Simone Consonni dopo le tre corse in terra belga è già tornato a casa, lo ha fatto la sera stessa della Brugge-De Panne. L’esclusione, già comunicata da tempo, dalla Milano-Sanremo ha condotto il bergamasco della Lidl-Trek verso nord. Nelle tre gare disputate non è mai uscito dalla top 5, dato importante che determina una condizione buona, se non ottima. Lo intercettiamo mentre è indaffarato nelle sue commissioni e ci racconta come sta.
«Sono appena uscito dall’osteopata – racconta – la caduta di ieri ai meno 35 chilometri si è fatta sentire. Ho qualche dolorino e dei leggeri acciacchi, così sono andato a farmi mettere a posto. Nel provare a stare in equilibrio ho sentito un crampo, solo che in gara non senti male (tanto che ha fatto la volata ed è arrivato quinto, ndr), ma il giorno dopo ti arriva tutto».
Consonni è passato in Lidl-Trek dopo quattro anni alla CofidisConsonni è passato in Lidl-Trek dopo quattro anni alla Cofidis
Settimana positiva
Dopo la mancata partecipazione alla Milano-Sanremo, di cui abbiamo parlato con Consonni dopo l’ultima tappa della Tirreno-Adriatico, sono arrivati dei bei piazzamenti.
«E’ stata una settimana positiva – conferma – come lo è stato tutto l’inizio di stagione. Sia con “Johnny” (Jonathan Milan, ndr) che da solo, ho tirato fuori qualcosa di buono. Questo vuol dire che la condizione c’è, sapevo di stare bene, anche perché durante l’inverno non ho avuto nessuno stop. Devo ammettere che la nuova maglia mi ha dato tante motivazioni, anche dal punto di vista personale».
Nelle tre gare in Belgio il bergamasco non è mai uscito dai primi cinqueNelle tre gare in Belgio il bergamasco non è mai uscito dai primi cinque
I risultati del Belgio non sono stati una risposta all’esclusione dalla Sanremo?
No. Il mio ruolo alla Classicissima sarebbe stato quello di mettere in posizione il capitano, Pedersen, nel finale. Però non sono quel tipo di corridore, non ho le caratteristiche per portare a termine quel lavoro. La squadra ha scelto in base a idee tecnico-tattiche, non di condizione.
Dei buoni piazzamenti nelle ultime gare danno morale in più?
Sono contento quando si vince in generale, la Lidl-Trek mi ha preso per aiutare Milan e ne sono consapevole. Mi soddisfa fare bene con Johnny tanto quanto fare bene da solo. Non parlerei di motivazione, quella sarebbe arrivata con una partecipazione alla Sanremo.
Consonni è stato preso per affiancare Milan e fargli da ultimo uomo, ruolo svolto egregiamente fino ad oraConsonni è stato preso per affiancare Milan e fargli da ultimo uomo
Questa nuova maglia che cosa ti ha dato in più?
Non dico che è stato come tornare neopro’, ma quasi. E’ come se fosse tutto nuovo, riesco a tirare fuori di più. Vedere che una squadra come la Lidl-Trek ha fiducia nei miei mezzi, sia come ultimo uomo che come corridore, mi rende felice. E’ tornata anche la fame di vittoria che mi è mancata negli ultimi due anni.
In che senso?
Che questa è una squadra dalla mentalità ambiziosa, che va alle gare con l’obiettivo di vincere e non solamente di raccogliere punti. Sono tornato un po’ al Consonni della Colpack, quando correvo per vincere, ma anche per far vincere i miei compagni. E’ una mentalità che ho sempre avuto e che qui ho ritrovato, anche grazie a “Johnny” (Milan, ndr).
Consonni alla Lidl-Trek ha ritrovato grinta e voglia di vincereConsonni alla Lidl-Trek ha ritrovato grinta e voglia di vincere
Torniamo alla Sanremo, l’obiettivo è correrla il prossimo anno?
Sì, voglio lavorare per meritarmi di far parte della squadra, mi piacerebbe avere la fiducia del team e andare a gare come questa.
Hai corso in Belgio, ma il cognome Milan ti ha seguito fin lì, visto che in squadra avevi Matteo il fratello…
I giorni prima ho chiamato Jonathan e gli ho detto che la sua famiglia mi avrebbe dovuto pagare per il baby sitting (ride di gusto, ndr). In aeroporto a Bruxelles dovevo prendere il treno con Matteo, mi ha scritto e ho visto “Milan” sullo schermo, ho pensato: «Questi mi perseguitano!».
Nelle gare in Belgio, Consonni ha trovato un altro Milan: Matteo, fratello di Jonathan (foto LidlTrek)Nelle gare in Belgio, Consonni ha trovato un altro Milan: Matteo, fratello di Jonathan (foto LidlTrek)
Come è stato correre con Matteo?
E’ giovane, tanto, quindi ancora acerbo per queste gare sulle pietre, ma ha tanta voglia di fare. Ha grinta e un grande motore. Lui e Jonathan hanno lo stesso fremito di voler correre sempre avanti, il più grande sta imparando a gestirlo, Matteo non ancora. Deve prendere ancora le classiche “botte sui denti”, ma il motore sul quale lavorare c’è.
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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ai 700 metri Milan stava per farlo ancora. Si è infilato nella doppia curva a tutta velocità, pronto per lanciare una volata troppo lunga. Però Consonni se ne è accorto e ha avuto la prontezza di cacciare un urlo, facendo nei metri mancanti il lavoro di tre compagni per chiudere un buco che poteva essere decisivo. Raccontandolo ora agli uomini del Team Lidl-Trek, dice di aver strillato tanto forte che secondo lui l’avranno sentito anche in televisione. Gli chiediamo se Jonathan abbia la tendenza ad anticipare troppo perché ha ancora poca esperienza o perché non si fidi di chi ha davanti e Simone si mette a ridere.
«Secondo me lo fa perché ne ha troppa – dice – ne ha talmente tanta che anche nel circuito finale voleva sempre stare davanti. Per carità, è anche giusto, però spendi di più. Probabilmente con il fatto di averne tanta, si può permettere di buttare via qualcosa, anche se è giusto cercare di ottimizzare sempre al meglio tutte le energie. Se poi analizziamo bene lo sprint, oggi ha fatto la prima volata ai 700 per rilanciare quando l’ho chiamato. Mi ha aspettato, l’ho passato un po’ più veloce, quindi ha dovuto accelerare per prendermi la ruota. Poi ha fatto il testa a testa con due dei velocisti più forti, ci metto anche Kristoff che su questi percorsi è un cagnaccio che non molla mai. E insomma, abbiamo portato a casa un’altra bella vittoria…».
Non è un errore: Milan ha vinto, Consonni che l’ha aiutato festeggia come se avesse vinto luiNon è un errore: Milan ha vinto, Consonni che l’ha aiutato festeggia come se avesse vinto lui
Atto finale
La Tirreno-Adriatico si è conclusa con la vittoria di Vingegaard nello stesso giorno in cui la Visma-Lease a Bike ha conquistato la Parigi-Nizza con Jorgenson. Il danese ha avuto parole di elogio per il compagno, confidando di trovarlo altrettanto forte al Tour de France.
