Gavazzi, quasi 38 e nessuna voglia di smettere

26.07.2022
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A quasi 38 anni Francesco Gavazzi è uno dei “grandi vecchi” del ciclismo nostrano. Nell’ambiente circolano voci che lo vorrebbero pronto ad appendere la bici al chiodo, ma ce lo vedete il valtellinese chiudere la sua carriera così, quasi di soppiatto? Soprattutto ora che ha trovato un ruolo che lo diverte e gli ha restituito la passione? Già, il segreto è tutto lì e Gavazzi non ha alcuna intenzione di mollare.

Approdato alla Eolo Kometa nella scorsa stagione, il lombardo che compirà 38 anni il 1° agosto vuole proseguire un altro anno almeno, continuando in quel ruolo di “chioccia” per i più giovani che ha caratterizzato la prima parte di stagione.

«Io nel complesso – dice – sono soddisfatto di come sono andate le cose. Finora ho corso tanto, ben 59 giorni, ma mi sono trovato subito bene nel team e soprattutto ho trovato nel ruolo di regista in corsa la mia giusta collocazione, che mi ha dato una forte spinta a continuare».

Gavazzi Eolo 2022
Il lombardo attorniato dai compagni: il suo ruolo di regista in corsa è tangibile
Gavazzi Eolo 2022
Il lombardo attorniato dai compagni: il suo ruolo di regista in corsa è tangibile
Ti pesa il fatto di essere entrato nei primi 10 solo in una tappa al Giro di Turchia?

Non particolarmente, anche se certamente avrei voluto qualcosa di più dal Giro d’Italia. Mi sarebbe servita una condizione più brillante di quella che effettivamente avevo. Non sempre si ha quel che si vuole, io comunque ho anche provato a entrare in qualche fuga ma senza fortuna, d’altronde non è stato un Giro nel quale c’erano molte occasioni per centrare la fuga giusta, serviva anche tanta fortuna. Il mio ruolo principale era comunque sostenere Albanese e Fortunato, i nostri uomini di punta.

Parliamo allora dei tuoi compagni iniziando da Albanese…

E’ andato davvero forte in questa prima parte di stagione, anche all’italiano è mancato pochissimo che centrasse la fuga e poi se la sarebbe giocata per il titolo. L’unico problema di Vincenzo è che gli manca la vittoria che lo sbloccherebbe anche mentalmente. E’ giovane, ancora molto giovane anche se ormai ha messo da parte qualche anno di esperienze, io dico che uno così veloce come lui che tiene bene anche in salita non può non vincere.

Albanese terzo a Jesi alle spalle di Girmay e Van der Poel, eccolo dietro in pieno sprint
Albanese terzo a Jesi alle spalle di Girmay e Van der Poel, eccolo dietro in pieno sprint
Pensi sia solo questione di testa?

Più che altro di fortuna. In Slovenia ad esempio, è sempre stato nei primi 10, ma lì Pogacar faceva il bello e il cattivo tempo. Alla Vuelta Asturias è andato fortissimo nell’ultima tappa, peccato che Simon Yates avesse centrato la fuga. Serve solo l’occasione giusta, ma io dico che è questione di tempo se mantiene una forma simile. Basta una vittoria, poi sarà un altro corridore…

Veniamo a Fortunato, tutti lo attendevano al varco al Giro…

Io ho vissuto la sua avventura passo dopo passo e posso dire che non è andato male. Bisogna guardare l’andamento del suo Giro togliendosi dalla mente quel che aveva fatto lo scorso anno. Stavolta correva per la classifica e aveva gli occhi degli avversari puntati addosso e meno spazio a disposizione, eppure è stato comunque protagonista. Lorenzo è giovane, sta maturando e acquisendo consapevolezza del suo valore e delle sue possibilità. Ad Aprica era andato veramente forte, ma non era la giornata ideale per cogliere l’obiettivo. Diamogli tempo.

Per Gavazzi il Giro di Fortunato non è stato poi negativo: deve prendere confidenza con il nuovo ruolo
Per Gavazzi il Giro di Fortunato non è stato poi negativo: deve prendere confidenza con il nuovo ruolo
Proprio il tempo è un argomento centrale nel ciclismo attuale, oggi tutti cercano il talento precoce. Tu, in base alla tua esperienza, pensi sia giusto o sbagliato?

Non c’è una risposta netta. Io penso a 10 anni fa e ai corridori che passavano allora. Quelli di oggi, anche i ragazzi che arrivano direttamente dagli juniores sono più strutturati e pronti, di un livello più alto, anche più evoluti dei coetanei di allora. Il problema vero è a livello mentale, perché il mondo dei professionisti è tutt’altra cosa. Farli passare presto può anche andar bene, ma poi vanno saputi gestire, per non stressarli troppo e dargli il tempo di imparare.

Che cosa farà Gavazzi ora?

Continuerà ad allenarsi per farsi trovare pronto per fine agosto, quando avremo in programma una trasferta in Slovacchia e poi tutte le corse del calendario italiano. Io vorrei continuare anche perché il progetto della squadra mi piace e mi coinvolge. Il fisico e la testa ci sono, almeno un altro anno posso tirare avanti per aiutare il team dal di dentro.

Gavazzi giro 2022
Gavazzi ha provato qualche fuga nelle fasi iniziali delle tappe del Giro, ma senza troppa fortuna
Gavazzi giro 2022
Gavazzi ha provato qualche fuga nelle fasi iniziali delle tappe del Giro, ma senza troppa fortuna
Come giudichi nel complesso questa stagione del team?

Forse sono mancate un po’ di vittorie, ma la crescita è evidente e il progetto, come ampiamente sottolineato da Basso e Contador, non va visto relativamente al singolo anno, ma in prospettiva. E’ chiaro che un successo cambia il modo di vedere le cose, ma tutto sta funzionando e soprattutto la struttura è davvero solida, un esempio.

Proviamo ad andare in là con la mente: che cosa vorresti allora dai prossimi mesi, tra la fine del 2022 e la prossima stagione?

Non ho grosse aspettative, voglio far bene con il team e aiutare gli altri perché ogni vittoria di squadra sarà anche la mia vittoria. Certo, poi se riuscissi a centrare un successo di tappa al Giro d’Italia 2023 sarebbe davvero la ciliegina sulla torta…

Fancellu e il ritorno alle corse: «Che emozione!»

16.06.2022
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Quanto può essere lungo un anno? La risposta giusta è 365 giorni, ma lo scorrere del tempo è soggettivo. Quando facciamo qualcosa che ci appassiona, il tempo ci scivola via dalle dita senza rendercene conto. Al contrario, nel momento in cui aspettiamo, diventa incredibilmente lento. Le lancette si appesantiscono e sembrano non girare più. Finora Alessandro Fancellu ha vissuto così questo suo ultimo anno.

