Primo test al Nord, Consonni soddisfatto a metà

28.02.2022
4 min
Salva

Con i baffetti da gentleman d’altri tempi, Simone Consonni ha vissuto il weekend d’apertura fiammingo in cerca di risposte. La partenza sprint della Cofidis, gasata dalla carica di Vasseur e motivata a dimostrare più di quanto messo in luce lo scorso anno, non lo stupisce più di tanto. Anzi, la sensazione è che tolte le ridondanze di certi titoli, la situazione interna alla squadra sia piuttosto normale.

«Sinceramente – sorride – ho cominciato come gli altri anni. Non so se per passare WorldTour bisogna sistemare i meccanismi (la Cofidis è salita di categoria nel 2020, con l’arrivo di Viviani, ndr). Comunque siamo partiti benissimo. Coquard è impressionante, in allenamento sui muri andava veramente forte. In questo momento siamo una squadra che sta bene e non ha niente da perdere».

Consonni e Cimolai sono due delle tre punte Cofidis allo sprint. L’altro è Coquard.
Consonni e Cimolai sono due delle tre punte Cofidis allo sprint. L’altro è Coquard.
Che cosa significa che sei venuto al Nord per provarti?

Che prima di sabato la condizione mi era sembrata ottima. Ma al Nord è sempre diverso ed ero curioso di testarmi in gare importanti. Erano tre anni che non correvo quassù. L’anno scorso avevo problemi al ginocchio e le ho saltate quasi tutte. Due anni fa col Covid non ne ho fatta neanche una. Tre anni fa ne ho fatte un paio, quindi è da un po’ che non mi testavo su certe strade. Sono state belle giornate per capire un po’ di cose.

In che modo sono state impostate le gerarchie fra voi velocisti del team?

In realtà alla fine, velocista o no, su certi percorsi è facile andare d’accordo. E’ bastato rendersi conto di chi avesse già la gamba e aiutarsi. Le gerarchie sono fatte dalla strada e Coquard per ora è il più in forma. Per cui è giusto che per ora parta lui con il ruolo di leader.

Tu che sensazioni hai avuto?

Dico la verità: pensavo di stare meglio. Pensavo e speravo di poter essere lì pronto per entrare nei vari attacchi. La verità è che in questi due giorni a tutta, sono riuscito a salvarmi di mestiere e ad arrivare entrambe le volte nel gruppo principale. Alla Het Nieuwsblad sono rientrato alla fine e a Kuurne sono riuscito a stare nel gruppo che poi si è giocato la volata.

Ancora bici De Rosa e per Consonni scarpe Nimbl su misura
Ancora bici De Rosa e per Consonni scarpe Nimbl su misura
Però poi non l’hai fatta tu…

La tattica ieri era farla per Brian. Purtroppo ho avuto i crampi negli ultimi 200 metri, quindi ho provato a pilotarlo al meglio possibile, ma non era compito mio fare la volata.

Ti capita mai di guardare la medaglia d’oro di Tokyo?

Più che la medaglia guardo le foto sui tablet, nel telefono. E’ sempre bello, direi una spinta in più. Anzi, quando sabato sono uscito dalla presentazione nel velodromo, ho visto una medaglia di Pechino che mi ha portato tanti ricordi.

Conoscevi il velodromo di Gand?

No, non ho mai corso a Gand. Volevo fare qualche sei giorni anche quest’anno, ma come l’anno scorso e sempre per il Covid, le hanno cancellate quasi tutte. Speriamo di tornare alla normalità, anche se in queste giornate non è facile. Ci sono anche altri pensieri…

Cosa porti a casa dall’apertura nelle Fiandre?

Vengo a casa da questi due giorni comunque con un bel blocco di lavoro. Sono contento di quello che ho fatto e sicuramente può sembrare una cosa scontata, però finire in gruppo due corse in Belgio non lo è. Quindi sono contento di come sono andato e dei fuorigiri che sicuramente mi faranno bene per Laigueglia, che sarà un altro bel fuorigiri. E poi per Tirreno e Sanremo.

Al Saudi Tour tanto caldo e la necessità di integrare con le borracce giuste
Al Saudi Tour tanto caldo e la necessità di integrare con le borracce giuste
Si comincia a fare sul serio?

Mi aspetta un bel mese. Laigueglia, Tirreno, Sanremo e un paio di classiche fino alla Gand. Un bel periodo dove bisognerà esser pronti fisicamente e mentalmente.

Perciò come ci arrivi?

Pensavo meglio dal fine settimana, ma comunque sono soddisfatto di questi giorni, anche se non ho avuto il guizzo che mi aspettavo.

Consonni i passi giusti per diventare capitano

25.01.2022
6 min
Salva

Capitano, ma se suona arcaico diremo leader. Dopo la partenza di Elia Viviani, Simone Consonni è uno dei leader della Cofidis. Nei giorni scorsi, il suo preparatore Luca Quinti ci ha spiegato in che modo lo sta allenando, ma quel che più ci piace annotare è la reazione del bergamasco davanti alla nuova responsabilità.

«Sto molto bene – dice Consonni – è un bel peso da portare. Si lavora per quello. Nella mia pur breve carriera, ho sempre avuto delle occasioni. Nasco come uno che si gioca le sue carte. Per cui sentire che sono leader mi gasa. A livello mentale, non credo che si possa provare un’ansia superiore a quella dei mesi dopo Tokyo. Mi hanno fatto maturare, perché li ho sentiti davvero».

Finale di stagione con il dolce in bocca per il corridore della Cofidis con l’iride nel quartetto
Finale di stagione con il dolce in bocca per il corridore della Cofidis con l’iride nel quartetto

Sempre lo stesso

Professionista da cinque anni, Simone è uno dei fantastici campioni olimpici di Tokyo nel quartetto. E quando hai la forza di restare concentrato su sfide ad alta tensione nelle quali ti giochi tutto in 4 minuti, probabilmente hai anche la lucidità e la consapevolezza per farti carico di un finale in volata.

«In squadra sono sempre lo stesso – sorride – non mi sento cambiato. Non essendoci più un leader come Elia, in ritiro ci siamo dati le nostre bastonate in volata, fra chi partiva lungo e chi succhiava le ruote. Siamo in tanti veloci, tutti reclamano il loro spazio. Ma io voglio il peso della squadra».

Consonni è diventato un uomo chiave della squadra francese (foto Team Cofidis)
Consonni è diventato un uomo chiave della squadra francese (foto Team Cofidis)
Di solito quando ci sono tre velocisti, si rischia di combinare dei bei disastri…

La necessità di ruoli chiari l’ho imparata da junior. Il mio diesse era Paolo Lanfranchi, l’ex professionista. E se in volata facevamo secondo e terzo, ci mandava a casa in bici. Che due della stessa squadra si piazzino alle spalle del vincitore non si può vedere. Nel mio DNA c’è vincere, ma bisognerà fare fronte a questa situazione che resta strana.

E’ cambiato qualcosa nella preparazione per far fronte al nuovo ruolo?