Nella conferenza stampa, quando verrà il suo turno, Milan ringrazierà la squadra e avrà parole di riguardo per Consonni. Il friulano mostra una grande pacatezza nel raccontare il bello e il brutto degli errori nella prima volata. Sono due i verbi che più ricorrono nel suo discorso: lavorare e imparare. E mentre Milan si racconta, sotto al pullman della Lidl-Trek Consonni sistema le ultime cose prima di ripartire.
Sul podio finale, Vingegaard ben scortato da Ayuso e HindleySul podio finale, Vingegaard ben scortato da Ayuso e Hindley
Allora partiamo dagli abbracci che ti ha dato in occasione delle due vittorie. Riavvolgi il nastro: da dove nascono?
Se devo guardare cosa c’è in quegli abbracci, dobbiamo partire da tanto lontano. Dal 2018-2019, quando un giovane con la testa bella frizzante entrò nel nostro gruppo della pista e, passatemi il termine, cominciammo a bullizzarlo perché andava forte e l’avevamo già visto. Era un bersaglio facile da far arrabbiare. Ci siamo divertiti insieme a lui, ovviamente. Poi l’anno scorso c’è stato un cambiamento radicale a livello professionale. Ho deciso di intraprendere la nuova avventura con questa squadra, che era già grande e quest’anno ha fatto veramente un salto in avanti. In quegli abbracci c’è tanto lavoro, c’è tanta amicizia, c’è tanta passione per quello che facciamo. E’ uno sport dove non ti regalano niente, quindi è bello gioire di questi momenti che sono rari. Cerchiamo di lavorare perché siano meno rari.
Dopo la prima volata c’è stata una riunione per rimettere le cose a posto, Johnny si perdeva un po’…
La prima volata l’abbiamo analizzata. Ai 300 metri, prima dell’ultima curva, eravamo messi in ottima posizione a ruota degli Uno X. Poi probabilmente non si è visto, ma siamo rimasti chiusi tra i due della Alpecin, quindi abbiamo perso parecchie posizioni. Era un arrivo dove puoi avere tutta la gamba che vuoi, ma partendo da fermo è veramente dura rimontare. Invece gli altri finali li abbiamo gestiti ottimamente. Erano arrivi duri, dove era più importante avere la posizione che un leadout vero e proprio. E oggi tutto ha funzionato al meglio, anche se dopo gli tirerò le orecchie perché mi ha anticipato ancora nell’ultima chicane. Però è andata bene così. Per fortuna mi era rimasto un po’ di fiato e sono riuscito a chiamarlo.
Dopo l’arrivo l’abbraccio di Skuijns: i due saranno compagni alla SanremoDopo l’arrivo l’abbraccio di Skuijns: i due saranno compagni alla Sanremo
Tu hai fatto questo tuo lavoro con Elia Viviani, adesso lo stai facendo con lui, non sembrano uguali…
Ogni sprinter ha il suo approccio alle volate. Fortunatamente ho lavorato con tanti velocisti. In UAE ho lavorato anche con Kristoff e con Gaviria, quindi mi sono fatto un po’ di esperienza. Probabilmente il fatto di averlo a ruota anche nel quartetto è sicuramente qualcosa che ti dà una spinta in più. Insomma, come inizio di stagione non c’è male…
Lo bullizzate ancora in pista?
Ci proviamo, ma poi ci picchia perchè è diventato grande…
Questa coppia funziona perché c’è l’esperienza della pista o perché c’è un bel rapporto fra voi due?
Entrambi gli aspetti, secondo me. Alla fine ti devi fidare. E vero che veniamo dalla pista, ma la strada è un’altra cosa, ci sono altre dinamiche, altri sforzi. Tra la Valenciana e qua siamo riusciti a fare dei buoni lavori e sono felice.
Consonni racconta dell’urlo ai 700 metri: la volata l’hanno vinta lìAd accogliere Milan dopo la tappa, il papà Flavio e sua madreConsonni racconta dell’urlo ai 700 metri: la volata l’hanno vinta lìAd accogliere Milan dopo la tappa, il papà Flavio e sua madre
Sarai anche tu nella squadra della Sanremo?
No, non ci sono e un po’ mi spiace, perché è la classica di casa. Però ad essere sinceri e guardando la nostra squadra, con Mads Pedersen, con Jasper Stuyven, con Toms Skuijns, che alla Strade Bianche ha fatto vedere che sta passando un momento veramente incredibile, più anche Johnny… Da atleta dispiace restare fuori, però è una cosa normalissima.
E dove lo mettiamo Johnny in mezzo a tanti compagni?
Affari del team…
Fa una risata, ha in mano un sacchetto da mettere nella valigia. Martedì si parte per il Belgio, guai fermarsi. Mentre Milan va verso casa e giovedì si sposterà verso la Sanremo, Consonni andrà a mettere le ruote sulle strade del Nord.
CALPE (Spagna) – Simone Consonni e Jonathan Milan sono già insieme.E’ come se il loro lungo sprint fosse già partito. Se il feeling che abbiamo potuto notare da fuori sarà quello che vedremo in corsa e nelle volate, ne vedremo delle belle. Il “vecchio”, con due virgolette grosse così, e il giovane. L’apripista e lo sprinter. Il corridore scaltro e la “centrale nucleare” di watt. Questa coppia “made in Italy” già ci piace. E tanto.
I due si sono ritrovati alla Lidl-Trek. O meglio, la squadra americana e Luca Guercilena in particolare li hanno voluti mettere insieme. Cosa che in qualche modo abbiamo fatto anche noi riunendoli allo stesso tavolo. Anche se spesso mantenere la serietà non è stato facile!
Simone Consonni (classe 1994) quest’anno al Saudi TourJonathan Milan (classe 2000) quest’anno al Giro d’ItaliaI due correranno insieme, unendo forza, entusiasmo e abilitàSimone Consonni (classe 1994) quest’anno al Saudi TourJonathan Milan (classe 2000) quest’anno al Giro d’ItaliaI due correranno insieme, unendo forza, entusiasmo e abilità
Ragazzi, insomma oltre che in pista si corre insieme anche su strada… Chi comincia?
MILAN: «Prima i più vecchi!».
CONSONNI: «Ecco! Per me è un onore entrare in una squadra come questa. Vengo da quattro anni in Cofidis, dove ho imparato tanto e fatto tanta esperienza e devo ringraziare veramente tutto lo staff francese. Ma ora si riparte con nuove ambizioni. È tutto nuovo dalla A alla Z. Bello! Mi sento come un neopro’. Ho trovato una squadra incredibilmente organizzata e grande. Pensate che solo di atleti, tra noi, le donne e il devo team siamo più di 60. Dobbiamo girare con la targhetta di riconoscimento per imparare a conoscerci».
MILAN: «Anche io sono felice di essere qui. Di aver ritrovato Simone. Ci aspetta un bel lavoro».
Fate le prove su strada per la pista o solo per la strada? Nel senso che siete compagni anche su pista. Due campioni olimpici.
MILAN: «Ormai sono un po’ di anni che ci conosciamo. Nei primi giorni siamo stati più impegnati per visite, interviste, foto… che per gli allenamenti. Io ho iniziato a lavorare da poco e molto lentamente. Nei prossimi giorni inizieremo magari a provare qualche treno, ma lo faremo soprattutto a gennaio, facendo qualche lavoro con la squadra. Insomma prendere un po’ di sintonia come in pista».
