ha vinto al Giro nel 2022. Alla Cofidis avrà più spazio
A chi altro ti riferisci?

Dico in generale. Penso a Geraint Thomas per esempio. Lui è un grande professionista, ha preparato bene il suo Giro e in generale si sa preparare bene. Ha puntato tutto sulla corsa rosa. Poi dico che già Oropa può fare subito la differenza e bisognerà vedere se Pogacar prenderà subito la maglia rosa ed eventualmente se la sua squadra la vorrà tenere, perché questo di conseguenza inciderà anche sulla corsa e per squadre come noi.

Cioè?

Se Pogacar decide di perderla e la maglia rosa va ad un team che al contrario la vuole difendere, magari ci sono più difficoltà per le fughe di andare in porto.

Torniamo ad Oldani, dicevamo dei suoi problemi…

Adesso li ha risolti. In questi pochi mesi che lavoro con lui ho trovato un professionista esemplare, un ragazzo che s’impegna per se stesso e che sa mettersi a disposizione della squadra. Diciamo che ho fiducia in quel che potrà fare.

Benjamin Thomas torna al Giro dopo 4 anni. E’ un altro pistard che ha preferito la corsa rosa al Tour in vista delle Olimpiadi
Benjamin Thomas torna al Giro dopo 4 anni. E’ un altro pistard che ha preferito la corsa rosa al Tour in vista delle Olimpiadi
Oldani è capitano: è un leader? Si sente un leader?

Non è ancora un leader. Per essere leader servono anche i risultati. Poi come persona direi che può esserlo. Si mette in gioco. Al Romandia è andato per il team, per esempio.

A Vendrame, per esempio, i diesse hanno chiesto le sue intenzioni per questa o quella tappa, tu con Oldani sei andato a vedere qualche tappa? Ne avete cerchiata qualcuna di rosso?

Non di persona. Tra l’altro con la tecnologia che abbiamo oggi si riesce a capire tanto: mappe, altimetrie, pendenze… Poi è mancato il tempo materiale, tanto più che con i problemi avuti abbiamo cambiato i programmi in corso d’opera e lo abbiamo mandato al Romandia. Credo che le prime due tappe siano un po’ complicate, la terza è in volata, ma già dalla quarta un buon Stefano Oldani può giocarsela.

Simon Geschke (classe 1986) quello che si appresta ad affrontare sarà il suo 19° grande Giro
Simon Geschke (classe 1986) quello che si appresta ad affrontare sarà il suo 19° grande Giro
E poi ci sono gli altri. Partiamo da Champion…

E’ al Giro per andare in fuga e cercare una vittoria di tappa. L’anno scorso, tappa dopo tappa emerse per un po’ anche l’idea di fare classifica: direi di no. Direi che deve andare in fuga con l’idea e la consapevolezza che stavolta può andare davvero all’arrivo. Insomma le sue non saranno fughe per la tv.

Andiamo avanti: in questa squadra di attaccanti, c’è Simon Geschke…

Il mio vecchietto e me lo tengo stretto! Lui resta un “cagnaccio”. Ha una grande esperienza e una forte motivazione, visto che questo sarà il suo ultimo grande Giro in carriera. Io gli dò fiducia. A proposito – riprende Damiani dopo una breve pausa – volete un nome?

Vai!

Nicolas Debeaumarché. E’ un buon nome per le fughe. E’ al suo primo grande Giro e un po’ come Champion lotterà per le tappe. Ecco, lui potrebbe essere una bella sorpresa.

Scafoide rotto: come si ritorna in bici? L’esempio di Oldani

12.02.2024
5 min
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La nuova avventura di Stefano Oldani alla Cofidis non è iniziata esattamente come si sarebbe aspettato. Giusto il tempo di prendere le misure con le gare, i metodi di lavoro e la nuova squadra che si è ritrovato fermo ai box. Una caduta al GP Marseillaise, con conseguente frattura dello scafoide, hanno fermato il 2024 di Oldani. Che però non si dà per vinto e riparte.

«Eravamo all’inizio di una discesa – racconta – il gruppo viaggiava a 50/60 all’ora. In una curva qualcuno è andato lungo, mi hanno toccato e sono finito contro il guardrail. Nel cadere in avanti ho messo tutto il peso sul braccio destro e lo scafoide non ha retto. 

