Van Aert la crono, Pogacar il Tour. E domani si tifa Sonny

17.07.2021
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Aveva ragione Malori, su tutta la linea. La crono se la sarebbero giocata Van Aert e Pogacar, mentre Kung non ce l’avrebbe fatta perché era parso stanco anche nei giorni precedenti. Ma Pogacar a un certo punto ha tirato i remi in barca e ha fatto una crono… conservativa e Wout Van Aert ha avuto via libera, rifilando 21 secondi a un grande Asgreen, l’uomo del Fiandre, e 32 al compagno Vingegaard già terzo nella prima crono.

Malori 10 e lode

Per la Jumbo Visma sulla via di Tokyo, la cronometro promette di essere quasi una gara sociale. Con Van Aert, Roglic e Dumoulin. Vingegaard non è stato selezionato: il solo posto a disposizione per la Danimarca se l’è preso lo stesso Asgreen che oggi ha fatto meglio di lui.

«Vincere una cronometro al Tour de France – dice Van Aert – è sempre stato uno dei più grandi obiettivi della mia carriera. Negli ultimi due giorni mi sono concentrato su questa gara (Malori aveva visto bene, ndr). Sono molto felice di esserci riuscito. Rispetto alla prima cronometro, questa è stata più scorrevole e più veloce. Con il mio peso, è stata più a mio vantaggio rispetto alla prima, che era più dura».

Lavoro di squadra

Anche il direttore sportivo Merijn Zeeman parla di una cronometro perfetta: «Abbiamo investito tempo e impegno. Mathieu Heijboer (ex pro’ e tecnico del Team Jumbo Visma, ndr) ha lavorato sui materiali, la postura, la posizione e i test in galleria del vento. Tutto quel lavoro si è fuso in questa grande prestazione. Wout è andato chiaramente molto meglio che nella prima cronometro. In questo Tour è davvero cresciuto e migliorato. Me lo aspettavo. Sapevamo che era uno dei favoriti oggi e che non si sarebbe accontentato d’altro che della vittoria. Il fatto che Vingegaard sia arrivato terzo, rende questa giornata da sogno».

Van Aert è stato in testa dai primi rilevamenti: non c’è mai stata storia
Van Aert è stato in testa dai primi rilevamenti: non c’è mai stata storia

Asgreen verso Tokyo

Kasper Asgreen è rimasto sulla hot seat per un’ora e quaranta. E’ vero che i corridori lo sanno quando c’è in giro qualcuno che va più forte, ma dopo un po’ ti abitui all’idea che potresti aver vinto. Per questo lo sguardo del danese quando Van Aert lo ha superato era un misto fra delusione e insieme consapevolezza.

«Oggi alla partenza c’erano molti corridori forti – ammette – quindi sapevo che sarebbe stata dura. Ecco perché salire sul podio è un risultato che mi soddisfa, soprattutto perché arriva dopo tre settimane lunghe e dure e a pochi giorni dalle Olimpiadi. I primi chilometri avevano un asfalto ruvido e abbastanza accidentato, il che rendeva difficile trovare il ritmo, quindi il mio obiettivo principale erano i due lunghi rettilinei. Essere arrivato secondo è un buon risultato, il mio primo podio al Tour quest’anno».

Vingegaard terzo a 32 secondi ne rosicchia 25 a Pogacar e molla 1’47” a Carapaz
Vingegaard terzo a 32 secondi ne rosicchia 25 a Pogacar e molla 1’47” a Carapaz

Adrenalina giù

Pogacar ha fatto il suo. Chi me lo fa fare di rischiare l’osso del collo in quelle curve, deve aver pensato la maglia gialla, se tanto ho da difendere quasi sei minuti? L’unico appunto per una corsa remissiva è aver perso l’occasione di confrontarsi con i rivali in vista delle Olimpiadi, ma si sarebbe trattato comunque di un confronto falsato dalle fatiche del Tour.

«Sono super felice che sia finita – ammette, lasciando capire a cosa (giustamente) pensasse – è stata una cronometro molto veloce. C’era tanto supporto durante il percorso, mi sono goduto ogni chilometro, anche se faceva molto caldo e ho sofferto un po’. Sono andato a tutta, ma è stato diverso dalla prima crono, in cui c’era più adrenalina. Ero comunque ben preparato e ho fatto comunque una bella prestazione».

Pogacar non ha spinto al massimo: 8° a 57″ dal vincitore, ma Tour vinto
Pogacar non ha spinto al massimo: 8° a 57″ dal vincitore, ma Tour vinto

«Ho rivinto il Tour, ma non posso confrontare entrambe le vittorie, dire quale è più bella. L’anno scorso si è deciso tutto nell’ultima crono e le emozioni furono di gran lunga più forti. Questa volta ho preso la maglia gialla molto prima. E’ stato completamente diverso. Penserò in futuro a quanto sia importante questa vittoria. Per il momento, sono solo molto felice».

Domani per Sonny

La chiusura spetta al vincitore di giornata, che dopo l’arrivo era stravolto come si conviene a chi fa una crono a tutta e dà il massimo, e al campione italiano che ha lottato come un leone andando fortissimo, ma rischia di andarsene senza null’altro che l’amaro in bocca.

Con questa grinta, Van Aert fa ora rotta sulla crono olimpica
Con questa grinta, Van Aert fa ora rotta sulla crono olimpica

«E’ stata una giornata perfetta – dice Van Aert – dopo l’arrivo bruciavo. E’ stato stressante vedere arrivare gli altri al traguardo. Ma per fortuna mi sono rilassato un po’ vedendo che gli intermedi degli uomini di classifica erano abbastanza alti. E’ stato un Tour de France molto duro per la mia squadra. Sono molto orgoglioso di ciò che abbiamo raggiunto, con tre vittorie di tappa e Jonas (Vingegaard, ndr) che si è piazzato secondo nella classifica finale».

Domani passerella finale e ultima volata ai Campi Elisi. Non si offenda Cavendish: avremmo fatto il tifo per lui, ma vista la grandezza di Merckx e visto soprattutto lo sguardo di Colbrelli sul traguardo di Saint Gaudens, domani si tifa tricolore. Perché è giusto che vinca e perché è giusto che anche lui sfrecci sul traguardo con un dito davanti alla bocca. Il fatto che non gli arrivino ancora messaggi potrebbe confermare che il telefono non gli sia stato ancora restituito. Per un padre di famiglia che lavora a migliaia di chilometri da casa questo è fonte di stress e rabbia. La stessa rabbia che ci auguriamo domani possa scaricare nei pedali sul selciato magico di Parigi. Forza Sonny!

