E come succede al termine della scuola anche per il Giro d’Italia ecco arrivare le pagelle. Chi è promosso, chi è bocciato e chi rimandato. I nomi da inserire in questo elenco potrebbero essere moltissimi, noi abbiamo selezionato coloro che nel bene o nel male ci hanno colpito e che sono entrati nell’economia della corsa o nel cuore dei tifosi.
I promossi
Partiamo da coloro che hanno ben figurato, non solo per i risultati ma anche per la tenacia e la gestione della gara, pensando anche ai direttori sportivi.
Tosatto e la Ineos: 10 e lode
Praticamente perfetti. Hanno attaccato quando c’era da attaccare, si sono difesi quando c’era da difendersi. Hanno vinto con Ganna le due crono. Cosa aggiungere? Verso l’Alpe Mera poi un capolavoro tecnico-tattico nella gestione della scalata di Bernal. Yates attacca, il colombiano sta bene ma vede anche le streghe per quel suo mal di schiena. Dall’ammiraglia Matteo Tosatto gli fa ignorare gli avversari, gli tiene vicino Catsrovejo e Martinez ed Egan va recupera.
E poi che amalgama nel team. Ineos che ride, che si diverte, un team di amici. Puccio ormai è più che un capitano, un manager in corsa che gestisce tutto e tutti. Se Pellaud è il re dei chilometri in fuga lui è quello con più chilometri in testa a tirare. Moscon un gioiello che sa far male come pochi. Tosatto ha cambiato volto alla corazzata dal cuore di pietra.
Nizzolo, non più solo secondo
Campione italiano, campione europeo, velocista formidabile e “poco personaggio”, eppure questo Maciste del pedale è rimasto in un team che lo scorso autunno stava per sparire, sarebbe potuto andare (quasi) ovunque ma è rimasto a tirare la carretta. Con lui sono rimasti anche altri leader, vedi Campenaerts. Zitto, zitto ha preso per mano la squadra sudafricana ed eccoli: tre tappe vinte (una con lui stesso a Verona) e un po’ più di ottimismo verso il futuro, per lui e per il team. Lo aspettiamo a Leuven per i mondiali.
Bettiol, l’urlo che tutto cambia
Finalmente. Bello. A tratti bellissimo. Era ora che Alberto Bettiol mostrasse chi è per davvero. Questo ragazzo ha un motore grosso come una casa e una classe infinita. Ha corso il Giro spesso davanti, anche nelle tappe in cui non te lo aspetti, ha vinto con una cattiveria che non aveva mai mostrato. Quando ha detto che non credeva si potesse vincere con il mal di gambe, più che la frase ci ha colpito il fatto che forse davvero è cambiato qualcosa nella sua testa. Ha lavorato bene. Ha passato un inverno durissimo. Fossimo in Cassani stamattina andremmo a fargli il biglietto per Tokyo.
Vendrame, benvenuto tra i grandi
Stesso discorso di cui sopra, ma fatte le debite proporzioni. Almeno per ora. E sì perché se a Bettiol mancava la testa quella era l’arma di vincente di Andrea. Bellissima ed entusiasmante la sua vittoria a Bagno di Romagna. Un trionfo voluto, cercato, studiato al dettaglio, quasi (anzi senza quasi) curva per curva. Vendrame è un lottatore, un corridore moderno che ha dalla sua uno spunto veloce come pochi altri, specie se si pensa alla sua tenuta in salita. Adesso deve trovare continuità e potrà entrare a far parte dell’Olimpo dei grandissimi del nostro ciclismo.
Volpi e Pellizotti, camaleontici…
Sono venuti al Giro con la squadra più forte dopo la Ineos, un capitano, Landa, solido e che dava certezze. Dopo cinque tappe gli è crollato il mondo addosso. In poco più di una settimana hanno perso tre uomini e che uomini (Landa, Mader e Mohoric). A quel punto potevano, tanto più che avevano già vinto una tappa, continuare ad andare a caccia di questo o quel traguardo senza dannarsi l’anima, invece… Pellizotti e Volpi hanno ridisegnato la squadra, riassegnato i ruoli, resettato la testa di Caruso. E’ anche grazie a loro se abbiamo vissuto un Giro bellissimo e pieno di emozioni.
I bocciati
E i bocciati? Ecco la parte più difficile di queste pagelle. Non tutti hanno dato il massimo e raccolto quel che ci si aspettava, a volte per sfortuna, altre per negligenza.
Velocisti senza grinta
Si era partiti da Torino un gran parterre di ruote veloci. Invece hanno corso senza un grande piglio dimostrando poco rispetto per il Giro. Una volta poi che Sagan ha indossato la ciclamino per loro, o meglio per quei pochi di loro rimasti, si trattava solo di arrivare ogni giorno nel tempo massimo. Sono arrivate fughe su fughe denotando uno scarso interesse.
In tanti si sono smaterializzati. Merlier cinque giorni dopo il ritiro ha vinto la Ronde van Limburg, lo stesso Nizzolo è sparito dai radar, Groenewegen idem… Peccato non si sia smaterializzato il comodino addosso al quale “ha sbattuto” Caleb Ewan in hotel. Queste scuse risparmiatecele. Andrebbe reintrodotta la regola che fino a che non termina la gara a cui si stava partecipando non si può prendere parte ad un’altra competizione.
