Romele al Liberazione: capolavoro di gambe e cervello

25.04.2023
8 min
Salva

ROMA – Ultimo giro, la campana accompagna i primi due che si allontanano dall’arrivo del Liberazione, mentre dietro del gruppo non si vede neanche l’ombra. I primi inseguitori passano dopo 52 secondi, ma a quel punto Romele e Wang sono già nel tratto che conduce verso Porta Ardeatina. Sono fuori da più di 100 chilometri, saranno 120 alla fine. Dietro tirano un po’ a strappi. Prima la Svizzera. Poi la Green Project-Bardiani. Prima una e poi l’altra: insieme mai. E così i primi due ringraziano e tirano dritto, respirando l’aria del traguardo.

«Non ho mai visto un Liberazione come questo – commenta a bordo strada Giuseppe Di Leo accanto a Daniele Calosso – nei primi giri continuavano a staccarsi uno dopo l’altro. Tutti i migliori, chi più e chi meno. E adesso sono in due là davanti e devo sperare che non li prendano, perché Persico è rimasto nel terzo gruppo e se il gruppo rientra, la volata non possiamo farla…».

Il vantaggio dei primi ha iniziato a scendere a 5 giri dalla fine, quando la Svizzera di Albasini e poi la Green Project hanno iniziato a tirare
Il vantaggio dei primi ha iniziato a scendere a 5 giri dalla fine, quando la Svizzera e la Green Project hanno iniziato a tirare

Come a Darfo Boario

Per sua fortuna, Alessandro Romele respira l’aria dei giorni buoni. Già vedendolo passare nella parte alta del circuito, quella in cui la pur blanda salita ha morso per tutto il giorno i polpacci dei corridori, si notava che fosse il più brillante nei rilanci all’uscita del tornante. Al bresc piacciono le vittorie da lontano, le fughe alla Van der Poel che a volte gli riescono bene. Come al campionato italiano juniores di Darfo Boario Terme nel 2021, quando se ne andò nei primi chilometri e lo rividero nella foto del podio, primo e tricolore davanti a Zamperini e Biagini. Come sabato scorso a Riolo Terme.

Questa volta c’è da fare la volata contro Gustav Wang, alto e generoso come lui, che per parecchi chilometri ha avuto il supporto del compagno Hansen. I due corrono con la Restaurant Suri-Carl Ras, una continental danese di poche vittorie e bici Trek.

Nella fuga con Romele e Wang è restato a lungo anche l’altro danese Hansen
Nella fuga con Romele e Wang è restato a lungo anche l’altro danese Hansen

Il numero 50

Il danese non salta un cambio. E’ forte, i corridori della Colpack lo sanno bene. Ieri sera a cena hanno annotato il suo numero 50, ricordando di quando nel 2021 vinse il mondiale juniores della crono a Bruges. Wang collabora e accetta la sfida dello sprint, forse conoscendo lo spunto di Romele o forse no. Alessandro ha vinto la Coppa Zappi a Riolo Terme appena tre giorni fa, battendo in una lunga volata a due il romagnolo Ansaloni. Sa come si gestiscono queste situazioni. Perciò quando passa sul traguardo piegando Wang, il suo urlo nasce dalle viscere e lo scuote fino alle lacrime.

«Nell’ultimo periodo – racconta il vincitore – ho iniziato a credere che le cose migliori accadano all’improvviso. Quindi ho ricordato le imprese che avevo fatto da junior, come quella a Darfo Boario Terme. Anche lì inizialmente nessuno ci aveva creduto, io invece ero consapevole delle mie potenzialità. Sapevo della mia condizione, allora come oggi. E non posso che ringraziare enormemente la squadra, perché veramente è una famiglia, fa un casino di sacrifici per farci correre anche nei momenti difficili, come quelli che stiamo vivendo ora. Sono onorato di vestire questa maglia e orgoglioso di quello che ho fatto. In un contesto comunque di livello internazionale come quello che c’era oggi qui a Roma».

Ultimo giro del Liberazione, i primi sono passati da 52 secondi: il gruppo è spacciato
Ultimo giro del Liberazione, i primi sono passati da 52 secondi: il gruppo è spacciato

Intelligenza sopraffina

La seconda cosa che fa dopo aver abbracciato i direttori sportivi Giuseppe Di Leo e Antonio Bevilacqua e aver ricevuto le pacche e le strette dei compagni, è andare a congratularsi con Wang, che è disteso per terra e un po’ respira e un po’ si gode le gambe distese, dopo una giornata trascorsa sempre in tiro.

«Avevo visto ieri il percorso – racconta ancora Romele – e fin dall’inizio avevo notato che avendo tutti questi dentro e fuori e tanti saliscendi molto nervosi, favoriva gli attaccanti, che comunque dovevano spendere molto. Per il gruppo non è stato un percorso semplice, perché comunque faticava a vedere gli attaccanti. Quindi avevo calcolato che serviva più o meno un minuto per non essere visti nelle due parti del circuito in cui ci si incrociava. E questa cosa ha aiutato moltissimo, perché dietro non avendo riferimenti, si son fermati più di una volta.

«Diciamo che ho giocato anche un po’ d’astuzia e poi ho trovato dei compagni di fuga molto molto onesti. Per questo dopo l’arrivo gli ho stretto la mano. Abbiamo fatto, penso, uno spettacolo che non si vedeva da un po’ di anni. E penso che il ciclismo sia anche questo».

In lacrime fra le braccia del diesse Di Leo, Romele festeggia il Liberazione come lo scorso anno fece Persico
In lacrime fra le braccia del diesse Di Leo, Romele festeggia il Liberazione come lo scorso anno fece Persico

Un’investitura importante

Parole benedette dal dio dei ciclisti che attaccano. Parole che per qualche minuto ci fanno sognare di aver trovato un interprete abbastanza coraggioso, forte e sfrontato da lanciare e accettare le sfide a viso aperto.

«Alessandro doveva andare in fuga – racconta ora Di Leo – era programmata, ma non così. Ha fatto davvero un’impresa, i corridori moderni sono questi. E’ andato forte, è andato anche oltre le nostre aspettative, anche se non lo scopriamo adesso. Ha vinto sabato, ha una condizione eccellente e siamo davvero contenti per lui perché lo merita. Credevamo in questo salto di qualità e sta crescendo con calma. E’ del 2003, secondo anno da U23 e ha sicuramente delle potenzialità. Ce lo ritroveremo sicuramente nel professionismo e sarà un nome da tenere in considerazione.

«Se saremo invitati, lo vedremo al Giro d’Italia – prosegue – ma prima abbiamo in programma gare importanti. La Vicenza-Bionde e il Circuito del Porto e poi la Parigi-Roubaix Espoirs. La facciamo come esperienza. Naturalmente non ci tiriamo indietro dalle nostre responsabilità, ma andiamo su tranquilli per divertirci e chissà magari tentare il colpaccio (il Team Colpack vinse la Roubaix Espoirs già nel 2016 con Ganna, ndr)».

Una volata fra morti

Cosa si pensa quando si resta in fuga da soli per così tanto tempo? Come si organizza il tempo? Quali riferimenti si hanno, senza la radio nelle orecchie, dato che l’ammiraglia non segue?

«Avevo la fortuna di avere sparsi sul circuito svariati collaboratori della squadra – sorride Romele – che mi aggiornavano sul tempo. Quindi ho sfruttato i momenti morti del gruppo, sapendo a tratti di poter recuperare e capendo quando invece c’era da accelerare se anche il gruppo aumentava. Cercavo di incitare anche i ragazzi della fuga perché dessimo il tutto per tutto, perché man mano che andavamo avanti iniziavamo a crederci. Quel poco che ci siamo detti, ce lo siamo detti in inglese. Ormai non se ne può fare a meno, è un obbligo che mi sono dato e un invito che faccio anche ai ragazzi di impararlo, perché è veramente utile in qualsiasi circostanza.

