Punti, Covid, Tramadol e… confini: il ciclismo di Lappartient

25.09.2022
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Mentre le ragazze della gara elite erano pronte per partire da Helensburgh, a circa 30 chilometri da Wollongong, il presidente dell’UCI Lappartient ha tenuto la rituale conferenza stampa di ogni mondiale. Avrebbe potuto farlo appena due ore dopo e in sala stampa ci sarebbero stati tutti, ma in questa edizione del mondiale sembra che gli orari siano un problema solo per chi lavora.

Seduto al tavolo dei campioni, Lappartient si è sottoposto a una serie di domande, spesso slegate fra loro, alle quali ha risposto a mano libera, omettendo di soffermarsi su quelle che avrebbero potuto creare imbarazzo. In politica si fa così.

Quintana è stato cancellato dalla classifica del Tour dopo il ritrovamento di Tramadol. Ha fatto ricorso al Tas
Quintana è stato cancellato dalla classifica del Tour dopo il ritrovamento di Tramadol. Ha fatto ricorso al Tas
Cosa pensa del ricorso di Quintana contro la squalifica per uso del Tramadol?

Noi rimaniamo convinti della nostra linea, ma è corretto che si sia appellato. Abbiamo trovato il Tramadol in due diverse tappe e dato che il prodotto degrada molto rapidamente, abbiamo pensato che lo abbia usato più volte. Non si prevede una squalifica dell’atleta, almeno per ora. Ma viene tolto dalla classifica della corsa in cui si verifica la positività. Di certo non si tratta di una sostanza che l’organismo produce da solo. Speriamo che il TAS riconosca la nostra posizione.

Oggi si sono svolte due corse in una: quella delle under 23 e quella delle elite. Quando verranno divise?

Mi sembra già una decisione importante aver creato il titolo per le più giovani. L’idea di far disputare una corsa a sé c’è e verrà messa in pratica nel 2025. Prima non è stato possibile. Prima perché non tutte le nazioni hanno ragazze giovani a sufficienza e poi perché non tutte le città, ad esempio Zurigo 2024, sono disponibili a chiudere il centro per una gara di più.

A Wollongong hanno debuttato le gare per U23 donne (Guazzini ha vinto la crono) dal 2025, dice Lappartient, ci saranno gare autonome
A Wollongong hanno debuttato le gare per U23 donne. Guazzini ha vinto la crono
Che cosa le sembra di questo mondiale così lontano dalla culla del ciclismo?

L’Europa è probabilmente il cuore del nostro sport, ma voglio spingere per una visione più internazionale. Per cui andremo in Africa, poi in Canada ed entro il 2030 in Asia. Qui ci stiamo trovando molto bene. L’organizzazione è piccola, ma il mio telefono non squilla tutti i giorni per segnalare dei problemi e questo significa che ognuno sa cosa fare. I negozi e i ristoranti sono tutti griffati con il logo della corsa, gli atleti sono contenti e di riflesso siamo contenti anche noi.

Come si spiega che qui, nella corsa dell’UCI, non ci sono protocolli Covid e si vive a contatto con gli atleti, mentre in Europa ci sono corse che tengono ancora tutto chiuso?

C’è un dibattito in corso fra i nostri medici e quelli delle squadre. Nonostante sia cambiato l’atteggiamento nei confronti del virus, per cui la positività non porta direttamente alla messa fuori corsa, sono loro i primi a volere un certo rigore. Non è un caso che la maggior parte dei corridori mandati a casa di recente sia risultata positiva a controlli interni.

Ieri il Guardian ha scritto un articolo su un giornalista di Cyclingtips – Iain Treloar – cui è stato rifiutato l’accredito per i mondiali. Lui sostiene che sia avvenuto per le sue critiche all’UCI.

Noi non limitiamo la libertà di stampa, qui ogni testata è gradita (Iain Treloar aveva scritto una serie di pezzi sulle presunte influenze di Igor Makarov nelle politiche dell’Uci e sulla vicinanza della stessa al vecchio presidente del Turkmenistan, accusato per violazione dei diritti umani, ndr). Il regolamento UCI per gli accrediti stampa ne prevede 3 per ogni media e Cyclingtips ha avuto 3 accrediti. Non vedo problemi.

Il sistema dei punti non piace, cambierete qualcosa?

Ci sono discussioni. Non so se esista il sistema perfetto, ma cercheremo di trovare un equilibrio migliore. Ha ragione Hinault: «Per fare punti bisogna vincere le corse». Faremo degli aggiustamenti, se necessario, ma non ci saranno stravolgimenti. E comunque saranno variazioni da introdurre entro il prossimo inverno. Poi inizierà un altro triennio e non si possono cambiare le regole durante il gioco.

Dopo la conferenza, Lappartient si è fermato a parlare con le tivù
Dopo la conferenza, Lappartient si è fermato a parlare con le tivù
Sorpreso delle critiche da parte delle squadre?