Deceuninck-QuickStep, un disastro?
La presenza e la gestione di Remco Evenepoel li ha fatti vacillare. Si è deciso di puntare, non si sa bene come, sul giovane belga che non correva da otto mesi, che rientrava da un infortunio mostruoso e che era alla prima esperienza in un grande Giro. Tutto ciò aggravato anche dalla contemporanea gestione di Almeida, messo troppo presto a fare da spalla a Remco.
Capiamo che in un team belga, un corridore che in patria è già leggenda, che ha un seguito mediatico enorme e che ha da poco rinnovato il contratto meriti delle attenzioni, ma farsi scombussolare così proprio non ce lo aspettavamo dalla corazzata di Lefevere. Unica, piccola, attenuante è che per la prima volta partivano per far classifica in un grande Giro.
Simon Yates, il più misterioso
Questo ragazzo è proprio un oggetto misterioso. Ed è per questo che lo mettiamo tra i bocciati, non tanto per i risultati: ha vinto una tappa ed è salito sul podio finale. Se è in giornata sarebbe in grado di battere persino Alaphilippe, altrimenti potrebbe arrivare col gruppetto dei velocisti. Tre anni fa dominò il Giro per due settimane salvo pagare dazio nella terza. Memore di quella disfatta quest’anno sembrava essere partito più piano, ma poi è andato a corrente alternata. L’exploit della terza settimana non c’è stato o è stato effimero. Si dice che dopo il Tour of the Alps abbia avuto un piccolo stiramento ad una gamba.
Viviani e il treno Cofidis che non va
Caro Elia non ci siamo proprio. L’arrivo nella sua Verona è la foto del suo attuale momento: parte lo sprint ma si tocca con un avversario e addio sogni di gloria. Ma perché si tocca? Perché è troppo indietro nel momento cruciale. I rivali continuano a dire che va forte, che è sfortunato, però da qui a non azzeccare nessuna volata ce ne passa. Non ha mai dato la reale sensazione di poter vincere. Manca qualcosa e deve sbrigarsi a capire cosa: Tokyo è qui.
Ma se il veronese ha le sue colpe il suo treno non è da meno. Un treno che su carta era il più corposo del Giro. Sabatini non si è visto, Consonni idem: il suo momento di visibilità lo ha trovato grazie ad una fuga. Al termine di questa stagione andranno riviste molte cose: squadra, obiettivi, treno, preparazione.
Battaglin e Visconti, poche gambe
Spiace dirlo ma da due così ci si aspettava parecchio di più. Visconti qualcosa ha fatto vedere, ma “Battaglia”… Era il momento più importante della loro stagione. Capiamo che il livello è alto ma potevano e dovevano farsi vedere di più, avere più inventiva. Visconti qualche fuga l’ha azzeccata e ci ha provato anche in frazioni che non erano troppo adatte alle sue corde, Battaglin mai della partita. Reverberi di certo non avrà gradito.
I rimandati
Infine uno sguardo a chi è rimandato: né bocciato, né promosso. Corridori che in qualche modo si sono visti e che meritano una riflessione.
Nibali, dicci presto cosa fare
Cominciamo dallo Squalo. Il suo Giro sta tutto nelle parole dette ad Alessandra De Stefano al Processo alla Tappa: «Sarebbe stato più facile restare a casa che venire al Giro dopo l’incidente al polso di fine aprile». E qualche giorno prima: «Sto soffrendo come un cane». Parole di una sincerità e di un ‘umiltà che se dette da un campione della sua portata gli fanno onore per la sua onesta ma che al tempo stesso pesano come un macigno.
Cosa si fa, Vincenzo? Cosa si può raccogliere ancora? C’è spazio per trovare la condizione in vista delle Olimpiadi? Sarebbe importante saperlo a breve così da tirare una riga ed eventualmente tararsi su altri obiettivi. Il credito Nibali ce l’ha, ma la posta in palio è alta. Questa situazione va risolta quanto prima.
Fortunato, che non sia una meteora
Bravo, bravissimo. Lorenzo ha vinto una delle frazioni più attese di questo Giro, quella dello Zoncolan, ha concluso alla grande la terza settimana. E’ arrivato 16° nella generale, primo dei corridori delle squadre professional. E’ un classe 1996, c’è subito da capire cosa vuol fare da grande. Qui urgono italiani per le grandi corse a tappe visto che anche Ciccone ancora non scioglie “la sua prognosi”.
Evenepoel, adesso viene il bello
Facciamo fatica a giudicare Remco, credeteci. Per forza e determinazione dovrebbe stare tra i promossi, ma i suoi sorrisi, le dichiarazione continue «Va tutto bene», sono diventate ridondanti e poco credibili. La squadra lo ha protetto e gli ha lasciato fare ciò che voleva, come per esempio esordire al Giro dopo tanti mesi di stop tanto per infortunio. A nostro avviso una scelta scellerata. Questo non è un corridore come gli altri. Per tutelarlo troppo si rischia di fare peggio.
La speranza è che abbia davvero recuperato al 100% e che, passato questo “rodaggio”, torni l’Evenepoel spaccamontagne che tanto piace, altrimenti il ciclismo avrà perso molto.