La stagione di Oldani era iniziata con le corse in Spagna e poi il GP Marsellaise
La stagione di Oldani era iniziata con le corse in Spagna e poi il GP Marsellaise

Ripresa rapida

Le tempistiche dei vari passaggi per rimettere in bici Oldani sono stati rapidi. Non facciamoci ingannare, le cose vanno comunque fatte nella maniera corretta. Però la fiducia di poter tornare presto in gara c’è, e non si può nascondere. 

«L’operazione è andata bene, due giorni dopo ero già sui rulli. Mentre mercoledì sono tornato in bici, a nemmeno una settimana dall’intervento. Per pedalare indosso un tutore apposito. In realtà ho due tutori a disposizione: uno per la bici e l’altro per la vita normale. Chiaramente in bici non ho la libertà di fare tutti i movimenti. Ad esempio, non riesco a impugnare il manubrio nella parte bassa. Però riesco a mettere insieme tante ore, già nell’uscita di mercoledì ne ho fatte quattro. 

«Non dovrei perdere troppo tempo, in teoria il ritorno alle corse è previsto per il Trofeo Laigueglia. Sarò costretto a saltare la Strade Bianche, troppe sollecitazioni, ma per il resto il programma dovrebbe rimanere invariato. Ora sto valutando se andare sull’Etna per fare un ritiro, ma deciderò dopo la lastra di controllo». 

Oldani insieme al dottor Pegoli (i due sono insieme al centro della foto)
Stefano Oldani, Dottor Loris Pegoli

Frattura e tempi di recupero

Tastate le emozioni del corridore della Cofidis, che si dice speranzoso nel rientrare presto in gruppo, andiamo a capire in cosa è consistito tutto l’iter portato avanti dal dottor Pegoli e dall’equipe medica Sport Hand Doctors. 

«Partiamo con il raccontare in cosa consiste la frattura dello scafoide – dice il dottor Pegoli – dicendo che tra le ossicina della mano lo scafoide è una delle più importanti. Questo perché fa parte del 60 per cento dell’articolazione del polso e gran parte dei movimenti passano da questo ossicino. Poi lo scafoide è composto per l’80 per cento da cartilagine, che si articola con tutte le altre ossa che lo circondano. I tempi di guarigione di questo ossicino possono essere davvero lunghi, si parla anche di più di due mesi per la formazione del callo osseo. Chiaramente ogni situazione è a sé».

Come mai i tempi possono essere così elevati?

La vascolarizzazione dello scafoide è molto esigua. Il rischio è che inizialmente non si formi il callo osseo ma un tessuto fibroso tra le due parti di osso fratturate. Ciò potrebbe portare alla necrosi e al “collasso carpale”. Si possono evitare queste problematiche riconoscendo la frattura attraverso radiografie, tac e risonanze. 

Nel caso di Oldani è stato difficile individuare la frattura?

Assolutamente no. Oldani ha subito una frattura composta, che può anche guarire con una terapia conservativa. Trattandosi di un atleta di alto livello i tempi di recupero vanno accorciati, quindi abbiamo optato per un’operazione. Nella quale, per immobilizzare le due parti, abbiamo usato una vite percutanea. 

In cosa consiste?

Tramite la fluoroscopia abbiamo inserito un filo metallico all’interno della mano. Questo ha fatto da guida per inserire la vite a compressione. La vite ha il passo diverso in punta e in coda, ciò vuol dire che nel momento in cui avvito stringe le due parti di osso interessate. L’operazione dà una maggiore stabilità, va detto che la vite rimane all’interno della mano per sempre. Ma non ci sono rischi di nessun tipo. 

Il pomeriggio dopo l’operazione Oldani ha portato la bici in studio e gli è stato costruito un tutore su misura per allenarsi
Dopo l’operazione gli è stato costruito un tutore su misura per allenarsi
Il recupero inizia subito?

Oldani è stato operato alle 13 e nel pomeriggio avevamo già fatto il tutore su misure, anzi i tutori. Come detto dall’atleta stesso uno è specifico per andare in bici. Bisogna sottolineare che tutte queste operazioni vengono fatte nel rispetto dei tempi biologici di guarigione. Sono processi che aiutano, ma non velocizzano la convalescenza.

Questo tutore in cosa consiste?

E’ realizzato in materiale termoplastico ed è stato modellato sul manubrio della bici. Una persona teneva fermo il mezzo, Oldani ha appoggiato la mano e il tutore è stato realizzato facendogli prendere la forma necessaria. 