Sorpreso che si siano accorte di non essere d’accordo soltanto nel terzo dei tre anni, visto che il sistema è in vigore dal 2020. L’obiettivo è che ogni anno ci siano retrocessioni e promozioni. Gli organizzatori volevano che avvenisse tutto automaticamente, i gruppi sportivi no. Ma una cosa la dico: non si retrocede per un anno nero. Per questo si fa la somma dei tre precedenti. E se sei stato ultimo per tre anni, allora forse c’è un problema. Non vogliamo che il ciclismo sia chiuso come la NBA, lo sport vive di vittorie e sconfitte e noi dobbiamo accettarne le regole.

Non sarebbe il caso di considerare che fra 2020 e 2021 il Covid ha condizionato l’attività?

Se prendiamo il numero delle corse, vediamo che se ne è svolto il 90 per cento. Quindi il Covid ha sicuramente dato fastidio, ma non ha falsato la possibilità di fare punti. Se avessimo spostato di un anno l’entrata in vigore della regola, cosa avremmo potuto dire ad esempio alla Alpecin-Deceuninck che in questi anni si è guadagnata il WorldTour? Poteva fare ricorso e avrebbe vinto.

Questa foto è l’emblema di come la stessa squadra (Movistar Team) sprinti con tre uomini per accumulare punti
Questa foto è l’emblema di come la stessa squadra (Movistar Team) sprinti con tre uomini per accumulare punti
Trova normale che una squadra preferisca mettere tre corridori nei primi 10 piuttosto che provare a vincere?

Ripeto le parole di Hinault, dovrebbero provare a vincere. Non si fanno i punti negli ultimi mesi di tre anni, anche se le distanze sono davvero minime.

Non trova che ci sia squilibrio fra le gare?

Potrebbe sembrare. Ma credo sia giusto che chi non partecipa al Tour de France e vince una corsa di classe 1 abbia un punteggio importante. Perché magari correrà la successiva dopo una settimana, mentre chi è al Tour può fare punti per tre settimane consecutive.

Quando l’addetto stampa Christophe Marchadier ha dichiarato chiuse le domande, Lappartient ha ringraziato, si è alzato e ha risposto alle domande di alcune televisioni, fra cui la RAI con Stefano Rizzato. Poi si è infilato nel sottopasso dello stadio che accoglie il Centro Stampa, tornando alle relazioni e agli incontri di cui è indubbiamente pieno un campionato del mondo.

EDITORIALE / Valverde non va ai mondiali? Schiaffo per l’UCI

05.09.2022
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I cari amici dell’UCI rischiano di prendersi il boomerang dritto in faccia. E un po’ gli starebbe anche bene! Il sistema dei punti messo a punto e approvato anche dalle squadre (sarebbe curioso scoprire quanti in realtà a suo tempo abbiano letto attentamente i termini della riforma) rischia di danneggiare seriamente i mondiali. E i mondiali, come ben noto, sono la principale fonte di guadagno per la federazione internazionale.

Le squadre impegnate nella lotta per la salvezza infatti hanno alzato le spalle e deciso di non mandare i loro corridori in nazionale. Che cosa vuoi dirgli? Così se già la collocazione agli antipodi delle gare iridate ha fatto fuori la piccola Irlanda (alle prese con problemi di budget), adesso si rischia di avere un mondiale senza alcuni grandi nomi.

La denuncia di Pascual Momparler ha descritto in modo netto la situazione spagnola (foto Marca)
La denuncia di Pascual Momparler ha descritto in modo netto la situazione spagnola (foto Marca)

Valverde a casa?

L’allarme lo ha dato Pascual Momparler, tecnico della Spagna. «Al momento – ha dichiarato a Marca – degli otto corridori che avevo in mente, possono venire solo in due: Juan Ayuso e Marc Soler».

A causa della battaglia per i punti, la Movistar ha detto che non manderà Mas, Aranburu e Valverde (in apertura Alejando con Nibali, nell’ultima Vuelta della loro carriera). La Cofidis preferisce tenersi stretto Herrada e la Ineos non manderà Rodriguez (probabilmente per motivi diversi, visto il ranking del team britannico).

La Spagna si ritrova senza un leader spendibile, al punto che durante una riunione presso la sede della RFEC, la Real Federacion Española de Ciclismo, si è persino ragionato se valesse la pena di annullare la trasferta dei professionisti.

«Poi – ha spiegato il tecnico – abbiamo pensato di fare comunque le convocazioni e di sanzionare chi non risponderà. Però a questo punto il presidente Cerron si è opposto, dicendo che in ogni caso a pagare sarebbero i corridori. La sanzione infatti prevede che non possano più partecipare ad altri eventi e questo li porterebbe a inevitabili tensioni con le loro squadre».

