Martina Fidanza ha un contratto fino a fine 2026 con la Visma

Martina Fidanza e il 2025 che ha scacciato spettri e delusioni

26.11.2025
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Le vacanze a Marsa Alam di qualche settimana fa sono ormai un ricordo, il presente di Martina Fidanza sta già guardando al 2026 partendo dalle basi impostate quest’anno. In questi giorni la velocista bergamasca della Visma | Lease a Bike è in Olanda a s-Hertogenbosch (o Den Bosch se preferite) nella sede del suo team per la classica routine fatta di colloqui con i diesse, shooting fotografici, bike fitting, visite mediche, prove, misura e visione dei materiali.

Anche se Amsterdam dista meno di un’ora, c’è poco tempo per lo svago turistico. Questo tipo di raduno ha lo scopo di preparare atlete e staff per i primi ritiri. Tra un impegno e l’altro, ci inseriamo anche noi per sentire dalla voce di Fidanza com’è stata la prima annata con il team olandese, chiusa con il fantastico oro mondiale del quartetto azzurro. E proprio su questo tema Martina ci concede di rivelarci un momento poco felice dopo Parigi 2024.

Che bilancio hai tratto del 2025 con la Visma?

Posso ritenermi contenta e soddisfatta. Dopo le classiche del Nord, che avevo finito con l’influenza, ho raggiunto il picco di forma a maggio, dove ho ottenuto due delle mie tre vittorie stagionali. La terza è arrivata a luglio al Baloise e ho chiuso con un podio in Canada.

In quest’ultima gara sei arrivata seconda dietro alla tua compagna Veenhoven, l’altra velocista della squadra. Com’è la stata la convivenza fra voi?

Nienke ed io ci siamo divise una parte del calendario, dipendendo anche dai rispettivi periodi di forma, però abbiamo anche corso assieme spesso. Siamo due sprinter diverse: lei è più esplosiva di me riuscendo ad esprimere molti watt in poco tempo, mentre io ne produco appena meno, ma tenendoli in maniera più prolungata. Questo mi è dato dal fatto che in pista corro il chilometro cronometrato, sebbene anche lei faccia pista. Nonostante alcune differenze, credo che siamo complementari assieme e con lei mi sono trovata molto bene.

Ultima tappa del Baloise, terza vittoria stagionale di Fidanza in un podio tutto italiano. Battute Guarischi e Consonni
Ultima tappa del Baloise, terza vittoria stagionale di Fidanza in un podio tutto italiano. Battute Guarischi e Consonni
Ultima tappa del Baloise, terza vittoria stagionale di Fidanza in un podio tutto italiano. Battute Guarischi e Consonni
Ultima tappa del Baloise, terza vittoria stagionale di Fidanza in un podio tutto italiano. Battute Guarischi e Consonni
Vi siete scambiate dei consigli?

Certo, è normale. Lo abbiamo fatto soprattutto l’inverno scorso quando ci siamo conosciute, sia per gli allenamenti sia per affinare la nostra comunicazione sui posizionamenti prima di una volata o sull’andamento della gara. Sono più grande di Nienke di cinque anni e ho cercato di portare la mia esperienza al suo e nostro servizio. Ad esempio nelle gare che io avevo già corso in passato, cercavo di anticiparle come sarebbe potuta andare.

In corsa com’è andato il vostro reparto velociste?

Ho visto che se nei finali di gara restiamo unite, possiamo giocarcela con tutti. Quest’anno nelle gare secondarie siamo state compatte e abbiamo ottenuto vittorie e buoni risultati. Dobbiamo solo essere più continue in questo tipo di atteggiamento in qualunque corsa.

Restiamo sull’argomento velociste. Tu all’europeo in pista hai battuto Wiebes, mentre il suo diesse Mondini ora come ora vede Consonni capace di batterla, come ci ha confermato Alzini. Tu che le conosci bene tutte che idea ti sei fatta?

Premettiamo che Wiebes è un riferimento per tutte le sprinter e si merita tutto quello che ha raggiunto finora. In realtà non penso che si possa progettare tanto per batterla, perché attualmente Lorena è un gradino sopra tutte. In pista io sono riuscita a battere Wiebes nello scratch perché ho ragionato e improvvisato guardandola negli ultimi giri. Su strada in effetti Chiara (COnsonni, ndr) è quella che le si è avvicinata di più, ma credo che bisogna vedere sul momento come va la corsa. Se non altro chi batterà Wiebes darà un segnale e renderà più interessanti le volate successive.

A proposito di Alzini, anche tu come lei hai passato un brutto momento dopo l’Olimpiade di Parigi. Se è superato, hai voglia di raccontarcelo?

Sì, effettivamente non ne avevo parlato molto perché non ero dell’umore adatto. Direi che è superato, però è ovvio che la delusione per il nostro risultato del quartetto rimane ed è stata quella che ha innescato tutto. Avevo dedicato tutta me stessa a quell’evento, come le mie compagne e più di così non potevamo fare, ma resta l’amarezza. Personalmente dopo Parigi in me è diventata demotivazione. Ho accusato il colpo. Non avevo molte gare da fare su strada, però non riuscivo nemmeno a finire gli allenamenti. Tornavo a casa a metà, cosa che non mi era mai successa. Mentalmente non riuscivo più a ripartire.

Dopo Parigi 2024, Martina aveva perso la motivazione per finire la stagione. Il passaggio alla Visma è stata la svolta
Dopo Parigi 2024, Martina aveva perso la motivazione per finire la stagione. Il passaggio alla Visma è stata la svolta
Ti sei fatta aiutare o seguire da qualcuno?

E’ stato un periodo difficile. Alla Ceratizit avevamo una figura che ci seguiva, ma per uscire da quello stato d’animo devi aprirti e parlargliene, che sia uno psicologo della squadra o un tuo personale. Invece io non volevo proprio parlare con nessuno e non avevo nessuna voglia di raccontare nulla. Ho solo aspettato che questa situazione passasse in modo fisiologico. Nel frattempo mi ero fissata il mondiale su pista di Ballerup come riscatto. Però ho avuto un intoppo anche in quel caso…

Spiegaci pure.

L’anno scorso verso settembre mentre mi preparavo, ho avuto un incidente in bici proprio nel giorno in cui veniva annunciato ufficialmente il mio passaggio alla Visma. Lì ho avuto una svolta morale, però non ho avuto nemmeno il tempo di godermi quel momento. Alla fine ero riuscita a riprendermi per correre in Danimarca purtroppo con una condizione tutt’altro che buona. Ora posso dire che le vittorie di quest’anno tra strada e pista hanno allontanato quello stato d’animo.

Nel 2026 Martina punta a vincere la sua prima gara WorldTour
Nel 2026 Martina punta a vincere la sua prima gara WorldTour
Nel 2026 Martina punta a vincere la sua prima gara WorldTour
Nel 2026 Martina punta a vincere la sua prima gara WorldTour
Martina Fidanza ha già in mente degli obiettivi per il 2026?

Principalmente mi piacerebbe vincere una gara WorldTour e riconfermarmi al mondiale su pista col quartetto. Ecco, con le mie compagne abbiamo un obiettivo chiaro: Los Angeles 2028. Inizieremo a lavorarci tutti assieme anche con lo staff, di sicuro faremo tesoro della pressione e di ciò che non è andato bene a Parigi per arrivare alla prossima Olimpiade ancora più forti psicofisicamente.

Martina Alzini e Chiara Consonni assieme sul San Luca al termine del Giro dell'Emilia 2025

Consonni anti-Wiebes per il 2026? Chiara ci lavora, Alzini ci crede

14.10.2025
5 min
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SAN LUCA – Avevamo lasciato in sospeso una considerazione di Gian Paolo Mondini su Lorena Wiebes. Secondo il diesse della SD Worx-Protime potrebbe essere Chiara Consonni la prima a battere in volata la sua velocista olandese (fresca iridata nel gravel). Così abbiamo girato l’argomento direttamente alla bergamasca della Canyon//Sram zondacrypto.

