Con Spada e Basso nel backstage della Eolo-Kometa

31.03.2022
7 min
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Casa Eolo, pioggerellina sottile mentre il team prepara la prossima trasferta. Eravamo già stati qui prima della sua inaugurazione. Nella sala riunioni che porta il nome del Cuvignone, allo stesso tavolo troviamo Luca Spada e Ivan Basso, il main sponsor e il team manager della Eolo-Kometa. Tempo di progetti piuttosto che di bilanci, ma capire i ragionamenti dietro la squadra ti permette anche di leggerne le scelte sportive.

Spada si è calato nel ciclismo con l’intensità di un tornado, supportando la società che appartiene a Basso e ai fratelli Contador. E quando gli chiedi coma vada il giocattolino, il cambio di ironia nello sguardo fa capire che l’impegno sia davvero massimale e la posta in palio molto alta.

Per il Giro d’Italia, oltre al bus e al camion officina, la Eolo-Kometa avrà anche un truck cucina
Per il Giro d’Italia, oltre al bus e al camion officina, la Eolo-Kometa avràanche un truck cucina

«Un giocattolino bello costoso – ride – ma sono molto contento. La squadra è nata a novembre 2020, quando il mercato era già fatto, per cui Ivan ha fatto un miracolo a trovare i corridori ancora sul mercato e scommettere su ragazzi come Fortunato e Albanese che si sono rivelati due ottime intuizioni. Ma il vero nocciolo è il team di uomini che ha costruito attorno ai corridori e di cui ho capito la vera importanza. Otto-dieci persone che ci sono qualunque cosa accada e sono in grado di gestirla. I corridori vanno e vengono, il nocciolo resta e si fortifica. Io ci metto l’occhio esterno, che è sempre utile. Non capita anche a voi di essere affogati dal quotidiano e che venga qualcuno a farvi notare una cosa che non avevate proprio visto e può semplificarvi la vita?».

Si è fatto un’idea di come il ciclismo serva alla sua azienda?

Dopo un anno, i risultati di visibilità del brand sono molto interessanti. Abbiamo fatto svolgere uno studio approfondito mediante l’uso di specifiche parole chiave su come la gente percepisca il marchio e in quale ambito. Per intenderci, negli ultimi tre anni si parlava di Eolo in merito a connessioni internet. Dallo scorso anno, il secondo motivo per cui se ne parla è proprio il ciclismo. Se avessimo continuato con una comunicazione tradizionale, saremmo rimasti sempre legati allo stesso pubblico. Entrare nello sport ci ha permesso di ampliare il bacino.

Da luglio scorso, il 75 per cento del capitale è passato a un fondo svizzero. Le cose per la squadra cambieranno?

Neanche un po’, il Fondo è molto convinto della sponsorizzazione, tanto che il sondaggio di cui abbiamo appena parlato è stato commissionato proprio da loro. Io sono appassionato e posso fare anche valutazioni di un certo tipo, loro hanno voluto vedere i numeri e i numeri li hanno convinti. E’ un anno difficile per le telecomunicazioni. I costi dell’energia sono esplosi. Pensate che ogni ripetitore Eolo ha il suo contratto con Enel e la spesa per la corrente è aumentata di 6 milioni di euro. Gli stessi router sono più costosi per la mancanza di materie prime e contemporaneamente il costo della connettività in Italia è fra i più bassi in Europa: 20 euro al mese e l’impossibilità di aumentare. Durante il lockdown i consumi sono aumentati. Fra gli operatori c’è una tensione continua, ma nessuno vuole essere il primo ad aumentare le tariffe.

Andare in fuga da lontano è uno dei tre modi per guadagnare visibilità: qui Rivi a Sanremo
Andare in fuga da lontano è uno dei tre modi per guadagnare visibilità: qui Rivi a Sanremo
Il ciclismo in che modo si inserisce?

Bisogna crederci, crescere e avere un team che funzioni e trasmetta valori positivi. Se ti limiti alla soglia di investimento, resti confuso fra i rumori di fondo. Se svetti, la gente ti nota. Sponsorizzando le corse RCS e coinvolgendo i partner in altre attività con la squadra abbiamo ottenuto questa visibilità. Al Giro saremo nella carovana con un mezzo super figo e avremo stand in tutte le tappe. Come il logo sulla maglia. Se è unico e grande, tutti lo notano. Ma chi vede i tanti marchietti confusi nelle grafiche delle altre?

Le piace ancora stare fra i corridori?

Appena posso, scappo e vado da loro. Sarò molto presente al Giro, con la predilezione per le tappe di montagna, che mi piacciono di più. Nelle volate non riesco a trovare lo stesso entusiasmo. Quest’anno ci hanno contattato tanti corridori, ma abbiamo continuato a puntare sui giovani per i quali Ivan è una sorta di psicologo. Investire su di loro permette certamente di contenere i costi, con la speranza però che crescano. Per tenere quelli buoni abbiamo dovuto spendere 800 mila euro di stipendi in più. Sono contentissimo ad esempio di Diego Rosa.

Non lo conosceva?

No. E quando è arrivato sul pullman dopo quei 5 minuti di gloria nella tappa di Carpegna alla Tirreno, era davvero contento. Mi piace aspettarli agli arrivi, vedi la loro essenza più vera. Ora bisogna che quegli attacchi diventino più frequenti…

Al Giro niente prove

Basso solleva lo sguardo. L’assist di Spada è l’occasione migliore per agganciarsi al discorso e spiegare la filosofia del lavoro con i corridori: i nuovi e i più esperti.

«Abbiamo preso corridori – dice – che si erano disamorati del ciclismo e si erano disabituati a vincere. Gavazzi stesso voleva smettere, invece è ancora lì che lotta. Tante volte sei in gruppo e vai avanti portato dalla corrente. Bisogna risvegliarli, stimolarli partendo da traguardi parziali. Il giorno di Carpegna offre una foto chiara. C’era davanti Rosa che ha anticipato e dietro Fortunato, di cui abbiamo già parlato, che ha provato a correre con i big e non è scattato per paura che poi lo staccassero. Va bene per una volta, alla prossima gli diremo noi di scattare e dovrà farlo.

