Colpack, la casa di Oioli per l’ultimo anno da U23

07.12.2024
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Ancora un cambio di casacca. A dispetto dei suoi 22 anni, Manuel Oioli trasloca nuovamente armi (anzi bici) e bagagli e approda alla Colpack. Questa volta però è stato un cambio obbligato, vista la scelta della Q36.5 di non continuare con il devo team per concentrare tutte le sue energie sulla squadra Professional (e sull’approdo di un pezzo grosso come Pidcock…).

Oioli ha militato per due anni nel team continental Q36.5, con 3 vittorie al suo attivo
Oioli ha militato per due anni nel team continental Q36.5, con 3 vittorie al suo attivo

Ora ci si gioca tutto

Il corridore di Borgomanero era approdato nel ciclismo dei grandi attraverso la Eolo Kometa nel 2022, poi due anni nel team continental della Q36.5 e ora un nuovo cambio, terza strada verso un contratto fra i grandi.

«Il prossimo sarà il mio ultimo anno nella categoria – dice – e so che passato quel limite le possibilità di approdare a un contratto professionistico diminuiscono radicalmente. Quindi so che mi gioco tantissimo, ma non mi metto addosso tanta pressione, anzi voglio godermi questa nuova possibilità».

Quest’anno il piemontese ha fatto 56 giorni di corsa con 2 successi e 8 Top 10
Quest’anno il piemontese ha fatto 56 giorni di corsa con 2 successi e 8 Top 10
Hai già iniziato a lavorare in vista del nuovo anno?

Sì, con rinnovato entusiasmo. Già abbiamo fatto un primo ritiro, servito soprattutto per conoscerci, a Bergamo, io poi sono alla mia seconda settimana di lavoro effettivo. Il nostro ritiro vero e proprio sarà in febbraio in Spagna, voglio farmi trovare pronto in quell’occasione in modo da potermi mettere subito alla prova poi nelle gare che andremo a disputare.

La tua stagione 2024 è andata come ti proponevi?

Diciamo che nel complesso posso ritenermi soddisfatto, anche se devo dire che non ho mai raggiunto la condizione perfetta, quella che avrei voluto. I risultati ci sono stati, ma la cosa che più mi ha dato fiducia è che ho visto miglioramenti nelle prestazioni complessive ed è chiaro che parte tutto da lì. E’ importante anche verificare i progressi nella gestione della corsa, mi trovo molto più a mio agio anche in gare dal livello più alto. Un esempio c’è stato al GP Comunità di Capodarco: sono stato competitivo fino alla fine chiudendo al terzo posto, lo scorso anno ero stato 19° ma avevo chiuso sulle ginocchia…

Terzo a Capodarco, alle spalle di D’Aiuto e Dunar, su un percorso durissimo. Per Manuel segnali di crescita
Terzo a Capodarco, alle spalle di D’Aiuto e Dunar, su un percorso durissimo. Per Manuel segnali di crescita
Quando hai saputo che la Q36.5 avrebbe dismesso il team continental?

E’ avvenuto tardi, fino a settembre sembrava che tutto rimanesse come prima, anzi c’erano state anche avvisaglie che sarei passato in prima squadra. Poi invece ci hanno detto di trovarci un nuovo team e che non c’era più spazio nella squadra maggiore. E’ stata un po’ una doccia fredda, non posso negarlo. Significava cercare un contatto quasi in extremis, per fortuna il mio procuratore Manuel Quinziato si è adoperato per chiudere il contatto con la Colpack che mi veniva dietro da tempo. Avevo già avuto l’opportunità di correre con loro anni fa, ma poi andai alla Eolo.

La tua militanza fra gli U23 è stata comunque tribolata, il cambiar aria più volte non è la strada migliore per il professionismo. Ti è pesato non trovare casa?

A dir la verità pensavo che la Q36.5 lo fosse, c’era tutto perché lo fosse. Se fossi rimasto, se non avessero chiuso la squadra penso che la mia strada sarebbe comunque rimasta tracciata, le possibilità di approdare nella prima squadra erano comunque concrete. Quando abbiamo saputo che non proseguiva il suo cammino, Manuel ha cercato posti fra le professional, ma poi abbiamo di comune accordo ripiegato sulla Colpack che fra le dilettantistiche è la migliore.

La vittoria di Manuel Oioli alla Coppa Medicea, battendo i russi Ermakov e Shtin (foto Pettinari)
La vittoria di Manuel Oioli alla Coppa Medicea, battendo i russi Ermakov e Shtin (foto Pettinari)
Che ambiente hai trovato?

Ottimo e non lo dico per circostanza. Parlando con i ragazzi ho avvertito un legame stretto fra tutti, non ho sentito nessuno fare neanche la minima lamentela. Io credo che sia il posto ideale per affrontare il mio ultimo anno nella categoria sapendo che mi gioco tutto.

Ci saranno differenze nel calendario rispetto al team precedente?

Dipende, ma io non credo, so che sono state inviate richieste d’invito un po’ dappertutto. Io conto di affrontare tante gare internazionali anche all’estero perché saranno il terreno ideale per misurare davvero il mio valore.

Il piemontese ha vestito spesso la maglia azzurra. 7° ai mondiali juniores 2021
Il piemontese ha vestito spesso la maglia azzurra. 7° ai mondiali juniores 2021
Con che spirito affronti quella che tu stesso dici essere la stagione decisiva per il tuo futuro?

Io sono carico, infatti ho iniziato presto e con tanta voglia di fare. Ormai non voglio più cambiare se non per una squadra professionistica, meglio ancora se del WorldTour. Il mio proposito è di passare, ma devo meritarmelo e posso farlo solo con i risultati.

Un mese da leone, seguiamo da vicino Manuel Oioli

21.08.2024
5 min
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Manuel Oioli sta quasi ritrovando Manuel Oioli, l’atleta che sulla salita di Fosdinovo al Lunigiana del 2021 polverizzò il precedente record di un certo Tadej Pogacar. Ci riuscirono in nove, a dire il vero, aprendo la porta sull’accelerazione dei ciclismo giovanile rispetto ai tempi recenti del fenomeno sloveno. Da allora Olioli passò nella Fundacion Contador come under 23 e poi ne venne via, approdando lo scorso anno alla Q36.5. E se l’inizio di stagione non è stato dei più esaltanti, i risultati dell’ultimo mese evidenziano un deciso cambio di rotta. Le vittorie della Coppa Medicea e del Trofeo Città di Brescia (in apertura, foto Team Q36,5), unite ai podi di Poggiana e Capodarco, lo propongono fra gli U23 di riferimento del momento. Per questo il cittì Amadori lo ha inserito nella rosa di coloro che potrebbero correre gli europei, mentre forse il percorso del mondiale potrebbe essere troppo duro.

«Non posso lamentarmi di come stanno andando le cose nell’ultimo mese e mezzo – spiega – ma questo non significa che possa adagiarmi. Non sono neanche professionista, quindi voglio migliorare ancora. Sto andando, forte però sono consapevole che nel professionismo queste prestazioni sarebbero niente. Quindi non sono ancora il Manuel che vorrei, però posso dire che a inizio stagione speravo di arrivare ad agosto esattamente con questa condizione».

