Quando Lefevere ha deciso di lasciare a casa Cavendish e di puntare tutto su Jakobsen, si è esposto al rischio che, finito il Tour, qualcuno si mettesse a contare le vittorie e gli sbattesse in faccia le quattro centrate dal britannico lo scorso anno. Poco importa che dietro l’esclusione ci sia anche il fatto che “Cav” cambierà squadra, come accadde pure con Bennett nel 2021. La Quick Step-Alpha Vinyl ha deciso di investire sul giovane olandese ed è andata dritta. Ci può stare ed è suo diritto farlo. Quel che invece salta agli occhi è stata la scelta di mandare alla deriva Morkov nella tappa di ieri (in apertura, foto Wout Beel), ben sapendo che senza il più forte leadout al mondo, Jakobsen avrà meno chance di vincere venerdì a Cahors e soprattutto domenica sui Campi Elisi.
«Molto rispetto per lui – ha detto ieri a Het Nieuwsblad il diesse Tom Steels, dopo che il danese è finito fuori tempo massimo – per aver continuato e concluso la tappa. Ha dimostrato il corridore che è. Non ha chiesto aiuto. Ha semplicemente impostato il suo ritmo, ha chiesto da bere e poi ha cercato di farcela. E’ un vero peccato. Era uno dei nostri leader, uno dei ragazzi che fa sempre la differenza. E ora è fuori ed è un peccato, soprattutto per lui».
Il precedente di Ewan
Qualcosa non torna e viene il sospetto che l’ammiraglia belga abbia commesso un grossolano errore. L’esempio di cosa si faccia quando un leader è in difficoltà l’ha offerto Allan Davis due giorni prima, fermando tre uomini della Lotto Soudal attorno a Caleb Ewan e scortandolo fino al traguardo entro il tempo massimo.
Il tasmaniano era caduto nella tappa di Saint Etienne ed era anche incorso nella multa dell’UCI perché tentando di rientrare aveva sfruttato la scia di un’ammiraglia della Alpecin-Deceuninck (multata a sua volta). Pertanto nella successiva frazione di Mende il suo calvario lo avrebbe certo escluso dal Tour. Così il direttore sportivo ha messo al fianco del leader tre corridori importanti come Wellens, Frison e Van Rensburg e Caleb ha tagliato il traguardo con circa 9 minuti di anticipo sul tempo massimo.
«Oggi la squadra mi ha aiutato in modo decisivo – ha detto sul traguardo di Mende – dovrò per forza sdebitarmi. Ho passato molti di questi giorni al Tour, so come vanno le cose e la caduta ovviamente non ha aiutato. Quindi combatterò per un altro giorno (parlando della tappa di ieri a Carcassonne, ndr), sperando ancora in una vittoria di tappa. Al Tour le cose cambiano molto rapidamente, andrò avanti finché ne avrò la forza».
Ieri Caleb Ewan è stato l’ultimo dell’ordine di arrivo, mezz’ora entro il tempo massimo, alle sue spalle, ben lontano, è arrivato Morkov.
Morkov lasciato solo
Perché la Quick Step non ha messo un paio di uomini accanto al danese? Anticipiamo le risposte. Potrebbero rispondere che Morkov non è il velocista della squadra e che avrebbero fermato degli uomini se nella stessa posizione ci fosse stato Jakobsen, come a Megeve, come con Cavendish lo scorso anno. Oppure potrebbero dire che per tirare le volate all’olandese c’è ancora Senechal. E ancora che fermando due uomini per Morkov, avrebbero rischiato di mandarne a casa tre e non uno soltanto.
«E’ stato indescrivibilmente difficile – ha detto il danese ai giornalisti rimasti ad aspettarlo – sapevo che sarebbe stata una giornata dura oggi. Ho dovuto lasciar andare il gruppo all’inizio della tappa. Ero determinato ad arrivare al traguardo e vedere se sarebbe stato sufficiente per continuare. Ci ho creduto tutto il giorno. Forse ero un po’ ottimista, ma a 25 chilometri dalla fine ho capito che avrei dovuto fare una media di 60 all’ora. E anche se fosse stata tutta discesa non sarei stato in grado di farlo da solo. E’ triste lasciare una grande gara come questa».
Il Wolfpack tradito
Non sarebbe stato in grado di farlo «da solo». In quelle due parole c’è la sconfitta di una squadra che ieri ha dimenticato sul bus il tanto sbandierato spirito del Wolfpack. Morkov avrebbe meritato sostegno per tutto quello che ha sempre fatto per i compagni e quello che ancora avrebbe potuto dare al team in questo Tour.
«Sarebbe stato un altro tirare – dice Roberto Damiani, direttore sportivo della Cofidis – perché avendo due compagni accanto quei 12 minuti fuori tempo massimo li avrebbero limati. Una pacca sulla spalla, un incitamento: cambia la vita. Di solito in questi casi si fa il punto al rifornimento. E se capisci che non c’è margine, fermi Morkov e chiedi agli altri due di menare per entrare nel tempo massimo. Sapete quanto volte Viviani mi ha detto che se avesse avuto Morkov nei finali, la storia sarebbe cambiata? E tu dopo tutto quello che ha fatto per la squadra, lo lasci così alla deriva? No, non è piaciuto neanche a me».
Il tifo per Morkov
Non è per niente facile fare il direttore sportivo, soprattutto in un Tour così tirato. E non è semplice nemmeno essere sempre all’altezza di una reputazione così elevata. Speriamo che oltre allo sponsor Soudal, Lefevere porti via alla Lotto anche la lezione di Mende. Negli ultimi due giorni siamo stati tutti tifosi di Caleb Ewan e di Michael Morkov. E siamo curiosi di vedere come si muoverà Jakobsen nelle prossime due volate. Faremo un po’ di tifo anche per lui. Di tutta questa baraonda, i corridori sono i soli che di solito fanno le spese.