Fiorelli su Sciortino: «Fare il ciclista è difficile se nasci al Sud»

08.11.2023
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La notizia del ritiro di Carlo Sciortino ha aperto il sipario su un mondo lontano dagli occhi di molti ma sul quale è giusto porre l’accento. Lasciare il ciclismo a 18 anni perché si fa fatica a stare lontani da casa e ci si accorge di essere distanti dal mondo degli under 23. Molti taglierebbero corto dicendo «se non sei pronto a fare sacrifici non puoi andare avanti in questo sport». Ma i sacrifici non sono uguali per tutti, questo lo si vede. I ragazzi che abitano nelle regioni del Nord corrono e vanno a scuola all’interno della stessa provincia.

Due anni fa Sciortino e Fiorelli si incontravano in un bar di Palermo per parlare di ciclismo e futuro
Due anni fa Sciortino e Fiorelli si incontravano in un bar di Palermo per parlare di ciclismo e futuro

L’esempio di Fiorelli

Uno che di questo ha sofferto, ma al tempo stesso ne ha fatto una forza, è Filippo Fiorelli. Ora il corridore della Green Project-Bardiani-CSF Faizanè si trova nella sua Palermo ancora nel limbo tra vacanze e ripresa. Con Fiorelli e Sciortino avevamo fatto una bella intervista che si chiudeva così: «Il 17enne (Sciortino, ndr), parlando con Fiorelli, ha gli occhi colmi di speranza, di voglia di fare, di sogni… che vede concretizzati nel professionista-amico». Quei sogni Sciortino li ha messi da parte, e questo deve far male a noi, perché non siamo più in grado di far sognare un giovane

«Ho incontrato Sciortino a fine stagione – racconta Fiorelli – e abbiamo avuto modo di parlare e confrontarci. Da un punto di vista l’ho assecondato perché lo capisco, non è facile stare lontano dagli amici, dalla famiglia e dalla propria terra. Sono queste le cose che ti pesano di più. La cosa più importante è la salute, se stai male non fai le cose al 100 per cento e non serve a nulla. Dall’altra parte, però, gli ho detto che avrebbe potuto aspettare di finire la scuola e vedere come sarebbe andato un anno fatto “normalmente”».

Negli anni da dilettante Fiorelli deve un grande grazie ai sostegno della famiglia (photors.it)
Negli anni da dilettante Fiorelli deve un grande grazie ai sostegno della famiglia (photors.it)
Ma il problema della distanza non si sarebbe azzerato.

Vero. Lo vedo su me stesso, soprattutto in questo periodo di preparazione dove ancora la bici la uso per fare delle passeggiate o uscite molto blande. Mi piace farle nella mia terra perché esco con degli amici amatori, qualche junior e non sono mai solo. E’ piacevole avere compagnia quando si va in bici, anche per non pensare troppo agli impegni. 

Anche tu sei stato e stai spesso lontano da casa. 

So cosa significa e pesa anche a me, per questo mi piace tornare qui in Sicilia appena posso. Però, per dove sono arrivato, è tutto più semplice perché da professionista il calendario è gestito in maniera diversa. Si lavora a blocchi di corse, una volta finiti me ne torno qui e sto bene. Quando sei dilettante questa cosa non succede, il calendario è più fitto, devi correre tutti i giorni e non hai occasione di tornare mai a casa. Ora quando ho voglia prendo l’aereo e torno, chiaro che c’è anche l’aspetto economico.

Uno dei momenti più difficili nel 2017, quando i risultati non arrivano a causa di diverse problematiche
Uno dei momenti più difficili nel 2017, quando i risultati non arrivano a causa di diverse problematiche
Sono sempre spese…

Ora sono libero visto anche il contratto che ho con la Green Project, ma se sono qui devo fare una statua d’oro a mia madre. L’ho pensato spesso, fare quello che ha fatto lei è stato come iscrivere un figlio all’università. A mia sorella hanno pagato gli studi, a me hanno pagato la vita da ciclista. Mia madre credeva in me e anche se non capiva bene quello che facevo vedeva che i risultati arrivavano e quindi era tranquilla. 

Si vive tutti in maniera diversa, con la consapevolezza che una famiglia intera sta facendo sacrifici importanti.

Ho sempre pensato che quando un siciliano va al Nord per correre, non va per divertirsi: non è un passatempo. Cosa che invece accade per molti ragazzi che sono vicini a casa e corrono in bici per passione. Io per la mia famiglia facevo dei veri e propri sacrifici. 

Filippo Fiorelli_Giro2020
Nel 2020 il passaggio tra i professionisti con la Bardiani, a 26 anni
Filippo Fiorelli_Giro2020
Nel 2020 il passaggio tra i professionisti con la Bardiani, a 26 anni
Come hai visto Sciortino quando ci hai parlato?

Tranquillo. Quando arrivi a prendere una decisione del genere ci rifletti per mesi, non è una cosa che arriva all’improvviso. 

C’è un punto in cui tu hai capito che ce l’avresti fatta?

Quando fare il ciclista è diventato il mio lavoro, arrivi a quel punto in cui non puoi tirarti indietro, devi andare avanti per forza, perché ce l’hai fatta. Capisco molto di più Sciortino che altri corridori che sono arrivati a correre tra i pro’ e dopo sei mesi hanno deciso di smettere…

Una volta tra i grandi le motivazioni vengono da sé, il problema è arrivarci
Una volta tra i grandi le motivazioni vengono da sé, il problema è arrivarci
Anche tu hai avuto i tuoi momenti difficili?

Certamente, nel 2017 volevo mollare, perché mi sentivo troppo lontano dalla mia famiglia. Quello fu un anno problematico dove ho preso la mononucleosi e non andavo forte come avrei voluto. Mi trovavo alla Beltrami e non ero sereno, così sono tornato in Toscana, alla Gragnano Sporting Club, dove le corse erano più adatte a me. Nel 2019 con loro ho vinto spesso arrivando a correre nel 2020 alla Bardiani. 

Una grande differenza si nota nel mondo degli juniores, che in Sicilia è un movimento ridotto.

Tutto questo lo dicevo a Sciortino. Gli ho sempre detto che quando fosse andato a correre con gli under 23 sarebbero state solo sberle. Qui sei abituato a vincere, ma al Nord il ritmo è diverso, mentalmente è difficile, arrivi a fare tanta fatica. Lo dico spesso: il ciclismo è il 70 per cento testa, 20 per cento cuore e 10 per cento gambe

Zanatta e i giovani: «Chi gli insegna a vincere?»

