Matteo Malucelli

Malucelli, 8 vittorie e tanta costanza: è pronto per un Grande Giro?

28.10.2025
6 min
Salva

Matteo Malucelli è stato l’italiano più vincente dell’anno dopo Jonathan Milan. Lo sprinter della XDS-Astana ha portato a casa otto corse contro le dieci di Milan, ma quel che più conta è che ha dimostrato costanza di rendimento: anche quando si è scontrato con i super big non ha mai sfigurato.

I più maliziosi potrebbero dire che le sue vittorie sono arrivate in corse minori in Asia. Vero, ma innanzitutto le gare vinte da Malucelli erano di buon livello e poi bisogna saperle vincere. In tanti dicono “vado a correre in Asia” e poi restano con un pugno di mosche in mano.

L’oggetto dell’articolo però non è questo. Il valore di Malucelli è noto, così come la sua serietà. La curiosità è capire se Malucelli sia pronto per esordire in un Grande Giro. A 32 anni suonati si merita questa occasione, vista la solidità dimostrata? Lo abbiamo chiesto al suo preparatore, Claudio Cucinotta. Una domanda simile l’avevamo già posta all’head coach della XDS-Astana, Maurizio Mazzoleni, ma in quell’occasione era emerso anche un aspetto tecnico-tattico, vale a dire gli uomini da portargli. Con Cucinotta invece si parla strettamente di “motore”.

Claudio Cucinotta, classe 1982, è uno dei preparatori della XDS-Astana
Claudio Cucinotta, classe 1982, è uno dei preparatori della XDS-Astana
Claudio, partiamo da qui: le otto vittorie di Malucelli…

Sicuramente Matteo è quello che si chiama velocista puro. E’ veramente uno dei pochi rimasti, perché è una figura che nel ciclismo moderno si sta un po’ perdendo: ormai serve essere forti anche dal punto di vista aerobico. In passato c’erano velocisti molto rapidi ma carenti da quel lato.

Dire forza aerobica per un velocista intendi essere più bravi in salita?

Esatto. Prima lo sprinter in salita si staccava e faticava, adesso questa figura sta scomparendo perché ormai le gare si corrono sempre “a tutta” dalla partenza all’arrivo. Chi non ha un motore aerobico di un certo livello fatica anche se la corsa non è altimetricamente impegnativa. Per questo motivo Matteo emerge soprattutto nelle corse in Asia, dove il modo di correre è un po’ diverso rispetto all’Europa. Ma attenzione: il valore del campo partenti non è affatto più basso rispetto a una corsa di pari categoria europea per quanto riguarda i velocisti.

E cosa cambia?

I percorsi. Sono più piatti e pianeggianti. E siccome sono così, gli atleti più forti in salita o a cronometro, quelli con un motore aerobico importante, spesso non vengono mandati lì. Di conseguenza la corsa si sviluppa in modo da agevolare il velocista puro. E tra i velocisti puri Matteo è sicuramente uno dei più forti. A riprova c’è quanto fatto all’UAE Tour.

Matteo Malucelli e Tim Merlier e Jonathan Milan
Lo sprinter della XDS-Astana all’UAE Tour pronto al testa a testa con Merlier e Milan
Matteo Malucelli e Tim Merlier
Lo sprinter della XDS-Astana all’UAE Tour pronto al testa a testa con Merlier
A cosa ti riferisci?

Quest’anno è uno dei pochi che può dire di aver battagliato ad armi pari con Merlier e con Milan. In una tappa ha fatto secondo dietro a Merlier e davanti a Milan. La tappa successiva era ancora lì a giocarsela, poi è caduto e si è dovuto ritirare. Ma questo dimostra che anche contro i mostri sacri può giocarsela, quando il percorso è adatto.

Che tipo di velocista è? Tu che conosci i suoi numeri puoi darci un quadro diverso…

E’ un velocista con peculiarità precise: non è il tipo alla Milan che parte ai 200-250 metri e nessuno lo passa. E’ più simile a Robbie McEwen dei miei tempi. Ha un picco di potenza molto elevato.

Senza contare che è anche molto aerodinamico. Matteo ha studiato parecchio la posizione…

Sì, è molto attento e professionale, cura ogni dettaglio. Si impegna tantissimo nell’allenamento e nell’alimentazione. Con la maturità ha preso coscienza del tipo di corridore che è e del suo potenziale. Sa di non essere un fenomeno assoluto e quindi lavora al massimo per restare competitivo. I risultati arrivano anche perché ha dei picchi di potenza notevoli, ma per arrivare alla volata deve limare tutto nei minimi dettagli.

