EDITORIALE / Morkov abbandonato è stato un tradimento

18.07.2022
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Quando Lefevere ha deciso di lasciare a casa Cavendish e di puntare tutto su Jakobsen, si è esposto al rischio che, finito il Tour, qualcuno si mettesse a contare le vittorie e gli sbattesse in faccia le quattro centrate dal britannico lo scorso anno. Poco importa che dietro l’esclusione ci sia anche il fatto che “Cav” cambierà squadra, come accadde pure con Bennett nel 2021. La Quick Step-Alpha Vinyl ha deciso di investire sul giovane olandese ed è andata dritta. Ci può stare ed è suo diritto farlo. Quel che invece salta agli occhi è stata la scelta di mandare alla deriva Morkov nella tappa di ieri (in apertura, foto Wout Beel), ben sapendo che senza il più forte leadout al mondo, Jakobsen avrà meno chance di vincere venerdì a Cahors e soprattutto domenica sui Campi Elisi.

«Molto rispetto per lui – ha detto ieri a Het Nieuwsblad il diesse Tom Steels, dopo che il danese è finito fuori tempo massimo – per aver continuato e concluso la tappa. Ha dimostrato il corridore che è. Non ha chiesto aiuto. Ha semplicemente impostato il suo ritmo, ha chiesto da bere e poi ha cercato di farcela. E’ un vero peccato. Era uno dei nostri leader, uno dei ragazzi che fa sempre la differenza. E ora è fuori ed è un peccato, soprattutto per lui».

Tom Steels ha reso merito a Morkov: avrebbe potuto aiutarlo diversamente?
Tom Steels ha reso merito a Morkov: avrebbe potuto aiutarlo diversamente?

Il precedente di Ewan

Qualcosa non torna e viene il sospetto che l’ammiraglia belga abbia commesso un grossolano errore. L’esempio di cosa si faccia quando un leader è in difficoltà l’ha offerto Allan Davis due giorni prima, fermando tre uomini della Lotto Soudal attorno a Caleb Ewan e scortandolo fino al traguardo entro il tempo massimo.

Il tasmaniano era caduto nella tappa di Saint Etienne ed era anche incorso nella multa dell’UCI perché tentando di rientrare aveva sfruttato la scia di un’ammiraglia della Alpecin-Deceuninck (multata a sua volta). Pertanto nella successiva frazione di Mende il suo calvario lo avrebbe certo escluso dal Tour. Così il direttore sportivo ha messo al fianco del leader tre corridori importanti come Wellens, Frison e Van Rensburg e Caleb ha tagliato il traguardo con circa 9 minuti di anticipo sul tempo massimo.

«Oggi la squadra mi ha aiutato in modo decisivo – ha detto sul traguardo di Mende – dovrò per forza sdebitarmi. Ho passato molti di questi giorni al Tour, so come vanno le cose e la caduta ovviamente non ha aiutato. Quindi combatterò per un altro giorno (parlando della tappa di ieri a Carcassonne, ndr), sperando ancora in una vittoria di tappa. Al Tour le cose cambiano molto rapidamente, andrò avanti finché ne avrò la forza».

Ieri Caleb Ewan è stato l’ultimo dell’ordine di arrivo, mezz’ora entro il tempo massimo, alle sue spalle, ben lontano, è arrivato Morkov.

Nella tappa di Saint Etienne, Caleb Ewan salvato da tre compagni
Nella tappa di Saint Etienne, Caleb Ewan salvato da tre compagni

Morkov lasciato solo

Perché la Quick Step non ha messo un paio di uomini accanto al danese? Anticipiamo le risposte. Potrebbero rispondere che Morkov non è il velocista della squadra e che avrebbero fermato degli uomini se nella stessa posizione ci fosse stato Jakobsen, come a Megeve, come con Cavendish lo scorso anno. Oppure potrebbero dire che per tirare le volate all’olandese c’è ancora Senechal. E ancora che fermando due uomini per Morkov, avrebbero rischiato di mandarne a casa tre e non uno soltanto.

«E’ stato indescrivibilmente difficile – ha detto il danese ai giornalisti rimasti ad aspettarlo – sapevo che sarebbe stata una giornata dura oggi. Ho dovuto lasciar andare il gruppo all’inizio della tappa. Ero determinato ad arrivare al traguardo e vedere se sarebbe stato sufficiente per continuare. Ci ho creduto tutto il giorno. Forse ero un po’ ottimista, ma a 25 chilometri dalla fine ho capito che avrei dovuto fare una media di 60 all’ora. E anche se fosse stata tutta discesa non sarei stato in grado di farlo da solo. E’ triste lasciare una grande gara come questa».