Il 2024 di Oioli era partito al Tour of Antalya, gara fra i pro’
Il 2024 di Oioli era partito al Tour of Antalya, gara fra i pro’
Vai forte ad agosto perché è il tuo periodo?

Storicamente da sempre vado forte in questi mesi, più che nella prima parte di stagione, quindi un po’ me lo aspettavo. Non posso recriminare niente sulla preparazione o altro, non ho avuto intoppi, è solo che comincio ad andare forte da luglio.

Non sei ancora professionista: è l’obiettivo di quest’anno?

Sì, davvero sì. L’ho detto già all’inizio della stagione che quest’anno sarei voluto passare. Il 2023 si è chiuso bene con il successo al Trofeo Del Rosso, ma onestamente quest’anno fino alla prima vittoria, quindi fino a Brescia, ero consapevole di non aver fatto abbastanza. Dopo due vittorie e i due podi in gare così importanti, penso di aver guadagnato in consistenza. Il mio piano A sarebbe quello di diventare professionista alla Q36,5 e spero che mi prendano. Il problema è che non so quanti posti abbiano per l’anno prossimo, per cui non si sa ancora molto, anche se un interessamento c’è stato.

Quanto e in cosa il Manuel di quest’anno è più forte da quello del 2023?

Se guardo tutti e tre gli anni da under, anno per anno, quello che si nota di più è stata la resistenza. Non dico la salita, perché ho visto che in una gara come la Firenze-Viareggio non ho ancora i numeri dei più forti. Però invece sulla resistenza in una gara come Capodarco, con otto giri duri in cui si fa la differenza negli ultimo due o tre, mi sono visto tanto migliorato. L’anno scorso non avrei mai pensato di giocarmi la vittoria in una gara come quella.

Oioli terzo a Capodarco, alle spalle di D’Aiuto e Dunar, su un percorso durissimo
Oioli terzo a Capodarco, alle spalle di D’Aiuto e Dunar, su un percorso durissimo
Perché?

Sono partito con qualche dubbio. Sapevo di stare bene, perché a Poggiana ero andato forte anche in salita, però Capodarco è dura. Sono partito, ho visto che nei primi giri facevo fatica, però c’ero. Di solito mi sblocco col passaggio dei chilometri, quindi mi sono detto che magari sarei arrivato a fare il  finale. Anche quando facevo più fatica, ho tenuto duro. Ho sempre cercato di rientrare usando l’intelligenza in discesa e in pianura. E poi negli ultimi 3-4 giri, ho visto che di gambe ero con i migliori e ho pensato che me la sarei giocata. Ho scelto una tattica un po’ attendista che poi non ha premiato, perché sono andati via D’Aiuto e il ragazzo slovacco. Io ho preso quella decisione e ho chiuso terzo, però ero al loro livello e questo è importante.

Perché Capodarco è dura, visto che sei uno di quelli che batté il famoso record di Pogacar a Fosdinovo?

Premesso che ogni gara è diversa e sarebbe sbagliato fare paragoni, vedo che gli juniors di adesso vanno ancora più forte. Ho guardato i tempi della Collegno-Sestriere, in cui avevo fatto secondo, proprio come quest’anno il figlio di Ivan Basso. Guardando i tempi su Strava, i suoi sono tutti più bassi dei miei. In generale, ma negli juniores in particolare, il livello si alza sempre di più. Sicuramente quando Pogacar ha fatto il Lungiana, gli juniores erano molto più simili agli allievi che agli under 23. Invece adesso la loro preparazione è molto simile a quella dei grandi. Io mi sono trovato in una fase di passaggio.  Erano anni in cui qualcuno passava direttamente al professionismo, ma era ancora una cosa strana. Si diceva ancora che di Evenepoel ce n’è uno solo, per cui chi passava presto era una sorta di pioniere. Penso che se avessi vinto oggi due tappe al Lunigiana e poi fossi arrivato nella top 10 dell’europei, probabilmente sarei passato diretto in una WorldTour.

Pentito di qualcosa nel tuo percorso?

No, perché io avevo già dato parola alla Eolo e non mi sarebbe piaciuto tornare sui miei passi. Non è neanche detto che passare subito professionisti sia la cosa migliore. Il rammarico semmai è che avrei potuto migliorare prima, allenandomi in maniera un po’ diversa da primo e secondo anno U23, però meglio averlo fatto ora che mai.

Giro della Lunigiana 2021, Oioli vince a Fosdinovo con un tempo migliore rispetto a quello di Pogacar
Giro della Lunigiana 2021, Oioli vince a Fosdinovo con un tempo migliore rispetto a quello di Pogacar
Pur essendo in un devo team, hai fatto pochi giorni di gara con i pro’, come mai?

Penso che ne farò un paio ancora entro fine stagione. Nella squadra c’è una diversa gestione degli stagisti, per noi non c’è una programmazione e anche giustamente. Alla fine hanno la precedenza i corridori della professional e se ci sono dei buchi, ci va uno di noi.

Non hai fatto il Giro Next Gen con la squadra, per motivi misteriosi, ma lo hai fatto con la nazionale. Sarebbe cambiato qualcosa andando con la Q36,5?

A livello di prestazione, secondo me no, perché oggettivamente non ero al top della mia forma. E in una corsa come il Giro, con un livello così alto, se non sei al top fai fatica. Mi è dispiaciuto più che altro perché per tutto l’anno lo staff ha lavorato sodo per noi e alla fine non si è fatta la corsa più importante. Proprio per questo devo ringraziare il nostro diesse Nieri che ha spinto perché corressi con la nazionale.

Ci sono degli appuntamenti entro fine stagione in cui mettere in mostra il miglior Oioli?

Vediamo se sarò agli europei, poi gli appuntamenti a cui tengo di più sono il Giro del Friuli e la Ruota d’Oro. E vedremo se per fine stagione sarò riuscito a trovare il miglior Oioli e se questo mi porterà nel gruppo dei più grandi.

L’urlo di fine stagione. Oioli riparte da qui

12.10.2023
5 min
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C’è tanto dietro la vittoria di Manuel Oioli domenica al Gran Premio Del Rosso, una delle ultime classiche della stagione under 23. Un successo davanti a sei compagni di fuga, tutti di team di categoria mentre il corridore di Borgomanero è del Team Development Q36.5 e già questo è un motivo di ragionamento. Poi perché il successo diciamo che mette a posto un po’ di cose, dopo un’annata nella quale il corridore era spesso stato in evidenza, portando a casa tanti piazzamenti tra cui la piazza d’onore alla Piccola Sanremo, ma era sempre mancata la vittoria.

Un successo che rinsalda anche le convinzioni di Oioli (nella foto di apertura Pettinari Communications), alle porte di una stagione delicata, quella che dovrà sancire il suo passaggio al professionismo al termine di un percorso nella categoria coperto per intero, con convinzione, ma anche con tante ambizioni ancora da realizzare e per certi versi guadagnarsi.

«A dir la verità questa vittoria l’aspettavo da due anni – esordisce Oioli – praticamente è dal Lunigiana 2021 che attendevo, non ero mai riuscito a trovare la zampata giusta, pur portando a casa molti buoni risultati. E quando manca la vittoria è come se ti venisse un blocco mentale, pensi sempre di sbagliare tutto. Per me questo successo è stato una liberazione che vale tantissimo».