07.06.2023
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Il tema dei ragazzi giovani che passano professionisti è uno di quelli destinati a non consumarsi mai. Negli ultimi anni si vedono sempre più atleti tra i 18 ed i 20 anni passare nel ciclismo dei grandi. La loro permanenza tra gli under 23 è minima, o addirittura assente, ma questi ragazzi non possono prescindere dagli step di crescita necessari. Il focus però si è spostato dalle formazioni under 23 alle squadre dei professionisti. 

Amadori, cittì della nazionale under 23 ci aveva parlato così a riguardo dell’Orlen Nations Grand Prix: «Sono convinto che corse del genere, per ragazzi così giovani che già sono professionisti, servano tanto. Insegnano loro a vincere e mettersi in gioco. Ne parlavo proprio con Rossato e Zanatta, diesse di Green-Project e Eolo-Kometa».

Il secondo posto di Piganzoli in Polonia ha fatto capire che le qualità ci sono, serve tempo per affinarle (foto PT photos)
Il secondo posto di Piganzoli in Polonia ha fatto capire che le qualità ci sono, serve tempo per affinarle (foto PT photos)

Il passaggio intermedio

Colta la palla al balzo, abbiamo cercato di capire capire come sia cambiato il ruolo del direttore sportivo. Tutto avviene con maggiore anticipo e le squadre si trovano sulle spalle maggiori responsabilità. Zanatta e la Eolo-Kometa hanno la loro ricetta. 

«Con gli ultimi tre o quattro fenomeni passati da junior a professionisti – inizia – tutti i ragazzi sembrano pronti a 18 anni. Ma non può essere così, una cosa secondo me è da guardare: chi ha fatto i giusti passaggi da giovane poi ha avuto una carriera più lunga. Con questa smania di cercare i giovani forti abbiamo perso tanti corridori e tanti ne perderemo. Albanese e Rota sono l’esempio di due corridori che si stavano smarrendo e che il nostro movimento ha dovuto recuperare. Anticipare la maturazione ti fa perdere determinati gradini, come quello di imparare a vincere, cioè essere competitivo».

Fancellu e Piganzoli nel 2022 hanno corso con la maglia della nazionale il Tour de l’Avenir (foto Zoè Soullard)
Fancellu e Piganzoli nel 2022 hanno corso con la maglia della nazionale il Tour de l’Avenir (foto Zoè Soullard)

L’esempio di Piganzoli 

Uno dei giovani professionisti che Amadori ha portato in Polonia è Piganzoli, secondo in classifica generale. Lui è un prospetto interessante, che da under 23 si è fatto vedere ed ora muove i primi passi tra i grandi. 

«Piganzoli – dice Zanatta – ha lottato spesso per vincere tra gli under 23, si è costruito la giusta mentalità grazie al fatto di correre sempre tra i primi. Non è un vincente perché non ha determinate caratteristiche, ma è un corridore abbastanza completo. Negli anni scorsi andava alle gare contento di provare a vincere, di mettersi in gioco. Un ruolo importante lo ha avuto la nazionale di Amadori, che gli ha permesso di correre in determinate vetrine come l’Avenir o il mese scorso in Polonia. Corse nelle quali si può confrontare con i migliori corridori della sua età. Non si deve cadere nell’errore di pensare che un giovane, anche se professionista, non possa fare gare con la nazionale under 23».

Albanese è uno dei corridori che rischiava di smettere, è stato recuperato dal progetto Eolo-Kometa
Albanese è uno dei corridori che rischiava di smettere, è stato recuperato dal progetto Eolo-Kometa

Errare è umano

«Molti ragazzi – aggiunge – passano perché lo vogliono i procuratori o i genitori, ma anticipano i tempi. E se lo si fa quando non si è pronti si vedono delle lacune: non sono abituati a vincere, nemmeno a provarci. Peccano nella lettura della gara, nei movimenti e nell’allenarsi. Pensate a Trentin ed Ulissi, corridori che a più di trent’anni sono in grado di capire la gara e di muoversi di conseguenza. Questo perché hanno avuto una giusta militanza tra i dilettanti e hanno avuto modo di imparare i fondamentali del ciclismo.

«Ora – conclude Zanatta – sono le squadre dei professionisti che hanno in mano la maturazione dei corridori, e bisogna fare le cose per bene. Quindi dare un programma a lungo termine, portarli alle corse giuste e permettergli di sbagliare. Da un errore imparano tantissime cose, vi faccio un esempio: venerdì scorso al Giro dell’Appennino Piganzoli, Tercero e Fancellu sono rimasti fuori dai primi. Ci siamo resi conto che migliorano, crescono e questo è importante. Ogni ragazzo matura ad un’età diversa e dobbiamo dare loro modo di farlo, bisogna lasciare i giusti margini».

Petrucci alla Bardiani: l’anno in più da U23 è servito?

17.12.2022
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Tra i volti nuovi che si affacciano nel mondo del professionismo c’è quello di Mattia Petrucci, ragazzo veronese che indosserà la maglia della Bardiani CSF Faizanè. Il suo arrivo nella squadra dei Reverberi, che in questo momento si trova in Toscana per la preparazione invernale, va evidenziato. Petrucci, alla fine del 2021 ha deciso di attendere prima di fare il grande salto tra i professionisti. E’ rimasto un’altra stagione tra gli under 23 con la Colpack. Una scelta ponderata che in un mondo sempre più veloce, è quanto meno da sottolineare. 

Petrucci (in maglia Colpack) a fine 2021 ha deciso di prolungare la sua esperienza tra gli under 23
Petrucci (in maglia Colpack) a fine 2021 ha deciso di prolungare la sua esperienza tra gli under 23
Come mai quella decisione lo scorso anno?

Alla fine del 2021 avevo parlato con un po’ di squadre, tra cui anche la Bardiani, ma non si era arrivati a nulla di concreto. Così ho deciso di provare a raccogliere di più tra gli under 23. 

Il 2022 che anno è stato?

Non è andato secondo le aspettative a causa delle diverse problematiche che ho avuto nei mesi centrali dell’anno. Mi sono fermato parecchie volte, una anche al campionato europeo, al quale avrei dovuto partecipare. E’ stato davvero difficile ripartire da capo. 

A fine stagione sono arrivati dei buoni piazzamenti…

Sono risultati che sono riuscito a conquistare grazie alla mia esperienza e all’orgoglio.

Il debutto stagionale di Petrucci è arrivato al Trofeo Laigueglia, un primo assaggio di professionismo (foto Scanferla)
Il debutto stagionale di Petrucci è arrivato al Laigueglia, un primo assaggio di professionismo (foto Scanferla)
Hai avuto paura che questa scelta ti si potesse ritorcere contro? 