Morkov è un grande uomo squadra. Ha corso 8 giorni di Giro con Cavendish ed era al Tour per Jakobsen
Morkov è un grande uomo squadra. Ha corso 8 giorni di Giro con Cavendish ed era al Tour per Jakobsen

Il Wolfpack tradito

Non sarebbe stato in grado di farlo «da solo». In quelle due parole c’è la sconfitta di una squadra che ieri ha dimenticato sul bus il tanto sbandierato spirito del Wolfpack. Morkov avrebbe meritato sostegno per tutto quello che ha sempre fatto per i compagni e quello che ancora avrebbe potuto dare al team in questo Tour.

«Sarebbe stato un altro tirare – dice Roberto Damiani, direttore sportivo della Cofidis – perché avendo due compagni accanto quei 12 minuti fuori tempo massimo li avrebbero limati. Una pacca sulla spalla, un incitamento: cambia la vita. Di solito in questi casi si fa il punto al rifornimento. E se capisci che non c’è margine, fermi Morkov e chiedi agli altri due di menare per entrare nel tempo massimo. Sapete quanto volte Viviani mi ha detto che se avesse avuto Morkov nei finali, la storia sarebbe cambiata? E tu dopo tutto quello che ha fatto per la squadra, lo lasci così alla deriva? No, non è piaciuto neanche a me».

Jakobsen in lotta con il tempo massimo ora dovrà fare a meno di Morkov
Jakobsen in lotta con il tempo massimo ora dovrà fare a meno di Morkov

Il tifo per Morkov

Non è per niente facile fare il direttore sportivo, soprattutto in un Tour così tirato. E non è semplice nemmeno essere sempre all’altezza di una reputazione così elevata. Speriamo che oltre allo sponsor Soudal, Lefevere porti via alla Lotto anche la lezione di Mende. Negli ultimi due giorni siamo stati tutti tifosi di Caleb Ewan e di Michael Morkov. E siamo curiosi di vedere come si muoverà Jakobsen nelle prossime due volate. Faremo un po’ di tifo anche per lui. Di tutta questa baraonda, i corridori sono i soli che di solito fanno le spese.

Un grande Cavendish, lasciato a casa. Giusto o sbagliato?

17.03.2022
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Una palla di cannone sfreccia su Corso Francia a Rivoli. Mark Cavendish aggiunge un’altra gemma alla sua già ricca collezione e peraltro si tratta della classica più antica che esista: la Milano-Torino. 

Una corsa che fino allo scorso autunno eravamo abituati a seguire come antipasto del Lombardia e con la tremenda doppia scalata a Superga, mentre ora è un discorso per velocisti ed è un avvicinamento alla Milano-Sanremo.

E’ il 2009, sul traguardo della Classicissima, Cavendish batte così Haussler
E’ il 2009, sul traguardo della Classicissima, Cavendish batte così Haussler

Sanremo proibita

Eppure il vincitore non sarà al via della Classicissima di sabato, come ufficializzato dalla Quick-Step Alpha Vinyl proprio ieri, con un tempismo che non ha fatto proprio felice lo stesso Cavendish.

«Dovete chiederlo alla squadra perché non ci sarò, nessuno me ne ha parlato», ha dichiarato Cannonball dopo essere sceso dal podio a chi gli chiedeva se la rinuncia delle ultime ore di Julian Alaphilippe a causa della bronchite non potesse aprire qualche spiraglio.

«L’ho già vinta (nel 2009, ndr) e mi sarebbe piaciuto rifarla, ma non ne so nulla». La squadra belga ha deciso di puntare tutto su Fabio Jakobsen e sull’ulteriore domanda riguardo alla Sanremo, viene chiesto di tornare all’attualità

Cavendish al via dopo una Tirreno opaca, sapendo di non andare alla Sanremo
Cavendish al via dopo una Tirreno opaca, sapendo di non andare alla Sanremo

Gigante Morkov

Il pensiero di Mark è tutto per la terza vittoria stagionale, ottenuta bruciando il redivivo francese Nacer Bouhanni (secondo) e il norvegese Alexander Kristoff (terzo), mentre Peter Sagan ha chiuso soltanto quinto.

Una volata regale per l’asso britannico che, dopo aver mancato il successo alla Tirreno-Adriatico, l’ha trovato oggi grazie all’inesauribile Michael Morkov, che gli ha tirato uno sprint perfetto.