Matteo Malucelli, sprint, XDS-Astana, Langkawi 2025
Malucelli e la sua esplosività all’ultimo Tour de Langkawi
Matteo Malucelli, sprint, XDS-Astana, Langkawi 2025
Malucelli e la sua esplosività all’ultimo Tour de Langkawi
E allora, visto che abbiamo parlato di motore aerobico, Malucelli può fare un Grande Giro?

Può farlo sicuramente. Bisogna però capire l’obiettivo. Se si vuole arrivare fino in fondo è più complicato. Ma se nei primi dieci giorni ci sono cinque volate, una squadra può dire: “Rischiamo, lo portiamo, magari vince una o due tappe e poi torna a casa”. Sarebbe già un bilancio più che positivo.

Tanti sprinter vengono con l’obiettivo dei primi 10-12 giorni…

Esatto. Per un atleta con le sue caratteristiche è difficile finire un Grande Giro, specie oggi con questo modo di correre.

Spiegaci meglio…

Ci sono tappe in cui si va forte dal primo all’ultimo chilometro. I velocisti puri fanno tanta fatica. Basti pensare a Mark Cavendish: anche lui, pur essendo di un’altra caratura, ha faticato negli ultimi anni a finire prima il Giro d’Italia e poi il Tour de France. Certo, ha vinto tappe in entrambi, ma sulle montagne era sempre in bilico col tempo massimo.

Malucelli ha esordito tra i pro’ nel 2017 all’Androni
Malucelli ha esordito tra i pro’ nel 2017 all’Androni
Se ci fossero stati i vecchi margini sarebbe fuori tempo massimo?

Vero. Nel ciclismo pre-Covid non si andava a tutta dalla partenza all’arrivo, quindi anche se il tempo massimo era più stretto, si partiva più piano. Adesso invece già sulla prima salita, magari a 150 chilometri dall’arrivo, c’è bagarre e i velocisti si staccano. E’ questo il problema. Corridori come Jasper Philipsen riescono a superare meglio le salite e per questo restano competitivi fino alla fine dei Grandi Giri.

Per assurdo, potrebbe essere il Tour de France il Grande Giro più adatto a Matteo?

Diciamo che anche il Tour non è più quello di una volta. In passato era considerato più regolare e prevedibile, ma oggi è cambiato: tappe più corte e più esplosive, fatte per aumentare lo spettacolo e tenere alta la velocità dall’inizio alla fine. Quindi non è detto che per un velocista come Matteo sia meno duro rispetto a Giro o Vuelta.

Quanto sarebbe stato importante per lui aver fatto dei Grandi Giri da giovane?

Se riesci a finirne uno in buone condizioni ti dà tantissimo, sia in termini di endurance sia di fondo generale. Probabilmente adesso avrebbe qualcosa in più nella tenuta e nella gestione delle salite in gara. Ma ogni storia è diversa: Matteo ha sempre corso in squadre medio-piccole e questo si riflette anche nel modo in cui affronta le volate.

Secondo Cucinotta in vista del Grande Giro Matteo dovrebbe lavorare molto sulla zona aerobica e in salita
Secondo Cucinotta in vista del Grande Giro Matteo dovrebbe lavorare molto sulla zona aerobica e in salita
Cosa intendi?

A volte fa un po’ fatica a seguire i compagni di squadra, perché è sempre stato abituato ad arrangiarsi, a saltare da una ruota all’altra.

Claudio, prima hai detto che Malucelli può fare un Grande Giro. Se quest’anno decideste di portarlo, dovrà lavorare di più sulla parte aerobica?

Sicuramente dovrà farlo, ma bisogna capire se ne vale la pena. Il discorso è sempre quello della coperta corta: se lavori di più sull’aerobico, migliori in salita ma rischi di perdere spunto in volata. Quest’anno ha vinto otto corse grazie alle sue caratteristiche naturali. Il prossimo magari tiene di più ma ne vince solo due. Ne vale la pena? Secondo me Matteo ha trovato la sua dimensione e nella nostra squadra l’ambiente ideale. Tra l’altro, avendo un main sponsor cinese, per noi le gare asiatiche sono importanti e un corridore come lui ha grande valore.

Quindi Malucelli al Grande Giro ci può andare? Come la chiudiamo, Claudio?

Sì, ci può andare e se lo meriterebbe anche. Ma deve lavorare in un certo modo. E’ da capire se davvero ne valga la pena, per la squadra… e per lui.

