Ultima crono, Pogacar sicuro, gli altri no. Parla Malori

16.07.2021
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Domani si giocheranno il Tour a crono, anche se in realtà da giocarsi ci saranno la tappa e il resto del podio fra Vingegaard e Carapaz, poiché Pogacar là davanti ha poco da temere. Se infatti fra lo sloveno e il danese ci sono 5’45” incolmabili, fra il danese e l’ecuadoriano della Ineos ballano appena 6 secondi e a ben guardare il vero motivo di interesse sarà in questa sfida.

Quando si parla di crono, non c’è nome che tenga: un passaggio con Adriano Malori è il modo migliore per vederci più chiaro. Oltre ad essere stato uno dei migliori specialisti mondiali fino al dannato incidente del 2016, l’emiliano è attentissimo a ciò che si muove sotto il cielo del professionismo.

«E secondo me – dice – domani per la crono sarà un affare tra Pogacar e Van Aert. Ci sarebbe Kung, ma l’ho visto staccarsi in pianura il giorno che ha vinto Politt. Magari mi smentisce, ma non mi ha dato grandi sensazioni. In una crono di fine Tour non conta essere specialisti, ma aver recuperato bene. Pogacar in questo senso mi sembra il più fresco di tutti, mentre Van Aert lo vedo che si stacca sempre prima dei finali. Fa così dalla vittoria sul Ventoux, viene da pensare che non pensi ad altro che alla crono».

Nella prima crono del Tour, Vingegaard è stato 3° a 27″ da Pogacar
Nella prima crono del Tour, Vingegaard è stato 3° a 27″ da Pogacar
Se è un fatto di recupero, Pogacar ha già vinto…

La cosa incredibile è che sembra che giochi. Due giorni fa in salita ha allungato con due pedalate, ha una facilità che gli altri non hanno. Vingegaard non può insidiarlo per la tappa, almeno una ventina di secondi glieli concede. Gli unici che potevano metterlo in difficoltà sarebbero stati Roglic e Thomas. Ma Thomas non va. Tanti in passato sono caduti, poi però essendo in condizione, sono tornati su. Lui non si è mai ripreso, non credo stia così bene.

E’ una crono veloce di 30,8 chilometri.

La crono perfetta per Malori e Ganna (sorride, ndr). Sono curioso di vedere come se la caveranno i non specialisti.

Fra Carapaz e Vingegaard?

Bisognerebbe dire Carapaz che in teoria nella terza settimana ha più esperienza e recupera meglio, ma a vederli in salita in questi giorni, non ne sarei tanto sicuro.

Nella prima crono di 27,2 chilometri, Carapaz è finito a 1’44” da Pogacar
Nella prima crono di 27,2 chilometri, Carapaz è finito a 1’44” da Pogacar
Sei secondi li guadagni o li perdi anche grazie alla bici…

Ormai le bici sono come le auto. C’è sempre chi scopre qualcosa in più, ma è questione di tempo e arrivano anche gli altri. E’ come chiedere se sia meglio Audi o Mercedes. I livelli sono quelli, non so se Pinarello abbia fatto per Carapaz la stessa personalizzazione che ha fatto per Ganna. Parlando di pochi secondi, quella potrebbe essere una differenza interessante.

Ruote, rapporti… tutto come sempre?

Sì, non cambia niente. L’unica variabile di cui tenere conto anche nella scelta dei componenti è il vento. Che è determinante su due fronti. Quello della bici e quello della disidratazione. Se è frontale, rallenta gli atleti più grandi, per cui Vingegaard, che è più piccolo di Pogacar ma più o meno spinge gli stessi watt, potrebbe essere avvantaggiato. Mentre diventa causa di disidratazione, per cui è tassativo correre con la borraccia.

A Laval, Van Aert è arrivato 4° a 30″ da Pogacar
A Laval, Van Aert è arrivato 4° a 30″ da Pogacar
Come ci si scalda?

Altro fronte caldo, va fatto bene. La mattina, provando il percorso scioglierei le gambe dietro macchina. Poi al momento giusto farei 30 minuti di rulli con qualche progressione, senza esagerare. Il fisico è così stanco e i muscoli avranno memoria della tappa di oggi, che si scalderanno con un niente.

A causa di cosa Pogacar potrebbe perdere il Tour?

Di nulla, impossibile. Neanche una giornata stortissima ti fa perdere 5’45” in una cronometro. L’unico corridore che poteva contendere il Tour a Pogacar era Roglic, ma non alla fine. A questo punto sarebbe stato impossibile anche rivedere il film del 2020 a parti invertite. Roglic aveva meno vantaggio e non aveva dimostrato la stessa superiorità.

La caduta non ci voleva…

In un Tour in cui si va a 70 all’ora a 10 centimetri uno dall’altro, i freni a disco sono una condanna. I tempi di reazione sono diversi, basta che quello davanti sfiori il freno e gli finisci sopra. Non c’è margine di errore. In più è caduto nel giorno sbagliato, perché ritrovarsi a fare la crono con il body e la posizione aerodinamica deve essere stato tremendo. Per questo è un rischio puntare tutto su una sola corsa come ha fatto Roglic.

Kung nella prima crono è stato 2° a 19″ da Pogacar
Kung nella prima crono è stato 2° a 19″ da Pogacar
Il rischio di caduta va messo in conto?

Per forza, io non avrei mai fatto la scelta di Roglic. Passi settimane e settimane a pensare allo stesso obiettivo, che a un certo punto diventa quasi un’ossessione. E se cadi e vedi sfuggire tutto quello per cui hai lavorato, la testa se ne va. Ha fatto bene a ritirarsi e riprogrammarsi per le Olimpiadi e semmai la Vuelta. Gli sloveni sono freddi. Chiunque avesse preso la mazzata che ha preso lui l’anno scorso, avrebbe bevuto venti litri di birra e sarebbe sparito. Lui invece si è rimesso sotto, si è presentato bene ai mondiali, ha vinto la Liegi e poi la Vuelta. Pogacar ha fatto meglio.

Cioè?

Ha fatto come Roglic l’anno scorso, vincendo e preparandosi, arrivando al Tour con un bel bottino. Per me ha sbagliato solo ad andare al Giro di Slovenia, un rischio di troppo, ma a 22 anni la bici gli scappa di sotto. E poi lo vedete cosa fa? Arriva in cima a una montagna, con il vento e la pioggia, e si mette sui rulli senza neanche cambiarsi la maglia. Puoi farlo a 20 anni, dopo diventa più complicato…