«Non è importante soltanto per me – risponde Cavendish, incoronando il danese – ma per chiunque abbia mai corso con lui. Sai che con lui hai le migliori chances di arrivare davanti se ti pilota. Di dieci sprint, probabilmente ne vinci nove. Sono stato fortunato che sia venuto apposta qui per guidarmi a questo successo».

Al rientro dopo il Covid anche Vincenzo Nibali, acclamato dal pubblico
Al rientro dopo il Covid anche Vincenzo Nibali, acclamato dal pubblico

Una squadra compatta

Anche se il trentaseienne dell’Isola di Man precisa: «In un contesto così però non basta soltanto avere Mike, ma ci vuole tutta una squadra forte a sostegno e io per fortuna ce l’ho avuta. Avendo Mike a disposizione, sapevo di avere una grande opportunità, però tutti i ragazzi sono stati fantastici. Cattaneo, Devenyns, Vervaeke, poi Cavagna che è davvero una macchina.

«Infine Mike, che era tranquillo e stava ancora accelerando quando ho lasciato la sua ruota. Avrei potuto persino aspettare ancora un attimo, ma ero molto nervoso per andare a prendermi questa vittoria. Pensare che lui ha trovato ancora la forza di incitarmi mentre lo sorpassavo».

Passione infinita

E Cavendish ha terminato il lavoro alla grande, pur continuando a spartire i meriti coi compagni: «Si vede anche da come domina Fabio (Jakobsen, ndr) che dietro c’è una grande squadra che ci rende il lavoro molto più semplice allo sprint». 

Centocinquantanove i successi in carriera per l’eterno sprinter che sembra non voler fermarsi mai: «Non sono qui per i numeri. Sono soltanto statistiche e io non corro per quelle, ma col cuore. Adoro correre ed è tutto quello che conta per me». Non vederlo sabato a giocarsi le sue carte sarà davvero un peccato.

Il signor Morkov, angelo custode dei grandi velocisti

16.01.2022
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Preferisci che si parli di te come del campione olimpico della madison o del miglior ultimo uomo del gruppo? Morkov ha gli occhi laser al pari di Viviani. Impiega un secondo a farci la radiografia ed elaborare la risposta, come quando in pista o nei finali di corsa si deve scegliere il varco ed entrarci senza rallentare.

«Nessuna differenza – dice – mi piacciono entrambi i ruoli. Bello vincere con la squadra, bella la medaglia d’oro. Se ci pensate, la madison è simile a uno sprint su strada, devi essere capace di prendere tempo e misure. Trovare la via più breve fino alla riga».

Quarta tappa del Tour 2021, Cavendish torna a vincere. C’è lo zampino di Morkov
Tour 2021, Cavendish torna a vincere. C’è lo zampino di Morkov

Solo quattro per sé

Michael Morkov ha 36 anni ed è nato a Kokkedal, comune 30 chilometri a nord di Copenhagen. Pochi capelli rasati, le guance scavate. E dato che si presenta all’appuntamento in bermuda, saltano all’occhio le gambe svenate e i quadricipiti già tonici.

Passò professionista nel 2009 con la Saxo Bank, come accadeva in quegli anni ai danesi più forti, ed è rimasto nel gruppo di Riis fino al 2015. Poi si è sparato due anni alla Katusha e a partire dal 2018 è approdato alla Quick Step in cui quell’anno correvano Viviani e Gaviria.

Squadra di velocisti in cui il danese si è trasformato nel miglior leadout del mondo. Le vittorie di Morkov su strada sono rare come quadrifogli: appena quattro, fra cui la tappa di Caceres alla Vuelta del 2013, per niente facile, quando precedette Richeze, Cancellara e Farrar. Ma se si volessero contare le vittorie sommate dai velocisti che Morkov ha pilotato, allora i numeri sarebbero parecchio superiori: un numero imprecisato fra 40 e 50.

Cavendish vince la quarta tappa al Tour 2021, era stanco: grande lavoro di Morkov, che arriva secondo
Cavendish vince la 4ª tappa al Tour, Morkov arriva secondo
Si può fare una classifica dei velocisti più forti con cui hai lavorato?

Difficile (sorride, ndr), tutti hanno la loro personalità. Quello che cambia per me è la distanza cui devo lasciarli.

Quando Viviani è passato alla Cofidis ha provato a costruirsi un treno, poi si è arreso al fatto che non aveva te…

Sono stato triste quando Elia se ne è andato. Oltre al rapporto di lavoro, siamo diventati amici. Avrei continuato volentieri a lavorare con lui.

E’ facile adattarsi al nuovo velocista?