CONSONNI: «Per quanto mi riguarda, dopo anni in cui alterno la carriera di sprinter e apripista sono arrivato qui che ancora non avevo capito bene cosa potevo fare, ma alla Lidl-Trek potrò sfruttare il mio ruolo di velocista per Jonny».
Dal basso: Milan e Consonni sono due perni del quartetto. Avere questo feeling su pista è un punto di partenza favorevole per la stradaDal basso: Milan e Consonni sono due perni del quartetto. Avere questo feeling su pista è un punto di partenza favorevole per la strada
Quali programmi vi aspettano?
MILAN: «Giusto qualche giorno fa abbiamo avuto insieme un meeting con Marco Villa, per tracciare una linea fra altura, ritiri e combinare al meglio gli obiettivi e arrivarci al massimo. Io inizierò con la Valenciana, quindi Tirreno, Sanremo. E queste le faremo insieme. Nel mezzo ci saranno le classiche. Non so se Simone le farà tutte. Ma spesso saremo insieme. E chiaramente saremo al Giro d’Italia».
CONSONNI: «Non dimentichiamo che è l’anno olimpico, pertanto anche sul fronte della pista sarà una stagione piena di appuntamenti. Già stamattina ho visto Josu (Larrazabal, capo dei coach della Lidl-Trek, ndr) che parlava con Villa e questo va bene. L’attività su pista va bene per la strada e viceversa, però negli ultimi anni il problema più grosso è il tempo. Ormai si corre sempre e il corpo, e soprattutto la mente, hanno bisogno di riposo. E’ importantissimo in questo periodo fare un planning chiaro per poi essere competitivi al 100 per cento e capire quando invece si può tirare il fiato. Cercherò di stare dietro a questo ragazzone! Non sarà facile né fisicamente, né mentalmente. Ma ci divertiremo dai».
Abbiamo parlato di sintonia: il fatto che correte insieme su pista vi può aiutare in qualche modo? O trovarsi su strada è totalmente un’altra cosa?
MILAN: «Non è facile creare una sintonia, ma certo partendo dalla pista, che facciamo insieme, siamo un passo avanti. Io sotto questo punto di vista sono parecchio ottimista. Simone ha esperienza. C’è un bel confronto».
CONSONNI: «La pista è una cosa e la strada è un’altra: l’ho già visto con Elia (Viviani, ndr). Ho già fatto in passato questo lavoro e posso solo cercare di farlo bene anche l’anno prossimo. E infatti quando ci hanno proposto questa cosa, io l’ho accettata super volentieri. Sono un buon velocista, ho fatto i miei bei piazzamenti. Purtroppo non è ancora arrivata una tappa al Giro, quindi ho deciso di sposare appieno questa nuova avventura. E riavvolgendo il nastro, le mie migliori prestazioni le ho fatte proprio da da ultimo uomo. Ecco perché sono concentrato, orgoglioso e fiero di un ruolo così importante. Probabilmente per me sarebbe stato più facile rimanere in Cofidis a fare il mio piazzamento. Qua invece la squadra e Jonathan hanno altre aspettative su di me. Ed io stesso ne ho».
Giro 2023, Caorle: Milan (a destra) è 2°; Consonni (al centro, maglia rossa) 5°. Unire due sprinter così può fare la differenzaGiro 2023, Caorle: Milan (a destra) è 2°; Consonni (al centro, maglia rossa) 5°. Unire due sprinter così può fare la differenza
Questo è il primo anno che lavorate insieme su strada: sarà più un anno per prendere le misure, perché comunque il focus sono le Olimpiadi, oppure full gas sin da subito?
MILAN: «Come diceva Simone, questo è un anno importante. Primo, perché siamo in una squadra nuova e vogliamo far vedere le nostre potenzialità. Crediamo al progetto che questa squadra vuole vuole portare avanti. Secondo, perché abbiamo anche le Olimpiadi. Credo che nel complesso sarà un anno di cambiamento importante: sarà fondamentale lavorare al meglio, pianificare ogni data fra corse e ritiri».
Pista e strada. Simone è uno dei più esperti nella madison, Jonathan decisamente meno, ma per assurdo lavorare insieme in questa specialità potrebbe agevolare il vostro feeling anche su strada?
CONSONNI: «Di base sì. Se guardiamo come si stanno evolvendo gli sprint, le velocità sono sempre più alte. Anche l’aspetto della pericolosità è aumentato vertiginosamente. A volte ci sono anche dieci velocisti al top, più qualche outsider e per ognuno di questi velocisti ci sono tre o quattro atleti che devono aiutarli. Quindi le velocità e la bagarre nei finali è sempre più elevata. Avere il feeling con con i compagni e col compagno sprinter è la chiave. A livello di prestazioni fisiche non dico che i top, velocista e leadout, sono alla pari, ma quasi e quindi vincere spesso dipende esclusivamente dal posizionamento. In tal senso con la madison sicuramente trovi un feeling superiore col compagno. La madison penso sia la disciplina dove è richiesto il feeling più alto col compagno».
MILAN: «Il problema è che io di madison in corsa non ne ho mai fatte. Non ho mai dato dei veri cambi. Ci sarebbe molto da lavorare. Però immagino darebbe un bel po’. Già è difficile essere preparati per il quartetto, con la strada che ti prende il 70-80 per cento del tempo».
CONSONNI: «Magari Jonny potrebbe lavorarci per Los Angeles 2028! Io ho un pensiero: a livello di prestazioni si potrebbe avere una super madison con Ganna e Milan. Ma poi questa specialità richiede anche altro».
Siamo rimasti un po’ sorpresi nel non vedere Simone Consonni al via del Gran Piemonte qualche giorno fa, ma lui ha messo subito le cose in chiaro. «Non ero al top e la squadra ha fatto altre scelte. In questa fase della mia stagione, avendo ripreso dopo lo stop iridato, o ero fresco e ti tiravo fuori la super prestazione. O, come alla Bernocchi, non tenevo il ritmo e mi fermavo».
Il campione olimpico del quartetto ha così chiuso il suo 2023 agonistico su strada. A fine anno lascerà la Cofidis per passare alla Lidl-Trek, dove troverà anche il suo compagno di successi su pista, Jonathan Milan.
Rientrato dopo l’infortunio di Glasgow, Consonni tra Agostoni e Bernocchi ha solo accumulato tanta fatica. Inutile continuare cosìRientrato dopo l’infortunio di Glasgow, Consonni tra Agostoni e Bernocchi ha solo accumulato tanta fatica. Inutile continuare così
Simone, innanzitutto come stai. Eravamo rimasti all’incredibile incidente di Glasgow…
Ora meglio. In questi casi è più la pazienza per rientrare che altro. Si è trattato di sistemare le cose, nel senso di fare gli esercizi per la spalla, la scapola… E infatti adesso mi alleno bene e anche tanto. Sto facendo parecchi chilometri, anche se non corro più. E’ un modo per non fermarmi presto. Esco la mattina di buon’ora, sia perché le giornate sono ancora belle, sia perché nel pomeriggio ho molte commissioni da sbrigare, visto che il 20 ottobre mi sposo. E’ come nei chilometri finali, devi spingere a tutta!