Il successo nella volata ristretta del GP Del Rosso, su Garavaglia e Bortoluzzi (foto Pagni)
Il successo nella volata ristretta del GP Del Rosso, su Garavaglia e Bortoluzzi (foto Pagni)
Che gara è stata?

Non tanto dura e non propriamente adatta alle mie caratteristiche, con la salita di Vico che era uno strappo di 3,5 chilometri da coprire otto volte, ma che non faceva così tanta selezione. Io però sentivo di stare bene e la corsa si è messa nella maniera migliore con un gruppetto in fuga. So che in quelle situazioni sono sufficientemente veloce per giocare le mie carte. Sapevo che era un’occasione da non farsi sfuggire.

Tu hai svolto un calendario abbastanza articolato, fra gare italiane ed estere. Che idea ti sei fatto?

Con il team abbiamo disputato quasi tutto il calendario delle gare internazionali in Italia, poi alcune gare all’estero che ho affrontato anche con la nazionale. Ho avuto l’opportunità di gareggiare anche contro i professionisti, come a Fourmies. Mi sono accorto che tra le gare internazionali di categoria, soprattutto all’estero e quelle contro i “grandi” non c’è poi questa grande differenza di ritmo e conseguentemente di livello. Mi sono anche dato una risposta: è merito proprio dei team Devo come il mio, dove si acquisisce l’abitudine a un certo tipo di ciclismo.

Quest’anno il piemontese ha assaggiato anche le sfide con i pro’, in Francia e Germania
Quest’anno il piemontese ha assaggiato anche le sfide con i pro’, in Francia e Germania
Trovi quindi differenza, a parità di età e valore, tra il gareggiare per una formazione di categoria e un team Devo?

Sì, senza alcun dubbio. E’ un vantaggio perché non devi sbatterti oltremisura per trovare un passaggio fra i pro’, è come se la tua strada fosse tracciata. Certo, bisogna andar forte, bisogna meritarselo, ma non devi star lì sempre a dimostrare qualcosa, sei più libero di testa. A me ad esempio, la mancanza di vittorie stava pesando, ma il team non ha mai smesso di credere in me.

Durante la stagione ti è mai venuto qualche dubbio sulla tua scelta di passare alla Q36.5 lasciando la Fundacion Contador?

Sinceramente no, è stata una scelta pienamente consapevole e che continuo a reputare giusta. Mi trovavo bene nel team, ma correvo poco e in un calendario, basato soprattutto sulle gare spagnole, che non era adatto alle mie caratteristiche. Nieri (Daniele Nieri, diesse del team, ndr) mi ha cercato molto lo scorso anno, il team mi è stato vicino anche in momenti difficili. Come detto c’è un clima di fiducia che aiuta a crescere.

Manuel Oioli è nato il 12 maggio 2003 a Borgomanero. Quest’anno ha colto 12 top 10 e una vittoria (foto Instagram)
Manuel Oioli è nato il 12 maggio 2003 a Borgomanero. Quest’anno ha colto 12 top 10 e una vittoria (foto Instagram)
Che voto daresti alla tua stagione?

Mi merito un 7,5 soprattutto per quest’ultima parte dell’anno. Avevo iniziato anche bene, ero anche salito sul podio nel prologo del Giro d’Algeria, ma a fine marzo, dopo che sentivo che qualcosa non andava, mi hanno diagnosticato la mononucleosi. Ho continuato a gareggiare, ma gli effetti mi hanno accompagnato per molte settimane. Sentivo di non andare come volevo, al ritiro estivo di Livigno sono addirittura svenuto in allenamento e i dirigenti temevano avessi qualche problema al cuore. Per fortuna è tutto passato e nel finale ho ricominciato a sentirmi come volevo io.

Che atmosfera c’è nel team development?

Molto serena, non c’è quell’ansia di risultato che per forza di cose un po’ si respira nella prima squadra, dove c’è bisogno di punti Uci anche per dare risposte agli sponsor che investono. Qui si pensa a crescere. La mia ad esempio è stata la prima vittoria in assoluto del team, ma non per questo le cose sono andate male, sappiamo tutti di lavorare per un progetto più grande.

Oioli nel 2021 era stato 5° agli europei e 7° ai mondiali. Ora vuole un’altra chance
Oioli nel 2021 era stato 5° agli europei e 7° ai mondiali. Ora vuole un’altra chance
La tua stagione è quindi finita al meglio…

Sì, le gare sono terminate, ora farò ancora qualche uscita di… decantazione in bici e poi un paio di settimane di totale stop per andare in vacanza. Non di più, poi riprenderò gradatamente con palestra e mtb per ritrovare un po’ di brillantezza in vista della preparazione invernale.

Che obiettivi ti poni per il 2024?

Uno solo e non è una gara specifica. Voglio passare professionista a fine anno, guadagnarmi la mia chance fra i grandi. La scelta di fare tutto il triennio di categoria la reputo indovinata, obiettivamente a oggi quel salto ancora non è nelle mie corde. Vorrei un 2024 più brillante, magari tornare in nazionale ma non come quest’anno, dove non potevo fare altro che aiutare i compagni. Vorrei farlo da protagonista, ancor meglio se all’europeo o al mondiale.

Giro d’Algeria, l’avventura di Portello e dei continental Q36.5

14.03.2023
5 min
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Saltare dal freddo di questi giorni in Italia ai 30 gradi di Algeria non è cosa da poco. Molti partecipanti al Tour d’Algerie (7-16 marzo) hanno sofferto per l’escursione termica, non Alessio Portello, che nei primi giorni di gara ha subito portato a casa un bel secondo posto, legittimando le attese della squadra (in apertura foto Facebook/Tour d’Algerie Cyclisme). Portello è portacolori del team continental della Q36.5: abbiamo già avuto modo di parlare a più riprese del nuovo progetto di Douglas Ryder, che passa anche per la formazione “delfina” di quella professional che, nei propositi del dirigente sudafricano, dovrebbe tornare in pochi anni nel WorldTour rimpiazzando il ricordo della Qhubeka.

Un progetto del quale fa parte anche la squadra giovanile, diretta emanazione proprio del Team Qhubeka in carovana fino allo scorso anno. Portello, che nel team è approdato quest’anno, fa un po’ da testimonial.

«C’è una bella atmosfera – ammette il friulano – questa è la prima trasferta estera che facciamo, ma d’altronde la stagione è appena iniziata e io avevo fatto appena due gare prima di partire, iniziando comunque subito bene con il 2° posto a Misano dietro Bruttomesso».

Così Portello coglie la seconda posizione dietro Reguigui nella terza tappa
Così Portello coglie la seconda posizione dietro Reguigui nella terza tappa
Non una gara di poco conto considerando che dura 10 giorni…

E dopo c’è una classica, la più importante del posto. Noi siamo partiti per fare bene, ma senza alcuna pressione addosso, è un po’ questo il segreto della nostra squadra. I risultati devono arrivare in maniera naturale, senza diventare un assillo. L’importante è fare bene tutto quel che serve durante la gara, affrontarla con l’atteggiamento giusto.

Com’è il rapporto con i direttori sportivi?