Serve del tempo, anche se in realtà ci si può adattare in fretta. La prima volata che feci con Jakobsen ad esempio fu a Scheldeprijs nel 2018 e la vincemmo subito. Era giovanissimo e mi seguiva. Ma di solito prima di potersi giocare una volata, servono più corse per adattarsi. Fabio e Cavendish sono molto diversi tra loro.

In cosa consiste la differenza?

Dipende dal tipo di sprint, da come si muove il gruppo e da come si muove il velocista nel gruppo. Jakobsen al top è uno dei migliori, Mark ha dimostrato di esserlo ancora.

Come è fatto l’ultimo uomo di un velocista.

Negli anni ho visto che i vecchi sprinter, quando sentono di non essere più vincenti, provano a cambiare pelle, ma non sanno come si fa. L’unico che si è convertito bene è stato Lombardi, che veniva anche lui dalla pista ed era molto furbo.

Qual è la dote principale che bisogna avere?

Bisogna leggere la corsa. Non mi fisso sulle distanze, dipende da come il velocista si sente quel giorno. Posso lasciarlo ai 200 metri o anche prima. E a volte, se lui non ha la percezione esatta, deve fidarsi del suo ultimo uomo e partire comunque quando io mi sposto.

Come hai fatto a ritrovare il colpo di pedale della pista dopo il Tour de France?

Per prima cosa ho riposato per una settimana. Poi ho lavorato tanto dietro il derny per ritrovare la velocità di gambe. Sono uscito dal Tour con una grande forma, la miglior preparazione possibile.

Nel 2019, Viviani vince Amburgo per la terza volta: Morkov ultimo uomo super
Nel 2019, Viviani vince Amburgo per la terza volta
Ricordi tutti gli sprint che hai pilotato?

Tutti, tranne quelli che ho perso (ride, ndr).

Sei più orgoglioso di qualcuno in particolare?

E’ difficile da dire, forse la prima che mi viene in mente è la 13ª dell’ultimo Tour a Carcassonne. Perché vincessimo, doveva andare tutto alla perfezione. Mark era stanco, nel lanciarlo dovevo essere super graduale. E alla fine abbiamo fatto primo e secondo. E poi una con Viviani…

Quale?

La Prudential Ride di Londra nel 2019. All’ultima curva eravamo indietro, poi ho trovato un varco ed Elia si è attaccato alla mia ruota, ha rimontato e ha saltato Bennett. 

La volata di Londra vinta nel 2019 da Viviani, che Morkov mette fra le più belle
La volata di Londra vinta nel 2019 da Viviani
C’è qualche vantaggio se l’ultimo uomo e il velocista vengono entrambi dalla pista?

Di sicuro con Elia e Mark ci si capisce al volo ed entrambi hanno l’esperienza della pista. Hanno una migliore tecnica per muoversi nel gruppo.

Il prossimo Tour partirà dalla Danimarca…

Il prologo si svolge a 5 chilometri da casa mia, sarà fantastico essere al Tour. La seconda tappa invece è speciale, perché si finisce dopo il Pont du Grand Belt, che è lungo 17 chilometri e un po’ sale. Se c’è vento, il finale diventa duro. L’arrivo c’è 3 chilometri dopo il ponte, difficile prevedere come finirà. Ho in testa la 10ª tappa del Tour 2020 che finiva ugualmente dopo un ponte a Ile de Re e che vincemmo con Bennett. Questi sono il genere di ragionamenti che mi piace fare quando ci si avvicina a una corsa. Una delle cose che mi piace di più…

Sei Giorni Gand 2019

Scartezzini verso Gand: «La Sei Giorni più bella»

15.11.2021
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In volo al mattino, in pista alla sera e fino a notte fonda. Michele Scartezzini ha già le valigie pronte per Gand, per prendere parte alla Sei Giorni più importante della stagione. 12 coppie che si daranno battaglia fino a domenica prossima, per la sfida su pista più sentita della stagione, l’ultima vestigia della stagione gloriosa delle Sei Giorni, come aveva raccontato Silvio Martinello qualche giorno fa.

Per Michele Scartezzini è la quarta volta a Gand, dove se non sei uno specialista vero e affermato non ti chiamano. D’altronde la sua stagione, da componente del gruppo del quartetto oro a Tokyo e Roubaix e da viceiridato nella Madison è stata ampiamente positiva e tale da richiamare l’attenzione degli organizzatori e prima di prendere l’aereo i ricordi fioccano: «La prima volta è stata nel 2017 con Elia Viviani, stavamo andando benissimo ma il terzo giorno ebbi problemi fisici che ci costrinsero al ritiro. Poi ho gareggiato due volte con Francesco Lamon, con un 7° e un 8° posto. Questa volta con il giovane belga Gerber Thijssen speriamo di far meglio».