Herrada ha vinto la tappa di Cistierna alla Vuelta: la Cofidis non vorrebbe mandarlo ai mondiali
Herrada ha vinto la tappa di Cistierna alla Vuelta: la Cofidis non vorrebbe mandarlo ai mondiali

Riformare la riforma

Probabilmente per il futuro l’UCi dovrà rivedere il sistema nell’assegnazione dei punti e il cervellotico passaggio per cui a portarli siano soltanto i migliori 10 di ogni squadra. Questo taglia le gambe a tutti gli altri, condiziona negativamente l’approccio tattico con le corse, impedisce ai giovani di farsi vedere e soprattutto falsa i reali valori in campo.

Quello che sta accadendo in Spagna, dove si spera in un ravvedimento dell’ultima ora (lo speriamo tutti), potrebbe estendersi a macchia d’olio. La EF Education-Easy Post, ad esempio, è piuttosto bassa nel ranking e potrebbe decidere di non dare Bettiol all’Italia. E a quel punto anche per noi si creerebbe un bel problema. Anche perché nel frattempo, stando a L’Equipe, Mauro Gianetti avrebbe chiesto gentilmente a Bennati di non considerare Diego Ulissi, di cui la UAE Emirates, che già tanti corridori presta alle varie nazionali, avrebbe bisogno per il finale di stagione.

Il boomerang è in volo. Resta da capire se per schivarlo, l’UCI si farà portavoce del problema presso le società o lascerà tutto in mano alle Federazioni.

Bettiol, leader azzurro ai mondiali, milita nella Ef Education, il cui ranking UCI non è dei migliori
Bettiol, leader azzurro ai mondiali, milita nella Ef Education, il cui ranking UCI non è dei migliori

Un silenzio che parla

A proposito di Federazioni… Nel nostro cercare di scrivere sempre e comunque di ciclismo, riscontriamo purtroppo che il tanto parlare, indagare e speculare sulle vicissitudini fiscali ed economiche della nostra FCI ha raffreddato gli animi del pubblico.

Apprezziamo la sensibilità del presidente spagnolo, preoccupato di non far pagare ai corridori il prezzo dei disguidi burocratici e delle beghe. Qui s’è deciso di tenere un altro profilo. E se è vero che l’attività è proseguita regolarmente, resta il fatto che il silenzio ha alimentato le voci e portato via l’attenzione dai veri protagonisti.

Intendiamoci, anche i media (alcuni) hanno la loro parte di responsabilità, avendo scelto di raccontare soltanto il fango senza accorgersi dei fiori. Tuttavia, in questo Paese che disconosce l’equilibrio, sarebbe stato ingenuo aspettarsi qualcosa di diverso.

Guerriero o ragioniere? Mas al bivio, aspettando la crono

30.08.2022
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Chissà cosa avrà pensato il suo capo Eusebio Unzue, quando durante il giorno di riposo di ieri, Enric Mas ha parlato da corridore e non da ragioniere. La sua classifica alla Vuelta si è leggermente appesantita dopo il traguardo di domenica, quando ha dovuto piegarsi a Evenepoel e anche ad Ayuso, ma il mallorquino resta comunque secondo nella generale a 1’12” dal leader. Certo la cronometro di oggi potrebbe ingigantire il fardello, ma la Vuelta deve ancora affrontare le vere montagne e il suo storico nei Giri è decisamente migliore rispetto a quello dell’inesperto corridore belga, che finora ha partecipato soltanto al Giro 2021 senza concluderlo.

Dopo la prima settimana e il riposo, Mas è secondo in classifica a 1’12”
Dopo la prima settimana e il riposo, Mas è secondo in classifica a 1’12”

«Cosa penso – ha detto Mas – guardando il mio secondo posto? Che vorrei fare tutto o niente. Bisogna essere consapevoli dei punti UCI e che la squadra ne ha bisogno per evitare la retrocessione. Personalmente sarei anche disponibile a rischiare il podio per provare a vincere, ma nemmeno possiamo rischiare di suicidarci, compromettendo la nostra classifica. Più avanti vedremo se si può fare, ma mi piacerebbe provare a vincere la Vuelta».

Quante domande

Mas sta rinascendo da se stesso, dalle sue insicurezze e da abitudini tecniche che finora non avevano giocato a suo favore. Il cambio di preparatore sta dando frutti sempre migliori. Lo si è visto leggermente più scattante sulle strade del Nord, convincente in alcuni momenti al Tour che tuttavia non ha concluso per il Covid e ben motivato e competitivo alla Vuelta. Nonostante a Utrecht sia partito con qualche dubbio, il suo stato d’animo era molto diverso da quello mostrato in Francia.

Mas francobollato a Evenepoel sul Collado Fancuaya: per ora Remco è inattaccabile
Mas francobollato a Evenepoel sul Collado Fancuaya: per ora Remco è inattaccabile

«Penso a un giorno per volta – ha detto – e anche se da fuori non si vede, in corsa ho ancora dei dubbi da risolvere. Domenica sulle rampe più dure mi aspettavo di essere un po’ più forte di Evenepoel, ma non è stato così. Il problema è che a causa del Covid, fra Tour e Vuelta più che allenarmi ho cercato di recuperare. Per questo continuo a farmi domande a cui finora sto rispondendo positivamente. Spero di continuare sino alla fine della gara».

