Frigo “inviato” speciale al Catalunya. E intanto lavora per il Giro

27.03.2024
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«Esco dalla settimana più veloce della mia vita». Marco Frigo è rimasto se non proprio scioccato quantomeno colpito dalla Volta Ciclista a Catalunya. Non bisogna farsi ingannare dai suoi numeri nella corsa spagnola. Il veneto della Israel-Premier Tech ha chiuso oltre il centesimo posto nella generale, ma è stato sempre nel vivo della gara. E a disposizione del suo team.

Per questo, oltre che della sua corsa, Frigo è diventato per noi una sorta d’inviato in gruppo. Osservatore speciale di corridori e tattiche.

Marco Frigo (classe 2000) è il primo da sinistra. Al Catalunya si è messo a disposizione della sua squadra
Marco Frigo (classe 2000) è il primo da sinistra. Al Catalunya si è messo a disposizione della sua squadra
Marco, partiamo da quella tua frase: la settimana più veloce di sempre. Cosa significa?

Che siamo andati forte davvero. Ero partito per il Catalunya ben consapevole di quello che avrei trovato, anche se era la mia prima partecipazione in questa corsa. I miei compagni mi hanno sempre detto che questa corsa, specie in salita, è una delle più dure. Quindi è stata una settimana bella intensa… come mi aspettavo.

Vedevamo medie stellari, in effetti.

Siamo andati forte sin dal primo giorno. Anche la prima tappa, era un continuo destra-sinistra sulla costa. Sembrava un po’ la tappa di Napoli dell’anno scorso al Giro d’Italia. E poi in generale le fughe non hanno mai preso troppo spazio, 1’50”-2′ al massimo. E il bello è che le chiudevano a 50-60 chilometri dall’arrivo. Dinamiche davvero particolari.

Ecco, parlaci proprio di queste dinamiche. Cosa hai notato? Che succedeva in gruppo?

Sin dal primo giorno ho visto una UAE Emirates sicura delle proprie potenzialità, forte anche di un Pogacar in forma. Hanno dominato ogni tappa, a parte quelle con arrivo di volata di gruppo. Facevano ritmi impressionanti in salita, ma anche in discesa. E poi direi che ho notato un livello alto in generale. Erano tutti molto preparati proprio in salita.

E questo incideva sulla tattica?

In questa corsa e ai Paesi Baschi le squadre portano formazioni votate alle salite. Dopo scalate impegnative affrontate a ritmi vertiginosi, in altre occasioni saremmo rimasti in 30 corridori: qui ti giravi e c’erano dietro almeno 100 corridori. Dalla tv magari sembrava andassimo a spasso vedendo tanti atleti in gruppo e invece no. Anche perché se porti gente adatta alla salita, difficilmente è disposta a fare il gruppetto. Prima di farlo sputa sangue.

Frigo (a centro foto) e la Israel non hanno rinunciato a fare una corsa attiva
Frigo e la Israel non hanno rinunciato a fare una corsa attiva
Torniamo al discorso UAE Emirates, come si sono mossi?

Controllavano la prima parte della corsa, i primi 100 chilometri, con due corridori, poi sotto alle salite entravano in scena gli altri uomini, gli scalatori. Sono rimasti davanti tutta la settimana senza problemi. Qualche volta si è visto un timido avanzamento della Visma-Lease a Bike, ma nulla di che. E poi noi della Israel-Premier Tech ci abbiamo provato più volte, avevamo una formazione molto forte per questa gara.

Perché?

Perché abbiamo molte attività in zona, perché tanti corridori vivono tra Andorra e Girona. Io ho cercato di dare il mio apporto, agendo secondo le richieste del team. Nella prima frazione ci siamo mossi bene. Si faceva la tappa per Stephen Williams, che è veloce. C’era una salita di 6 chilometri a 30 dall’arrivo. Abbiamo fatto un’azione mirata a tagliare fuori i velocisti puri e ci eravamo riusciti. Poi sono rientrati a 4 chilometri dalla fine, ma era giusto così. Qualcosa di simile abbiamo fatto anche nell’ultima tappa. Insomma non siamo stati passivi.

Di Pogacar cosa ci dici?

Non saprei neanche cosa rispondere! E’ forte, in questo momento non c’è nessuno al suo livello. Almeno al Catalunya è stato così. Forse nell’ultima tappa era un po’ stanco… anche se poi ha vinto anche quella.

E tu Marco? Più d qualche volta di abbiamo visto davanti. Ci sembravi in controllo, pimpante… Sei “in bolla” con la tua tabella di marcia in vista del Giro?

Sono soddisfatto. Arrivavo al Catalunya dal ritiro in quota a Sierra Nevada e la mia condizione poteva essere un punto di domanda. Però ho avuto belle sensazioni, perciò direi di essere in tabella per fare un buon Giro d’Italia. E soprattutto sono contento che ci siano ancora dei margini. Mi sono presentato a questa corsa non per il Catalunya in modo specifico, ma con una buona condizione sempre in ottica Giro. Lo scorso anno nello stesso periodo avevo fatto la Coppi e Bartali e non avevo proprio le stesse sensazioni.

La UAE Emirates ha dominato in lungo e in largo secondo Frigo, a prescindere da Pogacar
La UAE Emirates ha dominato in lungo e in largo secondo Frigo, a prescindere da Pogacar
Ora come procederà il tuo programma?

Adesso sto passando ancora qualche giorno di recupero a casa, in Veneto. Poi tornerò per altre due settimane a Sierra Nevada. A metà aprile più o meno farò due corse di un giorno in Francia, la Grand Besancon Doubs e il Tour du Jura, e poi andrò al Giro.

Farai altra altura tra le corse in Francia e il Giro?

E’ da valutare. Pensavo di andare sul Pordoi, ma dipenderà molto dal meteo. Vedremo…

Al Catalunya si è visto un bel Tiberi…

Con Antonio, visto che abbiamo solo un anno di differenza (Tiberi è un 2001, ndr), siamo stati spesso rivali anche nelle categorie giovanili. Penso, e ho sempre detto, che lui sia uno dei nostri talenti migliori, uno dei ragazzi con il motore più grande. Spero che prestazioni come quella al Catalunya possano aiutarlo. E’ un piacere vederlo lassù.

Ma è anche un tuo rivale per la maglia bianca?

L’età dice questo, ma io parto per il Giro d’Italia con l’intento di vincere una tappa. Quello è il mio obiettivo principale. Però questo non significa che mollerò presto o a 50 dall’arrivo. Magari già nella prima settimana, dopo le prime due tappe, ci potranno essere delle buone occasioni.