Botte da orbi sui primi Pirenei. Vince Konrad, rabbia Colbrelli

13.07.2021
5 min
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Fabio non è più lì, ma ogni volta sembra di sentire la sua voce. Il Col de Portet d’Aspet ormai è legato indissolubilmente al suo nome e alla sua storia, anche quando è l’ultimo scoglio per impedire a Konrad di vincere la tappa. Gaudu e Colbrelli scollinano appena 25 secondi alle sue spalle, ma non basta. La discesa che carezza la stele bianca messa lì per Casartelli in questo angolo dei Pirenei è resa scivolosa e minacciosa dal bagnato e proprio in quelle curve, il campione austriaco costruisce la sua vittoria. Le tira come il discesista sugli sci. Linee rotonde, i freni appena sfiorati. E quando approda nella pianura, il suo vantaggio è raddoppiato: 43 secondi. Konrad fila come una moto e porta a termine la sua fatica di 35 chilometri come Politt nel giorno del ritiro di Sagan e come Mollema un paio di tappe fa.

Dopo la partenza in discesa, i corridori hanno richiesto un piccolo stop per sfilare le mantelline. Poi la tappa è partita
Dopo la partenza in discesa, i corridori hanno richiesto un piccolo stop per sfilare le mantelline. Poi la tappa è partita

Guardando si impara

Due vittorie da professionista, finora. Uno di quegli uomini che leggi negli ordini di arrivo, ma raramente davanti a tutti. Ma lui c’è spesso. Due terzi posti negli arrivi più impegnativi del Delfinato, un podio al Giro di Svizzera e due volte nei dieci al Giro d’Italia.

Per Konrad 35 chilometri di fuga solitaria sui primi Pirenei del Tour: lo ha ispirato Mollema
Per Konrad 35 chilometri di fuga solitaria sui primi Pirenei del Tour: lo ha ispirato Mollema

«Questa è la mia prima vittoria nel WorldTour – dice ed è commosso – ed è venuta nella più grande gara del mondo. Sono davvero senza parole. Questa vittoria è per la mia famiglia, i miei amici, tutti quelli che credono in me e anche per Bora-Hansgrohe, che non ha mai smesso di farlo. Vincere una tappa con la maglia di campione nazionale mi rende davvero orgoglioso. Ero già entrato tre volte in fuga, sempre con l’idea di aspettare il finale. Quando ha vinto Mohoric, se ne è andato molto presto. Quando ha vinto Mollema, se ne è andato molto presto e io sono arrivato secondo dietro di lui. Quindi mi sono detto: “Se mi ricapita, faccio come loro”. Ci ho provato e sono contento che abbia funzionato».

Il forcing di Colbrelli e Gaudu sul Portet d’Aspet ha ridotto il ritardo da Konrad
Il forcing di Colbrelli e Gaudu sul Portet d’Aspet ha ridotto il ritardo da Konrad

Rammarico Colbrelli

Ha funzionato davvero bene. E mentre lui davanti scandiva il suo ritmo forsennato, dietro gli inseguitori erano prigionieri dello stesso attendismo da cui Konrad per primo questa volta si è scosso. Il rammarico per la maglia tricolore di Colbrelli comincia a farsi lancinante. Il terzo posto di Tignes era frutto di una tattica estemporanea, ma questa volta nella porzione meno cattiva dei Pirenei il piano era venuto perfetto. E forse proprio il vederlo così forte in salita potrebbe aver dissuaso Gaudu dal collaborare a fondo con lui una volta finito il Col de Portet d’Aspet.

«Mancava ancora tanto all’arrivo – dice Colbrelli – sapevo che lui era avvantaggiato su quel percorso, ma era tanto lontano. Mi ha davvero stupito che sia riuscito a conservare questo vantaggio e ad arrivare. Noi dietro tiravamo a tutta e lui non perdeva. E’ stato il più forte. A me un po’ gira, oggi era una bella chance. E’ così però, vince solo uno purtroppo. Guardiamo avanti».

Nel finale il blitz della Jumbo Visma, che voleva cogliere di sorpresa porprio Pogacar
Nel finale il blitz della Jumbo Visma, che voleva cogliere di sorpresa porprio Pogacar

Imboscata Jumbo

Alle spalle dei fuggitivi, del vincitore e degli scornati, il finale sulla testa del gruppo della maglia gialla è stato da mal di testa, senza un senso apparente. Sulla Cote d’Aspret Sarrat, rispondendo a un allungo della Cofidis, Wout van Aert ha piazzato uno scatto in stile Fiandre che ha fatto esplodere il gruppo. Perché? Avevano visto qualcuno in difficoltà?

«Non era un piano premeditato – spiega Van Aert – hanno urlato attraverso la radio che un certo numero di favoriti era molto indietro nel gruppo. Quello era il momento per noi di provare a mettere un po’ di pressione. Soprattutto perché negli ultimi chilometri c’era vento al traverso. Valeva sicuramente la pena provare, ma alla fine non ha funzionato. Pogacar non è lontanissimo, quindi ogni secondo guadagnato è buono. Se ci sarà l’occasione continueremo a provarci».

Tutto il rammarico di Colbrelli passando per secondo sul traguardo
Tutto il rammarico di Colbrelli passando per secondo sul traguardo

Pogacar sul chi vive

Lo sloveno della maglia gialla, ha accolto con un sorriso l’imboscata, cui alla fine hanno ben risposto tutti i primi della classifica.

«Non ho capito che cosa sia successo – ha detto sorridendo – ho visto che acceleravano e ho seguito le ruote. La lezione del giorno è che bisogna essere sempre concentrati, anche se si va in pianura e sembra che niente possa accadere. E domani ci sarà la tappa più dura del Tour, la tappa regina dei Pirenei. Ho fatto le ricognizioni delle prossime due giornate, conosco le salite. Non sono preoccupato, ma so per certo che saranno due giorni durissimi».

Coach Artuso su Colbrelli: «Dopo l’Amstel la svolta»

08.07.2021
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Forte, “piano”, fortissimo. Potrebbe essere questa la foto della condizione 2021 di Sonny Colbrelli, sempre più l’uomo di questa estate italiana. Ebbene con il suo coach, Paolo Artuso, cerchiamo di riassumere come è stata impostata la preparazione del corridore della Bahrain Victorious.

Tutto è filato liscio? Si è dovuto aggiustare il tiro? 

