Ancora Covid alla Jumbo. Roglic tradisce la pressione

05.05.2023
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PESCARA – Roglic non trema, ma probabilmente sente la corsa. Lo capisci dalle rispostine sfuggenti durante l’intervista della vigilia, di ben altro tono rispetto alla giovialità della Tirreno-Adriatico: niente di strano, probabilmente lo sarebbe il contrario. Se Evenepoel giusto ieri ha detto di essere tanto cresciuto rispetto al Catalunya, dove fu al suo livello in salita, e di essergli superiore nella crono, lo sloveno fa pretattica e svia ogni frase degna di un titolo. Proprio ieri, fra l’altro, sulla squadra si è abbattuta la tegola di un’altra positività al Covid. Persi in un primo momento Gesink e Foss, sostituiti da Dennis e Van Emden, anche quest’ultimo è incappato in un tampone positivo. Ovvio dire che nel team olandese nessuno abbia fatto salti di gioia.

«Possiamo essere felici per i corridori che abbiamo – spiega Roglic – ma non partiamo con il team perfetto che avevamo progettato. Dovremo farci i conti, ma penso che alla fine abbiamo trovato la soluzione migliore».

Tutta la squadra in altura, anche se alla fine Foss e Gesink sono stati fermati dal Covid. E con loro anche Van Emden (foto Instagram)
Tutta la squadra in altura, anche se Foss e Gesink sono stati fermati dal Covid. Con loro anche Van Emden (foto Instagram)

Il Covid, ancora…

Il Covid che pensavamo di esserci lasciati alle spalle ha gestioni differenti, demandate alla sensibilità e la responsabilità del medico di squadra. Sta di fatto che la Jumbo-Visma ha rispolverato i protocolli anti-Covid degli scorsi anni, per cui vedremo in che modo sarà possibile lavorare con loro.

«Cerchiamo di stare attenti – spiega Roglic – quello che possiamo fare è questo, oltre a dare il massimo sulla strada. Non si possono comparare Gesink e Foss con i ragazzi che li hanno sostituiti, ma ugualmente abbiamo fiducia in loro. Il percorso resta lo stesso, ripristiniamo il protocollo Covid e guardiamo avanti».

Dopo il Catalunya, Roglic è salito sul Teide per recuperare (foto Instagram)
Dopo il Catalunya, Roglic è salito sul Teide per recuperare (foto Instagram)

Sempre al massimo

A Evenepoel non risponde direttamente, così come a chi gli chiede se si senta più forte rispetto al Giro del 2019 e se avrà problemi a gestire la crono finale di Monte Lussari, che tanto ricorda la Planche des Belles Filles: teatro della debacle al Tour 2020.

«Rispetto a quattro anni fa – dice – sono certamente più forte. Di sicuro si cresce, diventi più vecchio e più esperto. Vedremo se basterà. Abbiamo fatto tutto quel che serviva. Remco è in super forma, ma non credo che il Giro d’Italia sarà solo una lotta fra noi due. C’è un gruppo di campioni e corridori forti che diranno la loro. Il punto sarà essere il migliore sabato nella prima crono, poi sulle salite. Non c’è da sbagliare nulla. Il Giro si vince avendo il massimo livello più a lungo degli altri. E io di sicuro posso competere su tutti i terreni. L’obiettivo sarà stare bene, con la squadra attorno».

Sul Teide si è lavorato anche per la crono. Il Giro ne propone tre che potrebbero essere decisive (foto Instagram)
Sul Teide si è lavorato anche per la crono. Il Giro ne propone tre che potrebbero essere decisive (foto Instagram)

Il Friuli e i tifosi

Quanto all’avvicinamento, la differenza fra i due contendenti non è poi così netta. Entrambi hanno corso il Catalunya e poi si sono trasferiti sul Teide, da cui il belga è sceso per correre (e vincere) la Liegi.

«Andare sul Teide – sorride Roglic – era necessario per recuperare dopo il Catalunya, che è stato duro, e per creare il giusto clima in squadra. Anche se due di quei ragazzi alla fine li abbiamo persi. Ci siamo concentrati sul fare una bella preparazione, curando certamente la parte in bicicletta, ma anche le ore fuori dalla bici. Avere una bella complicità è importante almeno quanto arrivare con energie ancora fresche alla settimana finale, che è per tradizione la più dura e lo sarà anche quest’anno. Quella cronometro alla fine richiederà ottime gambe. Per evitare che accada lo stesso del Tour 2020 basterà andare più forte. Ma soprattutto sono molto curioso ed eccitato al pensiero che, essendo molto vicini al confine sloveno, potrei trovare tanti dei miei tifosi e quella potrebbe trasformarsi in una spinta notevole».

Roglic ha conosciuto la maglia rosa. Al Giro del 2019 la indossò per le prima 5 tappe
Roglic ha conosciuto la maglia rosa. Al Giro del 2019 la indossò per le prima 5 tappe

Maglia rosa a Roma

Il saluto Roglic lo dà con una di quelle battutine fatte solo per sviare il discorso. Così quando un collega gli chiede se per lui, avendo dovuto riassortire la squadra, sarebbe un problema prendere presto la maglia rosa, Roglic risponde con una risatina nervosa e irriverente.

«La maglia rosa – dice – non so quando sia meglio prenderla, se presto o tardi. La cosa migliore è averla dopo la tappa di Roma».

Il giornalista lo guarda perplesso. Sullo stesso argomento, Evenepoel gli ha dato una risposta molto più approfondita. Il duello fra i due si consumerà anche nelle interviste.

Alleati al Giro? Per Chiappucci no, per Bugno forse…

05.04.2023
5 min
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Le parole di Evenepoel al Giro di Catalogna hanno fatto rumore. Subito dopo la conclusione della corsa iberica, vinta da Roglic per un pugno di secondi sul campione del mondo, quest’ultimo aveva gettato il sasso.

«Il rapporto tra me e Roglic da fuori sembra più competitivo di quanto sia in realtà… Certi corridori sanno che per vincere devono collaborare e non farsi dispetti. Quindi, anche se qualche momento di tensione lo abbiamo avuto, penso che abbiamo costruito un certo legame e che al Giro avremo bisogno l’uno dell’altro. Allo sprint ce la giochiamo. In salita penso che ci sia ben poca differenza. Sarà tutto da giocare…».