Piccolo salto indietro

Dobbiamo tornare indietro di una decina di giorni per riprendere la simpatica scenetta nata da una curiosa circostanza al Giro dell’Emilia tra la stessa Consonni e Alzini, due azzurre che vedremo impegnate ai prossimi mondiali in pista a Santiago del Cile (in programma dal 22 al 26 ottobre).

Trenta metri dopo il traguardo di San Luca, proprio quando la strada comincia a scendere verso il versante meno nobile, Consonni era sembrata quasi venirci incontro per sottoporsi alle nostre domande. Come se avesse intuito che la stessimo cercando. Accanto a lei si era fermata a chiacchierare Martina Alzini, arrivata quaranta secondi prima. Chiara aveva finito il Giro dell’Emilia come lo finisce una sprinter, ma aveva pungolato la sua amica della Cofidis colpevolizzandola scherzosamente di non averla aspettata. E allora ne abbiamo approfittato per coinvolgerle assieme sulla questione.

Anti-Wiebes cercasi

In una stagione che sta volgendo al termine, Wiebes è stata la plurivittoriosa dell’anno, considerando anche gli uomini: 25 successi, riuscendo ad inanellare una striscia conclusiva che ne certifica l’imbattibilità sul suo terreno preferito. Nelle ultime nove gare disputate, ha conquistato otto vittorie parziali (tutte in volata) ed una generale.

«Innanzitutto – ci dice Consonni – sono straonorata che Mondini abbia pensato a me come possibile antagonista di Lorena. Quest’anno penso di essere stata quella che ci è andata più vicina a batterla. Mi manca un po’ di costanza, nel senso che lei è una campionessa anche nel saper prendere tutte le volte la volata nella migliore possibile. Però io contro di lei ci provo sempre.

«Gli ormai famosi primi tre secondi di Lorena? Sì, sono tremendi – prosegue Chiara cercando una risposta – anche Elisa (Balsamo, ndr) si è confrontata spesso con lei e quando l’ha battuta è perché ha saputo anticiparla di quel poco che basta per vincere. Diciamo che questo è il segreto, cercare di anticiparla anche quando lei stessa cerca di anticiparla la sua volata. Però, come ho già detto, non è semplice. Alla fine noi avversarie aspettiamo che Lorena sbagli qualcosa e invece non sbaglia mai nulla».

Consonni seconda dietro Wiebes al Simac, come in primavera a De Panne. E' quella che si è avvicinata di più alla olandese
Consonni seconda dietro Wiebes al Simac, come in primavera a De Panne. E’ quella che si è avvicinata di più alla olandese
Consonni seconda dietro Wiebes al Simac, come in primavera a De Panne. E' quella che si è avvicinata di più alla olandese
Consonni seconda dietro Wiebes al Simac, come in primavera a De Panne. E’ quella che si è avvicinata di più alla olandese

Nuovo treno

Per arrivare al testa a testa in uno sprint, contano le gambe, l’esperienza e naturalmente le compagne. Quando Consonni è arrivata alla Canyon, sia lei che la squadra sapevano che avrebbero dovuto creare un piccolo comparto per le volate. Gli automatismi vanno perfezionati col passare del tempo e si sa che nel ciclismo di adesso devi trovarli alla velocità della luce.

«Trovarsi al posto giusto nel momento giusto – analizza Chiara in maniera molto pragmatica avendo già precisa la situazione in testa – è uno di quegli aspetti su cui lavorerò insieme alla squadra per l’anno prossimo. Dobbiamo insistere nel curare tutte quelle piccole cose che servono per arrivare a vincere una volata, contro Wiebes o in generale.

«Non posso nemmeno dire – va avanti – che il mio treno sia migliorato rispetto ad inizio anno perché abbiamo sempre avuto un po’ di intoppi. Tra infortuni e problemi di salute mi sono sempre mancate due compagne nel finale. Nonostante tutto, ci abbiamo provato sempre ed è un aspetto importante».

Alzini è convinta che Consonni possa battere l'attuale Wiebes, credendo maggiormente in se stessa (foto Felicia Bonati)
Alzini è convinta che Consonni possa battere l’attuale Wiebes, credendo maggiormente in se stessa (foto Felicia Bonati)
Alzini è convinta che Consonni possa battere l'attuale Wiebes, credendo maggiormente in se stessa (foto Felicia Bonati)
Alzini è convinta che Consonni possa battere l’attuale Wiebes, credendo maggiormente in se stessa (foto Felicia Bonati)

Martina crede in Chiara

Accanto a Consonni c’è Alzini che ascolta le sue parole ed annuisce, pronta a riprendere le sue risposte. Si conoscono benissimo, sono amiche prima che colleghe o avversarie. Ogni tanto Chiara guarda Martina per capire se trovare la sua approvazione in ciò che dice.

«Sono convinta – interviene Alzini – che Chiara possa essere la prima a battere l’attuale Wiebes in volata. Il problema è che lei non si è ancora resa conto della sua forza. Chiara ha parlato di costanza e quei tre secondi. E naturalmente i numeri che ha Lorena in volata non ce li ha nessun’altra. Penso però che ci siano altri fattori, come la testa, che facciano molto di più dei numeri. Lo ripeto, ne sono convinta, perché Chiara lo ha dimostrato».

Tutta la loro amicizia esce in maniera naturale ed è piacevole starle a sentire e guardare.
«Non sto lodando Chiara – chiude Martina scherzando inizialmente – per tenermela buona solo perché è sempre la mia compagna di stanza quando siamo in nazionale o perché non voglio che mi avveleni di notte o ancora perché mi presta sempre il suo phon per asciugare i capelli. Dicevo prima che deve rendersi conto di quanto è forte. Ecco, quando lo ha fatto a Parigi 2024, ha vinto un oro olimpico (nella madison con Guazzini, ndr). Giusto per farvi capire. Ora non voglio metterle pressione addosso (dice ridendo mentre guarda Consonni, ndr), ma lei ha tutto per battere Wiebes».

mondiale gravel 2025 donne, Lorena Wiebes, Marainne Vos, Silvia Persico, podio

A Maastricht Wiebes regina, ma sul podio c’è anche Persico

11.10.2025
8 min
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MAASTRICHT (Olanda) – Shirin van Anrooij passa sotto al triangolo rosso dell’ultimo chilometro con 10” di vantaggio. Sembra fatta. Resta uno “zampellotto” di 150 metri e poi lo sterrato, più che altro un ghiaino su fondo in cemento, che scende fino all’arrivo. Il problema per lei è che in quei 150 metri Lorena Wiebes e Marianne Vos volano. Fanno il diavolo a quattro e alla loro ruota, come un francobollo, c’è Silvia Persico.

Quattrocento metri, trecento… Shirin è lì. Duecento metri ancora avanti. Cento metri: la prendono e la saltano a velocità quadrupla. E’ la dura legge del ciclismo. Sul traguardo spesso è tutto o niente. Per “noi”, e quel “noi” sta per Silvia Persico, è bronzo. Per Lorena Wiebes è oro, per Marianne Vos argento. La povera Shirin Van Anrooij è niente. Finisce addirittura quinta, scavalcata dall’altra orange Yara Kastelijn.