Con il senno di poi diventa troppo facile, sinceramente non ci ho pensato. Anche perché alla fine della passata stagione qualche colloquio con delle squadre professional l’avevo già fatto. Quest’anno ho “riallacciato” il filo con i Reverberi e dopo un bel colloquio abbiamo trovato l’accordo. Sono consapevole di ciò che ho fatto e fa tutto parte di un bagaglio di esperienza che mi porto dietro.

Che differenze vedi ora che sei all’interno?

Principalmente strutturali. Arrivo da una squadra che era ben organizzata, ma qui si vede una gestione completamente differente. Si scende parecchio nei dettagli per evitare errori, ci alleniamo bene e siamo seguiti sotto tutti gli aspetti. 

In questi giorni Mattia si trova nel ritiro della Bardiani sui colli toscani
In questi giorni Petrucci si trova nel ritiro della Bardiani sui colli toscani
La Bardiani ha un suo progetto dedicato ai giovani, tu che sei appena uscito dagli under 23, come lo vedi?

E’ molto interessante, soprattutto perché questi ragazzi sono trattati come dei professionisti, ma hanno la possibilità di correre tra gli under. Ormai la categoria under 23 sta diventando sempre più di passaggio, un mezzo trampolino di lancio. Dico mezzo perché il vero trampolino di lancio sono gli juniores. Se uno dimostra già da giovane di andare forte merita di fare un percorso ed un programma di crescita differente. 

L’anno scorso ci avevi detto che dovevi trovare appieno la tua dimensione come corridore, ora l’hai trovata?

Devo migliorare molto in salita, questo senza dubbio. Una mia caratteristica è di saper tenere in salita e giocarmi gli arrivi ristretti, insomma un buon cacciatore di tappe o di corse di un giorno.

Un profilo adatto ad una squadra come la Bardiani, no?

Assolutamente, queste mie qualità mi danno la possibilità di mettermi in gioco. La nostra squadra non parte con un capitano designato e quindi in ogni corsa c’è la possibilità di provarci. Chiaramente essendo uno degli ultimi arrivati, non pretendo di giocarmi le mie carte fin dalle prime gare. Però in questa squadra se sei serio e lavori bene le possibilità poi ti vengono date. 

Pochi giorni fa siamo stati insieme alla Bardiani per vedere come Reverberi ed il suo staff preparano la stagione
Pochi giorni fa siamo stati insieme alla Bardiani per vedere come Reverberi ed il suo staff preparano la stagione
Sai già dove e quando debutterai?

Sì, correrò alla Vuelta a San Juan, in Argentina. Manca solamente un mese ed è importante arrivare preparato. Non si ha più modo di arrivare alle corse con la preparazione ancora in costruzione. 

Un inizio oltreoceano, sarà doppiamente tosto…

Ora sono concentrato sul lavorare al meglio sulla preparazione senza perdermi in troppi pensieri. Poi però dovrò anche concentrarmi sull’acclimatamento, io sono uno che guarda molto ai dettagli. Proprio in questi giorni di ritiro stiamo lavorando su tanti particolari e ci sono studi che dimostrano che un cambio di clima può comportare dei problemi nella prestazione atletica se non si è abbastanza preparati. 

Qualche altro ragazzo quest’anno ha avuto la tua stessa idea di fare un anno in più tra gli under, che ne pensi?

Ovviamente ognuno di noi è diverso e fa le cose che ritiene giuste per sé. Guardandomi indietro dopo un anno non mi sento di dare giudizi. Una cosa fondamentale è avere intorno persone fidate che ti consigliano. Se si ha la possibilità, tuttavia, è forse meglio coglierla, con la consapevolezza che se si fa un salto troppo grande c’è il rischio di rimbalzare indietro, e se succede poi non torni più…

Gandin e la promozione (meritata) tra i pro’

25.11.2022
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Stefano Gandin ha già iniziato a preparare la seconda stagione in maglia Corratec. La differenza rispetto allo scorso anno è che dal 2023 la sua squadra sarà professional e il prolungamento di contratto per il ragazzo veneto significa professionismo. Un traguardo raggiunto dall’interno, ma non per questo meno prestigioso e sudato. La stagione scorsa non è finita nel migliore dei modi, ma ora è tempo di guardare avanti.

«Sono caduto ad agosto – esordisce Gandin al telefono – e mi sono fermato per qualche mese. Ho iniziato un po’ prima per lavorare qualche settimana in più e recuperare il tempo perduto. Ma tra lo stop di due mesi, la palestra e il riprendere la bici, mi si è leggermente infiammato il ginocchio. Ho deciso di fermarmi e non rischiare nulla».

Gandin si è messo in luce al Giro di Sicilia conquistando la maglia dei gpm
Gandin si è messo in luce al Giro di Sicilia conquistando la maglia dei gpm
Anche perché questa stagione sarà un po’ più importante…

Sì, già a gennaio ero partito con l’obiettivo di ottenere risultati e la Corratec mi ha dato questa occasione. Ripartirò dalla stessa squadra, ma da un altro mondo e un’altra qualità di corse. 

Quando hai capito che saresti rimasto?

Si sapeva fin dall’inizio che la Corratec aveva l’ambizione di fare la professional, questo mi ha dato tanta motivazione per impegnarmi al massimo. Durante l’anno ho tenuto spesso dei colloqui, sia con Frassi che con Parsani e mi hanno sempre tranquillizzato sulla mia permanenza nel team. 

Avevi già in mente di passare con la Corratec?

Un po’ sì, ma nel mondo del ciclismo fino a quando non firmi non puoi essere sicuro. Ho firmato a inizio ottobre, sono stato tra i  primi dieci contratti presentati non appena la squadra ha ottenuto la licenza come professional.

Al Sibiu Tour 2022, Gandin conquista così l’ultima tappa (foto Focus Photo Agency)
Al Sibiu Tour 2022, Gandin conquista così l’ultima tappa (foto Focus Photo Agency)
Diventi pro’ a 26 anni, che effetto fa?

Passo a questa età e una cosa vuol dire: non ho mai mollato, conservando sempre la speranza di diventare professionista. Rispetto al mondo di ora, dove anche gli junior passano subito, è strano ma non è detto che non possa andare bene. Quando ero dilettante c’era Fiorelli che è passato tardi, ma ora va forte ed ha appena fatto una bella stagione. Anche Lucca è passato professionista quest’anno, ce lo meritiamo. Se uno merita, è giusto che gli sia concessa l’occasione. 

Diventare professionista con la stessa squadra che ti ha accompagnato per un anno è un vantaggio?

Sicuramente conosco parte dello staff e dei direttori sportivi. I corridori un po’ cambieranno, rispetto al 2022 siamo rimasti in 5, questo vuol dire avere 15-16 compagni nuovi. Punteremo molto sui velocisti. D’altronde in una squadra che mira ai piazzamenti e alle fughe o comunque a cogliere sempre l’occasione, servono corridori così, non da classifica. 