Ottimo, come detto non ci assillano, ma sono molto presenti. Anche in Algeria, dopo cena ci si riunisce sempre per almeno mezz’ora per analizzare quel che si è fatto e la tappa successiva, le sue caratteristiche, le tattiche da adottare, i ruoli di ognuno. Diciamo che la corsa inizia realmente da lì.

Daniele Nieri è il diesse del team, ha fortemente voluto il friulano credendo nelle sue capacità
Daniele Nieri è il diesse del team, ha fortemente voluto il friulano credendo nelle sue capacità
Come sei arrivato alla Q36.5?

E’ stato Daniele Nieri a volermi, ha spinto tanto perché scegliessi questa strada e il mio procuratore Johnny Carera era pienamente d’accordo, approvava l’idea di portarmi in questa squadra per fare tanta esperienza per il futuro. E’ un passaggio obbligatorio per continuare a crescere. Io ho cambiato spesso team e tutti mi hanno dato qualcosa, anche Borgo Molino fra gli junior e la Zalf dove ho militato le ultime due stagioni.

Che differenze ci sono fra quest’ultima e il team attuale?

La principale è la scelta del calendario, che è un po’ una differenza di filosofia. La Zalf affronta un calendario prevalentemente italiano, alla fine ci si ritrova a gareggiare sempre gli stessi, i nomi non cambiano se si guarda bene gli ordini di arrivo. La Q36.5 punta invece su un calendario estero proprio per mettere i suoi corridori ogni volta di fronte a qualcosa di diverso. Spesso capita di confrontarsi con atleti molto più esperti, capaci, che vanno più forte. Ma fa parte del gioco e serve a migliorare.

Il team Q36.5 in gara in Algeria, con Portello, Sandri, Oioli, Mosca, Amari (ALG) e Steadman (RSA)
Il team Q36.5 in gara in Algeria, con Portello, Sandri, Oioli, Mosca, Amari (ALG) e Steadman (RSA)
Siete un team molto variegato…

Sì, come per la squadra maggiore la maggioranza relativa è italiana, siamo in 4, poi ci sono 3 eritrei, 2 colombiani, un algerino, uno svizzero e un sudafricano. E’ una bella commistione di culture e non nascondo che anche questo mi piace, come il fatto che fra noi si parla inglese. Sono valori che vanno al di là del puro fatto sportivo. Inoltre facendo la vita del corridore itinerante, quelle differenze iniziali vanno progressivamente ad annullarsi.

Ci sono contatti con la squadra professional?

Continui! Lo stesso Ryder si interessa, ha uno stretto rapporto con Nieri e con Kevin Campbell, altro diesse. L’idea di base è che il team è unico, poi diviso in base alle regole Uci, ma facciamo tutti parte dello stesso progetto e stando qui c’è la possibilità di imparare e un domani approdare alla squadra principale. La cosa che mi piace è che ti fanno davvero sentire parte di questo progetto.

Oioli è stato per due tappe leader in classifica. Ora Sandri si trova a 2″ dal leader francese Hennequin
Oioli è stato per due tappe leader in classifica. Ora Sandri si trova a 2″ dal leader francese Hennequin
Il percorso algerino ti si adatta?

Per le prime tappe sì, infatti ero stato portato come velocista della squadra insieme ad Hamza che corre in casa. Ho conquistato una piazza d’onore e altre tre top 10, credo di aver fatto il mio dovere, ma si può sempre migliorare. Mi sono trovato bene soprattutto nella parte desertica del Giro, la seconda è verso Nord, la catena montuosa e lì sono altri i corridori chiamati a emergere.

Che cosa ti aspetti, anche oltre il ritorno dall’Algeria?

Spero in qualche vittoria, non una in particolare e magari richiamare l’attenzione su di me, anche per una maglia azzurra. Quel che conta comunque è farmi vedere e imparare il più possibile, non si finisce davvero mai…

Oioli alla Qhubeka: le ragioni di una scelta inattesa

12.11.2022
5 min
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Di Manuel Oioli si parlava giorni fa con Carlos Barredo, commentando il destino di chi cresce talenti e spesso se li vede portare via. Il piemontese (in apertura durante le recenti vacanze a Tenerife) è cresciuto nella Bustese Olonia, il team juniores collegato alla Eolo-Kometa. Poi è passato under 23 alla Fundacion Contador e nel 2022 ha corso il primo anno fra i dilettanti. E mentre già si pensava che sarebbe cresciuto nel team spagnolo per diventare pro’ alla Eolo-Kometa, ha fatto i bagagli e si è trasferito al Team Qhubeka, vivaio della Q36.5.

Secondo Barredo, preparatore della Eolo-Kometa, la spiegazione potrebbe stare nel senso di strade chiuse provato da Oioli. E allora a lui ci siamo rivolti, per capire attraverso le sue parole le ragioni di una scelta che ha preso in contropiede Basso, che su Manuel puntava parecchio.

Oioli ha 19 anni. Nel 2021 ha vinto 6 corse al secondo anno da junior. Nel 2022, complici gli esami di maturità e il calendario spagnolo seguito dalla Fundacion Contador, non si è visto molto in Italia. Ha comunque centrato un secondo posto di tappa nella Vuelta Madrid, un terzo alla Vuelta Extremadura e uno alla Vuelta Salamanca, oltre ad altri 6 piazzamenti nei dieci.

Al Lunigiana del 2021, secondo anno da junior, Oioli ha vinto due tappe. Qui a Fosdinovo
Al Lunigiana del 2021, secondo anno da junior, Oioli ha vinto due tappe. Qui a Fosdinovo
Secondo Barredo stavi bene, invece te ne vai…

Non mi pento di aver fatto l’anno alla Eolo, perché comunque è stata un’esperienza internazionale. Praticamente l’80 per centro della mia stagione l’ho fatto in Spagna, quindi è stata una cosa completamente nuova e questo non può che essere positivo. Però è anche vero che l’esperienza internazionale non può limitarsi al correre tante volte in Spagna, prendendo ogni volta un aereo, in gare che in realtà non hanno un livello più alto di quelle italiane. In più sono gare che per la maggior parte non sono troppo adatte a me. Sono spesso gare con salite lunghe, comunque più da scalatori. Insomma, non serviva andare così lontano per trovare un’attività di questo tipo.

Attività poco adatta?

L’unica cosa positiva è che forse ci sono più corse a tappe, quello sì. Ce ne sono tante in Spagna e poche in Italia. Una squadra come la Qhubeka, oltre a fare tutto il calendario italiano, fa anche diverse gare a tappe all’estero. E questa per me è una cosa abbastanza importante.

Oioli ha svolto la trafila degli juniores alla Bustese Olonia con Marco Della Vedova come diesse (foto Instagram)
Oioli ha svolto la trafila degli juniores alla Bustese Olonia con Marco Della Vedova diesse (foto Instagram)
Perché andare alla Qhubeka?

Ormai si è saputo che ho parlato sia con loro sia con la Groupama, che però mi ha tenuto a lungo senza farmi sapere niente. Così alla fine ho preferito andare in una squadra che mi volesse davvero. Ho conosciuto Daniele Nieri e ho subito visto un interessamento vero. Mentre con Groupama l’interessamento c’è stato all’inizio, poi sono spariti. Piuttosto che rischiare di arrivare a ottobre senza squadra, ho preferito andare sul sicuro. In una squadra che sono sicuro che mi vuole.