Paolo Artuso (classe 1984) è uno dei preparatori della Bahrain Victorious
Paolo Artuso (classe 1984) è uno dei preparatori della Bahrain Victorious

Laigueglia “da scalatore”

«Sonny – spiega Artuso – è partito bene, anzi molto bene direi. Durante l’inverno ha svolto una base tradizionale con tanto volume, ma anche con molta palestra. A febbraio, dopo il camp con la squadra ad Altea (Spagna, ndr), siamo andati sul Teide per la prima altura stagionale. A quel punto siamo volati direttamente in Belgio.

«Sonny è passato a casa giusto per un paio di giorni. Lassù ha corso Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne. Nella prima è andata molto forte ma è caduto e nella seconda ha fatto sesto, mostrandosi dunque competitivo. Ma che andasse davvero forte ce ne siamo accorti al Laigueglia. Quest’anno ne è uscita una corsa durissima e lui in salita ha tenuto le ruote dei migliori».

Colbrelli quest’anno è migliorato tantissimo in salita
Colbrelli quest’anno è migliorato tantissimo in salita

Il guaio

A questo punto però ecco l’imprevisto che ha un po’ scombussolato i piani, almeno quelli primaverili. Colbrelli incappa in un piccolo problema di salute. Doveva fare la Parigi-Nizza ma è costretto a saltarla. Provano con la Tirreno, ma ancora nulla da fare. In quel periodo di pieno Covid (ricordiamo che la Uae non partì in massa alla Freccia Vallone) la sua squadra non se la sentì di rischiare nulla, fatto sta che il bresciano si è presentato nelle due classiche del Nord senza aver disputato neanche una corsa a tappe.

«Corsa a tappe – riprende Artuso – che è fondamentale in quel momento per completare la preparazione e dare “corpo” al lavoro fatto. E infatti Sonny ha disputato una bella Sanremo, ha iniziato le classiche del Nord molto bene, ma nel finale è andato in calando. Sono corse dure e lunghe quelle, che vengono in successione. Fino alla Gand è andato bene, poi ha pagato. In quella situazione è stato anche difficile gestire il peso perché si fa un giorno a tutta in cui si spende tanto e poi si deve recuperare e non si fa molto. Insomma non era più super competitivo, ma almeno sapevamo il perché».

Sonny Colbrelli maglia verde del Delfinato 2021, non ha mai perso il sorriso neanche nei momenti meno brillanti
Sonny Colbrelli maglia verde del Delfinato 2021, non ha mai perso il sorriso neanche nei momenti meno brillanti

Il “piano B”

A quel punto, senza una corsa a tappe nelle gambe, Artuso rivede i piani e decide di non fare rallentare Colbrelli, ma di continuare. Di fatto pensando già alla seconda parte di stagione.

«Dopo l’Amstel c’è stata una svolta. Ho resettato il piano. A casa Sonny ha continuato a fare volume. Abbiamo fatto un lavoro polarizzato: vale a dire ore di sella tranquille con base e medio, ma con dei fuori giri di tanto in tanto, dei lavori lattacidi che lui digerisce bene sia fisicamente che mentalmente.

«E siamo andati al Romandia: anche se sapevamo di non essere al 100% andava bene lo stesso. Questa, infatti, è una corsa particolare: c’è gente che termina la sua prima parte di stagione ed è un po’ in calando e gente che riparte per la seconda e prepara il Giro. I percorsi poi erano buoni per Sonny e infatti ha anche vinto una tappa».

Quest’anno il bresciano è andato due volte sul Teide: a febbraio e a fine maggio
Quest’anno il bresciano è andato due volte sul Teide: a febbraio e a fine maggio

Ancora sul Teide

Dopo la gara elvetica finalmente ecco lo stacco: 5 giorni di stop totali e altri 5 di uscite che sono state più che altro delle passeggiate. E’ quasi metà maggio e può iniziare la seconda parte della stagione di Colbrelli, che passa dall’italiano e dal Tour.

«Siamo tornati sul Teide – dice Artuso – e lì abbiamo svolto un grande volume di lavoro, sempre polarizzato, ma con tanto di palestra la sera. Dopo le sedute in bici, Sonny mangiava, si faceva la doccia recuperava e andava in palestra. Okay, lassù non è super fornita la palestra, ma c’è una buona pressa che ci ha consentito di lavorare bene. In bici invece, dopo l’adattamento alla quota abbiamo svolto una tripletta e due doppiette. Tanto per dare qualche numero, nella seconda settimana di altura Colbrelli ha fatto un qualcosa come 33 ore di allenamento che arrivano a 36 con la palestra e 22.000 metri di dislivello. Ed ha “aggiustato” il peso (2,5 chili in meno, ndr). Poi tutti si stupiscono perché va forte in salita: ci abbiamo lavorato. In volata non è più super competitivo, ma lui non è mai stato uno sprinter puro.

«Da lì, dopo qualche giorno di recupero, siamo andati al Delfinato dove ha trovato percorsi ideali per lui e per la preparazione fatta. Percorsi duri, ma non durissimi. Con un pizzico di fortuna poteva vincere quattro tappe anziché una».

Sonny iniziava ad essere stanco, ma bisognava completare l’opera. Così va di nuovo in altura, a Livigno, dove però Artuso lo fa lavorare poco e anzi, in accordo con la Bahrain, gli manda anche un massaggiatore per farlo recuperare ancora meglio. A quel punto era pronto per l’italiano, che ha stravinto, e per il Tour.

Ad Imola Sonny vince il campionato italiano con un bell’attacco e una volata imperiosa su Masnada
Ad Imola Sonny vince il campionato italiano con un bell’attacco e una volata imperiosa su Masnada

Obiettivi e aggiustamenti

Quest’anno Colbrelli ha fatto un bel salto di qualità. Davvero per questo ragazzo le vittorie potevano essere molte di più. Vittoria porta vittoria e si assume fiducia. Come mai questo step? All’inizio della preparazione Colbrelli stesso ha fatto qualche richiesta specifica ad Artuso?

«A dicembre si fanno i piani in base al calendario gare. Si stabiliscono le “perfomances plan”. vale a dire gli obiettivi da raggiungere nel corso dei mesi: peso, watt, volumi di lavoro, intensità… Sonny mi chiedeva di avere più forza e io ero d’accordo perché la resistenza ce l’ha e il fondo anche, di conseguenza abbiamo lavorato molto sui “fuorigiri di forza”, quelli fino a 5′, quelli che servono nelle classiche, sui muri… Può sembrare solo tolleranza all’acido lattico, ma per migliorare e non mandare il muscolo subito in acido serviva avere proprio più forza di base. Ed è per questo che di fatto è tutto l’anno che fa palestra».