A proposito di spingere nei chilometri finali. E’ quel che dovrai fare il prossimo anno con Milan alla Lidl-Trek a quanto pare. Come è andata questa trattativa?
C’era già stato qualche contatto dopo il Saudi Tour ad inizio stagione. Lì avevo vinto e venivo da altre vittorie sul finire della stagione precedente. Però io stavo bene alla Cofidis e declinai le lusinghe. La stagione proseguiva bene, altri bei piazzamenti, una buona Tirreno. Ero motivatissimo per il Giro. E così ho deciso di andare in ritiro in Colombia, con l’okay della squadra, per fare tutto al massimo. Sono tornato che andavo fortissimo. A Francoforte avevo valori ottimi. Poi dopo 5-6 tappe del Giro ho avuto un crollo fisico.
E a cascata anche mentale…
Esatto. Prima del Giro dovevo rinnovare con Cofidis, ma poi ho visto che temporeggiavano e lì ho capito che era finito il mio tempo in questa squadra. Io ho dato il 100 per cento. Sempre. Ma non sempre sono andato bene. Sono andato in Colombia a farmi il mazzo e non tre settimane ad Ibiza. A quel punto ho rivalutato la proposta della Lidl-trek che mi aveva continuato a dare fiducia e mi aveva lasciato la porta aperta. Una scelta che col senno del poi avrei dovuto fare ad inizio stagione.
In due anni alla Cofidis, Consonni e Viviani hanno corso 94 giorni insieme con tre GT. Se si considerano le tappe di montagna, i ritiri dell’uno o l’altro, le occasioni di volate insieme non sono state poi tanteIn due anni alla Cofidis Consonni e Viviani hanno corso 94 giorni insieme con tre GT
E ti sei ritrovato Milan…
Lui lo conosco bene. Qualche voce, ma solo rumors, in gruppo girava già da tempo. Cosa farò con lui? Ancora non abbiamo stilato un programma chiaramente, ma l’idea è quella di fare un calendario appaiato. Devo cercare di fargli prendere la strada giusta, specie negli ultimi chilometri. Johnny è giovane, fortissimo, va un po’ raddrizzato di testa, non in quanto a professionalità, ma per normali errori di gioventù.
Adesso non sei più il giovane tu. E’ come se si fosse invertito il ruolo con Viviani?
Io ho fatto l’apripista per Gaviria, Kristoff, poi per Elia e credo di avere l’esperienza per poterlo fare bene con Johnny e farlo crescere. E non dimentichiamo che alla Lidl-Trek c’è anche Pedersen, ci sono più uomini di punta. E’ una squadra aperta a più soluzioni. Io posso aiutarli, ma anche loro possono aiutare me a trovare la mia miglior dimensione.
Tecnicamente cosa dovrai fare con Milan? Dovrai portarlo fuori con velocità maggiore? In progressione? Dovrai correre con due “occhi” dietro le spalle?
Dirlo così è difficile. Di certo Jonathan ha una potenza esagerata. Al Giro ha fatto delle cose assurde, anche se io non sono rimasto stupito. Lo conosco, lo vedo lavorare in pista, conosco i suoi wattaggi, i lavori che fa… In una specialità come il quartetto dove ogni minima accelerazione o decelerazione si sente serve un certo feeling. Poi però bisogna riportare tutto su strada, in corsa… e non è facile. Prima di dire cosa dobbiamo fare e come farlo, bisogna lavorare su strada. E poi non si tratta solo del feeling tra noi due.
Simone in testa e Jonathan a ruota: i due, anche grazie al quartetto, si conoscono alla perfezioneSimone in testa e Jonathan a ruota: i due, anche grazie al quartetto, si conoscono alla perfezione
Cioè?
Serve anche quello con la squadra. Il team deve crederci. Io ho in mente la vittoria di Pedersen al Tour. La squadra ci credeva a tal punto che due scalatori come Ciccone e Skjelmose tiravano in pianura ai cinque chilometri dall’arrivo.
Hai parlato di dimensione da raggiungere, ebbene qual è la tua?
Non lo so ancora, spero quella che dovrò ancora raggiungere.
Simone, ma ti senti un apripista ormai o un velocista di punta?
Io non mi sono mai reputato un velocista assoluto, ma un buon corridore che se dà il massimo, se sta bene, può spalleggiare con i migliori al mondo. Quello che posso dire è che il mio top di prestazioni l’ho toccato non quando dovevo correre per me, ma quando ero in appoggio (parole che ben si sposano con quanto detto da Guercilena, ndr). In appoggio a Viviani. Ricordo che in quella fase ho colto delle fughe importanti al Giro d’Italia per esempio, come a Stradella e a Gorizia. Fughe scaturite da un’ottima condizione.
La stagione di Consonni era partita molto bene. Qui la vittoria a Maraya al Saudi TourLa stagione di Consonni era partita molto bene. Qui la vittoria a Maraya al Saudi Tour
Noi ti ricordiamo vincitore di un italiano under 23 durissimo. Oggi invece in salita fai tanta fatica, forse anche per quel chiletto o due di di muscoli in più che ti servono per la pista. Senza quella massa potresti andare più forte? Per assurdo anche in volata? Ci sta questa analisi?
Se partiamo da quell’italiano okay, potrei essere più di un velocista, ma parliamo di 7-8 anni fa e nel frattempo il ciclismo è cambiato. Si va più forte in salita, la si approccia diversamente. Faccio un esempio. La Bernocchi l’ho fatta anche al primo anno da pro’, anzi ero ancora under 23. Se su sette passaggi del Piccolo Stelvio si apriva il gas dal quinto in poi, era grasso che colava. Adesso si va forte sin da subito. Prima i velocisti tenevano, adesso no. L’altro giorno sono arrivati in cinque o sei. C’è una gestione della corsa che taglia fuori i velocisti. E anche dopo Parigi 2024 non credo che alla fine cambierà molto. I lavori che si fanno in pista servono anche per le volate. Magari potrebbero essere meno estremizzati, ma aiutano.
Quindi Consonni velocista.
Poi non so, forse anche io negli ultimi due anni senza Elia non dico di non aver dato tutto, ma con lui avevo più responsabilità. Ne ho sempre avute di più quando dovevo lavorare per gli altri anziché che per me. Forse perché avevo “paura” di farmi trovare impreparato.
Se è così, ti rimetti in gioco parecchio con Milan…
Non abbiamo ancora parlato a quattro occhi, ma direi di sì. Per me sarebbe stato più “facile” restare in Cofidis, magari anche da leader. Lì se sbagliavo avevo meno pressione i miei eventuali errori erano meno in vista. Nella nuova squadra avrò più responsabilità. Insomma non vale il discorso: “Consonni ha fallito come leader alla Cofidis e va a fare l’apripista alla Lidl-Trek”.
Luca Guercilena fa il punto della situazione sulla squadra che sta nascendo per la prossima stagione. E’ abbastanza evidente che l’arrivo di Lidl abbia portato più risorse, ma quello che ci interessa approfondire è la compagine italiana. Se infatti Tiberi e Baroncini hanno preso strade diverse, non si può negare che gli arrivi di Milan, Consonni, Bagioli e Felline abbiano rinforzato il contingente nostrano nella squadra che, pur avendo sponsor tedeschi e americani, ha una fortissima componente italiana.