Possibile che due rivali diretti per la vittoria (nella foto di apertura al Catalunya) possano mettersi d’accordo, oltretutto in un grande Giro? Un conto è la corsa in linea, l’esempio di Van Aert, Van Der Poel e Pogacar alla E3 Saxo Bank Classic è ancora davanti agli occhi di tutti, ma una gara di tre settimane è tutta un’altra cosa, si gioca su equilibri molto diversi. Figurarsi se Coppi e Bartali si mettevano d’accordo per controbattere i campioni stranieri dell’epoca, non lo facevano neanche se militavano nella stessa nazionale… E Gimondi e Ocaña contro Merckx? Bugno e Chiappucci contro Indurain?

I due grandi rivali degli anni Novanta. Un’alleanza fra loro era pura utopia, anche contro Indurain
I due grandi rivali degli anni Novanta. Un’alleanza fra loro era pura utopia, anche contro Indurain

Tutto nelle mani dei team

Già, Bugno e Chiappucci. Abbiamo voluto chiamarli direttamente in causa, come spettatori privilegiati per capire se le parole di Evenepoel possono avere un senso compiuto e anche in questo, come si vedrà, i due grandi rivali degli anni Novanta sono su posizioni diverse.

«Io credo che un’alleanza ci possa anche stare – mette le mani avanti Bugno – ma bisogna capire che cosa si intende. Io non parlerei tanto di alleanze, quanto di comuni intenti da parte delle squadre. Per me Roglic ed Evenepoel faranno la loro corsa senza pensare all’altro, potrà però starci che Jumbo-Visma e Soudal-Quick Step possano ritrovarsi affiancate in alcune fasi della corsa, per tenere unito il gruppo».

«Non ci credo molto – ribatte Chiappucci – e il Catalogna lo ha dimostrato. Nella tappa finale ho tanto avuto la sensazione che lo sloveno abbia voluto dare il “contentino” a Evenepoel, d’altro canto in passato era stato più volte accusato di fare l’ingordo (vedi la storia di Mader alla Parigi-Nizza del 2021, ndr). Ma il Catalogna è una corsa ben diversa dal Giro d’Italia, non solo per durata, ma soprattutto per prestigio.

«Parliamoci chiaro – si infervora El Diablo – dovrebbero allearsi contro chi? Se guardo il parco partenti della corsa rosa, si vede subito che i due sono almeno una spanna sopra a tutti gli altri. Chi è il terzo incomodo? E che cosa potrà fare?».

I grandi team potranno allearsi per tenere chiusa la corsa? E’ uno degli interrogativi del Giro
I grandi team potranno allearsi per tenere chiusa la corsa? E’ uno degli interrogativi del Giro

L’interesse a controllare la corsa

Bugno però non è di questo avviso: «In un grande Giro devi tenere conto di mille variabili. Ci sono corridori forti al Giro, non al loro livello ma sicuramente in grado di giocarsela, soprattutto se alle spalle hanno formazioni ben attrezzate. E allora un’alleanza fra le due squadre ci può anche essere. Deve però essere chiaro un fatto: non è un’alleanza sancita, non ci sono i corridori che si mettono d’accordo e tanto meno i diesse. E’ un patto non scritto: sia l’iridato che Roglic hanno interesse a controllare la corsa, se a quel punto ci si dà una mano, non c’è niente di strano».

Su questo Chiappucci è parzialmente d’accordo: «Il controllo della corsa ci può anche stare, ma teniamo conto che ci saranno anche frazioni dove il pallino in mano lo avranno i team che puntano alla vittoria di tappa, che pensano alla volata finale. Tutto lavoro in meno per le corazzate che pensano alla classifica».

Vlasov e Almeida, principali candidati al podio. Per Bugno e Chiappucci però non sono da vittoria finale
Vlasov e Almeida, principali candidati al podio. Per Bugno e Chiappucci però non sono da vittoria finale

L’assenza della rivalità

Riportiamo indietro l’orologio del tempo: si poteva allora pensare a un’alleanza dei due campioni italiani per mettere in difficoltà Indurain?

«E’ lo stesso discorso che abbiamo fatto per Roglic ed Evenepoel, in questo il ciclismo non è cambiato: io e Claudio non ci siamo mai parlati né tantomeno messi d’accordo in corsa, ognuno faceva i propri interessi, ma poteva capitare che questi interessi potessero coincidere e allora le nostre squadre si ritrovavano a fare le stesse cose. Ripeto: è un patto non scritto, che deriva dall’evoluzione della corsa».

«Tenete poi conto di un fatto – interviene Chiappucci – ai nostri tempi c’era un fattore che è andato via via scomparendo: la rivalità. Oggi sembrano tutti amici, quel fattore è andato sicuramente un po’ perdendosi e anche con esso un po’ di fascino. Non dimentichiamo inoltre che avevamo a che fare con un certo Miguel Indurain: non è che non ci provassimo a metterlo in difficoltà, ma era un gigante vero, nessuno ci riusciva quand’era nel pieno della forma».

Ciccone, principale rivale dei due grandi in Catalogna. Bugno lo vede protagonista al Giro
Ciccone, principale rivale dei due grandi in Catalogna. Bugno lo vede protagonista al Giro

Chi può creare problemi?

Su un punto i due grandi rivali si trovano completamente d’accordo: sulla carta il Giro è bloccato intorno a questi due nomi. «Io non vedo avversari alla loro altezza – afferma Bugno – almeno per il momento, ma si sa bene che nel ciclismo di oggi ci sono pochissimi nomi in cima e poi tanti buoni corridori. Penso ad esempio che al Giro Ciccone possa fare molto bene, potrebbe anche creare loro qualche problema, ma alla fine quei due sono i netti favoriti. Come lo saranno Vingegaard e Pogacar al Tour, anche in quel caso difficile pensare che qualcuno possa inserirsi».

«Io credo che assisteremo a un duello vero e proprio – taglia corto Chiappucci – non riesco sinceramente a trovare un terzo incomodo. So bene però che il ciclismo è uno sport strano, dove gli inconvenienti possono sempre capitare, come le giornate storte, gli errori. Non dimentichiamo poi che sia Roglic che Evenepoel vengono da sport diversi dal ciclismo. Ecco, se devo trovare un punto in comune è proprio nelle loro origini così… originali».