Colbrelli conquista la Freccia del Brabante 2017
Colbrelli conquista la Freccia del Brabante 2017

Il mondiale in testa

Colbrelli e Artuso, dopo il Tour tireranno una riga. Qualche giorno di recupero e poi c’è il finale di stagione da preparare con due super appuntamenti che strizzano l’occhio al bresciano: il campionato europeo e quello mondiale.

«Abbiamo due opzioni – conclude Artuso – andare alla Vuelta, in appoggio a Landa, ma con qualche possibilità personale per Sonny, o al BinckBank Tour che è una gara molto adatta lui e di ottimo livello. Bisognerà valutare anche le sue preferenze. Ormai Sonny ha il suo peso per poter decidere, se lo merita. Il mondiale, gli piace si corre sulle strade del Brabante, che già ha vinto, ma secondo me l’europeo di Trento, con il mezzo Bondone da scalare e la salita (4 chilometri) pedalabile nel circuito, è un po’ più duro e per questo più adatto a lui».

Altro giorno di cadute. Vince Merlier, Roglic finisce all’ospedale

28.06.2021
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Se un arrivo è per velocisti quando a vincere è un velocista, allora quello di oggi a Pontivy lo è stato alla grande. La terza tappa del Tour è andata infatti a Tim Merlier, il velocista belga della Alpecin-Fenix che aveva lasciato il Giro con una scusa e appena cinque giorni dopo era andato a vincere la Ronde Van Limburg. Se però ripensiamo al pandemonio di proteste del Giro nel giorno di Cattolica, quando uno spartitraffico mandò a casa Landa e Dombrowski e si disse che non fosse possibile mettere una volata dopo tutte quelle difficoltà, allora bisogna dire – a fronte delle cadute di Roglic, Haig e Thomas poi finiti all’ospedale – che quello di oggi non solo non era un arrivo per velocisti, ma era un arrivo troppo pericoloso a prescindere da chi lo abbia vinto.

La tappa di Pontivy va a Tim Merlier della Alpecin-Fenix
La tappa di Pontivy va a Tim Merlier della Alpecin-Fenix

Gesink e Thomas

Terzo giorno di cadute al Tour, senza che una sola squadra abbia potuto prendere in mano la corsa, data l’impossibilità di restare in fila abbastanza a lungo. Tra i caduti di giornata, il primo ad andare a casa è stato Robert Gesink, caduto nel mucchio dopo 37 chilometri assieme a Geraint Thomas, cui è uscita la spalla destra. Più avanti è toccato invece a Primoz Roglic, che è arrivato al traguardo con 1’21” di ritardo e l’aspetto malconcio.

Ewan trascina a terra Sagan, Colbrelli li schiva entrambi
Ewan trascina a terra Sagan, Colbrelli li schiva entrambi

«Lo hanno fatto volare – ha detto Plugge, team manager della Jumbo Visma – è contuso e dolorante al coccige, lo stanno portando in ospedale. Gli altri ragazzi dicono che un altro corridore lo ha urtato e lo ha fatto volare. Con gli ultimi 18 chilometri di discesa, prima di un arrivo in volata. Le strade giuste…».

Ewan e Sagan

L’ultima caduta in ordine di tempo è arrivata ai pochi metri dall’arrivo, quando a cadere ma per sua responsabilità è stato Caleb Ewan. Lanciato nella volata, il tasmaniano ha trascinato con sé Peter Sagan. Nella loro scia, Sonny Colbrelli ha evitato la caduta ed ha tagliato il traguardo al quinto posto, alle spalle di Ballerini. Mentre smaltita l’impresa di ieri, Mathieu Van der Poel si è piazzato al settimo posto, dopo aver tirato la volata al compagno. Eppure nel tono di voce di Sonny c’è qualcosa di strano. Prima dice di non voler parlare, poi comincia a raccontare.

Roglic a terra

«Mi dispiace per Roglic – dice – si è agganciato a me. Mi è venuto contro. Mi ero messo a ruota degli Alpecin per farmi portare davanti. Anche lui evidentemente aveva scelto quelle ruote, ma era indietro quando mi sono infilato. E forse non guardava o non lo so, ma mi ha preso in pieno. Per quello ho alzato il braccio. E per fortuna poi sono rimasto lucido nel finale, ai 300 metri, e sono riuscito a frenare. Altrimenti a Caleb Ewan e Sagan gli finivo addosso anche io…».

Rivediamo le immagini, l’inquadratura non riprende completamente la scena. Si vede Roglic che cade e Colbrelli che si volta e alza il braccio, come nel suo racconto, come se lo sloveno lo avesse tamponato.

Percorsi pericolosi

Il punto sono i percorsi, troppo stretti e contorti. Pericolosi, come può esserlo un tracciato di gara di continui su e giù e con una discesa tortuosa, di curve strette e a 90 gradi, andando verso l’arrivo. Non era più pericoloso il traguardo di oggi a Pontivy di quello di Cattolica?

«I percorsi sono brutti – conferma Colbrelli – e il gruppo è nervosissimo. Di questo passo il Tour lo vince un velocista. Io sto anche bene, sono arrivato quinto e la volata non l’ho quasi fatta. Mi butto dentro, ma ho paura. Succede quando vedi cadere un compagno. Noi oggi abbiamo perso Jack Haig che avrebbe fatto classifica. L’ha portato via l’ambulanza e adesso è in ospedale. Stavo cadendo ancora anche nell’ultimo chilometro, ma non sono tappe in cui un treno possa dare una mano. Sono tappe in cui al massimo puoi sperare di salvarti».

Due giorni per il tricolore: stavolta la volata l’ha vinta Alè

24.06.2021
4 min
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Era il primo maggio quando Alè Cycling subentrò fra gli sponsor tecnici del Team Bahrain Victorious. Chissà se nella sede di Bonferraro di Sorgà (Verona), avrebbero immaginato che di lì a 50 giorni gli sarebbe toccato una volata per cucire la… bandiera del ciclismo professionistico italiano. La maglia tricolore conquistata da Sonny Colbrelli a Imola.

Il tessuto è appena stato stampato nella parte anteriore: la volata è iniziata
Il tessuto è appena stato stampato nella parte anteriore: la volata è iniziata

Le parole di Sonny

Ci era venuto spontaneo fare a Colbrelli la domanda mentre firmava autografi al termine della conferenza stampa per la vittoria. «Glielo dico di sicuro – aveva risposto – voglio che la maglia sia tricolore come merita, senza stranezze». E mentre ieri si parlava della sua posizione in bicicletta che tanto ci aveva incuriosito, il discorso era caduto nuovamente sulla maglia.

Com’è? «Bella, bella», aveva risposto.