Attenti a Roglic

Così il corridore del Movistar Team si guarda intorno, cercando di capire in che modo potrebbe svilupparsi la Vuelta. Poco convinto che la corsa abbia già trovato un assetto stabile.

Con il diesse Garcia Acosta: dopo il 2° posto 2021, la squadra è tutta per Mas
Con il diesse Garcia Acosta: dopo il 2° posto 2021, la squadra è tutta per Mas

«Roglic ad esempio – dice – non lo dimenticherei. Ha la cronometro domani (oggi, ndr) che gli sta bene e ci proverà di sicuro. A Sierra Nevada e sulle salite dell’ultima settimana non starà a guardare e io spero di essere al suo livello. Poi ci sono Ayuso e Rodriguez. Entrambi stanno facendo delle ottime prestazioni, considerando che si tratta del primo grande Giro. Sono rivali, ma grazie a loro e a pochi altri il ciclismo spagnolo sta risorgendo».

In attesa della crono

Non resta che sperare che la crono gli sia amica, consapevoli che non sia mai stata il suo forte e che il percorso di Alicante, totalmente piatto e velocissimo, sia il meno adatto da maneggiare.

Nella cronosquadre di Utrecht, la Movistar tirata da Mas ha realizzato il 10° tempo
Nella cronosquadre di Utrecht, la Movistar tirata da Mas ha realizzato il 10° tempo

«Vedremo come andrà – ha ammesso – e in base a quello prenderemo le nostre decisioni. Se un giorno vedremo Remco vacillare, cercheremo di fare qualcosa. Ma se non vacilla, dovremo ancora pensare ad assicurarci il podio, perché così com’è ora è quasi impossibile batterlo. L’ambizione è vincere la Vuelta, sono già salito sul podio due volte. Dobbiamo essere anche consapevoli che la squadra sta lottando per la salvezza nel WorldTour e questo è molto importante. Ho rinnovato il contratto fino al 2025, c’è in ballo anche il mio futuro. Spero di fare una crono decente e di non perdere troppo tempo. Mi è capitato di farne alcune molto buone, spero di riuscirci ancora».

Thomas porta al Tour la supremazia della testa sulle gambe

14.06.2022
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«A me il sistema dei punti piace – dice Thomas, sparigliando le carte – perché in pista mi piacciono le corse a punti, mi motivano a correre per dare il massimo. Però la tabella dei punteggi non è giusta e va rivista. Una Coppa di Francia dovrebbe valere la metà di una tappa al Giro o al Tour. Nel ranking ci sono squadre che non vincono le corse WorldTour e sono più avanti di quelle che danno tutto per vincere una tappa al Delfinato. Il sistema non funziona, il criterio va rivisto. Se fare quinto rende più che vincere, è ovvio che correranno per fare quinti. Ma se trovi il giusto equilibrio, allora non corri per fare punti, ma per vincere».

Lo scorso inverno a Roubaix, ha vinto l’iride nella corsa a punti, già vinta agli europei
Lo scorso inverno a Roubaix, ha vinto l’iride nella corsa a punti, già vinta agli europei

Lucidità al top

Nel gruppo dei francesi lanciati verso il Tour, c’è un campione della pista che alla Boucle non c’è mai stato prima e si chiama Benjamin Thomas. Uno da quattro mondiali su pista, sei europei e il bronzo a Tokyo nell’americana. Ha appena finito il Delfinato e l’ha preparato correndo, non andando in altura. E’ un atleta cui la pista ha dato una lucidità pazzesca, che gli ha permesso di battere su strada anche corridori superiori fisicamente, come Cosnefroy alla Boucle de la Mayenne.

«La pista – sorride – insegna a utilizzare le debolezze degli altri. Cosnefroy era appena sceso dall’altura e andava fortissimo. Quando però è partita la fuga di 25 nella seconda tappa, lui non c’era. Io me ne sono accorto e ho messo la squadra a tirare. E’ rientrato, doveva recuperare, ma io sono partito subito. Ha inseguito ancora e mi ha ripreso, ma l’ho battuto in volata. La pista insegna a fare le cose giuste al momento giusto».

A Pré en Pail-Saint Samson 2ª tappa della Boucle de la Mayenne, batte Cosnefroy e prende la maglia
A Pré en Pail-Saint Samson 2ª tappa della Boucle de la Mayenne, batte Cosnefroy e prende la maglia
Riprendiamo il discorso dei punti?

Lo scorso inverno alla Cofidis abbiamo fatto delle riunioni in cui ci hanno spiegato come funzionava. L’inizio di stagione è stato buono e si è formato un bel gruppo cui piace andare all’attacco. Non siamo ancora salvi, ma continuando così avremo il nostro posto nel WorldTour. Ci sono momenti in cui non si vince e allora c’è nervosismo. Poi uno ci riesce ed è come quando si fa goal al 90° e tutti sono contenti. Ripeto: a me piace, ma vanno ridistribuiti i punti e il numero dei corridori che vengono conteggiati.