Il giovane corridore in forza alla Eolo Kometa si era fermato nell’aprile del 2021 a causa di un male invisibile. Invano per mesi si erano cercate le risposte, ne avevamo parlato con lui e con Stefano Zanatta, suo diesse. Poi a settembre un incidente in allenamento aveva fermato nuovamente Alessandro, e nel 2022 si è aggiunta una doppia positività al Covid. Ma ora il corridore comasco ha ripreso a gareggiare con tanta continuità, e all’Adriatica Ionica Race è tornato ad assaporare la testa del gruppo.

Il Tour of the Alps è stata la sua ultima corsa del 2021, poi il black out. Eccolo con Bais e Fetter
Il Tour of the Alps è stata la sua ultima corsa del 2021, poi il black out. Eccolo con Bais e Fetter

Sensazioni via via migliori

Fancellu ha ripreso a correre con una buona continuità, fino ad ora ha totalizzato 28 giorni di gara. Guardando le statistiche si vede come pian piano stia sempre meglio e continui la sua risalita ad una condizione sempre migliore.

«All’Adriatica Ionica Race il livello non era dei più alti – dice – ma sono contento per come è andata». Alessandro ci parla da Nova Gorica, ieri è iniziato il Giro di Slovenia, la sesta corsa a tappe della sua stagione. «Sono riuscito a fare quello che la squadra mi ha chiesto, tappa dopo tappa. Noi tutti eravamo in appoggio a Fortunato e nella frazione del Grappa sono riuscito a rimanere per tanto tempo con lui dandogli una mano. Non posso pensare di passare dal non correre a vincere, bisogna fare le cose per step, ed anche ripartire da questo è ottimo per il morale e la fiducia. Qui al Giro di Slovenia il livello sarà già un po’ più alto visto che ci sono alcuni corridori che stanno definendo la condizione in vista del Tour (Pogacar stesso è presente nella corsa di casa, ndr)».

Alessandro Fancellu all’Adriatica Ionica Race è tornato a correre in testa, qui nella tappa di Brisighella chiusa in decima posizione
Fancellu all’Adriatica Ionica Race è tornato a correre in testa, qui a Brisighella chiusa in 10ª posizione

Con l’aiuto della passione

Dai momenti difficili si riesce ad uscire aggrappandosi alle poche certezze che in quel momento si hanno. Per un ciclista la certezza si chiama bici, o meglio, la passione per la bici.

«La voglia di andare in bici non mi è mai passata – dice Fancellu – anche nei momenti in cui non potevo proprio toccarla ero comunque determinato a riprendermi. La voglia di tornare a far girare i pedali è sempre stata forte, anche nei momenti di massimo sconforto. Quando ho iniziato a sentirmi meglio è arrivato l’incidente e anche il doppio Covid è stata una gran mazzata. Si impara sempre qualcosa, anche dai periodi bui. Ho capito che non bisogna mai mollare, le cose si risolvono sempre».

Anche i compagni sono stati importanti per aiutare Alessandro, eccolo alla partenza della Milano-Torino con a destra Viegas e Rivi
Anche i compagni sono stati importanti. Eccolo alla Milano-Torino con Viegas

Team e compagni

Stefano Zanatta ci aveva fatto capire che la Eolo tiene in modo particolare ad Alessandro e che crede in lui. Da subito è stato circondato da tante persone che hanno seguito il suo recupero.

«Quello che la squadra ha fatto per me – conferma – è stato davvero bello. Già lo scorso anno, anche se non potevo correre, mi avevano portato al campionato italiano, per respirare il clima della corsa. E’ stato un bel gesto, mi ha aiutato ad uscire dalla monotonia di tutti i giorni e mi sono sentito parte della squadra. E’ una cosa bella, che ti fa sentire il supporto di tutti. Zanatta, Basso, ma tutto lo staff mi ha dato una gran mano e questo mi ha fatto capire quanto tengono a me. Anche i miei compagni hanno fatto tanto, uno con cui ho parlato un po’ di più è Fortunato. Spesso capita di allenarci insieme, la sua fidanzata è di Erba, io di Como e quindi è facile incontrarsi. Tante volte Lorenzo mi ha raccomandato di avere pazienza e di fare le cose per bene, questa è la ricetta giusta per superare tutte le difficoltà».

Il ritorno alle corse è costato tanta fatica, ma altrettanta emozione
Il ritorno alle corse è costato tanta fatica, ma altrettanta emozione

Emozioni ed obiettivi

Tornare in gara dopo tanto tempo non può lasciare indifferenti, soprattutto se la passione per la bici è così grande come detto prima. Allora quali sono le sensazioni di un corridore che torna in gruppo dopo un lungo periodo di assenza?

«Prima del mio ritorno ero un po’ teso – racconta Fancellu – è stato come rivivere il tutto per la prima volta. C’era un po’ di agitazione nel tornare a fare le azioni che precedono la corsa: attaccare il numero, la riunione pre gara. Una volta in corsa però queste cose te le dimentichi e pensi solo a fare del tuo meglio. Ciò che in realtà mi ha creato più difficoltà sono state le discese, ma quello era dovuto al trauma dell’incidente in allenamento. Una volta fatta la prima, mi sono sentito più sicuro».

Adriatica Ionica Race, molto più di una corsa. Parla Argentin

03.06.2022
5 min
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Domani si parte, con meno mascherine e due tappe più del 2021. Un’altra valigia dopo quella del Giro e la prua in direzione del Friuli, per la Adriatica Ionica Race: quarta edizione dopo l’ultima vinta da Lorenzo Fortunato (in apertura il podio 2021, con il bolognese tra Kudus e Pronskiy, foto Scanferla). Manca meno di un giorno. Il conto alla rovescia nella home page del sito ufficiale scandisce il tempo fino alla partenza della prima tappa da Tarvisio ed è ormai agli sgoccioli.

Moreno Argentin che l’organizza fa il punto della situazione, partendo dalla sola nota dolente che salta agli occhi: la data, che non è certo delle migliori per favorire la partecipazione delle squadre. In un calendario che antepone gli interessi dei grandi in termini di collocazione e fa fatica ad assorbire altri eventi in quel meccanismo quasi perfetto di corse, ritiri e periodi di riposo.

La AIR 2022 è stata presentata alla BIT di Milano per la valenza promozionale. Qui Argentin con Castelli, assessore regionale delle Marche
La AIR 2022 è stata presentata alla BIT di Milano. Qui Argentin con Castelli, Assessore delle Marche

«Abbiamo dovuto accettare questa data – spiega il campione del mondo di Colorado Springs, organizzatore della Adriatica Ionica Race – perché altrimenti non ci mettevano più nel calendario. Forse è stato un errore, dovevamo metterla prima e magari i team si facevano un po’ i loro conti. In questa collocazione, ci sono squadre al Delfinato, quelle che mandano i corridori in altura e quelle che si riposano dopo il Giro e magari si preparano per lo Svizzera. Ci sono alcune concomitanze su cui ragionare».

