Cavalli, Tour finito. Papà Alberto: «E’ una roccia!»

25.07.2022
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Venticinque chilometri dal traguardo. Il nervosismo si tocca con mano. Anzi lo si tocca andando a terra con una serie di cadute ravvicinate. Margaux Vigie della Valcar-Travel&Service sul lato sinistro della strada e a metà del gruppo finisce da sola in mezzo all’erba alta di un fossato. Quasi ci fosse un’onda d’urto, altre atlete cadono al centro della carreggiata. Marta Cavalli le ha schivate tutte ed è in piedi, ma mentre sta per dribblare lentamente l’ultima bici a terra viene travolta letteralmente da Nicole Frain, campionessa australiana della Parkhotel Valkenburg (in apertura, la caduta ripresa dalle immagini Tv). Una che, guarda il destino, alla Cadel Evans Road Race del 2020 era rimasta vittima di una bruttissima caduta riportando diversi traumi.

L’impatto fra la Cavalli e la Frain è violento, le immagini piuttosto forti. La cremonese della Fdj-Suez-Futuroscope fa quasi un giro su se stessa come se fosse un manichino, la 29enne della formazione olandese invece termina il suo volo sull’asfalto decine di metri più in là. Non sarà l’ultimo capitombolo di giornata.

Perché che sia maschile o femminile, le prime tappe del Tour de France sono sempre frenetiche, piene di cadute e basta un nulla per farle esplodere. La seconda frazione, da Meaux a Provins di 136,4 chilometri, è indicata sulla carta come rivincita per le velociste ma invece si rivela un terreno minato per tante protagoniste per effetto del vento.

Se a 20 chilometri dalla fine sul primo passaggio sotto il traguardo in leggera salita si scatena la bagarre ed evade la fuga decisiva (vincerà l’immensa Marianne Vos davanti ad una strepitosa Silvia Persico che ha rischiato di farsi il più bel regalo per il suo 25° compleanno), lì finisce il Tour Femmes della Cavalli. La ventiquattrenne scalatrice paga un conto salato dovendo abbandonare subito la corsa per le conseguenti botte della caduta.

Sollievo per la famiglia

«Per fortuna mi ha mandato subito una nota audio mentre era già sull’ambulanza per tranquillizzarci e dicendomi che stava bene – ci confida al telefono Alberto Cavalli, padre di Marta, al termine della tappa che stava guardando in tv – Stava andando in ospedale per fare accertamenti perché ha preso una botta alla testa. Pensate che le si è spezzato il casco e i suoi tecnici appena l’hanno vista l’hanno fermata subito. E poi perché non si può proseguire a correre col casco rotto. Non si scherza con queste cose. Era chiaramente intontita, tuttavia però l’importante che non si sia fatta nulla di grave. Avvertiva subito anche un dolore al bacino ma le stava già passando quando ci siamo sentiti. In ogni caso è tutto a posto. E’ stata dimessa alle 20 senza nulla di rotto. E’ una roccia!»

Marta Cavalli si è schierata al via del Tour Femmes come gregaria di Cecile Ludwig Uttrup
Marta Cavalli si è schierata al via del Tour Femmes come gregaria di Cecile Ludwig Uttrup

«Onestamente ho preso paura quando ho visto come era stata centrata – conclude – mi sono chiesto come avesse fatto la ragazza australiana a non vedere che c’era già gente a terra ed andare lo stesso così forte. Però sono cose che capitano, era a ruota di altre ragazze e probabilmente erano a tutta già da prima per rientrare dal buco creato dalla caduta precedente. Perché Marta era così indietro? Non saprei dirvi. Magari erano dietro per fare gli ultimi rifornimenti. Oppure avevano deciso di restare un po’ più indietro per stare fuori dalle cadute della prima metà del gruppo. Così facendo però la Ludwig si è trovata poi ad inseguire fino alla fine (arriverà con 1’38” dalla Vos ed ora è a quasi due minuti nella generale staccata dalle dirette rivali, ndr)».

Le scuse di Nicole

Ogni corsa ormai è come un frullatore. Ci sono momenti in cui si va a mille all’ora dopo che eri andata regolare poco prima. Le accelerazioni di velocità sono figlie del nervosismo, o viceversa, e questo può creare qualche problema. La disattenzione è sempre dietro l’angolo, figuriamoci una caduta in una tappa del Tour Femmes. Proviamo a contattare Nicole Frain per cercare di capire il suo stato d’animo. Ci dà la sua disponibilità a parlare. E’ una cosa da apprezzare considerando il momento. E lei ci ringrazia per averla fatta parlare senza puntare il dito. La linea non è perfetta ma sentiamo che la sua voce è dimessa e dispiaciuta.

«Ovviamente – ci spiega la ragazza nata il 24 agosto 1992 – non avevo intenzione di cadere ed è successo molto velocemente. Stavamo rientrando sulla coda del gruppo principale a ruota di alcune mie compagne di squadra. Andavamo molto forte, eravamo rimaste attardate da una caduta prima. Però quando proprio ci siamo avvicinate al gruppo si è verificata una ulteriore caduta per la quale non abbiamo avuto il tempo di reagire (la atleta davanti a lei è caduta anch’essa nel fosso in cui era finita la Vigie, ndr). In gruppo c’era molta frenesia tant’è che sia prima che dopo ci sono state altre cadute. E’ stato un finale molto movimentato».

«So cosa si prova a restare coinvolte in brutte cadute – prosegue Nicole Frain – e così a fine tappa ho parlato col direttore sportivo della Fdj-Suez-Futuroscope e poi ho chiamato personalmente Marta. Non vi dico cosa ci siamo dette, preferisco che resti riservato ma naturalmente mi sono scusata con loro e con lei. Mi dispiace molto di ciò che è successo. Devo però cercare di scrollarmi di dosso le cose negative di questa giornata. Una buona idea sarebbe andare in fuga nella terza tappa per rilasciare un po’ di tensione».

Domani si riparte con la terza frazione, da Reims ad Epernay, di 133,6 chilometri ed un profilo altimetrico piuttosto mosso. Ora che la paura per Marta Cavalli è passata, concentriamoci sulle altre italiane, a cominciare da Elisa Longo Borghini, quarta nella generale e, a differenza delle dirette rivali, brava e fortunata a restare fuori dai pericoli.