«Poi però in volata – sorride – non c’è stato da dirsi niente. Che poi, volata… E’ stato uno sprint strano perché in una condizione del genere non vince il più veloce, ma quello che arriva con la gamba migliore. Se comunque di gamba si può parlare, perché eravamo tutti e due belli cotti…».

Buona Liberazione a tutti

Poi si incammina verso il podio per la premiazione. Va scalzo, con gli scarpini in mano. Accanto gli cammina Di Leo con la sua Cinelli Pressure in mano. L’obiettivo sarebbe stato quello di ripartire alla svelta. Ma dopo una vittoria come questa, la proposta del tecnico bergamasco è di fermarsi a cena da qualche parte. Bevilacqua annuisce. Si è offerto di pagare Di Leo, invito accettato all’istante. Se ne vanno in una salva di risate, col senso di aver portato a casa una vittoria di cui si parlerà ancora a lungo.

Roma saluta la Festa della Liberazione, il Team Bike Terenzi ha fatto per il terzo anno uno splendido lavoro. La Capitale è piena di turisti e italiani e in una splendida giornata di sole ha celebrato la Costituzione della Repubblica e i valori su cui essa si fonda. E nel momento in cui i nostri politici si azzuffano e in apparenza alcuni rinnegano la Carta su cui hanno giurato, il ciclismo resta fedele alle sue regole più antiche, che premiano il coraggio e la capacità di sognare e progettare grandi imprese. Oggi alle Terme di Caracalla, qualcuno potrebbe giurare di aver visto nascere un campione.

Zanardi conquista Caracalla, ma Tonetti cresce forte

25.04.2023
6 min
Salva

«Vince Zanardi». Le parole di Paolo Sangalli a due giri dalla fine del Gran Premio Liberazione non lasciavano spazio a dubbi e si sposavano con quelle di Walter Zini, ben prima di metà corsa. Il tecnico della BePink, seduto nel classico punto sopra alle Terme di Caracalla, spiegava prima di avere le ragazze contate per vari infortuni e poi raccontava che finalmente la sua atleta di punta fosse prossima alla condizione, quindi si potesse sperare in un buon risultato.

«Silvia va in forma correndo – spiegava – come i corridori di una volta. In allenamento non riesce a salire quel gradino in più che invece la corsa ti impone. Per questo credo che dalla prossima trasferta spagnola, in cui saremo fuori per due settimane, tornerà pronta per centrare dei buoni risultati».

Buona la prima

Intanto il primo bel risultato arriva da Roma, a capo di una corsa sempre tirata (in apertura, foto Spalletta). Nonostante le poche atlete al via (probabilmente le imminenti partenze del Lussemburgo e della Vuelta España hanno fatto la loro parte), la BePink ha preso in mano la corsa negli ultimi giri, quando serviva stare davanti, in una giornata che non ha proposto grandi attacchi su un percorso che a detta di Amadori e Sangalli – cittì degli U23 e delle donne – ricorda molto quello del prossimo mondiale di Glasgow.

«Ci voleva – dice Silvia, tornata indietro dalla volata lunghissima – ultimamente ci siamo andati vicino un po’ di volte e oggi il lavoro di squadra ha pagato. Siamo state al Giro di Campania cercando di tirare su il morale e trovare la condizione migliore e oggi è andata bene. La corsa magari non è stata battagliata fin da subito, però quando è arrivato il momento, eravamo un bel gruppo. Noi siamo riuscite sempre a essere in quasi tutti gli attacchi e poi me la sono giocata in volata».

Sono state 75 le ragazze al via del Liberazione di Roma, probabilmente per concomitanze internazionali (foto Spalletta)
Sono state 75 le ragazze al via del Liberazione di Roma, probabilmente per concomitanze internazionali (foto Spalletta)

Gruppo ridotto

Il Liberazione è una corsa difficile da interpretare. Sembra disegnato per un arrivo in volata, ma proprio per questo a volte l’attacco a sorpresa può scombinare i piani delle più veloci. Per questo la vittoria di Zanardi assume un bel valore. Innegabile che l’assenza dei team WorldTour abbia livellato i valori: i team italiani c’erano tutti, ma il fatto che, ad esempio, la Valcar sia diventata il Devo Team della UAE Adq ha privato il gruppo di quel team formidabile, che l’anno scorso si prese Roma con Silvia Persico. Forse se il Giro di Campania fosse stato a sua volta internazionale, qualche squadrone avrebbe valutato di fare il pacchetto completo.

«Il nostro direttore Walter Zini – sorride Zanardi – dice che la volata è sempre l’ultima soluzione. Può capitare di tutto, ad esempio può caderti la catena, come mi è successo domenica scorsa. Per questo un paio di volte ho provato a portare via un gruppetto, ma si è capito che non c’era altra soluzione. Non si poteva sottovalutare nessuno. La Uae aveva due atlete abbastanza veloci, anche la Top Girls e la Isolmant potevano giocarsela in volata, come poi è stato».

Tonetti felice a metà

Alle sue spalle infatti si è piazzata Cristina Tonetti, che abbracciando le compagne ha avuto un crollo emotivo. Lucio Rigato l’aveva studiata bene, convincendo le sue ragazze della Top Girls-Fassa Bortolo a rendere la corsa dura, ma alla fine è stato impossibile sfuggire alla logica dello sprint.

«E’ stata una volata davvero lunga – spiega Cristina – Zanardi è entrata praticamente in testa all’ultima curva e grazie al suo spunto veloce è riuscita ad arrivare alla fine. Forse come squadra non ci siamo giocati le nostre carte al 100 per cento, ma penso che lei allo sprint sarebbe stata comunque imbattibile. Negli ultimi cinque giri abbiamo cercato di fare la maggior selezione, sapendo di essere battute allo sprint, ma purtroppo non c’è stato verso di portare via la fuga. Quel crollo? Un calo di tensione. Sono molto emotiva, non lo nascondo, però credo sia il bello dell’umanità che c’è nel ciclismo. Insomma, essere se stessi è sempre positivo».

Cristina Tonetti è arrivata seconda, prima della compagna Bariani: per lei un ottimo punto di partenza
Cristina Tonetti è arrivata seconda, prima della compagna Bariani: per lei un ottimo punto di partenza

Obiettivi in arrivo

Il suo 2023 prosegue a partire da mercoledì con la trasferta in Lussemburgo, mentre suo padre Gianluca e la madre Gabriella hanno già ripreso la via di Como, temendo di incappare nel traffico di rientro.

«Quest’anno – prosegue Tonetti – abbiamo cominciato la preparazione con più calma in quanto gli appuntamenti più importanti li abbiamo fra maggio, giugno e il Giro d’Italia a luglio. Stiamo iniziando piano piano a carburare. Sarebbe bello raccogliere i frutti del lavoro che si è fatto e non nascondo che il mio obiettivo principale è provare a conquistare la maglia azzurra per gli europei. Non credo di essere ancora al livello per un mondiale».

Sul podio, Zanardi fra le due ragazze della Fassa Bortolo (Tonetti e Bariani)
Sul podio, Zanardi fra le due ragazze della Fassa Bortolo (Tonetti e Bariani)

Zanardi che riparte

Zanardi ha ritrovato il sorriso dopo un periodo un po’ complicato, consapevole che le buone sensazioni in bicicletta diventano anche la chiave per il benessere personale e la serenità che permette di arrivare ai risultati migliori.