E l’anno prossimo il Giro ha chiesto di avanzare di una settimana per inglobare la Festa della Repubblica, come il Tour ha sempre il 14 luglio…

Ho visto ed è una richiesta che, se accolta, creerà problemi sia a noi sia al Giro dell’Appennino. Ci spostiamo? E dove? Se ci mettiamo prima del Giro, andiamo contro il Tour of the Alps. Se andiamo a luglio c’è la difficoltà di trovare posto negli alberghi e magari anche il problema di avere i permessi da parte delle Prefetture, perché a luglio ci sono le vacanze e non sono molto propensi a chiudere le strade. Oppure andiamo a settembre, altra alternativa che stiamo valutando. Anche perché entro il 10 giugno bisognerebbe dare la data…

Parliamo della corsa, cosa dici del percorso?

Sono andato in ricognizione e ritengo che sia abbastanza impegnativo, anche se abbiamo tentato di alleggerirlo nella prima parte. Cinque tappe. Abbiamo cercato di concentrare strappi e salite nel finale di ogni giornata, ma certo che trovando il Monte Grappa al secondo giorno, sono convinto che domenica la classifica sarà delineata.

Nel 2021, Fortunato vince la seconda tappa sul Monte Grappa e ipoteca la vittoria finale (foto Scanferla)
Nel 2021, Fortunato vince la seconda tappa sul Monte Grappa e ipoteca la vittoria finale (foto Scanferla)
E poi cosa si fa?

Gli altri giorni ovviamente ci sarà un po’ di controllo in più. Diciamo che se domenica dovremmo vedere chi può vincere la corsa, dal successivo ci saranno delle battaglie. Occhio però a non dare tutto per scontato. La tappa di Brisighella non è facile. Ci sono strappi corti e ripidi, poi discese impegnative. Può succedere di tutto. Poi c’è il Conero, anche se la prima parte di tappa non è impegnativa. E poi il finale ad Ascoli, con l’arrivo in circuito e prima ancora salite.

Qual è la prima preoccupazione per un organizzatore?

Una volta che è tutto pronto, il primo obiettivo è che innanzitutto nessuno si faccia male. Ho il pensiero non solo ai corridori, ma anche a tutto il personale che gira. Abbiamo alcuni volontari che vengono per la passione e ci danno una mano. Ci siamo attrezzati bene, non è che speculiamo. Una volta che tutto è pronto e tutto è andato bene, non mi fisso nessuno obiettivo particolare.

Avete puntato molto sulla promozione legata a territorio e gastronomia, come mai?

L’importante è che le regioni che ci hanno dato fiducia siano contente di quello che stiamo facendo. Ci siamo prefissati di fare una comunicazione un po’ diversa rispetto gli altri, non limitandoci solo alla corsa. Abbiamo iniziato da prima e dopo la corsa ci sarà una coda un po’ lunga. Ma credo che sia questo il lavoro da fare per noi che siamo giovani e piccoli. Il ciclismo deve essere un veicolo per la promozione turistica, non un semplice gruppo di atleti che passa e lascia solo la polvere. Di questo sono convinto, altrimenti la corsa racconta meno di quanto potrebbe.

Tutto pronto, dunque?

Tutto pronto. Ci siamo impegnati per gli allestimenti dei traguardi volanti o dei GPM con dei totem particolari. Sono due mesi che stiamo costruendo delle transenne fatte ad hoc, perché ovviamente anche gli sponsor è giusto che abbiano la giusta visibilità.

Ci sarà Fortunato e anche un bel nucleo di giovani molto forti.

Non li conosco tutti, ma spero che trovino il modo di farsi conoscere. Come al Giro in Italia, quando non ci sono i campionissimi e gli altri hanno modo di mettersi in mostra. L’Astana sembra la squadra più attrezzata, ma bisognerà vedere se avranno voglia di tenere tutto il peso della corsa. C’è Fortunato. C’è la nazionale. E c’è gente che ha cose da dimostrare. Noi gli diamo il palcoscenico, sta a loro metterci le gambe.

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La blanda settimana di Fortunato sulla via del Grappa

03.06.2022
4 min
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Quando si sono resi conto che Fortunato stava uscendo dal Giro in buona condizione e che il ferro, battuto caldo, potrebbe ancora prendere la forma voluta, i vertici della Eolo-Kometa hanno riscritto il programma. Così il bolognese, originariamente puntato sul Giro di Slovenia, ha vinto un biglietto per la Adriatica Ionica Race, peraltro conquistata lo scorso anno. Nei giorni dopo la crono, trascorsi a Erba a casa della sua ragazza, ha impostato una settimana di mantenimento in vista della corsa che scatterà domani da Tarvisio.

«E’ venuto fuori nel giorno della crono di Verona – sorride – sto bene e purtroppo non ho raccolto quel che speravo. Ma al Fedaia sono andato forte. Perciò stringo i denti, mantengo ugualmente lo Slovenia e dopo l’italiano stacco un po’ la spina».

Dopo Verona e le buone sensazioni a fine Giro, si è deciso che Fortunato correrà la Adriatica Ionica Race
Dopo Verona e le buone sensazioni a fine Giro, si è deciso che Fortunato correrà la Adriatica Ionica Race
Come si passa una settimana come questa, fra il Giro e la corsa successiva?

Innanzitutto devi chiuderti la bocca, cosa piuttosto difficile dopo un Giro in cui comunque mangi tutto pesato. In realtà la prima sera c’è sta la cena del fan club, per cui uno strappo me lo sono concesso. Mercoledì invece ho portato fuori la Veronica, ma per il resto sono stato bravo.

La bici?

La bici non l’ho toccata lunedì. Poi due ore martedì. Tre ore e tre ore mercoledì e giovedì. Due ore oggi e domani si corre.

Sei uscito presto, visto il caldo che c’è?

Presto per me vuol dire le 9, altrimenti di solito esco fra le 10 e le 11. Sono abbastanza tranquillo la mattina e poi qui a Erba, complici forse il lago e le montagne vicine, non è caldissimo. Ci sono 25-28 gradi. E poi dovremo correre nel caldo, tanto vale abituarsi.

Due settimane prima del Giro, il secondo posto finale alla Vuelta Asturias diceva che la gamba c’era
Due settimane prima del Giro, il secondo posto finale alla Vuelta Asturias diceva che la gamba c’era
Bocca chiusa va bene, ma cosa si mangia?

Tanta frutta, che al Giro non mangio mai. Insalatone. Cibi semplici. Carni bianche. Non salto il pranzo, ma esco senza fare colazione. I pasti è meglio salvarli.