«Ci sono tre modi per ottenere risultati. Correre per farci vedere, andando in fuga da lontano. Anticipare nei finali, provando a vincere. Correre con i migliori, che è garanzia di randellate nei denti. Ora andremo per 23 giorni in altura, poi ci saranno due corse a tappe per fare qualche prova e poi tireremo fuori gli otto per il Giro. Lì non ci sarà più tempo di fare prove, si corre come dice la squadra. In questo Zanatta ha un controllo totale, è disarmante. Avevo dubbi su due corridori e come correvano, lui mi ha insegnato la pazienza. Alberto (Contador, ndr) è peggio di me. Lui proprio non concepisce che si possa correre nel secondo gruppo (ride, ndr)».

Basso è spesso accanto a Zanatta, che è la colonna portante nella gestione degli atleti
Basso è spesso accanto a Zanatta, che è la colonna portante nella gestione degli atleti

Sponsor italiani cercasi

Spada annuisce e in qualche modo si compiace di questa voglia di emergere, che diventa il biglietto da visita di una squadra appetibile che ha fatto anche dell’immagine il suo cavallo di battaglia.

«Sono contento – dice – che siano arrivati due sponsor come Burger King e Visit Malta, che ci permetteranno di andare al Giro con il nostro camion cucina, convinti come siamo che la corretta nutrizione valga quanto l’allenamento. Il guaio è che è davvero difficile trovare sponsor italiani. Abbiamo mobilitato fior di professionisti e messo in campo importanti conoscenze personali. Ma da un lato c’è ancora paura del doping, anche se gli spieghi tutto il sistema dei controlli. Dall’altro inseguono tutti il calcio…».

La Tre Valli Varesine 2021 è partita dagli stabilimenti Eolo. Qui Spada intervistato da Alessandro Brambilla
La Tre Valli Varesine 2021 è partita dagli stabilimenti Eolo. Qui Spada intervistato da Alessandro Brambilla
Le stesse parole sentite dire da Cassani.

Ne ho parlato tanto con lui e condivido la sua visione. Bisogna allargare la base delle aziende che investono. Se sono sempre le solite 50, difficilmente si andrà oltre le tre professional di adesso. Se fossero 500, allora sarebbe tutto diverso.

Non è per caso, ma risale alla precisa volontà di Basso che i marchi sulla maglia azzurra della squadra varesina siano di aziende prima estranee al ciclismo. Sul tavolo si rincorrono progetti e ragionamenti. Potremmo andare avanti a oltranza, ma il lavoro chiama. Fuori piove ancora. Il Trofeo Senza Fine del Giro 2020 di Basso è attualmente in viaggio verso l’Ungheria per un’esposizione in casa Kometa alla vigilia della partenza del Giro. Nell’ufficio accanto si fanno programmi di viaggio. Il tempo per qualche saluto e si fa rotta su Milano. La Tesla di Spada si infila silenziosa nella pioggerella di marzo e soffiando sparisce.

Fancellu, il buio alle spalle. Finalmente adesso si corre

15.03.2022
4 min
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Il suo credito nei confronti della sfortuna ha maturato ormai interessi incalcolabili. Quantomeno in relazione allo stretto periodo nel quale si è sviluppato. Alessandro Fancellu (in apertura in azione al Gran Camino) da aprile 2021 ad oggi ha corso pochissimo.

Nella passata stagione lo hanno condizionato problemi fisici in primavera e un incidente a settembre. Quest’anno, quando tutto sembrava essere tornato sotto controllo, ecco che arrivano due positività al Covid a cavallo del suo esordio in Spagna. Circostanze che minano le certezze di atleti fatti e finiti, figuriamoci di un ragazzo di 21 anni. Eppure lo scalatore della Eolo-Kometa ha carattere ed è già pronto a ripartire con rinnovato ottimismo.

Rintracciamo Fancellu mentre rientra da un servizio fotografico fatto nell’azienda di uno sponsor della sua formazione. Dalla voce capiamo subito che la voglia di correre, anzi di fare fatica, è tanta. E che il suo prossimo calendario agonistico è particolarmente stimolante.

Alessandro Fancellu impegnato nella crono della 4ª tappa del Gran Camino, in Spagna, suo esordio stagionale
Alessandro Fancellu impegnato nella crono della 4ª tappa del Gran Camino, in Spagna, suo esordio stagionale
Alessandro, come stai innanzitutto?

Va meglio ora, ho ripreso ad allenarmi già da un po’. Non è stato semplice però. La prima positività al Covid l’ho avuta alla vigilia del mio debutto al Tour of Antalya (10-13 febbraio, dove nel 2020 ha ottenuto un terzo posto nella generale a 4” dal vincitore, ndr). Non ho avuto alcun sintomo, solo un po’ di stanchezza. Poi, quando mi sono negativizzato, ho potuto correre in Galizia il Gran Camino (24-27 febbraio, ndr) ma al rientro ho ripreso il Covid. Stavolta mi ha debilitato molto di più e ci ho messo più tempo a riprendermi.

Dal punto di vista morale invece hai avuto contraccolpi?

Un po’ sì, forse è ciò che ho patito maggiormente. Pensate. Erano dieci mesi che non correvo, mi ero allenato bene, avevo una voglia incredibile e poi ti capita così. Mi ha buttato giù però per mia fortuna la squadra mi ha aiutato tanto. Stefano Zanatta (il diesse, ndr) mi ha tirato su di morale, ci sentivamo ogni giorno. Ed anche Basso e Contador mi hanno chiamato per confortarmi.

A questo punto sei pronto per ripartire. Il tuo calendario quale sarà?

Corro domani la Milano-Torino. Poi a Firenze la Per Sempre Alfredo e a Larciano il Gp Industria (rispettivamente 20 e 27 marzo, ndr). Infine dovrei fare il Giro di Sicilia (12-15 aprile, ndr) e Tour of the Alps (18-22 aprile, ndr). In queste gare potrei giocarmi una convocazione per il Giro d’Italia, ma è ovviamente presto per dirlo. Per la seconda parte di stagione invece vedremo più avanti i miei programmi. Ora sono concentrato alle imminenti corse.