Ho fatto tante più volate. Più palestra e tante più volate. Perché è un altro lavoro. L’anno scorso il mio ruolo prevedeva che lavorassi per 20-30 secondi, mentre gli ultimi 10 erano affare di Elia. Adesso tocca a me, per cui ho tolto alcuni giorni di lavoro al medio in salita e grazie alla palestra mi sento più potente, ma non credo di aver perso resistenza sugli strappi.

Palestra particolare o come in pista?

Uguale a quella della pista. Nel quartetto sono il secondo, per cui devo avere l’esplosività per non risentire del primo giro di Lamon. Sto facendo le stesse cose.

Secondo Morkov, il velocista che viene dalla pista si riconosce facilmente…

Con la pista mi porto dietro qualcosa di più, soprattutto il colpo d’occhio negli ultimi 100 metri. Però anche quello devo ritrovarlo. Finora sono andato con il pilota automatico fino ai 150 metri e poi avevo finito, invece adesso cambia anche l’approccio agli ultimi 2-3 chilometri.

Davide Cimolai aiuterà Consonni nelle prime corse, poi farà le sue volate (foto Team Cofidis)
Davide Cimolai lo aiuterà nelle prime corse, poi farà le sue volate (foto Team Cofidis)
In che modo?

Quando hai il velocista a ruota, devi stare sul lato giusto della strada per tenerlo al coperto. Sai che dai meno 5 prenderai aria e dovrai fare le classiche passate in gruppo per portarlo davanti casomai fosse rimasto indietro.

Ci sarà un pilota per Simone?

Nessuno assegnato in pianta stabile. Al Saudi Tour ci sarà Cimolai, che viene da una storia simile alla mia. Doveva essere una corsa poco combattuta, invece ci saranno Gaviria, Groenewegen e pure Cavendish. Cimolai ci sarà anche ad Almeria, poi prenderà la sua strada verso le classiche e le sue volate. Non avrò un treno di riferimento e dovrò creare il giusto feeling con l’ultimo uomo.

Qualche idea?

C’è Walsheid che lo faceva per Nizzolo e anche Coquard potrebbe fare la sua parte. In ritiro l’ho trovato concentrato e forte. La strada darà le sue gerarchie. In allenamento ridevamo e scherzavamo, ma le volate che abbiamo fatto sono come le prove del quartetto a Montichiari, che sorridevi ma non mollavi un metro. Cimolai mi stava dietro e per saltarmi si è spaccato il fegato. Mentre io per non farmi passare ho sputato l’anima. Una situazione che in ritiro ci ha spronato. Questa abbondanza potrebbe farmi bene, se non hai stimoli non migliori. Come con il quartetto olimpico.

La squadra correrà ancora su De Rosa, ma quest’anno con ruote Corima (foto Team Cofidis)
La squadra correrà ancora su De Rosa, ma quest’anno con ruote Corima (foto Team Cofidis)
Nel frattempo avete cambiato le ruote…

Siamo passati da Fulcrum a Corima e mi trovo ugualmente benissimo. Rispetto alla doppia scelta di Fulcrum, con cerchi da 44 e 58, Corima ci dà più profili in base ai diversi percorsi.

I velocisti usano ormai tutti il 54: fai così anche tu oppure da buon pistard sei più agile?

Uso il 54 anche io, ma in certi giorni per le volate servirebbe il 55. L’anno scorso in Belgio, in una delle ultime corse vinte da Viviani in circuito, visto che prima della volata c’era la discesa di un cavalcavia, Elia ha chiesto al meccanico di cambiargli la guarnitura e di mettere il 56. Ha cambiato bici e alla fine ha vinto.

Cosa ti porti degli ultimi due anni con Elia?

Tante cose, anche se sono stati più i momenti brutti di quelli belli. Però quando nell’ultima parte di stagione abbiamo ingranato, è stato bellissimo. Vedergli vincere la prima maglia iridata in pista è stato emozionante. Porto con me due anni bellissimi in cui mi sono proprio divertito e impegnato. Elia è uno preciso, è impressionante come analizzi ogni cosa e questo credo di averglielo rubato. O almeno ci sto provando.

Vedere Viviani vincere il primo mondiale su pista è una delle gioie del 2021 per Consonni
Vedere Viviani vincere il primo mondiale su pista è una delle gioie del 2021
Come sarà fare volate contro di lui?

Quando hanno annullato l’Argentina, gliel’ho detto: «Cerca di non venire a rompere!». Sarà strano. Neppure lui avrà il treno, per cui spero di non trovarmelo in mezzo al gruppo. Non sarà facile, ma succederà. E vorrà dire che ci daremo qualche testata e qualche gomitata… in amicizia!

Perché sarà strano?

Perché quando ero junior, avevo la cartolina col suo autografo. L’ho sempre visto come il prototipo del corridore che fa doppia attività. Sarà strano sfidarlo, ma non sarà la prima volta. E’ già successo. Al UAE Tour del mio debutto e poi a Dubai e anche nella mia prima Vuelta. Lui era già Elia Viviani, io ero un ragazzino. Ma adesso sono cresciuto.

Coach Quinti ci illustra la preparazione del Consonni leader

21.01.2022
5 min
Salva

Da gregario a capitano. Da ultimo uomo a velocista finalizzatore: Simone Consonni è chiamato al grande salto. Un salto che, probabilmente, implica dei cambiamenti nella preparazione e più in generale nell’approccio alla stagione. Un discorso che vogliamo portare avanti con Luca Quinti, preparatore del lombardo, nonché direttore di Energy Fitness Center, una palestra e un centro di preparazione in provincia di Monza-Brianza.

E tutto sommato è anche il momento di fare questo step per Consonni. Per l’ex campione italiano under 23 e campione olimpico del quartetto su pista, si tratta della sesta stagione da pro’. Su pista ha fatto bene. Benissimo… La stessa cosa dovrà farla su strada. 

Luca Quinti, diplomato Isef con lode, è anche un appassionato ciclista (è stato un dilettante). Eccolo con con Simone Consonni
Luca Quinti, diplomato Isef con lode, è stato un dilettante. Eccolo con con Consonni
Luca, Consonni ha 27 anni, non avrà più Viviani a cui dover tirare le volate. Anche per lui è arrivato il momento di aprire le ali…

E’ il momento di esplodere sì, ma Simone ha già fatto tanto. Ricordiamo che è esploso già in pista e non mi riferisco solo al quartetto, ma penso anche all’americana. Il problema è che nel ciclismo di oggi se vinci tutti ti dicono bravo, se fai secondo, terzo o quarto sembra che tu non abbia fatto nulla. E Simone ne ha fatti di piazzamenti. Su strada ha fatto molto, ma sin qui ha tirato spesso per Viviani. E poi c’è da dire una cosa.

Che cosa?

Che Simone è davvero un bravo ragazzo, un generoso, pertanto si vota totalmente alla causa. Se c’è da tirare per qualcuno non si risparmia. La sua forza è il suo entusiasmo. Sa gasarsi e fare gruppo. Soprattutto quest’anno, sta cercando di farsi voler bene.