Perché al Giro non mangi frutta o verdura?

Perché mangio tanta pasta, verdure quasi mai.

Una settimana con 10 ore di lavoro, facendo cosa?

Assecondando le sensazioni. Fatti gli esami del sangue prima e dopo il Giro, sai come stai. Per cui sono andato tranquillo i primi due giorni, ma già ieri e oggi ho provato qualche accelerata. Le sgasate che si danno per capire come stai davvero e perché comunque sul Monte Grappa voglio essere forte.

Il giorno di Aprica, per Fortunato 139 chilometri di fuga, ma alla fine un passivo molto pesante
Il giorno di Aprica, per Fortunato 139 chilometri di fuga, ma alla fine un passivo molto pesante
Soddisfatto del tuo Giro?

Ero partito per stare davanti, ma la forza per rimanere con i 5-6 migliori non ce l’ho. Il solo modo per fare classifica sarebbe stato entrare in una fuga nella terza settimana, ma non l’ho mai presa bene come l’anno scorso. Nella tappa di Aprica, il gruppo in fuga si è rotto e io sono rimasto dietro. Ci siamo trovati a fare 30 chilometri nella valle con il vento contro. Così alla fine, al posto di guadagnare, ho perso 10 minuti. Il giorno dopo lo stesso.

Confermi che era difficile prendere la fuga giusta?

La fuga giusta è quella che puoi pensare di vincere la tappa e di rientrare in classifica. Non è facile. O sei super, oppure ce ne sono altri dieci sullo stesso livello. E’ quello che è riuscito a Hirt, che tra Aprica e Lavarone ha vinto la tappa ed è salito al sesto posto.

Il Giro della Eolo-Kometa? Un po’ bello, un po’ no…

01.06.2022
5 min
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Dopo un Giro come quello dello scorso anno non era facile tenere i piedi per terra. Soprattutto se arrivano altre squadre e provano a portarti via i gioielli di famiglia. Così alla Eolo-Kometa, una volta blindati Fortunato e Albanese, si sono avviati alla corsa rosa facendone il centro della stagione. Con Fortunato da rivedere all’opera dopo lo Zoncolan e il Monte Grappa del 2021 e Albanese da condurre alla prima vittoria dopo tanti piazzamenti interessanti.

Zanatta ha seguito il Giro osservando i suoi atleti e prendendo nota dei loro margini
Zanatta ha seguito il Giro osservando i suoi atleti e prendendo nota dei loro margini

Lampi di Eolo-Kometa

Le cose sono andate parzialmente come si voleva. Rosa ha fatto vedere di avere nuovamente gamba e l’ha immolata nella rincorsa alla maglia azzurra dei Gpm. Fortunato ha mostrato di avere ancora bisogno di consolidarsi prima di reggere il passo dei grandi: una considerazione persino banale, a pensarci bene. Gavazzi è stato la solita granitica certezza. Mentre Albanese è stato il primo degli umani nella tappa di Jesi, battuto solo da Van der Poel e Girmay, poi si è progressivamente estraniato dalla corsa, facendo venir meno il suo appoggio a compagni, come lo stesso Fortunato, che probabilmente ne avrebbero avuto bisogno per entrare in fuga.

Rosa ha speso molto per rincorrere la maglia dei GPM ed è stato a lungo protagonista
Rosa ha speso molto per rincorrere la maglia dei GPM ed è stato a lungo protagonista

Parla l’ammiraglio

Con Stefano Zanatta abbiamo voluto ripercorrere i giorni rosa del team varesino, che nel prossimo futuro potrebbe voler fare delle scelte di organico, puntando su qualche nome ancora nel pieno dell’efficienza che garantisca punti e risultati che tengano i giovani al riparo da attese eccessive.

«E’ stato un Giro – dice il tecnico veneto – da qualche parte bello, da qualche parte un po’ meno bello. Un Giro d’Italia combattuto. Abbiamo mantenuto lo stesso spirito dello scorso anno, correndo secondo le nostre possibilità. Siamo entrati nelle fughe in qualche occasione e non abbiamo avuto la fortuna di arrivare come l’anno scorso. Quella fu una cosa eccezionale, dove tutti gli astri si misero a nostro favore».

Albanese terzo a Jesi alle spalle di Girmay e Van der Poel, eccolo dietro in pieno sprint
Albanese terzo a Jesi alle spalle di Girmay e Van der Poel, eccolo dietro in pieno sprint
Una prestazione pari al 2021?

Credo che il livello della squadra sia stato superiore. Abbiamo lottato con Diego Rosa e preso la maglia dei Gpm. Albanese ha fatto due risultati di livello. E’ arrivato a Potenza dopo 5.000 metri di dislivello con tutti i migliori della classifica e ha lottato per un piazzamento (Vincenzo è arrivato 7°, battuto da Kamna nella volata alle spalle della fuga di Bouwman, ndr). E poi a Jesi l’hanno battuto solo Girmay e Van der Pool, i due più forti che ci sono in questo momento in tappe come quelle. Quindi credo che il livello di Albanese e della squadra sia stato buono.

Quanto a Fortunato?

Lorenzo ha dimostrato ancora una volta che in salita va. Sul Fedaia, togliendo la fuga, ha dimostrato che dove le pendenze si fanno più importanti, lui c’è. Deve avere magari la fortuna di trovarsi in una fuga dove non ci siano i leader di altre squadre WorldTour, perché abbiamo visto che dopo metà Giro tutti quelli che non erano più in classifica hanno lottato per entrare nelle fughe. Se ti trovi a confronto con i più forti, poi diventa un po’ più difficile. Questo è lo spirito della squadra, questo è lo spirito di una professional come la nostra.

Sfinito dopo la tappa di Torino, Francesco Gavazzi è stato un solido regista in corsa per la Eolo-Kometa
Sfinito dopo la tappa di Torino, Francesco Gavazzi è stato un solido regista in corsa
Gli altri giovani?

Sono cresciuti. Ragazzi come come Bais, Rivi e Fetter si sono messi in mostra in qualche occasione e sicuramente ci porteranno valore aggiunto nei prossimi anni.

Fortunato era partito per far classifica?

Credo che questo sia stato detto solo a titolo di cronaca. Però noi abbiamo pensato, soprattutto io che ho parlato sempre con Lorenzo, di poter correre come abbiamo fatto l’anno scorso. La classifica viene di conseguenza e lui attualmente non ha ancora nelle corde la possibilità di arrivare nei 10 facendo corsa di testa. Soprattutto con questa partecipazione. Può arrivare nei 10 in un grande Giro, però entrando in qualche fuga nell’ultima settimana. La dinamica della gara si è rivelata un po’ penalizzante per lui…

Davide Bais e Samuele Rivi, due giovani per cui il Giro è stato una grande esperienza
Davide Bais e Samuele Rivi, due giovani per cui il Giro è stato una grande esperienza
Quindi la mancata classifica dipende dal non essere entrato in una fuga giusta?