Cavalli le prova tutte, stacca la Van Vleuten ma non basta

09.07.2022
6 min
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Ci ha provato in tutti in modi, ma non le è riuscita la rivoluzione. A San Lorenzo Dorsino, sede della nona tappa del Giro d’Italia Donne, Marta Cavalli stacca nel finale Van Vleuten ma non le basta e chiude ancora seconda, stavolta dietro alla vincitrice Kristen Faulkner, in fuga dai primissimi chilometri.

La maglia rosa (quarta al traguardo) cede solamente 15” sfruttando le menate di Longo Borghini (davanti a lei) che stava sensibilmente mettendo nel mirino il terzo posto nella generale, complice un’altra giornata infelice di Mavi Garcia. Ottima prova ancora di Gaia Realini, in avanscoperta inizialmente con l’americana della BikeExchange-Jayco e alla fine quinta all’arrivo.

«L’anno scorso ero sempre in fondo – spiega in mixed zone la Faulkner, che vincendo tutti e tre i gpm di giornata ha conquistato ufficialmente la maglia verde – quest’anno invece è stato molto speciale con finora due vittorie. Volevo dare il massimo non solo per la gloria personale, ma soprattutto per la squadra che fa un lavoro eccezionale. Dopo la fuga di ieri volevo continuare. Mi sentivo bene e sono riuscita stavolta a mantenere a distanza le avversarie dando spettacolo. Difficile chiedere di più. Domani a Padova proverò a dare una mano alle compagne più adatte alla volata».

Una battuta con Delcourt

Anche se salirà sul secondo gradino del podio finale, Cavalli non esce minimamente ridimensionata da questo Giro. Mentre vanno le vestizioni delle maglie di classifica, scambiamo due chiacchiere col general manager della FDJ Nouvelle Aquitaine, Stephen Delcourt. Lo avevamo sentito prima della Liegi, cosa ha portato di nuovo questo Giro?

Ci parla di un grande risultato, benché dopo i trionfi ad Amstel e Freccia l’unico obiettivo fosse la vittoria della corsa rosa. Forse un’eccessiva pressione. Ed ecco spiegato perché nelle ultime due frazioni le riunioni tattiche siano durate più del dovuto. Ed ecco perché solo alla partenza di stamattina ci aveva concesso a denti stretti di fare una breve intervista con la sua capitana. Il fatto che dopo l’arrivo il tecnico francese fosse tanto sereno da parlare più liberamente e ringraziarci per aver compreso la situazione, è il segnale che probabilmente qualcosa si può gestire con meno tensione.

Stephen Delcourt, general manager della Fdj Nouvelle Aquitaine, soddisfatto per il Giro della Cavalli
Stephen Delcourt, general manager della Fdj Nouvelle Aquitaine, soddisfatto per il Giro della Cavalli

Un’altra Marta

Quando la Cavalli – alla nostra richiesta di una foto con mamma Romina e la sorella Irene – si gira verso di loro facendo una scherzosa boccaccia, abbiamo la netta impressione che per la cremonese sia un senso di liberazione. E la conferma ce l’abbiamo qualche minuto dopo, quando sul podio per l’ultima premiazione di giornata (quella della maglia azzurra di miglior italiana), stappa la magnum di spumante direzionando il getto con energia sempre verso mamma, sorella e amici.

Rispetto alla presentazione dei team dieci giorni fa a Cagliari, la 24enne della Fdj Nouvelle Aquitaine è un’altra persona. Più rilassata. Ma anche un’altra atleta. Più consapevole. Non che si mettesse in dubbio la sua stagione o il suo valore, solo che ora la Cavalli è una certezza per il presente e per il futuro, specie per le gare a tappe.

Cavalli prova il forcing nel finale. Staccherà Longo Borghini, Van Vleuten e Realini.
Cavalli prova il forcing nel finale. Staccherà Longo Borghini, Van Vleuten e Realini.

«Avevo tante ambizioni per questo Giro Donne – commenta Marta, al secondo posto parziale consecutivo – ed è andata come speravamo, sono stata all’altezza. Purtroppo oggi ho sfiorato la vittoria e mi è spiaciuto un sacco. Però sì, ora sono un’altra persona perché la soddisfazione ha preso il posto della pressione. Non è una soddisfazione al 100 per cento, ma al 99,9 periodico. Sicuramente non ho rammarichi. Sono partita un po’ in ombra e probabilmente era dovuto al fatto che dovevo entrare nel mood della corsa. Adesso invece si sta concludendo nel verso giusto, ovvero quello che tutti ci aspettavamo.

«Il mio obiettivo – prosegue – non era quello di un risultato in particolare, quanto di dare spettacolo e di animare la corsa. Ho fatto il possibile. Spero che chi ha guardato e chi è venuto a tifarmi a bordo strada abbia apprezzato. Non posso che essere contenta. Devo soprattutto ringraziare la squadra che mi ha messo a disposizione le cinque migliori compagne in questo momento, che si spendono per me dalla mattina quando si parte fino alla sera. E questo vale anche per lo staff. Siamo veramente un bel gruppo che lavora in sintonia. Non potevo chiedere di meglio».

Negli ultimi due giorni ci ha provato in tutti i modi, soprattutto nel tappone odierno. «Sì sì, dovevo farlo – analizza la Cavalli – anche se il margine era ampio non volevo dare l’idea di accontentarmi. Volevo far vedere che avevo il carattere per provarci e di rischiare pur di guadagnare un solo secondo. Sono contenta. Avevamo pianificato stamattina come muoverci per tutta la tappa. Ho cercato di rispettare gli ordini e spingere più che potevo».

Nell’ultima discesa, memore di quello che era accaduto a Van Vleuten ventiquattro ore prima, Marta attacca in discesa e guadagna subito 20”. Chissà se ci ha creduto come tutto il pubblico al traguardo.

«Sì, per un momento abbiamo pensato di chiudere su Faulkner – spiega – se l’avessimo raggiunta e se fossimo arrivate in un gruppetto con Longo Borghini e Van Vleuten, la vittoria sarebbe spettata a me secondo i nostri accordi, perché loro due si sarebbero accontentate rispettivamente del terzo podio nella generale e l’altra della maglia rosa. Avrei avuto il via libera per la tappa. Mi sarebbe piaciuto sinceramente perché tanta gente era venuta fino qui per vedermi e volevo coronare questo Giro. Ma va bene così».