Per il Limburgo del Sud è stata una vera cartolina pubblicitaria. La zona si presta ottimamente al gravel (foto SWpix)
Per il Limburgo del Sud è stata una vera cartolina pubblicitaria. La zona si presta ottimamente al gravel (foto SWpix)

Pontoni? L’aveva vista giusta

Il cielo è plumbeo nel Limburgo del Sud. Non piove. Ed già è una notizia. La corsa parte e la selezione, come aveva previsto Daniele Pontoni, non arriva da subito ma da dietro. Per quasi due terzi di gara le ragazze restano compatte. Un paio di volte si muove Vos e Persico la segue. Solo a un certo punto si crea un buco…

«Un buco di 4 secondi», racconta Pontoni. Siamo a circa 50 chilometri dall’arrivo e deve succedere qualcosa., qualcosa che non vediamo bene neanche dai monitor. All’improvviso davanti si ritrovano in cinque. Persico è nel gruppo dietro, a oltre 40 secondi. Il tira e molla va avanti a lungo. Le fuggitive restano lì, ma il buco non si chiude. «La situazione non era facile. Nelle feed zone successive fortunatamente il distacco è sceso e le ho detto di provarci. Ai -15, persa per persa, le ho detto di tirare e chiudere, e Silvia l’ha fatto».

«Questo podio non è una maglia iridata ma vale come un titolo – aggiunge Pontoni – l’ho detto anche ad Amadio. Oggi di più non si poteva fare. Le ragazze sono state brave. Ne avessi avuta qualcuna in più… Alla fine era una corsa su strada, e lo sapevamo. E le olandesi non hanno corso da nazionale, e sapevamo anche quello. Abbiamo giocato benissimo le nostre carte».

Scelte tecniche differenti

Mentre le ragazze salgono sul podio e Van Anrooij, seduta in disparte, si tiene la testa fra le mani – la delusione cocente è comprensibile – abbiamo modo di osservare le bici del podio. Quante scelte diverse.

In particolare la Colnago G4X di Persico montava gomme Continental tassellate da 40 millimetri, mentre Wiebes optava per pneumatici da 45 ma molto lisci. Una via di mezzo per Vos: posteriore da 42 millimetri liscio al centro e tassellato ai lati, e 45 tassellato all’anteriore. Manubrio da strada per Persico e Wiebes, manubrio da gravel per Vos. Monocorona per Wiebes (48 denti) e Vos (46 denti), doppia 50-34 per Persico, che racconta di aver usato più del previsto quel 34. Tutte e tre, invece, con pedali da strada: esattamente come aveva suggerito Pontoni. Il tecnico si era studiato alla grande questo mondiale, curando ogni particolare.

Il grande assente è stato il vento, dato forte alla vigilia ma quasi nullo in corsa. La media oraria di 33 all’ora conferma quanto il tracciato fosse scorrevole. Qui si stima che domani, nella prova maschile, gli uomini potranno arrivare a 42.

Coltelli che volano…

L’arrivo è posto in una zona ampia e periferica della splendida Maastricht. All’inizio non c’è molta gente, ma poi arriva il mondo. Quassù il ciclismo non tradisce mai. Gli olandesi si godono le imprese delle loro “orange”. Sono in netta superiorità numerica e anche in quanto a qualità non scherzano: Vos, Wiebes, Van Anrooij, ma anche Rooijakkers, Bredewold e tante altre.

Tuttavia lo spirito di squadra non è stato ideale, come ha sottolineato Van Anrooij dopo la gara, alquanto contrariata soprattutto con l’allungo di Kastelijn. Wiebes che ringrazia pubblicamente la compagna di squadra, ma non di nazionale, Kopecky. Vos che in mix zona, ma dice e non dice e si limita a commentare che allo sprint Wiebes era troppo più forte di lei. Il segreto di Pulcinella. Lorena è l’incubo delle velociste, figuriamoci di chi sprinter non lo è.

E il tecnico della nazionale olandese, Laurens Ten Dam che a Wielerflits ha detto: «Non dovevamo permettere che la situazione si riducesse a un problema di giochi di squadra. Mi dispiace per Van Anrooij, meritava lei il titolo per come ha condotto la gara. Capisco che 9 delle prime 12 sono tutte olandesi e tutte volevano vincere, ma non hanno corso come una vera squadra. Non hanno fatto domenica scorsa agli europei».

E un bronzo che brilla

Silvia, invece in mezzo a tutto questo tatticismo non si è fatta prendere dalla foga né dal panico. In zona mista la sua medaglia brilla come fosse oro, e quel mazzo di fiori si sposa benissimo con l’azzurro della maglia.

Silvia, per chi sono questi fiori?

Non lo so, per me! Non so neanche se li porterò sull’aereo stasera.

Come è andata? Un finale incredibile…

Ho dato tutto quello che avevo perché volevo davvero una medaglia. A circa 20 dall’arrivo ho chiesto un po’ di collaborazione perché le prime erano a 10-15 secondi. A quel punto ho chiuso io su Wiebes e Vos, poi sono tornate le altre e ha attaccato van Anrooij. Poi si è messa a tirare Julia Kopecký…

In effetti l’unica della Repubblica Ceca si è messa a tirare e guarda caso è compagna di club della Wiebes. Possiamo dire che le olandesi non hanno corso da squadra?

E per fortuna! Erano 26 al via, troppe. Noi in cinque e ho fatto quasi tutto da sola per stare davanti. Mi ha aiutato un po’ all’inizio Maria Giulia Confalonieri. Non abbiamo mai parlato in gruppo, ma nel finale era importante stare attente: dovevo solo rimanere a ruota. Nel finale hanno spinto in modo incredibile.

Ti abbiamo vista molto aggressiva in curva, “cattiva”. E’ così?

Le mie compagne mi dicono sempre che sono troppo buona, ma oggi, su questo tipo di terreno, un terreno sul quale mi trovo a mio agio, ho guidato bene. Insomma, dove potevo limare… ho limato.

Lo splendido bronzo di Silvia Persico, che è anche la medaglia numero 23 conquistata da Pontoni da quando è commissario tecnico
Lo splendido bronzo di Silvia Persico, che è anche la medaglia numero 23 conquistata da Pontoni da quando è commissario tecnico
Cosa è successo quando mancavano circa 50 chilometri all’arrivo e da gruppo pressoché compatto ti abbiamo vista nel gruppetto dietro?

Loro sono andate via. Hanno preso qualche secondo e poi nessuna voleva più collaborare. Ho provato un sacco di volte a rientrare, però alla fine nessuno voleva darmi una mano. Alla fine sono rientrata io sulle prime due, quando mancavano 15 chilometri.

L’altro momento chiave è stato il finale…

Nell’ultimo chilometro e mezzo si andava fortissimo, ma credo che van Anrooij fosse un po’ cotta, perché era fuori da tanto. Il timore di non chiudere c’era stato prima, quando davanti erano in cinque con dentro Wiebes e Vos. Nel finale, quando ho visto che dopo Kopecky che tirava è partita Kastelijn, ho detto: “E’ fatta”. E infatti…

In generale, Silvia, come stai?

Bene direi. Alla fine è stata una stagione lunga, sono molto stanca, non vedo l’ora di recuperare sinceramente. L’off-season è vicina. Prima però vediamo di vin… di fare bene mercoledì al Giro del Veneto Women.

A tu per tu con Bredewold, una campionessa da scoprire

21.09.2025
5 min
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Con 8 vittorie internazionali, Mischa Bredewold è uno dei grandi nomi di questa stagione. Successi in serie, sia in corse in linea che nelle tappe, risultando un vero e proprio alter ego della compagna di team Wiebes. Avevamo imparato a conoscerla un paio d’anni fa quando conquistò non senza sorpresa il titolo europeo, ma rispetto ad allora la ragazza olandese dal nome russo («ma solo il nome, di russo non ho nulla» dice ridendo) è cresciuta moltissimo.