Magari tutti si aspettavano che Lorenzo potesse fare classifica, ma nella mia testa e soprattutto nella sua questo non c’era. Lo Zoncolan fu una scoperta, quest’anno c’era la consapevolezza che lui andasse bene. E’ partito subito forte all’inizio dell’anno, con il secondo posto nell’ultima tappa alla Vuelta Andalucia. E’ stato a lungo con i migliori nella tappa di Carpegna alla Tirreno e questo ha fatto sì che il ragazzo abbia più consapevolezza delle proprie forze. Solo che manca ancora l’esperienza necessaria per arrivare con i primi.

Esperienza o forza fisica?

L’anno scorso è arrivato al Giro quasi per caso. Quest’anno l’ha preparato in maniera diversa e adesso ha la consapevolezza di dove si può lavorare e migliorare. Abbiamo i parametri perché nella seconda parte di stagione possa lavorare per togliere il gap e salire ancora uno scalino.

A Lavarone, Fortunato è stato in fuga e si è poi piazzato a 4’56” da Buitrago
A Lavarone, Fortunato è stato in fuga e si è poi piazzato a 4’56” da Buitrago
E’ stato un Giro allenante per lui?

Dice di esserne uscito bene, per cui si è deciso proprio domenica dopo la crono di portarlo alla Adriatica Ionica Race. C’erano aspettative da parte sua, dell’entourage, gli amici, la famiglia, dei giornalisti. Però considerando l’aspetto tecnico, noi abbiamo sempre considerato di mantenere un basso profilo e lavorare. C’era la consapevolezza che lui potesse essere ancora un gradino sotto ai suoi livelli, ma certo è stato un Giro duro, soprattutto nell’ultima settimana. Per cui con la Adriatica Ionica Race e poi lo Slovenia si lavorerà per puntare al campionato italiano, dove si concluderà la prima parte della nostra stagione.

Fortunato San Lazzaro

A San Lazzaro di Savena, cercando altri Fortunato…

01.05.2022
5 min
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Un giorno, Marco Fortunato portò Lorenzo a giocare con la bici presso una società del luogo, a San Lazzaro di Savena. Perché a quell’età la bici “è” un gioco, ma mai avrebbe pensato che quel giorno avrebbe influito così tanto nelle loro vite. Perché suo figlio non smise più di pedalare, di correre, ci prese sempre più gusto fino a diventare uno dei più promettenti talenti del ciclismo italiano. Uno dei pochi che può realmente ambire a un ruolo importante nelle grandi corse a tappe, a cominciare dal Giro che bussa alle porte (in apertura è con i bimbi della scuola e con Simone Velasco, oggi all’Astana).

Non avrebbe potuto saperlo, allora, ma Marco non sapeva neanche che quella passione avrebbe preso anche lui. Perché dopo che Lorenzo, fatte le sue esperienze da giovanissimo, spiccò il volo, Marco è rimasto nel cuore della società, ha continuato a occuparsi dei più piccoli e alla fine è diventato un dirigente del sodalizio emiliano.

Fortunato Marco
Marco Fortunato pronto a sostenere Lorenzo, quand’era ancora junior
Fortunato Marco
Marco Fortunato pronto a sostenere Lorenzo, quand’era ancora junior

La chiacchierata parte quindi proprio da lui, dalle sue esperienze: «La Società Ciclistica San Lazzaro di Savena ha festeggiato il suo primo cinquantenario nel 2019 e si è sempre occupata delle categorie più piccole. Ora abbiamo con noi una decina di ragazzini e ci accorgiamo sulla nostra pelle che i numeri vanno sempre diminuendo».

Perché? E’ colpa delle abitudini della società odierna, che mette in mano ai ragazzini lo smartphone per poi dimenticarli?

No, la passione per la bici è sempre forte, lo posso assicurare. Il problema è che i genitori hanno paura ad affidarli, a farli uscire in bici, perché i rischi in mezzo alla strada sono enormi. Per questo abbiamo inaugurato un impianto di 800 metri quadrati con una pista per mtb, un circuito cittadino allestito però in un’area verde proprio all’interno di San Lazzaro di Savena. Così i genitori sanno che possono lasciare i loro bambini in assoluta sicurezza.

Fortunato Bike Park 2022
Il Bike Park di San Lazzaro è stato inaugurato ad aprile: un percorso da mtb nel cuore cittadino
Fortunato Bike Park 2022
Il Bike Park di San Lazzaro è stato inaugurato ad aprile: un percorso da mtb nel cuore cittadino
Come è iniziato il tuo coinvolgimento?

Attraverso Lorenzo, è rimasto nella società dalla categoria più piccola fino agli allievi, perché allora c’erano altri numeri e avevamo anche le categorie esordienti e allievi. Noi abbiamo mantenuto un buon rapporto con la Work Service di Levorato e non nascondo che, se le cose inizieranno ad andare meglio, contiamo di riprendere a seguire i ragazzi fino a quella categoria poi farli passare nella sua società.

Ma la spinta è venuta da Lorenzo o da te?

Io già andavo in bici, facevo attività amatoriale, affrontavo le Granfondo ma con il tipico spirito cicloturistico. Lorenzo veniva con me e si era appassionato, gli piaceva pedalare insieme a me, così la cosa ha iniziato a prendere piede. Posso comunque garantire che le salite gli piacevano già allora…

Fortunato ragazzi 2022
I ragazzi del sodalizio emiliano con Ettore Forasassi, il loro allenatore
Fortunato ragazzi 2022
I ragazzi del sodalizio emiliano con Ettore Forasassi, il loro allenatore
Si vedeva che aveva qualità?

Sinceramente non ci ponevamo questa domanda al tempo. A quell’età la bici deve essere solamente occasione di divertimento e di gioco. Non puoi cercare campioni, devi solo lasciarli sfogare. Io sono convinto che la maturazione debba essere un processo lento, mi accorgo che sui ragazzi di oggi si mette addosso troppa pressione, questa caccia al campione precoce è solo un danno. Anche perché si dimentica che ognuno ha i suoi tempi, ci sono bambini che sviluppano prima e altri dopo, fisicamente e non solo.

Nella società ci sono anche bambine?

In passato c’erano, ora no, sono tutti maschietti, ma la società è aperta anche a loro.

Torniamo su Lorenzo, si avvicina il Giro e quindi tornano alla mente bei ricordi.

Sicuramente. Noi un Giro come quello del 2021 non ce lo aspettavamo. Mi ricordo che quando vidi in televisione che in salita stava con i più forti rimasi a bocca aperta.