Nel 2022 hai corso molto all’estero e fatto tante corse a tappe…

Era il primo anno che facevo corse a tappe con continuità, già da inizio stagione mi sentivo bene e sicuramente più passano i giorni più sto meglio. Mi piacciono molto come tipologia di gare, non da fare classifica, ma per cercare qualche vittoria di tappa.

Le corse a tappa sono il palcoscenico perfetto per Gandin e la sua indole da cacciatore di tappe (foto Anderson Bonilla)
Le corse a tappa sono il palcoscenico perfetto per Gandin (foto Anderson Bonilla)
Anche perché da elite non ce ne sono molte in Italia…

No, quando sei under 23 nei hai solo 3-4 durante l’anno, e una volta che sei elite scarseggiano. E poi per migliorare serve continuità, da gennaio ad ora ho imparato molto mettendomi alla prova in queste corse. Capisci cosa vuol dire lavorare per obiettivi o risparmiare energie, salvare la gamba, gestirti… Nella mia carriera sono sempre stato molto costante tutto l’anno, ma senza mai trovare il picco di forma. Nel 2022, invece, ne ho trovati 2 o 3 e infatti ho ottenuto qualche vittoria (oltre alla vittoria al Sibiu Tour, sono venute due tappe alla Vuelta a Venezuela, ndr) e dei bei risultati.

La prima cosa che hai pensato firmando il contratto?

Le persone che mi sono state vicine. All’impegno loro e mio, il supporto di chi mi vuole bene è stato fondamentale. Non è facile a 25 anni non avere un’indipendenza economica o non avere certezze nel futuro. Avere delle persone accanto che ti tranquillizzano è importante. Una volta ringraziati, però, l’attenzione va al futuro, perché nei professionisti bisogna restarci

Tiberi e i pro’: il percorso di crescita continua

12.11.2022
6 min
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L’appuntamento con Antonio Tiberi slitta in avanti di qualche ora e dal primo pomeriggio si passa alla sera. Il motivo è semplice: sfruttare quelle poche ore di luce e di pausa dalla pioggia per fare una breve uscita in bici.

«Non era la prima – ci dice Tiberi da casa sua – stamattina pioveva, inoltre ho un po’ di congiuntivite e quindi ho preferito uscire più tardi. Sono alla seconda settimana di ripresa dell’attività, devo dire che sto bene, per ora si fa meno fatica (racconta con una risata, ndr). Si fanno uscite non troppo lunghe, qualche sessione di palestra e delle camminate, giusto per rimettersi in moto».

Nel 2019 Tiberi ha vinto il mondiale juniores nella prova a cronometro
Nel 2019 Tiberi ha vinto il mondiale juniores nella prova a cronometro
Inizi il tuo terzo anno da pro’ come consideri il tuo percorso fino ad ora?

Allora, la mia sensazione è che la crescita sia andata in maniera abbastanza regolare. Non ho bruciato delle tappe, ho fatto tutto in ordine. Il primo anno ho preso il ritmo con la categoria, sia in senso fisico che mentale. La scorsa stagione, invece, mi sono trovato meglio, conoscevo già lo staff, ho imparato meglio la lingua e dopo un anno in gruppo mi sento più tranquillo. Sono pronto a scalare la classifica dall’interno

Tu sei stato uno di quelli che è passato molto presto, correndo solo pochi mesi negli U23…

Per me è stata l’esperienza giusta. In questi due anni da professionista mi è mancata un po’ di esperienza ma “dall’interno”. 

In che senso?

Se avessi corso qualche anno in più da U23 avrei imparato qualcosa, ma più legato alla categoria. Io mi sono voluto mettere alla prova nel professionismo, che è sempre stato il mio obiettivo da raggiungere. Diciamo che ho focalizzato la mia crescita entrando subito nel mondo di mio interesse.

Antonio Tiberi, Trofeo San Vendemiano 2020
Tiberi ha corso solo una pochi mesi negli under 23, nel 2020, vincendo il Trofeo San Vendemiano (foto Scanferla)
Antonio Tiberi, Trofeo San Vendemiano 2020
Tiberi ha corso solo una pochi mesi negli under 23, nel 2020, vincendo il Trofeo San Vendemiano (foto Scanferla)
E con la Trek senti di aver fatto la scelta giusta?

Il discorso che ho fatto prima varia tantissimo in base alla squadra. La cosa più importante è che se un ragazzo ha la possibilità di passare da junior a pro’ lo possa fare con il team giusto. Io sono stato indirizzato anche dai miei procuratori, i Carera, che mi hanno aiutato molto a trovare la squadra giusta per me.

Che squadra è?

Sia lo staff che i diesse sono tranquilli e calmi, mi hanno sempre dato il tempo di crescere. Al mio primo anno non mi hanno mai messo il fiato sul collo, né per vincere né nel lavorare per la squadra. Giustamente, l’anno scorso, il livello dello sforzo richiesto è aumentato, ma tutto in proporzione agli obiettivi. 

Quali sono?

L’aspettativa è quella di vincere, uno che vede da fuori pensa che vista la mia età non mi saranno date le opportunità. Ma quelle arrivano, devi dimostrare di meritarle, come al Giro di Ungheria.

La prima corsa con la Trek-Segafredo è arrivata nel 2020: la Freccia del Brabante (foto Instagram)
La prima corsa con la Trek Segafredo è arrivata nel 2020: la Freccia del Brabante (foto Instagram)
Da quella vittoria però sono passati tanti mesi, hai avuto altre occasioni per metterti in luce?

Da dopo l’Ungheria le occasioni non sono mancate, in altre gare ero lì pronto a giocarmela. Se non arriva la vittoria non vuol dire che non mi sia stata data l’opportunità di cercarla

Da U23 hai più chance: di sbagliare, di muoverti, di metterti in mostra…

Da under ogni domenica hai un’opportunità, le gare sono sempre aperte. Se un corridore fa più anni da under è chiaro che arriva a vincere di più, anche per il semplice fatto di essere più grande degli altri. Però poi arrivi al professionismo a 23-24 anni, arrivarci a 20 come ho fatto io è diverso. Come detto prima ho preferito entrare prima tra i grandi e farmi il mazzo raggiungendo il mio livello direttamente dal professionismo, rinunciando a qualche vittoria. Ho ancora tanto da fare e da maturare, come carattere sono lontano da corridori come Evenepoel o Ayuso. Si vede che loro hanno una mentalità più “adulta”. 

I conti si fanno alla fine, non all’inizio.

Assolutamente, però entrare in questo mondo fin da subito mi ha fatto rendere conto a quale livello vorrei arrivare. 