Questo tutore dovrà essere indossato fino alla completa guarigione
Questo tutore dovrà essere indossato fino alla completa guarigione
Oldani è tornato a pedalare a nemmeno una settimana dall’operazione…

Il tutore glielo permette, giustamente non può fare tutti i movimenti, ma riesce a pedalare senza fastidio. Gli ho consigliato, a distanza di due settimane dall’operazione, di provare a fare delle volate. In modo tale da vedere come reagiva la mano. 

E’ plausibile, come detto dal corridore, il ritorno in corsa a fine mese al Trofeo Laigueglia?

Si può fare. Ora va monitorato, ma Oldani è un ragazzo giovane, un atleta e in più alla prima lastra di controllo tutto era in ordine. I fattori per tornare in corsa ci sono tutti. Il prossimo controllo sarà a 30 giorni dall’operazione per vedere in che modo si è formato il callo osseo. Fino ad allora si può fare attività, ma meglio tenere il tutore

Alzini, Oldani e “papà” Marino: una storia di passione

12.01.2024
6 min
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Un montaggio fotografico pubblicato su Facebook da Martina Alzini ha aperto la porta su una bella storia. L’immagine superiore ritrae l’azzurra della pista, che proprio in questi giorni è impegnata agli europei di Apeldoorn, accanto a un piccolissimo Stefano Oldani. In quella inferiore, i due sono accanto anche oggi, ma in maglia Cofidis. Il commento all’immagine recita:

2005 vs 2024

Sc Busto Garolfo – Team Cofidis
19 anni dopo… Eccoci qui!

Alzini e Oldani si sono ritrovati alla Cofidis, a distanza di 19 anni dalla SC Busto Garolfo
Alzini e Oldani si sono ritrovati alla Cofidis, a distanza di 19 anni dalla SC Busto Garolfo

Nel segno di Marino

La Sc Busto Garolfo vive attorno al velodromo. Nella sua pagina Facebook, lo schieramento di ragazzi e ragazze mette di buon umore. La società ha lanciato fior di corridori e accanto a loro (a suo tempo, anche accanto ad Alzini e Oldani), c’è da citare una terza figura, a lungo un punto di riferimento nel giro della nazionale: Marino Fusar Poli, classe 1949, meccanico di lungo corso, gran brava persona, uomo gentile e presidente del gruppo sportivo milanese. La milanese della Cofidis, che lo ha conosciuto a 7 anni e lo ha poi ritrovato in nazionale, lo ha recentemente definito il suo secondo papà.

Marino risponde dal suo negozio, in cui dice di essere aiuto meccanico, perché il ruolo del protagonista preferisce lasciarlo a suo figlio Dino, a sua volta collaboratore di Salvoldi. L’altra figlia, Daniela, è stata a sua volta atleta azzurra, si è laureata e, dopo aver lavorato per dieci anni con Assos, da cinque anni è a Bolzano con Q36,5.

Cosa ricordi di quei due?

La foto che vedete si riferisce a un campionato provinciale che vinsero, non ricordo se da G4 o G5. Bastava osservarli per capire che fossero superiori alla media. Per Martina perdemmo addirittura un corridore, non ricordo come si chiamasse. Era stufo di essere battuto da lei e alla fine cambiò società. Le cose però non cambiarono, lei continuò a batterlo e alla fine non lo vedemmo più. Era determinata, brava, concentrata. E’ sempre stata molto caparbia. 

Perché dice che sei stato il suo secondo padre?

Perché ciclisticamente è nata qui. Io poi sono amico di suo padre che l’ha sempre allenata. Lui aveva corso senza grandi risultati, così alla fine glieli ha portati Martina. Venivano qui e io la allenavo nel velodromo. Ha vinto diversi campionati italiani e provinciali, su strada e su pista. Finché sono giovanissimi, li alleniamo in pista. Poi si passa anche su strada.

Quindi anche Oldani è partito dalla pista?

Sì, certo. Stefano mi sembra sia rimasto fino a G5. Fra loro due c’è un anno di differenza (1997 Alzini, 1998 Oldani, ndr) per cui hanno sempre corso in squadra insieme, ma non nella stessa categoria. Li allenavamo per età, ma tutti insieme. E lei, la Martina, batteva tutti i maschi.

Era davvero così caparbia?

