La senti subito dalla voce che Marta Cavalli è rinata, ripartita. Come un computer che va in tilt per il quale serve il più classico e non meno scontato “spegni e riavvia” staccando brutalmente la spina. Non è un’altra persona perché i modi sono quelli garbati di sempre. Anche di quando stava attraversando il suo periodo più incerto e ai soliti messaggi poteva avere tutto il diritto di rispondere in maniera più spazientita o distaccata.
Le descrizioni di questa nuova fase della sua vita sono precise e particolareggiate come quando ti raccontava una gara. A Marta piace coinvolgerti con un sorriso e con metafore chiare per farti capire come sta la situazione. Prima e anche ora. Tutte qualità umane che non puoi perdere e che, proprio come ci diceva Marta Bastianelli sulle sue vittorie, non possono essere frutto del caso.
La ripartenza agonistica di Cavalli sta avvenendo con i colori della Picnic-PostNL che non ha esitato a farle un contratto triennale. Quella personale invece si è compiuta in autunno per merito del nuovo fidanzato ex ciclista che ha saputo farle riaccendere la scintilla dell’interruttore generale, anche attraverso sfide in cucina. E adesso il passato è passato. Moralmente resta una cicatrice che si sta riassorbendo bene e non c’è più paura di parlarne, nemmeno se la rincroci con un’occhiata. Ora però bisogna pedalare, come ci spiega lei.
Marta siete a Calpe per il ritiro. Come sta andando questo e com’è stato quello di dicembre?
Tutto procede al meglio con un clima rilassato in squadra e quello meteorologico ottimale per andare in bici. Il primo ritiro è stato fatto per conoscersi, c’era anche il team maschile. Quella settimana è volata via in fretta. Non conoscevo nessuno e, tempo che avevo iniziato a mettere a fuoco tutti tra compagne e staff, era già ora di rientrare. E’ stata una full immersion tra posizionamenti in bici, materiali e abbigliamento. Mi è servito per ripartire. Questo ritiro invece è focalizzato sui test e sulla preparazione per le prime gare. Prendo i dati come vengono per il momento.
L’ambientamento come va?
Molto bene anche quello. Nel ritiro di dicembre ero in camera con Barale che mi ha aiutato molto ad inserirmi e spiegarmi tutto quello che avviene e perché avviene. In questo sono in camera con Pfeiffer Georgi e mi trovo benissimo anche con lei. Mi sto trovando bene con tutti per la verità. E’ un ambiente ordinato. Mi piace che vengano fatte le cose per un motivo preciso anziché per un altro. Abbiamo tante figure professionali a nostra disposizione, ognuna di esse specializzata nel suo settore. Può sembrare un organico troppo articolato, ma in realtà è un sistema che ci garantisce di essere o arrivare preparati ad un appuntamento, anche solo il semplice allenamento. E’ un sistema che ottimizza tutto per il corridore.
Ti sei già confrontata con i tuoi diesse?
Sì e apprezzo il loro modo di fare. Con loro avevo iniziato già da qualche mese. Stavo quasi per abbandonare la scialuppa, ma i tecnici della Picnic mi hanno ripreso a bordo. Si sono approcciati in maniera giusta, molto discreta, senza essere invadenti o insistenti. Mi hanno detto: «Se te la senti e quando te la senti, noi ti aspettiamo e ti riportiamo dentro al tuo ambiente». Questo ha inciso molto sulla mia decisione.
Quanto sei stata vicina a chiudere col ciclismo?
Moltissimo. Però poi la Picnic mi ha offerto una possibilità e ho pensato che mi sarebbe dispiaciuto molto abbandonare l’attività con un brutto ricordo. Avevo il rigetto del ciclismo per come lo interpretavo, non come sport perché mi piace andare in bici. Parlando con Mirko (Remondini, il suo fidanzato che ha corso fino agli juniores, ndr) ci siamo detti che non avevo nulla da perdere. Tanto il punto più basso l’avevo già toccato e non potevo che risalire.
Cosa è cambiato in Marta Cavalli grazie a lui?