Fancellu sotto sforzo alla Settimana Coppi e Bartali dell’anno scorso. Anche in questo inizio di 2022 sa che dovrà fare fatica
Fancellu sotto sforzo alla Settimana Coppi e Bartali del 2021
E’ come se ricominciassi da zero la preparazione…

Più o meno sì. Avevo fatto fatica nella gara spagnola per prendere il giusto ritmo. Adesso so che mi toccherà la stessa sofferenza (dice ridendo, ndr). Però ripartire da una gara importante come la Milano-Torino ti dà la scossa vedendo gli iscritti. Gare così danno grandi motivazioni.

Con la Eolo-Kometa purtroppo hai corso poco. Come ti trovi?

Benissimo. Credo sia la dimensione per me. E’ la formazione giusta per crescere. In questi anni si è fatta conoscere e ha dimostrato di sapere correre bene, oltre che vincere belle corse. Anche alla Tirreno-Adriatico i miei compagni si sono fatti vedere in tutte le tappe e sono stati protagonisti (Davide Bais ha vestito per due giorni la maglia verde, ndr). Naturalmente grazie a questi risultati, tutti siamo più contenti e si rende meglio sia in allenamento che in gara.

Dove potremo vedere il miglior Fancellu? Che obiettivi hai?

Spero di potermi mettere in mostra presto perché significherebbe che sono tornato in condizione. Per fortuna siamo a marzo, c’è tutto il tempo per correre, anche se è presto per dire che risultati potrei fare e dove. Il mio principale obiettivo di questa stagione è ritrovare le sensazioni migliori dopo un ultimo anno molto difficile. Sento di essere sulla strada giusta.

Fortunato studia da grande e Basso lo osserva. Sentite qua…

14.03.2022
5 min
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Nonostante un paio di buchi in discesa e un guasto tecnico che l’ha costretto a fermarsi, Lorenzo Fortunato sul Carpegna ha venduto la pelle a carissimo prezzo. Era la prima salita di stagione, affrontata per giunta in un clima da lupi, eppure lo scalatore bolognese ha chiuso prima di corridori ben più navigati come Uran e Barguil e tutto sommato non troppo lontano da Evenepoel. Intendiamoci, niente di stratosferico, eppure un piccolo segnale da un ragazzo che ha iniziato la stagione al piccolo trotto, avendo i suoi obiettivi da maggio in avanti. E che, soprattutto, sta vivendo in una dimensione per lui totalmente nuova.

Lo scorso anno di questi tempi, nessuno sapeva chi fosse. Ora è uno dei più attesi e salutati
Lo scorso anno di questi tempi, nessuno sapeva chi fosse. Ora è uno dei più attesi e salutati

Ne abbiamo parlato perciò con Ivan Basso. La Eolo-Kometa ha investito parecchio per trattenerlo ed è chiaro che si aspetti degli altri passi avanti dopo le vittorie del 2021. Abbiamo scritto di recente su quanto sia difficile confermarsi, perciò con Ivan cerchiamo di capire quali siano e quanto alte le attese.

Che idea ti sei fatto di Lorenzo?

E’ un ragazzo che sta tirando fuori quello che aveva fatto vedere nelle categorie giovanili e che poi aveva perso per troppo tempo. Lo smalto di correre nelle prime posizioni. Ha faticato un po’ a riprenderlo. In questo momento lo vedo che vuole correre da campione, ma ancora non può, non ce l’ha dentro. Non ha ancora la statura per farlo e l’esempio c’è stato a Carpegna.

Sul traguardo di Carpegna, Fortunato è arrivato con Uran e Barguil
Sul traguardo di Carpegna, Fortunato è arrivato con Uran
Che analisi hai fatto?

Ne ho parlato con lui dopo la tappa. Ha voluto fare corsa con i migliori e non ha osato. Non ha voluto anticipare insieme a Rosa perché aveva paura di staccarsi e ha portato a casa un dignitoso 17° posto. In una corsa così, può sembrare un risultato da poco, ma se guardiamo con chi era e dov’era un anno fa, quando non aveva fatto ancora un piazzamento nei primi 50…

Sta prendendo le misure?

Credo sia giusto che si metta alla prova, ma per ottenere dei risultati deve correre sicuramente in un altro modo, non come a Carpegna. Però a me piacciono i corridori che a volte prendono la responsabilità, fanno delle cose e poi capiscono che era meglio gestirla in un altro modo. Non li considero errori, li considero percorsi di crescita. E’ un corridore che secondo me ci farà divertire durante la stagione.

Con Gavazzi verso la partenza di Apecchio, nel giorno di Carpegna
Con Gavazzi verso la partenza di Apecchio, nel giorno di Carpegna
Che cosa poteva fare di diverso a Carpegna?

Ha fatto un’ottima gara, ma penso che se avesse osato nella prima scalata, avendo le gambe per arrivare 17° prima di Uran e gli altri, avrebbe potuto scollinare con 15-30 secondi e non avere poi problemi in discesa. Tra l’altro deve migliorare, perché ha preso due buchi proprio venendo giù.

Come si pone Fortunato davanti a certe osservazioni?

Ascolta i ragionamenti, li analizza e a volte ne propone altri. Fortunato è uno dei corridori più intelligenti che ho avuto nella mia gestione.

Fra gli aspetti da curare, la discesa, nella quale Fortunato a tratti è insicuro
Fra gli aspetti da curare, la discesa, nella quale Fortunato a tratti è insicuro
Stando così le cose, al Giro ha senso correre per fare classifica?

Il modo in cui correremo al Giro è un’idea in evoluzione anche nella mia testa, non ce l’ho ancora chiaro. Devo dire la verità: mi ha sorpreso positivamente questo suo inizio di stagione. Tenete conto che adesso deve fare un ritiro in altura di tre settimane, poi le ultime due gare di rifinitura prima del Giro. Quindi non pensavo fosse così avanti. Dopo lo Zoncolan si è confermato all’Adriatica Ionica. Ha fatto un ottimo Lombardia correndo con i migliori. Ha già fatto un secondo posto alla Ruta del Sol, ma non era preparato per andar forte. Doveva fare una buona primavera, ma il suo obiettivo è più avanti.

Sappiamo che va bene in salita, avete lavorato ad esempio sulla crono?

Quest’inverno, è andato con Sean Yates (uno dei diesse della squadra, ndr) a Londra per tre giorni in galleria del vento. Sean si sta occupando di lui per l’aspetto crono e la cura dei dettagli. Abbiamo Zanatta che cura di più programmi e risorse umane, in stile Liquigas diciamo. Mentre Yates invece si occupa di materiali e posizione.