Sprinter: i pantaloncini super tecnici firmati Alé

09.04.2025
3 min
Salva

Trovare il pantaloncino giusto che risponda pienamente alle nostre esigenze non è mai semplice, sono tanti i fattori da tenere in considerazione. Il primo è sicuramente il rapporto dei tessuti con le temperature stagionali, poi c’è il comfort che in qualche modo è strettamente legato a questo primo fattore. Non sono da trascurare la vestibilità e la comodità una volta che si è in sella. Alé Cycling ha pensato di presentare il suo nuovo modello di pantaloncino da ciclismo: lo Sprinter

Il fondo elasticizzato mantiene la vestibilità dei pantaloncini Sprinter in ogni situazione
Il fondo elasticizzato mantiene la vestibilità dei pantaloncini Sprinter in ogni situazione

Comodità

Si tratta di un capo d’abbigliamento che ha alla base una comodità straordinaria, a conferma di quelle che sono le esigenze di un ciclista. Lo fa grazie a una serie di materiali e tessuti altamente tecnologici, tra questi spunta il Drain Cool 135. Un tessuto che con la sua struttura interna a righe in rilievo riesce ad asciugare in tempi veramente brevi, favorendo l’espansione e la dispersione dell’umidità all’esterno. 

Nella parte inferiore il pantaloncino Sprinter ha un fondo gamba a taglio vivo e una vestibilità “race”, due caratteristiche studiate per avere la massima efficienza aerodinamica e un’ottima compressione. Quest’ultima consente di avere una migliore stabilità muscolare aiutando la performance. Sulla zona della schiena il pannello lombare in tessuto forato e le bretelle ultraleggere garantiscono freschezza e leggerezza, dando il giusto ricambio d’aria. 

Dettagli tecnici

Il peso di questi pantaloncini è di soli 150 grammi e sono realizzati con un mix di tessuti: 59% poliammide, 32% elastan e 9% poliestere

I pantaloncini Sprinter sono realizzati con una serie di tessuti che favoriscono la traspirabilità, che secondo gli studi fatti da Alé è di livello molto alto. Visto che si tratta di un capo da indossare con la bella stagione anche la protezione dai raggi UV non è da mettere in secondo piano e per i pantaloncini Sprinter risulta massima.

Di questo modello Alé ha previsto anche una versione dedicata al pubblico femminile, con un design e delle caratteristiche tecniche specifiche.

Alé Cycling

Velocisti magri al Giro: sei domande a Bragato

11.05.2023
4 min
Salva

Che il velocista stia cambiando è argomento che abbiamo trattato in passato. Stavolta però vogliamo partire da un fatto concreto. In questi primi giorni di Giro d’Italia, abbiamo notato che i velocisti sono davvero magri. Molto più del solito. Anche quelli più potenti. Ci hanno colpito Gaviria, Consonni, Bonifazio… E corridori storicamente più “fisicati” vedi Pedersen, Matthews (di spalle in apertura, ndr) o Ackermann ci sono parsi più “tirati” di altre volte. 

Come mai? La nostra sensazione ha trovato conferma anche in ciò che ci hanno risposto alcuni tecnici, vedi Damiani per quel che riguarda Consonni, e gli stessi atleti.

Perché quindi questo peso minore? Mozzato qualche giorno fa ci ha detto che di volate al Giro ce ne sono parecchie, ma molte di queste il velocista se le deve guadagnare perché a ridosso dell’arrivo o durante la tappa le salite ci sono e lo sprint di gruppo non è scontato. Che siano dimagriti appositamente per questo Giro?

Abbiamo proposto i nostri dubbi a Diego Bragato, allenatore della nazionale della pista e “preparatore dei preparatori”, che tra l’altro ben conosce Simone Consonni. Con i suoi test e i suoi database Bragato conosce bene i numeri e la fisiologia di ciò che succede in gruppo.

Simone Consonni si è presentato al via del Giro tirato come mai in precedenza
Simone Consonni si è presentato al via del Giro tirato come mai in precedenza

Diego, dicevamo di velocisti molto magri in questo Giro: perché?

E’ il ciclismo moderno che lo richiede. Negli ultimi dieci anni si è vista un’evoluzione enorme del velocista. Oggi lo sprinter deve arrivare a fare delle volate che il più delle volte arrivano al termine di tappe con dislivelli importanti. Quindi di fatto non c’è più il velocista puro al 100%. Quello alla Guardini, alla Quaranta che vincevano le tappe piatte al Giro d’Italia. Adesso ci vogliono velocisti che hanno un aspetto metabolico molto importante e non solo la potenza. E’ importante che passino le salite per bene e che arrivino a fare le volate pur mantenendo dei wattaggi notevoli.