Il duello del Catalunya si allunga sul Giro: 40 giorni al via

27.03.2023
5 min
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L’ultima partita del Catalunya se la sono giocata a testate nel circuito del Montjuich. Remco Evenepoel e Primoz Roglic: l’aspirante vincitore e il leader della classifica. Sono arrivati all’ultima tappa con dieci secondi di vantaggio a favore di Roglic, ma il campione del mondo non ha mai pensato di accontentarsi del secondo posto. Così sulla salita più celebre nell’area di Barcellona ha sferrato il primo attacco e i soli a seguirlo sono stati Roglic e Soler. E quando poi ha mollato il secondo colpo, gli è rimasto attaccato soltanto lo sloveno. I due sono andati avanti così fino al traguardo. Evenepoel ha vinto la tappa, Roglic si è accontentato della classifica. Due tappe vinte per ciascuno e alla fine anche un abbraccio simbolo del nuovo corso: non ti regalo niente, ma ti rispetto.

Il Montjuich con Barcellona sullo sfondo è stato il teatro dell’ultima sfida alla Volta a Catalunya
Il Montjuich con Barcellona sullo sfondo è stato il teatro dell’ultima sfida alla Volta a Catalunya

Roglic in ripresa

Nel racconto della sfida e nella sua proiezione sul Giro d’Italia è mancata in questi giorni la consapevolezza che Roglic ha iniziato la preparazione in forte ritardo. A causa della brutta frattura della spalla alla Vuelta, nel giorno di Tomares, Primoz ha dovuto rimanere fermo a lungo. Quando lo abbiamo incontrato nel quartier generale del Team Jumbo-Visma in Olanda, ci aveva raccontato che il suo obiettivo minimo era riuscire a essere pronto per il primo ritiro. Per cui le sue vittorie alla Tirreno-Adriatico e ora al Catalunya sono ancora più notevoli. Al confronto con il vincitore uscente della Vuelta, che ha potuto condurre un inverno sul filo della perfezione.

«Sono molto contento – ha detto Roglic – il Giro di Catalogna mancava ancora dalla mia lista dei successi. E’ una corsa molto dura e il fatto di averlo vinto proprio quest’anno significa molto per me. La squadra mi ha aiutato. I miei compagni mi hanno protetto tutto il giorno e mi hanno tenuto sempre nella giusta posizione. Per fortuna avevo anche le gambe per andare con Remco. Sapevo che nell’ultima tappa ci avrebbe riprovato».

Nella quinta tappa del Catalunya con arrivo in salita, Roglic ha piegato la resistenza di Evenepoel
Nella quinta tappa del Catalunya con arrivo in salita, Roglic ha piegato la resistenza di Evenepoel

Rivali e alleati

Proprio prima del via, i due sono stati per qualche minuto accanto. E proprio Evenepoel ha raccontato di uno scambio di battute. Roglic gli ha detto che si aspettava un suo attacco. E il campione del mondo ha risposto che non gli avrebbe reso la vita facile, ma sapeva che non se lo sarebbe tolto di ruota.

«Il rapporto tra me e Roglic – ha spiegato Evenepoel dopo la corsa – da fuori sembra più competitivo di quanto sia in realtà. Primoz è uno che vuole combattere, forse è più difensivo di me, ma sono convinto che al Giro d’Italia questo nostro duello ci renderà anche alleati. Penso a quanto abbiamo visto ad Harelbeke tra Van Aert, Van der Poel e Pogacar. Certi corridori sanno che per vincere devono collaborare e non farsi dispetti. Quindi, anche se qualche momento di tensione lo abbiamo avuto, penso che abbiamo costruito un certo legame e che al Giro avremo bisogno l’uno dell’altro. Allo sprint ce la giochiamo. In salita penso che ci sia ben poca differenza. Sarà tutto da giocare…».

Evenepoel ha vinto l’ultima tappa a Barcellona, Roglic si accontenta della vittoria nella generale
Evenepoel ha vinto l’ultima tappa a Barcellona, Roglic si accontenta della vittoria nella generale

Re di una settimana

Roglic, che ha vinto per tre volte la Vuelta ed è uno dei corridori più vincenti nelle corse a tappe di una settimana. Dal 2014, ne ha vinte ben 18, fra cui 13 nel WorldTour: dai Paesi Baschi al Romandia, passando per UAE Tour, Tirreno-Adriatico e Parigi-Nizza. La sola sfida con Evenepoel in un grande Giro si stava attuando lo scorso anno alla Vuelta, con il belga in vantaggio di 1’26” all’inizio della terza settimana.

«Questo inizio di stagione – ha detto Merjin Zeeman, allenatore della squadra olandese – è incredibile. Dopo essersi infortunato alla spalla, Primoz non ha potuto pedalare per molto tempo. Non ci saremmo mai aspettati che al suo ritorno vincesse subito due gare World Tour. Ma sappiamo anche che quello che va bene oggi non va più bene domani. Dobbiamo migliorare ogni giorno per essere al top della forma al via del Giro».

Sul podio di Barcellona, oltre a Roglic ed Evenepoel, è salito Almeida, altro pretendente per il Giro
Sul podio di Barcellona, oltre a Roglic ed Evenepoel, è salito Almeida, altro pretendente per il Giro

Le crono del Giro

E così, in attesa di vedere bene le carte degli altri sfidanti, il duello del Catalunya si allunga sulla sfida rosa. E si capisce bene dalle parole del campione del mondo, che l’analisi dei dettagli sia piuttosto avanzata.

«Al Giro ci sono tre cronometro – spiega Remco – in quelle voglio prendere vantaggio su Roglic. Sarà anche campione olimpico, ma io penso di andare meglio. Passo parecchio tempo sulla bici da crono e continuerò a farlo. Voglio approfittarne al Giro, in modo da arrivare alle tappe di montagna già in vantaggio, in modo da dovermi difendere e poterlo controllare. Ma prima voglio vincere anche altre corse. Per cui ora rimarrò un paio di giorni a Barcellona, quindi festeggerò a casa il compleanno di mia madre e da giovedì sarò nuovamente sul Teide. E prima di venire in Italia, farò un altro giretto alla Liegi…».

Catalunya, vince Ciccone: per Cataldo e per il morale

21.03.2023
4 min
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Evenepoel scatta ancora. Stringe bene la prima curva e poi si rilancia verso la seconda, dopo la quale c’è l’arrivo. Ciccone ha battezzato la sua ruota da quando il campione del mondo ha aperto il gas e non la molla nemmeno questa volta. Per chi lo conosce è facile pensare che voglia dedicare la vittoria all’amico Cataldo e per questo è disposto ad andare a fondo nella sofferenza. Ma queste sono parole, sulla bici hanno un altro suono e ben altro sapore. Eppure l’ennesima accelerazione di Remco non scava buchi, fra le ruote non c’è luce e quando il belga allarga la linea entrando nell’ultima curva, Ciccone si infila lesto come una saetta. Le mani questa volta sono basse sul manubrio, la lezione di Tortoreto ha trovato la giusta considerazione.

