Roglic non sbaglia più e ribalta il Paesi Baschi

11.04.2021
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Questa volta Roglic ha imparato la lezione. L’ultima esaltante tappa del Giro dei Paesi Baschi ha visto lo sloveno lasciare la vittoria parziale a David Gaudu, il francese dell’AG2R Citroen che aveva tirato per tutta la salita finale, alzando anche lui le braccia al cielo (foto di apertura) per la riconquista della corsa spagnola dopo il successo del 2018. Una gara ribaltata l’ultimo giorno, che ha riconfermato come sempre più spesso l’unico rimedio contro avversari di pari livello e anche superiori siano le tattiche giuste.

Primi fuochi

Facciamo un piccolo passo indietro: la gara iberica aveva avuto un’evoluzione molto effervescente, con Roglic vincitore della prima tappa a cronometro, Pogacar che aveva provato a metterlo in crisi nella terza dove erano arrivati insieme e anche lì era sembrato che lo sloveno della Jumbo-Visma avesse capito che era meglio accontentarsi della difesa della maglia…

L’ennesimo testa a testa fra i due sloveni: a Pogacar la tappa, Roglic difende la maglia
Terza tappa, a Pogacar la tappa, Roglic difende la maglia

Nella quarta tappa il colpo di scena architettato dal Uae Team Emirates, con Brandon McNulty lanciato alla conquista della maglia. Roglic era rimasto sorpreso, Pogacar aveva lavorato in funzione dell’americano, forse anche cosciente di non avere le gambe brillanti al 100% dopo aver staccato un po’ la spina al termine della Tirreno-Adriatico.

Pogacar gregario?

Una scelta che sembrava giusta e nella tappa finale, che si sapeva essere decisiva, Pogacar si è messo a lavorare per il compagno. Ma la gara è esplosa molto presto e McNulty ha subito mostrato la corda, così l’ultimo vincitore del Tour si è dovuto mettere in prima persona a salvare il salvabile, mentre Roglic davanti andava a costruire la riconquista. Un errore di valutazione da parte della Uae? Forse, ma è vero anche che il Pogacar dei Paesi Baschi probabilmente non avrebbe potuto fare di più.

Pogacar chiede collaborazione nell’inseguimento, ma Vingegaard lo marca stretto
Pogacar chiede collaborazione, ma Vingegaard lo marca stretto

La realtà però ha sempre due facce: anche non nel pieno della forma, il giovane sloveno ha una marcia superiore. Sulla salita finale, quando era lui a tirare l’inseguimento, il distacco è andato progressivamente scendendo. Quando ha dovuto riprendere fiato dopo l’allungo dell’intramontabile Valverde, davanti Gaudu e Roglic hanno ripreso a guadagnare.

Vingegaard stupisce ancora

Parlando di tattiche, molti avevano criticato la Jumbo Visma per la “disattenzione” nella quarta tappa, non facendo caso al fatto che nel sestetto di testa c’era anche un certo Jonas Vingegaard, che avevamo imparato a conoscere alla Settimana Coppi e Bartali. Il 25enne danese si era andato così a posizionare nei quartieri alti della classifica e nell’ultima tappa ha corso in marcatura stretta di Pogacar.

Risultato: Roglic primo in classifica e Vingegaard secondo a sancire il trionfo della squadra olandese, in barba a tutte le malelingue. Il 25enne danese si conferma interprete sopraffino delle corse a tappe medio-brevi e all’ombra di Roglic potrebbe maturare anche come futuro cacciatore di grandi Giri.

La vera sorpresa del Giro dei Paesi Baschi: di Vingegaard sentiremo ancora parlare…
Di Vingegaard sentiremo ancora parlare…

La sfida fra i due sloveni ha vissuto così un altro capitolo, confermando che nelle gare di più giorni sono loro i riferimenti assoluti attuali. Ora però cambia il terreno di battaglia: i due si ritroveranno alla Freccia Vallone e alla Liegi-Bastogne-Liegi, dove ci saranno però anche altri pretendenti al trono…

Vingegaard re, danese, della Coppi e Bartali

28.03.2021
4 min
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Probabilmente non se lo aspettava neanche lui di vincere due tappe e la classifica generale. Invece Jonas Vingegaard ci è riuscito ed anche bene. E forte di quei due successi e di una condotta di gara sempre di testa si è portato a casa la Settimana Internazionale Coppi e Bartali. 