D’inverno Fortunato è stato per 3 giorni a Londra con Sean Yates, studiando per la crono
D’inverno Fortunato è stato per 3 giorni a Londra con Sean Yates, studiando per la crono
Non c’è rischio che Lorenzo si metta addosso troppa pressione?

Deve farlo! Secondo me è una persona molto intelligente e poi abbiamo visto che la regge molto bene. Non solo quella che gli mettiamo noi, ma anche quella che si mette da sé, correndo e analizzando ogni cosa che fa. Lo vedo correre da grande. Io credo che Fortunato non abbia nulla da invidiare a Damiano Caruso o al Ciccone di turno.

Non gente qualunque…

Non posso proiettarlo in direzione Nibali ovviamente, però ricordo quando Damiano correva con noi alla Liquigas e vinse la tappa alla Coppi e Bartali. Avreste pensato allora che avrebbe fatto secondo al Giro? Era un ragazzo forte, che aveva fatto delle bellissime cose da under 23. Però doveva crescere, lavorare nel modo giusto, trovare sicurezza. Mancava la maturità che ora l’ha portato a ottenere dei risultati. Lorenzo può seguire il suo percorso. Di questo sono piuttosto sicuro. E può farlo con noi…

Pozzato rilancia, applaude Basso e fa il tifo per Cassani

26.02.2022
4 min
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Ci ha messo un po’ per rispondere. Perché, dice, era in giro per aziende in cerca di soldi. Filippo Pozzato in versione businessman è una macchina da guerra. E se glielo fai notare, giustamente se ne compiace. Dopo i campionati italiani del 2020, lo scorso anno ha dato vita a Ride the Dreamland: una interessantissima quattro giorni di ciclismo in Veneto. E la spinta non si è ancora esaurita.

«Negli ultimi giorni – sorride – sono stato a Monaco, poi ad Alassio per un progetto da fare forse nel 2023. Mi hanno cercato dalla Puglia. L’idea è di fare delle corse in più con la PP Sport Events, ma ai progetti bisogna stargli dietro. C’è in ballo un’altra gara gravel, però la fase delle parole a un certo punto deve cedere posto ai fatti. E per il resto, ci sono le nostre corse: Giro del Veneto, Serenissima Gravel, la gran fondo e la Veneto Classic».

Non deve essere semplice andare in giro in cerca di risorse…

E’ complesso, infatti. Devi mettere giù un progetto credibile, con numeri dimostrabili. Io sono sempre stato onesto, non vado a vendere promesse. E anche se so che posso arrivare a 10, garantisco fino a 9 e intanto lavoro per arrivare a 11. Ma bisogna fare un passo per volta. Ho assunto due persone e vado avanti, mentre sull’altro fronte lavoro con Mazzanti e sono molto soddisfatto.

Parli del lavoro di procuratore?

Esatto, un ruolo per cui Luca ha il tempo che serve ed è molto bravo. Io sarei più aggressivo di lui, ma non ho tempo per stargli dietro. So tutto però, mi tengo aggiornato. Discutiamo sempre, peggio di moglie e marito. Mazzanti mi dice le cose in faccia e preferisco così, di uno che mi dice sempre di sì e poi semmai mi fa le cose alle spalle.

Pozzato è passato dalla bici al lavoro, subentrando anche nell’impresa di famiglia dopo la morte del papà
Dalla bici al lavoro, Pozzato è subentrato anche nell’impresa di famiglia dopo la morte del papà
Hai il punto di vista dell’organizzatore e quello del procuratore: come sta il ciclismo?

Si trova a un livello altissimo e come organizzatore devo essere all’altezza delle grandi squadre. In Italia non ce ne sono ancora, ma ad esempio Ivan (Basso, ndr) sta facendo quello che vorrei fare io da sempre. Cioè una realtà strutturata, la filiera sin dalle giovanili, passione e buon gusto italiano. Stanno comunicando nel modo giusto, facendo passare come prima cosa l’immagine della squadra. Non lo stanno facendo con un grande budget e questo va ancora di più a loro merito.

Vedi all’orizzonte la nascita di una grande squadra?

Faccio il tifo per Cassani, che qualche giorno fa è stato qui e abbiamo parlato a lungo. Fra noi ci sono sempre stati un bel dialogo e una bella collaborazione. Se riesce a far partire il suo progetto e se riesce a costruire qualcosa di nuovo, sono convinto che si metterà in moto un movimento italiano capace di trascinare tutto il resto. Perché i corridori buoni li abbiamo, ma sono disseminati nelle squadre di tutto il mondo. Se l’Italia riparte, magari i prossimi che arrivano riusciranno a crescere in squadre italiane.

Fra Pozzato e Cassani c’è sempre stato molto dialogo. Qui nel 2014, al primo anno di Davide come cittì
Fra Pozzato e Cassani sempre un bel dialogo. Qui nel 2014, al primo anno di Davide come cittì
Tu hai abbandonato l’idea di fare la squadra?

Proprio no, nessuna pietra sopra. Quello resta il mio sogno. Organizzare le corse è anche il modo di coinvolgere qualche grande azienda, sperando di invogliarla a investire di più. Ma bisogna lavorarci. Ad aprile andrò al Fiandre con una decina di grandi imprenditori, con Enrico Pengo come meccanico e Michele Del Gallo come fisioterapista. Voglio che sia una cosa fatta bene. E per il resto mi divido fra Monaco, dove ha sede Montecarlo Royal Motors, e l’Italia. Ho tante cose da fare e fra queste c’è anche l’azienda di mio padre, che sta andando bene. Anche se pochi giorni fa ho dovuto litigare con una multinazionale. Io non ci sto a certi sistemi. Gli ho detto che sarò pure ignorante e vengo da Sandrigo, ma negli affari non mi faccio prendere per il collo

Più chilometri, palestra, crono e altura: Fortunato fa sul serio

13.02.2022
4 min
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Tra i corridori che hanno iniziato il 2022 agonistico in questo week-end, c’è anche Lorenzo Fortunato (in apertura foto Borserini). Il campioncino della Eolo–Kometa è uno dei più attesi per questa stagione. Non a caso Ivan Basso lo ha investito dei gradi di capitano della sua squadra. E’ lui l’uomo di classifica.