Si dimagrisce appositamente per un determinato percorso, in questo caso quello del Giro? Si lima il peso ad hoc? Nel senso: vado al Giro a 65 chili anziché 66?

Io non credo che sia un discorso ad hoc per il Giro e per le tappe che propone. Prendiamo Consonni: se vuole avere qualche chance di vittoria in più, deve poter arrivare con il primo gruppo, anche in tappe meno facili. Deve arrivare dove magari il vecchio velocista puro non arriverebbe. E questo vale per il Giro, ma non solo.

E’ una tendenza più generale, dunque…

E uno sprinter come Consonni lo può fare, perché ha degli ottimi valori metabolici e di potenza, come dicevo prima. Vado un po’ indietro nel tempo e penso a Viviani, una sorta di pioniere in tal senso. Elia è un atleta che negli anni d’oro è stato il corridore che ha vinto di più al mondo: 18-20 gare in una stagione. Quando ha conquistato l’oro a Rio 2016 in pista veniva da un anno pieno di qualità in allenamento. Nelle stagioni successive quei lavori di qualità gli hanno permesso di emergere e vincere così tante gare anche su strada. Limando un po’ sul peso ha potuto vincere anche un campionato europeo e un campionato italiano su percorsi piuttosto duri.

Bonifazio a crono. La sua silhouette fa pensare più a quella di uno scalatore che a quella di uno sprinter
Bonifazio a crono. La sua silhouette fa pensare più a quella di uno scalatore che a quella di uno sprinter
Insomma è dimagrito un po’, ma gli è rimasta addosso la qualità delle stagioni precedenti…

Esatto, riducendo un po’ il peso, ma non troppo la forza, è stato più efficiente con la forza di gravità.

Ma c’è un limite preciso a questo punto per cui un velocista da puro, diventa un velocista che tiene?

Dobbiamo assolutamente stare attenti a guardare il peso fine a se stesso. Con i professionisti non serve neanche dirla questa cosa, loro lo sanno molto bene, ma negli atleti in evoluzione è importante ribadirlo. Il peso non basta, bisogna vedere che tipo di peso hai, perché quando gli atleti parlano di perdere peso – soprattutto i velocisti – non devono perdere massa muscolare. In quanto perdere massa muscolare vuole dire perdere forza. Bisogna perdere solo massa grassa, cioè zavorra. Bisogna salvaguardare la massa magra, perché è quella che permette di applicare forza e potenza in bici.

Chiarissimo Diego, ma dalle vostre tabelle, dalle vostre statistiche c’è un “limite”, una percentuale di grasso che fa un po’ da spartiacque? Diciamo numeri a caso: fino al 7% di massa grassa sei un velocista puro, al di sotto fai anche le volate ristrette…

In realtà no, perché molto dipende dalla genetica della persona e dal punto di partenza che ha. Soprattutto oggi che è tutto personalizzato. Gli staff attuali con coach, nutrizionisti e medici, riescono veramente a individualizzare il peso ideale per ogni tipo di atleta. Quindi non c’è una percentuale di massa grassa che possa andar bene per tutti.

Sprinter e tappe veloci: Mozzato scopre le carte

07.05.2023
5 min
Salva

Con la tappa di oggi, la Teramo-San Salvo inizia il Giro dei velocisti. Quest’anno le tappe per le ruote veloci non mancano e neanche gli sprinter. Al via ci sono Cavendish, Dainese, Pedersen, Consonni, Bonifazio, Gaviria, Matthews… mentre non c’è Luca Mozzato.

Con il corridore della Arkea-Samsic abbiamo fatto un’analisi dei velocisti e delle tappe a loro congeniali: “chi, può andare forte e dove”. Il veneto non è al Giro d’Italia in quanto si è aggregato molto tardi al team francese e quando è arrivato ormai i piani erano fatti.

Luca era stato allertato per la corsa rosa, ma poi visto che stava andando bene, per non stravolgergli i programmi nel breve periodo, è stato inserito nei papabili per il Tour.

Luca Mozzato (classe 1998) è arrivato all’Arkea-Samsic nel corso dell’inverno
Luca Mozzato (classe 1998) è arrivato all’Arkea-Samsic nel corso dell’inverno
Luca, tu che sei in gruppo, che idea ti sei fatto del percorso di questo Giro in relazione ai velocisti?

Di tappe per uomini veloci, e non solo velocisti puri, ce ne sono tante. Dico tra le otto e le dieci (qui tutte le frazioni del Giro, ndr). Mi riferisco anche a velocisti resistenti sulle brevi salite. Il primo che mi viene in mente è Mads Pedersen. Questo Giro è perfetto per lui.