«Ora andrò in Spagna con una parte della mia squadra – spiega – mentre l’altra metà andrà a fare il Lussemburgo. Sono abbastanza sicura che in Spagna troverò la condizione, alla Vuelta cercheremo di fare il massimo, anche perché siamo una delle poche squadre continental e cercheremo di metterci in luce. Poi l’obiettivo sarà far bene anche al Giro e nelle prossime gare.

«Diciamo che sono uscita da un periodo un po’ basso, però ci stiamo riprendendo. Questa vittoria ci voleva, tenevo tantissimo a far bene perché era uno dei miei obiettivi di stagione, quindi sono super contenta. Le mie compagne sono state bravissime anche durante la corsa. Dopo il terzo giro sono stata coinvolta in una caduta e per fortuna c’era Alessia Patuelli che mi ha tirato dentro. Quindi devo ringraziare un po’ tutte. Sì, finalmente sono contenta».

Prudhomme a Roma: il Tour e le strategie di ASO

08.02.2023
6 min
Salva

Christian Prudhomme a Roma. Il direttore del Tour de France ha firmato l’accordo per la partenza della Grande Boucle dall’Italia nel 2024. Da Firenze le ormai note tappe toccheranno anche Bologna e Torino, prima di rientrare in Patria.

La bellezza straripante di Palazzo Farnese, ambasciata di Francia, ha catturato il patron del Tour stesso. Anche lui non è rimasto insensibile di fronte a tutto ciò. In effetti gli ingredienti per questo momento storico c’erano tutti: una mano tesa fra Italia e Francia, Roma che col sole indossa la sua veste più bella, mura storiche e il grande tema del ciclismo a fare da filo delle perline.

Le grand depart 2024

«Sarebbe stata una grossa incongruenza – dice Prudhomme – se il Tour non fosse partito dall’Italia. Anzi, mi chiedo come mai non sia accaduto prima. Dieci anni fa c’era stata l’occasione di Firenze. Rifiutammo a malincuore quella candidatura, ma giusto l’anno prima un inglese, Bradley Wiggins, aveva vinto il Tour e così partimmo da Londra.

«L’Italia è bellezza. Il ciclismo, il Tour uniscono. Questa cosa doveva accadere e per me è un onore. E’ un onore passare nelle terre di Bartali, di Pantani, di Coppi».

Rispetto a tante occasioni simili, le parole durante l’incontro istituzionale non sono state solo di circostanza. Tuttavia con il direttore del Tour abbiamo parlato anche di altro. Prudhomme è anche il direttore del settore ciclismo di Aso, la società che organizza il Tour e molti, moltissimi altri eventi. E il peso di Aso anche nei confronti dell’UCI è enorme.

L’Arctic Race (in Norvegia) è una delle gare di Aso al di fuori dei confini francesi. Indirettamente “supervisionano” delle gare anche in Africa
L’Arctic Race (in Norvegia) è una delle gare di Aso al di fuori dei confini francesi. Indirettamente “supervisionano” delle gare anche in Africa
Signor Prudhomme, Aso organizza molti grandi eventi oltre i confini di Francia. Tra donne e uomini si contano 132 giorni di gare professionistiche. Avete in ballo altri progetti?

Abbiamo sempre dei progetti. Ovviamente tutto ruota intorno al Tour de France. Ho menzionato prima (nella presentazione, ndr) il legame tra il ciclismo di tutti i giorni e il ciclismo dei campioni, il ciclismo degli amatori… ogni aspetto è per noi un importante elemento di sviluppo. Parlavate di gare professionistiche, ma oggi abbiamo quasi 30 ciclosportive (eventi amatoriali, ndr) certificati. Abbiamo eventi in Australia, in Messico, in Canada, negli Stati Uniti, in tutto il mondo. Solo l’Etape du Tour vede al via 16.000 persone. Stiamo sviluppando questo modello accanto alle gare dei pro’ in altri 25 Paesi.

Perché?

Perché vogliamo incoraggiare le persone a praticare il ciclismo e vogliamo farlo sotto l’etichetta del Tour de France. Perché è da qui che la gente si avvicina al ciclismo e lo si promuove in tutto il mondo. Al di là della competizione, la bicicletta è qualcosa di molto, molto importante oggi nel nostro mondo. La bicicletta è l’anello di congiunzione tra la mobilità, la bici di tutti i giorni, e la bicicletta dei campioni. Vogliamo intensificare questo legame.

Tour de France Femmes 2022, un vero successo… Presentata già l’edizione 2023. Un progetto chiaro e definito
Tour de France Femmes 2022, un vero successo… Presentata già l’edizione 2023. Un progetto chiaro e definito
La vostra politica vede scorrere quasi parallelamente il ciclismo maschile e quello delle donne. Un paio di anni fa è stato rotto l’ultimo tabù: la Roubaix. Come mai ci avete creduto più degli altri?

Quando abbiamo rilanciato il Tour de France Femme avec Zwift, ci siamo detti che volevamo creare un evento di lunga durata, che sarebbe stato ancora vivo tra 50 anni, come il Giro, come il Tour… Ci sono stati molti duelli tra Jeannie Longo e Maria Canins negli anni ’80: esistevano, erano reali. Solo che purtroppo, per motivi economici, la manifestazione si è interrotta e tutti gli eventi successivi in Francia alla fine si sono tutti fermati per motivi economici. Così abbiamo voluto un evento equilibrato il primo anno. Un evento che fosse impattante per il futuro. Ma perché lo fosse, l’aspetto economico è fondamentale ovviamente.

E quanto è ancora grande la differenza d’impatto economico tra i due mondi?

La differenza è ancora notevole.

Siete partiti molto forte con le donne. Si è visto anche dallo sforzo mediatico (sociale e soprattutto tv), da come avete presentato l’evento: le schede delle tappe, le info sulle atlete, i vari approfondimenti di contorno, le dirette…

E’ stata incredibile la candidatura delle città. Lo abbiamo visto dopo la prima edizione: è stato un successo strepitoso. Non ci aspettavamo così tante persone a bordo strada. Non ci aspettavamo così tante persone davanti alla televisione. Ma dobbiamo continuare. Dobbiamo andare oltre. E questo significa anche affrontare le difficoltà. Per esempio nel 2024 ci saranno le Olimpiadi. I campioni vanno alle Olimpiadi sulla scia del Tour de France e così dobbiamo cambiare data. La scorsa volta uno dei successi è stato che i Giochi sono diventati una “quarta settimana”. Dopo la pandemia c’è stata la prima edizione femminile della Parigi-Roubaix ed anche quella è stata un successo oltre la difficoltà.

A La Toussuire, arrivo sia del Tour che del Delfinato, l’elenco dei vincitori. Una cultura sportiva d’insieme si costruisce anche così
A La Toussuire, arrivo sia del Tour che del Delfinato, l’elenco dei vincitori. Una cultura sportiva d’insieme si costruisce anche così
In Francia siete riusciti a “fare sistema” e in questo discorso rientra anche l’aiuto alle squadre francesi. Da sempre avete teso la mano ai vostri team professional. Quanto è grande il vostro aiuto per loro e quanto loro danno al Tour?

Le tre settimane del Tour de France incidono per circa il 57% delle ricadute economiche globali di un anno di ciclismo. Quindi è ovviamente un capitale per le squadre. Forte di questo impatto (e di circa 1,2 miliardi di spettatori al giorno, ndr) durante le tre settimane, i team possono fare parlare di sé, possono mettersi in mostra e così possono trovare sponsor per gli anni successivi, possono programmare. Va da sé che tutto ciò è importante per i team, ma è importante anche per noi.