Proprio l’ex maglia rosa, e ora team manager della Eolo-Kometa, gli ha fatto cambiare mentalità la scorsa estate. Modi di lavorare, l’impegno nei confronti della cronometro, senso di responsabilità. E Fortunato sembra aver accolto bene tutto ciò. Dopo i successi dell’anno scorso, l’asticella per lui si alza. C’è la voglia di fare classifica al Giro e vedere dove si arriva. In ogni caso: è solo l’inizio…

Lorenzo Fortunato con Ivan Basso. Il manager varesino sa bene come si cresce in ottica grandi Giri (foto Instagram)
Lorenzo Fortunato con Ivan Basso. Il manager varesino sa bene come si cresce in ottica grandi Giri (foto Instagram)
Lorenzo, è il primo inverno da corridore importante. Come lo hai passato?

Ho lavorato con più consapevolezza e obiettivi concreti. Voglio arrivare alle corse per vincere, ma al tempo stesso ci arrivo più tranquillo.

Tranquillo? Eppure dovresti avere più pressione in teoria…

Sì, un po’ più di pressione in generale c’è, ma per ora non mi pesa. E’ voglia di fare risultato. Dico che sono più tranquillo perché se mi sono allenato così riesco a rendere di più. E poi perché è diverso allenarsi sapendo di andare forte, di esserci… anziché allenarsi per farsi trovare pronto.

Cosa intendi per “allenato così”?

Che ho lavorato più degli anni scorsi: ho fatto più chilometri, più palestra, più cronometro.

Quanto di più?

Ne parlavo con il preparatore giusto qualche giorno fa. Nei mesi fra dicembre e gennaio ho fatto 1.500 chilometri in più rispetto all’anno scorso. Una media di tre ore di allenamento in più a settimana. In pratica una seduta in più nell’arco dei sette giorni.

Per Fortunato 1.500 chilometri in più tra dicembre e gennaio rispetto all’anno scorso (foto Maurizio Borserini)
Per Fortunato 1.500 chilometri in più tra dicembre e gennaio rispetto all’anno scorso (foto Maurizio Borserini)
Cosa hai cambiato di più?

Per ora non abbiamo lavorato molto sull’esplosività, ma sulla resistenza. Alla fine io ho determinate caratteristiche ed è giusto lavorare su quelle. Se mi metto a lavorare sulle volate o sulle salite cortissime miglioro lo 0,5%, meglio battere il ferro dove è caldo. Nel mio caso quindi, meglio lavorare sulle salite, anche quelle più lunghe. E meglio lavorare a crono. Non per vincere chiaramente.

Della crono parlasti già in autunno. Hai continuato a lavorarci…

Sì, parecchio direi. Sono andato a Silverstone in Inghilterra, in galleria del vento, e abbiamo cambiato totalmente posizione. Adesso ho un manubrio fatto appositamente per me e devo dire che mi sento molto più a mio agio. Qualche miglioramento già c’è stato, adesso vediamo un po’ in gara.

Con questi manubri personalizzati migliora anche la guida?

Più che altro cambiano le velocità in pianura. Adesso ho le mani molto più vicino alla faccia, sono più chiuso. E per me che ero salito sulla bici da crono praticamente durante lo scorso Giro d’Italia… è un bel salto.

Questo ti darà una carica pazzesca, ti fa sentire un corridore con la “C” maiuscola…

Vero, ti dà una bella carica. La squadra non mi fa mancare niente. Alla fine è come se fossi in una Ineos-Grenadiers o un’Astana… Ho lo stesso trattamento dei loro leader. Ed è importante.

Hai fatto dei cambiamenti tecnici?

La maggior parte dei componenti sono gli stessi: gomme Vittoria, ruote Enve, pulegge CeramicSpeed… Mentre il gruppo è Sram. Per l’allenamento ho scelto il 52, ma a seconda dei percorsi in gara lo cambierò con il 54, rapporto che ho sempre usato lo scorso anno. L’unica cosa è che con Sram se uso il 54 ho 42 e non il 39, per questo bisognerà vedere bene i percorsi prima di scegliere le corone anteriori. Dietro, invece abbiamo fisso il 10-30.

Il bolognese è andato in galleria del vento per reimpostare la sua posizione a crono
Il bolognese è andato in galleria del vento per reimpostare la sua posizione a crono
Passiamo agli impegni, agli obiettivi. Tutta questa mole di lavoro è in ottica Giro d’Italia, immaginiamo… Ci arriverai in crescendo oppure avete previsto un picco in precedenza?

Sarà un crescendo graduale. Inizio adesso in Andalucia e poi farò delle corse in Italia, su tutte la Tirreno-Adriatico. Dopodiché, in attesa del Giro andrò in altura a Sierra Nevada. E ci resterò quasi un mese. 

Un mese! Determinatissimo…

Sì, sì… Dopo forse dovrei fare un’altra corsa prima del Giro. Ma vediamo. Tutto questo poi in attesa che sia ufficializzata la nostra presenza nella corsa rosa.

Più o meno siete gli stessi della passata stagione, ma è arrivato Diego Rosa. Lo conoscevi? Nei ritiri eravate nello stesso gruppo di lavoro?

Non lo conoscevo molto, ma sì: ci siamo allenati insieme tantissimo e abbiamo chiacchierato. Mi sono trovato bene con lui. Diego è stato in grandi squadre e gli ho chiesto tante cose. Gli ho chiesto delle corse e lui mi ha raccontato soprattutto come si gestiva nei grandi Giri.

Punto sui rapporti e debutto alla San Geo: il ciclismo di Oioli

12.02.2022
4 min
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«Sto cercando di adattarmi ai nuovi rapporti – dice Manuel Oioli, appena diventato under 23 con la Fundacion Contador, vivaio della Eolo-Kometa – ma il problema non è tanto in allenamento, quanto quello che succederà in gara. Intanto faccio anche dei lavori a bassa cadenza…».

Quinto agli europei, settimo ai mondiali, vincitore di due tappe al Lunigiana, il piemontese è uno degli azzurrini da far crescere con i crismi giusti per le potenzialità che ha mostrato. Alla larga da titoli troppo altisonanti e paragoni che ad ora possono solo creare imbarazzo. Però una cosa si può dire: Manuel ha cervello e sa usarlo.