Ad ora gli italiani sono sette, circa un terzo del totale. Da chi cominciamo?
Partirei da Dario Cataldo, un uomo storico del ciclismo italiano. Un gregario che conosce bene la storia del ciclismo. A prescindere dall’infortunio, è una persona che porta equilibrio all’interno del gruppo e sa soprattutto calmare i compagni, consigliarli nei momenti più complessi. Poi abbiamo il rientro di Fabio Felline.
Ciccone con Cataldo, rientrato dopo la frattura di primavera: il leader e il braccio destroCiccone con Cataldo, rientrato dopo la frattura di primavera: il leader e il braccio destro
Fabio era già stato con voi per sei anni, tanti…
Abbiamo sempre avuto un rapporto ottimo: fra noi e con la squadra in generale. Ci ha chiesto appunto l’opportunità di tornare con noi ed è stato più che ben accetto, ovviamente con un ruolo diverso da quello che aveva qualche anno fa. Con noi ha vinto delle belle corse, mentre ora insieme a Dario sarà uno degli uomini di esperienza, quelli che ormai vengono definiti “road captain”. Poi abbiamo Jacopo Mosca, che ormai è diventato uno dei pilastri del team. Dal punto di vista sportivo, nel senso che è il classico corridore che si fa trovare sempre pronto, che ha grinta, che lavora. Un gregario che sa fare bene il suo lavoro ed è ancora in crescita. E poi ha qualità, è una persona che riesce a fare veramente gruppo.
Finora sono stati due degli uomini di fiducia di Giulio Ciccone.
Giulio è uno dei nostri leader, con l’obiettivo chiaro di continuare a crescere. Credo che ormai si sia consolidato per le gare di una settimana. Sicuramente per i grandi Giri resta l’obiettivo delle tappe, insieme alla possibilità di fare classifica qualora ci fosse una componente maggiore di salita. Ovviamente Giulio si sta confermando come riferimento e deve continuare in questa direzione. Per noi è un grosso investimento per cui dobbiamo cercare di portare bene a casa i frutti.
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Fra gli investimenti importanti, a quanto si dice, c’è Jonathan Milan.
Lo apprezzavo da tempo, fortunatamente non ho aspettato il Giro d’Italia. Jonathan ha fatto vedere a tutti un grandissimo potenziale, che chiaramente adesso va incanalato all’interno del gruppo. Ma soprattutto lui deve lavorare per sfruttare tutte le sue qualità, andando a vincere le corse importanti e non solo in volata. Credo infatti che un ragazzo come lui debba avere l’ambizione di essere forte in volata, ma anche nelle classiche. Con i dovuti paragoni, per l’amor di Dio, visto che è tutto da scoprire…
A chi ti fa pensare?
Lo vedo vicino a un Tom Boonen, con cui potevi fare determinati sprint di gruppo, determinati sprint ristretti, però poi la differenza vera andavi a giocarla alle classiche. Io credo che Milan possa avere certe qualità, anche se quest’anno al Nord ha avuto parecchie cadute, per cui è da scoprire. Oltre al fatto che ovviamente fino a Parigi la pista per lui sarà una cosa importante.
Felline torna alla corte di Guercilena, dove ha già corso per sei stagioniFelline torna alla corte di Guercilena, dove ha già corso per sei stagioni
Simone Consonni, altro arrivo importante.
Con lui abbiamo fatto un’analisi e Simone chiaramente, da persona matura, ha capito che le sue chance di vittoria all’interno di un gruppo WorldTour possono esserci, ma chiaramente ridotte. Il suo desiderio in questo progetto era quello di affiancare Jonathan per fare il suo ultimo uomo, che è un ruolo che a noi effettivamente mancava. Di conseguenza, benvenga. Perché quando un ragazzo ha le idee chiare, abbiamo già fatto il 50 per cento del lavoro.
E poi c’è Bagioli, uno che da junior era fortissimo, poi è finito a fare spesso l’uomo di rincalzo…
Penso che Andrea abbia ancora grandissimi margini. Se si analizza la sua carriera da professionista, da under 23, ma anche delle categorie giovanili, è sempre stato vincente con regolarità. Secondo me, con più libertà in determinate corse, ad esempio Ardenne o altre corse miste, credo che lui possa fare un grande passo, per collocarsi su un livello nettamente superiore. Tutto lo fa presagire.
Bagioli è vincente e alla Lidl-Trek, su rassicurazione di Guercilena, avrà spazio per emergere nelle classicheBagioli è vincente: Guercilena gli darà spazio spazio per emergere nelle classiche
Su cosa ti basi?
Sul fatto che anche quest’anno, quando ha avuto le sue opportunità, ha vinto. E’ chiaro che vincere le corse più piccole è meno complicato e quando vai sui livelli superiori è più complesso. Però se il trend è quello e quando gli si dà spazio vince, allora io sono convinto che possa continuare a farlo. Negli ultimi anni abbiamo dimostrato che la nostra politica è quella di dare spazio, a volte forse esageriamo nel dare possibilità agli atleti, anche quando poi non ti mostrano niente. Io credo che con noi Bagioli avrà grandissime possibilità e un calendario ad hoc. Penso che possa realmente dimostrare tutto il suo valore. Sono sincero, secondo me lui è un ragazzo che può veramente fare tantissimo.
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Il Giro d’Italia prosegue il suo cammino che porterà tappa dopo tappa, salita dopo salita, a decretare il vincitore della maglia rosa. Contemporaneamente cresce negli appassionati il desiderio essere in qualche modo parte di questa affascinante avventura a due ruote che ogni anno, a maggio, unisce l’Italia. Perché allora non acquistare un prodotto griffato Giro? Per farlo basta visitare la pagina dedicata ai prodotti ufficiale del Giro d’Italia presente sul sito All4cycling.com. Stiamo parlando del “corner online” che All4cycling ha dedicato all’edizione 2023 della Corsa Rosa.
Nello store di All4cycling saranno disponibile le maglie ufficiali del Giro, a partire da quella rosaNello store di All4cycling saranno disponibile le maglie ufficiali del Giro, a partire da quella rosa
Ancora Giro Store
Anche per il 2023 è stata rinnovata la collaborazione fra il Giro d’Italia e All4cyclig, e-commerce di riferimento per tutti gli appassionati di ciclismo. All4cycling è stato infatti confermato nel ruolo rivenditore autorizzato dei prodotti ufficiali originali della Corsa Rosa.
Quest’anno sarà possibile trovare All4cycling non solo online, ma anche nei villaggi di partenza e arrivo del Giro per tutta la durata della corsa. Si tratta di un ulteriore riconoscimento della posizione rilevante oggi occupata da All4cycling nel mercato degli articoli per ciclisti.
Su Giro Store non mancano le maglie dedicate alle tappe o alle salite più significative dell’edizione numero 106 della corsa rosaSu Giro Store non mancano le maglie dedicate alle tappe o alle salite più significative dell’edizione numero 106 della corsa rosa
Non solo la maglia rosa
Essendo lo store ufficiale del Giro d’Italia, All4cycling offre la possibilità di acquistare una vasta gamma di prodotti legati alla corsa rosa: abbigliamento tecnico, casual e accessori, gadget e merchandising di marchi noti come Castelli, Kappa, Elite, Svitol, Trudi e molti altri.