Il Tour de France aiuta economicamente il Tour de l’Avenir?

Noi possediamo l’Avenir, abbiamo delegato ad altri la sua organizzazione, ma il gruppo Amaury (ASO, Amaury Sport Organization, ndr) possiede ancora questa corsa. Stanziamo 150.000 euro ogni anno, più auto e strutture varie per la sua organizzazione. Il delegato alla sua organizzazione è Philippe Folliot che è anche il responsabile del Tour de l’Ain. Lui è un ottimo organizzatore. In qualche modo appartiene al gruppo Amaury.

Una parte della carovana del Tour (e i suoi gadget) non mancano al Tour de l’Avenir (foto @anoukflesch)
Una parte della carovana del Tour (e i suoi gadget) non mancano al Tour de l’Avenir (foto @anoukflesch)
Quindi fate sistema! Cosa manca per lei al ciclismo italiano per fare sistema? Per farlo ad un livello così alto?

Io non lo so! L’Italia è un grande Paese del ciclismo e ha posti fantastici (mentre con le mani indica Palazzo Farnese, ndr). Poi va detto che forse più di altri voi seguite i campioni. Ne arriva uno e all’improvviso ha un grande seguito. La  forza del campione è avere un seguito… Quindi, sinceramente, non so cosa manchi in Italia. Se voi invece avete una ricetta per come far vincere il Tour de France a un francese, l’ascolto con interesse! Non abbiamo lezioni da dare all’Italia. 

Per esempio lei, signor Prudhomme, ha citato campioni e campionesse: non è così scontato per noi. E’ un bel cambio di mentalità…

Una delle più grandi atlete di Francia in assoluto è Jeannie Longo. Tutte le persone che hanno 40 anni e oltre sanno chi è la Longo, lei è andata oltre. Per dire l’importanza che hanno i campioni… e le campionesse.

Roma XXIVh: festa del ciclismo all’autodromo di Vallelunga

25.06.2022
4 min
Salva

Si avvicina a grandi passi la Roma XXIVh, grande evento ciclistico patrocinato da Roma Capitale. «Sarà una grande festa quella che andrà in scena all’autodromo di Vallelunga», dice subito il suo organizzatore, Emiliano Cantagallo.

Un evento così alle porte Roma non capita spesso e la curiosità di capire cosa avverrà tra il 16-17 luglio è tanta, così come è tanta la carne al fuoco.

Emiliano Cantagallo (a sinistra) con l’ex pilota, Giancarlo Fisichella anche lui organizzatore dell’evento
Emiliano Cantagallo (a sinistra) con l’ex pilota, Giancarlo Fisichella anche lui organizzatore dell’evento

Bambini e Group Cycling

«Roma XXIVh – spiega Cantagallo – è composta da tre eventi principali: la 24 Ore su pista, la Roma Group Cycling e la Minifondo Roma.

«Per la Minifondo, parliamo di qualcosa che di fatto già si era visto con la GF Roma. E’ la manifestazione dedicata ai bambini e ai ragazzi, visto che va dai 4 ai 16 anni. Ed è organizzata in collaborazione con l’As Roma Ciclismo.

«La Roma Group Cycling è invece l’evento indoor. Ed è una super iniziativa a livello nazionale. Ci saranno 24 dei migliori maestri di cycling indoor che si alterneranno alla guida degli appassionati».

Questi eventi sono sia contorno che colonna vertebrale della Roma XXIVh, così come il villaggio expo, gli stand enogastronomici, la musica… che si protrarranno fino alla mezzanotte e che sperano di abbracciare anche i curiosi extraciclistici di Campagnano Romano, comune dell’autodromo.

Tanti gli stand espositivi nel contesto dell’autodromo
Tanti gli stand espositivi nel contesto dell’autodromo

Per correre e per divertirsi

E poi c’è la 24 Ore, il “main event” se vogliamo. La gara scatterà alle 19,30 del sabato per concludersi alla stessa ora della domenica successiva.

«Ci sono diverse formule per partecipare – riprende Cantagallo – la formula solitario, quella inseparabili (con le squadre da due che possono anche essere miste uomo/donna) e la formula a squadre, da quattro o otto componenti.

«Ma vorrei sottolineare che c’è anche la formula Team Experience, forse la più bella e che meglio incarna lo spirito della manifestazione. Questa formula infatti non è competitiva e si fa con gli amici (le squadre possono essere da 9-12 persone) contando quanti chilometri si riescono a fare nell’arco delle 24 ore. Si sceglie come e quando uscire in pista, quanto spingere. Se si vuole, si pedala di notte oppure si dorme… la scelta è totalmente libera.

«Questa tipologia è stata scelta da molte aziende, anche per fare team building. Parlo di Trek, Carglass, Sara Assicurazioni, Segafredo».

C’è chi opterà per l’Experience, ma anche chi spingerà a testa bassa. Massima libertà di scelta
C’è chi opterà per l’Experience, ma anche chi spingerà a testa bassa. Massima libertà di scelta

Tra balli e alpini

Divertimento è quindi la parola d’ordine della Roma XXIVh. Molto è stato fatto per quello che è chiamato il villaggio. Lo abbiamo accennato: stand espositivi, enogastronomici, musica…

«Ci puntiamo molto – dice Cantagallo – per un espositore avere un flusso di centinaia e centinaia di partecipanti, più i curiosi, più gli accompagnatori, che sfila per 24 ore è una bella opportunità.

«Massima la sicurezza. I volontari saranno alpini, che allestiranno una vera e propria caserma con tanto di alzabandiera, nel centro dell’autodromo in quella casina che di solito è riservata al parco chiuso delle vetture da corsa. E a proposito di accompagnatori: per loro c’è l’accesso gratuito alle tribune, così che possano ammirare i propri cari mentre pedalano, fare loro dei video, foto….

«In più molto carino è l’allestimento per dormire. Lo si può fare ai box, che molte squadre hanno già prenotato, o nel bike camping, che sarà posto sui prati proprio di fronte ai box, direttamente in pista».

Le iscrizioni

«Il costo delle iscrizioni è di 75 euro a persona – conclude Cantagallo – e comprende oltre alla partecipazione anche il parcheggio, il servizio docce, lo spogliatoio… Altra info importante è che il termine delle stesse iscrizioni è stato prorogato al 10 luglio.

«Siamo davvero orgogliosi di essere riusciti ad organizzare la Roma XXIVh. Lo abbiamo fatto lo scorso anno con presenze contingentate a 250 partecipanti a causa della pandemia, quest’anno crediamo che sarà una vera rinascita. Già abbiamo superato quella quota e anche con i partecipanti della Group Cycling arriveremo, e mi auguro supereremo, le mille unità.

«Per Roma è un evento importante, un evento per il ciclismo laziale, tanto che la presentazione dell’intera manifestazione avverrà presso il Campidoglio».

Info

La Palazzago di Tiralongo, bandiera del Sud e dei giovani

27.04.2022
5 min
Salva

Ai piedi del palco del Gran Premio Liberazione di Roma, qualche minuto prima che la corsa partisse, Paolo Tiralongo si aggirava incuriosito in sella a una bicicletta bianca. Qualche minuto prima avevamo incrociato anche Leonardo Giordani, suo compagno nei dilettanti e poi alla Fassa Bortolo, che incontrando Olivano Locatelli, suo diesse dei primi tempi, gli aveva chiesto come mai non lo avesse mai portato alla corsa romana. Essendo lui di Roma. E Locatelli gli aveva risposto di non aver mai voluto rischiare che rimanesse coinvolto in qualche caduta. Stessa cosa per lo scalatore siciliano, che infatti ammetteva di essere sulle porte di un insolito debutto.