«Su questa cosa dei francesi e i tanti che in Nord Europa corrono con i rapporti liberi anche da juniores – dice – ho cercato di sentire più pareri per farmi un’idea e alla fine secondo me serve una via di mezzo. Lo ha detto anche il cittì Salvoldi. Magari il 52×14 è superato e allora si potrebbe passare al 53, mantenendo però dietro il 14. Andare col rapporto libero magari non è un problema per i 5-6 che fanno il mondiale e magari sono più forti anche fisicamente, ma potrebbe danneggiare i ragazzi meno sviluppati che hanno bisogno di più tempo per venire fuori».

Come ti va di solito con i passaggi di categoria?

Ho sempre fatto fatica, devo prendere le misure. Per cui se per maggio-giugno non avrò già fatto risultato, non mi fascerò la testa. Anche perché ho la scuola e devo mettermi sotto per riuscire a fare tutto.

Ai mondiali di Leuven, Oioli ha centrato il settimo posto, dopo il quinto agli europei di Trento
Ai mondiali di Leuven, Oioli ha centrato il settimo posto, dopo il quinto agli europei
Come è fatta la tua giornata?

Sempre uguale, tranne quando sono in ritiro. Scuola 8-14, poi ho la patente per cui arrivo presto a casa. Mi cambio e vado in bici. Sto fuori fino alle 17,30-18, poi rientro e faccio i compiti o quello che c’è da fare. Sono al Liceo Linguistico, non so se per la maturità dovrò mettere un po’ via la bici, ma non credo. Serve volontà. Certo non avrò la media del 10, ma il 7 riesco a portarlo a casa. La scuola mi viene incontro, non conteggiando le assenze dei ritiri. E per il resto, almeno fino a giugno correrò solo in Italia e nei fine settimana.

Insomma, tutto già definito?

Ci provo. L’unico intoppo è stato il Covid durante le vacanze di Natale, ma ora sembra tutto a posto. Ho fatto le visite, ho ottenuto l’idoneità, ma non nascondo che soprattutto all’inizio a livello respiratorio un po’ ne ho risentito.

Oioli premiato per il secondo successo al Lunigiana assieme al tecnico del Piemonte, Francesco Giuliani
Oioli premiato per al Lunigiana con il tecnico del Piemonte, Francesco Giuliani
Che cosa è cambiato nella preparazione rispetto allo scorso anno?

Sono cresciute qualità e quantità. Faccio tanti più chilometri, perché le corse saranno più lunghe e lavori specifici ad alta intensità che al secondo anno da junior magari si facevano da marzo-aprile. Ho messo i rapporti… da grandi a fine stagione e sto lavorando bene. La squadra mi piace. E’ molto internazionale, c’è tanta professionalità in tutti i ruoli, siamo seguiti in tutto.

La Bustese Olona da cui vieni è un loro vivaio: un sistema che funziona?

Dico decisamente di sì. Lavoro con persone come Dario Andriotto che mi conosce da quattro anni e non nascondo che ho corso per tutto il 2021 sapendo che questa porta per me sarebbe stata aperta. Le cose possono cambiare, ma è stata una bella tranquillità. Sono andato alla Bustese proprio per questo.

Oioli è approdato quest’anno alla Fundacion Contador U23, dopo aver corso alla Bustese, suo vivaio
Oioli è approdato quest’anno alla Fundacion Contador U23, dopo aver corso alla Bustese, suo vivaio
In che modo Basso e Contador partecipano alla vita della squadra?

Ivan si interessa molto anche a noi di primo anno. Sono stato a casa sua per firmare il contratto e lo vediamo spesso con noi in bici. Alberto è preso totalmente dal progetto Aurum, dalle sue bici, ma soprattutto nei ritiri è venuto a trovarci. La squadra da quest’anno ha doppia affiliazione, ma resta sempre agganciata alla sua Fundacion, per cui ci sta vicino anche lui.

Da dove cominci?

Dalla San Geo e poi solo calendario italiano. Da sabato intanto siamo in ritiro a Oliva, in Spagna. C’è un bel caldo, è il modo giusto per avvicinarsi al debutto.

Malori, la crono, i pericoli e i freni spariti

01.02.2022
4 min
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La sicurezza su strada e l’aerodinamica di certe prese sulle appendici da crono. Il ricordo di quando si usava la terza leva del freno. Pensieri che continuano ad accavallarsi dall’incontro con Sobrero all’allarme di Pidcock. Per questo, a costo di sfinirlo con le nostre domande, siamo tornati a bussare alla porta di Adriano Malori, strappandolo per un po’ al lavoro nel suo centro.

«Il problema è che sulla bici da crono – fa notare Malori, invero ben contento di dare il suo contributo – si fanno velocità altissime e non si possono usare i freni. Si guardano costantemente i watt ed è un problema. Ricordo che quando facevo i lavori specifici, era un attimo ritrovarsi a 55 all’ora. Per questo cercavo strade in pianura con poco traffico o andavo in qualche valle in cui ci fosse un po’ di pendenza. Magari la velocità era leggermente inferiore, ma ero sempre a guardare il computerino».

Test in pista per Bernal in Belgio: quando si è al chiuso, non è un problema guardare giù
Test in pista per Bernal in Belgio: quando si è al chiuso, non è un problema guardare giù
E’ anche un fatto di posizione?

Sicuramente su quella da strada sei più rilassato, il collo è più sciolto e guardi avanti. Se davvero Bernal stava facendo allenamento con la bici in assetto da gara, gli è bastato accarezzare i pedali per trovarsi a 40 all’ora e spingendo poco di più è arrivato ai 60. Quelle bici sono missili. Ma è un problema che c’era anche quando Ullrich si allenava su strada con la ruota anteriore da 24″ e il manubrio tutto basso, oppure quando Indurain usava la Espada. Oggi però allenarsi con la bici da crono è più pericoloso, soprattutto per il discorso dei freni e per l’attenzione costante al computer.

C’è una soluzione alternativa?

