Pinot a Roma, un lungo viaggio iniziato 5 anni fa

30.05.2023
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ROMA – L’ultimo ricordo era il ritiro del 2018. Froome aveva spiccato il volo sul Colle delle Finestre per scrivere la storia del Giro d’Italia, Pinot arrivò terzo. L’indomani nella tappa di Cervinia sprofondò invece in una terribile disidratazione. Lo caricarono sull’ambulanza e lo ricoverarono all’ospedale di Aosta, con la febbre a 40 e conati di vomito. Il giorno dopo li attendeva l’ultima tappa a Roma, ma il francese rimase in Val d’Aosta. Quell’anno gli riuscì poi di vincere due tappe alla Vuelta, la Milano-Torino e poi anche il Lombardia, ma la ferita del Giro è rimasta aperta. Per questo è tornato nel suo ultimo anno di carriera: voleva chiudere il cerchio.

Finalmente sorridente. Pinot ha concluso il Giro e preso la maglia dei GPM. E’ mancata solo la vittoria di tappa
Finalmente sorridente. Pinot ha concluso il Giro e preso la maglia dei GPM. E’ mancata solo la vittoria di tappa

Ritorno al Giro

Ce lo aveva detto la sera della partenza da Pescara, elencando i quattro obiettivi per cui era tornato in Italia: una tappa, la maglia dei gran premi della montagna, stare bene e finalmente l’arrivo a Roma.

«E’ stato un Giro con tante emozioni – ha raccontato invece domenica ai piedi del podio finale – in cui volevo fare bene. L’ultima immagine che la gente aveva di me al Giro era il mio abbandono il giorno prima di Roma. Questa volta, ho fatto davvero quello che dovevo fare. Sono venuto qui per concludere bene la mia storia con il Giro e l’ho fatto come meglio potevo. Mi è mancata solo una vittoria di tappa, che avrebbe reso perfetto questo Giro, ma sono davvero contento. Volevo solo godermi quello che stavo facendo e penso di esserci riuscito. Mi resta ancora qualche mese per chiudere la mia carriera in bellezza, ma il Giro era uno dei miei obiettivi. E penso di averlo centrato».

Giro 2018, 20ª tappa: Pinot scortato dai compagni arriva a Cervinia disidratato: Finirà all’ospedale
Giro 2018, 20ª tappa: Pinot scortato dai compagni arriva a Cervinia disidratato: Finirà all’ospedale

E’ stato un Giro di grandi gambe per lo scalatore di Melisey, la cittadina di 1.700 abitanti di cui suo padre è ancora sindaco, ma anche di grandi beffe. Il secondo posto dietro Zana a Val di Zoldo, ma soprattutto quello dietro Einer Rubio a Crans Montana hanno un sapore ancora piuttosto forte: soprattutto quest’ultimo, con la stizza nei confronti della condotta di Cepeda che gli ha fatto perdere la ragione e la tappa.

Cosa ricordi di Crans Montana?

Non dovevo andare in fuga quel giorno, ma quando hanno ridotto la tappa a così pochi chilometri, mi sono detto che non potevo stare ad aspettare. Non avevo voglia di restare nel gruppo e avrei provato di tutto.

Che cosa ti dicevi con Cepeda?

Non abbiamo fatto grandi discorsi. Gli ho solo detto che se non avessi vinto io, non avrebbe vinto neanche lui. La sua scusa era quella di difendere la classifica di Hugh Carthy, che per me era del tutto assurdo. E così non ha dato un solo cambio, ma mi ha fregato. Se non ci fossi stato io ad animare la fuga, neppure lui avrebbe potuto giocarsi la tappa. Non riesco ancora a capire come si possa pensare in questo modo.

Crans Montana, Pinot con Cepeda e Rubio. Vincerà il colombiano della Movistar
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Purtroppo però hai perso lucidità…

Ho perso le staffe, ero furibondo ed è stato un errore. Davvero facevo fatica a mantenere la calma davanti a quel comportamento. Ho fatto sette scatti, che sono serviti anche a non farci riprendere. Non avevo tempo da perdere, perché ero in classifica e sapevo che la Ineos non mi avrebbe dato molto spazio. Se non ci fossi stato io, la fuga avrebbe preso 10 minuti, quindi toccava a me tenerla viva. Su questo non ci sono stati problemi, ho fatto il mio lavoro.

Quella rabbia almeno è diventata motivazione?

Io voglio correre, non perdere tempo in certe discussioni. Però è vero che è scattato qualcosa che ho portato con me sino alla fine del Giro. Non volevo altri rimpianti.

Volata di Zoldo Alto, Pinot contro Zana. Il francese parte troppo lungo e il tricolore lo infilza
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Hai dovuto lottare anche con la salute?

Ero sicuro che avrei avuto altre possibilità per provare una tappa, ma nel secondo riposo sono stato male. La pioggia si è fatta sentire, sapevo che mi sarei ammalato e tutto sommato che questo sia accaduto quel giorno mi ha permesso di salvare il Giro. Martedì verso il Bondone ho passato l’inferno, mercoledì mi sentivo meglio e giovedì per Val di Zoldo ero a posto

A posto sì, ma è arrivato un altro secondo posto. Che cosa hai pensato?

Ho messo nei pedali tutto quello che avevo. Ho perso allo sprint, perché l’ho lanciato da troppo lontano. Ha vinto il più forte, io ho avuto una buona giornata, ma non avrei mai creduto di poter essere lì a giocarmi una tappa così dura. Sapevo che il finale era piuttosto piatto. Ho avuto pensieri negativi, ricordando Crans Montana. Se avessi creduto di più in me stesso, forse non avrei sbagliato.

Nono alle Tre Cime di Lavaredo: Pinot arriva appena dietro al gruppetto di Caruso e Almeida
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Un altro duro colpo?

Ero deluso. Le opportunità di vincere sono rare e io ne ho perse due, anche se rispetto a Crans Montana mi sono divertito di più e ho meno rimpianti. Se fossi stato davvero il più forte sarei arrivato da solo, Zana ha meritato di vincere.

Per contro, quel giorno è arrivata la maglia dei GPM.

Grazie alla quale sono riuscito a salire sul podio finale del Giro. Non sarà quello della classifica generale, ma è stata comunque una bella immagine che porterò con me. Ho vissuto questo Giro con molto meno stress di qualche anno fa. Me lo sono goduto più di altri grandi Giri, dove avevo la grande pressione per i risultati che alla fine si è sempre ritorta contro. Manca solo la vittoria di tappa, ma questa maglia è il premio per un Giro da attaccante. Quello che volevo. Quello che ancora mi mancava.