Il futuro è suo

La Luperini ieri ce lo aveva sentenziato: il futuro è della Cavalli. Ma per vincere i prossimi Giri cosa le manca?

«Ci sono tanti marginal gains – conclude – come posizionamento o maturità fisica, che ancora mi manca sulle lunghe distanze. Poi esperienza dopo esperienza. Avere quella solidità che ti permette di tenere sotto controllo ogni tipo di situazione e gestirla mentalmente al meglio. Sto bene e farò il Tour, ma in Francia vedrete una Marta gregaria».

Al Giro Donne non manca che la decima ed l’ultima frazione, da Abano Terme a Padova per un totale di 90,5 chilometri. In palio c’è l’ultima volata e la maglia ciclamino. Balsamo, che ha solo dieci punti di distacco da Van Vleuten, vuole fare tris, ma la concorrenza è agguerrita.

Van Vleuten indistruttibile, ma per Cavalli i consigli della Luperini

08.07.2022
6 min
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Più forte delle avversarie, più forte delle avversità. Annemiek Van Vleuten vince ad Aldeno l’ottava tappa del Giro d’Italia Donne, nonostante una caduta in discesa a 85 chilometri l’ora quando ne mancavano 5 al traguardo. Per merito e fortuna sua, non ne approfitta Marta Cavalli, lanciata al suo inseguimento, che finisce dietro alla maglia rosa della Movistar di 59” mentre completa il podio di giornata una sempre più combattiva Longo Borghini. La cremonese della FDJ Nouvelle Aquitaine ora è seconda nella generale a 2’13” dopo la crisi di Mavi Garcia (sesta all’arrivo a 3′) che scala alle sue spalle.

Al tredicesimo sigillo nella corsa rosa, la Van Vleuten si è presa un rischio pazzesco che per un attimo le ha riproposto gli spettri di Rio 2016 quando per un episodio simile perse le Olimpiadi rischiando la vita.

«E’ stata una tappa dura – commenta la 35enne olandese che ha riportato solo dei graffi sul braccio destro – oggi volevo fare ancora di più la differenza. Avevo un buon vantaggio sulla Cavalli che era diventato anche più grande prima di fare uno stupido errore in discesa. Non era necessario affrontarla così al limite. Sono un po’ delusa per questo e chiedo scusa a mia mamma che a casa si sarà presa un bello spavento. Comunque sto bene, sono felice anche per aver rafforzato la mia maglia rosa. Non vedo l’ora di affrontare la tappa regina di questo Giro Donne. Sarà molto bella».

Parla Luperini

Contando la frazione finale di Padova come ultima occasione per le velociste, per la Cavalli c’è ancora la giornata di domani per provare a fare saltare il banco. Suo padre Alberto la sorregge e la conforta appena dopo l’arrivo (foto di apertura). Dopo una grintosa rimonta, le sono mancati cinquanta metri nel finale dell’ultimo gpm per prendere la ruota della Van Vleuten e poi provare a tentare qualcosa. Papà Alberto dice che l’olandese bisogna batterla sul campo, nel testa a testa, e non per una caduta. Di questo stesso avviso è anche Fabiana Luperini, che aveva premiato la 24enne di Cremona alla Freccia Vallone.

Freccia Vallone Donne 2022, Cavalli premiata da Luperini che l’ha vinta nel ’98, 2001 e 2002
Freccia Vallone Donne 2022, Cavalli premiata da Luperini che l’ha vinta nel ’98, 2001 e 2002

«Ha ragione suo padre – esordisce la 48 enne ex vincitrice di 5 Giri e 3 Tour con tre doppiette consecutive dal ’95 al ’97 – non è mai bello campare sulle disgrazie altrui. Era capitato anche a me ad una corsa a tappe. Non volli indossare la maglia. Detto questo al momento Van Vleuten è superiore a tutte le altre anche se non è più al livello di prima. Sembra sempre al limite ma ci sta, va per i 40 anni. Anzi, avercene di atlete di quell’età che vanno così forte. Adesso se fossi in lei controllerei le avversarie senza rischiare nulla, specie dopo oggi. Però se non si sente ancora sicura, state certi che attaccherà ancora per evitare di essere attaccata in discesa visto che si sa che non è un drago a guidare la bici».

La caduta dell’olandese potrebbe influire sulla sua serenità. «A livello psicologico – prosegue la “Pantanina”, come veniva chiamata Fabiana – può risentirne visto che è stato un capitombolo banale benché non troppo rovinoso. Le è andata bene ma potrebbe aver azzardato così tanto perché per me sta già pensando al Tour de France Femmes. Ed è un attimo rovinare tutto se non resti concentrata. In ogni caso il Giro è suo a meno di un suo crollo clamoroso».

Nei panni di Marta

A questo punto la Luperini se fosse la Cavalli come avrebbe preso la giornata di oggi?

«Marta non deve preoccuparsi di nulla – ci confida – perché ha già fatto una stagione straordinaria. Comunque vada lei è al top, è giovane ed il futuro è dalla sua parte. D’altronde deve pensare che Van Vleuten smetterà l’anno prossimo e lei è la sua erede. Chiudere sul podio al Giro è una bella soddisfazione considerando che il livello si è alzato tanto e che sono andate forte con un clima difficile».

Giro d’Italia del 1998. Quarto successo per Luperini su Linda Jackson e Barbara Heeb
Giro d’Italia del 1998. Quarto successo per Luperini su Linda Jackson e Barbara Heeb

E cosa farebbe la Luperini se fosse seconda nelle generale a più di due minuti con ancora una frazione di montagna da sfruttare?

«Bisogna vedere innanzitutto – analizza – come recuperano sia Marta che Van Vleuten. Ma al netto di questo, per come sono fatta, io punterei alla vittoria di tappa. Annemiek è forte ma è una signora, non un cannibale. Secondo me se dovessero arrivare assieme lascerebbe il successo a Marta.