Avete già parlato di programmi?

L’inizio di stagione per alcuni sarà già a fine gennaio. Credo con la professional, ma non ne sono sicuro. Poi la squadra farà chiaramente il calendario internazionale in Italia, delle gare nazionali e altre a tappe soprattutto in Francia. Questa secondo me è la cosa più importante. Ho capito che le corse a tappe sono le più importanti da fare. Ti danno un’altra gamba e questo è quel che mi premeva di più. Mi piacerebbe fare il Giro d’Italia, se lo organizzeranno.

Alla Fundacion avevi la strada spianata verso la Eolo-Kometa, qui c’è la Q36.5, ugualmente una professional…

Il progetto sembra solido, perché comunque alle spalle della nostra squadra sembra di vedere fondamenta solide. Il team manager (Ryder Douglas, ndr) ha avuto anni di esperienza WorldTour, mentre il main sponsor è davvero solido. Io non l’ho ancora conosciuto di persona, ma Manuel (Quinziato, il suo procuratore, ndr) mi ha detto che è un suo amico e lui mi ha rassicurato molto. Sono entrambi di Bolzano.

Oioli, foto dal primo ritiro 2022 della Fundacion Contador U23 a Oliva
Oioli, foto dal primo ritiro 2022 della Fundacion Contador U23 a Oliva
Cambia qualcosa a livello di preparazione per l’inverno? 

Il nostro preparatore è sudafricano di origine olandese. Non so se viva proprio a Lucca o ci trascorra dei lunghi periodi. Quanto alla preparazione, non cambierò molto. Farò palestra e poi la porterò avanti anche durante la stagione, ma quello lo facevo già l’anno scorso. Quindi nei primi 10 giorni, farò magari un po’ di attività alternative. Prima andrò a correre a piedi e camminare, poi più avanti comincerò ad andare in bici.

Hai un’idea di quali obiettivi potresti puntare?

Per me il 2023 sarà ancora una novità. L’anno scorso avevo ancora la scuola, quindi d’inverno ho provato a fare il più possibile, però non era facile con il buio che arrivava presto e il tempo che non avevo. Invece quest’anno, non avendo limitazioni visto che non vado all’università, faccio solo il ciclista. Sicuramente potrò lavorare meglio. 

Sei andato via soltanto per il calendario?

Uno dei fattori è quello. Un altro è che l’offerta di Qhubeka è migliore di quello della Fundacion Contador. Inoltre essendo continental, sarà più facile partecipare alle gare con i professionisti. Offerta migliore vuol dire anche che a vent’anni vorrei guadagnare qualcosa e non dover chiedere per ogni cosa i soldi a casa. E la politica della Fundacion è che gli U23 non devono essere pagati. Per cui, visti tutti gli aspetti, ho preferito cambiare squadra. Se però avessero cambiato idea, magari sarei rimasto. Alla fine non avevo grandi problemi. 

Oioli ha corso per la maggior parte del 2022 in Spagna: la Fundacion Contador svolge lì la maggior parte della sua attività
Oioli ha corso per la maggior parte del 2022 in Spagna: la Fundacion Contador svolge lì la maggior parte della sua attività
Sei già stato a conoscere il ritiro di Lucca?

Sarei dovuto andare in Toscana proprio in questo weekend, ma ho avuto per giorni le placche in gola, sono sotto antibiotici, quindi non sono andato. Ci tornerò, come so che spiegheranno anche a me il progetto che c’è dietro Qhubeka. Non so bene precisamente quanto dovrò stare a Lucca durante l’anno, però da quanto mi ha detto Daniele Nieri, più si sta giù e più loro sono contenti. Non sei obbligato a stare tutto l’anno in ritiro, si può tornare a casa quando si vuole. Però diciamo che passerò molto tempo con la squadra.

Hai già ricevuto la nuova bici?

Non ancora. Adesso vado in giro con una che avevo a casa, perché l’Aurum me l’hanno ritirata subito. Le Scott con cui correremo dovrebbero arrivarmi entro un paio di settimane.

Le regole di Barredo per il ciclismo che cambia

09.11.2022
6 min
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«Mio papà era muratore. E quando cominciava a costruire una casa – dice Barredo ricorrendo a una metafora – partiva da terra e gradualmente arrivava al tetto. Con i corridori è lo stesso. Bisogna cercare di garantire lo sviluppo fisico e anche psicologico, per arrivare alla maturità giusta e passare professionisti. Ognuno ha il suo tempo. Ma il ciclismo è cambiato tanto. Quando parlo con i ragazzi, faccio spesso i nomi di quelli che sono passati troppo presto e non sono andati lontano…».

Dopo aver smesso di correre, Carlos Barredo si è preso un anno sabbatico, si è iscritto all’Università di Madrid e si è laureato in Scienze Motorie. E dopo aver chiuso la fase di preparazione con un master all’Università di Bilbao su Leadership e Innovazione Sportiva, è diventato allenatore. Inizialmente con un suo centro, in cui seguiva juniores e dilettanti, finché nel 2017 lo hanno chiamato dalla Fundacion Contador ed è entrato a farne parte.

Dal 2017 Barredo è entrato nell’orbita della Fundacion Contador e poi della Eolo-Kometa
Dal 2017 Barredo è entrato nell’orbita della Fundacion Contador e poi della Eolo-Kometa

Lo stesso metodo

Oggi Carlos, asturiano 41enne di Oviedo, è il coordinatore dei preparatori della Eolo-Kometa, dopo aver lavorato con gli juniores e gli under 23.

«Vista la struttura che abbiamo creato – spiega nel suo ottimo italiano – ho avuto l’idea di mischiare tutto, per avere uno staff verticale sulle varie categorie, in modo da seguirli gradino dopo gradino. All’inizio, visto che il budget era limitato, facevo gran parte del lavoro, poi abbiamo iniziato a inserire personale e io sono diventato supervisore di tutti e allenatore di alcuni. La cosa importante è che usiamo tutti lo stesso metodo di lavoro».

Un punto di vista interessante, visto che si fatica a definire i confini della preparazione fra categorie giovanili e professionisti.

E’ difficile far capire ai più giovani che certi tempi sarebbe meglio rispettarli. Basta che accendi la tivù e vedi ragazzi di 19 anni che sono davanti e in certi casi dominano la corsa. E’ la vera battaglia che stiamo facendo. Prendiamo Piganzoli e Tercero, i due ragazzi che passeranno con la Eolo-Kometa nel 2023, dopo aver corso con la continental. Sicuramente potevano passare anche nel 2022 e magari sarebbero andati pure forte. Ma poi siamo certi che negli anni successivi avrebbero tenuto lo stesso rendimento? Avrebbero avuto la solidità che hanno sviluppato con un anno in più fra gli under 23? Io non credo…».

Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli (come lui Tercero) è il primo corridore nato nel vivaio della Fundacion Contador a passare nella Eolo-Kometa (Foto Zoe Soullard)
Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli è il primo corridore della Fundacion Contador a passare nella Eolo-Kometa (Foto Zoe Soullard)
Non tutti infatti si lasciano convincere, Oioli per esempio va alla Qhubeka…

Non ho capito perché, Oioli sembrava contento. Non so neanche se sperasse di passare direttamente e non avendo trovato strada libera, ha voluto cambiare. Abbiamo la stessa situazione con Marcel Camprubì, un ragazzo catalano di 21 anni, che andrà pure alla Q36.5. E’ difficile quando cresci un vivaio, che i talenti rimangano. Spesso lavori per gli altri…

Il ciclismo va veloce.

Cambia di anno in anno. Ora i professionisti vanno forte dalla partenza all’arrivo. Non si scherza più, è tutto controllato. I record vengono abbattuti. Ho visto i numeri di Landa e Hindley sul Santa Cristina al Giro 2022 ed erano più alti di quelli con cui si vinceva il Tour. Infatti al Tour è arrivato Vingegaard e ha fatto altri record. Ogni anno si va più forte, perché prima erano poche le squadre con una grande organizzazione, ora sono tutte livellate.

Come si fa se non hai alle spalle certe strutture?

Ho una massima, che ripeto spesso. Posso avere anche la migliore idea di allenamento, ma serve a poco se non conosco bene l’atleta. Devi conoscere le potenzialità di ognuno e lavorarci perché migliorino, ma senza portarli all’estremo. Non si deve avere la pretesa di arrivare a un livello che non è loro, forzando la mano, per inseguire chissà cosa. Noi possiamo fare delle belle corse e dietro c’è ogni giorno un grandissimo lavoro e un ambiente meno freddo che in altre squadre. Cerchiamo di parlare per avere tutto sotto controllo e capire su cosa intervenire.

Barredo si vede raramente alle corse, lavora spesso nei ritiri (foto Maurizio Borserini)
Barredo si vede raramente alle corse, lavora spesso nei ritiri (foto Maurizio Borserini)
Esci in bici con i tuoi atleti?

Tutto quello che ho pedalato mi basta (Barredo è stato pro’ dal 2004 al 2012, ndr). La bici la uso quando sono a casa per sgombrarmi la testa. Ma quando si parla di lavoro, l’unico protagonista deve essere l’atleta. Noi che lavoriamo con loro, abbiamo già avuto la nostra parte di riflettori.

E’ cambiato anche il modo di allenarsi?

La differenza la vedi nella periodizzazione, nel senso che non è più possibile parlare di pre-stagione. La stagione inizia subito e in questa fase si lavora sul volume, poi ci si sposta verso la qualità. Ci sono corridori che per la loro esperienza fanno meno quantità e iniziano subito sulla brillantezza. Una cosa che cerchiamo di fare è farli lavorare in base a quello che troveranno in gara. E’ una cosa che si fa in tutti gli sport. Cerchiamo di contestualizzare l’allenamento in base al percorso di gara.

Diciamo due parole su Fortunato? Cambierà qualcosa nel 2023?

Si cambia sempre. Nel 2022 Lorenzo è stato più solido dell’anno prima. Ha rischiato di vincere la prima corsa alla Ruta del Sol ed è arrivato sesto al Giro dell’Emilia. Competitivo tutto l’anno. I dati evidenziano il passo avanti, per cui continueremo a fare lo stesso tipo di lavoro, togliendo semmai quello che abbiamo visto non gli ha dato grossi benefici.

Fortunato ha numeri da grande scalatore e capacità di soffrire, ma la crono è un punto molto debole
Fortunato ha numeri da grande scalatore e capacità di soffrire, ma la crono è un punto molto debole
Lo vedi davvero al livello della classifica del Giro?

Sicuramente è un corridore che può fare dei grandi risultati, ma anche se adesso qualcuno storcerà il naso, per fare classifica gli manca troppo la crono ed è qualcosa su cui deve lavorare. E poi deve essere più sveglio in corsa, ma per il resto ha capacità di sofferenza e numeri da grande scalatore. Peccato per le cadute, quest’anno è stato davvero sfortunato.

Solo sfortuna?

Gli ho raccontato di un giorno al Tour in cui caddi quattro volte nella stessa tappa. Sono cose che possono capitare ed era imprevedibile al Lombardia che la borraccia caduta a uno davanti attraversasse mezzo gruppo e finisse sotto le sue ruote…

Si lavora per il primo ritiro?

Esatto, dal 12 al 21 dicembre a Oliva, in Spagna. Il grosso del mio lavoro si svolge dietro le quinte, solo qualche volta mi vedete alle corse. Due anni fa feci tutto il Giro nell’ammiraglia che va davanti sul percorso, altrimenti è più facile trovarmi su qualche salita, facendo test coi ragazzi…

Juniores con la valigia: qualche domanda da parte di Basso

26.08.2022
5 min
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Il tema dei ragazzi italiani che fanno valigia e diventano U23 nei vivai delle WorldTour europee tocca da vicino sicuramente le continental di casa nostra e di riflesso le professional. Il team di Basso e Contador quel meccanismo l’aveva studiato e messo in atto anni fa. Prima come continental affiancata alla Trek-Segafredo e poi, da quando è diventato Eolo-Kometa, creando una filiera che parte da alcuni team juniores, passa per la Fundacion Contador U23 e si conclude fra i pro’. Il responsabile del settore giovanile è Dario Andriotto, ma su tutto c’è l’occhio di Ivan Basso che su questo tema abbiamo voluto sentire. Soprattutto da quando si è sparsa la voce (non ancora confermata) che Manuel Oioli, preso da junior alla Bustese e ora in forza alla Fundacion Contador, il prossimo anno potrebbe partire per la continental di una WorldTour.

«Il progetto giovanile – conferma Basso, in apertura con Rivi al Giro 2022 – lo abbiamo sviluppato anni fa, poi è stato ripreso da squadre più forti. Noi abbiamo aperto la strada, loro hanno disponibilità superiori e alle spalle dei team sicuramente più grandi. Il vero nodo è il budget e trovare risorse è il mio compito per garantire un futuro alla mia squadra. Noto però che mentre prima chiamavi un giovane di 17 anni e riuscivi a incontrarlo, magari anche con i suoi genitori, oggi se ti va bene ci parli al telefono, altrimenti ti dice di sentire il suo manager. E devo dire che a un certo punto ne faccio proprio una questione di rispetto…».

Oioli è approdato quest’anno alla Fundacion Contador U23, dopo aver corso alla Bustese, suo vivaio
Oioli è approdato quest’anno alla Fundacion Contador U23, dopo aver corso alla Bustese, suo vivaio
Perché le altre squadre sono più attrattive?

Me lo chiedo anche io. E’ chiaro che la Jumbo Visma ha riprodotto e anche bene il format che fu della Mapei o della Liquigas. In questa fase sono osservatore interessato e tifoso, dato che mio figlio è al secondo anno da allievo. E anche se di lui si occupa Andriotto, se gli chiedi dove voglia andare, parla anche lui della Jumbo. Ma le mie domande sono altre.

Quali?

Sono pronti ragazzi di 17-18 anni per un’esperienza così elevata? Il vecchio sistema non funziona più? Il format in cui sono cresciuti Nibali e Viviani, per fare due nomi, è superato oppure si tratta di un’infatuazione collettiva?

Tu cosa pensi?