Dici?

Sì, perché i classici piattoni ormai non ci sono quasi più e poi è difficile per le squadre degli sprinter controllare la corsa. Mi aspetto anche che qualcuno possa anticipare, viste le tante salitelle finali. E se le fughe arriveranno molto dipenderà dalle condizioni dei velocisti stessi.

Chi sono i più forti per te… in questo Giro?

Come ho detto Pedersen, che tra l’altro vedo favorito per la maglia ciclamino. Poi ci sono Groves della Alpecin-Deceuninck, Cort Nielsen della EF Education-EasyPost, Matthews della Jayco-AlUla… tutti uomini veloci e resistenti. Loro si possono giocare le volate anche se arrivano gruppi di 50-60 atleti. Per me in quella di Napoli, per dire, potrebbero anche arrivare davanti.

Mads Pedersen, sprinter che tiene anche nelle tappe più dure, può puntare deciso alla maglia ciclamino
Mads Pedersen, sprinter che tiene anche nelle tappe più dure, può puntare deciso alla maglia ciclamino
Stando a questi profili l’Italia può contare su Fiorelli e Albanese…

Sì, ma molto dipenderà dalla loro condizione e da come andrà ad evolversi nel corso del Giro. Può starci anche che qualcuno di loro possa crescere durante le tre settimane. “Alba”, per quel che l’ho visto in corsa sin qui, mi sembra stia benone.

E invece i velocisti puri?

Loro sono Cavendish, Dainese, Gaviria e ci metto anche Milan. Al Romandia ho visto un buon Gaviria. Certe volate bisognava guadagnarsele e lui ci è riuscito. E poi quando si staccava aveva tutta la sua Movistar intorno, segno che la squadra crede in lui.

Di Cav invece cosa ci dici?

Lui è sempre pericoloso. Anche lo scorso anno ha vinto una tappa e resta un totem per tutti noi velocisti. Dovrà avere però anche la testa giusta. La tappa perfetta per Cavendish è quella di Caorle. Però non ha un vero apripista. Bool non c’è e Luis Leon Sanchez è esperto, ma non è quello il suo ruolo.

Kaden Groves è da molti, Mozzato incluso, ritenuto una possibile mina vagante tra le ruote veloci
Kaden Groves è da molti, Mozzato incluso, ritenuto una possibile mina vagante tra le ruote veloci
Speriamo non sia venuto solo per mettere dei chilometri nelle gambe in vista del record del Tour e che torni a casa dopo 10 giorni…

Magari ne farà anche di più. Dipenderà molto da come starà. A volte s’innesca un circolo virtuoso e se stai bene andare avanti non ti costa poi troppa fatica. Anche stare quelle 3-4 ore a tutta per rientrare nel tempo massimo diventa un’altra cosa rispetto a quando stai male. In quel caso molli.

Quindi se dovessi dire un favorito per le volate pure e un favorito per quelle “da guadagnarsi” chi diresti?

Gaviria tra gli sprinter puri e Pedersen tra gli altri. Non dimentichiamo che Pedersen ha tutta la squadra a disposizione e chiaramente potrà fare bene anche nelle volate di gruppo.

Le frazioni in cui ci sarà la volata “di sicuro”, quelle per velocisti puri, sono…

San Salvo, Salerno, Tortona, Cassano Magnago, Caorle e Roma. Anche se quella di Cassano Magnago, col Sempione, è legata da come sarà affrontata la salita. Perché se la fuga dovesse andare via poco prima del Gpm sono dolori. Significherebbe che hanno fatto la scalata forte e che è una fuga di gambe. Il gruppo sarebbe rotto e recuperare terreno non sarebbe facile. Lo spazio ci sarebbe, ma sarebbe più complicato riorganizzare il lavoro delle squadre e ne servirebbero almeno 3-4 a tirare insieme.

Simone Consonni (classe 1994) quest’anno ha vinto una tappa al Saudi Tour. In questi primi giorni di Giro ci è parso magrissimo
Simone Consonni (classe 1994) quest’anno ha vinto una tappa al Saudi Tour. In questi primi giorni di Giro ci è parso magrissimo
E le frazioni intermedie che potrebbero “trasformarsi” in volate?

Ci metto quella di Fossombrone, ma dipenderà più da come sarà andata la corsa nelle prime fasi, che non tanto dal Gpm di 4ª categoria nel finale.

Perché secondo te?

Perché quello è duretto, ma è un tipo di sforzo che il velocista può anche superare. Per la tappa di Viareggio vale un po’ il discorso di quella del Sempione. Poi non sarei stupito se si arrivasse in volata, magari non di gruppo completo, anche a Napoli. E forse ci metto pure quella di Rivoli, almeno per i velocisti-resistenti.