Molto precisa ed ha avuto la fortuna di genitori che l’hanno seguita assecondando la sua inclinazione sportiva. Era già piuttosto alta rispetto agli altri ragazzi, in più aveva delle doti. Non solo la forza, ma anche il modo di vedere le corse. Lei doveva correre e vincere, non interessava se era fra maschi o femmine. Non è una di quelle che cercava di andare a fare le corse dove c’erano le ragazze e basta. Però era anche molto educata, è sempre stata un esempio per tutti. Una delle migliori atlete che ho avuto.

Stefano invece che storia ha con voi?

Già da piccolo era come lo vedete adesso, anche lui molto determinato. Sono ragazzi che faranno strada e lo vedi subito. Ho avuto anche Moschetti e Parisini, che sono entrambi professionisti e hanno corso entrambi a Busto Garolfo.

Nella foto Stefano sembra più piccolo di Alzini…

E’ sempre stato un mingherlino, uno forte fisicamente, ma a guardarlo non avresti detto. Diciamo che è uno di quei ragazzi che hanno grande forza interiore, che la cilindrata ce l’hanno nella testa. E lui da questo punto di vista è sempre stato superiore agli altri. Ci sono ragazzini che vanno spronati, loro due andavano gestiti.

Questo lo schieramento della SC Busto Garolfo nel 2023: quest’anno ci sono 4 squadre (foto Gabri_HGD)
Questo lo schieramento della SC Busto Garolfo nel 2023: quest’anno ci sono 4 squadre (foto Gabri_HGD)
Quanta attività c’è a Busto Garolfo?

Abbastanza, una buona attività. Da quest’anno mi sembra che Dalmine sia in ristrutturazione, per cui avremo molta più gente. C’è sempre attività a livello giovanile, perché ci occupiamo delle categorie fino agli allievi. Ne ho qualcuno molto bravo e anche una bella squadra femminile. Correva con noi anche la figlia di Justine Mattera, che l’anno scorso ha vinto il campionato regionale, ma ha voluto cambiare e andare a Cesano Maderno. Abbiamo sempre avuto e curiamo particolarmente anche il settore femminile. Abbiamo due ragazzine giovani molto brave, che avranno un futuro. Magari non pari a Martina Alzini o a Stefano Oldani, però c’è sempre un buon vivaio.

Vengono mai a trovarti?

Sì, caspita! Martina ora vive sul lago di Garda, ma ogni volta che viene qui, passa a salutarmi. Di recente mi ha anche portato la maglia iridata della pista con l’autografo. Stefano invece di recente ha cambiato squadra e ci ha dato tutto l’abbigliamento che gli era rimasto e noi l’abbiamo distribuito ai ragazzi.

Cosa fai ora nella società?

Sono il presidente e da trent’anni coordino le cose. Ho dei collaboratori eccezionali, con cui gestiamo le quattro squadre di quest’anno. Allievi, esordienti e due squadre di donne (una di allieve e una di giovanissimi). Io mi occupo direttamente degli allievi. Abbiamo un po’ di gente che ci aiuta e abbiamo parecchie biciclette per i più piccoli, in più c’è il Centro Federale diretto da Fabio Vedana. Però il materiale tecnico viene tutto dal mio negozio. Per questo sono a lavorare da mio figlio, per essere certo che ci aiuti ancora (una risata, un abbraccio, speriamo di vederci presto, ndr).

Conci e il colpo di spugna al 2023: ora serve ripartire

03.01.2024
5 min
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L’inverno della Alpecin-Deceunink ha visto un fuggi fuggi generale da parte della compagine italiana. Sono partiti: Sbaragli, Mareczko e Oldani. Il solo rimasto è Nicola Conci, al quale si è aggiunto Luca Vergallito: promosso dal team continental al WorldTour. 

Conci con la fine del 2023 ha chiuso la sua prima stagione alla Alpecin, dopo la breve parentesi del 2022 nel team continental. Un’annata, quella appena conclusa, che non ha riservato particolari acuti. Il trentino ce la racconta e guarda al futuro, il tutto con estrema consapevolezza. 

La stagione di Conci ripartirà dalla Figueira Champions Classic, come nel 2023
La stagione di Conci ripartirà dalla Figueira Champions Classic, come nel 2023

Un problema dietro l’altro

Dall’inizio della stagione scorsa Conci ha subito una frenata dietro l’altra. Problemi che non gli hanno permesso di trovare il colpo di pedale giusto. Nel ciclismo moderno, dove la costanza è fondamentale, questo non gli ha permesso di essere al top.