Il debutto 2022 è avvenuto come da tradizione alla Coppa San Geo (foto Facebook)
Il debutto 2022 è avvenuto come da tradizione alla Coppa San Geo (foto Facebook)

Palazzago di giovani

Classe 1977, professionista dal 2000 al 2017, tre tappe vinte al Giro e poi preparatore e diesse di Aru fino al 2020, dallo scorso anno Paolo guida il Team Palazzago in cui crebbe da under 23 prima di spiccare il volo. Erano certamente altri tempi, la squadra aveva altre ambizioni, mentre oggi è ripartita da un gruppo molto giovane.

«Ragazzi giovani – precisa Tiralongo – tutti o buona parte del Sud Italia. Primi e secondi anni, abbiamo soltanto un quarto anno e un elite. Un quarto anno che è un ragazzo marocchino: vive in una comunità e ha fatto un cammino un po’ particolare. Mi ha ispirato fiducia, l’ho preso e ha fatto solo poche corse, perché adesso è fermo con la broncopolmonite.

Il Team Palazzago al foglio firma della Milano-Busseto. Da sinistra D’Aniello, Tebaldi, Carrer, Manenti e Aliano (foto Facebook)
Palazzago alla Milano-Busseto. Da sinistra D’Aniello, Tebaldi, Carrer, Manenti e Aliano (foto Facebook)
Come mai questa scelta di ripartire da ragazzi del Sud?

Perché in tanti mi chiamano. Principalmente primi anni cui non danno la possibilità di andare avanti e magari tra questi, chissà, potrebbe esserci un nuovo Nibali o un buon corridore. Non è giusto che tutti questi ragazzi vengano portati alla categoria juniores e poi lasciati senza un futuro. Bisogna dargli la possibilità di provarci davvero.

Per una squadra così fortemente bergamasca è una scelta nuova.

Io penso che quando parliamo di ciclismo, non si debba pensare al bergamasco o al siciliano. Siamo tutti uguali e se si vanno a prendere i corridori stranieri, nel 2022 bisogna ancora farsi problemi a prendere ragazzi del Sud?

Il 20 febbraio, durante il ritiro di Sorrento, la visita graditissima di Fabio Aru (foto Facebook)
Il 20 febbraio, durante il ritiro di Sorrento, la visita graditissima di Fabio Aru (foto Facebook)
Secondo Scinto, i corridori giovani sono gli unici ormai ad ascoltare il direttore sportivo.

Un direttore sportivo dovrebbe avere qualcosa da insegnare e i ragazzi hanno certamente qualcosa da imparare. Devono anche imparare ad ascoltare. Non sempre si possono indovinare le cose, ma l’esperienza non manca e chi ascolta va avanti. Quelli che fanno di testa loro, non imparano dagli sbagli e alla fine si perdono per strada.

Abbiamo visto una foto di Aru in ritiro con voi.

A Fabio mi lega per prima cosa una grandissima amicizia, che c’è stata dall’inizio alla fine. Lui ha seguito il suo cammino, ognuno di noi ha deciso e fatto la sua carriera, ma l’amicizia è superiore a tutto questo.

Il direttore sportivo insegna, i ragazzi devono imparare ad ascoltare. Qui Tiralongo alla Milano-Busseto (foto Facebook)
Il direttore sportivo insegna, i ragazzi devono imparare ad ascoltare (foto Facebook)
E Tiralongo a che punto è della sua carriera?

Per me è una passione che cerco di trasmettere ai ragazzi più giovani, perché mi piace lavorare con loro. E magari chissà, in un futuro troverò un campioncino. Però bisogna pazientare e metterci sempre la passione.

Pazienza, la parola magica…

Non ce l’hanno in molti. Si passa troppo presto, ma io ci sono stato tanti anni di là, ormai è difficile anche stare in gruppo. Penso a Romano. E’ passato a 21 anni (alla Bardiani, ndr) e Dio sa quante volte gli abbiamo suggerito di aspettare. Non è andato bene ed è tornato con noi. Ha vinto quattro corse, s’è piazzato per 16 volte nei dieci, ma non lo hanno più voluto e alla fine ha smesso. Ne è valsa la pena?

Nel 2021 Romano, tornato alla Palazzago ha vinto 4 corse (qui una tappa al Giro di Romagna), ma non è riuscito a passare di nuovo
Nel 2021 Romano, tornato alla Palazzago ha vinto 4 corse, ma non è riuscito a passare di nuovo
Di cosa hanno bisogno i ragazzi del Sud rispetto al Tiralongo dei primi tempi?

Sicuramente di assistenza e gare, perché al Sud di gare non se ne fanno. Hanno bisogno di ritiri. Hanno bisogno delle montagne, perché in Puglia montagne vere non ci sono e io ho dei pugliesi che per allenarsi vanno a Matera o sul Gargano. E hanno bisogno di persone che creino un movimento anche al Sud, perché giù si possono fare tutte le gare che vogliamo. Si va a correre in Olanda, in Belgio, in Germania e in Francia e non si viene a correre al Sud?

Li tieni in ritiro a Bergamo?

Li tengo in ritiro. Ho anche l’appoggio di un grandissimo amico a Sorrento e andiamo spesso al suo Hotel Residence Le Terrazze, così ho modo di raggrupparli tutti. E poi abbiamo un ritiro fisso a Bergamo, grazie al presidente Ezio Tironi, colonna portante del Team Palazzago, che ci sostiene da sempre.

Pietro Aliano in azione alla Milano-Busseto (foto Facebook)
Pietro Aliano in azione alla Milano-Busseto (foto Facebook)
Ragazzi giovani significa che vanno ancora a scuola?

Esatto. E io sono uno che dà priorità alla scuola, perché è giusto che maturino bene. Adesso è obbligatoria fino a 16 anni, ai miei tempi era diverso. Perciò prima la scuola e poi da giugno fino a ottobre, se hai la testa puoi fare il corridore al 100 per cento. E se hai i mezzi puoi venire fuori.

La Persico in trionfo e il punto con Terenzi

26.04.2022
5 min
Salva

La mattinata romana del 25 aprile si è aperta con il GP Liberazione delle donne, tornato dopo una pausa troppo lunga, per la grande volontà di Claudio Terenzi. Il suo amore per il ciclismo l’ha portato a rimettere in gara le ragazze, aggiungendo come corollario altri due giorni di eventi. Una prova importante, soprattutto nel momento in cui la guerra in Ucraina ha spinto un grosso sponsor istituzionale a ritirarsi, privandolo di un appoggio importante.

Dopo l’ultima gara, tempo di bilanci con Claudio Terenzi
Dopo l’ultima gara, tempo di bilanci con Claudio Terenzi

Doppietta Valcar

La corsa delle donne, com’era intuibile, l’ha conquistata la Valcar-Travel&Service, con Chiara Consonni reduce dalla Nations’ Cup in pista a Glasgow, Silvia Persico ed Eleonora Gasparrini fresche di fatica sulle strade del Nord. L’assenza dei team WorldTour, impegnati il giorno prima alla Liegi, faceva sì che il team di Davide Arzeni fosse il favorito d’obbligo. E questo paradossalmente ha reso tutto più difficile. Sapete cosa significa controllare una corsa piena zeppa di elementi incontrollabili? Per questo alla fine si è preferito evitare lo sprint e dare al GP Liberazione delle ragazze un’impronta diversa.

