EDITORIALE / Vent’anni senza Pantani e la lezione dimenticata

05.02.2024
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Fra dieci giorni, sarà un mercoledì, ricorreranno vent’anni dalla morte di Pantani. Il tempo vola, ma dalla fine di Marco i giorni sono stati lenti e feroci come l’aratro che spacca le zolle e lascia dietro solchi profondi. Chi l’ha conosciuto ci fa i conti ogni giorno, altri ci salgono sopra all’occorrenza.

Pogacar e Pantani

Sembra che se ne vergognino. Quando senti che Pogacar non sa troppo bene chi fosse, da una parte ti viene di dargli ragione: non è italiano ed è nato due mesi dopo il trionfo di Pantani a Parigi. Se però sei il numero uno al mondo e ti accingi a tentare la doppia impresa che per l’ultima volta riuscì all’italiano di cui ignori la storia, allora forse qualcuno della tua squadra te la potrebbe raccontare. Non sarebbe un danno, anzi. E coglieresti tutti alla sprovvista dimostrando di averne studiato il calendario e le tattiche.

Vent’anni fa a Cesenatico i funerali di Marco Pantani : un pugno nello stomaco e un dolore che non passa
Vent’anni fa a Cesenatico i funerali di Marco Pantani : un pugno nello stomaco e un dolore che non passa

Invece in questo tenerlo volutamente ai margini, c’è qualcosa di anomalo, quasi che il passato in cui sono stati coinvolti tutti o quasi i dirigenti delle attuali squadre WorldTour sia un imbarazzo che è meglio non rievocare. Freud disse che i figli per diventare grandi devono uccidere (metaforicamente) i padri, questo però il ciclismo non l’ha fatto. Ha preferito dimenticare o tentare di farlo, mantenendo i padri al loro posto e lasciando che i figli facessero i conti con il loro passato.

Percentuali da leggere

La storia di Pantani potrebbe offrirci tanti spunti. Il suo sacrificio avvenne quando era così in alto, che la caduta fu terrificante. Ma chi c’era e lo conobbe quando era ancora Marco, ricorda le sue perplessità su un ambiente che, ieri come oggi, guardava all’atleta e non all’uomo. In quegli anni le criticità erano di un tipo, oggi sono diverse ma non per questo meno urgenti. Ieri la selezione fra i giovani si faceva con la predisposizione al compromesso, oggi si basa sulla loro resistenza nervosa.

Il mondiale juniores è ormai una vetrina per gli acquisti, oggetto di attenzione di team e agenti
Il mondiale juniores è ormai una vetrina per gli acquisti, oggetto di attenzione di team e agenti

Li allevano perché siano potenti e scaltri. Li selezionano in base ai watt del motore. Fanno leva sull’esuberanza e la superficialità dei 18 anni. Li prelevano dalla culla e li inseriscono nella catena di montaggio. Li trasferiscono in case in affitto, cercando la convenienza fiscale. E se alla fine alcuni riescono, la loro sagoma sarà abbastanza grande da fare ombra a quelli che nel frattempo non ce l’hanno fatta e sono tornati indietro sconfitti e svuotati. Quando saranno passati abbastanza anni da poter elaborare una statistica, capiremo a cosa abbia portato questa rincorsa ai giovani migliori.

Il peso delle attese

Chissà cosa pensano gli psicologi quando hanno a che fare con i ragazzini dell’ondata più recente. Quale preparazione hanno i direttori sportivi e gli allenatori di adolescenti che, a scapito di strutture fisiche già formate, hanno una maturità ancora in divenire? E in che modo vengono gestite le loro fragilità, che immancabilmente salteranno fuori di fronte all’insuccesso o al periodo difficile? Se ne parla o si nascondono sotto il tappeto?

Pellizzari potrebbe saltare nel WorldTour dal 2025, quando avrà tre anni da pro’ nelle gambe e ne avrà compiuti 21(photors.it)
Pellizzari potrebbe saltare nel WorldTour dal 2025, quando avrà tre anni da pro’ nelle gambe e ne avrà compiuti 21(photors.it)

La Gazzetta dello Sport ha scritto che Pellizzari sarebbe indirizzato verso la nuova Bora-Hansgrohe. Un cammino coerente, dopo tre anni nei professionisti, ma non è così per tutti. Ieri Viezzi ha vinto il mondiale di ciclocross: una disciplina ormai sotto la lente per la capacità di lanciare ottimi atleti. Quanta gente avrà addosso il friulano già durante questa seconda stagione da junior? Oppure c’è Federica Venturelli, chiamata a dare il massimo su strada, nel cross, all’Università e su pista, al punto che malgrado i 19 anni il suo nome circoli anche in proiezione olimpica. E’ davvero facile come sembra rendere conto a tutti gli impegni?

Felicità e stress

Rastelli ha smesso di correre, parlando di stress. Prima di lui lo aveva fatto Gabriele Benedetti e un anno fa è stata la volta di Mattia Petrucci, neoprofessionista, che parlò di felicità perduta. Si è fermato Raccani, promesso sposo alla Soudal-Quick Step e poi passato alla Eolo-Kometa. Altri, diventati professionisti troppo presto o non ancora pronti, sono stati respinti e sono tornati nelle continental. Si potrà obiettare che a fronte dei più deboli che mollano, ce ne sono tanti altri che resistono: gli esponenti di una razza selezionata. Può darsi che sia così, siamo tutti convinti che sia giusto?

Simone Raccani si è ritirato dopo appena otto mesi tra i professionisti
Simone Raccani si è ritirato dopo appena otto mesi tra i professionisti

Bandane e libri

Fra dieci giorni, sarà un mercoledì, ricorreranno vent’anni dalla morte di Pantani. Abbiamo scelto di parlarne ora per approfondire un tema e non finire nell’onda di quelli che per l’occasione tireranno fuori la bandana e la foto ricordo. Chi scrive sa bene chi fosse Marco. Nelle vetrine sono già spuntati scritti e copertine che lo vendono una volta di più. Ma quale parte del suo messaggio è stata colta, capita e messa a frutto? In che modo i corridori di quegli anni, oggi direttori sportivi, si oppongono al commercio dei ragazzini?

Alla fine, in attesa che Pogacar tenti la doppietta di Pantani e allontani ancora di più (qualora ci riesca) la memoria dell’italiano di Cesenatico, poco è davvero cambiato. Sono diverse le bici, sono cambiati calendari, preparazione e alimentazione. Si fanno ritiri in altura e si descrive ogni cosa attraverso numeri e parametri. Ma alla base ci sono sempre giovani uomini e giovani donne, ciascuno con la sua storia da raccontare, schiacciati dai budget faraonici degli squadroni. Queste strutture così potenti e corazzate sono avvitate sulla loro carne ancora tenera. Basta averlo ben presente e poi scegliere di andare avanti.