Solo i primi dieci, giusto?

Esatto, ma questo penalizza i giovani che vengono fuori a metà stagione. Anziché fargli fare la loro corsa, si attuano strategie affinché tirino per i 10 che hanno più punti, anche se magari in quella fase non sono altrettanto in condizione.

Al Delfinato, dice Thomas, ci sono corridori già al top: terranno sino a fine Tour? Qui Roglic e Vingegaard
Al Delfinato, dice Thomas, ci sono corridori già al top come Roglic e Vingegaard: terranno sino a fine Tour?
Al Delfinato si sono visti pochi calcoli, però…

E’ stato molto intenso. A parte la prima tappa non troppo dura, siamo andati fortissimo tutti i giorni. E tutte le volte che partiva la fuga, il gruppo dietro era in fila indiana. Tutti scendono dall’altura e vedi quelli che vogliono vincere e quelli che si giocano ancora il posto per il Tour e devono dimostrare di essere forti. Anche a costo di esplodere. Non si formava neanche il classico gruppetto, non si staccava nessuno e dovevi pregare di stare bene e di essere nel gruppo giusto. Roglic magari non era al 100 per cento, ma Vingegaard sì.

Corsa in stile Tour?

Praticamente è stata una settimana da grande Giro, con lo stesso stress per la classifica. Mi chiedo se arriveranno tutti altrettanto bene nella terza settimana del Tour.

Thomas premiato con il numero rosso al Delfinato per i 127 chilometri di fuga della 5ª tappa a Chaintré
Thomas premiato con il numero rosso al Delfinato per i 127 chilometri di fuga della 5ª tappa a Chaintré
Corsa a sfinimento oppure si può mollare?

Devi scegliere la tappa su cui puntare e capire quando alzare il piede. Prendiamo il terzo giorno. Se avessi tenuto, avrei fatto la tappa della vita e sarei arrivato in volata con Van Aert. Ma ero già stanco e mi sono rialzato prima. Sulle montagne invece ho preso il mio ritmo per non sfinirmi prima del Tour. Ho provato ad andare in fuga alla quinta tappa, il giorno dopo la crono, ma alla fine ci hanno preso.

Sei stato anche tu in altura?

No, preferisco correre. Ho avuto diverse gare in Francia e non il tempo per le due settimane in altura. Ma poi, non essendo scalatore, non è così utile. E i punti alla squadra fanno comunque comodo.

A inizio stagione, Benjamin Thomas ha conquistato l’Etoile de Besseges
A inizio stagione, Benjamin Thomas ha conquistato l’Etoile de Besseges
Che effetto fa il debutto al Tour?

Sarà una grande scoperta. Il Tour lo guardano tutti, mi aspetto una grande festa. Prima non ci pensavo, ma adesso inizio a sentire la tensione. Nella seconda settimana si passerà vicino le mie zone (Thomas è di Lavaur, vicino Tolosa, ndr), potrebbe avvicinarsi qualche amico che non segue il ciclismo. Il Tour parla a tutti.

Stesso stress delle Olimpiadi?

Diverso, ma sì. A Tokyo correvo da solo per la mia Nazione, qui c’è comunque la squadra. Ma devi arrivarci pronto, per cui l’avvicinamento è simile. Tokyo mi sarà utile nel gestire lo stress.

Thomas-Grondin, coppia di bronzo nell’americana alle Olimpiadi di Tokyo
Thomas-Grondin, coppia di bronzo nell’americana alle Olimpiadi di Tokyo
Morkov, che ha le tue caratteristiche, è il miglior ultimo uomo per i velocisti, tu invece vai spesso in fuga. Come mai?

Perché sono più passista che sprinter. Potrei pure fare l’ultimo uomo, ma sono basso sulla bici e non darei una grande copertura. Sono sempre stato un corridore da attacco, anche in pista. Non faccio l’americana aspettando le volate, provo semmai a prendere il giro e le volate le faccio solo se ristrette. Su strada è lo stesso.

Però quest’anno la strada sta dando risultati migliori…

Sono cresciuto fisicamente e la squadra mi dà un bel ruolo nelle corse che mi piacciono (Thomas ha vinto l’Etoile de Besseges e la Boucle de la Mayenne, ndr), facendo il capitano in un gruppo di giovani. La prendo molto sul serio, poi quando vado al Delfinato, meglio lavorare per un capitano, che rincorrere un 20° posto. Meglio una tappa. Perciò al Tour proverò a fare bene la crono di Copenhagen e poi a entrare in fuga nelle tappe vallonate.

Thomas ha vinto per due volte il tricolore della crono, nel 2019 e 2021. Qui in azione al Delfinato
Thomas ha vinto per due volte il tricolore della crono, nel 2019 e 2021. Qui in azione al Delfinato
Cosa ti aspetti dai campionati francesi?