«Sapevo che non potevo giocarmela in volata – ha detto Silvia Persico, 9ª alla Gand e 11ª al Fiandre – quindi ho allungato a 500 metri dal traguardo. Vincere così, in Italia, davanti alla mia famiglia e con una compagna di squadra al proprio fianco sul podio non ha prezzo. Non era facile tenere controllata la corsa nella prima parte e poi alimentare ogni tentativo di fuga nel finale. Essere riuscite a entrare tutte insieme nel tentativo buono è stata la testimonianza di un gioco di squadra perfetto. Anche per questo, la dedica va alla squadra e anche a me stessa, come ricompensa per un avvio di stagione molto confortante».

L’occhio del capo

Terenzi osserva, si muove, dispone, intrattiene le relazioni come chiunque sappia che il grosso del lavoro si fa fino al secondo prima che l’evento cominci e poi le cose vanno come devono andare.

«Già dal primo giorno – dice – ho percepito che potevamo avere successo. Il secondo giorno la stessa sensazione. E ora posso dire che è stato tutto molto positivo. In tutte le categorie, abbiamo avuto un campo partenti qualificato e in più non ci sono stati posti vuoti. Mi pare che anche l’opinione pubblica abbia apprezzato molto questa tre giorni.

«Alle gare del baby cross di sabato scorso c’erano stati 210 partecipanti e qui mi hanno detto che abbiamo sfiorato i 300, con tutto il corollario dei genitori. E’ stato spettacolare. Per quanto riguarda la Bike for Fun (l’evento cicloturistico del primo giorno, nel Parco dell’Appia Antica, ndr), abbiamo consegnato quasi 460 sacchetti. Quindi, tolti quelli che magari abbiamo regalato, c’erano oltre 400 persone e secondo me è stato un numero soddisfacente. La cosa importante è che ho capito che ci possiamo lavorare bene per il prossimo anno».

Niente di semplice

Ma non c’è stato niente di semplice, con ostacoli che si potevano immaginare e altri imprevedibili, cui Terenzi ha fatto fronte girando l’Italia in lungo e largo e rimboccandosi le maniche.

«L’anno scorso abbiamo iniziato a lavorarci a febbraio – dice – quest’anno, essendo partiti a ottobre, pensavo che fosse molto più semplice, invece è stato tremendamente più complicato e difficile. Ha inciso anche il fattore della guerra in Ucraina, perché alcuni partner istituzionali hanno declinato l’invito, per fornire aiuti umanitari in Ucraina, come è giusto che sia. Quindi ci siamo trovati un po’ a corto di ossigeno.

«Anche noi abbiamo ospitato questi atleti per due giorni qui a Roma. In più da un mese e mezzo a questa parte, abbiamo fatto venire cinque ragazzi ucraini, che sono ospiti della comunità di Allumiere, dove il sindaco Antonio Pasquini è molto partecipe. Ci siamo fatti carico di questa situazione molto volentieri. Non me la posso prendere con nessuno. Per la prima volta abbiamo fatto tre giorni, quando il Liberazione è sempre stato una giornata singola. Abbiamo fatto 5 eventi regionali, uno nazionale e due internazionali. Abbiamo raccolto tutte le fasce d’età con grandissimo successo, però è stato complicatissimo».

La tre giorni del Liberazione si è aperta il sabato con la Bike 4 Fun, pedalata ecologica nel Parco dell’Appia Antica, con oltre 400 partecipanti (foto Gp Liberazione)
La tre giorni del Liberazione si è aperta il sabato con la Bike 4 Fun, pedalata ecologica nel Parco dell’Appia Antica (foto Gp Liberazione)

Il 2022 è ancora lungo

E la sua stagione non finisce qui. Se infatti durante l’inverno è il ciclocross a tenere banco, l’estate ci sono la strada e tutte le categorie del Terenzi Bike Team.

«Ogni domenica – sorride – abbiamo le squadre giovanili che partecipano a varie competizioni. In più abbiamo in cantiere per il 9 ottobre la Roma Raid, che sarà la nuova gran fondo a Roma. E aspettiamo notizie per quanto riguarda l’organizzazione del campionato italiano ciclocross uomini e donne per il 13-14-15 gennaio a Castel Fusano. Abbiamo cercato di diversificare, anche perché al pubblico che viene facciamo vedere nuove zone di Roma per agganciarci anche al discorso turistico. Abbiamo scelto quel sito, quella pineta, perché ci sembra idoneo per far sì che ci sia un campionato italiano di grande livello».

Un tedesco per il Liberazione. E la rabbia di Marcellusi

26.04.2022
4 min
Salva

Prima passa Uhlig, gridando come Hulk. Poi sfreccia Marcellusi, le mani basse e qualche imprecazione che fa sorridere amaramente i tifosi romani sul traguardo. Un tedesco che sbanca Roma nel giorno della Liberazione offrirebbe spunti satirici infiniti, ma intanto il corridore della Alpecin Fenix Development, che ha corso con la maglia della nazionale, ha resistito agli attacchi in salita del corridore della Bardiani-CSF-Faizané e ha fatto volata di testa con grande potenza.

«Ho saputo solo alla fine che sarei venuto qui – dirà sorridendo, prima di salire sul podio – perché ero a Benicasim in ritiro con la squadra. Quando il tecnico della nazionale mi ha chiamato, ho chiesto il permesso al mio allenatore e lui mi ha concesso di partire, ma mi ha chiesto di portargli i fiori della vittoria. Bisognava che rispettassi la promessa».

Il momento della delusione più cocente per Marcellusi, secondo nella sua città
Il momento della delusione più cocente per Marcellusi, secondo nella sua città

Volata di rimonta

Marcellusi si è disteso nel prato di fronte alle Terme di Caracalla, come abbiamo visto fare la settimana scorsa ai corridori della Roubaix. Poi quando la delusione si è fatta più digeribile, si è messo a sedere e si è prestato al racconto. Pensava al Liberazione da inizio stagione, il boccone gli resterà di traverso a lungo.

«Purtroppo ho trovato l’avversario più forte – ammette – e ho cominciato a capirlo quando ho visto che io provavo ad attaccarlo e lui riusciva a tenermi la ruota molto facilmente. Una sconfitta amara, però il ciclismo è anche questo. Non ho rammarichi, ho impostato la volata in modo perfetto. Sono uscito dall’ultima curva in seconda posizione con un rapporto più agile, perché è una curva stretta e si riparte da fermi. Poi ho indurito durante la volata e fino agli ultimi 50 metri ci credevo ancora. Speravo che si piantasse, però purtroppo mi sono piantato io».

Dopo la pioggia della sera prima, Roma ha accolto il Liberazione con una splendida giornata
Dopo la pioggia della sera prima, Roma ha accolto il Liberazione con una splendida giornata

Volata di testa

Henri Uhlig ha 20 anni, è alto un metro e 80 (69 chili) e ispira forza e simpatia. Pensare che sia venuto fino a Roma per centrare la prima vittoria accresce il rammarico, ma da qualche parte si deve pur cominciare. E il GP Liberazione è davvero il posto migliore. Il tedesco sapeva che Marcellusi fosse uno degli avversari da guardare con più attenzione. Lo ricordava dal Trofeo Piva. Quel giorno Marcellusi vinse e Uhlig, visto il percorso più selettivo, si limitò al 26° posto.

«Ho pensato di avere una chance – racconta – quando non mi ha staccato e l’ho seguito. Ci aspettavamo una corsa dura e veloce e così è stata. Quando è partita la fuga più importante, avevamo un compagno dentro. Il gruppo però ha lavorato bene ed ero sicuro che potevamo riprenderli. Mi sono accorto subito che con Marcellusi eravamo i due più forti. Ho parlato con lui in corsa, gli ho detto che ci conveniva collaborare. Così ho attaccato in discesa quando ho visto che lui era così brillante, perché sapevo che potevamo arrivare insieme. Ho preso la volata in testa, c’era vento contrario, ma ero sicuro. E ho vinto».