La maglia viene realizzata elemento dopo elemento
La maglia viene realizzata elemento dopo elemento

Un tour de force

Alessia Piccolo non sta nella pelle. Commentando la vittoria in volata di Colbrelli, dice di essere consapevole di avere una bella dose di fortuna, ma non pensava così tanto.

«Ho seguito tutti i campionati nazionali – racconta – e già domenica sera sapevamo quanti kit avremmo dovuto preparare, soprattutto tenendo conto dei corridori che sarebbero partiti per il Tour de France. Di fatto da lunedì mattina ho fermato 100 persone e le ho messe a lavorare sui campioni nazionali. Sapevamo che Colbrelli voleva una maglia pulita, ma per scaramanzia non avevamo preparato nulla.

«Al Team Bahrain sono stato rapidissimi nel prendere la decisione. E martedì sono andata di persona da Sonny per portargli la maglia. Quella è stata la prima dotazione, perché poi è andato in produzione tutto il resto. Praticamente tutti i campioni nazionali, fatti salvi i capi neutri, come gli antipioggia, hanno ricevuto un nuovo corredo».

La maglia viene cucita: la volata è completa, Colbrelli può partire per il Tour
La maglia viene cucita: la volata è completa, Colbrelli può partire per il Tour

Tricolore leggerissimo

E allora eccola qua, la versione tricolore del modello Bridge, parte della linea PR.S di Alè Cycling, che veste i corridori del team.

Il tessuto è leggero e traspirante e, come si vede dalla foto, la maglia è realizzata praticamente su misura, grazie al Body Mapping che permette di individuare i punti chiave nell’anatomia dell’atleta e assecondarli per avere la miglior vestibilità. Chiaramente si tratta di una maglia da gara, non sono ammessi svolazzi né troppe pieghe. Ragione per cui si ricorre al taglio vivo J Stability System e ad un elastico siliconato sul fondo, che impedisce alla maglia si sollevarsi o spostarsi creando fastidio al corridore.

E’ Alessia Piccolo in persona a consegnare la maglia tricolore al campione italiano
E’ Alessia Piccolo in persona a consegnare la maglia tricolore al campione italiano

Pronti per il Tour

La maglia di Colbrelli è realizzata al 90 per cento da polyestere e 10 per cento da elastane. I due tessuti sono distribuiti poi in percentuali variabili nelle varie sezioni che compongono la maglia. Questo perché i due tessuti hanno proprietà ben precise e permettono di favorire di volta in volta l’elasticità e la traspirabilità del capo

La presentazione ufficiale del tricolore si svolgerà stasera e coinvolgerà in prima persona il principe del Bahrain. Poi toccherà a Colbrelli portare il simbolo tricolore sulle strade francesi.

Risolto il mistero della posizione di Colbrelli: ha voluto una S

23.06.2021
5 min
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E poi capita che guardando qualche foto recente di Sonny Colbrelli, l’occhio si soffermi sulla sua posizione e ti accorgi di un dettaglio: ma quanto è corto sulla bici? Sarà la foto, probabilmente, ma il campione italiano sembra un corridore del chilometro da fermo. Corto, avanzato, basso di sella: sembra Lamon quando lancia il quartetto.

Chiaro che bisognerebbe approfondire il discorso con lui, ma Sonny è in volo verso il Tour. Allora, sapete che cosa facciamo? In attesa che Colbrelli atterri, mandiamo le foto a Bartoli e vediamo cosa ne pensa. Un po’ perché la sua posizione quando correva era da invidia e un po’ perché parte del suo attuale lavoro è migliorare la posizione in sella degli atleti che a lui si rivolgono. Perciò gli mandiamo le foto, contiamo fino a dieci ed eccoci qua…

Qui al Delfinato, pedala in punta di sella su un telaio in apparenza corto
8 agosto 2020, Milano-Sanremo: la posizione sembra meno avanzata
Qui al Delfinato, pedala oin punta di sella su un telaio in apparenza corto
8 agosto 2020, Milano-Sanremo: la posizione sembra meno avanzata
Cosa ti pare?

E’ cortissimo, in effetti. Ha gli angoli tutti chiusi. Guardando la foto dell’anno scorso è simile, soprattutto l’angolo fra il busto e il braccio, forse però era un po’ più lungo. Ovvio che sono considerazioni davanti a delle foto, si fa per il gusto di ragionare. Di sicuro in tivù non ti soffermi a guardare, non mi ero mai accorto della sua posizione.

E’ un gioco tecnico, certo. La sensazione è che oltre che corto sia anche tanto avanzato. Guarda quanto sono vicine le ginocchia al manubrio…

E’ avanti e spinge tanto con i quadricipiti. E stando così alto, quasi seduto, chiaro che sposti il peso sulla schiena, ma non credo che questo sia un problema. Però come posizione sarebbe da rivedere su più punti.

A Imola questa posizione estrema ha pagato in termini di brillantezza
A Imola questa posizione estrema ha pagato
Ad esempio?

E’ corto, lo abbiamo detto. Chissà che allungandolo non si possa rivedere l’avanzamento della sella. Nella foto ha il piede in basso, ma si deduce che quando la pedivella è orizzontale, la perpendicolare per il ginocchio supera di molto l’asse del pedale. Quindi spinge tanto con i quadricipiti e meno con i glutei.

E questo è grave?

Si potrebbe cercare una posizione in cui la spinta sia al 50 per cento a carico dei quadricipiti e il 50 per cento a carico dei glutei. Lo sforzo non peserebbe su un solo distretto, ma sarebbe ripartito e in tre settimane di corsa ne vedresti il beneficio.

Visto che parliamo di quadricipite, sembra piuttosto chiuso anche l’angolo fra busto e coscia.

E’ vero, quando la pedivella è in alto, si chiude proprio tanto. E’ come fare la pressa partendo con le ginocchia al petto, non ce la fai a partire.

Quando va in punta di sella, le ginocchia sono a filo del manubrio
Quando va in punta di sella, le ginocchia sono a filo del manubrio
Diciamo che una posizione così è molto redditizia in volata?

La volata è soggettiva, perché col fatto che la fai in piedi, riesci a compensare anche eventuali difetti di posizione. Invece in salita il problema si risolve parzialmente, perché si tende a spostare il peso indietro e la spinta riguarda parzialmente anche glutei e dorsali. Fatico a pensare che altrimenti possa utilizzarli molto. A ciò si aggiunga che una posizione così chiusa incide anche sulla respirazione.

Però va molto forte lo stesso?

Infatti stiamo parlando per ipotesi, bisognerebbe valutare gli angoli in modo completo. Di solito per quello fra busto e braccia si va intorno ai 90 gradi e lui è ampiamente al di sotto, questo se non altro in base alle teorie mia e di Giovanni Stefanìa che collabora con me. E comunque non è detto che se uno va forte non possa andare anche meglio. Ultima cosa…

Prego.