Il corridore di Isola della Scala è perfettamente d’accordo, quella di Gand è la migliore Sei Giorni attualmente in calendario: «E’ durissima, considerando che ogni sera si fanno dai 100 ai 120 chilometri e bisogna considerare che la pista è piccola, solo 166 metri. Si comincia alle 20:00 per finire alle 2 del mattino e non si è a letto prima delle 4-5. Ogni serata è infarcita di gare, l’unico momento per recuperare è dopo la lunga Madison delle 22:30. Ma il pubblico ci tiene molto e si fa sentire per tutto il tempo».

Scartezzini Lamon 2017
Scartezzini per tre volte presente a Gand, miglior risultato il 7° posto con Lamon
Scartezzini Lamon 2017
Scartezzini per tre volte presente a Gand, miglior risultato il 7° posto con Lamon

Ogni serata ha un menù completo

Che tipo di gare sono comprese nel programma? «Di solito si comincia con una corsa a punti, poi ogni serata è intrisa di gare, dal giro lanciato a coppie ai 500 metri a cronometro sempre a coppie, dall’eliminazione alle sfide dietro derny, dallo scratch al supersprint, una gara a 12 corridori con eliminazione ogni 3 giri finché non ne rimangono 6 che si giocano tutto in 10 giri. Sono tutte sfide molto adrenaliniche e divertenti per chi guarda».

Quando si parla di Sei Giorni c’è un concetto che deve essere chiaro: non è tutto solo agonismo. I ciclisti sono vicinissimi al pubblico, le gare devono attirarlo. Una volta, nei tempi d’oro della pista, c’erano corridori che guidavano con i piedi o che nel mezzo della gara si fermavano ai tavoli del ristorante per rubare una bottiglia di champagne e passarsela in gruppo. Oggi si è un po’ meno guitti, ma il legame c’è sempre, magari con una “ola” nel bel mezzo dello scratch lanciata proprio dai corridori…

Quel che è sempre rimasto è il cameratismo tra i protagonisti. Una volta si smontava alla domenica in una città e due giorni dopo erano di nuovo in gara da un’altra parte d’Europa. Oggi il calendario è molto meno pieno, ma i legami restano: «Ci sentiamo spesso fra noi – testimonia Scartezzini – Jonas Rickaert ad esempio (belga che a Gand sarà in gara con lo svizzero Silvan Dillier, ndr) mi ha chiesto di portargli un manubrio che aveva commissionato in Italia, gli farò volentieri da corriere».

Viviani Kejsse 2018
Elia Viviani e Iljo Keisse, vincitori nel 2018 davanti a De Ketele e Ghys (foto Luc Claessen)
Viviani Kejsse 2018
Elia Viviani e Iljo Keisse, vincitori nel 2018 davanti a De Ketele e Ghys (foto Luc Claessen)

Quanto servirebbe un calendario più ricco…

Il portacolori delle Fiamme Azzurre è testimone diretto della lenta involuzione delle Sei giorni: «Iniziai a disputarle nel 2009: al tempo ce n’erano tante: Brema, Rotterdam, Berlino… Alcune sono rimaste, altre no ed è un peccato. Per noi che privilegiamo la pista è una fonte di guadagno, sarebbe giusto rilanciarle. Ora l’Uci sta investendo sulla Champions League, io ne faccio parte e proprio per gareggiare nel circuito dovrò rinunciare alla Sei Giorni di Rotterdam, ma sarebbe bello se ci fosse maggior sostegno per queste gare perché regalano spettacolo».

D’altro canto le Sei Giorni non sono solo corsa, come detto, ma un’occasione per la gente per vivere serate diverse: «Anche a Gand il pubblico è la parte essenziale. Il parterre è affollatissimo e non nascondo che a fine serata sono tanti quelli che hanno alzato il gomito e sono vicinissimi ai nostri box. Certe volte viene da pensare che un affollamento simile sia assurdo, soprattutto ora, ma per noi ciclisti la sicurezza è garantita. Resta il fatto che ogni manifestazione simile è soprattutto una festa».