Mirko mi ha aiutato a capire i problemi rispettando i miei tempi e le mie paure. E pensate al paradosso di un piacentino che ha aiutato una cremonese (ride Marta riferendosi alla storica rivalità campanilistica tra le due province confinanti, ndr). Sotto sotto però in modo delicato mi ha sempre spronato a riprendere in mano la bici per correre. Ho sempre pedalato in modo continuativo, ma senza più seguire tabelle. Spesso uscivamo in bici senza avere un’idea di cosa volessimo fare. Durante le sue ferie partivamo per fare giri corti e sciogligambe, invece ci ritrovavamo ad aver fatto quattro ore con del dislivello stando fuori più di mezza giornata. A quel punto abbiamo pensato di ripartire con l’idea di vedere come sarebbe andata.
E adesso come ti senti a livello atletico?
Diciamo che un anno senza gare si sente (solo cinque giorni di corse nel 2024 tra metà marzo e inizio maggio, ndr). So che sono indietro, ma so anche che posso solo migliorare. Sono consapevole che i primi sei mesi del 2025 saranno difficili per tanti motivi. Sono in una squadra nuova e devo capire come si corre qua o cosa devo fare. Mi mancano il ritmo gara e l’atmosfera che la circonda. I miei diesse mi hanno detto che sono disposti a sacrificare almeno metà stagione per farmi ritornare come prima. Di sicuro sento di avere un approccio diverso e questo mi dà serenità e motivazione.
Avverti la sensazione di ricominciare daccapo?
Mi sembra di essere tornata elite al primo anno quando fino a giugno/luglio hai la maturità (sorride, ndr). Mi sembra in effetti di avvicinarmi ad un nuovo sport, come se scoprissi qualcosa di diverso. Il 2024 è stato un anno difficile, però ho avuto la possibilità di guardare oltre, di togliermi il paraocchi. Prima sentivo che dovevo fare le cose per forza per poter correre. Quasi più per altri che per me. Ora mi gusto di più le situazioni e sono meno rigida con me stessa.
Brava Marta, non è da tutti saper fronteggiare una esperienza simile. Te ne rendi conto di questo?
Certo e sono tranquilla. Non mi imputo più la colpa di non essere forte come prima. Anzi sono contenta per quello che ho fatto per uscire da questa situazione. Ho dovuto resettare tutto, ma ne è valsa la pena. Ad esempio, mi piace quell’ordine di certi aspetti che mi ha dato la mia nuova squadra di cui vi parlavo prima. Sono sempre stata una molto metodica, ma adesso non lo vivo più come prima.
Nella Picnic-PostNL hai trovato Barale, Barbieri e Ciabocco. Le avevi sentite prima di firmare?
Ricordo che era fine estate quando ero entrata in contatto con i dirigenti ed in procinto di chiudere il contratto. Però non ho voluto chiamare nessuna di loro tre perché non volevo essere condizionata nella mia decisione. Sono sicura che mi avrebbero parlato bene della squadra, come è in realtà, e che mi avrebbero aiutata a dire di sì, come poi è successo. Volevo convincermi da sola di quello che stavo facendo, con piena responsabilità. Alla fine sono molto contenta di come sono andate le cose. Credo che sia stata una sorpresa per le mie compagne quando il diesse sulla chat della squadra mi ha inserito dandomi il benvenuto.
Visto quello che ci hai detto, ti sei prefissata ugualmente dei piccoli obiettivi?
Andrò per gradi, vivendo alla giornata. Ho dei compiti arretrati da recuperare (dice sorridendo, ndr). Dovrei esordire alla Setmana Valenciana (dal 13 al 16 febbraio, ndr) poi vedremo gara dopo gara. Ogni occasione sarà buona per vedere a che punto sono e cosa potrò fare. Marta Bastianelli l’ho sentita parecchio in questi mesi e mi ha fatto piacere. Vi ha detto che il mondiale è adatto a me. So che è duro, ma è molto in là col tempo ed io non ci penso adesso anche se è uno stimolo. Prima vediamo come vado che è quello più importante.