«E’ anche vero in ogni caso che solo in gara vedi come stai tu e la tua rivale. A quel punto se la Cavalli dovesse intuire problemi dell’olandese sono sicura che proverebbe il tutto per tutto, grazie al supporto di una squadra decisamente superiore a quella della Movistar. Sarà difficile staccare l’olandese ma non è impossibile».

Longo Borghini si disseta. Per lei un bel terzo posto ed una condizione in crescita
Longo Borghini si disseta. Per lei un bel terzo posto ed una condizione in crescita

L’appoggio della Longo

Magari la Cavalli potrebbe collaborare con Longo Borghini che oltre ad avere una condizione in crescita vuole portare a casa una tappa.

«Potrebbe nascere un’alleanza fra loro due – chiude il suo pensiero la Luperini – anche se non so che rapporti abbiano. Però hanno interessi comuni e già nella prima discesa di oggi la Trek-Segafredo aveva fatto il vuoto e la Van Vleuten era staccata. Sarebbe bello vedere la vittoria di Elisa e Marta che magari conquista la maglia rosa. Difficile onestamente, ma non impossibile».

La nona e penultima tappa del Giro Donne andrà da San Michele all’Adige a San Lorenzo Dorsino, per 112,8 chilometri di gara. Solo salita e discesa con tre gpm ufficiali (Fai della Paganella, Passo Duron e Passo Daone) ed un totale di 3500 metri di dislivello. Chi ha gambe e coraggio non può più nascondersi.

Labous si porta a casa il Maniva, ma in cima si rivede Realini

07.07.2022
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Fare il pronti-via e arrivare fino in fondo, in cima in questo caso. Ci riesce Juliette Labous che conquista la settima tappa del Giro d’Italia Donne con arrivo in cima a Passo Maniva, al termine di una fuga di più di cento chilometri. La 23enne francese del Team DSM è stata l’ultima superstite di un’azione scattata appena dopo il via da Prevalle insieme ad altre tredici atlete prima che il gruppo delle migliori le fagocitasse tutte.

A 1’37” chiude Van Vleuten che rosicchia qualche altro secondo a Mavi Garcia e Cavalli, finite nell’ordine e che ora sono rispettivamente a 31” e 1’10” in classifica. Quinta Longo Borghini che ha ceduto nel finale e settima una rediviva Gaia Realini, brava a restare con le big fino a pochi metri dal traguardo.

Paura sconfitta

La Labous ha ottenuto la quinta vittoria della carriera, l’ultima è stata la generale della Vuelta a Burgos verso fine maggio. Sulla montagna della Val Trompia la francese ha rafforzato il suo feeling con la corsa rosa. L’anno scorso aveva chiuso settima nella generale mentre nel 2019 aveva conquistato la maglia bianca.

«E’ stato davvero difficile – racconta una raggiante Juliette, nata in Borgogna in un paesino di duemila abitanti – ero un po’ spaventata da questa salita finale. Ma alla fine sono riuscita a resistere. Quando siamo rimaste in poche, ho deciso di prendere il mio passo e salire regolare. Le prossime tappe sono da scalatrici, e forse domani sarò un po’ stanca dopo le fatiche di oggi, ma sono felice di aver potuto dire la mia».

Gaia c’è

In vetta al Passo Maniva si assiste ad una sequenza di volti. Dal sorriso di Labous a quelli quasi trasfigurati delle atlete arrivate dietro di lei. Chi mostra di meno la fatica, chi di più. In mezzo a loro fa capolino la Realini che giunge al traguardo affaticata ma, ne siamo certi, col morale molto alto. La 21enne abruzzese col piazzamento odierno ha fatto un balzo in classifica di quasi venti posizioni ed ora è diciottesima a 14′. Non ha la condizione dell’anno scorso ma l’undicesimo posto finale (a quasi 11′ da Van der Breggen) del 2021 non sembra così lontano.

L’avevamo intercettata dopo il podio-firma e ci aveva confidato che avvertiva buone sensazioni, benché non si aspettasse nulla di particolare dalla giornata. Nel post tappa invece la ritroviamo che, dopo essersi cambiata sul pullmino della squadra, sta raggiungendo in fretta la sua ammiraglia sotto una pioggia battente. Sale davanti sul sedile del passeggero mentre aspetta di ripartire. La vediamo soddisfatta.

«E’ stata una tappa non semplice – spiega la scalatrice della Isolmant Premac Vittoria – con un inizio molto nervoso dovuto ai tre giri del circuito di Prevalle in cui c’era da stare molto attenti a rotonde, strettoie e spartitraffico. Poi una volta imboccata la vallata che portava al traguardo, le squadre che volevano fare la gara per le loro capitane hanno iniziato a menare forte. Negli ultimi 25/30 chilometri nessuna si è più guardata più in faccia. E’ stato un tana libera tutti, chi più ne aveva stava davanti. Il ritmo è salito ulteriormente quando la fuga ha accumulato fino a 10′ di vantaggio e le migliori volevano andarle a riprendere per giocarsi la tappa».

Assaggio di World Tour

Per la pescarese che nei prossimi due anni correrà con la Trek-Segafredo, quello di oggi, dopo il sesto posto di un anno fa nella frazione di Prato Nevoso, è stato un altro assaggio di WorldTour.

«Sicuramente arrivare proprio lì con la maglia rosa – continua Realini – è stato per me un grande onore. E dal punto di vista morale è stato anche un riscatto perché mi sono ripresa dopo la tappa di Cesena in cui avevo accusato molto il caldo. Ero stata male, ma oggi sono contenta.

«Oggi ho fatto la salita del mio passo – conclude – hanno attaccato Van Vleuten, Mavi Garcia e Cavalli poi io con Longo Borghini e Fisher-Black siamo rientrate. E’ andata così un altro paio di volte ma ero sempre lì col mio passo. Ci siamo giocati il secondo posto fino alla fine però mi fanno piacere le sensazioni che ho avuto. Questa è la strada giusta. Domani e sabato ci sono tante altre salite, ma non ci penso. Adesso mi godo le giornate così come vengono, come oggi, dando tutta me stessa».

Domani prima delle due frazioni trentine. L’ottava propone la Rovereto-Aldeno di 104,7 chilometri con i gpm di Passo Bordala e Lago di Cei con trenta chilometri totali di salita negli ultimi sessanta. Chi vuole attaccare la Van Vleuten e stravolgere le gerarchie ha sempre meno tempo per farlo.