Dunbar Tiberi 2022
Il primo successo è arrivato nel 2022 all’ultima tappa del Giro di Ungheria, davanti a Dunbar
Dunbar Tiberi 2022
Il primo successo è arrivato nel 2022 all’ultima tappa del Giro di Ungheria, davanti a Dunbar
Quei due che hai nominato li hai visti alla Vuelta, che esperienza è stata?

Mi sono sentito come quando fai un esame e ti rendi conto di come funziona realmente. E’ una cosa che ti ridimensiona e ti fa capire quale sia il livello intorno a te. L’ho presa, vista, ed elaborata in maniera positiva. 

Non tutti però hanno questa capacità.

Vero, alla fine la squadra mi ha aiutato a capire questa cosa, a Madrid erano abbastanza soddisfatti di come sono andato. Era la mia prima presenza in un grande Giro. Qualche buona prestazione l’ho fatta, sia per me che per i miei compagni.

Olivo, di recente ci ha detto che se arrivasse l’occasione di passare la coglierebbe, visto che potrebbe essere l’unica. Anche per te è stato così?

Dipende da te se è l’unica o meno, per me credo non lo sarebbe stata. Nei pochi mesi fatti da under avevo visto che il livello era adatto a me, tanto che ho anche vinto qualche gara (come a San Vendemiano, ndr). La proposta della Trek non l’ho vista come una cosa inaspettata. 

Prima della Vuelta Tiberi è andato al Tour de Pologne ad affinare la preparazione
Prima della Vuelta Tiberi è andato al Tour de Pologne ad affinare la preparazione
La Colpack dove hai corso da under non faceva un calendario estero, dall’anno prossimo sì. Secondo te cambia qualcosa?

Se già da under riesci a trovare una squadra che ti permette di correre gare internazionali in giro per l’Europa diventa un percorso di crescita diverso. Quando sono andato alla Trek non ho pensato al calendario più vario, perché questo era un dato scontato. Però per passare nel WorldTour devi essere pronto.

Ovvero?

Nel senso che non tutti i ragazzi a 20 sono in grado di passare ad una squadra WorldTour. Fare una vita del genere è difficile, stare a casa un mese o due all’anno è complicato. Io l’ho vissuta abbastanza bene, non so se per una cosa di carattere, ma non soffro troppo lontano dalla famiglia. Mi trovo bene anche da solo, anche questo fa parte della crescita

Parlando con Ulissi è emerso come il primo anno lui abbia corso poco, anche tu hai aumentato gradualmente i giorni di corsa. 

Anche questi fanno parte del programma di crescita, al primo anno non ti fanno superare un tetto di gare. Io ne ho fatte 54. Nel 2022, complice la Vuelta sono passato a 68, nel 2023 dovrei arrivare intorno agli 80. Inizierò dal Tour Down Under, poi UAE Tour e le gare in Italia.

In altalena tra U23 e pro’: Tolio, ma come fai?

01.09.2022
5 min
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Se si guarda il calendario si può notare come Alex Tolio sia l’uomo sempre presente per la Bardiani CSF Faizanè. Il ventiduenne di Bassano del Grappa è passato quest’anno nella professional di Reverberi e fa parte del progetto giovani. Ha corso regolarmente un gran numero di gare, sia tra gli under 23 che tra i professionisti. Ma come fa a gestire questo doppio impegno?

Tolio ci risponde dal Belgio, oggi inizia il Flanders Tomorrow Tour, breve corsa a tappe dedicata agli under 23, che si disputa sulle strade delle classiche del Nord. «Abbiamo trascorso dei giorni tranquilli – ci dice con voce allegra Alex – domenica si è corso in Olanda alla Ronde van de Achterhoek, gara 1.2 mentre domani (oggi per chi legge, ndr) siamo in Belgio».

Nel 2022 Tolio ha corso parecchio tra i pro’: Antalya, Coppi e Bartali, Gran Camino, Laigueglia, Brabante e Giro di Slovenia
Tolio ha corso parecchio tra i pro’: Antalya, Coppi e Bartali, Gran Camino, Laigueglia, Brabante e Slovenia
Un bel programma di corse al Nord, ci torni dopo aver disputato la Freccia del Brabante…

Sì, quando si viene da queste parti si nota subito il cambiamento, non si tratta solamente di spostarsi in un Paese diverso. Cambiano molte cose: le strade, le condizioni climatiche, di corsa, la competitività degli atleti. Alla Freccia del Brabante, ad aprile, ho rotto il ghiaccio, è stata un’esperienza tosta ma motivante, c’era pioggia, brutto tempo, insomma, un clima da lupi! Domenica in Olanda, invece, il clima era favorevole, ma le strade meno. C’erano vento e sterrato a rendere tutto complicato.

Anche il Belgio non scherza!

No no, questa tre giorni nelle Fiandre sarà bella tosta. Si tratta di una gara under 23, ma pur sempre internazionale. Il livello dei partecipanti sarà altissimo. Ma visto che la nostra squadra under 23 è legata ad una professional, possiamo fare solo gare internazionali, non ci sono mai giorni facili.

Il giovane corridore veneto ha corso molte delle gare internazionali della categoria under 23, qui al Trofeo Piva a inizio aprile
Il corridore veneto ha corso molte gare internazionali del calendario under 23, qui al Trofeo Piva a inizio aprile
Abbiamo visto che corri molto sia tra gli under che tra i pro’ come sta andando?

Era un accordo che avevo con la squadra fin da inizio stagione. Avendo un’età più avanzata, il mio calendario prevedeva anche delle corse con i professionisti, Ho messo insieme un bel bagaglio di corse, disputando anche la Strade Bianche. A causa di quella partecipazione non ho potuto gareggiare al Giro d’Italia Under 23, la squadra mi ha però fatto un bel regalo mandandomi al Giro di Slovenia.

E te la sei cavata piuttosto bene.

E’ stata una bellissima esperienza perché arrivavo da un periodo in cui la condizione non era al massimo. Giorno dopo giorno sono riuscito a trovare il colpo di pedale giusto, ho indossato anche la maglia di miglior giovane alla fine della prima tappa (foto di apertura, ndr). E nell’ultima frazione ho colto un bellissimo quarto posto, quindi mi ritengo molto soddisfatto.

Uno dei compagni con cui Alex ha legato molto in corsa è Davide Gabburo, un ottimo mentore per i più giovani
Uno dei compagni con cui Alex ha legato molto in corsa è Gabburo, ottimo mentore per i più giovani
Come riesci a trovare il ritmo giusto passando da gare under 23 a quello con i pro’?