Thijssen 2021
Con Scartezzini farà coppia Gerber Thijssen, belga di 23 anni, oro europeo 2017 nell’Eliminazione
Thijssen 2021
Con Scartezzini farà coppia Gerber Thijssen, belga di 23 anni, oro europeo 2017 nell’Eliminazione

Favoriti i danesi Morkov-Hansen, c’è Cavendish

A Gand saranno in scena 12 coppie: il numero 1 di pettorale è andato a due componenti del quartetto danese, gli esperti Michael Morkov e Lasse Norman Hansen (vincitori venerdì della Tre Giorni di Copenhagen) i belgi faranno il tifo per Kenny De Ketele (una delle colonne del circuito, quello che fa un po’ da “capobanda” anche quando c’è da attirare l’attenzione con qualche simpatica “mattana”…) e Robbe Ghys, ma protagonista assoluto sarà l’altro belga Iljo Keisse, altro personaggio storico, alla sua ultima apparizione a Gand e che sarà accoppiato a un certo Marc Cavendish…: «So che per Iljo faranno grandi celebrazioni – racconta Scartezzini – l’ultimo giorno ci sarà una vera festa in suo onore».

Michele correrà con il giovane Thijssen: «So che ci tiene tanto, mi ha contattato più volte, per sapere come sto, già pensa alle strategie di gara. Sicuramente non parto per fare la comparsa, mi piacerebbe intanto migliorare il mio miglior risultato a Gand, poi vedremo domenica a che punto saremo. E’ spettacolo, sì, ma è pur sempre una gara…».

Consonni affranto, Viviani manda giù e rilancia. Podio lontano

07.08.2021
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Il caldo gioca un brutto scherzo a Simone Consonni e le speranze azzurre di medaglia nella madison naufragano già prima di cominciare. E’ affranto il ventisettenne bergamasco perché ci teneva a concludere in bellezza quest’Olimpiade che soltanto mercoledì scorso l’aveva portato in orbita con l’oro stratosferico nell’inseguimento a squadre. La sua strada e quella di Elia Viviani si separeranno al di fuori dalla pista e così Simone sperava di chiudere il cerchio con un podio insieme al portabandiera azzurro. All’arrivo era sconsolato.

«Credo di aver avuto un calo di pressione – dice – forse perché dentro questo velodromo fa troppo caldo. Ho sempre i battiti alti, soffro abbastanza. Oggi ci credevamo a una medaglia, ma io non avevo le gambe dei giorni migliori e si è visto. Mi dispiace per Elia che era in palla, vorrà dire che ci riproveremo».

Gradino più alto del podio, oro per Morkov, a sinistra, e Norman Lasse Hans
Gradino più alto del podio, oro per Morkov, a sinistra, e Norman Lasse Hans

Sorpresa spagnola

Ci hanno provato, infatti, a seguire l’attacco della Spagna a 33 giri dalla fine, per recuperare terreno in classifica, ma le gambe alla fine non li hanno assistiti, relegandoli al decimo posto ben lontani dal podio. A festeggiare è stata la favoritissima Danimarca di Michael Morkov e Lasse Norman Hansen, con la Gran Bretagna che ha conquistato proprio all’ultimo sprint ai danni della Francia (bronzo). Laconico capitan Viviani.

«Non è andata oggi – commenta – avevamo pensato di partire un po’ sulle ruote e prendere qualche punticino facile e l’abbiamo preso, però poi nel momento clou quando gli altri ci sono scappati di una quindicina o ventina di punti, bisognava pensare a un attacco. Abbiamo visto che gli spagnoli si erano tenuti, avevamo puntato loro e ci sono scappati proprio nel momento che sono andati. Abbiamo provato a inseguirli subito, ma l’attacco non è andato e nel finale abbiamo sofferto».

Consonni provato da un abbassamento di pressione prima del via
Consonni provato da un abbassamento di pressione prima del via

Onore a Morkov

Poi fa i complimenti al corridore che potrebbe trovarsi di nuovo come compagno in caso di ritorno alla Deuceuninck-Quick Step.

«Sono felice per Morkov – dice – perché lo inseguiva da tanti anni l’oro, dopo il podio (argento, ndr) del 2008 nel quartetto. Lo merita per tutto il lavoro che fa su strada ed è l’uomo dei desideri di tutti i velocisti».

Dopo il finale in crescendo dell’omnium, al via grandi attese per Viviani nella madison. Il podio era un obiettivo
Dopo il finale in crescendo dell’omnium, attese da podio per Viviani nella madison

Parigi è vicina

Il bicchiere per Elia è mezzo pieno: «Tokyo 2020 per me resterà indelebile – spiega – Rio per un motivo (l’oro nell’omnium, ndr), Tokyo per la Cerimonia d’apertura, per l’oro del quartetto, per il mio bronzo insperato. Poi per la spedizione fantastica, battuto ogni record, le medaglie d’oro e le medaglie di “nicchia” come l’atletica (sorride vista la battuta, ndr). Sono veramente orgoglioso di essere stato il portabandiera insieme a Jessica (Rossi, ndr) di una spedizione italiana da record, ma non sarò geloso se alla prossima ne vinceremo di più. Domani festeggeremo, poi da martedì torneremo in Italia e penseremo alle prossime, perché Parigi sarà più vicina rispetto al solito, continueremo a lavorare con le tappe intermedie di europei e mondiali».