Magari è un caso, lo scatto di quel momento e basta. Però nella foto con Masnada sembra che tenda a buttare fuori le ginocchia, come essendo basso di sella e cercando un modo per avere maggiore distensione. Per questo però sarebbe curioso sapere che pedivelle usa. Avrà per caso le 175?

La sua Reacto è una taglia S per richiesta espressa di Colbrelli
La sua Reacto è una taglia S per richiesta espressa di Colbrelli

Sonny atterra e svela il mistero

A questo punto il volo è finito, Sonny è atterrato e risponde. E bastano poche battute per svelare il mistero: qualcosa in effetti c’è…

Che pedivelle usi? E soprattutto, quest’inverno hai rifatto la posizione in bici? Guardavamo le foto: sembri cortissimo…

Uso le 172,5 con un 54-39. No no, la posizione è sempre quella. Solo ho voluto una taglia in meno di bici: non più una M, bensì una S. Sono corto, sì.

Ecco dov’è il trucco, come mai?

Preferisco cosi. Mi trovo meglio, la bici è più reattiva e più maneggevole per me. O per la mia testa, non so. Sapete che noi ciclisti abbiamo le nostre fisse…

Ne stavamo parlando con Bartoli, adesso si spiega bene tutto.

Sì sì, lo so che sono corto e basso.

L’altezza di sella è sempre quella e hai allungato l’attacco?

Sella uguale, attacco uguale al precedente. Col manubrio integrato preferisco un attacco più corto, cosi diventa una cosa unica.

Svelato l’arcano, una Reacto taglia S al posto della M dello scorso anno e così si spiega anche la foto del 2020. I corridori hanno davvero le loro fissazioni. E soprattutto avevamo visto giusto. Come andare con la bici di Pozzovivo. Forse per questo in salita a Imola, Sonny andava così forte…

Colbrelli ha scoperto che i sogni a volte si avverano

20.06.2021
5 min
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Il signore della pioggia e del freddo si è preso il tricolore del grande caldo e nel farlo ha mostrato una tale padronanza e una tale disinvoltura da chiedersi come sarebbe la sua carriera se corresse sempre con la stessa determinazione. Sonny Colbrelli da Casto, in provincia di Brescia, ha fatto quello che in carriera ha fatto raramente. Ha attaccato. E’ uscito dall’alibi del gruppo. Ha gestito la fuga a due con Masnada. Ed è andato a prendersi la vittoria e uno dei suoi sogni più grandi.

Alla partenza il Team Bahrain Victorious in un furgone, come dilettanti di una volta
Alla partenza il Team Bahrain Victorious in un furgone, come dilettanti di una volta

«Mi sono detto – racconta – proviamo a fare qualcosa che non ho mai fatto. Qualcosa da cui prima stavo alla larga per paura o per la mia dote di velocista, per cui viene più facile aspettare la fine. Invece oggi avevo solo due compagni, Caruso e Capecchi, e li ho finiti per chiudere sulla fuga. Ero solo e dovevo inventarmi qualcosa».

Dubbio altura

La sua storia recente l’avevamo anche raccontata, restava semmai il dubbio, pur dopo le grandi giornate al Delfinato, di come avrebbe risposto la gamba dopo la settimana trascorsa a Livigno con la famiglia.

Colbrelli è rientrato sul gruppetto in fga, lasciando il gruppo. Qui con Affini
Colbrelli è rientrato sul gruppetto in fga, lasciando il gruppo. Qui con Affini

«E quello infatti era il solo punto di domanda – dice – perché non pensavo di stare così bene. Sono sceso dall’altura venerdì ed è il solito terno al lotto, fra il caldo e la reazione all’altura. C’era il rischio di soffrire e infatti per le prime tre ore e mezza ho dovuto stringere i denti. Poi quando si è mosso Ciccone, mi sono sbloccato. Quando sto bene, su strappi di 4-5 minuti come questi vado bene. E avere accanto un menatore come Masnada era la garanzia di andare lontano. Semmai avevo paura che mi lasciasse indietro sull’ultima salita, per questo mi sono messo a fare io il passo più regolare. Ho perso qualche chilo, le salite da classiche sono il mio pane».

Gli occhi di Cassani

Poteva essere il tricolore dei segnali azzurri, con qualche cosa da dimostrare a Cassani e semmai gli ultimi dubbi da fugare. Ma se si parte dall’assunto che quelli del Giro non potevano essere qui e sperare poi di avere la condizione in Giappone, si capisce come aspettarsi dei segnali dal campionato italiano sarebbe stato un illogico tecnico.

Per Colbrelli la maglia è la realizzazione dei sogni e la ricompensa dopo anni di piazzamenti
Per Colbrelli la maglia è la ricompensa dopo anni di piazzamenti

«Sonny stava bene – dice Cassani sotto al podio – e quando sta così, percorsi simili sono perfetti per lui, riesce anche a essere lucido e inventarsi tattiche come questa. Già un mese fa abbiamo parlato e sa di essere una delle nostre punte per i mondiali e gli europei. Se fa la Vuelta, quei due obiettivi sono abbastanza ravvicinati per suggerire gli stessi nomi. Invece in chiave olimpica, ho visto quello che mi aspettavo. Caruso, ad esempio. Dopo il Giro ha staccato una settimana, non poteva essere in prima fila. Non si può chiedergli di tirare dritto fino ai tricolori e poi fino a Tokyo, perché mancano ancora 35 giorni».

La ruota magica

Intanto si corre e si fanno dei test. E così guardandola già al mattino, ci eravamo accorti che la Merida di Colbrelli forse nascondeva qualcosa di nuovo e avevamo deciso di tenerlo per noi fino a nuovi approfondimenti. Ma la vittoria amplifica tutto, così anche il più piccolo bisbiglìo comincia a far rumore. E allora guardate queste due foto. Le ruote di Colbrelli erano al debutto e hanno vinto

Si tratta del nuovo set Metron 60 Sl Disc (1.390 grammi la coppia), che da Imola passeranno direttamente al Tour. Hanno 21 raggi all’anteriore e 24 al posteriore. Il cerchio in carbonio ultralight e canale da 21 millimetri per tubolari da 28 e aerodinamica con la massima efficienza, al pari delle attuali Metron 81. E’ come se Sonny avesse corso con una bici che, quanto alle ruote, ha l’efficienza aerodinamica di un modello da cronometro. In realtà, guardando meglio le foto, Colbrelli ha vinto il campionato italiano usando la ruota posteriore Metron 60 SL Disc e l’anteriore Metron 55 SL Disc, per avere qualche vantaggio in più in termini di guidabilità, date le discese del percorso di Imola. Nipples e cuscinetti sono di derivazione aerospaziale, i mozzi delle nuove ruote sono realizzati con tecnologia PRS di Vision. Unica cosa, non cercatele ancora nei negozi: sono così esclusive che devono ancora arrivarci

La musica è cambiata

Colbrelli ha portato sul podio suo figlio Tommaso, mentre ai piedi del palco sua moglie Adelina e Vittoria se lo mangiavano con gli occhi e la gente intorno ha cantato l’inno di Mameli e lo ha acclamato, facendogli scoprire un affetto che forse neppure lui pensava di essersi guadagnato.