Henri Uhlig è nato a Regensburg il primo agosto 2001. Corre con l’Alpecin-Fenix Development Team
Henri Uhlig è nato a Regensburg il primo agosto 2001. Corre con l’Alpecin-Fenix Development Team

Come detto, è arrivato da Benicasim alle otto di sabato sera: non sapeva come sarebbe potuto andare dopo una settimana in ritiro: «Ma in testa mia – sorride – mi sentivo di poter fare una buona corsa. Ho visto il circuito solo stamattina, ma la sera prima ho guardato su YouTube la gara dello scorso anno e ho capito che poteva fare per me. Chissà che da qui non inizi a prendere forma il progetto di passare professionista, prima o poi…».

La grande bellezza

E mentre si riordinano gli appunti della giornata ed è tempo di fare con Claudio Terenzi il bilancio di questa seconda edizione che porta la sua firma, i rumori dei palchi da smontare riportano Caracalla alle solite forme, mentre sulla ciclabile riprende lo scorrere dei cicloturisti in una splendida giornata della primavera romana.

Uhlig, davanti a Marcellusi e Favretto della General Store: il podio del Liberazione 2022
Uhlig, davanti a Marcellusi e Favretto della General Store: il podio del Liberazione 2022

Marcellusi intanto ha ritrovato il sorriso ed è lì che racconta agli amici venuti a vederlo. Uhlig sta spiegando a un tifoso come faccia a conciliare scuola e sport. E lentamente c’è Roma – splendida e possente, nonostante chi ci viva le manchi quotidianamente di rispetto – che come in un’inquadratura dall’alto che si allontana lentamente, torna protagonista della scena. Con la sensazione che l’esperienza Terenzi stia proprio prendendo velocità.

Con quali miti crescono? Viaggio tra gli juniores al Liberazione

25.04.2022
7 min
Salva

Van der Poel, Van Aert, Pogacar… e Pantani. Sono loro i miti dei ragazzi di oggi. Roma, Terme di Caracalla, va in scena il mitico GP Liberazione. Gli juniores aprono la seconda giornata di gare in attesa del consueto show degli U23 in programma nella terza.

Bozzola, che numero!

GP Liberazione vinto da Mirko Bozzola. Il corridore della Aspiratori Otelli è stato autore di una prova magistrale. In fuga da solo per sei giri. Un’eternità su questo circuito.

Già azzurro con Salvoldi qualche settimana fa, neanche il cittì (che era a bordo strada) si aspettava un numero del genere.

«Ci tenevo molto – ha detto Bozzola – lo scorso anno non ero in forma ma ho preso le misure e oggi… In settimana ho fatto parecchio dietro motore con dei rilanci, pensando proprio a questo percorso.

«Cosa pensavo mentre ero in fuga? A spingere e basta. Conoscevo i distacchi che mi davano la moto e lo speaker mentre passavo sotto l’arrivo. Ma non ho mai avuto paura che mi riprendessero. Ero sicuro di me».

I ragazzi piacentini del Pedale Casalese Armofer
I ragazzi piacentini del Pedale Casalese Armofer

Idoli ed epoche

Dicevamo dei miti però, degli idoli che seguono Bozzola e colleghi. Dagli over 30 in su non avevano all’epoca i social, non erano così bombardati di informazioni, programmi, dirette tv… Magari leggevano più libri, più quotidiani. Ascoltavano i racconti dei più grandi, dei tecnici, del “bar sport”. 

Oggi i social la fanno da padroni. Spesso i ragazzi hanno una diversa soglia di attenzione. Tutto deve essere più immediato e d’impatto. A loro abbiamo chiesto chi tifano, chi sono i loro miti.

«I miti sono Van Aert e Van der Poel, che fanno anche ciclocross, ma credo anche i velocisti come Jakobsen e Groenewegen – dice Edoardo Banfi del Pedale Casalese Armofer – Li seguiamo molto dalla tv, dai social e quando siamo in viaggio in ammiraglia dal telefono con GCN».

Subito Van Aert e VdP

«Siamo in un’era diversa – dice Giovanni Anselmo, trapanese della Madone Racing Team – e rispetto a qualche anno fa ci sono più fenomeni. Penso a Pogacar, Van der Poel, Van Aert… loro sono corridori “all round”, vanno forte in salita e in pianura. Però poi restano i grandi come Pantani e Cipollini che non possono essere dimenticati».

«Anche il mio idolo è Van Aert – spiega Federico Amati della Logistica Ambientale – perché è un corridore che sorprende sempre. Sa vincere dappertutto. Ha un modo di correre spettacolare. E’ un corridore che sa “uscire dalle righe”».

“Uscire dalle righe”: questa è una cosa non secondaria. Questi ragazzi sono cresciuti col potenziometro e il nutrizionista, però certe emozioni (per fortuna) non le puoi sopire con i numeri.

«Chi corre così – riprende Federico – ha sempre il suo fascino. Attacca da lontano, senza indugi e spacca i programmi fatti. 

«Come li seguo? Dirette totali: sei ore sul divano! E chiaramente dai social. Non gli scrivo, ma metto i like. E proprio dalle telecronache di Riccardo Magrini conosco anche i corridori del passato. Mi vengono in mente Cancellara e soprattutto Pantani, che attaccava sempre. Dagli aneddoti di Magrini poi vado ad informarmi su internet». 

I ragazzi della Ballerini hanno ricevuto da Scinto un libro su Moser
I ragazzi della Ballerini hanno ricevuto da Scinto un libro su Moser

Spunta Pantani 

Pantani e Cipollini. Quando loro correvano questi ragazzi erano neonati o addirittura non erano nati. Come fanno a conoscerli?

«I grandi sono grandi sempre – riprende Giovanni Anselmo – Li conosciamo grazie ad internet. Alcuni direttori sportivi hanno corso con Pantani. Lo hanno conosciuto di persona. E certi racconti sono da pelle d’oca. Per esempio la sua rimonta di Oropa. Ogni volta che la riguardo mi emoziona. Sono brividi forti».

«Proprio ieri – racconta Jacopo Militello della Franco BalleriniLuca Scinto ci ha dato un libro su Francesco Moser. Ho letto qualche pagina mentre ero in viaggio e l’ho trovata molto interessante. Del passato però conosco anche Coppi, Franco Ballerini vista la nostra squadra, e Pantani. Cosa sappiamo? Che hanno vinto tanto e con delle imprese da cui dobbiamo prendere spunto.

«Su internet e Youtube vado a vedere video, foto, articoli. Anche in tv ogni tanto la Rai fa vedere delle vecchie corse. E appunto anche dai libri. Quando ero alla Gastone Nencini ho letto il suo libro. Il mito di oggi? Pogacar!».

Verso il passato

«Del passato conosco quelli più famosi – dice Fabrizio Pastori della Feralpi Group – anche perché ho fatto la tesina degli esami di terza media sul ciclismo e quindi mi sono dovuto informare. Ho parlato di Bartali che nella Seconda Guerra mondiale aveva aiutato gli ebrei. E devo dire che mi è piaciuto studiarlo. 

«Oggi, finché vinceva mi piaceva Nibali, quando ero piccolo. Adesso mi piace Pogacar. Quando siamo nel pullmino per andare alle corse i nomi che emergono di più sono quelli di Pogacar, Van Aert e Van der Poel. Li seguiamo dalla tv e molto dai social, i siti e mi piace rivedere gli highlights».