Van Vleuten domina. “Mavi” e Cavalli resistono, dietro crollano

04.07.2022
5 min
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«La miglior difesa è l’attacco, come diceva un grande ex giocatore del Barcellona e mio connazionale, Johan Cruyff». Congedandosi dalla mixed zone con questa citazione, nella quarta frazione del Giro Donne, Annemiek Van Vleuten spiana le salite attorno a Cesena prendendosi pure il primato della corsa. Nella sua scia finisce Mavi Garcia e in terza piazza a 43” chiude Marta Cavalli, vittima del ritmo inferto dall’olandese della Movistar sulla Carpineta, l’ultima severa asperità di giornata.

Sono loro tre ad infiammare la corsa dal gpm del Barbotto (a 50 chilometri dalla fine) mettendo praticamente i titoli di coda alla tappa e forse anche al Giro. Se ieri dicevamo che in Romagna iniziava un’altra corsa, forse è già finita. Sono sempre loro infatti a comandare nell’ordine la classifica generale: alle spalle della nuova maglia rosa, c’è la spagnola dell’UAE Team ADQ a 25” e l’italiana della Fdj Nouvelle Aquitaine a 57”.

Distacchi alla mano ed eccetto clamorosi colpi di scena, il podio si giocherà fra queste tre. Già perché dietro si è aperta una voragine piena zeppa di minuti. Longo Borghini (sesta al traguardo) ora è quarta in classifica a 5′, seguita da Ludwig, Spratt, Chabbey, Fisher-Black, Persico (che ha concluso quarta di tappa regolando il gruppetto delle inseguitrici) e Magnaldi, che chiude la top ten a 6’10”.

Il ritorno di Annemiek

«E’ bello essere tornati – racconta tra un sospiro e l’altro la Van Vleuten, al suo dodicesimo successo parziale al Giro Donne – perché l’anno scorso non ero potuta venire per preparare le Olimpiadi di Tokyo (dove conquistò l’oro a crono e l’argento in linea, ndr). Questa è una nuova sfida per me e per questo penso che questa vittoria sia bellissima visto che oltretutto è la prima con la Movistar. Ora vedremo giorno dopo giorno. Meglio non fare programmi da qui alla fine. Pensavo solo ad oggi. Sapevo di poter fare un grande risultato dopo la ricognizione di ieri. Avevo visto le discese due volte e oggi non volevo essere messa sotto pressione. Ecco perché ho attaccato. Ed è andata bene».

Mavi protagonista

Alla partenza avevamo notato quanto la Garcia fosse tirata più degli altri anni. Prima dei titoli nazionali in linea e a crono aveva vinto in solitaria alla Vuelta Burgos una tappa che strizzava l’occhio alle ruote veloci. Sinonimo che la condizione c’era, come conferma la leadership nei gran premi della montagna.

«No, non mi aspettavo una tappa del genere», spiega Mavi Garcia mentre le chiedono di che taglia voglia la maglia verde. «In questo inizio mi sentivo bene, ma non sapevo a che punto fossi perché erano tappe piatte. A Sierra Nevada ho fatto un allenamento molto buono, ma non credevo di stare così tanto bene.

«Mancano ancora tante tappe – prosegue la 38enne di Palma di Maiorca – ma vivrò alla giornata tenendo gli occhi bene aperti. Al momento sono molto contenta. Ho avuto il Covid ad inizio maggio ma non sono stata troppo male. Non ho perso giorni di lavoro. Adesso devo recuperare e sperare che domani non succeda nulla. Nella tappa di Olbia, in quel finale così complicato, ho preso un buco di 6” perché abbiamo preso una rotonda dalla parte più lunga. Abbiamo dovuto fare 3 chilometri a full gas senza riuscire a ricucire il gap. Ho recuperato oggi e va benissimo così. Il Giro non è chiuso. Da qua alla fine tutte possono trovare la giornata giusta o quella sbagliata.»

Marta rilancia

Quando ad un chilometro dello scollinamento del Carpineta la Cavalli ha perso contatto dalle sue due compagne di fuga, a Cesena c’è stato un borbottio di disapprovazione da parte del pubblico che seguiva la gara tra maxi-schermi e speaker. E quando ha tagliato il traguardo le hanno tributato applausi e incitamenti. Lei infatti non demorde.

«Nel finale dell’ultima salita – ci rivela la 24enne cremonese – mi è mancato un po’ di feeling con questo tipo di sforzi. In questi giorni non abbiamo fatto intensità e quindi ho perso qualcosina, anche perché il caldo non ha aiutato. Non mi scoraggio perché so che col passare dei giorni e con l’aumentare della fatica riesco a recuperare meglio. Sono un filino indietro di condizione ma posso rimontare posizioni e va bene così».

«Ora siamo racchiuse in un minuto – termina la Cavalli – salvo crisi estreme su qualche salita impegnativa potremmo giocarcelo noi tre. Bisogna recuperare nella frazione di Reggio Emilia poi ci aspettano quattro giorni duri. Sinceramente non credevo ad una tappa del genere. Pensavo che saremmo arrivate in una ventina invece no. Alla fine meglio che una giornata così sia successa adesso, almeno le gerarchie sono stabilite. Adesso la tensione è davvero sparita del tutto e ce la giochiamo».

Ci aspettavamo certo una tappa nervosa, ma sotto il caldo torrido di Cesena è arrivato un cataclisma. Il Giro Donne appare chiuso, un affare a tre. Ora bisognerà vedere chi recupererà meglio. Da qui a Padova c’è terreno per una rivoluzione. Davanti o dietro. Sarà interessante vedere chi si inventerà qualcosa.

Cavalli, tensione alle spalle. Inizia un altro Giro

03.07.2022
4 min
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C’è un termine in inglese – hectic – che abbiamo sentito molto in queste prime tre giornate del Giro Donne. Significa frenetico, ma quando lo pronunciano le atlete, anche le italiane, specie a fine tappa, sembra che assuma un contesto ancora più teatrale. Alla vigilia della quarta frazione, Marta Cavalli (in apertura foto Thomas Maheux) sembra quasi benedire il sopraggiungere dell’impegnativo percorso che si snoderà attorno a Cesena.