Mischa Bredewold è di Amersfoort, ha 25 anni. Quest’anno ha vinto 8 corse con 13 Top 10
Mischa Bredewold è di Amersfoort, ha 25 anni. Quest’anno ha vinto 8 corse con 13 Top 10

Tutta quest’attenzione non la coglie di sorpresa né la disturba, anzi è estremamente disponibile nell’analizzare anche le cause di questa crescita veemente: «E’ una stagione fantastica, ovviamente la migliore da quando corro. Diciamo che molto sta andando a posto ed è bellissimo, anche se penso sempre che si possa fare di più, non si raggiunge mai davvero il limite che si ha in mente».

Quest’anno hai vinto 8 volte e gare molto diverse fra loro: che tipo di ciclista pensi di essere?

Mi fanno spesso questa domanda e una risposta precisa non c’è. Penso che la mia forza sia stare bene nel team e sapere come interpretare ogni tipo di corsa pur senza eccellere in nulla. Ad esempio so che non sono il miglior scalatore del gruppo, ma in ogni caso riesco a difendermi e a stare con le migliori, lo stesso nelle prove più veloci, lo stesso in certe volate. Conta molto la consapevolezza che posso vincere le gare, spesso.

Al Tour, Bredewold ha corso in aiuto alle compagne, ma vuole crescere in salita per puntare alla classifica
Al Tour, Bredewold ha corso in aiuto alle compagne, ma vuole crescere in salita per puntare alla classifica
Tu hai vinto il titolo olandese a cronometro e domenica sei stata quinta al Tour de l’Ardeche: pensi che col lavoro puoi diventare anche una ciclista per corse a tappe?

Mi piacciono molto, credo per le piccole corse a tappe a questo punto della mia carriera di essere portata. E’ qualcosa che mi piace fare, soprattutto se c’è qualche cronometro prevista. Diverso è il discorso relativo ai grandi giri: per emergere al Giro o al Tour devi davvero avere un altro passo in salita, se vuoi le prime posizioni devi essere un ottimo scalatore e allora devo davvero allenarmi su questo. Quindi devo fare scelte diverse. Significa che devo concentrarmi su questo aspetto, ma non voglio farlo subito, voglio arrivarci nel tempo, magari fra un paio d’anni.

Sei nello stesso team di Wiebes e Kopecky. Come fate a collaborare e a non essere in competizione fra voi?

Abbiamo un team molto bello, dove c’è un sistema di dare e avere che funziona. Abbiamo molte atlete che sono in grado di vincere gare, ognuna ha il suo spazio. D’altronde penso che sia anche una scelta che fai. Se vai in questa squadra, sai, a volte devi dare, ma sai anche di essere in un super team, dove avrai di nuovo quella possibilità e avrai una squadra super forte alle spalle. E’ sicuramente un vantaggio avere più carte da giocare e questo significa che a volte devi farlo., devi dare un po’ di più e se lo sai, puoi trarne beneficio.

L’olandese insieme a Guarischi e Wiebes. Con la campionessa europea nessuna rivalità, ma tanto rispetto
L’olandese insieme a Guarischi e Wiebes. Con la campionessa europea nessuna rivalità, ma tanto rispetto
C’è qualcosa che invidi alla Wiebes e qualcosa dove pensi di esserle superiore?

Beh, stiamo parlando della migliore velocista del mondo, non so se mi spiego…Penso che non ci sia bisogno di mettersi a confronto, capire chi è migliore o chi è peggiore. Alla SD Worx, avendo così tanti buoni corridori, ci miglioriamo a vicenda e in un certo senso ci completiamo a vicenda, perché abbiamo corridori per ogni necessità che sono in grado di fare tante cose diverse. Io non sto guardando Lotte (Kopecky, ndr) o Lorena e penso “loro sono più brave di me in questo o quello o io sono più brava in questo o quello”, non sono mie avversarie, sono mie compagne di squadra. Sicuramente io e Lorena siamo piuttosto diverse. Abbiamo un modo diverso di guidare. Ma certamente non ci ostacoliamo.

Il trionfo di Drenthe 2023, per Bredewold è stato una vera svolta nella carriera
Il trionfo di Drenthe 2023, per Bredewold è stato una vera svolta nella carriera
Due anni fa hai vinto il titolo europeo: pensi che quella sia stata la svolta della tua carriera?

Penso di sì, ma a dire il vero, l’entrare in questa squadra dopo un periodo difficile da professionista è stato un punto di svolta per me. Mentalmente è scattato qualcosa in me e questo è stato prima degli Europei. Lì però ho fatto un salto di qualità, ho capito che potevo vincere gare importanti come quella. Dopo essere diventata campionessa europea, le cose sono cambiate, decisamente.

Delle tante vittorie di quest’anno qual è quella alla quale tieni di più?

L’Amstel, sicuramente. Quello era il mio primo obiettivo, per noi olandesi è “la” gara. Un altro obiettivo era diventare campionessa nazionale contro il tempo perché era un traguardo che inseguivo da così tanto tempo che è stato davvero speciale per me. Infine la vittoria a Plouay perché sapevo che vincendo per la terza volta di fila avrei scritto una pagina di storia. Queste gare sono state le mie preferite.

L’olandese ha conquistato il titolo nazionale cronometro, lungamente inseguito. Ora vuole l’oro europeo
L’olandese ha conquistato il titolo nazionale cronometro, lungamente inseguito. Ora vuole l’oro europeo
E quali sono i tuoi obiettivi per la fine della stagione?

Ora punto moltissimo sulla prova continentale a cronometro e mi sto preparando specificamente per questo. E’ un percorso così difficile che dipenderà molto da come andranno le cose in quel singolo giorno. Ma so che mi sto impegnando molto, è un obiettivo importante per me.

Quest’anno sei stata in Italia solo per la Strade Bianche: ti piace correre qui?

Moltissimo. La Strade Bianche è una delle mie gare preferite. Ma ogni gara è speciale, ci trovi salite brevi o lunghe, non sono mai corse comuni né scontate. Poi il cibo è fantastico… Spero di tornare quanto prima.

Wiebes mai così “ingiocabile” in volata. Ce lo spiega Mondini

16.09.2025
7 min
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La volata è l’atto conclusivo di una gara ciclistica in cui un folto numero di velociste tenta il guizzo giusto, ma alla fine vince sempre lei, Lorena Wiebes. Da qualche anno, e progressivamente, si potrebbe sintetizzare in questo modo l’esito di ogni sprint disputato dalla olandese della SD Worx-Protime.

Non ha bisogno di ulteriori presentazioni la attuale campionessa europea, ma vale la pena ricordare la sua annata. Il tassametro di Wiebes al momento conta 23 successi stagionali (che diventano uno in più sommando la generale del Simac Ladies Tour) per un totale di 118 in carriera. Quest’anno più che in passato, le avversarie hanno tentato in tutte le maniere di sorprenderla quando si arrivava ad un sprint più o meno ristretto, ottenendo sempre posti dal secondo in giù. Quando è stata battuta, è stato merito di un’azione da lontano o di un colpo da finisseur. Tenendo conto che Lorena ha ancora 26 anni e tanta “fame” di crescita, abbiamo analizzato questa supremazia col suo diesse Gian Paolo Mondini. Un excursus fatto di dati, approccio e semplicità.

A parte la crono del Simac, sette vittorie su sette volate negli ultimi otto giorni di gara. Possiamo descrivere Wiebes con qualcosa di nuovo?

Credo che siano i numeri a parlare per lei. Oltre alle vittorie su strada, bisogna contare le maglie delle classifiche a punti di Giro Women e Tour Femmes che certificano la sua solidità nelle gare a tappe. Anzi con la generale del Simac, Lorena è balzata in testa al ranking mondiale superando Vollering. Una velocista davanti ad una donna da Grandi Giri. Se ci pensate è abbastanza atipico, ma contestualmente significativo di che atleta sia Wiebes. E non si ferma qua…

Cosa intendi?