E quest’anno sarà il leader del treno Cofidis…

Sì, quest’anno sarà il velocista, anche se nel Team Cofidis ce ne sono altri di ragazzi veloci, comunque lui è quello più importante. L’obiettivo è quello di riuscire a fare questo salto di qualità. Di arrivare alla vittoria, che ancora manca. Anzi, l’obiettivo è di prendere confidenza con la vittoria, magari già dal Saudi Tour per poi fare bene alla Sanremo. E lo stesso nelle classiche a lui più congeniali.

Cosa significa fare bene alla Sanremo?

Significa scollinare sul Poggio con i migliori e poi giocarsi la volata. In questi anni Simone ha sempre lavorato per gli altri e non ha potuto vedere veramente come affrontare il Poggio in un certo modo.

Luca, da quanto tempo lavori con Consonni?

Questo è il quarto anno. L’ho preso a metà del secondo anno in UAE Team Emirates. Prima non lo conoscevo. E’ arrivato a me tramite Fausto Masnada, di cui sono molto amico, e di cui lui stesso è amico. Non si trovava alla perfezione con il preparatore di quel team e decise di cambiare.

Quanto è cresciuto in questo lasso di tempo?

Direi che è cresciuto parecchio e deve crescere ancora, anche mentalmente per essere protagonista nelle gare importanti. Noi stiamo lavorando per farlo migliorare in salita, per tenere in quelle corse con un dislivello un po’ più elevato in cui non arrivano i velocisti puri, ma gruppetti ristretti, perché Consonni non è un velocista puro.

In queste due stagioni alla Cofidis, Consonni (in primo piano) è stato molto spesso al supporto di Viviani (in maglia di campione europeo)
In queste due stagioni alla Cofidis, Consonni (in primo piano) è stato spesso al supporto di Viviani
Come cambia l’aspetto della preparazione dall’essere un uomo che tira le volate all’uomo che invece le finalizza? Insomma, da gregario a leader?

La preparazione è sempre quella: sia che tiri la volata, sia che devi vincerla. Io come preparatore non cambio, cerco di portare il mio atleta al massimo della condizione. Dobbiamo pensare che il team potrebbe chiedergli anche di fare altro, in quel caso lui deve essere pronto ugualmente. Quando si parla di preparazione con Consonni si tratta di un progresso di crescita generale degli ultimi anni. L’obiettivo, come ho detto, è quello di migliorare in salita e di aumentare la potenza in volata.

Lavorate anche sull’aspetto mentale? Lo vedi più propenso ai sacrifici con i gradi di capitano?

Ecco, qui sì che cambia tutto. Simone è gasato… Come il suo preparatore! Noi cerchiamo di “non dare importanza” a quello che si fa. Se tu sei sereno, dai il meglio, se invece inizi a pensare che sei il capitano, che hai delle responsabilità, che devi fare questo e che devi fare quello, ecco che poi non fai più nulla. Questo distaccamento è la forza dei campioni. Che poi è quello che abbiamo fatto per le Olimpiadi: una preparazione fatta per bene, le stesse procedure di approccio alla gara e via a dare il massimo. Serenità e non responsabilità.

Si limita la pressione…

Ripeto, se inizi a pensare a quanto è importante la Sanremo te la fai sotto. Se invece immagini la Sanremo in modo scientifico cioè che sono 300 chilometri, che dopo un determinato tempo di gara arriva il Poggio, che poi c’è la volata… okay, riesci a dare il meglio di te stesso. L’importante è arrivare a questi momenti con la miglior condizione atletica possibile e la serenità mentale fa parte di queste condizioni. Troppa razionalità e troppe emozioni sono un freno, l’atleta deve sentirsi libero.

Prima Luca, hai parlato di migliorare in salita ma anche di incentivare la potenza in volata, la preparazione di Consonni passa anche attraverso la palestra?

Certamente, questa è una componente molto importante per un velocista. La forza esplosiva si fa in bici soprattutto, ma il supporto dei pesi è fondamentale, così come la scelta degli esercizi.

In allenamento per Consonni anche tante volate e non solo lavoro in salita (foto Instagram – Cimo89)
In allenamento per Consonni anche tante volate (foto Instagram – Cimo89)
E in tal senso che esercizi fate? In queste settimane abbiamo sentito molti corridori, soprattutto velocisti, lavorare a corpo libero, anche tu sei di questa opinione o resti fedele ai macchinari?

Sentite, io dico la mia: per me lavorare sul discorso della propriocettività, del core zone per atleti di questo livello non serve a nulla. Un conto è farlo con un ragazzino che deve acquisire certe caratteristiche, che deve imparare a condurre la bici, ma con un professionista che quando è in sella sarebbe in grado di farsi la barba per me non ha senso.

Quindi macchinari…

Sì. Partiamo dal presupposto che quando sono in palestra “perdo” del tempo in quanto non sono in bici. Pertanto se devo fare degli esercizi devo farli per bene e per bene intendo con tanto peso. Un peso che mi faccia migliorare. Ma se carico molto, lo squat libero con il bilanciere diventa rischioso, ci si può far male. Che senso ha andare in palestra per poi magari rompermi la schiena? Con il macchinario invece posso caricare di più in sicurezza, posso allenare al massimo le mie possibilità con il minimo rischio, pertanto pressa tutta la vita.

Cosa ti ha colpito di questo “Consonni 2022”?

Posso dire che l’anno scorso c’era stata qualche problematica in più, mentre per adesso tutto sta filando liscio. Ha fatto già dei ritiri al caldo, sta bene con il peso e i test sono stati ottimi.

Anastasia, il gigante buono accanto a Consonni

12.01.2022
6 min
Salva

Una foto su Facebook. Simone Consonni accanto a un gigante con lo sguardo buono. E’ Flavio Anastasia, classe 1969, altro azzurro della Cento Chilometri. Il bergamasco della Cofidis olimpionico a Tokyo nel quartetto su pista, il ragazzone di Como argento a Barcellona nel quartetto della Cento Chilometri su strada. Due storie così lontane eppure a loro modo vicine. E in comune lo stesso preparatore, Luca Quinti, e la sua palestra di Nova Milanese. Al pari di Gianfranco Contri, sceso di bici dopo due anni sfortunati all’Amore e Vita, Anastasia è sparito dalle scene. Lo si vede sui social, però mai in gruppo. Ci capitò personalmente di incontrarlo a Cesano Maderno in una serata in cui si presentava “Era mio figlio”, libro su Marco Pantani. Poi anni di silenzio, fino a quella foto che ha acceso la curiosità.

«Sentiamoci lunedì – dice – sono pasticciere, il lunedì è la mia domenica e sono a casa, anche se di solito faccio distanza. Di solito comincio a lavorare alle due del mattino. E’ pesante come orario, però mi piace. Subito dopo aver smesso, ho lavorato in un negozio sportivo che vendeva bici. Quindi ho fatto due anni in pasticceria, poi mio papà mi ha cercato per il negozio che vende mobili con mio fratello. Ci sono stato per due anni, però non mi piaceva e sono tornato a fare il pasticciere. Sono nel laboratorio. La sera vado a dormire alle nove e mezza, ma ogni tanto, qualche pomeriggio che non esco in bici, faccio un sonnellino».

