Da Scarponi ad Ayuso, i 13 anni di Ulissi fra i pro’

21.12.2022
5 min
Salva

Diego Ulissi, due volte campione del mondo juniores, due anni da U23 con 6 vittorie, professionista dal 2010 con 45 vittorie. Eppure, forse per il suo carattere schivo, di lui si parla troppo poco. Intendiamoci, non ha vinto grandi classiche né Giri, ma in questo ciclismo che non naviga nell’oro, una voce come la sua merita di essere ascoltata. Non lo aiuta probabilmente il fatto di aver barattato la ricerca di luce propria con una posizione sicura nel UAE Team Emirates, ma è certo che il suo apporto si sente e quando gli hanno lasciato spazio, le sue vittorie le ha sempre portate a casa. Anche per questo nelle tasche ha un contratto fino al 2024, che lo mette al riparo da brutte sorprese. Diego non ha mai cambiato squadra.

«Ho già 33 anni – sorride – il prossimo anno andiamo per i 34. Sembra ieri che sono passato professionista, invece inizio già il quattordicesimo anno. Sono volati, sono passati bene e questo conta. Perciò mi aspetto un anno importante, in cui ci saranno occasioni anche per me. Farò corsa a supporto dei leader, insomma, come è successo in questo ultimo anno, ma cercherò le mie occasioni».

Ulissi è del 1989 ed è passato professionista nel 2010: non ha mai cambiato squadra
Ulissi è del 1989 ed è passato professionista nel 2010: non ha mai cambiato squadra
Tra i vecchietti del gruppo, sei uno di quelli che non ha risentito per niente del lockdown, tanto da aver vinto due tappe al Giro 2020 e il Giro del Lussemburgo.

Vero, quando c’è stata la ripartenza, sono andato subito forte. Sono riuscito a vincere 5 gare, quindi non l’ho sentita più di tanto. Il problema è stato dopo con il cuore, per il quale sono stato fermo più di due mesi. Insomma, l’anno scorso sono partito un po’ in ritardo e ho dovuto rincorrere. Nonostante questo comunque, la stagione era andata bene, non avendo fatto la preparazione invernale. Invece…

Invece?

Dal ritrovarsi contenti per come era andato il 2021, questo anno ho preso il Covid due volte a inizio anno e mi ha rallentato parecchio. E’ stato così anche per tanti altri, però la prima parte è stata un po’ fiacca, la seconda decisamente meglio.

A Malemort, Ulissi vince così la terza tappa del Tour du Limousin
A Malemort, Ulissi vince così la terza tappa del Tour du Limousin
Come valuti la tua carriera finora?

Per me è gratificante essere in appoggio della squadra, essere determinante. Anche nelle ultime gare corse per Tadej (Pogacar, con lui in apertura dopo la vittoria alla Tre Valli Varesine, ndr) ho dimostrato di saper fare bene e in modo incisivo il mio lavoro. In aggiunta, ci sono tantissime corse durante la stagione in cui ci saranno occasioni anche per me. Pogacar è il numero uno al mondo, quindi il leader assoluto della squadra e ogni volta che corre è una garanzia. E poi c’è Ayuso, che sta dimostrando grandissimi numeri, nonostante sia giovanissimo. I risultati sono dalla sua.

Farai il Giro?

Probabilmente sì, tanto ormai sono indirizzato lì da tantissimi anni. Inoltre è una gara in cui ho fatto sempre bene, quindi vado più che volentieri.

Guidi e Ulissi, entrambi toscani: il diesse pisano è nel team dal 2021
Guidi e Ulissi, entrambi toscani: il diesse pisano è nel team dal 2021
Un tempo avevi in testa la Liegi.

La Liegi è sempre stata una gara che mi ha affascinato, però è una gara molto dura e non sono mai riuscito a essere tra i protagonisti. Mi dispiace perché a un certo punto bisogna capire quali sono i propri limiti, però mi sarebbe piaciuto essere tra protagonisti. Ci sono riuscito nella Freccia Vallone, in cui ho raggiunto anche il podio. Insomma, altre gare importanti. Ma la Liegi mi ha affascinato dalla prima volta che l’ho fatta.

Cos’ha Pogacar che tu non hai?

Lo vedi in allenamento che ha valori eccezionali, qualcosa fuori dalla norma. Poi la cosa che mi piace di lui è che comunque è costante per tutto l’anno. A ogni corsa che fa, parte per vincere. Quello che mi ha sorpreso sin da quando è passato è proprio la mentalità. Il voler dimostrare di essere il più forte ogni volta che mette il sedere sulla bici. Insomma questa è una grandissima forza. A volte in allenamento si fa battaglia. Non sempre, però quando ci avviciniamo alle competizioni, ogni tanto ci parte… l’embolo. Anche questo fa parte dello stile di allenamento di ora.

Al Giro del 2020, corso in ottobre, per Ulissi due tappe vinte: questa la prima, ad Agrigento
Ulissi
Al Giro del 2020, corso in ottobre, per Ulissi due tappe vinte: questa la prima, ad Agrigento
Hai parlato dei tuoi limiti, a che punto della storia hai capito che tipo di corridore saresti diventato?

Quando sono passato professionista, onestamente, non capivano tanto e io per primo che stile di corridore sarei diventato. Ho sempre avuto l’indole del finisseur, la capacità di concretizzare uno sprint ristretto, per cui mi sono sempre visto in questa direzione qui. Invece c’è stato un momento proprio all’inizio, mi pare al secondo Giro d’Italia, che ho fatto nei 20 o giù di lì (nel 2012, arrivò 21°, ndr). Quindi gli era presa questa idea strana di puntare anche alle classifiche generali. Quando però mi sono accorto che magari riuscivo a vincere anche un paio di tappe, mi sono voluto concentrare su quello piuttosto che magari fare ottavo/nono in generale. Le vittorie rimangono, insomma…

Quali sono stati i tuoi riferimenti da giovane?

Nei primi anni, ci sono stati Scarponi e Petacchi, ma anche Righi e Spezialetti. E poi Emanuele Mori, che mi ha accompagnato diciamo per tutta la carriera. Lui è stato insomma il punto di riferimento vero e proprio. Ci siamo allenati tantissimo insieme. Tutte persone cui devo tantissimo. Io poi ero uno che ha sempre ascoltato parecchio. Cercavo di capire. Insomma dalla loro esperienza, ho cercato di rubargli il mestiere.

Ulissi e Covi dividono spesso la stanza. Nella UAE per ora ci sono 4 italiani. Gli altri sono Formolo e Trentin
Ulissi e Covi dividono spesso la stanza. Nella UAE per ora ci sono 4 italiani. Gli altri sono Formolo e Trentin
Qualcuno sta cercando di rubarlo a te?

Adesso è cambiato parecchio, perché ai giovani che passano hai poco da insegnargli. Però ci sono persone, come ad esempio Covi, che mi chiede tutto e cerca di crescere anche così. Siamo spesso in camera insieme, due della vecchia scuola italiana che ancora resiste.