Fortunato Giro 2022
Quest’anno Fortunato vanta due Top 5, ma punta tutto sul Giro d’Italia
Fortunato Giro 2022
Quest’anno Fortunato vanta due Top 5, ma punta tutto sul Giro d’Italia
Che cosa vi aspettate?

Stiamo con i piedi per terra, sappiamo che va forte e che ha lavorato come non mai. E’ chiaro che ora è visto con un occhio diverso, quel che conta è il suo atteggiamento, secondo me è quello giusto, lo vedo tranquillo e determinato, con una serenità che trasmette anche a noi che gli stiamo intorno.

In società che cosa dicono? I bambini lo conoscono?

Certo, per loro è un idolo. Noi organizziamo sempre una piccola manifestazione, per coinvolgerli insieme alle famiglie. All’ultima edizione è venuto anche lui e si è portato dietro Velasco, che è suo vicino e si allena insieme a lui (foto di apertura). Gli hanno fatto un sacco di feste, volevano tutti una foto con loro. Lorenzo ci tiene molto., è molto legato alla società e a chi gli è stato vicino fin dalle primissime volte.

Tra l’altro il Giro passerà per le vostre parti…

Lo ha fatto anche lo scorso anno, anzi Lorenzo chiese il permesso di poter transitare davanti al gruppo e fu una festa clamorosa da parte della gente, tutti che lo salutavano, con i bambini in prima fila. Quest’anno saranno molti di più, ne sono certo.

Raduno alle 10 al Centro Atlante. E San Marino si riempie di bici

30.03.2022
5 min
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Che la Repubblica di San Marino abbia un forte legame col ciclismo non si discute. Così come sia diventata negli ultimi mesi la nuova caput mundi del panorama professionistico. La questione della neonata legge speciale sul fisco, chiamata “residenza atipica a regime fiscale agevolato” (con la tassazione al 7%) ha tenuto banco ad inizio 2022 ma da qualche giorno sul Monte Titano ci si dà di gomito per le imprese ottenute dai corridori che abitano lassù. Uno in particolare, Biniam Girmay.

Il 21enne eritreo della Intermarchè-Wanty-Gobert che ha appena conquistato la Gand-Wevelgem è uno dei tanti ciclisti che hanno preso residenza a San Marino, seppur lui con la particolare condizione di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro (rinnovabile annualmente) per un massimo di 11 mesi.

Biniam Girmay Hailu è uno dei residenti nella Repubblica di San Marino
Biniam Girmay Hailu è uno dei residenti nella Repubblica di San Marino

Festa per la Gand

A parlarci di ciò che è avvenuto nel piccolo Stato incastonato nel cuore della Romagna è stato Walter Baldiserra (a destra in apertura insieme ad Adriano Amici del Gs Emilia), presidente della Federciclismo di San Marino, in occasione della terza tappa della Settimana Internazionale Coppi e Bartali, disputata tutta in terra sammarinese. Quel giorno il nome di Girmay era saltato fuori subito dalla nostra chiacchierata.

«Qui a San Marino – raccontava Baldiserra – ci abitano, tra i tanti, i primi due del mondiale U23. Lui, in centro nella parte alta della città, e il campione del mondo Baroncini, che invece sta più a valle, vicino alla Dogana. Pensate che Girmay – prosegue ora il numero uno della Federciclismo sammarinese – quest’inverno in un nostro negozio aveva preso una dozzina di bici da spedire giù in Eritrea dove ha una sorta di scuola-ciclismo. Poi dallo stesso negozio si era fatto prestare dei rulli per due settimane quando ha preso il Covid e non poteva uscire per allenarsi. Si vede spesso qua, si allena molte volte col colombiano Johnatan Canaveral della Bardiani-CSF-Faizanè e non rinuncia mai a fare una foto con chi gliela chiede. E’ un bravo ragazzo, si è inserito bene».

Giulio Ciccone è stato uno dei primi a trasferirsi a San Marino
Giulio Ciccone è stato uno dei primi a trasferirsi a San Marino
Walter tutti questi pro’ si allenano assieme?

Sì. Hanno un punto di ritrovo ed un orario fissi. Centro Commerciale Atlante alle 10, verso valle. Chiaramente se non sono in giro a gareggiare. Nella zona si è sparsa la voce e in poco tempo, soprattutto se il meteo era buono, c’era tantissima gente che si aggregava a loro. Giovani e amatori. Qualche junior o under 23 romagnolo mi ha chiesto se avevo il numero di qualche professionista ma chiaramente non posso darglielo. Vedrete che non avranno difficoltà a incontrarsi sulle nostre strade.

Come la vivete questa situazione per il vostro movimento?

Prima di tutto ci tengo a precisare che questi campioni non potranno mai correre per la nostra federazione, a meno che non cambino alcune regole. Tuttavia per noi è molto importante perché ci dà un po’ di lustro. Inoltre dà un impulso alla nostra piccola federazione, che svolge tutta la sua attività in Italia. Avere pro’ come Ciccone, Fortunato, Fabbro, Boaro e tutti gli altri (quasi una trentina, ndr) crea un indotto economico e ciclistico. Quei soldi che ci entrano, noi li reinvestiamo tutti per i nostri ragazzi.

Lorenzo Fortunato, l’uomo dello Zoncolan, non si è spostato troppo dalla sua Bologna
Lorenzo Fortunato, l’uomo dello Zoncolan, non si è spostato troppo dalla sua Bologna
Quante società avete?

Ne abbiamo tre che fanno attività giovanile per una cinquantina di tesserati complessivi. La Gravity Team, la San Marino Mtb e la Ciclistica Juvenes, che è tornata dopo qualche anno. Con quelle amatoriali saliamo ad undici società per un totale di 650 tesserati totali. Poi non dimentichiamoci che con la nostra federazione è affiliata la A.R. Monex Pro Cycling Team, formazione U23 composta da ragazzi messicani seguiti nella preparazione da Piotr Ugrumov. Grazie a tutto ciò ci piacerebbe avere nuovamente un nostro team U23 perché qua attorno per i nostri ragazzi sarebbe difficile trovare una squadra.

Voi avevate un grande talento che era Michael Antonelli e che purtroppo ci ha lasciato troppo presto. Come avete superato quel momento?

Non è stato per nulla facile, forse non ci siamo mai ripresi. E’ stato un colpo tremendo sia dal punto di vista psicologico che sportivo. Michael è morto nel dicembre 2020, ma pensate che già dopo il suo incidente alla Firenze-Viareggio del 2018 i suoi amici hanno smesso tutti di correre. Michael era una promessa dal sicuro avvenire, un ragazzo splendido. Da junior nel 2017 eravamo stati agli europei in Danimarca dove fece 12° in volata (vittoria di Gazzoli, ndr), pochi giorni dopo che aveva firmato per la Mastromarco per l’anno successivo. Poi sempre assieme siamo stati ai mondiali a Bergen in Norvegia e ancora agli europei U23 nel 2018 in Repubblica Ceca. Ora abbiamo Luca Scarponi, junior del Gravity Team, che si allena con la A.R. Monex.