Andare in autodromo ha un costo non indifferente. Nella zona di Lodi o Cremona, si trovano anche strade di pianura con poco traffico. Da me in zona Parma è già più difficile. Non la risolvi neanche del tutto avendo una macchina davanti, perché è brutto dirlo ma in tanti casi è solo un discorso di giusta scelta della strada e soprattutto di fortuna.

Fra protesi e leve c’è distanza e c’è da sollevarsi cambiando l’assetto del corpo: un tempo eterno se si deve frenare.

Se la posizione è giusta, comunque sulle protesi si poggia. Il protocollo vuole che l’angolo fra dorsale e tricipite sia di 90 gradi proprio per scaricare il peso sulle braccia. Poi bisogna vedere la biomeccanica, perché Froome e Thomas sulla bici da crono erano messi malissimo, ma andavano forte. La bici da crono però si guida con le spalle e non con le braccia, proprio perché le braccia così strette impediscono manovre. La rotazione minima delle spalle fa sì che il manubrio giri.

Ai mondiali di Bruges, nel Team Relay, tre azzurri con tre diverse prese sulle appendici: Ganna, Sobrero, Affini
Ai mondiali di Bruges, nel Team Relay, tre azzurri con tre diverse prese sulle appendici: Ganna, Sobrero, Affini
Quindi anche la presa sul manubrio di Sobrero di cui s’è parlato è aerodinamica, ma anche funzionale?

E’ sicuramente la più comoda, anche se io la provai e non mi trovai bene. Non esiste uno standard, l’importante è trovare una posizione che si può tenere, non una che teoricamente è perfetta, ma dopo mezz’ora devi lasciarla perché non la reggi. Se sei incassato con le spalle e formi un cuneo con braccia e testa, allora sei a posto.

I manubri stampati aiutano?

Sono decisivi, per aerodinamica e sicurezza. Sentito Sobrero quando diceva che l’alternativa a quella sua presa fosse tenere la protesi solo con anulare e mignolo? Se il manubrio è su misura, hai la presa che preferisci e riesci a guidare meglio la bici.

Fu Basso, qui al Tour del 2011, a suggerire a Malori di usare il freno sulla protesi (nel cerchio)
Fu Basso, qui al Tour del 2011, a suggerire a Malori di usare il freno sulla protesi (nel cerchio)
In ogni caso, non poter usare i freni non aiuta…

Prima di Varese 2008, quando poi vinsi l’oro U23, chiesi consiglio a Basso per vedere il percorso. E mi diede la dritta di mettere la terza leva del freno sulle appendici, come si faceva nelle cronosquadre. Da allora in allenamento l’ho sempre avuta e anche in gara (nella foto di apertura, Adriano in azione nel mondiale vinto a Varese 2008, ndr). E’ utile per non togliere le mani nei curvoni, in allenamento viene bene dietro moto per restare in posizione e se un’auto ti stringe. C’è davvero tanta distanza altrimenti fra la protesi da crono e la leva su manubrio. Non so perché ultimamente certi accorgimenti non si vedono più, forse perché i freni idraulici non permettono l’aggiunta di una terza leva? In allenamento la valuterei.

Come i doppi freni nella parte alta del manubrio per la Roubaix?

Esatto, un’altra bella sicurezza per quando si stava in gruppo. I miei compagni li usavano e dicevano di sentirsi più sicuri, ma ormai sono spariti anche quelli. Sarebbe curioso sapere il perché.

Il motivo, come suggeriva Malori, sta proprio nell’adozione dei freni a disco. Quella leva, come pure quelle per la Roubaix, si montavano tagliando la guaina e agendo sullo stesso cavo del freno. Gli impianti idraulici dei freni a disco ovviamente ne impediscono l’uso.

Per la Eolo-Kometa ci sono le valigie T.W.S.

26.01.2022
3 min
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Per i prossimi due anni sarà l’azienda varesina T.W.S. ad assistere nel loro lavoro i meccanici, i massaggiatori e lo staff medico della Eolo-Kometa. La formazione guidata da Ivan Basso e Alberto Contador potrà quindi contare sull’affidabilità delle valigie portautensili T.W.S. che hanno la caratteristica principale di essere prodotti resistenti e di alta qualità.

La presenza nel mondo del ciclismo non è una novità in casa T.W.S., grazie anche alla passione per le due ruote del suo fondatore Ubaldo Longhin. Una passione trasmessa poi ai figli Giuseppe e Marco che li ha portati a sponsorizzare a partire dal 2009 diversi team ciclistici di grande prestigio. Stiamo parlando di Lampre, Bahrain-Merida e Astana-Premier Tech, prima di arrivare oggi alla Eolo-Kometa.

Carmine Magliaro e Ezio Bozzolo, massaggiatore e autista bus Eolo-Kometa (foto Maurizio Borserini)
Carmine Magliaro e Ezio Bozzolo, massaggiatore e autista bus Eolo-Kometa (foto Maurizio Borserini)

Guidati dalla passione

A raccontarci qualcosa di più della nuova sponsorizzazione è Giuseppe Longhin, che in azienda ricopre la carica di Amministratore Unico. L’abbiamo incontrato pochi giorni fa nei suoi uffici di Somma Lombardo, in provincia di Varese.

«E’ da più di dieci anni – così ci ha accolto – che lavoriamo con squadre professionistiche. A guidarci è sempre stata la nostra passione per il ciclismo che abbiamo ereditato da nostro padre, più io di mio fratello. Quest’inverno siamo stati contattati dalla Eolo-Kometa ed in pochissimo tempo abbiamo raggiunto con loro un accordo di durata biennale.

«Devo dire che sono davvero contento di come si sta sviluppando il rapporto con il team – ha aggiunto Giuseppe Longhinil mio referente nella squadra è Paco Romero che riveste il ruolo di Marketing & Sponsor Relationship Manager. E’ sempre disponibile e mi ha già confermato la disponibilità a poter realizzare con la squadra nel corso della stagione delle iniziative promozionali».

T.W.S ha iniziato le proprie collaborazioni nel mondo del ciclismo nel 2009
T.W.S ha iniziato le proprie collaborazioni nel mondo del ciclismo nel 2009

Valigie per tutto lo staff

La fornitura iniziale di valigie portautensili conta complessivamente di 40 pezzi. Ai meccanici sono state fornite valigie standard. Si tratta del modello Olympus. Stiamo parlando di una valigia porta attrezzi realizzata con materiali di altissima qualità che la rendono altamente affidabile e resistente, qualità indispensabili per i meccanici nell’esercizio del loro lavoro.