Il rettilineo è breve e si apre davanti. Evenepoel è indietro, Roglic tenta la rimonta, ma non guadagna neanche un centimetro. Ciccone conquista l’arrivo di Vallter, località sciistica oltre i duemila metri. E anche se nel suo palmares ci sono tappe del Giro e la maglia gialla del Tour, visti i rivali che ha battuto, per l’abruzzese si tratta della più bella vittoria.

«Siamo partiti con il piede giusto – sorride con lo sguardo sicuro – e oggi è stata una vittoria molto particolare. Dopo la caduta di Cataldo, avevo promesso alla squadra che avrei vinto per lui e farlo così, con questi corridori, è ancora più bello. Quindi oggi la dedico a Dario e gli auguriamo tutti di rimettersi il prima possibile».

E’ stato Evenepoel a fare il forcing decisivo dopo il team Bahrain, ma con lui sono rimasti Ciccone e Roglic
E’ stato Evenepoel a fare il forcing decisivo dopo il team Bahrain, ma con lui sono rimasti Ciccone e Roglic
Racconta, cosa hai combinato?

L’ultima salita è stata davvero molto veloce e nella mia testa ho cercato di fare del mio meglio per rimanere agganciato. Segui, segui, segui. Nell’ultimo chilometro ho cercato di ragionare e di non sbagliare niente.

Infatti è sembrato un finale perfetto.

Non so dove ho trovato le forse per fare l’ultimo sprint negli ultimi 50 metri, ma ora sono davvero felice. Voglio godermi questo giorno e domani iniziamo a pensare al resto della corsa.

Eri venuto per fare classifica?

No, l’idea principale era puntare a una tappa. Ma per come si è messa finora, potrei anche lottare per la classifica. La vivrò giorno per giorno e senza stress. La squadra è forte per ogni tipo di corsa (dopo aver perso ieri Cataldo, la Trek-Segafredo oggi ha perso per caduta anche Elissonde, ndr).

Gli attacchi di Evenepoel facevano male?

Sappiamo tutti che quando si muove Remco, devi seguirlo, ma devi avere le gambe per farlo, quindi non è facile. E’ facile saperlo, ma è difficile farlo. Oggi è andata bene, ho avuto le gambe che servivano.

Questa volta in volata è andata bene…

Ne avevo persa qualcuna nelle ultime settimane (il riferimento proprio al giorno di Tortoreto lo fa sorridere, ndr), ma sapevo di stare bene. E ho fatto tutto nel modo giusto.

Come è stata l’ultima salita?

L’abbiamo fatta veramente molto forte. Il Bahrain l’ha presa subito con un ritmo veramente fortissimo. Poi il passo è calato verso la metà, quando è andato via Chaves. Io comunque sapevo quello che dovevo fare. Sapevo che avrei corso solo sulle ruote di Evenepoel e di Roglic e così ho fatto. Mi sono giocato le mie carte fino alla fine.

Ciccone ha parlato di vittoria più bella della carriera e l’ha dedicata a Cataldo
Ciccone ha parlato di vittoria più bella della carriera e l’ha dedicata a Cataldo
Evenepoel ha continuato a scattare sino in cima.

E’ andato veramente fortissimo, negli ultimi metri ero al limite. Però quando vedi il traguardo, riesci a trovare qualche energia per sprintare e dare il 100 per cento.

Il fatto di essere oltre i duemila ha inciso?

Mi sono sempre trovato bene in altura e mi piace molto arrivare su queste salite molto lunghe, ma regolari e soprattutto sopra i 2.000 metri. Quindi sapevo che oggi potevamo giocarci una buona occasione e farlo così con i migliori al mondo per me è una grande soddisfazione. Non ho paura di dire che sia la vittoria più bella della mia carriera.

Catalunya subito stellare, ma che paura per Cataldo…

21.03.2023
5 min
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Nel giorno in cui sul traguardo di Sant Feliu de Guixols, Evenepoel e Roglic si misurano la febbre e lasciano un acconto di quel che sarà la sfida del Giro d’Italia, la prima tappa della Volta a Catalunya lascia sull’asfalto il dolore di Dario Cataldo. L’abruzzese si ritrova in ospedale con una diagnosi pesantissima solo da leggere.

Le inquadrature lo mostrano accovacciato sul marciapiede alla destra della strada, insieme ad altri corridori ugualmente a terra. L’intervento di due passanti è da pelle d’oca. Prima lo muovono, poi per fortuna capiscono di non dover intervenire e lo vegliano in attesa dei soccorsi.

Il comunicato diffuso nella serata di ieri dalla Trek-Segafredo è un rosario di fratture, al termine del quale si annuncia che Dario sarà trasferito e operato all’ospedale di Girona per la riduzione della frattura alla testa del femore. La caduta è avvenuta a 5,4 chilometri dall’arrivo, mentre il gruppo era lanciato verso il primo arrivo.

Cataldo è caduto ai 5,4 chilometri dall’arrivo, ora è ricoverato con una prognosi molto impegnativa
Cataldo è caduto ai 5,4 chilometri dall’arrivo, ora è ricoverato con una prognosi molto impegnativa

Partenza ritardata

Sul traguardo Roglic ha guastato la festa a Evenepoel, che ha cercato di rimediare a una volata iniziata dalle retrovie e persa al fino di lana. Lo sloveno, fresco vincitore della Tirreno-Adriatico, è partito in testa e ha subito la rimonta del belga. Sul traguardo spagnolo a vederlo c’erano anche i genitori.

«Penso di aver fatto lo sprint più veloce di tutti – ha detto Remco – ma sono venuto da troppo indietro. Ero a ruota di Van Wilder, ma all’improvviso sono passati da entrambi i lati e questo mi è costato la vittoria. A 300 metri ero quattro o cinque bici dietro Roglic. Se arrivi secondo per così poco, allora puoi parlare davvero di un’occasione persa. All’inizio della corsa non mi sentivo bene, forse a causa dell’allenamento in altura. Ma quando in salita il ritmo è aumentato, le gambe pesanti sono gradualmente scomparse».

Torna finalmente in gruppo anche Bernal, qui con Carapaz e il campione del mondo
Torna finalmente in gruppo anche Bernal, qui con Carapaz e il campione del mondo

Guadagno negli sprint

Il campione del mondo se ne è fatto una ragione. Così prima ha picchiato il pugno sul manubrio e poi si è complimentato con Roglic, che gli è superiore su certi tipi di arrivo, e poi ha fatto un bilancio obiettivo.