Dopo il traguardo lo aspettavano sua moglie Adelina e i due figli: i sogni a volte si avverano
Dopo il traguardo lo aspettavano sua moglie Adelina e i due figli: i sogni a volte si avverano

«E’ una maglia molto importante – dice – ma a un certo punto non si stava mettendo bene. Capita che a volte non vincano i più forti e quella fuga là davanti sembrava tanto lontana. E’ una maglia che ripaga una carriera di tanti piazzamenti e per vincerla probabilmente serviva un altro Sonny. La primavera non è andata un gran bene, sono sempre stato mezzo e mezzo per una nuova preparazione che non ha funzionato. Però dal Romandia è cambiata la musica, ho trovato questa calma che mi permette di andare alle corse sereno e libero. Adesso spero di battezzare la maglia già sabato al Tour. C’è in palio la maglia gialla e ho già fatto vedere che posso lottare con i più grandi. Una tappa al Tour, la maglia verde semmai come conseguenza. I sogni non costano nulla. In fondo anche questa maglia era un sogno per me…».

Tiene in salita, morde in volata: Colbrelli vuole la maglia verde

14.06.2021
4 min
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«Oggi dovevo fare sei ore. Bormio 2000, poi ho fatto i Laghi di Cancano, quindi Foscagno ed Eire». Sonny Colbrelli è in ritiro a Livigno e punta forte sul Tour de France. Avevamo parlato con il bresciano della Bahrain-Victorious all’inizio del Delfinato, ma visto come è andato il suo antipasto della Grande Boucle era doveroso tornare a sentirlo.

Colbrelli ha mostrato uno sprint potente, lunghissimo come poche altre volte si è visto, ed un’eccellente tenuta in salita. Ma il bello è come ha corso. Spesso è stato il regista non solo della sua squadra, ma dell’intera gara. Ha fatto scandire il ritmo, ha fatto chiudere sulle fughe, ha aspettato nei tratti a lui meno congeniali per reagire subito dopo. Insomma, al netto dei risultati, non è stata una gare banale la sua. Il Delfinato 2021 ci ha regalato un corridore vero, un capitano con la “C” maiuscola.

Colbrelli ora è in ritiro a Livigno, parteciperà al campionato italiano domenica prossima ad Imola
Colbrelli ora è in ritiro a Livigno, parteciperà al campionato italiano domenica prossima ad Imola
Sonny, ma quanto sei andato forte?

Eh – dice con tono soddisfatto – si fa quel che si può. Per adesso va bene dai. Forse non mi aspettavo neanche io di andare così. Sapevo di stare bene ma non credevo di essere già così pronto e vincente.

Questo Delfinato cambia la tua dimensione?

No, però può darmi più fiducia per i prossimi appuntamenti e non solo in vista del Tour. Comunque vincere dà morale a prescindere.

Hai corso davvero bene. Hai gestito la squadra in prima persona, hai fatto la corsa facendo tirare i compagni…

La squadra ha sempre creduto in me e vedendo come andavo mi ha assecondato molto. Vero, ho fatto lavorare tutti, anche Jack Haig che era il nostro uomo di classifica, cosa che non si fa sempre, ma anche lui aveva fiducia in me. Vedere i compagni che ti seguono è stato importante. Mi sono preso delle belle responsabilità, ma penso anche che poteva andare meglio. Potevo vincere quattro tappe anziché una.

E cosa hai imparato in questa “nuova” veste?

Che devo stare più calmo, non devo avere fretta e di vivere alcune situazioni in modo più semplice. Non agitarmi se non si chiude sulla fuga e confrontarmi coi compagni.

Colbrelli, in maglia verde, al Delfinato ha messo la squadra a tirare e si è preso la responsabilità della gara
Colbrelli, in maglia verde, al Delfinato ha messo la squadra a tirare e si è preso la responsabilità della gara
Visto la tenuta in salita che hai mostrato, la maglia verde è l’obiettivo?

Bella domanda! Il mio obiettivo principale è quello di vincere una tappa e poi semmai la maglia verde. Certo, è dispendioso ma non è impossibile e se avrò la gamba ci proverò di sicuro.

Ci pensavi anche prima del Delfinato alla maglia verde o già ci credevi?

No, era in testa già prima del Delfinato perché quest’anno al Tour avrò carta bianca e quindi un pensierino ce lo avevo fatto. Semmai è aumentata la consapevolezza. Anche se va detto che al Delfinato c’erano tanti scalatori e meno velocisti, mentre al Tour ci sarà gente come Van der Poel, Van Aert, Sagan, Bennett... insomma non sarà facile! Intanto abbiamo portato a casa questa del Delfinato. E non è poco.

Il bresciano ha vinto la terza tappa del Delfinato e colto ben tre secondi posti
Il bresciano ha vinto la terza tappa del Delfinato e colto ben tre secondi posti
Ma lo hai detto tu stesso: lì c’erano tanti scalatori e tu arrivavi nel gruppetto dei primi 30-40. Per vincere la maglia verde non basta essere solo velocisti…

No, no… devi andare forte anche in salita, perché devi fare anche i traguardi volanti e quelli spesso sono posizionati dopo le salite. Vediamo, come detto ci proverò. E’ vero, arrivavo con gli scalatori ma senza perdere lo spunto veloce. E questo è importante.

I tuoi compagni, ma anche lo staff, ti motivano? Chi ti sta vicino?

Tutti, nessuno più dell’altro. Ho un ottimo rapporto con Damiano (Caruso, ndr) e ci incoraggiavamo a vicenda quando lui era al Giro e io al Delfinato. Tra coloro che sono esterni al team mi è vicino il mio procuratore, Luca Mazzanti: mi sprona sempre.

Sei a Livigno, ci avevi detto che quando saresti andato lassù in ritiro avresti studiato il percorso della Grande Boucle: allora cosa ci dici?