I fiori e le medaglie al podio li porta il presidente dell’Uci Lappartient
I fiori e le medaglie al podio li porta il presidente dell’Uci Lappartient

Poco ritmo

Qualche dubbio però rimane sull’avvicinamento, con la partenza anticipata per il Giappone per essere protagonista nella Cerimonia d’apertura.

«Abbiamo fatto alcune valutazioni in questi giorni – ammette – dopo la mia partenza non buona nell’omnium. Più che pesarmi i 14 giorni qui, mi ha pesato non fare una gara prima dell’omnium per rompere il ghiaccio, non ce n’era la possibilità. Probabilmente un turno nel quartetto mi avrebbe aiutato a rodare le gambe. E’ stato valutato nei giorni prima, ma non era possibile perché le sfide erano troppo vicine con gli avversari e il rischio di cambiare gli equilibri del quartetto erano troppo alti. Non c’è da recriminare niente, ho pagato un po’ di tensione nell’omnium alla partenza della giornata. Probabilmente con un Walls così, la medaglia d’argento era il miglior risultato possibile. Comunque, avevo bisogno di una medaglia e un argento o un bronzo non cambia. Cercherò ora di tornare ad alti livelli anche su strada».

L’oro della madison va dunque alla Danimarca che precede Gran Bretagna e Francia
L’oro della madison va dunque alla Danimarca che precede Gran Bretagna e Francia

Non si molla

L’idea del doppio impegno tra strada e pista resta il leit motiv per il veronese, con qualche aggiustamento: «Ho dimostrato che la pista mi fa bene, per cui come si fa a lasciare una nazionale così? Dovremo lavorare sicuramente di più sull’americana perché i lavori per il quartetto sono tanto specifici e lavoriamo tanto su quello. Io mi stacco ogni tanto per prepararmi sul mio omnium, però l’americana non si improvvisa e l’han dimostrato le coppie che sono davanti. Dovremo lavorare di più per raccogliere anche nella madison, così come nelle altre due specialità».

Michael Morkov, Sam Bennett, Tour de France 2020, Saint Martin de Ré

Bramati non ha dubbi: Morkov è una star

28.11.2020
5 min
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Poche squadre come la Deceuninck-Quick Step sono in grado di supportare bene un velocista. Lo dicono tutti quelli che per scelta di vita e soldi ne sono andati via o vorrebbero farne parte. Lo ha detto Mareczko alla Vuelta. Lo ripete a oltranza Cavendish, che con Lefevere è tornato a parlare di recente. Probabilmente da qualche mese lo starà pensando anche Viviani. Il bello è che qualunque velocista ci metti, lui vince. Se però va via, almeno inizialmente non vince più. Come mai? Cosa fanno di tanto esclusivo da scavare un solco così netto? Lo abbiamo chiesto a Davide Bramati, che la prossima settimana con la sua ammiraglia raggiungerà Altea, per il primo raduno del team.

Fernando Gaviria, Tour de France 2018, Fontenay le Comte
Fernando Gaviria vince la tappa di Fontenay le Comte al Tour 2018
Fernando Gaviria, Tour de France 2018, Fontenay le Comte
Gaviria, Tour 2018, 1° a Fontenay le Comte

«Siamo fra i pochi – dice – che lo faranno. Il solito hotel è chiuso fino a febbraio e per questo abbiamo preso quello in cui di solito andava l’Astana. E’ necessario, con tutte le precauzioni del caso. Chi ha smesso dopo il Giro e dopo De Panne è fermo da oltre un mese. Per questo nei giorni scorsi abbiamo parlato con tutti i corridori, uno ogni mezz’ora. In questo modo andiamo per 11 giorni, ci alleniamo. Facciamo tutto quello che serve a inizio stagione. E quando si farà il prossimo ritiro a gennaio, non avremo formalità da sbrigare e potremo iniziare subito a lavorare».