«Il mio mito è Fabian Cancellara – dice Christian Di Prima della Multicar Amarù – non so perché, ma mi piaceva il suo modo di correre. Come l’ho “conosciuto”? Con il suo ultimo Fiandre. Fece terzo, vinse Sagan. Per me ha finito di correre da campione e questo mi piace.

«E come lui Van Aert, ma Cancellara ha una marcia in più. Non lo vedo più in tv, ma lo seguo sui social. Ancora esce in bici, si diverte come un cicloamatore. E poi ho rivisto tutti i suoi video su Youtube. E’ una bella ispirazione».

Pogacar e giovani 

Chiacchierando anche con i più giovani ancora, emerge quasi un solo nome: quello di Tadej Pogacar. Per loro è davvero un mito. Lo vedono molto vicino. Ha solo una manciata di anni in più. Impossibile non sognare. Vincenzo Buonomo del Team Cesaro, è addirittura un allievo ed è in attesa della sua gara.

«Mi piace Pogacar – dice Vincenzo – perché è così forte pur essendo così giovane. Come ci riesce? Credo perché mangia bene, si allena tanto e usa molto anche la testa. In tv studio come si muove in corsa e poi lo seguo sui social, soprattutto Instagram. Prima di Pogacar, mi piaceva molto Nibali e infatti i miei amici mi chiamo Squalo.

«Del passato conosco Armstrong e Pantani. Ho visto i film sulla loro vita. Di Pantani ne parlano quasi tutti, ha fatto una vita così e così. Però so quanto era forte. Altri più vecchi non ne conosco».

Infine piccola considerazione in tema di giovani e giovani campioni. Fa un po’ strano che sia stato super nominato Pogacar e mai Evenepoel. Eppure anche lui attacca e fa azioni insolite. Vedi la Liegi di ieri.

Appia 2022

Il GP Liberazione occasione per “scoprire” Roma

22.04.2022
4 min
Salva

Il Gran Premio Liberazione cambia pelle e dopo 74 edizioni (ma la sua storia è un po’ più lunga, risalendo le sue origini al 1946) si apre a ogni genere di praticanti. Non solo una gara da vedere, corridori per cui fare il tifo. Ora è un evento con uno spazio prettamente dedicato a chi pedala per godersi la città.

La manifestazione romana non è più confinata nello spazio del 25 aprile, ma diventa quest’anno un evento lungo tre giorni, il primo dei quali è dedicato al cicloturismo: la Bike 4 Fun del sabato sarà una passeggiata nel cuore di una Roma storica eppure ancora un po’ nascosta agli stessi romani, quella dell’Appia Antica, strada ad alta percorrenza che per un giorno diventa territorio delle due ruote, con un programma di eventi altamente accattivante.

Appia pavé 2022
I sassi dell’Appia Antica, un “pavé nostrano” sul quale bisogna prestare grande attenzione
Appia pavé 2022
I sassi dell’Appia Antica, un “pavé nostrano” sul quale bisogna prestare grande attenzione

Due percorsi a disposizione

Gli organizzatori del Team Terenzi hanno pensato a tutto, con importanti collaborazioni di settore e due percorsi diversi: «Abbiamo scelto due percorsi per dare modo a tutti di poter vivere un pomeriggio all’aria aperta, qualsiasi sia il proprio grado di preparazione – racconta Federico Salsano, del comitato organizzatore – l’ArcheoGrab di 20 chilometri e il Family di 10.

«La divisione dei due tracciati avverrà a Porta San Sebastiano, dopo la partenza proprio da Viale delle Terme di Caracalla come le gare dei due giorni successivi – continua Salsano – Il lungo si svilupperà nel Parco dell’Appia Antica fino al Quo Vadis, attraverserà il Parco della Caffarella, successivamente si entrerà nel Parco degli Acquedotti per uscire sull’Appia Pignatelli e riprendere l’Appia Antica fino al Mausoleo di Cecilia Metella, poi dalla ciclabile della Cristoforo Colombo si ritornerà verso Caracalla. L’altro è disegnato tutto su quest’ultima ciclabile e nel Parco della Caffarella. E’ tutto in sicurezza andando anche a toccare la ex Cartiera Latina e un breve tratto dell’Appia Antica».

Appia Acquedotti
Il bellissimo Parco degli Acquedotti, attraversato dalla struttura bimillenaria
Appia Acquedotti
Il bellissimo Parco degli Acquedotti, attraversato dalla struttura bimillenaria

Tante occasioni di divertimento

Non saranno pedalate fini a se stesse, ma prevedranno un programma ricco di iniziative: «Lungo i percorsi i partecipanti troveranno animazioni e guide per visite ai vari siti archeologici e architettonici più importanti. Abbiamo fatto in modo che la passeggiata sia un’attrazione per tutti. Possa mettere insieme le famiglie e dare loro un pomeriggio di divertimento e cultura. Di questo dobbiamo dire grazie alle associazioni che hanno sposato la nostra idea, dal Parco Regionale e dal Parco Archeologico dell’Appia Antica a Velolove alla Fondazione Sport City. La partenza sarà libera dalle 12 alle 14, con consegna della medaglia di partecipazione fino alle 18,30. A tutti i partecipanti andrà una GymSac con la T-shirt ufficiale, altri prodotti e l’accesso gratuito a numerose iniziative ricreative e culturali».

Cecilia Metella
Il Mausoleo di Cecilia Metella sarà una delle mete con visita gratuita con guide del Touring Club
Cecilia Metella
Il Mausoleo di Cecilia Metella sarà una delle mete con visita gratuita con guide del Touring Club

Da domenica il via alle gare

Questa prima edizione della Run 4 Bike è anche una sorta di provocazione, di spinta a conoscere un percorso che valorizza autentici tesori della Capitale spesso misconosciuti: «Il percorso resterà sempre sul nostro sito e sarà quindi disponibile permanentemente. L’occasione del 24 aprile è però ideale per unire alla pedalata anche la visita guidata gratuita a quegli stessi tesori».

Domenica e lunedì poi si tornerà alla versione classica del GP Liberazione, quella agonistica: domenica spazio ai più giovani, dagli esordienti fino agli juniores, con 35 team al via, tutti italiani a eccezione della nazionale ucraina, ospitata dalla Federciclismo e che sarà presente con i suoi effettivi in quasi tutte le categorie. Non mancheranno nomi di spicco al via, a cominciare dal campione uscente Dario Igor Belletta che torna a Roma per cercare una doppietta storica.

Partenza Liberazione 2021
La partenza del Liberazione dello scorso anno: questa volta le gare saranno in due giorni
Partenza Liberazione 2021
La partenza del Liberazione dello scorso anno: questa volta le gare saranno in due giorni

Torna il “mondiale di primavera”

Lunedì poi le due gare più attese: si comincerà alle 9 con la gara femminile, con 18 formazioni in gara, tutte quelle italiane più Ucraina e tre squadre provenienti da Belgio, Gran Bretagna e Polonia. Ci saranno tante reduci dalla Campagna del Nord con alcune delle protagoniste, come Chiara Consonni (Valcar Travel&Service) vincitrice della Dwars door Vlaanderen e la sua compagna Silvia Persico, più volte nella Top 10 delle gare WorldTour.

Alle 13,30 la prova per Under 23. Qui saranno 31 le formazioni iscritte, 22 italiane più le nazionali di Ucraina, Austria e Germania e altri club stranieri. L’elenco dei favoriti è quanto mai ampio. Al via ci saranno infatti almeno 25 corridori già sul podio delle classiche nazionali di questo inizio stagione. Questo la dice lunga sul grande valore del Liberazione che punta con forza a tornare a essere il “mondiale di primavera”.