Non è semplice, sono due modi di correre molto differenti. Tra gli under c’è molta imprevedibilità, i professionisti sono più “tranquilli” ma quando aprono il gas devi aver la gamba giusta per seguirli. La grande differenza nel passare da una categoria all’altra è l’approccio alla corsa, lì trovi la chiave giusta per interpretare bene quello che succede intorno a te. Facendo questo “ascensore” mi sono costruito una memoria, e prima ti ricordi come si corre in quella situazione meglio è. Più corri più ti abitui, all’inizio non era semplice, ora riesco a gestirmi molto meglio, complice anche una migliore condizione. 

Ed il rapporto con i diesse?

Ovviamente in base a dove ti trovi cambiano i consigli e le direttive, ci sono consigli diversi. Quando sei tra i professionisti hai un supporto maggiore in corsa. Invece, negli under 23, siamo una delle squadre più curate e quindi il modo di correre e le tattiche sono differenti. 

Gareggiare in due categorie differenti non è semplice, ma dopo un po’ di pratica si trova il modo giusto per ambientarsi
Gareggiare in due categorie differenti non è semplice, ma dopo un po’ di pratica si trova il modo giusto per ambientarsi
Con i compagni?

Grazie al mio continuo cambio di categoria ho avuto modo di correre e di allenarmi con tutti: dai più giovani ai più esperti. Uno con il quale ho parlato molto anche in corsa è Gabburo, al Giro di Slovenia eravamo spesso davanti insieme e lui mi “guidava” spesso nel gruppo o mi consigliava che fare. 

Quando torni dai più giovani porti qualche insegnamento?

I ragazzi che sono arrivati sono molto svegli e imparano in fretta, io poi sono una persona molto riservata, non mi piace parlare molto. Sicuramente cerco di trasmettere loro qualcosa nel modo di correre e nell’approccio alle gare ed agli allenamenti. Preferisco i fatti alle parole.

Dopo il Valle d’Aosta, Tolio (a destra) si è fermato per un mese: nei programmi un po’ di riposo prima del finale di stagione
Dopo il Valle d’Aosta, Tolio (a destra) si è fermato per un mese: un po’ di riposo prima del finale di stagione
Questa tua altalena tra professionisti ed under 23 continuerà fino a fine stagione?

Sì. Dopo questa corsa a tappe in Belgio andrò al Giro di Slovacchia dal 13 al 17 settembre e poi correrò le gare in Italia. Prima quelle under 23, come Ruota d’Oro e Piccolo Lombardia, e poi le classiche dei professionisti

L’anno prossimo non sarai più under 23, dopo quello che hai visto ti senti pronto?

L’idea della Bardiani era quella di prepararmi gradualmente al passaggio totale nei professionisti che avverrà nel 2023. Già nel 2021 con la Zalf avevo corso qualche gara, ma essendo un team continental il calendario era principalmente legato all’attività under 23. Questo 2022 mi è servito per imparare tanto, e non è ancora finito, quindi avrò ancora modo di fare esperienza. Il progetto che la Bardiani aveva in testa è questo, preparare gradualmente i corridori al passaggio nel professionismo, direi che sta funzionando.

Come cambia l’alimentazione tra dilettanti e professionisti

26.02.2022
5 min
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Quando da under 23 si passa tra i professionisti le cose cambiano e non poco. Nella nostra intervista, Michele Gazzoli ci ha detto che oltre ad essere aumentata la distanza delle gare è cambiata anche la sua alimentazione per affrontarle. Queste le sue parole: «Per la seconda volta facevo una distanza del genere (200 chilometri, ndr). C’è una tipologia di alimentazione più sostanziosa, soprattutto per chilometraggi di questo genere».

Abbiamo così chiesto a Erica Lombardi, dietista che segue l’Astana Qazaqstan, proprio dove milita Gazzoli, come cambia l’alimentazione quando si entra nel mondo dei pro’.

Erica Lombardi è la dietista toscana dell’Astana, ma segue anche under 23 ed alcuni team juniores
Erica Lombardi è la dietista toscana dell’Astana, ma segue anche under 23 ed alcuni team juniores

Organizzazione differente

«La differenza di organizzazione logistica e nutrizionale tra i team under 23 ed i professionisti è abissale – inizia la Lombardi – le squadre WorldTour sono organizzate con un team di cuochi, nutrizionisti, camion cucina… Tuttavia bisogna ammettere che tra i dilettanti ci sono dei grandi miglioramenti e l’impegno, nei limiti del possibile, è davvero ampio».

«Dal mandare un menù via mail all’avere un cuoco c’è una bella differenza. Sono dettagli che aiutano ad avere il controllo, altra parola chiave nella nutrizione sportiva. E si deve sempre controllare tutto: qualità, quantità, condimenti… Attenzione però, la bilancia non deve diventare un’ossessione ma uno strumento che aiuta a migliorare».

I team WorldTour hanno a disposizione un cuoco il che rende più facile il controllo di qualità e quantità del cibo rispetto ai team U23
I team WorldTour hanno a disposizione un cuoco il che rende più facile il controllo di qualità e quantità del cibo rispetto ai team U23

Alimentazione ed esperienza

«Il mio lavoro in un team WorldTour è più organizzato e se vogliamo più “semplice” perché ho, appunto, più controllo. Anche se la parola d’ordine, in tutte le categorie, è educazione. Non devo imporre un metodo, ma devo educare i corridori a far capire loro come si lavora. Il ciclismo è uno sport situazionale, non è tutto programmabile. Può succedere che cambino le cose in corsa ed il corridore deve sapere cosa fare».

E in tal senso proprio Gazzoli ci aveva riportato l’esempio dei ventagli in corsa. Un imprevisto che ha scombussolato le carte in tavola sia sul piano tattico che su quello del dispendio energetico.

«Questo è un esempio – afferma la Lombardi – Prima della gara puoi programmare delle grammature di carboidrati o un regime di alimentazione pensato appositamente per quella tappa. Ma se poi ci sono delle situazioni (ambientali, di intensità…) che variano il corridore deve sapere come cambiare la sua alimentazione per ottenere il medesimo risultato». E farlo da under 23 in cui si è meno esperti e meno seguiti è più complicato.

I gel sono un’ottima alternativa alle barrette per quanto riguarda l’apporto rapido di energia (foto Drone Hopper)
I gel sono un’ottima alternativa alle barrette per quanto riguarda l’apporto rapido di energia (foto Drone Hopper)

Questione di grammi

L’alimentazione in corsa per un pro’ rispetto ad un under 23 è più sostanziosa quindi. Più chilometri e anche sforzi maggiori. Erica spiega le differenze

«La grande differenza è nelle tipologie di corse che si affrontano. Un under 23 difficilmente fa delle gare a tappe. Quindi la sua alimentazione è improntata sulla massima prestazione nelle ore di corsa. Un professionista, invece, fa molti più giorni di corsa consecutivi quindi ogni singolo alimento ingerito ha l’obiettivo di reintegrare gli sforzi anche in vista delle tappe successive».