«Roglic ha vinto quasi ogni sprint alla Tirreno-Adriatico – ha spiegato – e io l’ho quasi battuto. Sono diventato molto più forte in questi arrivi, il mio sprint è migliorato enormemente. Non ho ancora la miglior potenza, ma l’aerodinamica e il peso inferiore mi fanno andare più veloce. Ora posso anche competere su traguardi da finisseur e questa è una buona notizia anche per gli arrivi in salita. Dopo uno sforzo prolungato, mi sento ancora meglio negli sprint».

Roglic arriva al Catalunya dopo la vittoria alla Tirreno-Adriatico e pare ancora molto in palla
Roglic arriva al Catalunya dopo la vittoria alla Tirreno-Adriatico e pare ancora molto in palla

La solidità di Roglic

E Roglic cosa ha detto? Lo sloveno, che alla Tirreno-Adriatico si era detto stupito per le sue ottime performance, deve aver capito che la condizione che lo sostiene è vera e degna dei giorni migliori.

«So di non essere un vero velocista – ha detto – ma sapevo di poter lottare per la vittoria di tappa. Avevo buone gambe, ma ovviamente c’è voluta un po’ di fortuna. Sono molto grato alla squadra. I miei compagni hanno fatto un ottimo lavoro. Senza di loro il risultato di oggi non sarebbe stato possibile, mi hanno messo in un’ottima posizione per gli ultimi chilometri».

Al Catalunya anche Moscon, già rientrato al Gran Camino dopo l’infortunio del Tour Down Under
Al Catalunya anche Moscon, già rientrato al Gran Camino dopo l’infortunio del Tour Down Under

Arrivo in salita

Oggi il Catalunya affronta una tappa difficile, 165 chilometri con arrivo in salita a Vallter: salita finale di 11,4 chilometri con una pendenza media del 7,6 per cento.

«Non ho mai fatto questa scalata, ma sono sicuro che riusciremo a gestirla. Questo è solo l’inizio. Ci sono ancora tappe difficili davanti. Ovviamente vorrei vincere la classifica generale, ma questo è solo il primo giorno. La gara non sarà finita fino a quando non avremo raggiunto Barcellona».

In ansia per Cataldo

Il bollettino medico relativo a Cataldo preoccupa, ma Dario non ha mai perso conoscenza. Il cammino per il ritorno sarà lungo.

«Una scansione TAC eseguita in ospedale – recita il comunicato della Trek-Segafredo – ha rivelato la frattura della testa del femore sinistro e dell’acetabolo destro (l’articolazione “sferica” dell’anca), due fratture del processo trasversale della colonna lombare senza impatto neurologico, costole rotte multiple con un pneumotorace bilaterale e la clavicola sinistra fratturata. Dario è cosciente ed emodinamicamente stabile e sarà trasferito in un altro ospedale in Catalogna. Dopo una seconda valutazione presso il nuovo ospedale di Girona, subirà un intervento chirurgico per riparare la frattura del femore».

Si potrebbe parlare ancora del duello fra Roglic ed Evenepoel e siamo certi che sin da oggi ce ne saranno altri spunti. Ma qui vogliamo prima di tutto mandare a Dario gli auguri dell’Italia del ciclismo, della nostra redazione e, ne siamo certi, di tutti i nostri lettori. Forza amico, torna presto!

Masnada dal Teide: «Prima gli allenamenti, poi le gare in tv»

14.03.2023
5 min
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Fausto Masnada sarà deputato a scortare Remco Evenepoel al Giro d’Italia. Ma il lombardo della Soudal-Quick Step è già vicino al fenomeno belga. E’ con lui già da un paio di settimane in cima al Teide. Lassù si va avanti a pane e ciclismo, anche quello degli altri!

Ci siamo chiesti, anzi abbiamo chiesto a Masnada, se in ritiro i corridori seguono i loro colleghi impegnati nelle corse, tanto più se si tratta di gare importanti come la Parigi-Nizza e la Tirreno-Adriatico.

Fausto Masnada (classe 1993) in ritiro sul Teide. Dopo gli allenamenti, tutti davanti alla tv per vedere i colleghi in corsa (foto Instagram)
Masnada (classe 1993) in ritiro sul Teide. Dopo gli allenamenti, tutti davanti alla tv per vedere i colleghi in corsa (foto Instagram)
Fausto, allora le guardate queste corse quando siete in ritiro?

Sì, sì, le guardiamo e anche con interesse. Essendoci un’ora di fuso, qualche volta l’orario ci ha un po’ “fregato”. Di solito noi finivamo quando stavano per arrivare la Parigi-Nizza e ancora di più la Tirreno. Ma noi mandavamo indietro e le vedevamo comunque.

E cosa avete notato?

Che Roglic è in una forma strepitosa. Quando siamo arrivati qui, il 26 febbraio, c’era anche lui. Ci siamo accavallati per un paio di giorni e poi lui è partito appunto per la Tirreno. E la stessa cosa hanno fatto Landa,Van Aert e un altro gruppo diretto invece in Francia alla Parigi-Nizza.

Al netto delle corse, come si passa il tempo lassù?

Noi ci stiamo allenando bene. Ognuno ha i suoi obiettivi, pertanto ognuno segue il suo programma, ma cerchiamo di stare insieme il più possibile. Una convivenza per tanti giorni in hotel, a 2.200 metri di quota nel nulla non è facile. Non è così scontato mantenere i rapporti. Ma ormai ci siamo abituati.

Anche i professionisti subiscono il fascino della Strade Bianche. Per questa gara i Soudal hanno modificato l’orario di allenamento
Anche i professionisti subiscono il fascino della Strade Bianche. Per questa gara i Soudal hanno modificato l’orario di allenamento
Regolavate gli orari di allenamento in base alle corse in programma?

Non proprio, di solito finivamo verso le 14-15 le nostre uscite, che sono le 15-16 italiane, quindi pranzavamo ed eravamo giusti per i finali. Solo per la Strade Bianche abbiamo modificato l’orario di allenamento. Anche se la classica di Siena non è monumento, è una delle più belle e ci tenevamo tutti a goderci lo spettacolo in diretta.

Tra voi corridori spesso parlate di materiali, numeri, tattiche… Che giudizi avete dato dei vostri colleghi in gara?