La crono è piatta e lunga 45 chilometri, per specialisti. La strada saranno 240 chilometri in un circuito da ripetere per 15 volte, con due strappi ripidi di 800 metri. Non per scalatori, un Demare in condizione sarebbe favorito. Ce l’ho in testa anche io e ho corso per quattro anni alla Groupama. So come vanno a correre e questo sarà un vantaggio. Mi appoggerò a loro come si fa su pista, entrando nelle loro debolezze. So di non essere il più forte fisicamente, ma tatticamente so servirmi delle circostanze e del lavoro degli altri.

Punti, gare e modo di correre che cambia. Parola a Copeland

11.06.2022
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Della classifica a squadre, della questione dei punti e delle retrocessioni avevamo parlato questo d’inverno. Adesso che ci si avvia alla fine del triennio, la questione si fa più ingarbugliata e della riforma entrata in vigore nel 2019 emergono tutti i limiti. Il discorso è complesso e lo affrontiamo con Brent Copeland (nella foto di apertura con Groenewegen, ndr), team manager della BikeExchange-Jayco, e tra i più esperti.

Prima però, ricordiamo brevemente cosa prevede questa riforma.

Nel 2019 l’UCI introduce il ranking per i team. I primi 18 della classifica restano nel WorldTour, gli altri retrocedono a professional. La classifica è stilata in base alla somma dei punteggi dei migliori dieci atleti per team, per ogni singola stagione (1 gennaio – 31 dicembre).

La classifica a fine maggio. L’ultima ad assicurarsi una licenza WT per il 2023 sarebbe l’Education First-Easy Post
La classifica a fine maggio. L’ultima ad assicurarsi una licenza WT per il 2023 sarebbe l’Education First-Easy Post
Brent, ora che il tempo stringe ci si è resi conto che chi ha preso parte al Giro d’Italia (corsa WT) e ha persino vinto tappe, come il vostro Simon Yates per esempio, ha ottenuto meno punti di chi ha vinto corse di un giorno di categoria “.pro” o addirittura 1.1. C’è qualcosa che non va?

Queste sono le regole che l’UCI ha applicato nel 2019 e se non andavano bene dovevamo dirlo prima. Ora c’è un leggero panico perché qualcuno potrebbe retrocedere e questo sta portando ad un nuovo modo di correre per andare a caccia dei punti. Quello che per me è sbagliato è stato mantenere il ranking durante la pandemia.

Cosa intendi?

Dei punti possiamo parlarne fino a domattina. C’è chi sostiene che una corsa di un giorno, benché piccola, valga più di una tappa in un grande Giro e chi invece dice di no: ognuno ha la sua opinione. Ma attuare questo sistema durante la pandemia è stato scorretto. Molte corse sono saltate, molti corridori sono stati male. Prendiamo il nostro caso: siamo un team australiano, abbiamo sponsor australiani e interessi a correre laggiù. Con l’annullamento del Tour Down Under e delle altre corse, abbiamo perso una grossa fetta di punti. E la stessa cosa al Giro d’Italia del 2020. Avevamo un super Simon Yates, ma poi tre, quattro persone dello staff hanno preso il Covid e abbiamo dovuto fermare la squadra, perdendo tanti altri punti. Va da sé che in una situazione così non puoi tenere fede ad un ranking.

E anche la questione dei punti è da rivedere: 100 per una tappa del Giro, 150 per una corsa singola “.pro”…

Yates che vince la tappa più spettacolare e dura del Giro, quella di Torino, porta a casa 100 punti UCI. Nello stesso giorno il nostro Groenewegen vince una corsa 1.1 in Olanda, tutta piatta, e ne porta a casa 125: per me non ha senso. Ma questo è un altro discorso. Ripeto, potevamo pensarci prima.

“Potevamo pensarci prima”, ma qualcuno ci ha anche detto che il regolamento non era chiarissimo. E che si pensava che la classifica fosse rivolta alle sole WorldTour e non che ci fosse una graduatoria comune con le professional…

No, questo è stato chiaro subito. Semmai c’è stata un po’ di confusione su come venissero assegnati i punteggi. La regola poteva essere interpretata in più modi. Noi, come molti altri, credevamo inizialmente che tutti i corridori portassero punti. E non solo i primi dieci. Questo cambia tutto, cambia anche il modo di correre.

Con l’annullamento del Tour Down Under, la squadra di Copeland ha perso (potenzialmente) molti punti
Con l’annullamento del Tour Down Under, la squadra di Copeland ha perso (potenzialmente) molti punti
Cioè?

Faccio un esempio. La settimana scorsa eravamo a fare una corsa in Belgio. Davanti c’era una fuga di una decina di corridori. Avevano un minuto e si poteva chiudere. Noi dietro ne avevamo quattro, due dei quali potevano vincere. Ma visto chi c’era davanti, ci siamo fatti i conti e abbiamo preferito lasciare andare la fuga piuttosto che rischiare, favorendo altri più pericolosi in gruppo. Quelli che erano davanti non erano dei rivali diretti per la nostra classifica. E questo modo di correre chiaramente è negativo.