Io ho la coscienza di lavorare con i giovani nel modo giusto. “Juanpe” Lopez e Carlos Rodriguez (uno alla Trek-Segafredo e l’altro alla Ineos Grenadiers, ndr) li abbiamo persi perché non avevamo ancora la squadra pro’. I primi che arriveranno alla Eolo-Kometa avendo fatto tutto il percorso con noi saranno Piganzoli e Tercero, che hanno scelto di fidarsi e firmare, nonostante li abbiano cercati 7-8 squadre WorldTour. Ho parlato però con un corridore che mi piace e ho capito che è più attratto dall’esperienza internazionale.

E’ comunque una scelta legittima.

Assolutamente, purché sappiano cosa vogliono. Io volevo correre alla Carrera con Chiappucci, avevo le idee chiare. Dove ti senti felice di correre? Se sono felici di andare in Olanda oppure in Francia alla Groupama, abbiamo finito di parlare. Ci sono genitori che mi chiamano per chiedere se devono prendersi un procuratore: io invece credo che a 18 anni abbiano bisogno di Zanatta e Basso. Come credo ad esempio che Colleoni e Conca avrebbero avuto vantaggi dal fare i primi due anni con l’Androni, al posto di andare subito nel WorldTour. Fermo restando ad esempio che per i francesi ho ammirazione, dato che fanno passare 8 ragazzini in prima squadra.

Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli passerà professionista con la Eolo-Kometa, dopo essere cresciuto nel suo vivaio (Foto Zoe Soullard)
Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli passerà professionista con la Eolo-Kometa, dopo essere cresciuto nel suo vivaio (Foto Zoe Soullard)
Tutto questo rende difficile gestire la squadra?

Non sono frustrato né avvilito. Non mi sono esaltato quando abbiamo vinto sullo Zoncolan e non mi deprimo adesso. Il problema è di budget, so bene che con il nostro non posso sfidare sullo stesso terreno squadre da 30 milioni l’anno. Posso lottare per diventare una grande professional e arrivare davanti nel ranking, ma in questo non ci ha aiutato il fatto di essere nati nella stagione del Covid, pur avendo sponsor che sono con noi da cinque anni. Quello che aspetto di vedere è il seguito di queste giovani carriere.

In che senso?

Non tutti sono adatti per certi ambienti così lontani dalla nostra cultura. E non tutti i grandi team, hanno spazio perché i ragazzi facciano una buona attività. Allora, come nel calcio, non si potrebbe ragionare sull’affidarli a squadre più piccole come la nostra perché facciano esperienza in corse di livello e magari guadagnino valore? Perché in Italia adesso la situazione è sotto gli occhi di tutti.

Le porte della Eolo-Kometa si schiuderanno anche per Fernando Tercero
Le porte della Eolo-Kometa si schiuderanno anche per Fernando Tercero
E com’è?

Siamo come una famiglia che vive con i soldi misurati e deve stare attenta a tutto. Facciamo fatica a prendere quelli buoni perché costano troppo, proviamo a tenerci stretti quelli che abbiamo fatto crescere e cerchiamo dei giovani che ci credano. Non è affatto detto però che chi ha tanti soldi automaticamente lavori meglio. Non confondiamo fra l’esperienza internazionale di fare le corse all’estero con l’andare a viverci. Non è affatto la stessa cosa.

Oioli: tra maturità e ciclismo, ecco il suo primo anno da under 23

21.08.2022
5 min
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Manuel Oioli è uno dei ragazzi promettenti del nostro ciclismo giovanile (in apertura foto Instagram). Nato e cresciuto a Borgomanero, a due passi dal Lago Maggiore, quest’anno è passato under 23, con la maglia della Fundacion Contador, anticamera della professional Eolo-Kometa. Il suo debutto nella categoria under 23 sta proseguendo in maniera lineare, ed ora che ha finito la scuola può concentrarsi sulla bici

«Mi sono diplomato il mese scorso – ci dice dall’altra parte del telefono – a luglio, al liceo linguistico, con 76 su 100, un bel risultato se si considera anche l’impegno del ciclismo».

Oioli, qui in primo piano, è al primo anno alla Fundacion Contador, il team under 23 legato a Eolo-Kometa (foto Instagram)
Oioli è al primo anno con la Fundacion Contador, il team under 23 legato a Eolo-Kometa (foto Instagram)
Com’è stato conciliare la scuola con gli impegni sportivi?

Devo dire che è stato abbastanza semplice, la squadra non mi ha mai fatto pressione, anzi, mi metteva tutto a disposizione. Sono stato io che ho deciso di dare un minimo di priorità al ciclismo e in questo la scuola mi ha dato una mano. 

In che senso?

Essendo un atleta di interesse nazionale, tutte le assenze fatte per attività sportiva non mi sono state contate. Mi sono dovuto accordare io con i dirigenti scolastici e gli insegnanti, mi è stata concessa più libertà anche in classe, avevo le interrogazioni programmate, così come le verifiche. Vi faccio un esempio: se la domenica ero impegnato in una gara, il giorno dopo a scuola non mi avrebbero potuto interrogare. Questo è stato utile per far coincidere tutti gli impegni. 

Manuel ha corso molto in Spagna, dove ci sono tante corse a tappe, utili per la crescita dell’atleta (foto Instagram)
Manuel ha corso molto in Spagna, dove ci sono tante corse a tappe, utili per la crescita dell’atleta (foto Instagram)
Sembra che tu sia riuscito a farlo bene…

Sì, a livello scolastico sono molto soddisfatto, e direi anche per quanto fatto in inverno come preparazione. Il problema più grosso è l’inverno, più o meno fino a febbraio, quando le giornate sono corte. Mangiavo spesso a scuola e andavo direttamente ad allenarmi, quando dovevo fare i lunghi uscivo una o due ore prima. Alla fine la grande “problematica” per noi primi anni è la scuola, ovviamente rispetto ai ragazzi più grandi qualcosa in meno ho fatto. 

Come è andato l’adattamento?

Sta andando come me lo aspettavo, ho fatto dei buoni piazzamenti in qualche gara. Il ritmo ed il modo di correre è diverso, si alza un po’ il livello e ci vuole un po’ di tempo in più per adattarsi. Io sono un corridore che per fare fruttare quanto di buono fatto in preparazione deve correre, altrimenti non miglioro. 

Nel 2021 Oioli ha disputato il mondiale di Leuven, raccogliendo un 7° posto
Nel 2021 Oioli ha disputato il mondiale di Leuven, raccogliendo un 7° posto
Sei in una squadra spagnola che corre sia in Spagna che in Italia, come avete gestito i tuoi impegni?

A livello logistico le trasferte le organizza la squadra, solitamente voliamo in Spagna due giorni prima della gara, dormiamo nell’appartamento del team che si trova poco fuori Madrid e poi si corre. Come modo di correre c’è tanta differenza tra Italia e Spagna, da noi le corse sono frenetiche e nervose. Mentre in Spagna c’è più controllo, più tranquillità, si ha un modo più lineare di vivere la corsa. 

Ci sono altre differenze?