A Stoccarda nel 1991, con Peron, Contri e Colombo vincono il mondiale a casa dei rivali tedeschi
A Stoccarda nel 1991, con Peron, Contri e Colombo vincono il mondiale a casa dei rivali tedeschi
Vivi sempre a Mariano Comense?

Vivo a Cesano Maderno, però lavoro a Mariano.

Segui il ciclismo?

Mi piace ancora. Pedalo perché mi piace far fatica e quando posso seguo la squadra di esordienti del Pedale Senaghese. Un paio di volte a settimana, forse tre esco con loro. Del mio ciclismo sono rimasti i diplomi e anche l’esperienza, perché il ciclismo ti insegna molto. Tutta quella fatica ti fa capire che davanti a qualsiasi problema, bisogna subito mordere, andare avanti e combattere. Come di recente quando hanno dovuto operarmi al cuore.

Sei sempre stato un cronoman?

La verità è che fino al 1989 non avevo mai fatto una cronometro. Poi venne come direttore sportivo Nizzolo, lo zio di Giacomo e mi disse che mi avrebbe fatto vincere l’italiano e così fu. Ma non è che in quei due anni da dilettante io ci abbia dato dentro più di tanto. Chiusi anzitempo la carriera per un problema alle ginocchia. Neanche si può dire che sia dipeso dai lunghi rapporti o carichi eccessivi, perché dei quattro della Cento ero quello che andava più agile.  Venne fuori appena passato professionista con l’Amore e Vita, la cartilagine del ginocchio tutta distrutta sotto la rotula. Mi sono operato, ma ormai il treno era andato. Se fosse successo oggi, avrei risolto molto velocemente, sarei rientrato e avrei avuto una carriera diversa. 

Stoccarda 1991, dopo l’arrivo Anastasia è stremato: ha corso la prima crono nel 1989 e ora, dopo due anni, è iridato
Stoccarda 1991, dopo l’arrivo Anastasia è stremato
Invece cosa hai avuto al cuore?

Ho avuto una riparazione della valvola mitralica. Praticamente, anche non correndo più, facevo sempre la visita di idoneità e l’ultima volta trovarono qualche battito irregolare. Siamo andati a fondo e hanno trovato questo problema, la valvola non chiudeva più bene e rilasciava del sangue. Così mi hanno operato. Hanno aperto, scollegato, riparato e ricollegato il cuore. Ma da quel giorno non mi hanno più dato l’idoneità. Quindi adesso sono cicloturista, ma ci do dentro lo stesso. Il mio cardiologo ha detto che se non oltrepasso il limite posso andare.

L’altro giorno hai pubblicato quella foto con Simone Consonni. Lui ha vinto un’Olimpiade con il quartetto su pista, tu arrivasti secondo con quello su strada… 

Le Olimpiadi mi bruciano ancora, solo adesso forse apprezzo quella medaglia d’argento. Ai tempi masticai amaro, però col passare degli anni ho imparato a pensare che qualsiasi sportivo farebbe la firma per riuscirci. Ma noi puntavamo all’oro, essendo usciti vincitori dal mondiale dell’anno prima e proprio a casa dei tedeschi che a Barcellona vinsero l’oro. Non siamo mai stati amici con loro, c’era una rivalità pazzesca. In casa loro gli rifilammo due minuti e mezzo, tanta roba! Alle Olimpiadi loro ce ne diedero uno, che però bastò…

Che cosa successe?

Alle Olimpiadi il percorso era duro per noi. Sul piano eravamo superiori. Ad esempio a Stoccarda 1991, il mondiale era tutto su una superstrada. Andata e ritorno, tutto pianeggiante e facemmo una grande differenza. A Barcellona invece c’era un po’ di dislivello e per me l’abbiamo pagata. Eppure per me i ricordi belli sono altri.

Nel 1991 Anastasia vince a Castelfidardo e in precedenza anche Montecassiano: le Marche portano bene
Nel 1991 Anastasia vince a Castelfidardo: le Marche gli portano bene
Quali?

Tanto di cappello per il mondiale del 1991, ma quelle che ricordo più volentieri sono le vittorie di Castelfidardo su strada e il Gran Premio d’Europa a Bergamo, la cronocoppie che corsi con il tedesco Thomas Hartmann.

Perché Castelfidardo?

C’era una fuga con più di due minuti e noi eravamo dietro a chiacchierare e ridere, con Alberto Destro e altra gente. Non ci pensavo più alla gara, però a un certo punto con la squadra, la Coalca, scatenammo un vero inferno e alla fine facemmo primo e secondo

Guardi Consonni e cosa provi?

Un po’ di invidia perché è giovane, questa sì. Poi penso a me e affiora un po’ di rammarico. Però mi scuoto, mi dico che è andata così e… pace. Anche perché se continuo a pensarci poi mi viene il nervoso.

Cosa ti pare di questo ciclismo?

Mi piaceva di più il mio, senza radioline, un po’ allo sbaraglio. Invece adesso, con queste preparazioni precisissime e il controllo dei watt non c’è margine di errore. Certi strumenti vanno bene in allenamento, ma in gara secondo me via tutto. Di sicuro con questi stessi mezzi, nella Cento Chilometri saremmo potuti andare molto più forte. 

Stoccarda 1991, ecco il quartetto iridato. Da sinistra, Contri, Anastasia, Colombo e Peron
Ecco il quartetto di Stoccarda 1991. Da sinistra, Contri, Anastasia, Colombo e Peron
Quanto era difficile a suo tempo passare professionisti?

Parecchio. Oggi si passa anche solo per qualche vittoria da juniores, però in effetti vedi Pogacar che a 23 anni ha già vinto due Tour e capisci che il ciclismo è cambiato. Però non tutti sono fenomeni, questo forse va considerato. 

Ti senti ancora con i ragazzi della Cento?

Ci siamo appena visti a Milano per la consegna del Collare d’Oro, altrimenti cerchiamo di trovarci una volta all’anno.

Cosa ti ha lasciato il ciclismo?

Dei bei ricordi, che adesso magari racconto ai miei figli. Adesso che mi avete chiamato per questa intervista diranno che allora ero forte davvero. Rimane l’amaro di non averci provato davvero da professionista, quello mi pesa tanto. Ci penso ancora. Magari non sarei stato un corridore, però lo avrebbe detto la strada. Così adesso me ne vado in bici quelle 2-3 volte a settimana, il più delle volte da solo. Gli amici di una volta come Maggioni (Roberto Maggioni, azzurro della Cento Chilometri a Seoul 1988, ndr) tendono a evitarmi. Roberto è davvero una brava persona, ma forse ha visto qualche dato di allenamento e ha preso paura

Dopo la scuola di Tokyo, Consonni non ha più paura

03.12.2021
5 min
Salva

Con l’addio di Elia Viviani il team Cofidis ha deciso di puntare su Simone Consonni, il “pesce pilota” che ha sempre scortato il velocista veneto in questi due anni. Ventisette anni compiuti da poco, il bergamasco sarà il nuovo uomo di punta della squadra francese. Un ruolo che è arrivato a ricoprire dopo anni di gavetta e di esperienza in gruppo, prima con la maglia dell’UAE Team Emirates e poi della squadra francese.