Quest’anno ha vinto anche una gara delle World Series di gravel e ad ottobre correrà anche i mondiali che si terranno praticamente a casa sua (in Limburgo, ndr). E dicevo che non è finita perché dieci giorni dopo farà anche i mondiali in pista a Santiago del Cile (in programma dal 22 al 26 ottobre, ndr). Lorena è una forza della natura. Non si pone limiti e non ha paura di fare altre specialità.

Sia Guarischi che alcune sue avversarie ci hanno sempre detto che Wiebes ha i primi tre secondi della volata che sono fulminanti per tutte. E’ questo il suo segreto?

Barbara è il suo lead out e sua compagna di stanza, la conosce bene e ha ragione. Lorena ha uno sprint bruciante in avvio, perché ha un rapporto peso/potenza incredibile. E’ 60 chilogrammi, quindi deve spostare poco peso in volata. In quei tre secondi è capace di prenderti otto metri di vantaggio che diventano difficili da colmare. Ha registrato picchi di potenza molto più alti, ma abbiamo visto come facendo uno sprint con 1.200 watt di potenza riesca comunque a battere le rivali. E poi è molto aerodinamica.

Quest’anno è stata davvero ingiocabile per tutte, alzando ulteriormente il livello. Su cosa ha lavorato?

Diciamo che dopo che era stata battuta l’anno scorso da Kool al Tour e in qualche altra occasione, Lorena ha voluto migliorare ancora sotto tanti fondamentali. Lei è molto metodica, precisa ed ama allenarsi. Quando è fuori da sola o con le compagne, inserisce sempre 10/15 sprint in allenamento. Ho lavorato molto nel ciclismo maschile e non ho mai visto cose del genere nemmeno dagli uomini. La differenza è proprio lì e si vede la testa della campionessa. Potrebbe anche non farle o farne meno, visto che tanto vince 20 venti corse all’anno e invece no, ci dedica ancora tempo.

Wiebes vince Fourmies, l’ultima stagionale. Quest’anno è stata letteralmente insuperabile. Chi sarà la prima a batterla in volata?
Anche tatticamente ci è parsa ancora più attenta. E’ così?

Bisogna dire che Lorena quando mette casco, occhiali e numero sulla schiena diventa un cecchino in certe gare. Vede e legge la corsa. In ogni gara in cui c’era nervosismo o si formavano ventagli, lei era sempre nelle posizioni giuste. Un esempio sono i ventagli al UAE Tour oppure quello che abbiamo orchestrato noi al Giro Women nella tappa di Monselice o ancora recentemente al Simac. Lorena è brava a non sprecare energie e ormai sa gestirsi da sola anche quando non ha un lead out perfetto.

Vuole diventare più completa? Una velocista moderna alla Mads Pedersen, se ci accetti il parallelismo?

Faccio fatica a trovare paragoni tra i maschi come caratteristiche, chiaramente facendo le debite proporzioni. Per numeri, intesi come vittorie e valori espressi, può ricordare un Cavendish o un Viviani. In realtà Lorena può puntare a molte più gare lontane apparentemente da lei. Faccio un esempio anche in questo caso. La tappa del Tour vinta da Mavi Garcia aveva un finale molto impegnativo e lei ha vinto molto bene lo sprint del secondo posto arrivando a pochi secondi.

Tatticamente Wiebes ha una buona visione di gara e fiuta i pericoli. Con i ventagli è attenta e sa tenerli animati
Tatticamente Wiebes ha una buona visione di gara e fiuta i pericoli. Con i ventagli è attenta e sa tenerli animati
Quindi potremmo vederla più competitiva anche dove c’è più salita?

In questo caso il discorso può assumere diverse connotazioni. Lorena potrebbe iniziare a lavorare di più in salita solo per capire come affrontarla meglio, per una questione di posizioni in gruppo. Ovvio che poi se ci lavora troppo, rischia di perdere altre doti, tipo esplosività o velocità. Detto questo, io credo che una come Wiebes possa tenere duro in tante classiche come Fiandre o Amstel (dove è già arrivata seconda esultando sul fotofinish, ndr) e magari vincerle. Comunque sarebbe bello e giusto che organizzassero un mondiale per velocisti, perché Lorena meriterebbe di indossare una maglia iridata.

Come talvolta capita con Pogacar al via di una gara, hai l’impressione che le avversarie partano già battute quando c’è lei?

Non lo so, a me sembrano tutte serene le nostre avversarie, forse proprio per quel motivo o magari sono contente di andare a podio assieme a Lorena. Devo riconoscere anche che ogni tanto vediamo alcune squadre che preferiscono lasciare tanto spazio alla fuga, anche a costo di non chiudere più, pur di non arrivare in volata contro di lei. Per la serie, se chiude la SD Worx bene, altrimenti la gara finisce così.

Sappiamo che è una domanda paradossale, ma per Gian Paolo Mondini come si può battere Lorena Wiebes e chi potrebbe farlo?

Non saprei. Forse in una volata che per un qualsiasi motivo non è lanciata ad alta velocità, un lead out che arriva da dietro e forte potrebbe trovare la carta giusta per batterla. Oppure una squadra che ha due velociste. Una parte lunga, chiama allo scoperto Lorena e l’altra sfrutta la sua scia per passarla. Non so, sono ipotesi a cui noi stiamo già attenti e che vogliamo evitare. Tuttavia se devo fare un nome, ora come ora, penso che Chiara Consonni sia una velocista che potrebbe battere Lorena. Sarebbe una grandissima volata.

Niewiadoma-Vollering e le altre. Borgato fa le carte al Tour Femmes

26.07.2025
8 min
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Un cavalcata di quasi 80 chilometri da bere tutta d’un fiato per conoscere stasera la prima maglia gialla del Tour Femmes all’ora dell’aperitivo. Si apre in Bretagna la quarta edizione della Grande Boucle femminile in un weekend in cui si incastrerà cronologicamente con la corsa maschile seppur a distanza, prima che il menù delle donne da lunedì proceda con una conformazione più tradizionale ed autonoma.

Frizzanti saranno pure le giornate fino alla quinta tappa, anticipando le ultime quattro frazioni alpine nelle quali le montagne potrebbero diventare dure da digerire. Il conto alla rovescia per l’assalto al trono della vincitrice uscente Niewiadoma è finito (in apertura foto Tour de Suisse/UCI WWT). Nove tappe (nessuna cronometro) da oggi a domenica 3 agosto per un totale di 1165 chilometri e 17240 metri di dislivello con 154 atlete al via in rappresentanza di 22 formazioni.

Questi numeri li abbiamo sottoposti a Giada Borgato sovrapponendoli ai nomi delle possibili protagoniste del Tour Femmes, tenendo conto di ciò che hanno espresso il Giro Women due settimane fa e la stagione finora. La commentatrice tecnica di RaiSport apre il ventaglio di soluzioni mantenendo le idee chiare come sempre, senza sottovalutare eventuali evoluzioni tattiche che potrebbero riguardare chi parte a fari spenti.

Qual è la tua impressione sul percorso?

Hanno disegnato un Tour Femmes come il 2024. Prima parte dedicata alle ruote veloci e per chi vuole andare in fuga. La quinta tappa di media montagna fa da spartiacque perché poi ci sarà salita fino alla fine. Insomma, c’è spazio un po’ per tutti, dalle velociste alle attaccanti fino, naturalmente, alle donne di classifica.

C’è una tappa in più rispetto agli altri anni, così come sarà il Giro Women 2026. Pensi che possa incidere questo aspetto nell’economia della gara?