«Mi sono fermato – dice Conci – a metà ottobre. Sono andato in vacanza per un mese circa. Il 2023 non è stato un granché, si è rivelata una stagione un po’ strana. Dopo i 4 anni in Trek e il problema all’arteria iliaca, risolto con l’operazione, ero pronto per ripartire, ma il 2022 sapete tutti com’è stato. Trovare la Alpecin, anche solo a metà stagione, mi ha ridato tanta forza. 

«Dal 2023 mi aspettavo una crescita definitiva – continua – ma così non è stato. Al Giro dei Paesi Baschi mi sono ammalato e al Giro d’Italia ho preso il Covid, tornando a casa dopo solo sei tappe. Anche con il riposo forzato mi sono portato dietro qualche strascico di malattia per mesi. Ho deciso di preparare al meglio la seconda metà di stagione. Una volta sceso dall’altura, dove mi sentivo bene, ho ripreso con Il Tour de Pologne ma mi sono accorto che qualcosa mancava».

Nella tappa che ha regalato la maglia rosa a Leknessund (maglia DSM) Conci è arrivato quinto
Nella tappa che ha regalato la maglia rosa a Leknessund (maglia DSM) Conci è arrivato quinto

Staccare e ripartire

Così le vacanze di fine stagione sono servite al trentino per rimettersi in sesto, tirare il fiato e resettare la mente. Ha chiuso un capitolo ed è pronto ad aprirne un altro.

«Più che di una pausa a livello fisico – racconta Conci – avevo bisogno di staccare la mente. Ma anche quando si è in spiaggia è normale che la mente, ogni tanto, torni sulla bici. Alla fine siamo ciclisti 365 giorni all’anno. Ci si chiede cosa non ha funzionato e ti trovi a rimuginare su ciò che hai fatto. Però sono contento di essermi riuscito a fermare senza aver la voglia o la fretta di ripartire per dimostrare quello che sono. La voglia c’è ma i tempi vanno sempre e comunque rispettati».

Tre in meno

Tornato alla vita da ciclista Conci si è ritrovato praticamente da solo. Del gruppo italiano della Alpecin-Deceuninck era rimasto solamente lui. Com’è stato riprendere con questa consapevolezza?

«In un mese ho perso la parte italiana – afferma – ma per il momento non me ne sono accorto, anche perché in ritiro ero in camera con Vergallito. Lui però partirà dall’Australia, mentre io aspetto febbraio per attaccare il numero alla schiena. Probabilmente mi renderò conto della loro assenza (Sbaragli, Oldani e Mareczko, ndr) più avanti nella stagione. Mi sono sempre trovato bene anche con i corridori stranieri, ma negli anni ho capito che certe barriere è difficile superarle. Puoi parlare inglese bene quanto vuoi, però non hai la stessa rapidità di risposta che hai con un connazionale. Anche solamente il fatto di aver vissuto adolescenze diverse ha un peso nella socializzazione».

«I tre italiani – spiega – li ho sentiti. In particolare Oldani che ho visto più di una volta dalla fine della stagione ad ora. Mi spiace che se ne siano andati, ma non per questo non ci parleremo più. Ci rivedremo, in corsa, anche se con maglie diverse».

Al Giro ci sarà da lavorare per uno dei velocisti, ma le occasioni di “caccia” non mancheranno
Al Giro ci sarà da lavorare per uno dei velocisti, ma le occasioni di “caccia” non mancheranno

Obiettivi e rivincite

Il focus della stagione per Conci sarà ancora il Giro d’Italia. Il conto in sospeso del 2023 deve essere saldato. 

«La corsa rosa è importante per me. Il ritiro dello scorso anno mi ha fatto male per tanti motivi. Uno su tutti è che non sono riuscito a prendere il via alla tappa di Pergine Valsugana, la frazione di casa. Nel 2024 voglio tornare al Giro per rifarmi, l’ho chiesto personalmente al team e loro sono stati favorevoli. Non abbiamo un uomo di classifica quindi avrò libertà di azione. Chiaramente avremo un velocista, come tutti gli anni d’altronde e nelle tappe piane ci sarà da lavorare. Ma si tratta di un compromesso, tutti siamo a disposizione l’uno dell’altro. Ora tocca rimboccarsi le maniche e preparare la stagione».