«A livello pratico, pertanto, la grande differenza si fa nelle quantità di carboidrati assunti nelle ore di gara. Un under 23, in proporzione allo sforzo ed alla tipologia di gara, ha una grammatura di carboidrati che varia tra i 60 e di 90 grammi per ora. Per un professionista questo valore cambia moltissimo, si va ben oltre i 100 grammi. Molto oltre».

«Ed è un valore elevato da soddisfare. Le barrette pesano 40 grammi, al loro interno hanno 25 grammi di carboidrati. Un under 23 ricopre bene tutte le esigenze nutrizionali, più che altro perché le sue gare non sono così lunghe.

«Per un professionista, invece, è difficile raggiungere l’apporto richiesto, per questo oltre al cibo solido si usano anche i liquidi, una borraccia può apportare fino a 100 grammi di carboidrati, chiaramente ben miscelati. Tutto è più estremizzato». Senza contare che tutto è molto più personalizzato.

Tra i pro’ le rice cake sono molto più utilizzate (foto Facebook)
Tra i pro’ le rice cake sono molto più utilizzate. Qui il massaggiatore Umberto Inselvini mentre le prepara (foto Facebook)

Recupero, differenza maggiore

Subentra poi una questione che forse è ancora più centrale: quella del recupero. Probabilmente la differenza più grossa non è tanto nell’alimentazione durante lo sforzo, che comunque come abbiamo visto è maggiore e più curata, ma nelle esigenze del recupero.

Correndo di più, per chilometri e numero di giorni, il pro’ deve essere più attento a questo aspetto. Un dilettante può anche essere meno capillare, pesare meno il cibo o sceglierne uno magari “meno indicato”. Per esempio, un piatto di pasta al posto del riso.

Il fabbisogno energetico in gara cambia molto tra le due categorie, per questo tra i pro’ l’integrazione liquida è più curata
Il fabbisogno energetico in gara cambia molto tra le due categorie, per questo tra i pro’ l’integrazione liquida è più curata

La vicinanza col nutrizionista

Riprendendo infine il discorso sul controllo e l’educazione, che incide non poco in questa differenza tra U23 e pro’, c’è anche il rapporto con il nutrizionista, dietista nel caso di Erica Lombardi.

«Ogni quanto mi confronti con gli under 23 e quanto con i pro’? Nelle squadre WorldTour cerco di mantenere il contatto ogni giorno, anche con messaggi o brevi chiamate. Una dieta diventa efficace se diventa cronica e quindi ripetuta nel tempo. C’è anche da dire che ora la strumentazione è talmente avanzata che da PC o App si può monitorare tutto».

«Il dialogo con i dilettanti invece è più discontinuo, gli staff non sono numerosi e quindi una figura come la mia viene esternalizzata. Io faccio delle riunioni e fornisco dei metodi di lavoro cercando di educare i ragazzi, ma poi ognuno di loro si appoggia al suo nutrizionista. Questo rende più difficile trovare una linea guida comune di lavoro all’interno della squadra».

Rebellin pronto a ripartire: «Forse per l’ultima volta»

12.01.2022
4 min
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A che età si smette di correre in bici? C’è chi lascia prima dei 35 anni, svuotato della passione e dai mille impegni: ritiri, gare, eventi… Chi superati i 30 riscopre una seconda giovinezza e trova energie nascoste per rilanciarsi. C’è un corridore, però, che la passione non l’ha persa mai e neanche la voglia di rimettersi in sella. E’ Davide Rebellin, che si appresta ad iniziare un’altra stagione: la voglia non manca, nonostante la sfortuna ne abbia condizionato l’inizio. A settembre, infatti, Davide ha subìto un grave infortunio al Memorial Pantani (foto di apertura): frattura esposta di tibia e perone, “sistemata” con due placche e qualche vite.

Davide Rebellin, 50 anni è alla sua seconda stagione alla Work Service
Davide Rebellin, 50 anni è alla sua seconda stagione alla Work Service
Ciao Davide, come stai?

Bene, il recupero procede abbastanza rapidamente, domani (giovedì, ndr) ho una radiografia che mi dirà se sono pronto a riprendere l’attività agonistica a pieno.

Eri tornato quasi subito a pedalare…

Sì, sotto parere medico avevo iniziato a fare qualche sgambata già dopo una quarantina di giorni dall’infortunio. Ho ancora qualche problema con la mobilità della caviglia, la pedalata non è “rotonda” come dovrebbe essere.

Con i nuovi compagni ti sei già allenato?

Purtroppo non ancora, ci siamo visti qualche giorno fa per la consegna dei materiali e per le visite mediche. Loro si sono allenati insieme a Padova un paio di giorni ma ho preferito evitare.

Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti torna in una continental dopo due anni passati all’Androni
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti torna in una continental dopo due anni passati all’Androni
Perché?

A causa della caviglia, ho un po’ di timore ad allenarmi in gruppo perché non posso appoggiarla a terra mentre pedalo. Stare in gruppo vorrebbe dire esporsi a dei rischi in quanto non puoi controllare tutto, ho deciso di allenarmi da solo in questo periodo, mi sento più sicuro.

Compagni e diesse ci hanno detto che Mallorca sarà il primo ritiro stagionale con delle gare annesse, ci sarai?

Al ritiro sicuramente, mi piace stare accanto ai miei compagni, anche dopo l’infortunio li ho seguiti spesso alle corse. Per dire che mi allenerò con loro devo aspettare ancora qualche radiografia di controllo. Di correre, ahimé, se ne parlerà ad aprile o maggio.

In squadra quest’anno sarete due ex professionisti: tu e Nicola Venchiarutti, due carriere differenti, come gli obiettivi stagionali.

Vero, Nicola l’ho conosciuto, ma ci ho parlato poco…

Lui arriva dall’Androni, ora Drone Hopper, dopo due stagioni non facili. Vorrà sicuramente riconquistare il mondo dei pro’, che consigli ti sentiresti di dargli?

Innanzitutto, penso abbia fatto bene a prendersi una seconda occasione. Deve crederci, partendo con grinta e coraggio, il calendario c’è e le occasioni di conseguenza. Alla fine, la Work Service fa un calendario quasi paragonabile ad una squadra professional, anche come struttura societaria. Qui “bussano” tanti ragazzi in cerca di una seconda occasione, spesso scrivono e chiedono direttamente a me.