Direi proprio di no, anzi è giusto che siano nove tappe. Per il livello attuale del ciclismo femminile, queste atlete non avrebbero problemi ad una gara a tappe di dieci giorni, come il Giro di qualche anno fa. Detto questo, ce ne sarà abbastanza per le ragazze che dovranno affrontare tre tappe da 160 chilometri, un paio con dislivelli alti, di cui una con l’arrivo al Col de la Madeleine dopo 20 chilometri di salita.

Balsamo (qui vincente al Tour de Suisse) a Plumelec può conquistare la prima maglia gialla
Balsamo (qui vincente al Tour de Suisse) a Plumelec può conquistare la prima maglia gialla
Invece quanto influirà la componente stress, che si preannuncia immancabile?

Quello purtroppo ci sarà fin dalla prima tappa e, anche se spero di sbagliarmi, temo che ci saranno anche cadute dovute alla tanta tensione in gruppo. Vollering l’anno scorso ha perso il Tour per una caduta, non perché le mancassero le gambe. Tutte vorranno e dovranno stare attente e davanti, specialmente le leader per la generale. In questo senso, le prime tappe saranno difficili perché potrebbero non esserci volate scontate.

Buttiamo uno sguardo alle atlete partendo dalle velociste. Wiebes-Balsamo per la maglia verde?

Certo, ma non solo. Innanzitutto loro due potrebbero sfidarsi per la prima maglia gialla. La nostra Balsamo può regalarci questa gioia, tenendoci accese le speranze come è stato con Milan al Tour uomini, magari con un altro esito. Elisa ha fatto una preparazione mirata per il Tour Femmes ed il finale di stagione. In ogni caso oltre a lei e Wiebes, che ha vinto la classifica a punti al Giro, non dobbiamo escludere Kool che ha vinto le prime due frazioni dell’anno scorso o Vos che ha vinto l’ultima maglia verde. Nella lotta inserisco pure Paternoster che potrebbe essere una sorpresa. Tra le velociste sarà una bella sfida.

Apriamo il capitolo invece per la vittoria finale con tanta concorrenza. Vollering parte con i favori del pronostico?

L’anno scorso Niewiadoma si è guadagnata e meritata il successo del Tour Femmes proprio sull’olandese. Kasia sarà molto motivata per confermarsi, visto che ha impostato buona parte della sua stagione su questo appuntamento. La vedo però mezzo gradino sotto Vollering. Entrambe hanno squadre forti, ma dico che Demi è favorita per ciò che ha detto l’annata. Finora ha vinto quasi tutte le gare a tappe a cui ha partecipato: Valenciana, Vuelta, Itzulia e Catalunya, finendo seconda al Tour de Suisse alle spalle di Reusser.

Giada Borgato ha commentato Giro NextGen e Giro Women assieme ad Umberto Martini
Giada Borgato ha commentato Giro NextGen e Giro Women assieme ad Umberto Martini
A proposito, cosa potrebbe fare la svizzera della Movistar?

Reusser ha fatto due mesi favolosi rischiando di vincere anche il Giro. Ha chiuso in calando perché, come ha detto lei, negli ultimi tre giorni era malata. Per come l’abbiamo vista ad Imola, credo che possa avere perso quello smalto e quella adrenalina, però se ha recuperato bene le energie nervose, penso che possa tenere molto bene su tante tappe di montagna.

La SD Worx-Protime come la vedi?

E’ una squadra che può puntare sempre in alto con Kopecky e Van der Breggen. Lotte ha corso il Giro in funzione delle compagne poi si è ritirata per un problema alla schiena per non compromettere il Tour. Vanta già due secondi posti a Giro e Tour e ha mostrato doti indubbie in salita. Sulla carta il percorso sembra un po’ duro per Kopecky, però lei ha un grande carattere e può fare qualsiasi cosa. Per Anna invece bisogna capire come è uscita dal Giro. Potrebbe avere qualcosa in più da spendere. Parliamo comunque di due fenomeni. Attenzione però ad altre atlete…

Gigante ha vinto due tappe al Giro Women. Per Borgato l’australiana della AG Insurance in salita può impensierire tutte le favorite
Gigante ha vinto due tappe al Giro Women. Per Borgato l’australiana della AG Insurance in salita può impensierire tutte le favorite
A chi ti riferisci?

La prima che mi viene in mente è Pauline Ferrand-Prevot. In pratica è tornata a correre su strada perché puntava forte sul Tour Femmes. Per la generale c’è anche lei, nonostante si sia un po’ nascosta. Ad aprile, dopo la vittoria della Roubaix, aveva detto che avrebbe dovuto e voluto perdere un po’ di peso per essere competitiva ad agosto.

Al Giro Women eri stata buona profeta per Gigante nelle tappe che ha vinto. L’altro nome a cui pensi è lei?

Sì, esatto. Vedendola tra le partenti al Tour non posso non inserirla tra le favorite. Al netto del recupero e della preparazione, Gigante in salita ha dimostrato di essere nettamente la più forte e per me è l’unica che può impensierire Vollering. Ha una bella formazione, molto adatta alle tappe mosse, con compagne forti come Ghekiere e Le Court. Spero che impari a correre, tenendo le giuste posizioni in gruppo. Se non perderà tempo nelle tappe iniziali, sarà una cliente scomoda per tutte.

Uscendo dalla zona podio, chi può rientrare nella top 5 o top 10?

Ce ne sono diverse da tenere in considerazione. Malcotti della Human, Rooijakkers e Pieterse della Fenix-Deceuninck, Vallieres e Kerbaol della EF Education-Oatly, Mavi Garcia nonostante l’età (con i suoi 41 anni è la più “grande” al via, ndr). Fisher-Black della Lidl-Trek punta a fare molto bene e infine sono curiosa di vedere Bunel (vincitrice dell’Avenir Femmes 2024, ndr) della Visma | Lease a Bike in coppia con Ferrand-Prevot.

Longo Borghini ha annunciato che al Tour Femmes non curerà la generale, ma giorno dopo giorno può inserirsi nella lotta
Longo Borghini ha annunciato che al Tour Femmes non curerà la generale, ma giorno dopo giorno può inserirsi nella lotta
Cacciatrici di tappa, su chi puntiamo?

E’ una lista di partenti molto ricca, ce n’è per tutte, ma bisognerà capire gli ordini di squadra. Ad esempio la Canyon//Sram zondacrypto ha Bradbury che può fare classifica, quindi c’è da vedere se lasciano spazio a Paladin o Dygert per le fughe. Mentre Ludwig dovrà aiutare in salita, quindi sarà meglio che si risparmi. La EF ha una formazione forte che sa andare all’attacco e penso a Faulkner. La Lidl-Trek potrebbe liberare Brand, Norsgaard o Van Anrooij per azioni da lontano, così come Lippert della Movistar o ancora De Jong e Edwards della Human.

Teniamo apposta per ultima Longo Borghini. A fine Giro ha specificato che in Francia non curerà la generale. Secondo Giada Borgato sarà così?

Per me Elisa ha fatto bene a tenere i piedi per terra, proprio come aveva dichiarato prima del Giro Women. Sa correre, ha una squadra attrezzata e vedrà giorno dopo giorno. Ho visto comunque che ha fatto una bella preparazione, con allenamenti duri e lunghi, quindi penso che sarà pronta. Arriva col morale alto e poi ha un conto aperto col Tour Femmes che vuole saldare.