L’Olimpiade di Tokyo e poi i mondiali di Roubaix lo hanno incoronato definitivamente per quanto riguarda il parquet. Ora Simone cerca di ritagliarsi un posto tra i grandi anche su strada e lo farà dal 2022.

Simone Consonni dovrà prendere le misure con il suo nuovo ruolo in squadra
Consonni dovrà adattarsi al nuovo ruolo
Ciao Simone, intanto come stai?

Bene, giro come una trottola: eventi, premiazioni… Sono più incasinato adesso di quando corro in bici. Almeno quando corro devo concentrarmi solo su quello, ora invece sono sballottato ovunque.

Eventi doverosi per chi vince.

Sì sì, per questo non mi lamento. Diciamo che sono contento di essere così richiesto.

Dopo l’addio di Elia Viviani sarai tu la punta della Cofidis, com’è arrivata questa decisione?

Al Giro d’Italia andavo forte e la squadra aveva iniziato a parlarmi di rinnovo, mi sono confrontato con Elia e lui mi ha detto: «Se la squadra vuole puntare su di te, è giusto che ti prendi la tua occasione».

Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Elia Viviani e Simone Consonni hanno corso insieme anche su pista nella madison. Qui ai mondiali di Berlino 2020
Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Elia Viviani, Simone Consonni, mondiali Berlino 2020
Come sono stati questi due anni al suo fianco?

Non si è vinto quanto si sperava, questo non si può nascondere. Nell’ultima parte di stagione, dopo le Olimpiadi, avevamo iniziato a trovare un equilibrio e un’intesa.

In questi due anni sei stato sempre al suo fianco, era un ruolo che ti piaceva?

Personalmente sì, devo essere onesto. Con Elia sono stati due anni bellissimi dal punto di vista umano, con un rapporto che è continuato anche su pista. Fare l’ultimo uomo mi piaceva, Elia è esigente ma sempre gentile e disponibile.

Ora passi dall’altra parte, le aspettative sono alte, ti senti pronto?

Guarda, se sono sopravvissuto al mese di Tokyo – dice ridendo – posso sopravvivere a tutto. E’ un ruolo nuovo ma che mi sono meritato. E’ l’età giusta per mettersi in proprio, a 27 anni si sono allineati i tasselli e sono pronto per questa nuova esperienza.

I successi su pista quanto ti hanno fatto maturare?

L’Olimpiade come responsabilità e tensione mi ha fatto fare il salto di mentalità. Lì è il cronometro che conta e lui non mente mai…

Per Simone Consonni quest’anno gli impegni su strada aumenteranno per provare a fare il salto di qualtà
Simone Consonni questa stagione aumenterà i giorni di gara su strada
Che stagione sarà?

L’obiettivo realistico è quello di trovare il feeling con la vittoria, cosa che non ho su strada, avendo vinto una sola corsa in cinque anni. Partirò dalle cosiddette gare minori (esordio il primo febbraio al Saudi Tour) anche se il parterre ormai è di primo livello ovunque.

Per le gare WorldTour hai qualche focus?

Sicuramente il grande evento su cui punterò è il Giro d’Italia. Nella prima parte di stagione correrò la Milano-Sanremo, il Fiandre e la Tirreno-Adriatico.

In pista hai trovato la tua disciplina, su strada hai dei percorsi su cui pensi di far bene?

Non sono il classico velocista di pura potenza, mi piacciono gli arrivi mossi, come quello di Stradella al Giro del 2021 dove sono arrivato secondo (foto di apertura). In quel caso sono partito ai 600 metri per prendermi la seconda piazza.

Qual è la cosa che cambierà di più?

Sarà tutto diverso, prima partivo per fare una volata con picchi di potenza minori e più costanti e alla fine, ai 150 metri mi fermavo. Ora devo cambiare mood. Una cosa che mi ha sempre fatto arrabbiare era chi mi diceva: «Già che sei in gruppo perché non fai le volate?». C’è un’enorme differenza tra vincere e far vincere.

Simone non vuole comunque rinunciare alla pista soprattutto quest’anno che correrà da campione olimpico e iridato
Simone non vuole comunque rinunciare alla pista
Cosa ha spinto la Cofidis a credere che tu possa saper vincere?

La mia crescita e il fatto che in questi due anni comunque sono sempre stato costante. E’ una scommessa sia per loro che per me, hanno dato fiducia ad un buon corridore che con l’impegno e la passione è arrivato ad alti livelli. Non ho il motore dei fuoriclasse e dei giovani campioni emergenti, non mi monto la testa, ma so che valgo ed è giunto il momento di provarci.

Per questi obiettivi però dovrai trascorrere più tempo con la squadra ma senza trascurare la pista.

Non essendoci le Olimpiadi come quest’anno avrò meno giorni di corsa con la nazionale. Infatti la prima parte di stagione farò solamente un mini ritiro a fine anno. Con la squadra da qui all’inizio delle corse faremo due ritiri: il primo dal 9 al 17 dicembre in Spagna, il secondo dal 7 al 20 gennaio sempre in Spagna.

Dal punto di vista della personalità e del carisma ti senti pronto?

Ho l’età giusta per prendermi le mie responsabilità, anche quando ero in UAE mi era stato dato dello spazio, ma non ero pronto. Come personalità direi che il banco di prova dell’Olimpiade basta e avanza, ho fatto il mio mese di prova come detto prima.

Non resta allora che augurarti buona fortuna, ci vedremo alle corse…

Grazie, a presto!

Simone Consonni riceve l’abbraccio di Brembate di Sopra

14.11.2021
4 min
Salva

Era il 4 agosto quando Simone Consonni, insieme ai suoi compagni dell’inseguimento a squadre (Milan, Ganna e Lamon), ha conquistato l’oro olimpico. Pochi mesi dopo Simone ha ribadito il successo sulla pista di Roubaix. Ha aggiunto al suo palmares anche la medaglia d’argento nella madison, conquistata accanto ad Elia Viviani. Sempre ai mondiali di Roubaix c’è stata un’altra Consonni che si è messa in luce, Chiara. L’atleta della Valcar infatti si è aggiudicata l’argento nella stessa disciplina del fratello: l’inseguimento a squadre.

Nel tripudio generale c’è stato però un paese che ha gioito un po’ di più: è il comune di Brembate di Sopra, dove sono nati i due atleti. Da quella mattina di inizio agosto hanno iniziato a campeggiare sui muri del paese cartelloni celebrativi che sono aumentati di pari passo ai successi ottenuti. Ieri pomeriggio, nella splendida cornice della polisportiva, si è svolto l’evento: orgoglio brembatese. Un premio istituito per i cittadini che si sono contraddistinti nel loro campo. La prima edizione non poteva vedere un vincitore diverso da Simone Consonni.