Decisamente…

E non va bene neanche per i giovani. Loro, che rischiano di non essere nei primi dieci del proprio team, è meglio che restino in gruppo a non fare niente o a tirare in caso di necessità. Chi ha ideato questa riforma non ha pensato a queste conseguenze.

Sull’arrivo della Marmolada si vociferava che la corsa fosse così addormentata anche perché i team cercavano di correre non tanto per la vittoria, ma per i punteggi…

Può essere così, certo. L’importante però è che il pubblico conosca certe dinamiche. Altrimenti, giustamente, critica l’assenza di spettacolo. Come tranquillamente potevano criticare noi quel giorno, dato che avevamo quattro corridori pronti a vincere e non lo abbiamo fatto. Nel calcio è più semplice far capire il concetto di retrocessione. Si gioca: si vince, si perde o si pareggia e in base a questo si fanno dei punti.

Yates vince la spettacolare (e dura) tappa di Torino: che porta al team “solo” 100 punti UCI
Yates vince la spettacolare (e dura) tappa di Torino: che porta al team “solo” 100 punti UCI
Non è così nel nostro mondo…

Nel ciclismo ci sono molte più variabili. Il pubblico è il nostro asset maggiore, noi corriamo per fare spettacolo, ma se certe cose non le capiamo noi stessi, come possiamo pretendere che le capiscano i tifosi? A mio avviso questa riforma ha portato più negatività che positività. E questo vale non solo per noi della BikeExchange, che tra l’altro siamo a rischio moderato, ma al ciclismo intero.

E così facendo, il Giro d’Italia, durante il quale ci sono state molte gare, è a rischio. Sempre più corridori importanti non verranno, perché dirottati su corse che danno più punti Uci?

Ma non solo il Giro, tutte le corse a tappe. Non faccio nomi per rispetto degli organizzatori, ma noi abbiamo appena rinunciato a due (buone) corse a tappe, per andare a fare gare di un giorno. C’è un corridore di un altro team che non era al Giro, il quale a maggio ha raccolto più punti di chi è salito sul podio finale della corsa rosa. Il Giro, il Tour, la Vuelta, il Giro di Svizzerasono le gare che hanno fatto la storia del ciclismo. E noi magari ci ritroviamo a disputare corse dove non c’è neanche la diretta tv perché assegnano più punti. Vaglielo a spiegare agli sponsor…

Brent, voi team state lavorando ad un tavolo di discussione con l’UCI?

Certo, ma per il futuro. Questo triennio ormai è andato. Da una parte capisco anche l’UCI, che ha ideato la riforma tre anni fa e fino ad ora nessuno aveva parlato. Non so quando, ma ci riuniremo. Stiamo parlando per rendere il tutto più semplice e chiaro: i grandi corridori e le squadre non possono rinunciare alle corse che hanno fatto la storia del ciclismo.

Team assetati di punti. A “metà classifica” è caccia ai velocisti

21.01.2022
5 min
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Parlando con i manager, ma anche con i procuratori e vedendo il mercato, emerge sempre di più la ricerca del velocista o comunque del corridore dotato di un certo spunto. Del corridore che riesce a vincere corse, più o meno importanti, con una certa regolarità. Il che è abbastanza scontato visto che siamo in uno sport agonistico in cui ognuno cerca di conquistare il primo posto, il problema è che da quest’anno cambiano alcune cose. I punti derivanti da vittorie e piazzamenti assumono ancora maggiore peso.

Per restare nel prestigioso WorldTour infatti bisogna non più solo avere i conti finanziari in ordine (e non solo quelli), ma anche un certo punteggio e di conseguenza una certa posizione in classifica. Il regolamento dell’UCI dice che restano nel WorldTour le migliori 18 squadre che nel triennio 2020-2022 hanno conquistato più punti. “Retrocedono” a professional le altre.

Questo implica poi delle problematiche a livello di sponsorizzazioni. Un conto infatti è avere accesso alle gare più importanti e un conto è non avere questo diritto. Una bella differenza in quanto a visibilità e di conseguenza al reperimento di sponsor. Ma questo è un altro discorso.

A caccia dei velocisti

In tutto ciò quindi il ruolo del velocista assume più importanza. E lo abbiamo visto poi con il modello Alpecin-Fenix. Loro vanno alla ricerca di tappe o di corse di un giorno. Certamente Van der Poel porta un grandissimo pacchetto di punti, ma Jasper Philipsen e Tim Merlier non sono molto indietro. E così questa squadra professional spalleggia alla grande con le WorldTour.