La prima di Copenhagen nel WorldTour. Guarischi, dicci tutto

01.07.2025
5 min
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Da sabato 21 giugno, il WorldTour ha una nuova classica al suo interno. La Copenhagen Sprint ha portato il meglio del ciclismo mondiale sulle strade della capitale danese, una città a misura di bici dove l’utilizzo delle due ruote è quasi privilegiato rispetto a quello delle auto. Dove c’è una disciplina rigorosa in fatto di circolazione stradale e un rispetto enorme per chi va in bici. La città si è dedicata per due giorni alla corsa ciclistica (al sabato le donne, alla domenica la prova maschile) e non c’è stata alcuna lamentela da parte degli automobilisti per una Copenhagen senz’auto, anzi…

Barbara Guarischi ha vissuto la Copenhagen Sprint lanciando la volata vincente della Wiebes
Barbara Guarischi ha vissuto la Copenhagen Sprint lanciando la volata vincente della Wiebes

Barbara Guarischi, in gara con la SD Worx è stata testimone diretta di come la città ha reagito al nuovo evento, per il quale si è preparata per un anno: «E’ stata una bellissima esperienza, posso dire che ci vorrebbero altre prove in grandi metropoli come questa, perché credo che criterium simili siano uno splendido messaggio promozionale per il ciclismo. Una prova ben organizzata, soprattutto nella parte del circuito finale, con tutto il centro città coinvolto. In Danimarca ho gareggiato spesso, per due anni ho fatto parte del Virtu Cycling Team, la squadra gestita da Bjarne Rijs, andavo lì anche per i ritiri e mi è sempre piaciuta parecchio».

Com’era il percorso?

Si partiva da Roskilde, fuori dalla città e la prima parte era tutta in campagna. Lì secondo me qualcosa va rivisto, alcune rotonde e alcune segnalazioni non sono state gestite al meglio, si passava in stradine un po’ strette dove infatti ci sono state parecchie cadute. Abbiamo avuto vento a favore fino a entrare in città e infatti la media è stata sempre molto alta.

La prima parte, da Roskilde, andrebbe rivista, soprattutto nel gestire l’avvicinamento alla città
La prima parte, da Roskilde, andrebbe rivista, soprattutto nel gestire l’avvicinamento alla città
E in città?

Si è andati davvero forte e non era facile gestire la corsa. Noi ci siamo messe davanti per tenere Lorena Wiebes fuori dai guai, ma è stata una gara dall’alto stress. Le cadute ci sono state anche nel gruppo, che si è spezzato e davanti sono rimaste abbastanza poche. Due ragazze del nostro team sono cadute e questo ci ha messo in difficoltà, ma siamo riuscite ugualmente a gestire il finale.

Infatti si è visto che a giocarsi la corsa era un gruppo molto ristretto…

Infatti nel penultimo giro c’è stata un’altra caduta e il gruppo si è sfilacciato, davanti siamo rimaste una ventina e per noi è stato oro, perché avevamo meno avversarie da controllare. A quel punto abbiamo potuto gestire lo sprint anche senza che ci fosse il treno perché ero rimasta solo io con Lorena. Ci siamo un po’ arrangiate, io sono dovuta partire un po’ presto rispetto alo solito e anche lei si è trovata a lanciare la sua volata molto da lontano, ma ha guadagnato metri importanti, vincendo in maniera netta.

C’è stato qualche momento di difficoltà? Le immagini televisive mostravano che la campionessa europea, nel giro conclusivo, era spesso intruppata nel gruppo…

Siamo sempre rimaste in contatto salvo in un frangente dove me l’ero persa in una curva, poi l’ho riportata davanti. Con lei è molto facile correre, mi segue con piena fiducia, posso gestire la corsa sapendo che lei c’è, per questo quando non l’ho vista alla mia ruota mi sono un po’ preoccupata, non capivo che cosa potesse esserle successo.

Tornando all’accoglienza della città, come ti è sembrato che abbia risposto?

Chiaramente nel corso delle fasi finali della corsa siamo molto concentrate e ci si accorge poco di quel che c’è attorno a noi, ma devo dire che si sentiva il calore della gente, lungo le strade ce n’era tantissima. L’organizzazione è stata molto buona per essere una prima edizione, se dovessi dire consiglierei solo di impiegare più gente nella gestione della parte iniziale, di avvicinamento a Copenhagen e nel circuito finale di renderlo un po’ più semplice, con qualche tratto dritto sulle lunghe strade di cui la città è piena. Nel complesso mi sono sentita abbastanza sicura, ma qualche accortezza in più sarebbe utile, ridurrebbe di molto anche il rischio di cadute.

Tantissima gente per le strade di Copenhagen, lungo un circuito altamente spettacolare
Tantissima gente per le strade di Copenhagen, lungo un circuito altamente spettacolare
E’ una corsa per velocisti?

Sicuramente, anche se nella prima parte il vento può avere un effetto sulla corsa. Ma a 100 chilometri dalla conclusione è difficile che cerchi di creare un ventaglio, avrebbe poche possibilità di portare a qualcosa di buono…

Kopecky cambia pelle pensando a Liegi e Tour?

02.04.2025
4 min
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Dopo averla vista rinunciare alla Sanremo e alla Gand-Wevelgem in favore della compagna Lorena Wiebes ed esserci chiesti come faccia a sembrare così soddisfatta, sono le parole della stessa Lotte Kopecky a far capire che questa sarà una stagione diversa.

«Mi sono allenata meno sull’intensità – dice la campionessa del mondo a Het Nieuwsblad – e ho fatto allenamenti lunghi di resistenza. Ciò potrebbe avere un’influenza sulla mia prestazione al Fiandre e alla Roubaix, perché finora non ho fatto sforzi del genere in gara. Ma in ogni caso, ho voluto battere una nuova strada per puntare alla classifica generale del Tour de France».

Dalla Sanremo alla Gand, Kopecky è stata artefice delle volate di Wiebes
Dalla Sanremo alla Gand, Kopecky è stata artefice delle volate di Wiebes

In rotta sul Tour

Alla SD Worx-Protime hanno il fortunato imbarazzo di potersi dividere i traguardi più importanti. E con Vollering che è partita e Van der Breggen che per ora resta un passo indietro, il Tour de France Femmes era diventato di colpo figlio di nessuna.

Per questo Kopecky non si è fatta pregare: ha già vinto due Fiandre e una Roubaix ed è già stata seconda nel Tour del 2023. Perché non accettare la sfida? Del resto lo scorso anno è arrivata seconda in un Giro d’Italia che soltanto la caparbietà e la classe di Elisa Longo Borghini sono riuscite a sottrarle. Ce n’è abbastanza per farci sopra una ragionata approfondita.

Al Tour del 2023, Kopecky ha perso la maglia gialla solo sul Tourmalet finale, spodestata dalla compagna Vollering
Al Tour del 2023, Kopecky ha perso la maglia gialla solo sul Tourmalet finale, spodestata dalla compagna Vollering

Dal Fiandre alla Liegi

Si spiega così l’inizio di stagione rallentato, con il debutto alla Sanremo del 22 marzo, mentre di solito negli ultimi anni era previsto per a febbraio. Se l’obiettivo è il Tour che viene a fine luglio, spostare tutto in avanti è una necessità comprensibile, che però non fa passare in secondo piano le grandi classiche in arrivo.

«Dopo una stagione intensa come l’ultima – prosegue – il mio corpo reclamava un lungo periodo di riposo. Ho iniziato la stagione più tardi, semplicemente perché ne avevo bisogno. Ma intanto la forma è buona e i segnali in allenamento sono positivi. Questo dà fiducia. Mi avvicino alle prossime gare con l’intenzione di vincerle. Ho già conquistato per due volte il Fiandre, ma ammetto che mi piacerebbe avere su una parete di casa la foto della vittoria con la maglia iridata. E poi ci sarebbe anche la Liegi, che non ho mai vinto, ma scegliere è troppo difficile, perciò proverò a vincerle tutte».