Roglic, come detto, va già forte. Quando l’ho visto sul Teide era più magro rispetto allo scorso anno e mi sono detto: «Cavolo, è già tirato!». Sì, lui è sempre stato scavato in volto, ma mi è sembrato molto magro anche nel resto del corpo. Cosa che invece non ho notato in Van Aert. Non che fosse grasso, ma è molto più… normale.

Chi vi ha impressionato di più: Roglic o Pogacar?

In queste fase, la Jumbo-Visma e Tadej Pogacar hanno dimostrato sul campo di essere su un altro pianeta. I primi come squadra: non solo per Roglic alla Tirreno, ma anche per i piazzamenti alla Parigi-Nizza e per i risultati nelle prime classiche del Belgio. E Tadej ha dato una dimostrazione in più del suo talento. Stanno monopolizzando le gare.

Sassottetto, il momento in cui Kelderman riporta davanti Roglic. Per Masnada, Primoz ha avuto sangue freddo
Sassottetto, Kelderman riporta davanti Roglic. Per Masnada, Primoz ha avuto sangue freddo
Per esempio avete studiato anche il comportamento di Roglic in corsa? Tanto più che potrebbe essere il rivale numero verso la conquista della maglia rosa…

E cosa vuoi studiare?! Ogni gara è a sé e analizzare ciò che ha fatto o farà non è facile. Non è attendibile. Però quando inizierà il Giro Italia lo terremo d’occhio. Giro che parte con una crono, quindi non ci si potrà nascondere, pertanto già al termine della prima tappa, potremmo ipotizzare una strategia di corsa e capire come andare avanti.

Quindi si guarda la tv, si commenta, ma i conti reali si fanno in corsa…

Il nostro primo obiettivo è il Catalunya. Lì ci sarà anche Roglic, vedremo come si comporteranno, sia lui che la sua squadra. Alla fine mancherà poco più di un mese all’inizio del Giro e potremmo già farci un’idea.

Per esempio, a Sassotetto si è sfilato e si è fatto riportare sotto da Wilco Kelderman: un’azione così vi fa fare qualche ipotesi? Può essere un’indicazione su come si comporteranno?

Si sa che Roglic è calcolatore, ma io non l’ho visto in vera difficoltà. E’ rimasto coperto e con il vento contro che c’era, ha preferito aspettare la volata finale. Quando Mas ha dato quell’accelerata si è staccato, ma anziché andare avanti da sé, sapeva che c’era Kelderman e si è fatto riportare davanti. Ha aspettato perché sapeva che fare la differenza su quella salita, con quel vento, era davvero difficile. Sapeva anche che in una volata con 15 corridori sarebbe stato il più veloce e quindi ha avuto sangue freddo. Primoz è vincente, intelligente, si conosce e ha l’esperienza di chi ha vinto tre grandi Giri.

Masnada è stato chiaro (ed onesto): la Soudal ha un diamante e una squadra intorno. Non ha tante punte come UAE e Jumbo
Masnada è stato chiaro (ed onesto): la Soudal ha un diamante e una squadra intorno. Non ha tante punte come UAE e Jumbo
Analisi da corridore! E Fausto Masnada potrà essere il Kelderman della situazione per Remco?

E’ un paragone abbastanza importante! Wilco in tanti anni si è meritato più di me un certo ruolo e non a caso dove correva prima era un capitano. Mi piacerebbe fare ciò che ha fatto lui ed essere fondamentale per la squadra. Noi non siamo come la UAE Emirates o la Jumbo-Visma, che sono piene di campioni, che sono un po’ come il Paris Saint Germain che è fatto di sole punte. Noi abbiamo Remco come diamante e proviamo tutti a fare il massimo per lui. Abbiamo una strategia diversa di gara. Immagino che correremo più in difesa: manderemo via le fughe, avremo una strategia di corsa meno aggressiva rispetto alla Jumbo-Visma, che attacca spesso e con più uomini.

Chiarissimo Fausto, basta ricordarsi dell’ultimo Tour! Un’ultima domanda. Avrai un ruolo molto importante e sei l’uomo di fiducia di Remco: tu come stai?

Sono soddisfatto di come sto lavorando: parecchio e bene. Tutto procede in modo regolare e la preparazione è fissata per essere al top per il Giro. La squadra vuole che ci arriviamo nella condizione migliore per supportare Remco. Credo che il Giro d’Italia sia l’obiettivo stagionale per il team. Anzi, senza credo: è l’obiettivo primario. Pensiamo a finire bene questo ritiro, poi andremo al Catalunya, ci saranno i Baschi, poi di nuovo altura e quindi andremo diretti al Giro. 

Cervélo S5, la “spada” di Roglic per le tappe veloci

13.03.2023
6 min
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Oggi più che mai, per vincere nel ciclismo la bici conta. Proprio perché a fare la differenza sono i dettagli ogni aspetto della bicicletta deve essere al massimo. E il cavallo di battaglia che Primoz Roglic ha sfoggiato nell’ultima tappa della Tirreno-Adriatico era davvero al top. Ovviamente parliamo della sua Cervélo S5.

La S5 è una bici dalla spiccata vocazione aerodinamica, ma non solo quella chiaramente. Anche se in Jumbo-Visma, per stessa ammissione dello staff performance, tendono a preferire l’aerodinamica al peso.

Primoz ha usato la S5 nella veloce frazione di San Benedetto del Tronto, mentre in quelle più dure e nervose di Sassotetto e dei muri di Osimo ha preferito la più snella Cervélo R5.

Telaio “piccolo”

Ma entriamo nel dettaglio. La Cervélo S5 dello sloveno è una taglia 51. Un telaio quindi relativamente piccolo per lui che è alto 177 centimetri. Secondo le indicazioni di Cervélo dovrebbe usare una 54. Ma è una scelta che ci sta, visto che il telaio S5 non fa della rapidità dei cambi di direzione la sua arma principale.

Come tutte le bici aero infatti è meno “snella” in una discesa tecnica, con curve strette, o sugli strappi più duri, però è molto più stabile, veloce e se vogliamo anche comoda – visto i materiali – nei tratti più pedalabili e regolari. E conti alla mano, questi sono in percentuale la netta maggioranza durante ogni frazione. Pertanto optando una taglia potenzialmente più piccola rispetto a quella che potrebbe utilizzare, Roglic va a riprendersi qualcosa in fatto di guidabilità.

Anche in virtù di questa scelta il particolare manubrio integrato a “V” della sua Cervélo ha un attacco manubrio pronunciato. Questo corrisponde infatti ad una lunghezza di 130 millimetri.