Sanno che sei una figura importante all’interno della squadra…

Sì, quello che dico ha un peso. Certamente non decido io, però qualche consiglio mi sento di darlo. Anche perché non potrò mica correre in eterno.

Davide Rebellin tornerà alle gare probabilmente tra aprile e maggio per entrare in condizione nella seconda metà della stagione
Davide Rebellin tornerà alle gare probabilmente tra aprile e maggio
La tua carriera si avvicina alla conclusione?

Questa, molto probabilmente, sarà la mia ultima stagione. Doveva esserlo la scorsa ma non mi andava di lasciare dopo un infortunio.

La Work ha una struttura paragonabile ad una professional, si è mai pensato al salto di categoria?

Secondo me è una cosa che si sta costruendo a poco a poco. Prima hanno messo delle solide basi con un team continental di tutto rispetto. Diventare professional sarebbe bello, servirebbe sicuramente un secondo sponsor, magari italiano…

E tu ti vedresti nei panni di diesse?

No, in questo ruolo non mi ci vedo, mi piace di più dare consigli… Forse sono più adatto ad un ruolo manageriale o solamente da “consigliere”.

Work Service, tanti corridori e ambizioni. E il calendario?

04.01.2022
4 min
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Coordinare una squadra non è un lavoro semplice, bisogna far combaciare le esigenze del team, degli sponsor e degli atleti. Ciò su cui una squadra basa il proprio lavoro ed imposta gli obiettivi della stagione è il calendario. La Work Service è una continental che ha sempre avuto un calendario di primo piano con molte gare in Italia ed all’estero (in apertura nella foto Scanferla).

Per diversi motivi quest’anno nella squadra del presidente Levorato ci sono tanti corridori che hanno bisogno ed anche voglia di mettersi in mostra. Alcuni li abbiamo incontrati: Plebani, Lucca e Venchiarutti. Ilario Contessa ci spiega come si coordinano gli impegni del suo team e non è affatto semplice.

Work Service 2020
La Work Service ha un calendario ampio, dove inserisce corse regionali per dare spazio agli under 23 (foto Scanferla)
Work Service 2020
Il calendario della Work ha anche gare regionali per far correre e crescere gli under 23 (foto Scanferla)
Innanzitutto, come si prepara il calendario delle corse?

Nel nostro caso si parte dalle gare con i professionisti, una volta inserite si passa alle corse 1.2 come il Trofeo Piva o la Popolarissima. Solo all’ultimo, per completare il calendario senza lasciare buchi, si inseriscono le gare nazionali e regionali under 23.

Un lavoro complicato…

Certamente nello stilare il calendario si è dato più spazio alle gare elite che a quelle under 23 vista la profondità della nostra rosa. Infatti in squadra abbiamo 8 corridori elite e 9 under 23. Noi crediamo che la forza di una squadra sia sì il gruppo, ma anche la varietà di persone che ci sono all’interno.

Considerando anche le diverse esigenze dei corridori che avete in squadra.

Sono tante e vanno gestite tutte con la stessa importanza: dal corridore che è al primo anno negli under 23 all’ex professionista come Venchiarutti che vuole riscattarsi. Fino ad arrivare ad un elite che si vuole giocare le ultime chance per passare di categoria.

Nicola Venchiarutti è il secondo ex pro’ nella rosa del team Work Service, l’altro è Davide Rebellin
Venchiarutti è il secondo ex pro’ nella rosa del team Work Service, l’altro è Rebellin
Come si incastrano queste esigenze?

Si parte tutti dallo stesso punto, la condizione. A fine gennaio andremo a Mallorca per fare un po’ di gare tutte ravvicinate. Approfitteremo per fare un ritiro e lavorare tutti insieme, poi 10-11 corridori si alterneranno per correre mentre gli altri, cioè quelli che riterremo più indietro di condizione, si alleneranno.

Il calendario è ampio, ma le corse di rilevanza internazionale sono poche, come si trova l’equilibrio?

Qui dovremo essere bravi noi diesse a motivare i ragazzi e far capire che bisogna lavorare per la squadra. Come giustamente sottolineate, gli obiettivi dei corridori sono diversi. Proprio per questo magari verranno raggiunti in momenti distinti della stagione e ci potremo concentrare sui ragazzi che ancor dovranno cercare di imporsi. E’ ovvio che la volontà di tutti è mettersi in mostra, ma in una squadra esiste anche la meritocrazia e i risultati si ottengono con applicazione in allenamento e dedizione al progetto prima ancora di guardare gli interessi personali.

Senza dimenticare gli under 23 che se meritevoli vanno fatti correre…

L’equilibrio è delicato, ma solo con corridori ambiziosi e forti una squadra riesce ad essere competitiva. Abbiamo due o tre ragazzi interessanti, ovviamente partiranno da corse di categoria, ma non è detto che non possano fare anche gare tra i pro’. Uno degli appuntamenti più importanti per gli under sarà il Giro d’Italia, non sono ancora stati distribuiti gli inviti, ma siamo fiduciosi.

Ci hai detto che la forza è nel gruppo, come si crea una squadra unita?

Stiamo facendo molti incontri, alcuni in giornata o anche di due o tre giorni consecutivi. La mattina ci alleniamo, cosa fondamentale per conoscersi e per capire come si muovono i corridori quando sono in gruppo insieme. Nel pomeriggio invece, si passano dei momenti tra di noi, si parla di tutto, ma anche del calendario e degli impegni futuri.

Ilario Contessa vuole costruire un gruppo affiatato e coeso dove tutti i corridori possano mettersi in mostra (foto Scanferla)
Ilario Contessa vuole costruire un gruppo affiatato e coeso(foto Scanferla)
Si vedono ormai tanti corridori tornare nelle continental dopo una parentesi con i pro’, come si lavora con questi ragazzi?

Immagino vi stiate riferendo a Venchiarutti… Il lavoro da fare è mentale, si deve ridare sicurezza e tranquillità. La voglia Nicola ce l’ha, ha dimostrato di averla anche dai primi colloqui fatti.

Lui arriva dalla Androni, una squadra che ha un rapporto diretto con voi. Credi sia possibile per un corridore ritornare tra i pro’ una volta uscito dal giro?

Tutto è possibile, Ballan è passato professionista a 25 anni e ha vinto un mondiale. Certo che se iniziamo a considerare un ragazzo di 23-24 anni vecchio non li aiutiamo. E’ una moda o forse il futuro, non lo so. C’è da dire che anche io ho sperimentato questa sensazione sulla mia pelle.

In che senso?

Quando io sono passato under, i corridori che entravano nel mondo del professionismo erano gli elite. Poi è arrivata la generazione tra l’85 e l’86 e anche molti di loro sono passati professionisti giovani…