Correva per Wiebes, ma l’accelerazione di Kopecky sul Kemmel alla Gand ha fatto male
Correva per Wiebes, ma l’accelerazione di Kopecky sul Kemme alla Gand ha fatto male

Il tempo di vincere

Sembra di capire che il rodaggio sia ormai agli sgoccioli e che dalla Dwars door Vlaanderen di oggi ci sarà un cambio di priorità e la sagoma da inquadrare sarà quella iridata e non più quella della campionessa europea.

«Lorena (Wiebes, ndr) è sempre molto grata per il mio lavoro – dice – e nelle ultime gare è stata semplicemente la migliore opzione per la squadra. Quindi mi piace lavorare per lei. A tutti piace vincere, ma contribuire alla vittoria di una compagna è anche molto bello. E nel frattempo, sacrificandomi per lei, ho acquisito anche il ritmo gara».

Roubaix 2024 vinta con la maglia iridata: il Fiandre invece le manca…
Roubaix 2024 vinta con la maglia iridata: il Fiandre invece le manca…

Quale altura?

Dopo la Liegi, la campionessa del mondo si dedicherà a un ritiro in altura, durante il quale effettuerà allenamenti più lunghi in salita. Come ha raccontato il team manager Stam, la sua preparazione per la Sanremo si è svolta in Spagna, simulando l’altura all’Hotel Syncrosphera, grazie alle sue camere ipobariche. Sarà così anche a maggio o sarà montagna?

«Ho adottato un approccio diverso per non avere rimpianti dopo – dice Kopecky – ma se va male, potrei non ripeterlo più».

Come dire che va bene un anno da fachiri inseguendo la maglia gialla del Tour de France, ma la sensazione è che la campionessa del mondo non voglia farne una malattia.

Wiebes fa 100: volata senza storia. Balsamo seconda

30.03.2025
6 min
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Come a Sanremo, come a De Panne, tutto apparentemente facile. Molto facile. Troppo facile. Sprinta, s’invola e quando si alza per festeggiare allargando le braccia si toglie persino gli occhiali. Cose che si fanno quando si arriva da soli. Ma d’altra parte, quando si è la più forte, almeno su certi percorsi, è così. A Ypres, Gand-Wevelgem Women, Lorena Wiebes vince ancora e raggiunge la centesima vittoria in carriera, la terza nelle ultime tre gare. E si conferma regina della primavera.

Potenza, lucidità, velocità. Elisa Balsamo, seconda, era posizionata perfettamente, le è stata a ruota ma non è neanche riuscita ad uscirle di scia. Se non quando Lorena si è rialzata. Se poi a lanciarti è la campionessa del mondo, la compagna Lotte Kopecky, allora tutto si fa ancora più “scontato”. A volte sembrava di rivedere Van der Poel con Philipsen al Tour. Quando vedevano le brutte, VdP si spostava, con Philipsen a ruota. Dava una sgasata sul filo dei 70 all’ora e lo lanciava. Kopecky più o meno ha fatto così, con la differenza che in precedenza tutta la SD Worx-Protime aveva lavorato benissimo.

Confalonieri dixit

Una Gand sorniona? Forse, almeno vista dalla tv. La fuga del mattino, qualche caduta a creare problemi qua e là, anche alla nostra Elisa Longo Borghini, e gli attacchi sui muri. Stavolta il Kemmelberg fa la selezione, ma non è così netta. Altro segnale che il ciclismo femminile sta crescendo. Poi sì, vincono le stesse, ma in tutt’altro modo.

Come ci aveva detto Confalonieri: «Arriva un gruppo di una quarantina di atlete e se dentro c’è Wiebes, vince lei». Amen!

«Dopo il Kemmelberg – ha detto una felicissima, ma sempre composta Wiebes – siamo rimaste in un drappello davanti, ma la collaborazione non è stata così buona, quindi il gruppo ci ha ripreso. A quel punto sapevamo che nessuno avrebbe voluto stare con me fino al traguardo. E lì la squadra è stata bravissima a controllare la gara».

A fine gara Kopecky è parsa sinceramente felice. Probabilmente senza di Vollering si sente più leader e anche felice di aiutare le compagne
A fine gara Kopecky è parsa sinceramente felice. Probabilmente senza di Vollering si sente più leader e anche felice di aiutare le compagne

Wiebes: 100 e chapeau

Un alleato naturale per tenere chiusa la corsa, ma non poteva essere diversamente: a quel punto è stata la Lidl-Trek di Balsamo.

«Sapevo – riprende Wiebes – che Lotte era con me in finale e questo mi ha dato tranquillità. Visto il caos, avevamo scelto di lasciare che solo Lotte guidasse lo sprint, dopo che le altre ragazze avevano fatto un ottimo lavoro portandomi davanti. Certo, Lotte avrebbe fatto un lead-out di quasi un chilometro, un bel po’! Ho anche pensato che fosse davvero presto. Ma sapevo anche che Lotte è molto forte e che avrebbe saputo come fare. Mi sono fidata completamente di lei e ai 250 metri mi sono detta: ora inizio io».

Stupefacente, la differenza tra i campionissimi e gli ottimi corridori. Sentite che lucidità, che calma nel raccontare uno sprint così teso dopo quasi 170 chilometri di gara.

Sul Kemmelbeg Balsamo (con Paternoster a ruota) fa fatica: ma poi rientrerà
Sul Kemmelbeg Balsamo (con Paternoster a ruota) fa fatica: ma poi rientrerà

E Balsamo… fa 32

La magra consolazione per Balsamo è che è stata l’unica a tenere la ruota di Wiebes. Quello dell’olandese è stato uno sprint talmente forte che probabilmente con la vecchia regola del buco, dopo 1” anziché 3”, quindi con uno spazio minore, sarebbero state le uniche due con lo stesso tempo.

Ma è così, alla fine in carriera ognuno ha la sua “bestia nera”. E oggi, da quando sono professioniste entrambe, è la 32ª volta che Wiebes vince e Balsamo è seconda.

«In questo periodo – ha detto Elisa – Wiebes è molto forte, anzi è la più forte ora, ma sono abbastanza soddisfatta del mio sprint. Ovviamente partiamo sempre per vincere, ma anche il podio è un’importante. Non mi ha sorpreso che sia partita così lunga.

«Sono contenta anche per la squadra: siamo state molto aggressive. E per questo ringrazio le ragazze. Spero che un giorno possa vincere per loro. Abbiamo provato a fare anche alcuni ventagli ad un certo punto, ma non ha funzionato».

E ora il Fiandre

La settimana che arriva è quella che porta al Giro delle Fiandre. Mercoledì ci sarà l’antipasto della Dwars door Vlaanderen, e Wiebes non ci sarà. Si arriva così alla Ronde con i valori in campo ben delineati e una Wiebes più forte che mai. Che possa imporre la sua legge anche lì? I numeri non le mancherebbero, la “faccia tosta” forse sì.

Ci spieghiamo. In Sd Worx gli equilibri sono perfetti e c’è armonia. Come a Sanremo, anche oggi la tattica era: se Lotte se ne va sul Kemmelberg fa lei la corsa, altrimenti c’è Lorena. Difficile dunque pensare che Wiebes faccia di testa sua. I muri della Ronde sono tutt’altra cosa.

E infatti, parlando proprio di Fiandre, Wiebes ha detto: «Spero di poter continuare a stare davanti il più a lungo possibile per supportare la squadra nel miglior modo. Non penso che potrò fare troppo di più. Se sarà diverso vedremo. Ma intanto Lotte dimostra di essere molto forte, quindi è bello avere più carte da giocarci».

La speranza però, come abbiamo detto, è che i muri del Fiandre siano un’altra cosa e la campionessa in carica si chiama Elisa Longo Borghini. La volata ad Oudenaarde magari non ci sarà…