Altro aspetto che emerge dalla scelta di questa taglia è il dislivello sella-manubrio. Non abbiamo numeri certi alla mano, ma dovrebbe essere ben al di sopra dei 10 centimetri. E lo si nota anche dal fatto che quando la gamba si trova nella parte alta del pedale il suo ginocchio appare ben più alto del manubrio stesso. Ma è una tendenza che in Jumbo-Visma adottano un po’ tutti i corridori.

Posizione avanzata

Da questo concetto del ginocchio alto, passiamo ad un’analisi della sua catena cinetica e quindi delle sue misure. Roglic ama pedalare parecchio in avanti. In questo modo riesce a sfruttare i due distretti muscolari maggiori delle gambe: i quadricipiti e il grande gluteo. Grande gluteo che in quanto ex saltatore dal trampolino con gli sci ha ben sviluppato.

Altro aspetto non trascurabile è la scelta delle pedivelle. Lo sloveno potrebbe usare tranquillamente le 172,5 millimetri ma ha scelto le 170. E questa è una opzione in linea con le tendenze attuali che protendono per la rapidità di rotazione, piuttosto che per l’effetto leva.

E poi anche la combinazione corone/pignoni. Non di rado il campione sloveno utilizza la cassetta posteriore con la scala 10-33, mentre il plateau è 52-39. Questo sulla S5 e anche sulla Cervélo R5. Il vantaggio, oltre alle esigenze dettate dalla planimetria, è quello di sfruttare meglio il penultimo ingranaggio della scala, ovvero il 28, anche con un incrocio 52-28. Diversi colleghi usano la cassetta 10-28, dove l’undicesimo pignone ha 24 denti.

Le chicche di Primoz

Per il resto, le ruote sono quelle “made in Cervelo”, le Reverse. A San Benedetto del Tronto il setup prevedeva l’alto profilo differenziato fra anteriore e posteriore, rispettivamente di 52 e 63 millimetri. Mentre a Osimo e Sassotetto, complice anche il vento, aveva montato quelle con profilo da 34-37 millimetri.

Queste ruote ad alto profilo con canale interno largo (25 mm all’anteriore e 24 mm al posteriore), consentono un alloggio ottimale per i tubeless Vittoria Corsa Pro da 28 millimetri. Sotto questa misura in casa Jumbo-Visma non si va, l’alternativa è il 30 millimetri, cosa che notammo già in autunno nel nostro raid presso il loro Service Course in Olanda.

La larghezza del cerchio ha anche valenze aerodinamiche, legate sia alla struttura stessa della ruota che alla copertura che vi si alloggia. Pertanto la scelta di un battistrada largo è stata fatta pensando non solo alla scorrevolezza, ma anche al pacchetto aerodinamico: ruota-copertone-bici. Tutto ciò secondo gli studi in galleria del vento, va a ridurre anche le turbolenze, specie in caso di vento laterale.

Sempre in merito a queste ruote, voci di corridoio, dicono che stiano sperimentando un nuovo tipo di carbonio.

Infine, Primoz ha i doppi comandi: sia quelli tradizionali delle leve che i Blips di Sram, semi-nascosti sotto il nastro e posizionati al modo “velocista”, ovvero all’interno della piega. Roglic pedala molto con le mani basse bassi anche quando la strada si impenna. In questo caso ha il pulsante interno alla piega anche per la guarnitura anteriore e non solo per il cambio posteriore. 

Roglic fa il bis alla Tirreno: tante gambe e un po’ di fortuna

12.03.2023
5 min
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Nel giorno dello sprint vincente di Jasper Philipsen a San Benedetto del Tronto, Primoz Roglic completa il suo recupero e porta a casa la corsa a tappe italiana per la seconda volta dopo il 2019.

«Tornare forte dopo un incidente – dice sorridendo – dipende da tante cose, ma soprattutto dal fatto che io sia felice e libero mentalmente. In questi giorni sono stato spesso completamente a bloc, a partire dalla cronometro, perché dovevo soprattutto ritrovare il ritmo. Il giorno di Sassotetto è stato difficile, mi ha fatto stringere i denti. Quello della Tirreno è uno dei trofei più belli, adesso ne ho due e magari i miei figli potranno giocarci insieme senza litigare.

«Ho passato un inverno duro, non starò a dire se sia stato il mio periodo peggiore, ma non ce l’avrei fatta se non avessi avuto accanto la mia famiglia e persone che credevano in me. Ora si tratta di migliorare ancora un po’ in salita per essere all’altezza delle sfide che mi aspettano. Il bello del ciclismo è proprio questo, il fatto che ogni giorno ci spingiamo oltre i nostri limiti…».

Sorpresa Roglic

Sono giorni che sentiamo Roglic stupirsi per la grande condizione che gli ha permesso di vincere la Tirreno-Adriatico. La sua presenza nella Jumbo Visma non era prevista e la convocazione è arrivata inattesa, quando il suo allenatore ha dato via libera.

Non è la prima volta che lo sloveno debutti nella stagione con una vittoria. Nel 2021 aveva cominciato alla Parigi-Nizza e l’aveva vinta sbalordendo tutti per la sua autorità. Al punto che chiedemmo a Mathieu Heijboer, che lo preparava, in che modo avesse lavorato per essere così brillante. Niente di cui stupirsi, insomma, se non fosse che a rendere meno prevedibile l’exploit ci fosse in questo caso il gravissimo infortunio alla spalla per la caduta della Vuelta a Monasterio de Tentuda. Quando lo incontrammo nel quartier generale della squadra in Olanda, il suo obiettivo era tornare in sella per il ritiro. Il resto era molto nebuloso…

Arthur Van Dongen, classe 1968, è alla Jumbo Visma da quattro stagioni
Arthur Van Dongen, classe 1968, è alla Jumbo Visma da quattro stagioni

Perciò stamattina abbiamo incontrato Arthur Van Dongen, 54 anni e 1,95 di altezza, direttore sportivo della squadra olandese nella corsa italiana, con la curiosità di sapere in che modo abbiano accolto Roglic e se si aspettassero che andasse già così forte.

Primoz si dice ogni giorno sorpreso per la sua condizione: ha stupito anche voi?

Sapevamo che fosse pronto per correre e non ci ha sorpreso nemmeno il fatto che fosse già in ottima forma. L’unica accortezza che ci ha detto in anticipo il suo allenatore Marc Lambert è che era pronto per le brevi salite, meno per quelle più lunghe. Invece è riuscito a sopravvivere sul Sassotetto e quel giorno siamo stati un po’ fortunati, perché c’erano più 2 chilometri di scalata in meno e anche un forte vento contrario. Penso che ci sia andata bene, ma sapevamo che fosse già in buona forma.

