La città vecchia sta sotto, in un cunicolo di viuzze in penombra strapiene di botteghe. Vendono the e spezie, narghilè e oggetti d’artigianato, abbigliamento contraffatto e monili d’ogni genere. Se ti lasci inghiottire, la musica a tutto volume da Piazza Cumhuriyet lentamente si attutisce e ti ritrovi in Turchia. E’ quello che ci vuole prima dell’arrivo dell’ultima tappa, altrimenti le corse diventano tutte uguali e non cogli il sapore del posto che ti accoglie. E mentre risali con le sporte piene di the da riportare a casa, gli aggiornamenti su twitter del Tour of Antalya dicono che il gruppo ha ripreso il fuggitivo e si arriverà in volata.
Si batterà lo stesso arrivo di venerdì, ma lì si veniva da 3.000 metri di dislivello. Oggi invece, fatta salva una salitella all’inizio, il finale è da montagne russe.
Il giorno di Kuba
Sopra, al livello della strada, si è ammassata una folla da pensare e gridare a gran voce che il Covid non esista. Le sole mascherine sono quelle della corsa, mentre la gente se ne fa un baffo e si assiepa ai piedi del maxi schermo. Ci hanno raccontato che ieri sera, in un moto di ilarità, la speaker della corsa abbia lievemente ironizzato sulle attenzioni italiane nei confronti del virus. Di certo qua i telegiornali parlano d’altro, magari ispirati da fonti… diverse. E la gente la vive con apparente noncuranza, mentre Jakub Mareczko lancia la volata perfetta e questa volta non concede ai rivali neppure l’onore della risposta.
Il bresciano della Alpecin-Fenix parte ai 200 metri con il 54×11 in canna e per gli altri dietro non c’è verso di rimontarlo.
Malucelli terzo
Nello spazio dietro al podio del Tour of Antalya, nel solito ribollire di corridori, miss, massaggiatori e giornalisti, il secondo classificato Arvid De Kleijn ha gli occhi lucidi perché forse ci sperava. Malucelli invece, arrivato terzo, smorza le polemiche con Mareczko.
«Gli ho anche fatto i complimenti – sorride – questa volta ha fatto la volata perfetta. A 70 all’’ora ogni dettaglio fa la differenza e non vedo l’ora di poter usare le ruote da 60 come le sue e il casco aerodinamico. Ci stiamo arrivando, ma comunque questo è il ciclismo. Non si può sempre vincere. E oggi ho usato anche io il 54, come in Cina a volte si usava il 55. Dipende dai finali. In corse come oggi, il padellone lo puoi rischiare».
Il treno giusto
Poi arriva Kuba, con il volto sollevato e la mascella contratta e orgogliosa di chi si è tolto un bel peso.
«Ci voleva – dice – per la squadra e per me. Poi domani è il compleanno di mio figlio Alexander, perciò è stata una vittoria speciale. Arrivo a casa ancora in tempo per fargli gli auguri. Questa volta i compagni hanno fatto un lavoro egregio. Quando ho visto i 200 metri, sono partito. Stavolta ho avuto il treno, per cui non potevo sbagliare. Mentre nella prima tappa ci siamo un po’ persi, era stato un finale caotico. Oggi è andato tutto alla perfezione».
Da quest’anno Mareczko corre con una Canyon Aeroad XS con gruppo e ruote Shimano Dura Ace Il carro di questa Aeroad è molto compatto e rigido: ideale per le volate Il reggisella è aerodinamico e la sella è una Flite di Selle Italia Come tanti velocisti, anche Mareczko ha il manubrio integrato Il manubrio a battuta sulla serie sterzo: Kuba vuole stare basso La Aeroad ha il piantone sagomato: non è carena, ma l’aerodinamica è ottima Con il 54 migliora la linea di catena negli incroci e con l’11 si sprinta forte Kuba utilizza il vecchio Dura Ace, quindi corone da 54 (in foto) o 53. Pedivelle da 170
Da quest’anno Mareczko corre con una Canyon Aeroad XS con gruppo e ruote Shimano Dura Ace Il carro di questa Aeroad è molto compatto e rigido: ideale per le volate Il reggisella è aerodinamico e la sella è una Flite di Selle Italia Come tanti velocisti, anche Mareczko ha il manubrio integrato per leggerezza e rigidità Il manubrio a battuta sulla serie sterzo: Kuba vuole stare basso La Canyon Aeroad ha il piantone sagomato: non è carena, ma l’aerodinamica è ottima Con il 54 migliora la linea di catena negli incroci e con l’11 si sprinta forte Kuba utilizza il vecchio Dura Ace, quindi corone da 54 (in foto) o 53. Pedivelle da 170
Piano riuscito
E poi va oltre, approfondendo quanto ci eravamo detti l’altra sera e in qualche modo completando il discorso. E’ sempre bello, concedeteci la vanità, assistere alla concretizzazione di un progetto.