Jonas Vingegaard è alto 1,75 metri per 60 chili: scalatore puro, ma anche veloce
Jonas Vingegaard è alto 1,75 metri per 60 chili: scalatore puro, ma anche veloce

Gara d’attacco

Nell’arco della settimana, il portacolori della Jumbo Visma è stato davvero il più forte. E’ uscito dai primi sei solo negli arrivi in volata, nei quali comunque è sfilato nelle prime venti posizioni, per dire quanto fosse “sul pezzo”. In più, anche se non era la corazzata che siamo abituati a vedere, la sua squadra è sempre stata compatta intorno a lui. 

Occhio però a darlo per “sconosciuto”. Jonas aveva già alzato le braccia al cielo nel WorldTour, era successo al Giro di Polonia di due anni fa ed era successo soprattutto quest’anno all’UAE Tour, quando aveva battuto nientemeno che Tadej Pogacar nel secondo arrivo in salita. Non c’è da stupirsi quindi se alla Coppi e Bartali si è portato a casa due frazioni, quella di Sogliano al Rubicone e quella di San Marino. Ricordiamo che anche se ha doti di scalatore è anche molto veloce.

Vingegaard (24 anni) in maglia di leader, tra i suoi compagni della Jumbo Visma
Vingegaard (24 anni) in maglia di leader, tra i suoi compagni della Jumbo Visma.

Mai nel panico

Magari Jonas è partito sapendo che poteva fare bene, ma forse non di vincere. La mattina del via da Riccione però, la sua bici era pronta sui rulli. Voleva scaldarsi e quindi nulla era lasciato al caso.

Poi dalla penultima frazione le cose sono cambiate del tutto per lui. Verso San Marino non ha corso solo per la tappa, anzi… Come lui stesso ha ammesso teneva sott’occhio l’inglesino della Ineos Grenadiers, Hayter, per il discorso degli abbuoni, e il neozelandese Schultz, della BikeExchange.

«Ho fatto uno sprint lunghissimo – aveva detto Vingegaard, dopo la frazione sanmarinese – Ad un tratto ho quasi chiuso gli occhi perché la linea d’arrivo non arrivava mai. Ma una volta presi quei secondi di abbuono sapevo che potevo stare più tranquillo in vista dell’ultima tappa (cioè quella di ieri, ndr). A quel punto avrei fatto di tutto per vincere la corsa».

Una delle qualità di Vingegaard, dice il suo direttore sportivo, Sierk Jan de Haan, è che Jonas non va mai nel panico. Durante questa Coppie e Bartali un paio di volte è stato attaccato e non subito è riuscito a stare davanti. Lui però si è guardato intorno, ha visto quali altri uomini di classifica potevano avere il suo stesso interesse e ha chiuso con loro o sfruttando il loro lavoro.

A Forlì festeggia Honorè ma dietro esulta anche Vingegaard: la generale è sua!
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Tappa a te, classifica a me

E forse la tappa più bella è stata proprio l’ultima, quella in cui si è sentito un vero grande. Insieme al connazionale Mikkel Frolich Honoré sono fuggiti a dieci chilometri dal traguardo. Magari si sono dati anche un’occhiata d’intesa e come succede nella più classica tradizione ciclistica, sull’arrivo di Forlì Jonas ha lasciato la tappa al connazionale della Deceuninck-Quick Step. Come davvero usano fare i grandi e come magari gli è stato suggerito dall’ammiraglia per non… scivolare come Roglic alla Parigi-Nizza. Ma crediamo poco a questa seconda ipotesi, in quanto la gara finiva sul quel traguardo.

«No, nessun accordo  – ha lasciato intendere Honorè dopo l’arrivo. Anzi, siamo partiti cercando di vincere la corsa». La Deceuninck infatti ha cercato di fare gioco di squadra, isolando Vingegaard. I suoi compagni infatti erano davvero molto giovani. Pensate che il più vecchio della Jumbo presente nelle corsa romagnola era proprio il danese, con i suoi 24 anni, gli altri avevano dai 19 ai 21 anni.

Forte di questa condizione la Jumbo porterà Vingegaard prima ai Paesi Baschi e poi nelle Ardenne, gare in cui sarà al fianco di Roglic. Poi si vedrà se sarà della partita anche al Giro d’Italia, quasi sicuramente sarà alla Vuelta. Ma da qui a fine estate ce ne passa… Intanto Jonas si gode la sua bottiglia di spumante.