La famiglia Consonni al completo, insieme ad Alice la fidanzata di Simone (la seconda da destra)
Simone e Chiara con i genitori e Alice, la fidanzata di Simone

Gli esordi

La polisportiva comunale conta numerose strutture e molti campi da gioco. E’ proprio qui che Simone ha dato i primi colpi di pedale nella categoria G1, più precisamente nell’associazione ciclistica Brembate Sopra. Iniziando a macinare i metri e la strada che lo avrebbe condotto ai suoi successi futuri.

I ricordi di chi lo ha seguito nei suoi esordi tra le strade del suo paese è ancora nitido. Giuseppe Mazzoleni, vice presidente della società in cui Simone correva da piccolo ha un ricordo particolare. «Un giorno, era alle prime pedalate, ricevo una chiamata in cui mi dicono che era caduto. Ci allenavamo su una piccola strada dietro il paese, arrivo sul posto e mi rassicuro delle sue condizioni e vedendo il casco ci rimango di sasso. Era completamente distrutto, aperto, non oso neanche immaginare che volo abbia fatto».

La premiazione

Gli ospiti si susseguono, tutti legati allo sport ed al territorio bergamasco che rendono omaggio e ringraziano Simone Consonni. Le parole più significative le esprime Daniele Belotti, Deputato e componente della commissione cultura, scienza ed istruzione: «Quella di Tokyo è un’olimpiade che si è svolta a porte chiuse e la vittoria di Simone, un ragazzo bergamasco, ha un doppio significato: sportivo e sociale. La sua vittoria ha rilanciato il territorio e la sua comunità che tanto ha sofferto in questi mesi.»

L’ospite della serata è notevolmente emozionato nel ricevere gli applausi scroscianti dei propri concittadini. Esordisce così Simone: «Tornare dove tutto è iniziato è strano, un tuffo nei ricordi. Avere un impianto così bello e funzionale è stato importante per la mia crescita». Simone ora vive a Lallio, a pochi passi dalla sua Brembate. «Quando ero piccolo non mi preoccupavo dei risultati, quel che mi piaceva era correre con i miei amici.»

Paolo Arrigoni, presentatore dell’evento e brembatese Doc, ha un ricordo altrettanto inedito di Simone. Di quando aveva solamente 9 anni: «All’epoca facevo l’educatore all’oratorio estivo – esordisce Paolo -. Un lunedì mattina Simone arriva tutto triste. Chiedendogli cosa avesse mi rispose che alla gara del giorno prima era in testa per la prima volta ma per colpa di una segnalazione sbagliata ad una rotonda prese una via errata e da primo finì ultimo. I bambini dell’oratorio lo presero in giro ed io gli dissi per consolarlo: tranquillo Simone, un giorno loro ti guarderanno vincere una gara in televisione».

La giunta comunale ha voluto premiare anche Chiara per i traguardi raggiunti quest’anno e nella sua carriera
La giunta comunale ha premiato anche Chiara per i traguardi raggiunti quest’anno

Spazio anche a Chiara

Nella serata, diventata uno slalom tra i ricordi di tutti coloro che hanno visto crescere Simone, c’è spazio anche per Chiara. Infatti, la giunta comunale non poteva non dare un riconoscimento anche a lei per gli altrettanti successi ottenuti. Tra l’altro lei vive ancora nella sua Brembate.

«Quando eravamo piccoli ero molto gelosa di Simone – esordisce ridendo Chiara – quando i nostri genitori andavano alle sue gare e non alle mie mi arrabbiavo molto. Crescendo è diventato un punto di riferimento e un fratello maggiore taciturno ma sempre presente ed il nostro rapporto è davvero fantastico».

Che poi continua: «A Brembate sto bene e mi piace vivere il paese, le poche volte che sono a casa mi fermo a fare colazione in qualche bar prima di partire per i miei allenamenti».

Cimolai torna in Francia, nella Cofidis a trazione italiana

03.11.2021
5 min
Salva

Viviani esce, Cimolai entra. La Cofidis non rinuncia alla componente italiana e aggiunge il velocista friulano a Simone Consonni, che spunta alla sua sinistra nella foto di apertura e che il team ha pensato bene di tenersi ben stretto. E così “Cimo” torna in Francia dopo aver già varcato le Alpi nel 2017 assieme all’amico Guarnieri, compagno nei dilettanti e per due stagioni alla Liquigas, quando insieme andarono nell’attuale Groupama-Fdj.

Lille, il primo assaggio

Il primo contatto c’è già stato nella sede della squadra a Lille: c’erano tutti tranne Consonni che poco lontano, a Roubaix, stava vincendo il mondiale del quartetto. Appuntamento per la burocrazia e la conoscenza, da cui tuttavia Davide ha iniziato a trarre le prime sensazioni. E così, strappandolo per qualche minuto alla quiete del primo inverno da padre di famiglia, gli chiediamo di raccontarci il ritorno in Francia e che cosa significherà per lui questa nuova esperienza.

Il secondo posto di Canale al Giro brucia: ha vinto Van der Hoorn con 4″: perché Bevin non ha tirato?
Il secondo posto di Canale al Giro brucia: ha vinto Van der Hoorn con 4″: perché Bevin non ha tirato?

«Sono già stato in una squadra francese – conferma – ci sono pro e contro rispetto alle altre. I pro sono che c’è molta meno pressione sugli atleti per quanto riguarda i risultati. I contro sono che soprattutto il personale ha un approccio piuttosto rigido col lavoro. Se i massaggiatori finiscono il loro turno alle 20, alle 20 il massaggio finisce. Non voglio dire che sia meglio o peggio rispetto a quelli che tirano dritto. Dico solo che è diverso e bisogna abituarsi».

Una risata. Un commento di favore alla nomina in nazionale di Bennati, con cui ha corso due anni in Liquigas, poi il discorso prosegue.

Che cosa ti è parso al primo impatto?

Sono cose buone. Nel cambiare squadra, qualche dubbio c’è sempre, perché sai cosa lasci e non cosa trovi. Devi conoscere il personale e tutti i compagni. Però cercavo e ho trovato un ambiente in cui provare a fare risultato. Ci sono già due ritiri organizzati per dicembre, ho Damiani come direttore sportivo di riferimento. C’è tutto per fare bene. Immagino che se Viviani non si sia trovato bene è perché se arrivi da Sky e Deceuninck, fai fatica a trovare un ambiente migliore.

Al Tour Down Under del 2018, Cimolai alla Fdj, Viviani alla Quick Step
Al Tour Down Under del 2018, Cimolai alla Fdj, Viviani alla Quick Step
Quando è nato il contatto?

Dopo il Giro. Cercavano un corridore veloce, capace di giocarsi le corse e di fare punti. E’ quello che voglio anche io. Non sono il solo velocista, ovvio che Consonni avrà più spazio e che a volte dovrò sacrificarmi per Coquard. Ma l’obiettivo di cui abbiamo parlato sarà quello di non incrociarci o sovrapporci troppo. Comunque dei programmi parleremo seriamente a dicembre. Mi hanno chiesto quale sia la mia idea e ho notato con piacere che coincide con la loro.

