Il signore della pioggia e del freddo si è preso il tricolore del grande caldo e nel farlo ha mostrato una tale padronanza e una tale disinvoltura da chiedersi come sarebbe la sua carriera se corresse sempre con la stessa determinazione. Sonny Colbrelli da Casto, in provincia di Brescia, ha fatto quello che in carriera ha fatto raramente. Ha attaccato. E’ uscito dall’alibi del gruppo. Ha gestito la fuga a due con Masnada. Ed è andato a prendersi la vittoria e uno dei suoi sogni più grandi.
«Mi sono detto – racconta – proviamo a fare qualcosa che non ho mai fatto. Qualcosa da cui prima stavo alla larga per paura o per la mia dote di velocista, per cui viene più facile aspettare la fine. Invece oggi avevo solo due compagni, Caruso e Capecchi, e li ho finiti per chiudere sulla fuga. Ero solo e dovevo inventarmi qualcosa».
Dubbio altura
La sua storia recente l’avevamo anche raccontata, restava semmai il dubbio, pur dopo le grandi giornate al Delfinato, di come avrebbe risposto la gamba dopo la settimana trascorsa a Livigno con la famiglia.
«E quello infatti era il solo punto di domanda – dice – perché non pensavo di stare così bene. Sono sceso dall’altura venerdì ed è il solito terno al lotto, fra il caldo e la reazione all’altura. C’era il rischio di soffrire e infatti per le prime tre ore e mezza ho dovuto stringere i denti. Poi quando si è mosso Ciccone, mi sono sbloccato. Quando sto bene, su strappi di 4-5 minuti come questi vado bene. E avere accanto un menatore come Masnada era la garanzia di andare lontano. Semmai avevo paura che mi lasciasse indietro sull’ultima salita, per questo mi sono messo a fare io il passo più regolare. Ho perso qualche chilo, le salite da classiche sono il mio pane».
Gli occhi di Cassani
Poteva essere il tricolore dei segnali azzurri, con qualche cosa da dimostrare a Cassani e semmai gli ultimi dubbi da fugare. Ma se si parte dall’assunto che quelli del Giro non potevano essere qui e sperare poi di avere la condizione in Giappone, si capisce come aspettarsi dei segnali dal campionato italiano sarebbe stato un illogico tecnico.
«Sonny stava bene – dice Cassani sotto al podio – e quando sta così, percorsi simili sono perfetti per lui, riesce anche a essere lucido e inventarsi tattiche come questa. Già un mese fa abbiamo parlato e sa di essere una delle nostre punte per i mondiali e gli europei. Se fa la Vuelta, quei due obiettivi sono abbastanza ravvicinati per suggerire gli stessi nomi. Invece in chiave olimpica, ho visto quello che mi aspettavo. Caruso, ad esempio. Dopo il Giro ha staccato una settimana, non poteva essere in prima fila. Non si può chiedergli di tirare dritto fino ai tricolori e poi fino a Tokyo, perché mancano ancora 35 giorni».
La ruota magica
Intanto si corre e si fanno dei test. E così guardandola già al mattino, ci eravamo accorti che la Merida di Colbrelli forse nascondeva qualcosa di nuovo e avevamo deciso di tenerlo per noi fino a nuovi approfondimenti. Ma la vittoria amplifica tutto, così anche il più piccolo bisbiglìo comincia a far rumore. E allora guardate queste due foto. Le ruote di Colbrelli erano al debutto e hanno vinto
Sulla Reacto del campione italiano, le nuove Vision Metron 60 Sl Disc I mozzi sono realizzati con tecnologia PRS di Vision
Si tratta del nuovo set Metron 60 Sl Disc (1.390 grammi la coppia), che da Imola passeranno direttamente al Tour. Hanno 21 raggi all’anteriore e 24 al posteriore. Il cerchio in carbonio ultralight e canale da 21 millimetri per tubolari da 28 e aerodinamica con la massima efficienza, al pari delle attuali Metron 81. E’ come se Sonny avesse corso con una bici che, quanto alle ruote, ha l’efficienza aerodinamica di un modello da cronometro. In realtà, guardando meglio le foto, Colbrelli ha vinto il campionato italiano usando la ruota posteriore Metron 60 SL Disc e l’anteriore Metron 55 SL Disc, per avere qualche vantaggio in più in termini di guidabilità, date le discese del percorso di Imola. Nipples e cuscinetti sono di derivazione aerospaziale, i mozzi delle nuove ruote sono realizzati con tecnologia PRS di Vision. Unica cosa, non cercatele ancora nei negozi: sono così esclusive che devono ancora arrivarci…
La musica è cambiata
Colbrelli ha portato sul podio suo figlio Tommaso, mentre ai piedi del palco sua moglie Adelina e Vittoria se lo mangiavano con gli occhi e la gente intorno ha cantato l’inno di Mameli e lo ha acclamato, facendogli scoprire un affetto che forse neppure lui pensava di essersi guadagnato.
«E’ una maglia molto importante – dice – ma a un certo punto non si stava mettendo bene. Capita che a volte non vincano i più forti e quella fuga là davanti sembrava tanto lontana. E’ una maglia che ripaga una carriera di tanti piazzamenti e per vincerla probabilmente serviva un altro Sonny. La primavera non è andata un gran bene, sono sempre stato mezzo e mezzo per una nuova preparazione che non ha funzionato. Però dal Romandia è cambiata la musica, ho trovato questa calma che mi permette di andare alle corse sereno e libero. Adesso spero di battezzare la maglia già sabato al Tour. C’è in palio la maglia gialla e ho già fatto vedere che posso lottare con i più grandi. Una tappa al Tour, la maglia verde semmai come conseguenza. I sogni non costano nulla. In fondo anche questa maglia era un sogno per me…».