Michael Antonelli, un grande talento, scomparso purtroppo nel dicembre 2020
Michael Antonelli, un grande talento, scomparso purtroppo nel dicembre 2020
Vi sareste mai aspettati tutta questa attenzione?

No, assolutamente. Fino a qualche anno fa era quasi impossibile venire a stare da noi, nemmeno se eri miliardario. Questa nuova legge statale è stata fatta per agevolare il nostro Stato e le nostre attività. Con tutti questi sportivi di richiamo (ci sono anche i piloti Enea Bastianini iridato nel 2020 di Moto 2 e il giapponese Tatsuki Suzuki di Moto 3, ndr) San Marino ha ripreso un ulteriore slancio, anche sotto l’aspetto turistico. Speriamo che il nostro movimento ciclistico possa giovarsene nei prossimi anni.

Fortunato studia da grande e Basso lo osserva. Sentite qua…

14.03.2022
5 min
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Nonostante un paio di buchi in discesa e un guasto tecnico che l’ha costretto a fermarsi, Lorenzo Fortunato sul Carpegna ha venduto la pelle a carissimo prezzo. Era la prima salita di stagione, affrontata per giunta in un clima da lupi, eppure lo scalatore bolognese ha chiuso prima di corridori ben più navigati come Uran e Barguil e tutto sommato non troppo lontano da Evenepoel. Intendiamoci, niente di stratosferico, eppure un piccolo segnale da un ragazzo che ha iniziato la stagione al piccolo trotto, avendo i suoi obiettivi da maggio in avanti. E che, soprattutto, sta vivendo in una dimensione per lui totalmente nuova.

Lo scorso anno di questi tempi, nessuno sapeva chi fosse. Ora è uno dei più attesi e salutati
Lo scorso anno di questi tempi, nessuno sapeva chi fosse. Ora è uno dei più attesi e salutati

Ne abbiamo parlato perciò con Ivan Basso. La Eolo-Kometa ha investito parecchio per trattenerlo ed è chiaro che si aspetti degli altri passi avanti dopo le vittorie del 2021. Abbiamo scritto di recente su quanto sia difficile confermarsi, perciò con Ivan cerchiamo di capire quali siano e quanto alte le attese.

Che idea ti sei fatto di Lorenzo?

E’ un ragazzo che sta tirando fuori quello che aveva fatto vedere nelle categorie giovanili e che poi aveva perso per troppo tempo. Lo smalto di correre nelle prime posizioni. Ha faticato un po’ a riprenderlo. In questo momento lo vedo che vuole correre da campione, ma ancora non può, non ce l’ha dentro. Non ha ancora la statura per farlo e l’esempio c’è stato a Carpegna.

Sul traguardo di Carpegna, Fortunato è arrivato con Uran e Barguil
Sul traguardo di Carpegna, Fortunato è arrivato con Uran
Che analisi hai fatto?

Ne ho parlato con lui dopo la tappa. Ha voluto fare corsa con i migliori e non ha osato. Non ha voluto anticipare insieme a Rosa perché aveva paura di staccarsi e ha portato a casa un dignitoso 17° posto. In una corsa così, può sembrare un risultato da poco, ma se guardiamo con chi era e dov’era un anno fa, quando non aveva fatto ancora un piazzamento nei primi 50…

Sta prendendo le misure?

Credo sia giusto che si metta alla prova, ma per ottenere dei risultati deve correre sicuramente in un altro modo, non come a Carpegna. Però a me piacciono i corridori che a volte prendono la responsabilità, fanno delle cose e poi capiscono che era meglio gestirla in un altro modo. Non li considero errori, li considero percorsi di crescita. E’ un corridore che secondo me ci farà divertire durante la stagione.

Con Gavazzi verso la partenza di Apecchio, nel giorno di Carpegna
Con Gavazzi verso la partenza di Apecchio, nel giorno di Carpegna
Che cosa poteva fare di diverso a Carpegna?

Ha fatto un’ottima gara, ma penso che se avesse osato nella prima scalata, avendo le gambe per arrivare 17° prima di Uran e gli altri, avrebbe potuto scollinare con 15-30 secondi e non avere poi problemi in discesa. Tra l’altro deve migliorare, perché ha preso due buchi proprio venendo giù.

Come si pone Fortunato davanti a certe osservazioni?

Ascolta i ragionamenti, li analizza e a volte ne propone altri. Fortunato è uno dei corridori più intelligenti che ho avuto nella mia gestione.

Fra gli aspetti da curare, la discesa, nella quale Fortunato a tratti è insicuro
Fra gli aspetti da curare, la discesa, nella quale Fortunato a tratti è insicuro
Stando così le cose, al Giro ha senso correre per fare classifica?

Il modo in cui correremo al Giro è un’idea in evoluzione anche nella mia testa, non ce l’ho ancora chiaro. Devo dire la verità: mi ha sorpreso positivamente questo suo inizio di stagione. Tenete conto che adesso deve fare un ritiro in altura di tre settimane, poi le ultime due gare di rifinitura prima del Giro. Quindi non pensavo fosse così avanti. Dopo lo Zoncolan si è confermato all’Adriatica Ionica. Ha fatto un ottimo Lombardia correndo con i migliori. Ha già fatto un secondo posto alla Ruta del Sol, ma non era preparato per andar forte. Doveva fare una buona primavera, ma il suo obiettivo è più avanti.

Sappiamo che va bene in salita, avete lavorato ad esempio sulla crono?

Quest’inverno, è andato con Sean Yates (uno dei diesse della squadra, ndr) a Londra per tre giorni in galleria del vento. Sean si sta occupando di lui per l’aspetto crono e la cura dei dettagli. Abbiamo Zanatta che cura di più programmi e risorse umane, in stile Liquigas diciamo. Mentre Yates invece si occupa di materiali e posizione.

D’inverno Fortunato è stato per 3 giorni a Londra con Sean Yates, studiando per la crono
D’inverno Fortunato è stato per 3 giorni a Londra con Sean Yates, studiando per la crono
Non c’è rischio che Lorenzo si metta addosso troppa pressione?

Deve farlo! Secondo me è una persona molto intelligente e poi abbiamo visto che la regge molto bene. Non solo quella che gli mettiamo noi, ma anche quella che si mette da sé, correndo e analizzando ogni cosa che fa. Lo vedo correre da grande. Io credo che Fortunato non abbia nulla da invidiare a Damiano Caruso o al Ciccone di turno.

