ALTEA (Spagna) – Quando incontriamo Nicolò Buratti, il sole picchia forte, in uno dei pochi giorni davvero caldi di dicembre sulla Costa del Sol. Il friulano è uno dei sei italiani del Team Bahrain Victorious 2025, arrivato nel WorldTour dal Cycling Team Friuli dopo gli ottimi risultati del 2022. La promozione a metà dell’anno successivo, con il contratto già firmato per il 2024, venne quasi casualmente, per il ritiro inatteso di Haussler. Da allora Buratti ha fatto i suoi passi per gradi e nella scorsa stagione, la prima completa nel WorldTour, sono arrivate la prima top 5 al Giro di Croazia e una serie di ottimi piazzamenti intorno alla top 10.
«La mia motivazione per quest’anno? Migliorarmi a fare sempre meglio – risponde – ma sicuramente vorrei tirar fuori un risultato che mi soddisfi, una vittoria. Credo che questa sia la migliore motivazione che ho. Uscire dalla dimensione degli under 23 è stato già un grande passo, ma qua è veramente un’altra cosa. Bisogna essere sempre al 100 per cento, perché il gruppo è folto. C’è tanta gente che pedala forte, quindi devi essere sul pezzo in ogni gara che fai».
Tu hai la percezione di essere cresciuto fisicamente, vedi dei cambiamenti?
Diciamo di sì. Sicuramente mi sento cresciuto a livello di motore. I chilometri crescono, si fanno più gare a tappe e quindi aumenta anche la resistenza sulle lunghe distanze. Quello che noto è che rispetto allo scorso anno, sono arrivato qui in ritiro più allenato, come se fossi partito da una base superiore. Per cui credo che aver fatto una stagione completa nel WorldTour mi abbia cambiato, sia a livello fisico, sia mentale. Sai che puoi rifare le cose che hai già fatto.
Quali sono stati i passaggi importanti del 2024?
Ho partecipato a grandi corse. Classiche come la Milano-Sanremo e anche l’Amstel mi hanno dato esperienza da parecchi punti di vista. In più sono gare che a me piacciono, soprattutto quelle delle Ardenne. Perciò diciamo che a livello di risultati non è stata una stagione di spessore, però ho preso consapevolezza nei miei mezzi. Magari non sono arrivato fra i primi cinque, ma ero spesso a ridosso dei primi dieci. Per cui ora c’è ancora uno scalino da salire, che però è alla mia portata.
Più di testa o più di gambe?
Si migliora in tutti gli aspetti. Io sono migliorato dal punto di vista fisico, ma credo anche a livello mentale. Ho acquisito consapevolezza, ho imparato come funzionano certe dinamiche di gara, che magari all’inizio non sono tanto chiare e che sono diverse da una categoria all’altra. Diciamo che bisogna essere anche motivati di testa, bisogna sempre andare avanti e porsi obiettivi concreti.
Chi è il tuo preparatore?
Andrea Fusaz. Mi segue da quando era al CTF, quindi abbiamo un buon legame. Mi conosce veramente bene, ho piena fiducia in lui.
Nel frattempo dal CTF è arrivato anche Skerl. La squadra diventa devo team del Bahrain, che cosa ti sembra?
La considero una cosa positiva. Quest’anno sono tornato a rivedere tanti compagni che avevo nel 2022, che è stata la mia stagione migliore negli under 23. Abbiamo ricreato quel clima, quella famiglia e spero che questo faccia bene a tutti. Sono contento per le persone che hanno sempre lavorato nel Cycling Team Friuli, per il progetto che portano avanti. E sarà un vantaggio anche per i ragazzi che arriveranno in prima squadra, perché avranno più riferimenti e si sentiranno certo meno spaesati.
Insomma, tutto bene?
Tutto bene. Siamo fortunati a fare quello che facciamo, è una bella vita: questo è poco ma sicuro. E’ così anche durante l’anno, ma farlo in questi posti è ancora meglio. A casa adesso fa freddo, anche se gli inverni non sono più così rigidi. Diciamo che si viene volentieri ad allenarsi al caldo. Quello che serve per arrivare pronti al debutto. L’anno scorso fu il Tour Down Under, questa volta l’AlUla Tour alla fine di gennaio.