Cinque sprinter italiani sotto l’occhio di Endrio Leoni

01.02.2023
6 min
Salva

La stagione è ripartita e come di consueto lo ha fatto dando una grossa priorità alle volate. Hanno gioito per ora soprattutto sprinter stranieri. Giusto ieri ha rotto gli indugi Jonathan Milan, il quale però bisogna vedere se va inquadrato come un velocista puro.

Con Endrio Leoni , grande sprinter degli anni ’90-2000, abbiamo voluto fare un approfondimento sulle ruote veloci del Belpaese. Gli abbiamo chiesto di individuarne cinque. Cosa ci possiamo aspettare da loro? Quali sono quelle più pure che ci consentiranno di tenere alta la bandiera negli sprint più importanti?

Endrio Leoni (classe 1968) è stato un grande sprinter. Professionista dal 1990 al 2002, ha vinto oltre 30 corse… ai tempi di Cipollini
Leoni (classe 1968) è stato un grande sprinter. Pro’ dal 1990 al 2002, ha vinto oltre 30 corse… ai tempi di Cipollini

Tempi duri

Endrio schietto come era in bici lo è anche ai “microfoni” e dice subito che anche gli sprinter italiani di oggi non stanno passando un super momento.

«Faccio un po’ fatica a trovarne cinque – dice Leoni – perché un conto è il “mezzo velocista” che fa settimo, decimo… Un conto è il velocista che lotta per la vittoria. E’ un po’ lo stesso discorso degli scalatori che sento spesso. Dice: “Va forte in salita”. Okay ma se poi non vince….

«Comunque scelgo Nizzolo, Viviani, Dainese e Consonni».

Nizzolo (qui al centro) è potente ma non potentissimo, secondo Leoni
Nizzolo (qui al centro) è potente ma non potentissimo, secondo Leoni

Nizzolo, non solo potenza

E seguendo l’ordine di Leoni, iniziamo questa analisi con Giacomo Nizzolo.

«Nizzolo è uno che vince le sue 2-3 corse l’anno come minimo. All’inizio era davvero un velocista di belle speranze, aveva ottime premesse poi sul più bello ha avuto quel problema fisico, al ginocchio se ben ricordo, e questo gli ha tolto molto. Ti porta via tempo, energie mentali, toglie qualcosa al tuo fisico… mentalmente non sembra, ma si fa sentire».

«Giacomo era uno di quelli che teneva bene sulle salitelle e questa sua caratteristica mi piace molto. Vediamo se potrà arrivare al suo livello (o forse sono gli altri che sono cresciuti molto, ndr). In più è anche capace di destreggiarsi nei finali».

E anche se Nizzolo spinge e ricerca rapporti molti lunghi, Leoni non sembra essere d’accordo sul fatto che Giacomo sia un super potente.

«Non si tratta tanto del rapporto. E’ vero lui parte da lontano, ma poi devi capire anche cosa fanno i tuoi avversari. E’ potente sì, ma quel che voglio dire è che non è un Kittel».

Per Leoni, Elia Viviani (qui affiancato da Albanese, al centro), deve trovare la fiducia totale della squadra
Per Leoni, Elia Viviani (qui affiancato da Albanese, al centro), deve trovare la fiducia totale della squadra

Viviani e la Ineos

Si passa poi a “sua maestà” Elia Viviani, che più passa il tempo e più è stimato da colleghi e tecnici.

«Elia – spiega Leoni – si è un po’ perso nel tempo, almeno su strada. Ed è un peccato. Non so se sia stato uno sbaglio per lui andare in Francia e lasciare il team dove vinceva. Su strada deve rivedere qualcosa.

«Gli servirebbero almeno un paio di uomini, perché è vero che è bravo a saltare di qua e di là, ma se ogni volta sei da solo hai già fatto mezza volata e poi le gambe per l’altra mezza? La mia preoccupazione è che non so se in Ineos Grenadiers gli diano due uomini o comunque lo spazio necessario».

«Cosa mi piace di lui? Che a 33 anni ha ancora una grossa determinazione. Correre su pista e su strada a quel livello è difficilissimo. Ha qualche stagione per fare ancora bene».