Ampio spazio è naturalmente dedicato alle maglie ufficiali del Giro. Dalla maglia rosa, passando per l’azzurra, la ciclamino, la bianca. Tutte le maglie sono disponibili in versione maschile e femminile.
Non mancano le maglie dedicate alle tappe o alle salite più significative dell’edizione numero 106 del Giro. Ecco allora la maglia dedicata al Passo Giau, quella alle Tre Cime di Lavaredo e la maglia dedicata alla tappa finale di Roma. Tutte le maglie sono state realizzate da Castelli che ha disegnato una maglia speciale per commemorare l’edizione 2023 della Corsa Rosa, chiamata “Giro 106”.
All4cycling sarà presente anche ai villaggi di partenza ed arrivo di tutte le tappeAll4cycling sarà presente anche ai villaggi di partenza ed arrivo di tutte le tappe
Anche per il tempo libero
L’offerta di prodotti dedicati al Giro d’Italia è davvero ricca e interessa anche il tempo libero. E’ stata infatti disegnata una linea casual composta felpe, polo e t-shirt dedicate al Giro 2023.
Immancabili poi i gadget per un ricordo simpatico da conservare nel tempo. Fra questi spicca Trudi, la mascotte del Giro.
Chiudiamo con il pensiero di Luca Nardello, CEO di All4cycling: «All4cycling è orgogliosa di confermare il suo ruolo come Giro Store anche per l’edizione del 2023 del Giro d’Italia. Siamo impegnati a fornire ai nostri clienti i prodotti più esclusivi e di alta qualità del Giro d’Italia e siamo pronti a celebrare insieme a loro l’evento ciclistico più importante in Italia».
La trasferta europea di Grenchen ha avuto molti momenti centrali, anche nella sua conclusione. La madison maschile era la prova conclusiva della rassegna e la meccanica della corsa, soprattutto la splendida conduzione tattica da parte della coppia italiana ha stupito tutti. Di fianco allo straripante Consonni, alla quarta medaglia della settimana, è stato posto Michele Scartezzini, in sostituzione del malato Elia Viviani ricostituendo la coppia argento iridata nel 2021. E i due hanno risposto presente, con un argento brillantissimo.
Sui social i commenti sono stati entusiastici anche, forse soprattutto nei confronti di quest’ultimo: “Ha portato tutti a scuola di madison” è stato uno dei giudizi più lusinghieri ed è un fatto che l’azzurro sia uno degli interpreti più esperti della specialità. In questi giorni già a Jakarta, impegnato per la prima di Nations Cup valida per le qualificazioni olimpiche, Scartezzini rivive non senza emozione quella cavalcata.
«E’ stata una delle madison più dure – ricorda – uno sforzo molto intenso. Mi fa piacere che il mio impegno sia stato notato sui social, a me questa specialità è sempre piaciuta perché si basa molto sull’esperienza che si acquisisce col tempo e la pratica. Ricordo la prima volta che mi hanno chiamato a farla, nella nazionale juniores, finii secondo e capii subito che quella prova così tecnicamente particolare poteva “prendermi”. Poi andai ai mondiali, Collinelli era il cittì e Villa suo collaboratore: di quella gara ricordo che gli australiani volavano, sembravano fare un altro sport…».
Scartezzini, qui con Consonni nella madison europea, è fra i più esperti in questa provaScartezzini, qui con Consonni nella madison europea, è fra i più esperti in questa prova
Come sei riuscito a impratichirti così tanto?
Gareggiando. E’ l’unico modo. I tecnici azzurri mi dissero che, viste le mie capacità dovevo investire sulla prova partecipando alle Sei Giorni, così iniziai il mio girovagare invernale. In quelle gare le madison sono fondamentali, si viaggia a ritmi folli. Inizialmente affrontavo le gare per espoirs, quelle che si disputano prima delle serate per professionisti. Sono state una scuola fondamentale.
Oltretutto si gareggia in velodromi sempre diversi…
Vero, prendiamo quella di Gand, la più dura. Pista piccola, cambiano tutti i parametri. E’ lì però che capisci come infilarti nel gruppo, come cambiare in ogni situazione, come tagliare le curve. Quando mi sono trovato a gareggiare su pista grande mi veniva tutto più facile.
C’è un segreto nell’affrontare le madison?
E’ la gara dove testa e gambe hanno un rapporto più equilibrato. Io dico sempre che dove le gambe non arrivano, puoi compensare con la concentrazione, la tecnica, la strategia. Si fa sempre tanta fatica, bisogna sapersi gestire nell’arco dell’intera gara, pensando anche che non ci sei solo tu, ma l’equilibrio deve esserci anche con il compagno.
Per lui come per gli altri del gruppo pista la trasferta in Argentina è stata decisiva per affinare la gambaPer lui come per gli altri del gruppo pista la trasferta in Argentina è stata decisiva per affinare la gamba
Con Consonni l’affiatamento è ormai collaudato…
La prima gara in coppia che abbiamo fatto è stata ai mondiali 2021 e abbiamo conquistato l’argento. In 5 gare la peggiore è stata ai mondiali dello scorso anno, quando siamo finiti ai piedi del podio, quindi si può dire che siamo una coppia affidabile. Ci compensiamo bene.
Avete un ruolo definito?
Molti pensano che le volate debba farle tutte lui, ma in una madison non funziona così. Bisogna come detto equilibrarsi: io sono abbastanza veloce e posso alternarmi con lui. E’ il paradosso di questa specialità: su strada fra lui e me non c’è partita, vincerebbe 10 volate su 10, su pista invece sono in grado di alternarmi, soprattutto in certe situazioni, per questo bisogna sempre saper leggere la corsa.
Con Consonni, Michele ha corso 5 madison. Qui, ai mondiali 2022, il piazzamento peggiore: 4°…Con Consonni, Michele ha corso 5 madison. Qui, ai mondiali 2022, il piazzamento peggiore: 4°…
Come vi siete gestiti a Grenchen?
Prima della partenza avevamo pensato di cambiare un po’ tattica rispetto alle altre volte, sfruttando anche la sua eccezionale condizione di forma. Di solito partiamo gestendo la gara, invece a Grenchen abbiamo subito cercato di fare molti punti nelle prime volate per poi gestire la situazione e attaccare nel finale, quando gli avversari sarebbero andati in crisi per la fatica. Simone infatti ha attaccato da lontano, prendendo gli avversari di sorpresa.
Il modo tattico di interpretare le madison è cambiato con il nuovo regolamento, che attribuisce punti al posto dei giri conquistati?
Moltissimo, sono gare completamente diverse. Ci sono ad esempio coppie che puntano tutto sulle volate, le fanno praticamente tutte, ma è molto dispendioso. Di regola bisogna comunque provare a farne un buon numero guardando però anche quel che succede, perché conquistare un giro può mandarti in fuga in classifica o rilanciarti. Bisogna sempre avere mille occhi.