Per la 24enne della Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope – attualmente tredicesima nella generale a 27” dalla maglia rosa Elisa Balsamo – è stato un pomeriggio tranquillo.

«Sì, ho fatto una sgambata di circa due ore scarse sul mezzogiorno – dice – sia per defaticare e non perdere il ritmo, sia per non perdere nemmeno l’abitudine a pedalare a quell’ora».

Cavalli è capitana al Giro Donne. Al Tour dovrebbe essere la spalla di Ludwig
Cavalli è capitana al Giro Donne. Al Tour dovrebbe essere la spalla di Ludwig

Direzione Romagna

Già, perché la domenica del Giro Donne non è un giorno di riposo, quanto più di trasferimento. Il rientro dalla Sardegna è diviso in due modalità. Volo charter da Olbia a Forlì al sabato sera per le atlete, traghetto notturno su Livorno o Genova per i mezzi delle 24 formazioni. Non appena ci si ricompatta in hotel (a Brisighella nel caso della Cavalli), ecco che si esce per fare il classico sciogli-gamba.

Da domani sostanzialmente è come se iniziasse un’altra corsa. Giornate facili non ce ne sono state nemmeno in Sardegna – ne leggerete il motivo – ma dalla Romagna in poi si farà ancora più serio. Con la Cavalli abbiamo voluto guardare avanti e capire cosa dovremo aspettarci.

Marta innanzitutto come va?

Bene direi. Ho stemperato un po’ di tensione, anche se ne avrò dell’altra nei prossimi giorni. In Sardegna avevo chiesto di non dire nulla di ufficiale perché volevo restare un po’ più serena fino all’ultimo e restare concentrata sulle prime tappe. Così è stato, grazie. Ora mi sento meglio e sono pronta per le prossime tappe.

Per Cavalli ora iniziano le tappe con salita, dove si sente più a suo agio (foto Thomas Maheux)
Per Cavalli ora iniziano le tappe con salita, dove si sente più a suo agio (foto Thomas Maheux)
Com’è stato questo inizio di Giro Donne?

Difficile, è stata una partenza critica per una serie di motivi. A crono volevo limitare i danni e sono riuscita nel mio intento, malgrado sia partita nel secondo blocco quando il vento ha cambiato direzione, ma non intensità. Ho preso 10” da Longo Borghini e Van Vleuten (che erano partite nel primo blocco, ndr) che è un distacco ancora soddisfacente, visto che a cronometro sono meno forte di loro. Poi le due tappe in linea erano piatte ma molto ventose, quindi poteva essere facile prendere altri secondi se si fosse spaccato il gruppo.

Come hai gestito queste situazioni?

Gli arrivi di Tortolì ed Olbia erano caotici. Mi sono dovuta buttare in volata in entrambe le circostanze, proprio per non restare troppo dietro e magari finire attardata per colpa dei ventagli. E’ vero, vento ne ho preso tanto sul Ventoux, ma in salita, dove si è anche soli, è diverso che su strade con 140 ragazze che vogliono stare davanti. Comunque con la squadra abbiamo lavorato bene nonostante questo stress. Ci avrebbe fatto piacere centrare una vittoria ma va bene così per il momento.

A questo punto potremmo dire: meno male che arriva la tappa di Cesena…

Sì, non mi dispiace essere tornata in Continente dove possiamo conoscere meglio certe insidie, come caldo e vento. E come i percorsi più vallonati in cui mi sento più a mio agio. C’è ancora un po’ di pressione perché arrivano le tappe difficili, però domani credo che sulle prime salite mi sentirò un po’ più leggera. In ogni caso la quarta tappa non deciderà tanto ma, almeno a me, darà delle indicazioni.

Dopo l’arrivo di Reggio Emilia ci saranno quattro giorni senza respiro.

La tappa di Bergamo non è da sottovalutare, ma non credo possa creare scossoni. Il giorno dopo al Passo Maniva secondo me ci sarà un primo solco sensibile per la classifica. Poi le tappe trentine definiranno le varie posizioni della generale.

In questi giorni in Sardegna chi delle tue rivali ti è sembrata più in forma?

Annemiek (la Van Vleuten, ndr) l’ho vista più magra del solito ed anche lei, come me, per non perdere secondi si è buttata negli sprint. Longo Borghini ha una buona condizione. Ha lavorato tanto per la Balsamo, ma la sua forma è compatibile per fare classifica. Poi ci sono alcune gerarchie da definire. Fisher-Black e Vas della SD Worx possono fare bene così come la Faulkner, che potrebbe anche riprendersi la maglia rosa. Vanno tutte tenute d’occhio, io sono pronta.

Longo imbattibile, prosegue a tutto gas la marcia sul Giro

22.06.2022
4 min
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Questa mattina, a qualche ora dalla partenza, abbiamo voluto essere un po’ scontati e siamo andati da Elisa Longo Borghini. Nel cuore del Friuli Venezia Giulia, in un caldo umido e afoso peggiorato da qualche ora di pioggia, Elisa si apprestava a correre per la maglia tricolore da campionessa nazionale a cronometro. Inutile dire che seppur scontato, forse, non secondo quanto dice lei, il pronostico si è rivelato corretto.

Un’incredibile Elisa infatti, nel pomeriggio, qualche ora dopo la nostra chiacchierata, è salita sul podio di San Giovanni al Natisone, all’interno del velodromo, per vestire la maglia tricolore

Elisa, ieri ti abbiamo vista provare il percorso. Come ti è sembrato?

Secondo me è un percorso veloce, dove bisogna spingere tanto. Tendenzialmente la prima parte sale un pochino, mentre la salita finale sarà molto dura perché arriveremo con le gambe stanche. Avrei preferito un percorso più tecnico e un po’ più difficile, ma darò comunque il meglio di me stessa.

Elisa Longo Borghini conferma il titolo italiano della crono
Elisa Longo Borghini conferma il titolo italiano della crono
Un percorso senza alcun tipo di difficoltà quindi?

In una crono c’è sempre un momento di difficoltà e spesso ti coglie quando meno te l’aspetti, bisogna sempre essere molto lucide.

Se dovessi correre con la pioggia?

Per me non sarebbe un problema, sicuramente bisognerebbe porre una maggiore attenzione, ma sono certa che vinceremmo noi sulla pioggia.