Tour de France 2022, Alberto Dainese (in maglia nera) tra i giganti: Sagan, Van Aert e Groenewegen. Alberto può crescere molto
Tour de France 2022, Alberto Dainese (in maglia nera) tra i giganti: Sagan, Van Aert e Groenewegen. Alberto può crescere molto

Speranza Dainese

E veniamo ad Alberto Dainese. Complice forse la sua giovane età, Leoni si accende. L’atleta della DSM è quello più in rampa di lancio se vogliamo…

«Tra quelli nominati – prosegue Leoni – è quello che lascia più speranza. E’ un bravo ragazzino ed è veneto come me! Dovrebbe trovare una squadra a sua disposizione, sarebbe il massimo. Perché vedo che spesso è troppo indietro quando viene lanciato lo sprint. Non può sempre consumarsi per rimontare… e finire quarto, per dire. Ai 250 metri lui è 12°-13°, quando dovrebbe essere 6°-7°. Al Giro d’Italia gli ha dato una mano anche Bardet, che per carità è anche bravo, ma è uno scalatore. Lì ci serve uno sprinter forte quasi quanto te che sei il leader. Uno che sappia spingere bene il rapporto specie con le velocità (e i rapporti stessi) che ci sono oggi. Per me se lo merita, la sua gavetta Alberto l’ha fatta».

«Dainese è esplosivo. Può fare anche una volata di 180 metri. Ma poi queste sono analisi che lasciano il tempo che trovano. Ogni volata è diversa dalle altre. Magari c’è una curva ai 300 metri oppure si arriva velocissimi da un rettilineo di 1.500 metri… come quelle che preferivo io».

Consonni, che sa destreggiarsi benissimo in gruppo, potrebbe essere un ottimo apripista per Endrio
Consonni, che sa destreggiarsi benissimo in gruppo, potrebbe essere un ottimo apripista per Endrio

Consonni, apripista?

La lista dell’ex sprinter veneziano si chiude con Simone Consonni. 

«Simone – va avanti Leoni – è un gran bell’atleta, però io lo vedo più come velocista d’appoggio. In quel ruolo è ottimo… chiaramente se lui è mentalmente disposto a farlo. Può dire la sua in tante occasioni ma è un piazzato. In più tiene bene sulle salitelle».

«Per me Simone dovrebbe trovarsi un velocista di quelli super: uno Jakobsen, un Groenewegen, per dirigere il loro treno. Perché poi è la cosa più difficile quel ruolo, serve un’intelligenza tattica superiore e al tempo stesso bisogna essere fortissimi: qualità che lui ha. Potrebbe essere un Martinello, un Lombardi. Ecco, Giovanni non era super potente, ma era il più intelligente».

E il quinto?

I nomi che snoccioliamo sono tutti di buoni corridori: da Lonardi ad Attilio Viviani. Da Konychev a Fiorelli. Da Mareczko a  Mozzato

«Siamo nella schiera dei piazzati – spiega Leoni – Mareczko è il più sprinter di tutti, anche di quelli nominati prima, ma va bene per le corse più piccole. Io lo seguo da tempo. Da giovane pensavo: “Però, bravo questo ragazzo”. Ma evidentemente non è facile adattarsi tra i pro’».

«Sì, poi ci sono nomi come Trentin o Pasqualon, ma non sono dei velocisti. Sono corridori velocissimi. Anche Pantani era veloce e se si buttava in volata faceva decimo. Ma un conto è lottare tra i primi tre e un conto è farlo per il decimo posto. E’ un altro lavoro, un altro sport, cambiano le velocità, cambiano i watt. Ce ne sono 200 in meno. Un conto è fare lo sprint di testa a 1.600 watt e un conto è farne 1.400 a ruota.

«Semmai aspettiamo i giovani, come Milan ieri. Jonathan lo conosco bene. E’ un 2000, correva con mio figlio. E’ veloce, alto, potente… speriamo che possa trovare lo spazio giusto in quella squadra».

Kooij sprinter del futuro… che non ha finito di crescere

03.12.2022
4 min
Salva

Ventun anni compiuti da poco e già ben 15 vittorie in bacheca. E’ Olav Kooij da Numansdorp, nell’Olanda meridionale, la stessa terra che ha dato i natali alla famiglia Van der Poel, a Demi Vollering e a tanti altri campioni dei Paesi Bassi.

Capello biondo, fisico slanciato, una muscolatura potente ma non esagerata che lo rende compatto al tempo stesso, Kooij si annuncia come uno dei migliori velocisti della nuova generazione. Al netto del numero delle vittorie, i suoi sprint sono di peso. Quando è in volata ricorda molto Mark Cavendish. Si schiaccia tantissimo, ma lui sembra più elegante.