Guazzini e Balsamo, bronzo europeo a dispetto di alcuni errori ancora da correggereGuazzini e Balsamo, bronzo europeo a dispetto di alcuni errori ancora da correggere
Grenchen ha dimostrato anche che fra la prova maschile e femminile c’è ancora un gap tecnico, al di là del bellissimo bronzo conquistato dalle azzurre.
La madison femminile è una specialità ancora recente, deve entrare nel sangue delle ragazze e ci vuole tempo. La scelta di Villa di farci alternare in allenamento è la più sensata per farle crescere. In una madison femminile l’occhio attento si accorge che le ragazze sono meno spericolate in certe occasioni, ma ci sono anche ragazze che non valutano i rischi e si buttano rischiando tantissimo. Oltretutto c’è anche un fattore fisico diverso, legato alla spinta che ci si dà, quella delle ragazze è giocoforza meno vigorosa. Ma se guardiamo alle prime madison femminili, la differenza con il passato è enorme.
La formula olimpica non vi premia: c’è il rischio che coppie acclamate debbano restare a casa…
E’ un sistema che non mi piace. Portare a Parigi solo 5 componenti costringe il cittì a fare scelte dolorose. Dipende dagli obiettivi. La Francia ad esempio sembra orientata a spingere molto su omnium e madison, noi chiaramente siamo vincolati al quartetto detentore del titolo. Ha però ragione Villa nel dire che vuole la medaglia in tutte le prove: bisogna provarci, questi mesi saranno fondamentali per capire qual è la strada giusta per riuscirci.
Peter Sagan è fra i più attesi sul traguardo di Canale. La pioggia scombussola i piani dei velocisti. Ma con la dirigenza della Bora i rapporti restano tesi
Come in un déjà vu, gli azzurri di Villa si ritrovano a festeggiare al centro del Velodromo di Grenchen. L’ultima volta accadde sulla strada dei mondiali di Saint Quentin en Yvelines, quando la nazionale si fermò nel velodromo svizzero per applaudire Ganna e il suo record dei record.
Nella seconda serata dei campionati europei, la scena è pressoché simile, solo che questa volta hanno vinto in tanti. E se per le ragazze del quartetto, che ai mondiali conquistarono l’iride, l’argento è forse un boccone amaro, i quattro inseguitori uomini si prendono l’oro continentale davanti alla Gran Bretagna: non un risultato da poco, specie guardando il crono di 3’47″667.
«Contavano i punti ai fini del ranking – spiega Elisa Balsamo – e quindi prendiamo quello che di buono è giunto da questi europei. Eravamo convinte di riuscire a superare la Gran Bretagna, ma non siamo state brave a sfruttare l’occasione. Bisogna accettare anche le sconfitte e guardiamo avanti».
La condizione mostrata al Saudi Tour permette a Consonni di centrare l’europeo della corsa a puntiLe donne iridate dell’inseguimento a squadre devono arrendersi alla Gran BretagnaRachele Barbieri parte male nell’eliminazione e finisce subito fuori. Vince Lotte KopeckyLa condizione mostrata al Saudi Tour permette a Consonni di centrare l’europeo della corsa a puntiLe donne iridate dell’inseguimento a squadre devono arrendersi alla Gran BretagnaRachele Barbieri parte male nell’eliminazione e finisce fuori. Vince Kopecky
Consonni ai punti
In precedenza, nel pomeriggio, Simone Consonni si è portato a casa la prima maglia europea. C’è riuscito nella corsa a punti, confermando che la vittoria al Saudi Tour è venuta grazie a una condizione eccellente.
«Sembra strano dire di aver vinto il primo titolo europeo – dice proprio Consonni – perché ho fatto il cammino inverso. Ho cominciato dall’Olimpiade per poi passare al mondiale e adesso ecco gli europei. Ci tenevo veramente a fare questa corsa a punti, era da tanto che chiedevo a Marco (Villa, ndr) di farla. Al Saudi Tour ho fatto vedere che la gamba c’era, anche se dopo l’ultima tappa ho avuto un po’ male di schiena, che non si capisce sia stato dovuto allo sforzo di quella volata. Comunque sono arrivato qua un po’ demotivato, però questo fantastico gruppo mi ha restituito il 100 per cento della mia integrità fisica e mentale. Per questo, vorrei ringraziare tutto lo staff del della nazionale, dal primo all’ultimo.
«Mi viene in mente Ciro – prosegue – il magazziniere. Tornato dal Saudi Tour, sono passato il giorno dopo a fare la borsa nuova con il nuovo vestiario e lui era lì per me. Poi ci sono i massaggiatori che lavorano fino a tardi e tutto lo staff. Era tanto tempo che non facevo una corsa a punti, ero sempre fuori tempo, però ho capito subito di avere la gamba. E quindi mi son detto che non potevo farmela sfuggire. E alla fine è arrivata la maglia».
Ganna è andato agli europei solo per il quartetto: ora tornerà a casa, pensando alla stradaPippo è tornato a Grenchen e, dopo avervi stabilito il record dell’Ora, trascina il quartetto all’oro europeoGanna è andato agli europei solo per il quartetto: ora tornerà a casa, pensando alla stradaPippo è tornato a Grenchen e, dopo avervi stabilito il record dell’Ora, trascina il quartetto all’oro europeo
Il ritorno di Ganna
Ganna è venuto a Grenchen per portare i compagni a Parigi e ha svolto egregiamente il proprio compito. Dopo la conclusione del quartetto, il piemontese girava a bocca chiusa, mentre Manlio Moro appariva stravolto.
«L’ho detto anche ieri – commenta Ganna – che i ragazzi volevano dimostrare che comunque siamo competitivi. Siamo usciti bene dal periodo invernale, sapevamo che qua avremmo trovato l’Inghilterra che era una delle squadre da battere e che è campione del mondo. Abbiamo fatto tutti una corsa a tappe, quindi siamo tornati. Abbiamo avuto giusto il tempo di recuperare e prepararci per l’obiettivo.
«Mi sembra che abbiamo reagito bene – prosegue – abbiamo fatto vedere che siamo sul pezzo. Dobbiamo rifinire magari due o tre cosette, perché forse oggi un po’ di fortuna l’abbiamo avuta con quel cambio un po’ sbagliato. Però ci voleva. Abbiamo concluso bene, portiamo a casa questo bell’oro e questa maglia che mi ripaga comunque degli sforzi e del tanto tempo chiusi in un tondino a far fatica».
Bianchi approda alla finale dei primi 8 nel chilometro e alla fine chiude in 5ª posizione. In testa, il casco di GannaDopo le prove veloci, Quaranta ha più di un motivo per sorridere. La strada è lunga, ma noi ci siamoBianchi chiude in 5ª posizione nel chilometro. In testa, il casco di GannaDopo le prove veloci, Quaranta ha più di un motivo per sorridere. La strada è lunga, ma noi ci siamo
Benvenuto Moro
Prima l’innesto di Jonathan Milan che ci ha fatto vincere le Olimpiadi. Adesso quello di Manlio Moro, che forse è ancora un passo indietro rispetto ai compagni di quartetto, ma sta crescendo alla velocità della luce.