Tu come stai?

In tanti mi danno per favorita, ma credo che ci siano delle ragazze che potrebbero vincere la corsa. Penso a Marta Cavalli (che ha concluso terza, ndr), a Vittoria Bussi e a Vittoria Guazzini (seconda sull’arrivo, ndr). Io sto abbastanza bene, ma sarà la strada a decidere.

Il terzo posto di Marta Cavalli è un grande segnale in vista del Giro: sarà un bel duello con la Longo
Il terzo posto di Marta Cavalli è un grande segnale in vista del Giro: sarà un bel duello con la Longo

Pronostico azzeccato

Elisa conosce le sue avversarie e le avversarie sanno che stanno per correre con una campionessa del suo calibro. Nel velodromo gremito di persone pronte ad applaudire le giovani campionesse, a fine giornata saliranno sul podio proprio le tre favorite: terzo posto per Marta Cavalli (FDJ Futuroscope Nouvelle Aquitaine), con un ritardo di 1’02” sulla vincitrice. A seguire conclude seconda Vittoria Guazzini della stessa squadra a 32” dalla riconfermata campionessa nazionale: la nostra Longo Borghini ha corso per 46’31” ad una media di 45,800 all’ora. 

Dopo la corsa Elisa è visibilmente più rilassata: «Sono contenta di come sia andata – dice – credo di aver fatto una buona prova. Adesso mi concentro sul Giro e poi sul Tour (parteciperà anche alla prova nazionale in linea, al servizio della squadra, ndr). Arrivare con questa maglia tricolore è una bella soddisfazione, ma anche una grande responsabilità. Vogliamo fare bene e l’obiettivo sono le tappe».

Per Vittoria Guazzini, seconda al traguardo, anche la maglia tricolore delle under 23
Per Vittoria Guazzini, seconda al traguardo, anche la maglia tricolore delle under 23

Guazzini e il ginocchio

A fine corsa abbiamo avvicinato anche Vittoria Guazzini, che ha comunque ricevuto la maglia tricolore perché migliore tra le donne under 23.

Com’è andata?

Ieri ho provato il percorso due volte e questa mattina una terza in tranquillità. Non presentava grandi difficoltà tecniche…si trattava solo di spingere. Sapevo che in salita, purtroppo, avrei sofferto ma sapevo che in discesa avrei potuto recuperare qualcosa. Ho cercato di gestirmi bene senza fare fuori giri e rischiare di compromettere l’intera crono.

Vittoria, tu sei campionessa europea under 23 a cronometro… quando supererai la Longo Borghini?

Elisa è molto forte (ride, ndr), ha tanta esperienza, è sempre molto difficile batterla. Un po’ di rammarico c’è, ma sono comunque soddisfatta. Vengo da qualche settimana con un problema al ginocchio. Non mi aspettavo molto, tant’è che sono partita abbastanza tranquilla, cosa che succede abbastanza raramente. Ho solo pensato che alla fine c’era da soffrire un po’ per tutte.

Come vedi il tuo futuro?

Nei prossimi anni spero di togliermi altre soddisfazioni. Sicuramente la cronometro è una disciplina che mi piace molto e alla quale dedico molto… Magari nei prossimi anni la batterò, chi lo sa!

Avversarie in gara, tutte e tre compagne di maglia nelle Fiamme Oro, ma felici e sorridenti, sebbene stanche, dopo. A fine corsa non mancano i sorrisi sullo sfondo tricolore che accompagnerà Elisa per tutto il resto della stagione.

Cavalli, dal Ventoux uno sguardo a Giro Donne e Tour Femmes

18.06.2022
5 min
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L’ultimo trofeo che ha portato a casa è una pietra miliare bianca e gialla, tipica delle montagne francesi. Chissà dove l’avrà posizionata in auto mentre rientrava con papà Alberto, di sicuro Marta Cavalli (in apertura foto Maheux) l’ha sollevata quattro giorni fa sul podio della prima edizione della Mont Ventoux Dénivelé Challenges. L’attacco decisivo a 2,5 chilometri dal traguardo per centrare in solitaria la sua terza vittoria stagionale, ottava della carriera.

L’ennesima dimostrazione, qualora ce ne fosse ancora bisogno, dello status da top rider che ricopre la 24enne cremonese della Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope, attesa ora, come ci ha spiegato, dagli appuntamenti – forse i più importanti della stagione – con i colori della sua squadra prima di iniziare a pensare a quelli con la maglia azzurra nella seconda parte.

Marta, innanzitutto com’è il giorno dopo un successo? Ormai ti ci stai abituando…

E’ sempre emozionante. Dal punto di vista fisico è sempre tranquillo perché non pedalo e recupero. Dal punto di vista morale invece è sempre intenso, perché cerco di rispondere a tutti i messaggi di congratulazioni che mi arrivano. In realtà non ci si fa mai l’abitudine a giornate così.

Vinci solo gare prestigiose in pratica. Ed inoltre eri l’unica italiana al via al Ventoux…

Non lo sapevo, non ci avevo fatto caso alla partenza. Amstel Gold Race e Freccia Vallone sono corse WorldTour, hanno tutt’altro valore, e so che la startlist in Provenza non aveva la migliore qualità in circolazione. Però a volte non è semplice lo stesso, perché tutti corrono sui favoriti. Ho fatto gara su me stessa, era un test per me. Con la squadra abbiamo gestito bene tutte le varie fasi ed io ho finalizzato il lavoro. E’ stata una vittoria molto sentita sotto questo aspetto.

Andiamo per ordine. Ti aspettano i campionati italiani. Obiettivi?

Correrò il tricolore a crono (mercoledì 22 giugno a San Giovanni al Natisone in Friuli, ndr). Sarà una prova di 35 chilometri, quindi lunga per noi donne. Sono contenta di farla perché voglio tenere allenato questo tipo di sforzo per il futuro anche se nelle nostre corse a tappe ce ne sono sempre poche. Il tricolore in linea invece sarà tutto piatto (domenica 26 giugno a San Felice sul Panaro, ndr) e quindi poco adatto alle mie caratteristiche. Vediamo però che tipo di gara ci salterà fuori.