Per medici e massaggiatori sono state invece realizzate delle valigie personalizzate secondo le loro particolari esigenze.

Dodici valigie vuote sono state invece previste per le ammiraglie e il bus della squadra e una ulteriore valigia per il videomaker che segue il team nel corso della stagione. La fornitura è completata da una serie di bauli e contenitori per il trasporto delle attrezzature necessarie alla normale attività del team.

Ai meccanici del team sarà fornita la valigia T.W.S. Olympus
Ai meccanici del team sarà fornita la valigia T.W.S. Olympus

Come normali clienti

Lasciamo a Giuseppe Longhin la chiusura della nostra intervista: «In tutti questi anni passati nel mondo del ciclismo non abbiamo mai ricevuto una lamentela dai meccanici e più in generale dallo staff dei team con i quali abbiamo collaborato. Spesso ci è anche capitato di essere contattati da altre squadre con le quali non avevamo un contratto di collaborazione che hanno voluto acquistare le nostre valigie come se fossero dei normali clienti. Per noi è il massimo della soddisfazione. Vuol dire che i nostri prodotti sono davvero affidabili».

T.W.S.

Kratos + Eolo-Kometa: partnership di valore

21.01.2022
4 min
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Nei giorni scorsi Kratos, realtà specializzata nella produzione di integratori sportivi completamente naturali, ha annunciato con giustificato orgoglio che anche per la stagione 2022 fornirà la propria esperienza e soprattutto i propri integratori alla Eolo-Kometa. La partnership investirà anche la formazione Under 23 che fa base in Spagna.

Per farci raccontare qualcosa di più sulla collaborazione con il team di Basso e Contador, e soprattutto per fare un primo bilancio dell’anno appena concluso, abbiamo incontrato Giorgio Triacca, responsabile eventi sportivi e comunicazione di Kratos.

«Siamo molto contenti dei risultati sportivi raggiunti nel 2021, a cominciare dalla vittoria di Lorenzo Fortunato al Giro d’Italia – dice – ma soprattutto siamo soddisfatti del rapporto che si è instaurato con i ragazzi del team. Lo scorso anno il nostro nutrizionista Alessandro Bonetti ha partecipato al primo ritiro della squadra a Oliva in Spagna per spiegare a ciascun atleta come alimentarsi e integrarsi correttamente. Quest’anno – continua – a causa della pandemia, abbiamo dovuto optare per un incontro virtuale ma il riscontro avuto dagli atleti è stato comunque molto positivo».

Anche nel 2022 Kratos sarà accanto ai corridori della Eolo-Kometa per quanto riguarda l’integrazione sportiva (foto Maurizio Borserini)
Anche nel 2022 Kratos sarà accanto ai corridori della Eolo-Kometa (foto Maurizio Borserini)

Solo materie naturali

In Kratos ci tengono a sottolineare che nella realizzazione dei loro integratori si utilizzano esclusivamente materie prime naturali selezionate attentamente. Inoltre, non vengono assolutamente aggiunti coadiuvanti tecnologici ed elementi derivanti da chimica industriale. E’ lo stesso Giorgio Triacca a insistere su questo aspetto.

«Mi piace considerare Kratos una realtà artigianale – spiega – che nasce dalla Medicina Naturale. Ogni nostro integratore è il risultato di uno studio approfondito e di una ricerca costante. Curiamo meticolosamente la produzione di ogni singolo prodotto proprio come dei veri artigiani».

La nuova maglia della Eolo-Kometa per la stagione 2022 (facebook Eolo-Kometa)
La nuova maglia della Eolo-Kometa per la stagione 2022 (facebook Eolo-Kometa)

L’importanza degli atleti

In Kratos tengono molto al contatto diretto con gli atleti della Eolo-Kometa. Si tratta infatti di un’ottima opportunità per spiegare loro in maniera approfondita come nascono i singoli prodotti e soprattutto su come utilizzarli. Il contatto con gli atleti ha permesso all’azienda di ricevere dei feedback molto importanti che hanno consentito di apportare alcuni piccoli “aggiustamenti” ad alcuni prodotti. E’ lo stesso Giorgio Triacca a raccontarci qualche piccolo aneddoto.

«A inizio stagione – ricorda – avevamo fornito al team dei gel contenuti in tubetti in alluminio. I ragazzi della Eolo-Kometa ci hanno segnalato che li trovavano un poco scomodi. Per venire incontro alle loro esigenze abbiamo allora sostituito la confezione con una più comoda che si apre a strappo. Sempre dai ragazzi del team ci è arrivata la richiesta di avere una barretta più energetica: cosa che abbiamo fatto rendendola più ricca di carboidrati».

La stagione della Eolo-Kometa ha avuto il suo apice nella vittoria di Lorenzo Fortunato sullo Zoncolan al Giro d’Italia
La stagione della Eolo-Kometa ha avuto il suo apice nella vittoria di Fortunato sullo Zoncolan

Un sistema sinergico di integrazione

Anche nel 2022 i ragazzi della Eolo-Kometa potranno contare sul “Sistema di Integrazione Sinergico”, studiato espressamente per gli sportivi al quale in Kratos hanno iniziato a lavorare dal 2006. Prevede prodotti specifici da assumere prima, durante e dopo lo sforzo. Per la fase che precede la competizione sono previsti una serie di prodotti naturali idonei a preparare il corpo allo sforzo da sostenere. Ulteriori prodotti sono stati invece pensati per sopportare i carichi di lavoro previsti durante una gara oppure nel corso di un allenamento intenso. Per finire si realizzano anche dei prodotti specifici per riequilibrare, ossigenare e drenare i liquidi in eccesso a seguito dell’attività sportiva.

Ulteriori prodotti sono stati infine realizzati per il mantenimento dello stato di forma raggiunto attraverso l’allenamento.

Alla base di ogni singolo integratore Kratos vi è comunque sempre la ferma convinzione che sia estremamente importante insegnare agli atleti ad alimentarsi in maniera corretta e naturale in quanto l’integrazione non può da sola andare a sostituire una sana alimentazione.

Kratos