Cofidis, un anno da incorniciare. Ma Vasseur alza la posta

30.12.2023
5 min
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Quando si parla della Cofidis si affronta un tema delicato perché siamo di fronte alla decana delle formazioni WT. E’ già un clamoroso successo la sua lunghissima storia, un controsenso considerando come le cose cambino velocemente. Stesso nome, stesso nucleo, un’evoluzione lenta ma costante. Cedric Vasseur che è il suo nume tutelare non manca però di dare una scossa quando serve e spesso, in sede di consuntivo, il suo viso era corrucciato e le parole certe volte anche pesanti, per dare una scossa al suo gruppo.

A fine 2023 la situazione è profondamente diversa. Nell’anno che va concludendosi la squadra francese ha colto 14 vittorie e 42 podi. La situazione nel ranking Uci (vero metro di giudizio, anche dal punto di vista economico) è migliorata anche se, come sottolinea lo stesso Vasseur, c’è ancora molto da fare, ma quel che fa pendere l’ago della bilancia sul valore estremamente positivo è la portata di alcune di quelle vittorie.

Cedric Vasseur, 53 anni, manager della Cofidis dal 2018. Da corridore ha vinto 2 tappe al Tour (foto Bregardis)
Cedric Vasseur, 53 anni, manager della Cofidis dal 2018. Da corridore ha vinto 2 tappe al Tour (foto Bregardis)

Con Lafay è cambiato tutto

Nella sua disamina dell’anno, affidata alle colonne di Ouest-France, Vasseur ha messo l’accento su un successo in particolare, quello di Victor Lafay al Tour de France: «Ci ha fatto tornare in cima alla Grande Boucle dopo 15 anni. Quel successo ha cambiato faccia al team, lo ha come liberato da un peso visto che ogni anno in sede di consuntivo erano lì a ricordarci da quanto tempo mancava una vittoria al Tour. Non è un caso se pochi giorni dopo il trionfo di San Sebastian sia arrivato anche quello di Ion Izagirre. Ma ci sono state anche le vittorie di Coquard al Tour Down Under, che ha subito indirizzato la nostra stagione e di Herrera alla Vuelta, la vera ciliegina sulla torta».

Vasseur sottolinea come il peso dell’impresa di Lafay davanti a Van Aert e Pogacar abbia influito in generale sul team: «E’ come se d’un tratto fosse svanito quel complesso d’inferiorità che avevamo nei confronti di altri team. Sapevamo che Lafay era la nostra miglior carta da giocare e sapevamo anche che dovevamo farlo subito perché Victor non aveva tre settimane di corsa nelle gambe. Io dico che c’è un prima e un dopo San Sebastian: noi siamo ripartiti, ora dobbiamo lavorare su quell’eredità».

Il trionfo di Lafay a San Sebastian su Van Aert e Pogacar, una svolta per il team
Il trionfo di Lafay a San Sebastian su Van Aert e Pogacar, una svolta per il team

Influenzare ogni corsa

Su questo il tecnico transalpino è molto chiaro pensando a che cosa chiedere ai suoi ragazzi: «Voglio che siano più protagonisti, che siano molto più davanti alla corsa, che siano in grado di influenzarla. Lafay, dopo sei anni nel nostro team non c’è più, ha scelto nuove strade rinunciando a un corposo aumento di stipendio ma posso anche capirlo, aveva bisogno di nuovi stimoli. Ora sta a noi crearne un altro e possiamo farlo».

La Cofidis per il nuovo anno sarà profondamente cambiata, con 12 nuovi elementi. «Considerando i corridori persi avevamo un deficit da colmare e penso che lo abbiamo fatto mantenendoci nel budget a disposizione. Abbiamo preso ad esempio Oldani che è un corridore d’esperienza che ha già vinto al Giro e il fatto che il Tour partirà dall’Italia è uno stimolo per lui. Abbiamo rinforzato il reparto velocisti con giovani in crescita come Aniolowski che ha già vinto al Giro di Grecia ma ora salirà di livello e Fretin, un giovane sul quale credo molto.

Per Oldani una nuova vita in Cofidis. Prevista la sua presenza al Tour che partirà dall’Italia
Per Oldani una nuova vita in Cofidis. Prevista la sua presenza al Tour che partirà dall’Italia

Il rilancio di Gougeard

«Serviva poi gente per i grandi giri, per coadiuvare Alex Zingle che per noi è una perla rara che diventa di continuo più forte. Aimé De Gendt con la sua esperienza e la sua duttilità sarà l’uomo giusto per affiancarlo nel suo cammino di crescita. Come anche Elissonde, che ha lavorato con Froome e Hermans che personalmente mi ricorda molto Van Avermaet».