«Volevo ringraziare tutta la squadra – ha detto dopo la vittoria – perché veramente sono stati dei compagni fantastici. Vanno veramente forte e mi hanno aiutato. Hanno cercato di tenermi tranquillo e prima della partenza ci eravamo prefissati una tabella. Siamo riusciti a tenerla, anzi siamo andati più forte e c’è stato un piccolo inconveniente con un cambio. Però siamo riusciti a risolverlo al meglio e ho fatto veramente tanta fatica negli ultimi giri per rimanere incollato.
«Sono contento, qui a Grenchen ero al mio primo europeo tra i grandi e per questo voglio solo dire grazie a tutti i compagni e tutto lo staff per il lavoro che hanno fatto e dai. Speriamo sia il primo di tanti».
Incontro a Calpe con Manlio Moro, appena passato al Movistar Team. Fra gli obiettivi 2024, la strada e le Olimpiadi su pista. Come si fa per conciliarli?
Una foto su Facebook e una storia da raccontare. Quella di Flavio Anastasia, altro azzurro della Cento. Fa il pasticciere e si sveglia ogni mattina alle due
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«Sto facendo i bagagli e sto lavando le scarpe. Con il tratto di sterrato erano diventate marroni», succede anche questo ad un corridore, campione olimpico, che ha vinto da poco una corsa. Da Simone a Simone. Dopo il racconto della bella vittoria di Velasco di ieri, qualche ora prima, aveva alzato le braccia al cielo anche Simone Consonni.
Al Saudi Tour il corridore della Cofidis ha raccolto una vittoria pesante. Erano le dieci di sera in Arabia Saudita quando Simone ci ha raccontato tutto. Stava riordinando le sue cose appunto. Il volo del rientro in Italia sarebbe avvenuto di buon mattino. E probabilmente mentre esce questo articolo Consonni è in viaggio.
Simone Consonni (classe 1994) ha vinto ieri a Maraya. Questo successo gli ha permesso di chiudere 7° nella generaleSimone Consonni (classe 1994) ha vinto ieri a Maraya. Questo successo gli ha permesso di chiudere 7° nella generale
Come un quartetto
A Maraya battuti nomi di peso, nel vero senso della parola, a partire da quel mostro di watt che è Dylan Groenewegen, quarto all’arrivo. Nella foto di apertura si nota, col casco azzurro, come l’olandese chini la testa, tanto che poi è stato saltato anche da Malucelli e Ackermann. Simone li ha battuti su un arrivo particolare: 500 metri al 6%-7%. Strada larga. Per certi traguardi serve una centrale nucleare di watt.
«E’ stata una volata tiratissima e lunghissima – racconta Consonni con tono squillante – ma quando ai 150 metri ho saltato Groenewegen mi sono detto: “Oggi non può saltarmi più nessuno”. E ho tirato dritto. Ho spinto come se non ci fosse un domani, come se fossi stato nei giri finali di un quartetto alle Olimpiadi. E’ stato davvero un arrivo duro. Tirava tanto».
Tra sterrati e deserto quanta polvere, ma che scenari in Arabia Saudita…Tra sterrati e deserto quanta polvere, ma che scenari…
Watt e peso
Dicevamo di un arrivo duro. In questi casi azzeccare il rapporto è importantissimo ed è vero che servono tanti watt, ma con 500 e passa metri di salita inizia a contare anche il peso dell’atleta. E così dai watt puri si può accennare anche al rapporto potenza/peso. Ed è quello che forse ha agevolato Consonni.
Il lombardo è stato potentissimo, come Groenewegen, ma negli 50-70 metri gli 80 e passa chili del “bestione” della Jayco-AlUla si sono fatti sentire.
«Con che rapporto ho fatto lo sprint? Dietro non lo so, immagino non con l’11, anche perché da quest’anno uso il 56. E poi questi arrivi mi piacciono, sono ideali per me. Posto che lo scorso anno ho vinto una volata super piatta». Vista la velocità con cui è uscito dalla testa del gruppo siamo certi che non avesse il 56×11: la sua cadenza era nettamente superiore a quella di tutti gli altri.
«Finalmente – prosegue Simone – ho passato un buon inverno. Uno dei pochi in cui ho potuto fare una preparazione senza grossi intoppi o problemi fisici. Già in ritiro mi sentivo bene, avevo buone sensazioni. Computerini, test, potenziometri e strumenti vari me lo dicevano. E questa settimana al Saudi ha confermato queste buone sensazioni (è andato bene anche nella frazione più dura, ndr)».
Il fatto che Consonni abbia vinto ci fa un po’ sorridere. Poche ore prima usciva l’articolo in cui Endrio Leoni lo metteva tra i migliori sprinter italiani, ma anche tra coloro che vincono poco. E forse avrebbe fatto meglio a fare l’apripista, visto che è anche bravo a muoversi in gruppo.
«Eh – sorride Consonni – che dire… alla fine ho fatto un po’ tutta la mia carriera nel mezzo, tra fare le volate e tirarle. Ho provato a fare l’apripista con Kristoff, Gaviria, Viviani… ma a 28 anni voglio provare a vedere fin dove posso arrivare».
Dalla terza frazione in poi la Cofidis ha lavorato per ConsonniDalla terza frazione in poi la Cofidis ha lavorato per Consonni
Più spazio…
Lo scorso anno Simone aveva concluso la stagione con dei buoni piazzamenti e una vittoria. Man mano stava acquisendo più spazio e più fiducia in squadra. Sarà sempre più così?
«Lo scorso anno – dice il lombardo – avevo già avuto un bel po’ di spazio e lo stesso sarà quest’anno. Avrò un determinato ruolo in base alla giornata: come sto, come è l’arrivo, a chi è più adatto in squadra… Per esempio qui al Saudi nelle prime due tappe ero in appoggio a Max Walscheid, in queste ultime frazioni è stato il contrario. Anche perché io stavo bene, c’era questo arrivo adatto a me, in più ero anche messo bene nella generale: squadra e compagni mi hanno dato fiducia.
«Mi piace questo ruolo di fiducia. Mi ricorda i tempi della Colpack! Quando le volate erano piatte piatte mi buttavo nella mischia magari per chi era super veloce, penso a Lamon… Ma quando la corsa era un po’ mossa loro ricambiavano».
Da Monaco 2022 (in foto) a Grenchen: i Campionati europei sono importantissimi in chiave olimpica per Simone e gli azzurriDa Monaco 2022 (in foto) a Grenchen: i Campionati europei sono importantissimi in chiave olimpica per Simone e gli azzurri
Subito pistard
Ma il tempo di festeggiare è poco… per non dire che è già finito. La giostra del ciclismo gira veloce ed è già tempo di Campionati europei. Dalla prossima settimana Consonni sarà impegnato a Grenchen in pista.
«Eh già, da 4-5 ore (ieri, ndr) sono tornato pistard! La testa è già lì – conclude Consonni – ci tengo molto a questi europei. Ci mancheranno un po’ di tattica e di tecnica, visto che abbiamo tutti corso parecchio su strada e girato poco in pista, ma ci arriviamo bene fisicamente.
«Ganna a San Juan è stato spettacolare anche in salita. L’altro giorno Milan ha vinto qui in Arabia… Anche io potrò dare il mio contributo. E non sarà solo il quartetto di Ganna e Milan. Ho alzato la mano anche io!».