Di quale idea parliamo?

Quest’anno ho smesso di correre il 21 agosto, quando ho lasciato la Vuelta. Ho la fortuna di non prendere peso, altrimenti sarebbero guai. Perciò vorrei cominciare presto a correre per mettere chilometri e ritmo nelle gambe, con la Tirreno e la Sanremo come primi obiettivi veri. Poi il Giro e a quel punto un bello stacco e il finale di stagione con la possibilità eventualmente di andare ai mondiali in Australia. Poi ci saranno le varie ed eventuali, di cui parleremo in ritiro.

Ha corso con biciclette De Rosa nel 2019 alla Israel Cycling Academy prima dell’avvento di Factor
Ha corso con biciclette De Rosa nel 2019 alla Israel Cycling Academy prima dell’avvento di Factor
Hai parlato di Damiani e Consonni…

Con Roberto ci ritroviamo. Mi portò lui alla Lampre dalla Liquigas e si creò un bel rapporto, anche se ai tempi era più un manager che un direttore sportivo. Con Consonni abbiamo parlato tanto durante il Giro e tutte le volte che ci siamo incrociati. Sul fronte italiano c’è anche De Rosa, con le cui bici ho corso il primo anno alla Israel Academy. Con Cristiano ho un ottimo rapporto, a Lille c’era anche lui. All’appello manca un solo italiano e mi dispiace molto…

Di chi parli?

Di Alessandro Amadio, nipote di Roberto, che ho scoperto alla Liquigas. Lui è il numero uno assoluto nel suo lavoro di massaggiatore, ma ha avuto una bimba e ha fatto una scelta di vita, accettando un lavoro in ospedale. Bene per lui, male per me (sorride, ndr).

Stupenda foto di famiglia, pubblicata da Cimolai su Instagram, di Davide, con Alessia e la piccola Mia
Stupenda foto di famiglia, pubblicata da Cimolai su Instagram, di Davide, con Alessia e la piccola Mia
Tu dovresti capire che cosa si provi quando arriva una bimba…

Infatti l’ho detto con un sorriso grande così. Anche io per il momento me la sto godendo e la vedo crescere. Però sento crescere anche la voglia di ripartire, di riprendere la mia routine. Sono contento. Partii per il Giro senza avere un contratto e ora l’ho trovato per i prossimi due anni. Vasseur, il team manager, mi ha fatto una gran bella impressione. Si respira aria di famiglia e mi hanno già detto che gli piacerebbe continuare con me anche dopo questo primo contratto, da vedere in che ruolo…

Da tecnico?

No, proprio no. Nel ciclismo non mi vedrete mai in un ruolo diverso da quello di corridore. Da vedere in che ruolo nel senso se da velocista leader o uomo squadra. Ma ci penseremo fra due anni. Adesso si ricomincia e si prova a vincere.

EDITORIALE / Hanno provato a mangiarsi la Colpack

02.11.2021
5 min
Salva

Italia, terra di conquista. Il titolo vuole essere ovviamente una provocazione in questo senso, ma è un fatto che dopo i nostri corridori, ora agli squadroni stranieri fanno gola le nostre continental. C’è il WorldTour che comanda e poi ci sono le piccole che non sanno cosa fare. Soprattutto le continental, la Colpack in questo caso.

Si è spinto perché nascessero, ma il calendario è scarso e gli squadroni spesso le aggirano. Così le squadre nate per sviluppare i talenti e lanciarli nel professionismo si ritrovano a volte svuotate di un ruolo effettivo. Se va bene, diventano parcheggio a ore per corridori già promessi (vedi i casi di Tiberi, Piccolo, Ayuso). Altrimenti lavorano sperando di trovarne altri pure buoni e di valorizzarli nel tempo a disposizione. Se però arriva la Bardiani, che apre la sezione under 23 e fa incetta di juniores, la situazione si complica. Se foste il presidente di squadra continental, per quale motivo dovreste continuare a spendere soldi?

Ipotesi Astana-Colpack

Italia terra di conquista. La Alè-BTC-Ljubljana delle donne se la sono comprata gli arabi del UAE Team Emirates. Possono farlo, lo hanno fatto. Anche se il loro contributo allo sviluppo del ciclismo viene meno nel momento in cui, invece di costruire qualcosa di nuovo, hanno preferito preferito comprare quel che già c’era. Sulla stessa strada potrebbe essere la Valcar-Travel&Services, se il presidente Villa troverà un team cui votarsi.

Fra gli uomini, invece, è appena successo che l’Astana si è resa conto di dover rifondare la sua continental, il development team, in cui dall’Olanda arriverà Garofoli. Ci hanno pensato e si sono rivolti alla Colpack-Ballan. D’altra parte Maurizio Mazzoleni è il preparatore di entrambe e c’è un bel filo diretto nel passaggio di corridori. Ma si può fare? Certo, smontando tutto si può…

Ecco gli articoli del regolamento Uci che normano la nascita dei “devo team”
Ecco gli articoli del regolamento Uci che normano la nascita dei “devo team”

Lo stesso pagatore

«The paying agent of a UCI WorldTeam – recita l’articolo 2.16.055 del regolamento Uci – may also manage and be responsible for a UCI continental team as development team. In this case, both teams shall have the same paying agent and share a common identity (at least part of the name and design of the jersey)».

Le due squadre, insomma, la WorldTour e la continental, devono avere lo stesso finanziatore, per come viene definito e descritto dall’Uci. E devono poi condividere la loro identità: almeno una parte del nome e il disegno della maglia.

Si sarebbe trattato di fondere le due squadre, formando la Astana-Colpack. Si sarebbe passato il personale italiano alle dipendenze della società kazaka e si sarebbero fusi i due organici, arrivando a quasi 27 atleti. Il poco tempo a disposizione e qualche perplessità hanno fermato l’operazione.

Patron Colleoni, fidandosi di Bevilacqua (tecnico della Colpack-Ballan) aveva dato il via libera. Ma quando gli è stato comunicato che l’accordo era saltato, avrebbe detto al suo direttore: «Mi hai fatto il più bel regalo di Natale!».

Se il Team Colpack-Ballan fosse stato “devo team” della Astana, oltre a Gazzoli, anche Baroncini sarebbe rimasto nel team kazako?
Se il Team Colpack-Ballan fosse stato “devo team” Astana, oltre a Gazzoli, anche Baroncini sarebbe andato nel team kazako?

L’esempio Lampre

Certo sarebbe bello. La continental li allena, li tempra e poi di tanto in tanto ne manda alcuni a farsi le ossa tra i professionisti. Senza aspettare lo stage, semplicemente perché è la stessa squadra.