Poi rotta sul Giro d’Italia Donne dove parti come una delle favorite anche grazie alla tua squadra…

Sono consapevole di essere una delle maggiori pretendenti, ma non ci do peso. Senza dubbio sarà entusiasmante sentire il tifo italiano sulle strade. Però ora penso solo ad arrivarci nelle migliori condizioni possibili, poi vedremo come staremo col passare dei giorni. E merito alle rivali che andranno più forte. Siamo una bella formazione e mi sarà di aiuto anche se con Cecilie (la danese Ludwig, ndr) ci divideremo un po’ di pressione agonistica.

Hai visto già qualche tappa?

Sì, ne ho approfittato mentre ero in ritiro in altura al Passo San Pellegrino. Ho fatto la ricognizione delle due frazioni trentine, mentre farò un sopralluogo al Passo Maniva prima dei campionati italiani. Sono tre tappe consecutive, le più dure, ma credo che oltre alle gambe conterà tanto anche la testa.

Quali saranno le avversarie da tenere d’occhio?

Credo che tutti si chiedano se qualcuna batterà la Van Vleuten. Sinceramente non ho ancora visto la startlist ufficiale, non so chi sceglierà il Giro e chi il Tour. La Longo Borghini secondo me rimane sempre l’atleta di riferimento, poi ci saranno Blanka Vas, Realini e attendo altri nomi. Però come vi ho detto guardo molto di più a me stessa.

Due settimane dopo la fine del Giro ci sarà il Tour. Andrai con gli stessi gradi di capitano?

In teoria no. In Francia dovrebbe essere al contrario che in Italia e quindi sarà Cecilie che partirà come prima punta. Fra noi c’è grande rispetto e sintonia. Ovvio che poi, sia da una parte che dall’altra, sarà la strada a decidere.

Del percorso del Tour cosa sai?

Ci saranno 8 tappe, ma in media molto più lunghe che al Giro. Una sarà addirittura di 175 chilometri (la quinta, ndr) e le ultime molto impegnative. Ho già visto l’ultima frazione, quella con arrivo alla Super Planche des Belles Filles dove Ciccone prese la maglia gialla nel 2019. Non so se rispetto ad allora lo sterrato sia peggiorato, ma il finale di tappa è davvero duro e tecnico. Si pedalerà su un fondo molto disconnesso. Sarà difficile gestire e guidare la bici perché si arriverà da uno sforzo intenso di più di venti minuti. Sarà un Tour sfiancante.

Infine c’è da guardare anche agli appuntamenti con la nazionale, ora che si sa meglio il tracciato dei mondiali, che avrà un bel chilometraggio oltretutto…

Ormai le corse lunghe sono la normalità e quella iridata sarà di quasi 170 chilometri. Paolo (il cittì Sangalli, ndr) mi ha aggiornata subito dopo il sopralluogo dicendomi che è abbastanza impegnativo. Lo capiremo meglio però quando faremo la prova qualche giorno prima. Comunque io dovrei partecipare solo al mondiale e non all’europeo anche se mi farei trovare pronta nell’evenienza. Ma penso che sia giusto che ci sia turnover in nazionale, è importante per tutti.

Parla Delcourt, manager FDJ: Cavalli ha ancora grandi margini

26.04.2022
4 min
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Stephen Delcourt, classe 1985, è il team manager della FDJ-Nouvelle Aquitaine-Futuroscope, la squadra di Marta Cavalli. Il suo profilo Linkedin racconta anche di esperienze professionali come direttore di banca e poi responsabile di gruppi di agenzie, mentre risulta tra gli ambassador delle Olimpiadi di Parigi 2024 e membro della Commissione strada per il ciclismo femminile della Federazione francese. Eppure quando gli parli della nostra Marta, gli si illuminano gli occhi.

«Penso infatti – dice – che sia un esempio per tutto il team. Abbiamo cominciato pochi anni fa con l’idea di diventare una delle più forti squadre al mondo, portando avanti la nostra etica e la nostra filosofia. Giù dalla bici, lei è una della famiglia. Ma quando sale in sella è perfetta. Quello che ha fatto sul Muro d’Huy è stato magnifico».

Alla presentazione delle squadre a Liegi, Delcourt parla con Marc Madiot, capo della WorldTour maschile
Alla presentazione delle squadre a Liegi, Delcourt parla con Marc Madiot, capo della WorldTour maschile

Progetto di crescita

Componiamo il puzzle, mettendo insieme il racconto di Alberto Cavalli e le parole di Marta sulla presenza di Fabiana Luperini con lei sul podio di Huy. La squadra francese l’ha cercata e voluta fortemente, proponendole un progetto di crescita. Questo è stato valutato dalla famiglia e dalla stessa atleta, ma è un fatto che l’impatto con una realtà non italiana possa essere non troppo semplice. Ma dalle parole di Delcourt quel che permea è la grande attenzione nella sua gestione.

«Alla Vuelta Valenciana – spiega il manager francese – abbiamo toccato con mano i suoi miglioramenti (Marta si piazzò terza nell’ultima tappa e in classifica generale, ndr). Poi però ha avuto contatti con persone positive e l’abbiamo fermata completamente. E anche se probabilmente ne era fuori, abbiamo deciso di non farle correre, sebbene lo volesse. Avevamo già avuto l’esperienza di Cecile Ludwig, che ha avuto bisogno di tempo per uscirne completamente e per prudenza non abbiamo voluto rischiare. E’ stata una decisione del team e i risultati ci hanno dato ragione».

Classifica al Giro

Se lo scorso anno i risultati erano stati incoraggianti e parlavano di una ragazza promettente, ma ancora sulla porta dei grandi risultati, le vittorie dell’Amstel e della Freccia Vallone, fanno capire che il gradino decisivo sia stato salito. Delcourt conferma.

«L’ultimo inverno – dice – abbiamo lavorato per fare il passo successivo. L’anno scorso era già stata brava, ora è bravissima. Il nostro responsabile della performance ci ha informato che siamo ancora lontani dai suoi limiti e che può andare ancora più forte. Questo non significa che non abbia limiti, ma che si può puntare in alto, sia al Giro, sia al Tour. Il piano della squadra è che Marta faccia classifica in Italia e Cecile in Francia. Entrambe possono esprimersi al livello più alto. E devo dire che Marta con il suo impegno e la sua immagine è il modello perfetto per le ragazze più giovani».