Primo settembre 2020, a Gatteo sfreccia un ragazzino della Jumbo-Visma Development
Primo settembre 2020, a Gatteo sfreccia un ragazzino della Jumbo-Visma Development

Da Gatteo a Monaco

Il talento della Jumbo-Visma è definitivamente esploso questa estate, quando dominò le prime frazioni del Giro di Polonia. La prima di queste 15 vittorie Olav la ottenne da noi in Italia.

Era la prima frazione della Coppi e Bartali del 2020 e la tappa era la Gatteo-Gatteo. Battè un altro ragazzino mica da ridere, Ethan Hayter. Da allora i successi si sono susseguiti fino ad arrivare all’ultimo, ottenuto a Monaco di Baviera (nella foto di apertura) lo scorso ottobre.

Questa volta i battuti sono stati ancora più importanti: Philipsen, Bennett, Jakobsen, Groenewegen. Quel giorno Kooij disse apertamente: «Vincere fa sempre piacere, ma è ancora più gradevole quando batti i migliori interpreti al mondo». Insomma “petto in fuori e spalle larghe”.

«Amo l’Italia – dice Kooij – ci sono venuto in vacanza da bambino. Mi piace molto anche la cultura del ciclismo, le corse che avete. Spero di farci ancora molte gare. E poi la cucina italiana è la migliore! Pizza, gelato, pasta…

«E’ stata una bella stagione e ho ancora addosso le belle sensazioni di questa annata. È stato bello. Voglio dire, ho fatto ancora dei bei passi in avanti e ho potuto festeggiare alcune belle vittorie».

Olav Kooij durante lo “sponsor day” presso il Service Course della Jumbo-Visma
Olav Kooij durante lo “sponsor day” presso il Service Course della Jumbo-Visma

Kooij e la salita 

«Per la prossima stagione devo ancora vedere bene i programmi, ne parleremo nel corso di questo mese, ma il mio obiettivo è continuare a crescere e a vincere». 

E per vincere bisogna allenarsi, non è una novità certo, ma bisogna farlo con criterio, oggi più che mai. Kooij ne è ben consapevole e seppure è un velocista sa bene che deve concentrarsi non solo sulle volate.

«E’ molto importante allenarsi in salita per un velocista – prosegue Kooij – Le gare del World Tour sono difficili e devi riuscire a sopravvivere alle salite. Non solo, ma è importante sopravvivere bene, perché devi arrivare al traguardo in buona forma, fresco per la volata. Noi velocisti dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra la salita e l’essere esplosivi. Ed è una bella sfida!».

Kooij parla con calma e pondera bene le parole. Ha ragione il veterano della Jumbo-Visma, Jos van Emdem che qualche tempo fa aveva detto: «Olav ha molto talento ed è molto più vecchio di quanto si possa pensare. Non mi sembra un ragazzo che ha vent’anni, un ragazzo che potrebbe essere mio figlio».

Olav (classe 2001) non è solo uno sprinter, se la cava anche in salita
Olav (classe 2001) non è solo uno sprinter, se la cava anche in salita

Nel mito di Kittel

Prima abbiamo accennato alla posizione di Kooij, la quale ricorda non poco quella di Cavendish. Ma lui preferisce paragonarsi ad un altro grande sprinter.

«Cavendish, Bennett, Jakobsen quando sono al via sai che tutti vogliono vincere la gara e allora io mi concentro su me stesso. Cerco solo di fare del mio meglio e spero di poterli battere».

E quando gli diciamo di Cavendish ci pensa un po’ e risponde: «Quando ero giovane (come se fosse vecchio, ndr) ammiravo Marcel Kittel, era davvero forte. Aveva una potenza super. Ha vinto molte gare e io lo guardavo dalla televisione».

Viviani Ungheria 2022
Quest’anno al Giro d’Ungheria Kooij ha battuto di un soffio Viviani nella prima frazione
Viviani Ungheria 2022
Quest’anno al Giro d’Ungheria Kooij ha battuto di un soffio Viviani nella prima frazione

L’investitura di Viviani

Ma tornando al discorso della salita, Kooij sa che non potrà essere proprio come il suo idolo. Kittel oggi farebbe davvero fatica in questo ciclismo: troppo pesante, troppi muscoli. E lo sa bene anche Elia Viviani.

Recentemente il veronese ha detto alla Gazzetta dello Sport: «Jakobsen credo che sia il miglior sprinter attualmente, negli ultimi 200 metri è imbattibile. Attenzione per il futuro anche a Olav Kooij. Ha già mostrato consistenza e penso che possa solo migliorare».

Rispetto a molti sprinter Kooij è sì “muscolato” ma non è pesantissimo. E questo può agevolarlo non poco nell’identikit dello sprinter del futuro.