Nel 2016 fra la Lampre-Merida e la stessa Colpack fu siglato un accordo di collaborazione tecnica, per cui la squadra WorldTour passava agli under 23 le sue bici Merida e in cambio aveva un’opzione sui suoi atleti. La squadra bergamasca non era un “devo team”, perché non aveva alle spalle lo stesso finanziatore. Eppure in nome di quell’accordo, alla fine dell’anno Ganna, Ravasi, Consonni e Troia passarono nella squadra, che nel frattempo si era trasformata in Uae Team Emirates.

Forse per il cambio di gestione, forse perché le prime stagioni dello squadrone furono piuttosto problematici, soltanto Troia ebbe modo di rimanere, mentre dopo tre anni gli altri passarono altrove.

Nel 2017 Sivakov correva con la Development Team Bmc, ma non passò con loro. Arrivò Sky e se lo portò via (foto Scanferla)
Nel 2017 Sivakov correva con la Development Team Bmc, ma non passò con loro. Sky se lo portò via (foto Scanferla)

Il caso Sivakov

Da qui le domande. Correre nella “devo team” di una WorldTour impegna la squadra madre a far passare i corridori che ha cresciuto oppure no? Se Colpack fosse stata “devo team” di Astana nel 2021, Baroncini sarebbe stato obbligato da un contratto a passare nel team di Martinelli? In che modo la stessa WorldTour viene garantita sulla permanenza dei migliori nelle sue file?

Viene in mente la Bmc Development, gioiellino di organizzazione, agganciata al team di Andy Rihs e Jim Ochowitz. Nel 2017 vinsero alla grande il Giro d’Italia U23 con Pavel Sivakov, per cui era logico aspettarsi che il russo passasse nel team guidato da Valerio Piva e Fabio Baldato. Invece arrivò il Team Sky con i suoi soldi e se lo portò via.

Facile così, forse per questo lo squadrone di Brailsford nemmeno ci prova a crearsi un team satellite: il guaio per loro è che nel frattempo sulla scena sono arrivati attori con più soldi da spendere. Perché il mercato è il mercato, ma se alla fine nemmeno ci si prova a far funzionare il meccanismo per come è stato pensato, allora dove sta il senso di tanto scrivere regolamenti?

Consonni 2 / Il blackout della madison e il rinnovo Cofidis

18.08.2021
4 min
Salva

Consonni si schiarisce la voce. I giorni dell’oro gli resteranno dentro per tutta la vita, mentre ora gli toccherà trovare il modo per lavare l’affanno della madison finita male. Se il secondo posto ai mondiali U23 di Richmond ha avuto bisogno di un oro olimpico per finire alle spalle, immaginiamo quanto a lungo ancora Simone continuerà a rimuginare sul passaggio a vuoto finale.

Può essere stato un calo di tensione?

Non credo. Le prime ore dopo l’oro sono state bellissime, però ero già concentrato sul fatto che la mia Olimpiade sarebbe finita due giorni dopo e non vi nego che è stato è stato brutto chiuderla così. Ci tenevo perché avevo lavorato tanto. Col mio preparatore avevamo deciso di non fare corse su strada, tipo il Sardegna, e di stare invece per 8 giorni sullo Stelvio. Da solo. Ho fatto lavori di 50 minuti-un’ora in previsione della madison, con variazioni dai piedi dello Stelvio fino in cima. Ci credevo, perché è una disciplina che mi piace e poi con Elia volevo veramente finire questi due anni con una medaglia olimpica.

Invece?

Non so se è stato un fatto inconscio, ma purtroppo il mio fisico quel giorno era zero, come fossi un’altra persona. L’ho sentito appena siamo saliti in pista. Avevo fatto un po’ di risveglio muscolare di mattina, con sensazioni ottime. Ero sereno, mentre prima dei quartetti comunque c’era tensione. Eravamo tranquillissimi perché la nostra Olimpiade comunque era stata ottima, però purtroppo il ciclismo è così. Sta di fatto che ieri in bici ho pensato più alla madison che al quartetto. Quando qualcosa non va, ci penso e cerco di capire dove ho sbagliato. Sono molto severo con me stesso e quindi cerco di capire per la prossima volta.

Simone Consonni, Elia Viviani, Tour Down Under 2020
Consonni è arrivato alla Cofidis nel 2020 con Viviani campione d’Europa
Simone Consonni, Elia Viviani, Tour Down Under 2020
Consonni è arrivato alla Cofidis nel 2020 con Viviani campione d’Europa
Prima di rinnovare con Cofidis, hai sentito Elia?

E’ stata la prima cosa. Mi sono subito trovato bene in questa squadra. Non mi hanno mai fatto mancare niente e mi hanno permesso di concentrarmi sulla pista senza alcun cambiamento di programma. Con Elia ci siamo detti la verità. Gli ho parlato dell’offerta, ma lui non sapeva ancora cosa avrebbe fatto. Mi ha consigliato di firmare se me la sentivo e la proposta era buona. Se lui fosse rimasto, ci saremmo organizzati. Se lui fosse andato via, fra noi non sarebbe cambiato nulla. Se sono in questa squadra e ho fatto questi due anni, con un terzo al Tour e un secondo al Giro, lo devo soprattutto a lui, perché sennò la Cofidis non ci sarebbe stata nella mia carriera. 

Sei riuscito a tirare un po’ il fiato?

Mi sono riposato per 13 ore sul volo di ritorno. Sono rimasto per due giorni a casa, dove mi hanno fatto la festa i miei familiari e gli amici del club. Poi ho fatto un weekend a Jesolo con Alice (Alice Algisi, la sua compagna, ndr), ma con la bici al seguito. Ho iniziato lì a fare un po’ di ore. Ne ho fatte 3-4-4 in tre giorni, poi li raggiungevo in spiaggia e praticamente dormivo tutti i pomeriggi sotto l’ombrellone perché ero finito. Però Alice se li meritava questi tre giorni di relax, visto che anche lei è stata veramente presa dalla preparazione olimpica. Penso che abbia sofferto più lei di me. Durante i ritiri è rimasta a casa spesso da sola e quando avevo qualche problema, lei è stata la mia spugna e ha dovuto tamponarli.

Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone Consonni con la compagna Alice al traguardo di Monselice al Giro del 2020
Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone Consonni con la compagna Alice al traguardo di Monselice al Giro del 2020
Elia Viviani fu la tua ispirazione, ci pensi che il tuo oro potrebbe ispirare un ragazzino a sognare quel podio?

Stamattina mi è uscito un repost della storia di Elia quando vinse l’oro a Rio. L’ho sempre visto come un idolo, io che non ho mai avuto un idolo da piccolo perché non guardavo le corse. Ricordo ancora la prima volta che l’ho visto al campionato europeo di Anadia in Portogallo, io junior e lui U23. Aveva vinto lo scratch e parlava della doppia attività strada-pista. L’ho sempre visto come una persona da cui imparare ed è bello pensare che oggi potrebbe esserci un ragazzino che guarda me allo stesso modo. I giovani stanno crescendo, ci sono tanti ragazzini e magari per le Olimpiadi di Parigi fra tre anni, invece di dover scegliere fra 9, Villa dovrà farlo tra 15. E quindi un’altra pacca sulla spalla non gliela toglierà nessuno