Una in particolare. In Spagna si fanno tante corse a tappe, io tra giugno e luglio ne ho corse quattro. In Italia non ne abbiamo quattro nemmeno in tutto il calendario, questa è la pecca principale a mio modo di vedere. Fare le gare a tappe ti dà una marcia in più, la crescita la senti subito, impari la gestione delle forze, il recupero…

In Italia hai corso poco, però hai fatto il Trofeo Piva, tua unica corsa internazionale, che ne pensi?

Che in Italia il livello è più alto rispetto alla Spagna. Nel giorno del Piva io non stavo particolarmente bene, in più soffro il freddo ed aveva anche nevicato, diciamo che non era la mia giornata. La cosa migliore sarebbe fare tante corse a tappe in Italia, questa sarebbe l’attività che mi piacerebbe fare. 

Quando torni a correre in Italia noti delle differenze?

Mi manca il ritmo di corsa che c’è da noi, non riesco a gestire bene i cambi di ritmo e gli scatti continui. Per questo mi piacerebbe correre di più qui, ma se devo scegliere tra una corsa a tappe in Spagna o una gara di un giorno in Italia, scelgo la prima

Il piemontese ha disputato con la sua rappresentativa regionale il Giro della Lunigiana 2021, vincendo due tappe su quattro
Il piemontese ha disputato con la sua rappresentativa regionale il Giro della Lunigiana 2021, vincendo due tappe su quattro
Con la Fundacion Contador come va?

Siamo 15 corridori, un numero più che sufficiente per il calendario che facciamo, ci troviamo spesso a fare doppia attività. La squadra è divisa tra italiani e spagnoli, ma ci mischiamo senza problemi. Se mi doveste chiedere di dirvi qualche differenza tra i due gruppi non ne troverei. 

Il progetto per gli atleti di primo anno come te com’è gestito?

L’obiettivo della squadra per corridori di primo anno è di fare tra i 30 ed i 40 giorni di corsa. Ad inizio anno ho avuto qualche difficoltà in più perché non ho corso molto, mentre d’estate mi sono sentito meglio. Noi italiani abbiamo un preparatore italiano che è meglio, anche solo per le comunicazioni. Quando andiamo a correre in Spagna però il nostro diesse di riferimento è spagnolo ovviamente. 

E da qui a fine stagione?

Ad agosto la squadra ha optato per un periodo di riposo, da questa settimana inizierò ad allenarmi in maniera più intensa per farmi trovare pronto alle gare di settembre ed ottobre. Farò altre corse a tappe in Spagna e poi qualche gara in Italia, ma non conosco ancora bene i miei impegni.

Punto sui rapporti e debutto alla San Geo: il ciclismo di Oioli

12.02.2022
4 min
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«Sto cercando di adattarmi ai nuovi rapporti – dice Manuel Oioli, appena diventato under 23 con la Fundacion Contador, vivaio della Eolo-Kometa – ma il problema non è tanto in allenamento, quanto quello che succederà in gara. Intanto faccio anche dei lavori a bassa cadenza…».

Quinto agli europei, settimo ai mondiali, vincitore di due tappe al Lunigiana, il piemontese è uno degli azzurrini da far crescere con i crismi giusti per le potenzialità che ha mostrato. Alla larga da titoli troppo altisonanti e paragoni che ad ora possono solo creare imbarazzo. Però una cosa si può dire: Manuel ha cervello e sa usarlo.

«Su questa cosa dei francesi e i tanti che in Nord Europa corrono con i rapporti liberi anche da juniores – dice – ho cercato di sentire più pareri per farmi un’idea e alla fine secondo me serve una via di mezzo. Lo ha detto anche il cittì Salvoldi. Magari il 52×14 è superato e allora si potrebbe passare al 53, mantenendo però dietro il 14. Andare col rapporto libero magari non è un problema per i 5-6 che fanno il mondiale e magari sono più forti anche fisicamente, ma potrebbe danneggiare i ragazzi meno sviluppati che hanno bisogno di più tempo per venire fuori».

Come ti va di solito con i passaggi di categoria?

Ho sempre fatto fatica, devo prendere le misure. Per cui se per maggio-giugno non avrò già fatto risultato, non mi fascerò la testa. Anche perché ho la scuola e devo mettermi sotto per riuscire a fare tutto.

Ai mondiali di Leuven, Oioli ha centrato il settimo posto, dopo il quinto agli europei di Trento
Ai mondiali di Leuven, Oioli ha centrato il settimo posto, dopo il quinto agli europei
Come è fatta la tua giornata?

Sempre uguale, tranne quando sono in ritiro. Scuola 8-14, poi ho la patente per cui arrivo presto a casa. Mi cambio e vado in bici. Sto fuori fino alle 17,30-18, poi rientro e faccio i compiti o quello che c’è da fare. Sono al Liceo Linguistico, non so se per la maturità dovrò mettere un po’ via la bici, ma non credo. Serve volontà. Certo non avrò la media del 10, ma il 7 riesco a portarlo a casa. La scuola mi viene incontro, non conteggiando le assenze dei ritiri. E per il resto, almeno fino a giugno correrò solo in Italia e nei fine settimana.

Insomma, tutto già definito?

Ci provo. L’unico intoppo è stato il Covid durante le vacanze di Natale, ma ora sembra tutto a posto. Ho fatto le visite, ho ottenuto l’idoneità, ma non nascondo che soprattutto all’inizio a livello respiratorio un po’ ne ho risentito.

Oioli premiato per il secondo successo al Lunigiana assieme al tecnico del Piemonte, Francesco Giuliani
Oioli premiato per al Lunigiana con il tecnico del Piemonte, Francesco Giuliani
Che cosa è cambiato nella preparazione rispetto allo scorso anno?

Sono cresciute qualità e quantità. Faccio tanti più chilometri, perché le corse saranno più lunghe e lavori specifici ad alta intensità che al secondo anno da junior magari si facevano da marzo-aprile. Ho messo i rapporti… da grandi a fine stagione e sto lavorando bene. La squadra mi piace. E’ molto internazionale, c’è tanta professionalità in tutti i ruoli, siamo seguiti in tutto.

La Bustese Olona da cui vieni è un loro vivaio: un sistema che funziona?

Dico decisamente di sì. Lavoro con persone come Dario Andriotto che mi conosce da quattro anni e non nascondo che ho corso per tutto il 2021 sapendo che questa porta per me sarebbe stata aperta. Le cose possono cambiare, ma è stata una bella tranquillità. Sono andato alla Bustese proprio per questo.

Oioli è approdato quest’anno alla Fundacion Contador U23, dopo aver corso alla Bustese, suo vivaio
Oioli è approdato quest’anno alla Fundacion Contador U23, dopo aver corso alla Bustese, suo vivaio
In che modo Basso e Contador partecipano alla vita della squadra?

Ivan si interessa molto anche a noi di primo anno. Sono stato a casa sua per firmare il contratto e lo vediamo spesso con noi in bici. Alberto è preso totalmente dal progetto Aurum, dalle sue bici, ma soprattutto nei ritiri è venuto a trovarci. La squadra da quest’anno ha doppia affiliazione, ma resta sempre agganciata alla sua Fundacion, per cui ci sta vicino anche lui.

Da dove cominci?

Dalla San Geo e poi solo calendario italiano. Da sabato intanto siamo in ritiro a Oliva, in Spagna. C’è un bel caldo, è il modo giusto per avvicinarsi al debutto.