«Da quest’inverno stiamo lavorando bene con la squadra – dice – ci siamo allenati in ritiro, abbiamo fatto i nostri test. E’ diverso dall’arrivare alle corse e trovarsi alla prima tappa a dover fare le prove generali. Questa è la dimostrazione che avendo fatto pratica in allenamento, i risultati si vedono. In Arabia Saudita non ci siamo riusciti, perché alcuni compagni sono stati male e altri sono caduti. Qua al Tour of Antalya alla fine sono rimasti gli uomini più importanti per me che hanno fatto il lavoro nel finale. L’ultimo è stato Sam Gaze, prima di lui Simon Dehairs e prima ancora Fabio Van den Bossche. Grazie a questi tre ragazzi oggi siamo riusciti a ottenere quello che gli altri hanno fatto con sei corridori. Quindi mi ritengo più che soddisfatto».
Il gioviale Hindsgaul
La classifica del Tour of Antalya invece se l’è portata a casa il gioviale vincitore di Termessos, quello Jacob Hindsgaul che avrebbe potuto temere imboscate da Fedeli, distante 4 secondi, ma alla fine si è salvato alla grande. E dopo l’arrivo, nel marasma generale, lo abbiamo visto posare divertito con piccoli tifosi e simpatiche vecchiette, piombate non si sa come in mezzo ai corridori. Qualche concessione all’essere in Turchia evidentemente va concessa.
«Ieri prima vittoria da pro’ – dice e ride – oggi prima classifica generale, speriamo solo che non sia l’ultima. Nonostante tutto, è stata una tappa dura. Tante squadre volevano attaccare, ma abbiamo controllato bene con tre uomini davanti. Devo dire che i miei compagni hanno fatto uno straordinario lavoro e grazie a loro alla fine, la giornata è stata facile».
Obiettivo Avenir
E siccome la curiosità di ieri non s’è ancora sopita e a guardarlo ricorda davvero il Froome dei bei tempi per la finezza dei polpacci e l’inconsistenza dei bicipiti, si va avanti a chiedere.
«Le classifiche generali – spiega – un giorno potrebbero essere il mio terreno. Sono stato campione nazionale juniores della crono e vado ancora bene, per cui è un piccolo vantaggio che metto da parte. Ad ora però le montagne molto alte sono troppo, meglio quelle intermedie di corse come questa. Nonostante ciò, il mio grande obiettivo di stagione sarà il Tour de l’Avenir, dove voglio conquistare il podio. Anche se la primavera mi vedrà alla Volta Catalunya e anche alla Liegi, dove mi piacerebbe arrivare con una buona condizione».
Jakob Hindsgaul a 21 anni è signore del Tour of Antalya Sul podio finale, accanto a Hindsgaul, l’azzurro Fedeli e il lussemburgese Wirtgen Per la tappa, il secondo De Kleijn, Mareczko e Malucelli
Jakob Hindsgaul a 21 anni è signore del Tour of Antalya Sul podio finale, accanto a Hindsgaul, c’è Fedeli Per la tappa, il secondo De Kleijn, Mareczko e Malucelli
E’ Grand’Italia
La carovana del Tour of Antalya si scioglie così. La serata permetterà di salutare le bravissime persone che ci hanno supportato e di fare i conti con il bagaglio da riempire. A Mareczko che deve fare il tampone per rientrare lo abbiamo detto noi fra una considerazione e l’altra, aggiungendo che per fortuna il molecolare lo pagherà intorno ai 17 euro. Lui ha fatto un ghigno e ha ammesso che l’anno scorso (come anche altri altrove) ha dovuto pagarseli tutti da solo a 78 euro a tampone. Capito perché, fra l’altro, è contento di trovarsi alla Alpecin-Fenix?
La stagione è appena iniziata. Dall’Oman sono rimbalzate in mattinata le immagini della vittoria di Masnada. Ieri Covi a Murcia. E prima ancora Ganna, Malucelli e Viviani. Non avremo ancora un vincitore per il Tour de France, insomma, ma il ciclismo italiano proprio così male non è messo…