Simbolico anche il caso dell’Arkea-Samsic. La formazione francese pur non essendo una WT è al 16° posto della classifica generale, quindi sarebbe dentro. Bouhanni, che appartiene a questo team, pur non figurando tra i migliori velocisti, con le sue “corsette” (termine non bello ma che rende l’idea), ha racimolato per la sua squadra oltre 500 punti UCI. E lo stesso ha fatto Danny Van Poppel per la Intermarché Wanty Gobert.

O i tantissimi punti raccolti dalla Groupama-Fdj lo scorso anno con le vittorie di Demare. Anche i treni, pensando in questo caso a Jacopo Guarnieri, quindi hanno il loro bel peso. E’ forse da questi, più che dal singolo velocista, che si evince l’impostazione di un team.

I 15 velocisti con più punti estratti dalla classifica UCI
I 15 velocisti con più punti estratti dalla classifica UCI

Squadroni al sicuro

Nella tabella sopra abbiamo elencato i migliori 15 velocisti, quelli con più punti. Abbiamo inserito anche Van Aert e Van der Poel in quanto in carriera hanno vinto volate di gruppo. Pertanto vanno presi in considerazione anche se chiaramente sono molto più che solo sprinter.

Van Aert porta un sacco di punti alla sua Jumbo-Visma che comunque non avrebbe problemi con Roglic, Vingegaard, Dumoulin e tanti altri. Stesso discorso per la Quick Step-Alpha Vinyl che addirittura potrà permettersi di far fare un calendario di “secondo piano” a Cavendish, il corridore che ha vinto più tappe al Tour nella storia. Lefevere ha detto che punterà su Jakobsen. Senza contare Alaphilippe e tutti i mostri sacri che hanno per le classiche del Nord.

La UAE Team Emirates si tiene stretta Trentin e Gaviria e sta facendo crescere Molano, ma con Pogacar e Almeida viaggia tranquilla. La Ineos-Grandiers ha richiamato Viviani. Ma certo questo discorso della caccia al velocista non riguarda gli squadroni. Sia per una questione di organico in generale, sia perché hanno moltissimi punti che li tengono in sicurezza.

Dylan Groenewegen è passato dalla Jumbo-Visma alla BikeExchange-Jayco (foto Instagram)
Dylan Groenewegen è passato dalla Jumbo-Visma alla BikeExchange-Jayco (foto Instagram)

Terra di mezzo rischiosa

Chi si muove dunque? La Lotto-Soudal, una delle due WT che sarebbero fuori stante così la classifica, punterà ancora di più su Caleb Ewan. Il fatto che l’australiano non sarà al Giro d’Italia vorrà dire che correrà molte più corse di livello inferiore tra una classica e l’altra per fare man bassa di punti. In più è stato preso il tedesco Selig dalla Bora-Hansgrohe, buon apripista.

La Cofidis, l’altra esclusa, ha affiancato Cimolai a Consonni. Ed ha messo sotto contratto un corridore come Ion Izaguirre che da sempre a fine stagione incassa molti punti. La Israel-PremierTech, invece, ha puntato su Nizzolo.

Discorso un po’ diverso per la Movistar e ancora di più per la Bora. Loro in pratica non hanno quasi più ruote veloci in rosa. Per la Movistar la cosa è abbastanza tradizionale, per la Bora orfana di Sagan un po’ meno. Qui si punta forte sulle corse a tappe. Anche se un paio di velocisti sono stati presi, Van Poppel e Sam Bennett. La Wanty per sostituirlo ha puntato su Kristoff (il quale però non è dato in grande condizione).

Un’altro team che non naviga in acque troppo tranquille è la BikeExchange-Jayco che non a caso ha ingaggiato Dylan Groenewegen.

Taco Van der Hoorn ha vinto una tappa al Giro: vedremo ancora queste azioni con il regolamento relativo ai punti?
Taco Van der Hoorn ha vinto una tappa al Giro: vedremo ancora queste azioni con il regolamento relativo ai punti?

Nuove tattiche?

C’è chi dice che questo nuovo regolamento influirà anche sulle tattiche di corsa. Difficile da dire, alla fine tutti i team hanno sempre cercato di vincere. Forse sarà meno scontata qualche fuga, perché a questo punto anche il velocista piazzato può portare un certo punteggio.

Ma attenzione, i velocisti conteranno sì, ma non saranno i soli, chiaramente. Per redigere la classifica infatti l’UCI prenderà in conto i 10 migliori corridori di ogni squadra. Quelli con più punti. Quindi è vero che solitamente nelle primissime posizioni ci sono le ruote veloci (basta dare un’occhiata ai numeri) ma chi fa bene nelle corse a tappe conterà eccome.

Non a caso se si va a vedere la classifica annuale, Ineos-Grenadiers e UAE Team Emirates, rispettivamente con Bernal e Pogacar sono parecchio avanti, pur non avendo vinto un gran numero di corse. E questo non riguarda solo i vincitori. Un decimo posto nella generale del Giro vale più o meno la vittoria di una gara 1.1, cioè una Paris-Camembert o una Veneto Classic.