Non gente qualunque…

Non posso proiettarlo in direzione Nibali ovviamente, però ricordo quando Damiano correva con noi alla Liquigas e vinse la tappa alla Coppi e Bartali. Avreste pensato allora che avrebbe fatto secondo al Giro? Era un ragazzo forte, che aveva fatto delle bellissime cose da under 23. Però doveva crescere, lavorare nel modo giusto, trovare sicurezza. Mancava la maturità che ora l’ha portato a ottenere dei risultati. Lorenzo può seguire il suo percorso. Di questo sono piuttosto sicuro. E può farlo con noi…

Caro Rivi, per aiutare Fortunato rinunceresti alle fughe?

14.02.2022
5 min
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Sabato finalmente Rivi è andato in fuga. Nella tappa di Termessos con arrivo in salita non sarebbe servito stare attorno a Lonardi, così lui e Bais, corregionali e compagni di squadra alla Eolo-Kometa, sono entrati nell’azione che si è giocata la corsa. E stando lì davanti, il gigante di Trento ha respirato la sua aria preferita.

Samuele Rivi è di quelli che i riflettori non li cerca e si meraviglia quando lo trovano. Infatti quando siamo arrivati al furgone e Francesco Caielli, addetto stampa del team varesino gli ha chiesto di scendere, si è sentito chiaramente dall’interno: «Sicuro che vogliano me?».

Insomma, un po’ la sua discrezione e un po’ la tendenza dei media a concedere spazi in base ai punti UCI, quando ce lo siamo trovato di fronte, era quasi in imbarazzo. Poi il ghiaccio si è sciolto.

Nell’anfiteatro di Aspendos, la Eolo-Kometa in posa. Rivi è il primo da sinistra
Nell’anfiteatro di Aspendos, la eolo-Kometa in posa. Rivi è il primo da sinistra
Finalmente all’attacco…

Mi piace particolarmente andare in fuga. Se mi avessero dato il via libera sarei andato volentieri anche nelle prime tappe, ma mi hanno tenuto in gruppo. Cerco di fare quello che mi dicono, poi se c’è la possibilità di attaccare è bello. Perché entri nel vivo della corsa subito e insomma… Penso che senti la corsa in maniera diversa, in una maniera che mi piace molto. Fa parte di me.

Il fuggitivo è il primo che la gente vede arrivare, dopo le staffette e le prime auto.

Ci ho pensato, soprattutto al Giro d’Italia con tanti spettatori. C’era tantissima gente a bordo strada ed era emozionante (nella tappa di Sega di Ala, ha anche riconosciuto suo fratello, che non vedeva da un mese, ndr). Anche io mi ricordo quando andavo sulla strada del Giro e i primi che vedi effettivamente sono quelli in fuga. Hai sempre il tifo di tutta la gente, perché uno può avere come beniamino i grandissimi scalatori o chi va a vincere la classifica generale o la tappa, però la fuga prende sempre il tifo da tutti. Io non penso di aver sentito mai nessuno dire: speriamo che li vanno a riprendere. Ti sostengono sempre e penso che sia bello.

Una fuga che ricordi?

Oddio, ne ho viste tante. Perché ogni volta che c’era il Giro del Trentino o il Giro d’Italia, ero a bordo strada. Però mi piaceva di più andare in zona arrivo, perché poi andavo a chiedere le borracce ai massaggiatori, per provare a portare a casa qualcosa.

E se ti trovi in fuga con uno che non collabora?

Inizia il nervosismo. Se non ci sono le telecamere, può scappare qualche parola (sorride, ndr). Se ci sono le telecamere bisogna darsi un contegno. Però dipende dalle situazioni. Se uno non collabora perché non ce la fa, allora porti pazienza. Però se è un corridore importante che non collabora, allora innervosisce

Ogni cosa a suo tempo

Rivi è alto 1,87, pesa sui 72 chili e sul viso porta la barba incolta e un sorriso buono. Siccome è un ragazzo di spirito, sul bus è lui che sceglie la playlist. Sulla bici è allungato come prima di lui, ad esempio, Leonardo Giordani. E al pari dell’iridato U23 di Verona 1999, anche Samuele va forte in salita. Lui al professionismo c’è arrivato senza vittorie, dopo due anni alla Viris Vigevano e uno al Tirol KTM.

«A volte il corpo – ha detto in una precedente intervista – ha bisogno di tempo per maturare ed ognuno ha i suoi ritmi. E’ fondamentale capire se il ciclismo può essere una strada per il futuro e se si è adatti a farlo: servono tanta testa e dedizione»

Nelle tappe di pianura del Tour of Antalya, Rivi ha lavorato per tenere coperto Lonardi
Nelle tappe di pianura del Tour of Antalya, Rivi ha lavorato per tenere coperto Lonardi
Che inverno è stato?

Abbastanza freddo a casa, però poi siamo stati in ritiro con la squadra in Spagna e abbiamo trovato temperature migliori. Comunque un inverno regolare come l’anno scorso. Ci siamo potuti allenare nonostante la situazione del Covid e questo è stato un aspetto positivo.

Hai visto crescere questa squadra, com’è dall’interno?

E’ bello farne parte dal primo anno e sicuramente mi accorgo che siamo più rispettati in gruppo. Però c’è ancora tanto da lavorare, non ci accontentiamo, facciamo sempre il nostro lavoro. 

Bene le fughe, infatti, ma c’è anche da aiutare.

E’ bello, ma è diverso. L’ideale sarebbe poter aiutare i compagni essendo già in fuga (ride, ndr). Per noi comunque è un lavoro, quindi dobbiamo fare quello che dice la squadra. E poi è ovvio che aiutare in modo fondamentale un compagno che vince è una bella soddisfazione.

Con Pellaud e Marengo in una fuga del Giro 2021: nel 2022, se ci sarà, avrà la stessa libertà di movimento?
Con Pellaud e Marengo in una fuga del Giro 2021: nel 2022, se ci sarà, avrà la stessa libertà di movimento?
E qui veniamo a Fortunato: com’è vederlo diventare capitano?

Non fa molto effetto, in realtà, perché il rapporto con noi non è cambiato. E’ un ragazzo molto umile, simpatico. Ha fatto anche una videochiamata l’altra sera, perché in questi giorni ha iniziato anche lui a correre. Era in hotel, sempre sorridente, non è che abbiamo vissuto un grande cambiamento in lui. Poi è chiaro che nel modo di correre, alcune dinamiche cambieranno. Per un’eventuale classifica al Giro d’Italia o comunque altre corse, bisogna comportarsi in maniera diversa. Non ci si può permettere di prendere dietro alcune salite o alcuni punti cruciali della corsa, perché avendo un corridore che può fare da leader in una corsa del genere, ci sarà da aiutarlo nel migliore dei modi.

Rimboccarsi le maniche, insomma…

Ovvio, è bello a volte avere dei riconoscimenti, ma il nostro lavoro è sempre cercare di vincere delle corse e questo non cambia.