Prima che arrivasse lui avevate immaginato una squadra con altri leader?

Avevamo in programma di utilizzare Wilco Kelderman e Tiesj Benoot per la classifica generale. E poi Wout Van Aert avrebbe lottato per le tappe, soprattutto per la quarta: quella di Tortoreto. Probabilmente era il migliore su quel tipo di percorso, ma è caduto e anche questo purtroppo fa parte del ciclismo.

Avete dovuto spiegare al resto della squadra che con l’arrivo di Roglic sarebbero cambiati gli equilibri, oppure l’hanno presa bene?

Lo abbiamo fatto prima, non se lo sono ritrovato senza essere al corrente. Il nostro capo, Merijn Zeeman ha fatto una chiamata e a quel punto abbiamo parlato con i ragazzi per cambiare i piani. Roglic è il leader di questa squadra da molti anni, uno che ci ha abituati alle sue vittorie.  Ci piace vincere insieme e poi quando riesci a vincere tre tappe, alla fine sono tutti d’accordo.

In quale delle tre tappe ti ha sorpreso di più?

Forse la prima che ha vinto, a Tortoreto. Perché era indietro sull’ultima salita e di colpo è salito. Mi ero accorto che avesse Alaphilippe alla sua ruota, ma non è riuscito a passarlo. E allora ho pensato: «Wow, è già in ottima forma». 

Come giornalisti lo vediamo molto più sorridente e lui ha spiegato che anche dai periodi più duri si impara qualcosa. E’ più sorridente anche con voi?

E’ vero, sorride molto anche nel team, ma è sempre molto professionale e questo fa la differenza. E’ tornato a essere un corridore ad altissimo livello, ma sorride molto più di prima. Non è che i suoi rapporti in squadra siano cambiati. Questo è il mio quarto anno nel team e secondo me ha sempre un’ottima relazione con gli altri ragazzi. Per la squadra, la gentilezza di Primoz non è mai stata motivo di discussione o di dubbio.

Sassotetto, 4 gradi. Vincono in due: Roglic e il ciclismo

10.03.2023
6 min
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«Per far capire cosa sia il ciclismo a chi non lo conosce – diceva Bennati a Siena – vorrei portarli tutti su un arrivo perché possano guardarli in faccia».

Le loro facce di oggi dopo il traguardo di Sassotetto raccontavano più delle parole che potremmo scrivere. Oggi alla Tirreno-Adriatico per un po’ si è temuto che la tappa venisse annullata per il forte vento, come era appena successo alla Parigi-Nizza. Invece i corridori alla Corsa dei Due Mari hanno stretto le mani sul manubrio e si sono lasciati dietro Sarnano, addentando le rampe di Sassotetto.

Così Roglic precede Ciccone e il redivivo Tao Geoghegan Hart
Così Roglic precede Ciccone e il redivivo Tao Geoghegan Hart

Finale spettrale

C’è stato il forcing della Movistar. C’è stato l’attacco di Caruso. Poi è venuto lo scatto di Mas. E poi come un giustiziere è arrivata la volata di Roglic che ha battuto Ciccone. Un bel ciclismo, sia pure solo nel finale di una salita probabilmente… azzoppata dal vento.

Sulla montagna si è abbattuto il gelo: quattro gradi al traguardo contro i 20 di Sarnano, ai piedi della salita. Pioveva già da mezz’ora, ma un conto è prenderla chiusi in una giacca pesante, altro vederla cadere addosso ai corridori appena coperti. 

Uno scenario dantesco sulla montagna cara a Michele Scarponi, da cui esce vincitore un campione ritrovato come Roglic e da cui esce col sorriso anche il ritrovato Caruso.

«E’ stato un giorno molto duro – confessa Roglic quando arriva alle interviste – il vento era violento. Non regolare, ma con raffiche improvvise. Ho rischiato di staccarmi, ma quando mi sono reso conto che si poteva arrivare in volata, ho chiesto a Wilco (Kelderman, ndr) di darmi una mano. Sto rientrando da quel brutto infortunio, mi sembra di sognare. Abbiamo fatto una salita più lunga di quella di Tortoreto, mi sto divertendo. Se ero rilassato dopo la vittoria di ieri, figuratevi quanto mi senta leggero oggi. Indosso tutte le maglie di classifica e sotto – dice abbassando un paio di altre lampo – ho anche altri strati. Era freddo là in cima».

Ciccone amareggiato

Ciccone dopo l’arrivo aveva la faccia più scura degli altri, perché oltre al fango, all’acqua sporca e ai brividi, nei suoi occhi balenava la delusione.

«Appena tagliata la linea del traguardo – dice – la delusione è stata forte, perché la gamba c’era è la vittoria è mancata per pochissimo. A mente fredda, e soprattutto guardando a chi mi ha battuto, accetto il risultato con più serenità. Fare secondo dietro ad un Roglic così è una dolce sconfitta. Io sto bene, la condizione c’è e credo di averlo dimostrato. Ringrazio i miei compagni perché sono stati impeccabili, tutto è andato come volevo. Insomma, per pochissimo ci è mancato solo il risultato pieno, ma credo che possiamo essere soddisfatti

«L’azione di Caruso è stata coraggiosa e, senza una reazione un po’ decisa, poteva anche arrivare. Il mio attacco prima dell’ultimo chilometro è servito per rompere l’equilibrio, come spinta per l’allungo di Mas che ha ripreso Caruso.  A posteriori, potevo contribuire e dare seguito per evitare quel momento di controllo che ha permesso ad altri di rientrare lanciati».

La strada del Giro

Sul volto scurito dalla pioggia di Caruso in cima al monte brillava una luce diversa. Ora la sua strada verso il Giro ha corsie più larghe, al pari di quello che ci ha raccontato Roglic.

«L’anno scorso – ha detto Damiano – sul mio conto ne ho sentite di tutti i colori. Ora sono sereno e per qualche minuto ho anche pensato di poter vincere, ma vado comunque in albergo soddisfatto. E’ stata una giornata positiva anche per me».

«Quando si è trattato di scegliere fra Tour e Giro – gli fa eco Roglic – ho visto nel Giro una buona possibilità. Qui alla Tirreno, che per me è una corsa in più, ci sono compagni come Kelderman e Bouwman che mi scorteranno a maggio. Dovremo sfidare dei giovani molto forti, avete visto come è fatto oggi il ciclismo. E Remco Evenepoel è il primo di loro…».