Tadej Pogacar ha affrontato per la prima volta la Parigi-Roubaix, concludendo al secondo posto dietro Mathieu Van der Poel. Lo sloveno ha (in parte) stupito per la naturalezza con la quale ha affrontato questa sfida tanto particolare. E di questa naturalezza ne parliamo con Moreno Moser, ex professionista e oggi commentatore tecnico per Eurosport.
Insieme al trentino abbiamo analizzato la prestazione del leader della UAE Emirates, evidenziando aspetti gli tecnici. Presa del manubrio, tattica, posizione in gruppo, guida… Quanti dettagli sono emersi attorno l’Inferno del Nord del campione del mondo. E se si deve fare in anticipo un sunto, possiamo dire che la parola “guardingo” (a 360°) gli casca a pennello.
Moreno, partiamo dalla tattica: come hai valutato l’approccio di Pogacar alla Roubaix?
Ha corso sempre in controllo, preferendo spendere un po’ di più per stare davanti e avere una visuale pulita. Questo approccio è simile a quello di Van der Poel, che preferisce prendere aria e rischiare meno. Quante volte li abbiamo visti a centro strada o muoversi in prima persona? Ha mostrato atteggiamenti giusti, ma anche quelli di chi è all’inizio in questa corsa. Per esempio, spesso lasciava qualche centimetro in più per vedere dove era la strada e dove fossero le buche, un comportamento che aiuta a evitare rischi.
Quali dettagli tecnici hai notato nella sua guida sul pavé? A nostro avviso per esempio saltava bene anche dalla “banchina” al pavé e viceversa, cosa che di solito fa un habitué della Roubaix…
Spesso sporgeva la testa per cercare di vedere meglio davanti quando era a ruota. Segno di massima attenzione, di controllo come dicevo. L’ho visto andare davanti in prima persona per cercare di prendere la testa della corsa e pedalare sulla schiena dell’asino. Ma questo può farlo perché Tadej ha tanta, tanta gamba.
Noi abbiamo notato che in pratica aveva sempre le mani sulle leve. Non paga qualcosa in termini di aerodinamica?
Vero, questa cosa ce l’hanno fatta notare anche in diretta, mentre Van der Poel prendeva il manubrio con le mani sotto. Sembrava anche un filo più basso di sella, ma potrebbe essere un’impressione dovuta alla posizione avanzata: se ha cambiato quei 2 millimetri fai fatica a vederlo. Magari l’ha semplicemente spostata un filo più avanti. Però io non credo sia tanto una questione di aerodinamica. Oggi spesso sono più aero quando hanno le mani sulle leve, perché riescono a piegare meglio i gomiti.
Chiaro…
Quando ancora correvo e si facevano i vari test – e da allora ne sono cambiate di cose – ci spiegavano come fosse importante incassare la testa nelle spalle perché si riduce la sezione frontale. Pensiamo alle protesi da crono: un tempo erano “sulla ruota anteriore”, oggi hanno spessori di 20 centimetri e sono più aerodinamici. La posizione delle mani è anche una questione di abitudine e comfort nella guida. Mentre ho notato che Tadej faceva spesso stretching proprio per distendere la schiena... Le pietre della Roubaix sono state dure anche per lui! Hanno un altro impatto rispetto a quelle del Fiandre.
E della proverbiale agilità di Pogacar cosa ci dici? Van der Poel era più agile di lui stavolta?
Credo perché fosse stanco e alla fine si è “attaccato al rapporto“. Nei primi settori di pavè era agile anche Pogacar, ma nel finale sembrava più stanco rispetto al solito. La pedalata era appesantita e non riusciva a mantenere il ritmo abituale. Che poi non andava piano. Eppure sembrava così proprio perché non mulinava come suo solito.
Secondo te può migliorare ancora nella guida sul pavé? Ed eventualmente in cosa?
In generale l’ho visto bene, ma non credo che facendo altre cinque Roubaix possa migliorare tanto, specie rispetto a Van der Poel. Quest’ultimo ha una sensibilità sviluppata fin da bambino nel ciclocross, che lo porta ad avere una guida superiore. Mathieu ha un livello di consapevolezza in bici che lo porta a non spaventarsi. Quando sente la ruota che va, lascia scorrere la bici senza frenare, salvando spesso situazioni critiche. Come magari non fanno gli altri che d’istinto frenano.
Qual è il bilancio complessivo della sua prestazione? Insomma ce la potrà fare Pogacar a conquistare una Roubaix?
Ha corso bene, mostrando intelligenza tattica e capacità di adattamento. Pur non avendo l’esperienza di Van der Poel sul pavé, ha dimostrato di poter competere ad alti livelli anche in una corsa così impegnativa. Alla fine erano quasi alla pari. Probabilmente avrebbe vinto lo stesso VdP, ma magari non lo avrebbe staccato. Se ci pensiamo poi non ha perso molto. Il problema è che qui si parla di potenza assoluta e Van der Poel ne ha un po’ di più. Tadej non aveva i muri del Fiandre, che anche se sono corti, ogni volta facendoli forte mettevano più stanchezza nelle gambe degli avversari, che non nelle sue.
Esattamente quello che ci diceva Pino Toni qualche giorno fa…
E ha fatto bene a rendere la corsa dura. Alla fine più ci si stanca e più lui è avvantaggiato. Anche se scattano, lui o VdP, poi gli altri devono chiudere. E chiudere fa spendere energie, non gli vai dietro gratis. Essendo i più forti, avendone di più, corrono in questo modo e portano la corsa dalla loro parte. Cosa aggiungere in prospettiva: Tadej dalla sua rispetto a Van der Poel ha l’età...