E adesso il treno, i velocisti, le vittorie…

E’ la nostra mentalità. Quando tanti anni fa nello staff è entrato Tom Steels con la sua esperienza di velocista, la spinta è anche aumentata. Ci abbiamo lavorato e continuiamo a farlo. Non è solo il velocista, è soprattutto quello che c’è intorno. Morkov ad esempio è uno dei migliori nel suo ruolo, ma abbiamo avuto anche Renshaw, Richeze e Sabatini che negli anni hanno supportato campioni come Cavendish, Kittel, Gaviria e Viviani.

Dipende tutto dall’ultimo uomo?

Chiaro che no. Tutti si mettono a disposizione. Se c’è da stare avanti a tirare, anche Alaphilippe e Remco fanno la loro parte. In qualsiasi corsa abbiamo il velocista, se perdiamo vogliamo farlo sulla linea. Si sbaglia, si fa bene, ma di sicuro ce la giochiamo. E Morkov adesso è un fuoriclasse, importante quanto il velocista che vince. Al mondo al suo livello ci sono giusto Richeze e Guarnieri, magari altri due, ma non di più. 

Bramati, dicci, come si asseconda il velocista?

Bisogna creare il gruppo. Quando facciamo i programmi, prevediamo anche chi sarà il penultimo. In ritiro facciamo mille prove. C’è il giorno che partiamo e iniziamo a simulare gli ultimi 5 chilometri di gara, prevedendo curve, rotonde e tutte le situazioni. Poi mettiamo i birilli per indicare la distanza dal traguardo e facciamo le simulazioni. Scambiamo i ruoli e cerchiamo la soluzione migliore.

Elia Viviani, Tour de France 2019, Reims
Elia Viviani, tappa di Nancy al Tour del 2019
Elia Viviani, Tour de France 2019, Reims
Viviani 1° a Nancy al Tour 2019
E chi va via non vince più…

Non è una situazione che puoi creare subito. Chi ha fatto i passi avanti migliori negli ultimi due anni è la Groupama. Sono cresciuti tanto. Al Giro sono venuti con 5 uomini per Demare e si è visto. Hanno vinto anche la tappa di Matera senza tirare un metro, ma alla fine erano tutti lì. Con un solo uomo, che magari inizia a prendere vento negli ultimi 5 chilometri, non fai tanto. Ormai il velocista vincente è diventato importante quanto l’uomo di classifica. E visto che non tutti possono vincere il Giro o il Tour, forse a volte conviene concentrarsi sulle volate.

Anche perché, caro Bramati, gestire i finali richiede forze fresche.

Non è facile prendere la testa della corsa. I 5-6 velocisti vogliono giocarsela e mettono davanti la squadra. Portarli davanti ai 200 metri è un’impresa. Per questo è importante anche studiare i finali. Guardare curve e rotonde. Capire che se possono partirti da dietro, è meglio mettere un uomo a ruota del velocista. Ormai devi essere al 110 per cento in ogni cosa che fai.

Per questo Viviani non vince più?

Credo abbia avuto un anno particolare, anche perché a causa del Covid non ha mai avuto con sé i suoi uomini. Con noi ha vinto tanto e credo, da italiano, che sia stato quello che meglio ha approfittato del treno. Abbiamo vinto con tanti campioni, ma Elia a ruota di Morkov era infallibile. Seguiva il treno, doveva solo sprintare. Gli ho consigliato di farsi un gruppo di 5 uomini che lo seguano dovunque. Se prendi uno così, devi assecondarlo. E credo che possa tornare ai suoi livelli. Noi non abbiamo potuto tenerlo, volendo puntare su Remco e Julian. L’offerta che ha ricevuto era troppo più alta. Certo, restare gli avrebbe permesso di arrivare alle Olimpiadi con altre sicurezze, ma sono certo che tornerà vincente come sempre.

Sam Bennett, Mark Cavendish, Caleb Ewan, Uae Tour 2020
Bennett il presente del team, Cavendish il nostalgico, Ewan lo sfidante
Sam Bennett, Mark Cavendish, Caleb Ewan, Uae Tour 2020
Bennett, Cavendish, Ewan, 3 generazioni di sprint
Bramati, voi avete Bennett in palla e Jakobsen da recuperare.

Bennett è arrivato con noi nel 2020 e, nonostante il Covid e il calendario sballato, ha vinto due tappe al Tour e una alla Vuelta. Fabio ha davanti un cammino più lungo. Verrà in ritiro e si allenerà da solo. A fine settembre sono stato in Belgio. Prima ho pranzato con lui e poi sono andato a casa di Evenepoel. Erano i miei due ragazzi per il Giro, mi è sembrato giusto fargli sentire la mia presenza.

Altro particolare da annotare. Tra i fattori che rendono vincente un gruppo, ci sono anche direttori sportivi come Davide Bramati.