C’è però un nome, fra i nuovi arrivi, che per Vasseur rappresenta una vera scommessa, importante: «Ho convinto Gougeard a rifare il salto fra i pro’. Aveva già avuto una grande chance all’Ag2R, aveva anche vinto alla Vuelta, poi è tornato indietro ma anche fra i dilettanti si vedeva che non aveva perso il suo smalto. Abbiamo parlato, ho colto il suo personaggio, gli ho fatto capire come sia possibile avere una seconda opportunità e quanto questa sua seconda carriera potrà essere prolifica ma anche esemplare per il team. Può essere un trascinatore, lo voglio così.

Alexis Gougeard, 30 anni, a lungo all’AG2R era tornato fra gli Elite. Ora ha una seconda chance
Alexis Gougeard, 30 anni, a lungo all’AG2R era tornato fra gli Elite. Ora ha una seconda chance

Tutto su Martin e Coquard

«Io voglio “corridori con la borraccia”, gente che sappia orchestrare e incanalare il gruppo, per questo dico che dovremo cambiare un po’ il nostro modo di agire. Consapevoli delle forze in campo, sapendo che c’è gente che quando cambia ritmo non ce n’è per nessuno. Ma le opportunità ci sono e l’abbiamo visto nel 2023, cogliendole. Faremo lo stesso».

Le punte del gruppo restano comunque Guillaume Martin e Brian Coquard: «Sul primo confidiamo molto: avrà un cammino classico verso il Tour per poi duplicare con la Vuelta, ma al suo fianco troverà Elissonde che è un uomo d’esperienza e di grande aiuto in salita e al quale ho comunque garantito che avrà le sue opportunità per correre in libertà. Coquard invece deve diventare un uomo da tappe nei grandi giri: sarà al Tour nel 2024 e al Giro nel 2025, intanto partirà dal Saudi Tour e dalla Tirreno-Adriatico per raccogliere».

Guillaume Martin resta il riferimento per il Tour. Con Elissonde al fianco punta a tornare in Top 10
Guillaume Martin resta il riferimento per il Tour. Con Elissonde al fianco punta a tornare in Top 10

Una squadra di media classifica

Vasseur guarda chiaramente al ranking, che ora non è più uno spauracchio: «Noi siamo una squadra da 10°-15° posto, per essere a quel livello dobbiamo raccogliere punti, ma io al team chiedo di più: essere protagonisti nel grande ciclismo, nelle gare WorldTour e nei Grandi Giri, perché è lì che si fa la storia».

Il nuovo Oldani parla da leader e la Cofidis punta forte

22.12.2023
5 min
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DENIA (Spagna) – Damiani si alza quando arriva Oldani. C’è stato da aspettare perché i ragazzi hanno fatto sei ore e Stefano si è preso il tempo per mangiare. Nel frattempo il diesse ha speso parole eccellenti sull’impegno e la sua dedizione.

«Mi ha stupito per quanto è scrupoloso – ha detto – cura i dettagli con un’attenzione che ha colpito tutti. Io lo conosco da quando era ragazzino, perché è delle mie parti, ma non credevo fosse maturato tanto. Vasseur (il team manager della Cofidis, ndr) è molto soddisfatto».

Oldani si siede, con il cappellino e una felpa nera. Ha lo sguardo svuotato dalla fatica, per cui ci impegniamo a fare presto. Fra l’altro in serata è prevista una festa di squadra e ci sarà da essere anche brillanti.

Oldani, classe 1998, è passato nel 2020: due anni alla Lotto e due alla Alpecin
Oldani, classe 1998, è passato nel 2020: due anni alla Lotto e due alla Alpecin
Il ritiro è agli sgoccioli, si può fare un primo bilancio del tuo arrivo in Cofidis?

Sono felice, vedo che c’è tanto coinvolgimento. Vasseur mi piace molto e mi piace molto il rapporto che vuole tenere coi corridori. Con Roberto ci conoscevamo da prima, c’è un bel feeling. Si lavora bene, si pianifica tutto bene, si vede che tengono alla tranquillità del corridore. Un esempio: hanno messo giù delle Playstation per giocarci insieme, piuttosto che lasciarci nelle stanze a guardare Netflix. Ci sono tranquillità mentale e i presupposti per fare bene.