Eh – sorride – non l’ho ancora visto! Giusto ieri sera ho dato uno sguardo alla prima tappa. Ma qui tra allenamenti e i bambini è sempre un gran bel caos!

Colbrelli al Delfinato per il Tour (e il mondiale)

31.05.2021
5 min
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Sonny Colbrelli è già nel bel mezzo della lotta al Delfinato a sgomitare tra coloro che vanno a caccia di un posto in squadra per il Tour de France e a coloro che invece lo vogliono vincere. Una vera “guerra”.

Giusto ieri nella tappa inaugurale il bresciano ha fatto secondo (foto in apertura). Il gruppo non ha chiuso sulla fuga e lui ha vinto lo sprint del plotone.

Colbrelli (31 anni) in ritiro sul Teide, quest’anno ha già fatto due alture e non ha finito
Colbrelli (31 anni) in ritiro sul Teide, quest’anno ha già fatte due alture e non ha finito
Sonny, come va da quelle parti?

Sono un po’ incavolato. Van Moer è andato forte, ma dietro a parte noi non abbiamo tirato forte. La Trek-Segafredo, la Uae hanno forzato solo nel finale. Prima la Ineos-Greandiers controllava e basta. Io poi avevo già usato i miei uomini prima e non li avevo nel finale. Peccato perché ogni lasciata è persa. Ci puntavo a questa tappa e vincere avrebbe significato anche indossare la maglia di leader.

Però di buono c’è che hai vinto lo sprint di gruppo, hai battuto i tuoi rivali…

Sì quello sì. Sono contento perché non correvo dal Romandia (dove aveva vinto, ndr) e poi ero appena sceso dall’altura e non sai mai come vanno le cose in questi casi. Invece ho visto che ho risposto bene. Ma non è finita, ci sono ancora due tappe per noi velocisti. Ci riproverò.

Hai parlato dell’altura, come è andata sul Teide?

E’ stato un bel ritiro, molto intenso anche se non ho fatto grandi blocchi di lavoro in quanto venivo dal Romandia appunto. Ho fatto molte ore di sella. Ho perso 2 chili e mezzo.

Ti segue Artuso, il preparatore della Bahrain Victorious?

Sì mi segue Paolo. Abbiamo fatto tanti chilometri e pochi specifici, anche se di tanto in tanto nel tratto pianeggiante in quota ho fatto delle volate. Poi per me che non ho una muscolatura da scalatore sul Teide non è facile: sei sempre in tiro con la catena e quindi lavori continuamente. Ho fatto tanta fatica. Ogni giorno 5-6 ore con 3-4.000 metri di dislivello.

Come facevi, anzi come fai, le volate quando sei in allenamento: da solo o con il “treno”?

Solitamente da solo. Come le faccio? Spingo finché non sento l’acido lattico fino alle orecchie! Ci sto 20” anche 25”, con il 54×11. Io parto lungo, è così.

Sul vulcano atlantico tanti chilometri e pochi lavori specifici
Sul vulcano atlantico tanti chilometri e pochi lavori specifici
Stai lavorando per il Tour. Qual è l’obiettivo?

Vincere una tappa. E’ quello che sogno da un bel po’. E poi voglio farmi trovare pronto per il mondiale. So che è un percorso esplosivo. Italia e Belgio hanno le formazioni più forti. Noi abbiamo Trentin, Moscon, Ballerini, Ganna… possiamo fare anche una corsa d’attacco.

E alle Olimpiadi ci pensi? Te lo chiediamo più per curiosità che non per una tua reale presenza visto che il percorso dicono sia duro, ma sai tante volte si è parlato di tracciato off-limits e poi la corsa si è rivelata meno selettiva del  previsto…

Sono migliorato tanto in salita, però con Cassani non ho mai parlato delle Olimpiadi e non credo che ne parlerò. Lui ha già in mente la sua idea di corsa per Tokyo. Poi sì, nelle corse di un giorno magari si va più tranquilli. A Rio a parte la sfortuna di Nibali, pur essendo un tracciato duro, ha vinto d’astuzia un corridore come Van Avermaet.

Sei al Delfinato, qualche anno fa ci dicesti una frase che ci ha colpito. «Al Delfinato si va più forte che al Tour perché c’è gente che deve guadagnarsi il posto proprio per il Tour». E’ così?

Confermo tutto! Il Delfinato a mio parere è la corsa più dura della stagione. E’ un “mini Tour”. Si va a velocità folle. Oggi (ieri per chi legge, ndr) per esempio abbiamo fatto 180 chilometri con 2.400 metri di dislivello in meno di 4 ore. E doveva essere una tappa per velocisti… Non oso pensare a quando ci saranno le salite!

Però adesso tieni meglio questi ritmi?

Sì, sicuramente. Faccio altri allenamenti, ho un’altra mentalità. 

Hai dato un’occhiata al percorso del Tour?

Ho dato uno sguardo. Che dire: è pianura francese. Ogni giorno ci sono almeno 2-3.000 metri di dislivello. Si parte dalla Bretagna e non sarà semplice: strade strette, continui saliscendi. Già nella prima tappa potrebbe esserci qualche insidia. Dopo il Delfinato quando andrò di nuovo in altura lo studierò per bene. Avrò 12 giorni per farlo. Dove vado? Stavolta a Livigno così porto con me anche la famiglia,  

Colbrelli ha vinto la terza del Romandia. Per lui anche un secondo e un quarto posto
Colbrelli ha vinto la terza del Romandia. Per lui anche un secondo e un quarto posto
Senti, ma hai visto che ha combinato Caruso al Giro?

Un grande! Sono davvero contento per lui – dice con tono sincero Colbrelli – Ci credevo più io che Damiano quando lo sentivo. Giorno dopo giorno ha capito che il podio era alla sua portata e ha finalizzato il tutto con un grande numero sull’Alpe Motta. Una vita da gregario, questo è il suo regalo più grande. E non è finita, perché adesso cambieranno molte cose nei suoi confronti. L’anno scorso è arrivato tra i primi dieci al Tour tirando per Landa. Io e lui quando corriamo insieme siamo compagni di stanza.

E Colbrelli quando lo rivediamo al Giro?

Spero il prossimo anno – risponde senza indugio Colbrelli  – Quest’anno volevo farlo, ma avendo costruito la squadra su Landa non volevano farmi fare quel che ho fatto l’anno scorso al Tour e cioè tirare sempre.

Beh, alla fine è una forma di rispetto, di riconoscimento del tuo valore da parte del team…

Sì, sì, ma infatti è una scelta che ho accettato bene. L’anno scorso ho svolto questo lavoro credo al meglio e infatti mi hanno ringraziato.