Damiani si è detto colpito dalla tua attenzione per i dettagli. Sei sempre stato così?

Ovviamente da ragazzino ero più tranquillo, prendevo le cose alla leggera. Però col tempo, guardando i grandi campioni e come approcciavano le cose, ho capito che i dettagli fanno la differenza. In questi anni ho imparato tanto. Ad alimentarmi e allenarmi, la gestione di corsa e degli allenamenti. Ho messo insieme un bel bagaglio di esperienza di cui avevo bisogno per arrivare in una squadra che mi desse la libertà per gestirmi e andare alle corse con un’ottica diversa.

Stefano Oldani è quello che vinse la tappa di Genova al Giro del 2022 o c’è dell’altro?

Il giorno di Genova mi ha segnato. Indubbiamente finora è stato il giorno più bello della mia carriera. L’obiettivo è dimostrare a me stesso che posso continuare in quella direzione. La cosa bella è che qua ci sono i presupposti: sento l’appoggio di Vasseur e di Roberto che mi sta molto vicino. Condividiamo idee e programmi, ci siamo trovati non so quante volte per parlare dei calendari anche con il mio allenatore.

Un ruolo completamente diverso rispetto a prima…

Prima ero più un numero. Lavoravo per Van der Poel e Philipsen, ora invece mi sento più sostenuto per provare ad alzare l’asticella e puntare anche io a qualcosa di importante.

Da cosa capisci la fiducia?

Faccio un esempio. A gennaio ci sarà un altro ritiro a Calpe. Prima di firmare, ho detto che per me l’altura è importante e che a gennaio vorrei andare sul Teide. E la squadra mi ha lasciato la libertà di andare lassù e preparare bene la stagione. Avrebbero potuto dirmi di no e obbligarmi a venire in ritiro, invece ne avevamo parlato e Vasseur mi ha appoggiato. Stessa cosa con il programma di corse.

Cioè?

Ho proposto la mia idea, con le alture posizionate in maniera strategica. Lui lo ha appoggiato subito insieme a Roberto e mi ha lasciato la libertà di lavorare con tranquillità e nel modo giusto. Per cui a gennaio andrò sul Teide insieme a Sbaragli. Avrei voluto portare un massaggiatore, ma in quell’hotel è stato impossibile trovare una stanza in più.

Anche a gennaio Oldani tornerà sul Teide: qui ad aprile prima del Giro (foto Instagram)
Anche a gennaio Oldani tornerà sul Teide: qui ad aprile prima del Giro (foto Instagram)
Hai parlato di programmi: tornerai al Giro?

No, adesso sono in lista per il Tour. Il Giro l’ho già fatto per quattro volte, ogni anno da quando sono pro’. Così per il prossimo ho detto che tornarci sarebbe stato mentalmente pesante e ho chiesto di cambiare, anche perché il Tour parte da Firenze.

Come ti trovi con la nuova bici?

La Look è molto bella: veloce, leggera e rigida, molto rigida. Ci ho messo un attimo a trovare le misure, ma subito dopo mi sono trovato molto bene. Anche la Canyon era una bella bici, ma era un pelo più pesante. Questa è ancora più leggera, ottima per uno come me che è nel mezzo, tra essere veloce e resistente in salita. La sto usando con ruote Corima e copertoni da 28. Per ora ho provato sia le ruote da 58 che da 47 e preferisco forse quelle da 58 e credo che le userò per tutto l’anno.

Tubeless o copertoncini?

Non abbiamo ancora i tubeless, però il copertone da 28 ci va molto vicino. Ieri ho provato un po’ di pressioni e mi sono trovato bene con 5,8 atmosfere davanti e 6 dietro. Peso 64 chili, in forma sono sui 62, è la pressione giusta.

Oldani è stto tricolore juniores della crono e vuole lavorare sulla specialità
Oldani è stto tricolore juniores della crono e vuole lavorare sulla specialità
E la bici da crono?

L’ho provata proprio oggi, dopo aver fatto ieri la posizione. Ho già una bella posizione, in più da quest’anno l’avrò anche a casa, mentre finora non era stato possibile. E quando ti trovi a fare una crono a tutta senza averla mai usata a casa, non è mai facile. Da junior sono stato campione italiano, perché non lavorarci un po’ pensando alle corse a tappe di una settimana? Quest’anno capiterà certamente di farne. La Tirreno ad esempio…